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Apophis: Araldica del Silver Dragon

La squadra di PG entra in possesso a seguito di un avventura di un libro molto strano chiamato: La


Leggenda di Apophis. Appena entrano nella prima libreria di qualche capitale se faranno vedere il
libro ad un libraio o ad un bibliotecario, egli gli proporrà di andare nella città montana di Augustar,
dove si trova un anziano bibliotecario che potrebbe fornir loro informazioni più dettagliate.
Se accettano, i PG inizieranno la campagna di Apophis!

Arrivati ad Augustar, i PG si recheranno nella biblioteca locale per chiedere informazione ed il


bibliotecario, sconvolto dal ritrovamento del libro (chiedere spiegazioni e vorrà raccontato lo
scontro contro il lich che lo custodiva), manderà i PG da un anziana eremita che vive nei pressi del
picco del monte dove sorge la città. Dopo una lunga scarpinata (goblin, barbari e qualche troll
saranno per la strada) i PG si vedranno davanti un drago nero (giovane, movimento 24,
manovrabilità media, PF e Incantesimi normali, portata normale) atterrare davanti a loro. A questo
punto i PG attaccheranno il drago e solo alla sua metà vita cercherà di fuggire volando, ma verrà
abbattuto da un fulmine lanciato da una figura sconosciuta in lontananza. La figura inviterà i PG a
seguirli dentro la propria casa. (i PG probabilmente non sapranno se sarà una trappola o la persona
li vuole aiutare) Entrati in casa noteranno subito la statua di un drago molto bello ed elegante in una
zona che potrebbe essere considerata un santuario, (i PG potrebbero pensare che sia Bahamut ma
solo chiedendo informazioni su essa inizierà la missione). La figura si scopre un anziana donna
sulla 70ina che rimprovererà i PG per aver affrontato cosi sfrontatamente e spudoratamente quel
drago (anche se i PG lo avrebbero sconfitto) e offrirà loro cure e cibo e potranno essere acquistate
piante ed ingredienti alchemici presenti in zone montane con gli opportuni periodi stagionali. Se i
PG non chiederanno della statua potranno andarsene e continuare la propria via ma se chiederanno
qualsiasi informazione sulla statua verrà avviata la missione.

Chiedendo della statua del drago, la vecchietta entrerà in un momento di silenzio che verrà
interrotto subito dopo con il racconto della leggenda: “Quella statua raffigura Apophis: il Silver
Dragon, un drago d'argento al di fuori di tutti gli standard conosciuti! Un drago che riuscì ad
ascendere al rango di semi-dio grazie alle gesta da lui compiute!”.
A questo punto i PG potranno chiedere cosa avrà mai fatto questo drago per ascendere ai gradi
divini e la vecchia risponderà:” Egli era come mio padre ed io ero la sua compagna di viaggio e
posso raccontarvi tutto fin dall'inizio”.

L'inizio della leggenda

“Tanti anni fa, quando ero ancora giovane, il mio villaggio fu attaccato da un drago nero ma molto
diverso da quelli attuali. Distrusse tutto e tutti. Solo io e alcuni altri fuggimmo dallo sterminio
grazie ad un passaggio sotterraneo scavato durante la Guerra del Marchio. Usciti, ci ritrovammo in
mezzo ad una radura e ci incamminammo verso Sharn ma proprio durante quella notte il drago nero
che aveva distrutto il mio villaggio passo di li e si accorse dell'accampamento! Io fuggii nella
foresta ma, dopo pochi minuti il drago, aveva iniziato a cacciarmi. Finii per inciampare su un tronco
e caddi a terra, quando mi girai il drago era sopra di me! Chiusi gli occhi e pregai Pelor di
accogliere la mia anima quando, improvvisamente, una luce argentea mi investi gli occhi
nonostante li avessi chiusi. Riapertili vidi un drago d'argento come non se erano mai visti
combattere contro il suo cugino. Morsi, artigli, calci e codate erano inutili verso entrambi, avevano
delle scaglie troppo dure. Allora il drago malvagio volo in alto e scaglio delle palle di fuoco contro
il mio salvatore che, piuttosto che schivarle e farmi colpire, si getto sul mio corpo e subì l'attacco
per proteggermi.
Ridestatosi apri le possenti fauci e scaglio un raggio argenteo verso il cugino volante che venne
colpito di striscio nonostante la velocità dell'attacco. Il drago nero fuggi ruggendo ed io svenni per
le troppe emozioni. Destatomi, mi ritrovai su di un letto comodissimo e ricamato degno di un re in
una stanza altrettanto arredata. Mi alzai e cominciai ad esplorare la stanza come una bambina
divertita.
D’un tratto la massiccia porta della stanza si spalanco e vidi un elfo, bello, più alto dei loro
standard, con capelli grigio intenso ed occhi argentei come il nobile materiale. Spaventata ma
contemporaneamente attratta dalla figura, mi allontanai e mi nascosi dietro il letto con la mano
pronta sul pugnale regalatomi da mio padre quando l'elfo parlò: “Non avere paura Kuja… non ti
farò del male.” io spaventata ancora di più dal fatto che sapeva il mio nome gridai: “Non avvicinarti
elfo! Non sono una bambina e sono armata!”. L'elfo scoppio in una sonora e melodiosa risata
dicendomi: “Lo so. Lo vedo. Tranquilla, esci fuori che ti ho portato da mangiare. Devi nutrirti se
vuoi guarire dalle ferite che hai sul braccio”. Fu così che mi accorsi che avevo segni di graffi e
scottature sul braccio sinistro ma, stranamente, non mi doleva. Con tutta la mia forza di volontà
uscii con il pugnale sguainato verso lo sconosciuto. Mi avvicinai al vassoio che aveva posato sul
tavolino. Bacche, frutta, ed erbe erano ben in mostra in quel delizioso pasto vegetale. Mi avvicinai e
assaggiai una bacca... Era la bacca più gustosa e succosa che avessi mia mangiato, ma subito mi
voltai e guardai l'elfo. Aveva un’espressione di pace, come di beatitudine, e non dava segni di
cattiveria o malvagità. Rassicurata presi in mano una mela dal piatto e tra un boccone e l'altro gli
domandai: “Chi sei? Dove mi trovo? Che vuoi da me?”. Lui, con una voce dolce e calma rispose:
“Il mio nome non potresti pronunciarlo… se vuoi puoi chiamarmi Apophis. Ti trovi nel mio palazzo
e da te non voglio proprio nulla di speciale, solo che guarisci. Poi ti riporterò a casa tua. I tuoi
saranno in pensiero!” sorrise dicendomi ciò. Io scoppiai in pianto e subito l'elfo scusandosi riprese:
“Se ho detto qualcosa di sbagliato o che ti ha turbato perdonami, non era mia intenzione!” ed io
asciugandomi le lacrime gli raccontai come il drago nero aveva attaccato il mio villaggio. Nel
sentire ciò Apophis si irrigidì e parlo rassicurandomi: “Tranquilla sei al sicuro qui, il drago nero,
come lo chiami tu, se ne e andato e non tornerà più qui per molti anni”. “Come fai a saperlo?” chiesi
subito io.
A quel punto l'elfo assunse un’espressione come di onniscienza e mi disse: “Ricordi cosa e successo
nella foresta? Il drago che ti ha salvato? Beh... lui l'ha ferito… non ucciso! Una ferite debilitante
che non gli permetterà di tornare per almeno 3 anni”. Allora io, ancora più confusa, gli chiesi:
“Come fai a sapere cosa è successo nella foresta!?”. Fu in quel momento che un sorriso beffardo e
divertito apparve sul volto dell'elfo: “Ero li. Vegliavo su di te. Sono accorso per proteggerti!”.
A sentire parole di tale potenza io, confusa più che mai, indietreggiai spaventata chiedendo “Chi sei
in verità tu che ti nascondi dietro questi modi da elfo?!” a quella domanda Apophis rise e uscendo
dalla stanza disse: “Non è ancora il momento, i tempi non sono maturi per rivelarti certe cose… sei
libera di girare nel palazzo! Se vorrai sarà la tua nuova casa! Ed io ti accudirò come meglio potrò!
Una sola cosa ti chiedo: non uscire mai dai confini del palazzo, non entrare mai nelle mie stanze e
non entrare mai nel tempietto della foresta! Poi sei libera di fare ciò che vuoi!”. Sorridendomi usci
ma subito dopo riaffiorò esclamando: “Ah! Dimenticavo: se vuoi qualcosa, qualsiasi cosa, basta
suonare il campanellino che ce su quel tavolo ed io verro da te”. Detto ciò usci e lascio la porta
aperta.

Kuja s’interrompe ed invita i PG a passare la notte li o, se rifiutano, di ripassare il giorno seguente


se voglio ascoltare il resto della storia. (Ma i PG non sanno che se faranno ritorno riceveranno un
dono).
Se i PG tornano da Kuja lei riprenderà la storia.
La scoperta del mistero
“Uscii dalla stanza e diedi inizio all'esplorazione del palazzo di Apophis che più che un palazzo
nobiliare era un vero e proprio castello dotato di tutti i lussi possibili: centinaia di stanze decorate
con arazzi e affreschi, mobili dei migliori legni e materiali, argenteria e vasellami di altissima
fattura, decorazioni in oro e tanto altro da poter vivere da veri e propri re! Forse neanche il re del
Breland aveva tanto sfarzo nel suo castello! Passai da tutte le stanze e arrivata nell'ultima, notai una
cosa che era comune in tutte le altre: tutti gli oggetti, sculture, dipinti e altro erano di manifattura
draconica o al massimo elfica. Ecco perché era tutto cosi lussuoso! Ma il fascino svani subito dopo
pensando: “Ma come diamine avrà fatto quell'elfo a trovare tutti questi oggetti esotici?” questo
dubbio fu pero risolto subito dallo stesso Apophis che si era avvicinato a me dicendo: “Sono tutti
oggetti che ho ereditato dai miei familiari o raccolto durante le mie spedizioni per tutto il Piano
Materiale”. Mi girai di scatto e vidi Apophis in una strana uniforme che dava più l'impressione di
guardiacaccia che nobile. Appena gli riferii il commento scoppio a ridere e senza scomporsi mi
rispose: “Naturale! Sto andando a caccia! Vuoi venire?”. Caccia?! Mi aveva invitato ad andare a
caccia come facevo con mio padre! Senza indugio acconsentii l'offerta e lui mi porse con
un’espressione compiaciuta, come se sapeva già la risposta, anche a me un completo da
guardiacaccia. Cambiatomi subito uscii e vidi finalmente i dintorni del palazzo: era un maniero di
manifattura draconica, con guglie e statue raffiguranti draghi, tutto di un materiale che a me
sembrava il marmo più bianco mai visto ma che dopo venni a sapere che era Stanfor: un materiale
ignifugo bianco come la neve e che d'estate raffreddava l'ambiente. Meglio di avere un laghetto in
casa! Partimmo a piedi verso il boschetto che si trovava all'interno delle mura e con mia sorpresa
notai che ogni specie di selvaggina era presente: cervi, conigli, quaglie, tacchini, polli, perfino
animali esotici, almeno per me, come struzzi e zebre. Apophis si levò dalla schiena un arco di
manifattura elfica e di una qualità ed attenzione nei dettagli che non avevo mai visto in un arma! Per
me non aveva senso decorare le armi! Tanto non miglioravano lo scopo che avevano. Da una faretra
che non avevo neanche notato estrasse una strana freccia. Non era di manifattura elfica come l'arco,
ma bensì di un materiale mai visto da me. Ci fu un momento di silenzio, che fu bruscamente
interrotto dal sibilo della freccia scoccata dall'arco che colpi in pieno petto uno struzzo in corsa con
una rapidità che non diede tempo all'animale di lamentarsi per la ferita, morendo sul colpo. Con un
grido di gioia Apophis prese la carcassa dello struzzo e mi invitò a rientrare a palazzo. Sulla via del
ritorno accadde una cosa che non mi sarei mai sognata di vedere in vita mia: un unicorno stava
brucando l'erba proprio davanti a noi! Io rimasi estasiata da tale visione tanto da non accorgermi che
Apophis si era incamminato verso di lui. Subito nella mia mente volò un dubbio: “Vorrà ucciderlo
per prendergli il corno?” e senza neanche pensarci due volte gridai: “Scappa! Corri!” ma l'unicorno
invece si accorse di noi e trotterello verso Apophis. Presa dal panico corsi e mi parai fra i due
dicendo ad alta voce: “Non puoi ucciderlo per avere il suo corno! Lascialo stare!” ma Apophis,
come era ormai solito fare ogni volta che fraintendevo le sue intenzione, scoppio a ridere e disse:
“Hai sentito Ulduar? La ragazzina crede che voglia tagliare il tuo corno!” e scoppio di nuovo a
ridere. Mi voltai e vidi che l'unicorno faceva dei versi strani, come una risata per l'appunto!
Si mosse verso di me e si fermo. I suoi occhi erano di un blu come la notte, la sua pelle bianca,
quasi argentea con sfumature color indaco e il corno svettante sul capo di un bianco osso che
rispendeva alla luce del sole. Apophis accarezzo Ulduar e gli sussurrò qualcosa per me
incompressibile ma che dopo capii cosa gli aveva chiesto: con una velocità impressionate Ulduar mi
caricò sulla schiena con un rapido movimento di capo e mi porto al galoppo per il boschetto. Questo
è uno dei miei più bei ricordi ma ricordo ancora con mia sorpresa che Apophis teneva
tranquillamente il passo, anzi, sembrava esserci abituato perché non dava segni di sforzo. Ulduar si
piantò davanti alla porta del palazzo con Apophis appena dietro di lui e mi lascio scendere
piegandosi sulle ginocchia. Lo accarezzai sul muso rosa ed accorsi verso Apophis che era già
rincasato. Appena entrai lui era lì ad aspettarmi. Prese il mio completo da guardiacaccia e mi chiese:
“Piaciuta la sorpresa mio piccolo fiore?” da quel momento non dubitai mai più di Apophis! Mai!
Per una intera settimana non facevo altro che alzarmi dal letto e giocare con Ulduar e andare a
caccia con Apophis o ad esplorare il castello. La cosa che mi piaceva di più era la immensa raccolta
di libri che aveva il palazzo: “Sono più di 25000” mi disse una volta Apophis. Passavo molte ore
della giornata a leggere soprattutto quando ne Ulduar ne Apophis erano presenti e la notte mi
piaceva leggere due o più capitoli prima di addormentami. Una notte pero accadde una cosa che
cambio la mia vita e quella di Apophis: mentre galoppavo con Ulduar, ormai non avevo più bisogno
che lui si inginocchiasse per farmi salire erano passati ben due anni ed io ero al mio 16esimo anno
di età, notai la strana costruzione nella parte di foresta che Apophis mi aveva vietato di visitare.
Spronai Ulduar al galoppo verso quella direzione ma lui si blocco e non voleva camminare! Anzi,
cominciò a correre verso il castello. Pero non aveva tenuto conto che il tempo passato con Apophis
a cacciare mi aveva reso una campionessa di destrezza e con grazia ed eleganza scesi dalla sua
groppa mentre era in piena corsa e mi incamminai verso la costruzione. Avvicinatami capii che era
una specie di tempietto. Decisi di entrare ma la porta era chiusa dall'interno. Allora con una mossa
che mi aveva insegnato mio padre presi un ramoscello robusto ma sottile ed aprii la porta come se
avessi un grimaldello. Spalancai la porta. Buio più totale. Cercai una luce e trovai una torcia poco
più distante e la accesi con l'acciarino che tenevo sempre in tasca e vidi una cosa molto strana: la
stanza era totalmente vuota tranne che al centro vi si trovava un piedistallo di color argenteo sulla
quale era posto un cristallo simile ad un prisma. Come spinta da una forza invisibile andai per
prenderlo ma una mano mi fermo il braccio. Mi girai di scatto e vidi Apophis con dietro Ulduar.
Stavo per chiedere qualcosa ad Apophis ma la scordai dopo aver visto la sua faccia: aveva
un’espressione che non avevo mai visto nel suo delicato volto, un misto di rabbia e timore
contemporaneamente come per dire: “Non lo dovevi fare!”. Infatti fu proprio ciò che mi disse!
Io presa del timore di una punizione tentai di divincolare il braccio ma fu inutile: Apophis poteva
sembrare un fragile elfo… ma aveva una presa forte più di quella un orco! Allora una sensazione di
paura si fece largo dentro di me, come quando avevo paura di essere presa a botte da mio padre
quando combinavo una marachella. Ma, con mia grande sorpresa, Apophis prese il prisma e me lo
poggiò sul palmo della mano dicendo: “Kuja… io ti ho voluto bene come una figlia… ti ho trattato
come una figlia… ti ho dato tutto ciò che chiedevi… Perché? Perché mi hai disubbidito proprio su
l'unica cosa che ti avevo vietato?” e mentre diceva ciò indicava il prisma che aveva messo sulla mia
mano. Io, spaesata e confusa da una tale reazione, che mi pareva che Apophis stava per piangere gli
dissi: “Non volevo! Giuro! Ma quando ho visto questo tempio… è stato come se una forza
invisibile mi spingesse qui a prendere il prisma o qualsiasi cosa sia! Non era mia volontà!
Perdonami!” ad udire quelle parole Apophis lascio la sua presa e usci dal tempio indicandomi di
seguirlo. Andai per posare il prisma ma lui mi fermò dicendo: “No! Ormai l'hai visto… vuol dire
che il tempo è prossimo… prendilo e seguimi”. Ubbidii come una gatta docile e con il prisma stretto
in mano seguivo Apophis fiancheggiata da Ulduar. Cercavo negli occhi dell'unicorno come una
risposta come spesso accadeva, ma stavolta lui era come spaventato per quello che stava per
accadere, e fu allora che la paura ritornò più forte di prima!
Entrammo nel palazzo e Apophis mi condusse in un altro luogo che mi aveva strettamente vietato di
andare: le sue stanze! Entrati notai che era esattamente come tutte le altre stanze del palazzo,
compresa la mia, tranne per un dipinto di un drago d'argento sopra il letto. Apophis andò proprio
verso quel quadro e ne premette l'occhio e, dopo una forte corrente d'aria proveniente dal quadro, si
apri una parte del muro dietro di me. Fece cenno di seguirlo nelle profondità del castello ed io
ubbidii. Dopo aver disceso un infinità di scale ci ritrovammo di nuovo davanti una porta ma questa
era diversa: era di manifattura draconica e con il disegno di un drago serpentino senza ali e senza
zampe posteriori ma con una testa particolare e con la lingua serpentina, il tutto messo in una
posizione che poteva essere rappresentata in qualsiasi superficie lunga. Apophis recitò una formula
che non dimenticherò mai:

“Sono Apophis! Erede del dono del Silver Dragon! Apriti al tuo signore, Tana d'Argento!”

A quelle parole per me senza senso la porta massiccia si spalancò rivelando un’enorme caverna
piena di tesori: armi e armature, scrigni pieni di gioielli, coppe, calici e gemme, statue di tutti i
materiali, arazzi, tappeti ed oggetti di tutte le manifatture e per finire l'intero pavimento era
ricoperto di monete d'oro! Io ero tanto affascinata tanto confusa da tale visione che ne rimasi turbata
e subito cercai risposta nell'ormai mio nuovo padre Apophis che non mi degnava di uno sguardo.
Procedette spedito verso il centro della sala. Si fermò davanti ad un piedistallo come quello che
c'era nel tempio del bosco e mi disse: “Se sei tu la Benedetta... posa il prisma su questo piedistallo e
sapremo la verità!” fui turbata da tale frase: Benedetta? Che vuol dire? Scoprire la verità? Ma che
diamine? Ma ogni volta che Apophis mi aveva chiesto di fare una cosa era sempre stato per il mio
bene e fu proprio questo pensiero che mi portò a muovermi verso il piedistallo. Posai il prisma sulla
superficie e si incastro perfettamente. Mi girai verso Apophis per avere qualche conferma ma lui
aveva gli occhi chiusi e il volto rivolto verso la volta della grotta. D’un tratto il prisma si illumino di
luce propria ed incominciò a risplendere come un sole tanto che mi dovetti proteggere gli occhi. In
quello stesso istante Apophis gridò come non aveva mai fatto prima d'ora e si illuminò anche lui
come il prisma ed accadde un evento che non avrei mai sospettato di assistere! Apophis si stava
trasformando! Gli erano spuntate delle ali, la pelle stava lasciando posto a scaglie, gli era cresciuta
la coda ed il suo volto delicato si era mutato in una testa da rettile con zanne apposto dei denti!
Apophis era diventato un drago! Improvvisamente la luce si intensificò ed io svenni di colpo.
Quando rinvenii mi trovavo vicino al tempietto nella foresta del castello, con un gran mal di testa.
Mi alzai e mi guardai attorno ma non c’era né la solita selvaggina né tanto meno Ulduar o altro. Ad
un certo punto un ombra volo sopra di me, ma quando alzai lo sguardo, non vedevo altro che la
volta della foresta. Abbassai lo sguardo e l'ombra ricomparve e ripasso di nuovo veloce sopra di me,
ma questa volta sentii un sibilo come quando un uccello passa vicino a te ma anche sta volta non
vidi cos’era. Impaurita scappai verso il castello. Vedevo da terra l'ombra passarmi di sopra e più si
avvicinasse a me più io correvo, ma era inutile, l'ombra della creatura era più veloce. Mi sorpassò e
scomparve. Arrivai in pochissimi secondi davanti alla porta del castello, tra me e me pensavo di
avercela fatta quando la creatura si pianto davanti a me ed io mi fermai alzando lo sguardo per
capire l'origine dell'ombra. Un drago si ergeva davanti a me, come una montagna, e fu allora che lo
riconobbi grazie al suo colore: era il drago d'argento che mi aveva salvato dal drago che aveva
ucciso i miei genitori! Spaventata e scossa caddi seduta a terra ed andavo allontanandomi con le
mani ma il drago con un solo passo si avvicino così vicino che potevo vedere perfettamente gli
occhi, di un colore azzurro chiaro cosi candidi e cosi profondi da ispirare serenità. Mi fermai. Con
mia grande sconcerto il drago parlo ma non muoveva le labbra, lo sentivo nella mia testa: “O povera
cara, spero che non te la sia presa con me per averti tenuto segreto ciò per tutto questo tempo”, al
sentire la voce del drago gridai sconvolta: “Apophis! Sei tu papà?”
e il drago divertito mi rispose mentalmente: “Si mio dolce fiore, sono io, ora mi toccherà spiegarti
tutto ciò, accucciati tra le mie spire e ascolta” detto ciò Apophis si accovacciò e mi accolse tra le sue
spire come farebbe un genitore con il proprio figlio ed inizio a parlare: “Io sono Apophis, erede del
dono del Silver Dragon, sono unico nella mia razza a causa di una benedizione lanciata da Bahamut
in persona quand'ero ancora cucciolo: la benedizione consisteva nel darmi questa particolare forma
a differenziarmi dai normali draghi e nel donarmi una forza molto più grande degli stessi draghi
d'oro che, come ti ho insegnato, sono i draghi più forti. Pero la benedizione aveva una clausola: per
avere tale potere dovevo ricevere in cambio la lealtà e la più totale fiducia da un essere mortale
come te, mio dolce fiore, e tale soggetto doveva posare il Prisma del Silver Dragon sul piedistallo
che hai visto nella mia tana. Tu ne sei stata in grado ed ora io ho ripreso la mia forma originale.
Quella da elfo che hai sempre visto tu era una forma provvisoria fino a quando non avrei trovato un
compagno. Ti ho salvata da Turkan, il drago nero come l'hai chiamato fin'ora tu, perché ho voluto
così ma non perché sapevo che eri predestinata ad entrare nell'Araldica”. “Araldica? Che cosa è?”
gli chiesi e con il suo solito fare Apophis mi rispose: “L'Araldica del Silver Dragon è una specie di
gilda come viene chiamata da voi umani, creata da Bahamut per proteggere il Silver Dragon di ogni
era! Questa volta sono io, e tu sei la mia compagna, di conseguenza il capo della gilda!” ed io, più
confusa ancora dalle novità: “Capo-gilda?! Io?! Ma come potrò? Come posso essere il capo di una
gilda della quale non ho mai saputo l'esistenza? E soprattutto gli altri membri mi accetterebbero mai
come capo?”.
Apophis come sempre mi rassicurò con la solita frase mistica: “Tu sei la Benedetta! Solo tu potresti
essere il capo. E poi tu avrai una cosa che nessun altro avrà” detto ciò avvicinò il muso sulla mia
fronte e con un lieve tocco sfioro il mio capo che subito prese a bruciare ma smise poco dopo. Da
una sua scaglia mi specchiai e vidi il suo simbolo, quello che avevo visto sulla porta della Tana
d’Argento, sulla mia fronte, ma subito scomparve. Apophis mi tranquillizzò dicendo: “Quello e il
Simbolo dell'Argento! Il simbolo viene posto sulla fronte del capo gilda. Però per comodità il
simbolo è invisibile e appare solo in caso di necessità o solo se tu lo vorrai. Ma ora andiamo a
dormire, sarai stanca e il sole sta per compiere il suo cammino notturno per lasciare il posto alla
luna” entrambi, detto ciò, andammo a dormire nelle proprie stanze. Il giorno dopo Apophis mi
chiamo nella sua tana ed inizio a spiegarmi cos'era l'Araldica e che senso aveva: “Il suo scopo lo sai
già, ovvero proteggermi, ed il loro capo è il mio compagno, ovvero te, ma la verità e un’altra: io
sono un drago! I miei nemici naturali sono solo altri draghi più forti di me ma come ti ho detto solo
le divinità sono più grandi di me. Ma allora da chi difendermi? Turkan! Lui è il mio nemico! Il
Black Dragon! L'essere più malvagio della nostra stirpe! Il braccio destro della stessa Tiamat!” a
quel nome barcollai: Tiamat, la regina dei draghi! Il drago cromatico! La signora dalle 5 teste! La
divinità maligna dei draghi ha come braccio destro il drago che mi voleva uccidere! Ma allora mi
sorse un dubbio...perché? Alla domanda Apophis mi rispose preoccupato: “Il motivo e semplice: per
una divinità prevedere il futuro è una bazzecola e cosi Tiamat ha mandato Turkan a distruggerti in
modo che per questa era nessun Silver Dragon potesse opporre resistenza indebolendo le schiere di
Bahamut!” in quel momento Apophis mi mando mentalmente le immagini della Guerra Draconica e
di come Bahamut scaccio Tiamat nei 9 Inferi di Baator fino alla creazione dell'Araldica del Silver
Dragon. Dopo ore di silenzio a causa delle immagini mentali ero come completamente cambiata:
avevo i capelli color argenteo, la pelle pallida come quella di un elfo, orecchie leggermente a punta
e un viso con lineamenti più morbidi ed eleganti. Appena mi specchiai per caso in una scaglia mi
accorsi della trasformazione e chiesi spiegazioni ad Apophis che con grande naturalezza mi spiegò:
“Hai subito la Grazia degli Antichi! Una benedizione draconica che dà al possessore le sembianze e
le caratteristiche di un mezzo-elfo in modo da vivere di più e servire al meglio lo scopo al quale è
stato benedetto! Ti è stato fatto un grande onore mio piccolo fiore! Non sciuparlo!” sconvolta ma
subito soddisfatta del mio nuovo aspetto ringraziai mio padre ed andammo entrambi a dormire.
Quella fu la notte più strana della mia vita, non riuscivo a stare sdraiata e ad dormire, anzi, volevo
stare seduta e con gli occhi aperti, infatti per un periodo di 4 ore sono stata immobile. Ma mi
sentivo bene e, appena i miei muscoli si mossero, mi sentivo piena di energie e di vitalità, meglio di
una notte di sonno nel mio letto! Al mattino, per la colazione, spiegai ad Apophis l'evento e lui
scusandosi mi disse: “Mi ero dimenticato! Ora che sei un mezzo-elfo dormirai anche come tale,
mangerai come tale, praticamente tutto ciò che facevi da umana ora lo farai da elfo! Non dormirai
più, ma bensì cadrai in uno stato di sonno apparente che viene comunemente chiamato Trance,
mangerai solo frutta e verdura e se proverai a mangiare carne sarà il tuo stesso corpo a rifiutarla
rendendola disgustosa al palato e viceversa rendendo la frutta e la verdura gustosissima”. Si scostò e
mostrò una tavola piena di frutti ed erbe che prima avevo solo visto nell'orto “Le coltivavo per il
mio compagno, ora che l’ho trovato le ho colte e le ho preparate per te” disse Apophis ed io risposi:
“Grazie padre ma mi chiedo una cosa: come hai fatto a cucinare ciò nella tua forma di drago? Mi
sembra un po’ difficile manovrare le vettovaglie con i tuoi artigli”. Allora lui scoppiò in una delle
sue solite risate e si ritrasformò nell'elfo che avevo sempre conosciuto e sempre ridendo disse “Cosi
posso? Tu hai liberato la mia vera forma, ma questa la posso riprendere come e quando voglio”. E
corsi subito ad abbracciarlo. In quegli anni, ben 2 se non ricordo male, Apophis mi addestrò nell'arte
della guerra, negli insegnamenti draconici e mi iniziò ai suoi principali misteri.
Un giorno mi condusse nella sua Tana e scopri sotto un telo un portale. Alla logica domanda che gli
chiesi dove conduceva mi rispose: “Porta nelle sale dell'Araldica, vieni con me ti presento agli altri”
Entrammo e mi ritrovai all'interno di un altro maniero simile ma molto meno lussuoso di quello in
cui abitavo e vidi degli strani personaggi avanzare verso di noi. Appena furono abbastanza vicini in
modo che ci potessimo vedere bene in viso si inginocchiarono e salutarono in coro: “Ti salutiamo
erede del Silver Dragon. Ti salutiamo Benedetta dal Simbolo. L'Araldica è a vostra disposizione.
Chiedete e noi eseguiremo!”. Con fare autoritario Apophis gli disse di alzarsi ma abbandonò subito
quei modi poco adatti a lui e si lasciò andare ed incominciò a parlare come se fossero di famiglia.
Mi prese sotto braccio e mi presento i membri del gruppo: “Mia cara questi sono i tuoi nuovi fratelli
e sorelle, potrai affidare tranquillamente la tua vita nelle loro mani, non te ne pentirai, ti presento
Hadgar il mago, Tant il guerriero, Sivis il ladro, Enguiz il druido e infine Farkin il bardo”. Mentre
passavamo davanti a ognuno di essi mentre diceva il loro nome, i membri chinavano ulteriormente
il capo. Apophis mi disse: “Se mai ti servirà un giorno un equipaggiamento speciale per persone
speciali potranno trovare qui le armi e le armature che io stesso ho forgiato”.

A questo punto Kuja offrirà qualcosa da mangiare ai PG ed anche qualcosa da bere e poi dirà
brevemente questo: “Dopo non ricordo più niente, da questo punto in poi ho un vuoto di ben 5 anni.
Il primo ricordo che ho è di essermi risvegliata nei pressi di una città del Breland di nome Sharn
senza più notizie del mio passato. Quello che vi ho raccontato è ciò che ho avuto trasmesso da
questa statua di mio padre che mi chiamò a se fino a quando non la trovai”. Se uno dei PG chiederà
come fa ad essere sicura di ciò Kuja mostrerà il Simbolo dell'Argento, altrimenti continuerà e
affiderà la sua missione: “Potreste aiutarmi a recuperare la memoria? So con esattezza la zona di
dove si trova il palazzo di mio padre. Magari andando li potrei ricordarmi qualcosa. Se accettate
non vi sarò di intralcio, anzi, vi posso aiutare in combattimento grazie alle mie abilità che
stranamente il tempo non ha intaccato, anzi, migliorato!” a quel punto Kuja ringrazia gli
avventurieri per averla ascoltata e gli darà un regalo: un arma o armatura o oggetto di Apophis
attinente alla classe a scelta fra questi: veste elegante, scarpe eleganti, guanti eleganti, cappuccio
elegante, veste del guerriero, guanti di cuoio, stivali di cuoio, elmetto di cuoio, vesti del mago,
guanti del mago, scarpe del mago, cappuccio del mago, veste del ladro, guanti del ladro, stivali del
ladro, cappuccio del ladro, maschera del ladro, mantello, bastone, martello, pugnale, diamante di.,
rubino di., amuleto di., vesti della natura, guanti e stivali della natura, cappuccio della natura. Ogni
PG in base alla classe riceverà le rispettive vesti e le rispettive armi, alcune classi hanno in comune
vesti o armi. Ognuno di questi oggetti è da considerarsi un oggetto magico +5.

Il viaggio verso HightMount


I PG partiranno dunque per una zona nascosta e lontana di una foresta secolare dove all'inizio gli
unici nemici saranno orsigufi un po’ arrabbiati per l'invasione del loro territorio, ma verranno
attaccati anche da troll e, infine, da un troll montano a guardia della porta del palazzo di Apophis.
Riusciti ad abbattere il troll montano, i PG e Kuja entreranno nel palazzo dove quasi tutto e ormai in
rovina: gli arazzi e i tappeti strappati, le statue e le sculture ingiallite e incrostate dal tempo, il
bianco del prospetto del palazzo si è ingrigito in maniera irrimediabile....in pratica il palazzo che
Kuja ha raccontato è diventato un rudere che si mantiene in piedi solo perché e di manifattura
draconica. Arrivati nella Tana d'Argento i PG troveranno solamente qualche moneta o qualche
monile minore, del grande tesoro della leggenda non vi è più traccia. Usciti pieni di delusione d'un
tratto di accorgeranno che Kuja si andrà addentrando verso la foresta interna al palazzo e la
seguiranno. Troveranno Kuja accanto all'unicorno Ulduar, ormai anziano, che si stanno
abbracciando come vecchi amici. Dopo un breve silenzio Kuja prenderà la parola e riferirà ai PG le
parole di Ulduar: racconterà brevemente che il castello aveva perso la sua bellezza pochi giorni
dopo che loro se ne erano andati da qui lasciando tutto e tutti soli senza una ragione. Anche a lui...
ma a questo punto a Kuja tornerà in mente questo episodio e racconterà cosa successe:

“Un giorno mi svegliai dal Trance in maniera brusca a causa del battito d'ali di Apophis che era
affacciato alla finestra della mia torre. Alzatami e spostatomi verso l'apertura chiesi a mio padre
cosa volesse a quell'ora della notte e lui rispose sconcertato: “Mio fiore, siamo in pericolo!
Dobbiamo fuggire da qui! Dobbiamo andare ad HightMount, l'isola dove risiede il Grande Albero
della Vita!”. Sconvolta chiesi il motivo di tale partenza per un posto così lontano e mio padre ancora
più spaventato rispose: “Turkan sta tornando...” ci fu un attimo di silenzio “il Grande Albero della
Vita nasconde tra le sue radici un portale per le Scale Infinite, le mie premonizioni sono chiare...
Turkan farà ritorno dagli inferi proprio da lì per dar fuoco alle radici in modo che tutta la vita del
continente scompaia... Bahamut vuole che preceda lì i suoi guerrieri per almeno rallentarlo. Verrai
con me?” per un attimo pensai a tutto ciò che avevo imparato in quei 5 anni passati con Apophis, da
come la mia vita da semplice contadina sia cambiata a capo di una gilda che protegge il drago più
potente del Multiuniverso. Poi ripensai all'intenso allenamento e come avevo imparato a memoria le
tecniche di guerra amiche e nemiche. Decisi in fretta e senza esitazione: “E' mio dovere! Verrò con
te padre!” a quelle parole Apophis avrebbe pianto se poteva ma non lo dava a vedere, mi prese in
groppa e spiccammo il volo verso l'orizzonte ancora buio per un comune mortale ma non per loro.

A questo punto Kuja non ricorderà più niente e chiederà ai PG di condurla al Grande Albero della
Vita per riacquistare anche quel pezzo di memoria. Se i PG sono saggi oppure vogliono la grande
ricompensa accetteranno.

Arrivare all'Albero e tutt'altro che semplice: dovranno tornare fino a Sharn e affittare una Aeronave
del Cristallo per percorrere le correnti contrarie per arrivare fino all'isola Kelmar (luogo in cui
dovranno riaffittare una nave lunga per poter raggiungere l'Albero. Durante questi viaggio diviso in
2 parti dovranno affrontare i seguenti nemici: arpie, elementari dell'aria, aquile giganti e un drago
blu in cielo e poi quando saranno sulla nave si troveranno contro dei suagihn, tartarughe dragone e
come tocco finale un kracken che vuole affondare la nave. Se in qualunque modo i PG cadono dal
mezzo cadranno in acqua ma perderanno meta dei rispettivi PF e dovranno arrivare a destinazione a
nuoto (se il GM gli vuole bene gli farà trovare un passaggio o se li vuole far soffrire li farà catturare
dai pirati). Arrivati dall'Albero i PG condurranno Kuja in mezzo alle radici.

La grande sfida
Arrivati li Kuja ricorderà un’altra parte della storia: “Arrivammo qui in meno di un giorno, poco
prima del tramonto, e ci appisolammo un momento per riprendere le forze. Risvegliati in piena
notte decidemmo sul da farsi e iniziammo a concentrarci per la battaglia imminente. Il mattino
seguente, all'alba, io e Apophis eravamo sulla scogliera, pazienti e calmi, nell'attesa del nostro
nemico. Ad un tratto il mare iniziò a ribollire e poi a prendere letteralmente fuoco... dalla spirale
venutasi a creare una creatura infuocata ne uscì dal centro e dopo una rapidissima salita si rigettò in
acqua per immediatamente uscirne e volare verso di noi ad una velocità che solo Apophis poteva
raggiungere.
Presto capii che il mare in fuoco era la manifestazione temporanea del portale di collegamento con i
9 Inferi di Baator e che la creatura infuocata era Turkan uscitone fuori e subito rigettatosi in acqua
per dissolvere le fiamme. Il Drago Nero si fermo bruscamente ma con un'azione controllata di
fronte a noi. Finalmente lo potevo distinguere chiaramente. Non era simile ad Apophis come
credevo ma totalmente l'opposto: non aveva occhi, aveva un solo corno nella parte centrale
posteriore del cranio, un paio di corna nella mascella e 3 artigli lunghi un metro per la curva di ogni
ala. Nonostante non avesse gli occhi era come se ci guardasse. Apophis ruggì come per intimorirlo,
ma Turkan rispose con uno più sonoro e si caricò di fuoco la bocca per lanciare 5 palle di fuoco
viola verso di noi “Si è fatto più forte!” esclamò terrorizzato mio padre. Un attimo dopo fummo
avvolti dalle fiamme ma senza neanche accorgermi come il Simbolo dell'Argento era apparso nella
mia fronte e mi aveva protetto dalle fiamme. Anche Apophis aveva attivato i suoi poteri per
proteggersi dall'attacco. In preda ad uno scatto d'ira mio padre spicco il volo verso Turkan lanciando
a sua volta il contrattacco: due raggi, uno argenteo ed uno nero partirono rispettivamente dai draghi
e si scontrarono in mezzo a loro perfettamente pari. “Siamo allo stesso livello Kuja! Devi aiutarmi!”
“Come?” gli chiesi sconvolta: “Devi usare il Simbolo dell'Argento! Concentrati e pensa
intensamente al mio raggio e desidera che si potenzi” ubbidii senza pensarci e cercai dentro di me la
pace e la concentrazione e desiderai che il raggio di Apophis si intensificasse e così avvenne: il
raggio di mio padre si ingrandì ed aumentò di potenza. Finalmente la condizione di parità dei due
raggi era stata spezzata e il raggio di Apophis colpì in pieno Turkan che cadde in mare ruggendo di
dolore. Ancora più confusa dall'accaduto caddi prona sulle mie ginocchia e esultai con un grido la
sconfitta del Drago Nero e corsi verso mio padre... ma appena mi avvicinai vidi che era impaurito,
anzi, sembrava terrorizzato per ciò che stava per accadere. Ed aveva ragione... dal punto in cui era
caduto Turkan si alzò un'altra spirale di fuoco e ne usci nuovamente sanato il mio peggiore incubo
che, con un ruggito spaventoso, scagliò contro di noi un’unica palla di fuoco viola ma di dimensioni
enormi, più grande dello stesso Apophis (Apophis è da considerare come un grande dragone d'oro
per renderlo di taglia colossale)
Capimmo che non avremmo mai potuto respingere la sfera, era troppo veloce, allora mi girai e capii
che se avessimo schivato la sfera avrebbe colpito le radici dell'Albero e parte delle creature sul
continente sarebbero morte. Turkan ci aveva teso una trappola, ci aveva messo con le spalle al
muro. Ma in quella situazione disperata Apophis ebbe un idea che mi comunicò mentalmente: “Mio
piccolo fiore, ti fidi di me?” “Si padre” “E allora corri verso di me con il Simbolo concentrato su di
me... fermerò l'attacco di Turkan a qualsiasi costo!” feci esattamente come voleva e senza
rendermene conto la sfera ci investi... mi risvegliai dopo l'urto, avevo solo un graffio in fronte. Mi
girai verso mio padre. Era ferito ad una zampa ma stava bene. E la sfera? La forza di Apophis
l'aveva assorbita. Turkan ruggì frustrato per l'inutilità del suo attacco e si getto in picchiata verso di
noi “Ora sarò io a combattere, non mi nasconderò più dietro sfere di fuoco, morirete tutti e due qui!
Oggi!” la sua voce divampò come un tuono nella mia testa, non era per niente come quella di
Apophis, cosi leggiadra ma allo stesso tempo impetuosa come una cascata, no, Turkan aveva una
voce aspra e dura, ma soprattutto profonda e crudele. Un orco in confronto è un usignolo. Apophis
accettò la sfida e si lanciò a sua volta verso di lui. Il contraccolpo arrivo perfino a me, tale era la
potenza dei due draghi. Si avviluppavano e scalciavano, si artigliavano e si prendevano a morsi.
Uno schizzo di sangue mi colpì in viso... fu una delle sensazioni più forti della mia vita: il sangue
bruciava come il fuoco e subito cercai di levarlo. Finalmente una sensazione di sollievo colpi il mio
viso che fortunatamente non era rimasto sfigurato. Capii che dovevo aiutare Apophis e feci proprio
ciò che mi aveva insegnato: mi concentrai e attivai il Simbolo dell'Argento concentrandomi sui
muscoli di mio padre che subito si gonfiarono e lo resero più forte. Turkan si accorse di ciò e lasciò
la presa su Apophis e si gettò verso di me. Ebbi la più grande paura della mia vita, il Drago Nero
stava volando verso di me ruggendo con l'intenzione di uccidermi! Ero nel panico. Nella mia mente
volevo scappare ma il mio corpo non ne voleva sapere di muoversi. Credetti di stare per morire.
Quando d'un tratto il Simbolo si illuminò senza la mia volontà di una luce come quella che aveva
emesso Apophis quando aveva ripreso la sua forma originale e di colpo Turkan si fermo e ruggiva
di dolore, peggio di quando un colpo di Apophis andava a segno e scoprii che fu proprio Apophis a
colpirlo da dietro con un raggio d'argento molto diverso da quelli che lanciava di solito. Turkan
cadde prono al suolo davanti a me e mi disse: “Tornerò Benedetta, anzi, sarai tu che tornerai da me,
e quando ciò avverrà, io tornerò a vivere ed eseguirò i miei ordini: istigare i draghi ad una nuova
Guerra Draconica!” detto questo Turkan si congelò e cadde in mare. Mio padre atterrò davanti a me
e mi avvolse con le sue ali rassicurandomi che ciò non sarebbe mai accaduto: “Devo fare ciò che va
fatto, ti devo cancellare la memoria...in modo che la profezia di Turkan non si avveri. Ti lascerò i
ricordi fino a prima della partenza e i tuoi poteri, comunque potrai recuperare la memoria solo
visitando i luoghi della tua infanzia con me, pero, spero che non tornerai mai qui”. Io non volevo
perdere tutti questi ricordi e mi opposi per la prima volta alla decisione di mio padre. Nello stesso
istante il cielo si oscurò di colpo ed alzammo gli occhi al cielo e vidimo uno spettacolo mozzafiato
che avviene una volta ogni era: migliaia di draghi metallici, di ogni dimensione ed età stavano
volando sopra di noi a spirale. “L'Esercito di Platino!” gridò esterrefatto mio padre. L'Esercito di
Platino...l'esercito del dio Bahamut era lì per aiutarci...d'un tratto un grande dragone d'oro atterrò
difronte a noi e ci comunicò una notizia del tutto inaspettata: “Saluti Apophis e Kuja, sono un
messaggero del divino Bahamut, vi vuole nel suo palazzo”. Piena di gioia abbracciai la zampa di
mio padre e fummo teletrasportati nel divino piano di Celestia. Aprii gli occhi e ci trovavamo niente
meno che alla corte del Drago di Platino. Emozionata più che mai mi specchiai in una scaglia di
Apophis in modo da rendermi più presentabile possibile. Entrammo nel Padiglione Platinato, la sala
del trono del divino Bahamut e subito una sensazione di pace e tranquillità ci avvolse. Ovunque
c’erano draghi metallici di tutte le età presi nelle loro faccende ma nessuno di loro aveva fretta,
anzi, andavano con passo pensoso verso i loro obbiettivi. Alla fine del Padiglione si trovava
Bahamut in persona ad aspettarci. Era la creatura più bella e maestosa che avessi mai visto. Aveva
delle scaglie di color platino (solo il dio Bahamut ha quel colore infatti viene chiamato il Drago di
Platino) lucente, occhi di un blu profondo che si potevano paragonare ad un ciel sereno di
primavera, un profumo di fiori e frutta inebriava tutto il Padiglione. Appena fummo ai suoi piedi ci
inginocchiammo e rimanemmo in silenzio fino a quando non ebbe preso la parola. Con grande
stupore di tutti Bahamut non usò l'etichetta prevista per accoglierci: “Apophis, vecchio mio, alzati,
lo sai che da te non mi aspetto riverenza e, dato che l'hai trovato, neanche dal tuo compagno...ops,
mi scusi signorina, volevo dire compagna!”. Stranamente l'idea che mi avevo fatta di quel dio era
sbagliata, non era un essere presuntuoso, faceva battute e spesso l'intero Padiglione rideva grazie al
suo immenso spirito. Poi tornò serio e ci disse: “Vi ho fatto chiamare perché ho deciso di premiarvi.
Siete stati i primi a sconfiggere seriamente il Drago Nero, nessun altro ci era mai riuscito! A voi
onori e gloria!”. A quella frase l'intero Padiglione scoppio in festa e molti draghi si avvicinavano ad
Apophis per congratularsi con lui e con me. Finito il clamore Bahamut continuò: “Vi voglio
premiare con dei dono adeguati al vostro retaggio. Benedetta Kuja, ricevi la mia benedizione, in
modo che il tempo non possa intaccare i tuoi poteri e possa tu vivere in eterno, la morte non ti
coglierà a causa della vecchiaia!” detto questo alzò una zampa e con uno strano movimento una
lieve brezza mi colpi. Finita mi sentivo diversa, come più forte e potente di prima. Ero diventata
immune alla morte di vecchiaia e i miei poteri non saranno mai toccati dal tempo! Il dio continuò:
“Apophis, erede del dono del Silver Dragon, tu hai già ricevuto la mia benedizione e sei l'unico
drago immortale non-divino...come posso ricompensarti? Chiedimi ciò che vuoi e io te lo darò”
Apophis come mi sarei aspettata da lui rispose: “Mio signore, io non voglio niente per me, vorrei
solo che la mia bambina non incorra pericoli nel tornare al Grande Albero” e Bahamut gli rispose:
“Hai intenzione di cancellargli la memoria vero? Beh... non posso negartelo, è l'unico modo per
evitare che Turkan torni in vita. A questo non posso porre rimedio. Tiamat sarà pure negli Inferi ma
è sempre una dea... e non vuole che il suo preferito venga toccato. Ti ricompenserò con un dono
dato a pochi, ma che tu meriti pienamente!” rifece quello strano movimento e la brezza colpì mio
padre ma non successe niente. Finito il vento il Padiglione scoppiò di gioia e acclamavano: “Onore
e gloria ad Apophis! Onore al Silver Dragon! Onore al semi-dio dei draghi!”
Semi-dio? Semi-dio! A mio padre era stato fatto dono di entrare nelle schiere divine! Ero felice per
lui come non mai e corsi subito ad abbracciarlo. Dopo una notte di feste, il mattino dopo grazie ai
suoi nuovo poteri mio padre mi porto alle porte di Sharn e fece ciò che andava fatto...mi cancello i
ricordi ed io non opposi resistenza. Il resto che accadde dopo lo sapete.

Cosi Kuja finisce il racconto della leggenda di Apophis. I PG probabilmente vorranno affrontare
Turkan per riceve esperienza e ottenere il suo bottino (tesoro:nessuno solo parti di drago) comunque
Kuja aprirà un portale verso il luogo in cui cadde il Drago Nero, andrà verso la costa e a quel punto
una spirale di fuoco uscirà dal mare e Turkan risorto attaccherà i PG e Kuja (Turkan è da
considerare come un drago nero di taglia colossale con le seguenti caratteristiche:
dadi vita: 50d12+3000 (3730)
For:50
Des:20
Cos:62
Int:35
Sag:26
Car:28
attacco base/lotta: +42/75
attacco: +51
TS Temp:+35
TS Rifl: +22
TS Vol: +31
arma a soffio(sfere di fuoco):27d10 CD=(40)
(raggio della morte):30d12 CD=(50)
CD presenza terrificante: 40

se i PG sconfiggeranno Turkan potranno vantarsi di aver ucciso il braccio destro di Tiamat ma poi
incorreranno nell'ira della dea, ma questa e un altra storia. Sconfitto Turkan i PG prenderanno le sue
parti corporee come premio (le armi o gli oggetti di manifattura draconica realizzati con queste parti
hanno un bonus di +5 data la leggendaria provenienza e aggiungono anche l'effetto “infuocato” alle
armi o “immune al fuoco” per le armature) e Kuja rivelerà loro la locazione della sede dell'Araldica
e potranno cosi ottenere le agognate armi e armature di Apophis. Raggiunta la gilda i PG troveranno
negli scrigni del sotterraneo i seguenti oggetti:

armatura completa del mago: peso 10kg, CA 15, fallimento inc. arcani 0%, effetto attivo: un inc.
gratuito al giorno a scelta del PG
armatura completa del guerriero: peso 34kg, CA 20, penalità alla prova -2, effetto attivo: 1 attacco
nullo al giorno per un massimo di 25 danni
armatura completa del ladro: peso 8kg, CA 13, penalità alla prova 0, effetto attivo: invisibilità una
volta al giorno per 10 minuti
armatura completa della natura: peso 10kg, penalità alla prova 0, effetto attivo: comanda creatura
1 volta al giorno per 5 minuti
spada del mago: peso 3kg, danni 3d6, a una mano, effetto attivo: danno magico 1d10xLv
dell'incantatore (es. mago lv 13 la spada infliggerà 3d6+13d10) una volta al giorno
spada del crociato/distruttore(dipende dall'allineamento): peso 5kg, danni 3d12, a una mano, effetto
attivo: ferita deturpante: 5d6 danni+1d6 per lv del guerriero
pugnale dell'ombra: peso 0,5kg, danni 1d12, a una mano, effetto attivo: mano d'ombra: il pugnale si
sospende a mezz'aria e colpisce sempre con colpo furtivo del proprietario fino
ad un max di PNG pari al livello del possessore 1 volta al giorno
asta nel sole e della luna: peso 2kg, danni 3d6/3d6 (arma doppia), a 2 mani, effetto attivo:
solare/lunare: infliggi danni maggiori pari alla temperatura
dell'ambiente (es. 3d6/3d6+26 danni perché si ha una temperatura di
26 gradi celsius) una volta al giorno

Queste armi e armature possono essere indossate solo dalla classe di appartenenza (un guerriero non
potrà mai indossare l'armatura completa della natura e viceversa) lo stesso per le armi, alcune classi
possiedono lo stesso tipo di arma/armatura (stregone, mago e bardo quella del mago) e alcune
possono pure scegliere (il bardo le può indossare tutte tranne natura) a discrezione del GM

campagna eseguibile preferibilmente da PG che anno raggiunto il lv 15 ma si può eseguire anche al


lv inferiore ma mai al di sotto del 12

Creata e pensata da: Enrico Zangara

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