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IL CASTELLO di BARBABLU’

Prequel
Una volta, in un tempo lontano si raccontava di maghi e regine, di mostri e sirene, di eroi ed esseri
magici, di viaggi e segreti... queste storie a volte arrivano fino a noi attraverso sottili fili di sogno.
Questa è la storia di un antico sovrano predatore che vive nei luoghi nascosti, alcuni lo chiamano
Barbablù.
Barbablù abita in un castello dove tutto è regolato da leggi severe, perciò funziona in modo
prevedibile e controllabile, non c’è spazio per creatività, gioco, entusiasmo.
Nel castello ha diversi servitori e possiede tanti, tantissimi oggetti. Dicono volesse diventare un
mago in gioventù ma qualcosa non funzionò. Adesso è temuto e invidiato per le tante cose possiede
e ostenta.
Ma quel castello è molto noioso e triste, tutto si ripete sempre uguale, congelato e sterile.. non vi
nascono piante e fiori, le farfalle non lo visitano .. neanche un battito d’ali, nè canti di uccelli
salutano il mattino, le ore sono scandite solo dal tichettio degli orologi e dai suoni meccanici delle
macchine.
Le feste sono sfarzose ma vuote e fredde.
Quando il vuoto e la noia lo assalgono, Barbablù indossa i suoi abiti migliori ed esplora i dintorni
con la sua carrozza in cerca di giovani fanciulle...
Si sente irresistibilmente attratto dalla vitalità, bellezza e profumo delle giovani anime selvagge,
neanche lui sa perchè... ma teme visceralmente il loro potere creativo.
Si mostra affascinante e generoso per sedurti e portarti al suo castello. Una volta giunta là, ti
circonda di ricchezze, cose, impegni che presto sostituiscono i tuoi sogni... così si nutre della tua
energia e ti svuota, ma tu non te ne accorgi... ti ha dato le chiavi, sei libera di usare tutte le ricchezze
e girare tutte le stanze del castello eccetto una che neanche sai dove sia... eppure ti manca qualcosa:
il brillare della rugiada al mattino, i suoni dei piccoli esseri del bosco... “ma sono solo illusioni della
gioventù, non è la vita reale” così ti consoli e vai avanti.
Però quella piccola chiave con la spirale d’oro è lì e ti chiama.

Ho incontrato Barbablù...
Non ricordo quando fu la prima volta, ma so che imparai che alcune delle cose che vedevo e sentivo
non erano accettabili e non potevo parlarne.
Certo si è nutrito ed è cresciuto ogni volta che ho nascosto i miei talenti o le mie peculiarità, ogni
volta che ho indossato una maschera e ho creduto di essere solo ciò che maschera mostrava, ogni
volta che ho cercato di definire me stessa in base ai modelli comuni ... per piacere o piacermi, per
essere uguale agli altri, per essere accettata, per essere amata, per paura o per bisogno.
Si è rafforzato ogni volta che ho ascoltato la paura e ho rinunciato a splendere. È cresciuto ogni
volta che un compagno o amante mi ha detto che ero troppo qualcosa o troppo poco qualcos’altro.
Si è nutrito ogni volta che ho creduto agli inganni, ogni volta che sono stata ferita o fraintesa da altri
o da altre.

Barbablù abita in un castello dove tutto è regolato da leggi severe, perciò funziona in modo
prevedibile e controllabile, non c’è spazio per creatività, gioco, entusiasmo.
Mi ha invitato nel suo castello e io l’ho seguito per ingenuità, o forse mi sembrava un tipo
interessante, per curiosità.
Sembrava tutto perfetto e immutabile, ma......
nel castello c’era una stanza proibita e nascosta, la cui porta non dovevo assolutamente aprire.
Barbablù mi ha dato una chiave d’oro con il divieto di usarla a rischio di essere annientata o morire.
Lui, comunque, mi ha dato una piccola chiave lucente, e lo ha fatto per mettermi alla prova,
o forse perchè in fondo desiderava che io vedessi ciò che si nasconde laggiù.
Nel castello abita anche una vecchia donna che custodisce il fuoco, rimescola il calderone e sà.
Lei mi ha dato la mappa e le giuste parole. Quelle parole che sono Forze viventi,strumenti di Potere.
La chiave nascosta sotto la lingua.
Ho usato la chiave.
Ho aperto la porta.
Ho visto.
Fuoco, sangue, ossa, ombre oscure, sacrificio.
Ho riconosciuto tutte le parti delle donne smembrate.
Avrei voluto distogliere lo sguardo, chiudere la porta e fare come se quella stanza non fosse mai
esistita.
Ho richiuso la porta e ho finto di non sapere.
La chiave era ancora lucente e Barbablù non si è accorto di nulla,
o forse anche lui ha finto di non sapere.
Tutto continuava a funzionare, sempre uguale e non si parlava mai della stanza proibita o di oscure
minacce... come se non fosse mai esistita.
Non si parlava certo di ferite e cicatrici, di abissi interiori, di sogni o di incubi, di oceani aperti e
infinite possibilità... quando si parlava non si diceva nulla, nulla di davvero importante...
Si parlava di altro... di clima o di moda, di film o notizie, di guerre lontane... di altro e di altri.... nel
piccolo campo neutro, cintato e racchiuso come un’aiuola.
La chiave d’oro era pulita ma il mio cuore iniziò, poco a poco,a sanguinare, le immagini
spaventose della stanza proibita bussavano ai miei sogni e non potevo più fingere che non
esistesse...
Ma fu sopratutto l’angoscia del grigiore soffocante e immutabile che mi dette coraggio di correre il
rischio.
Barbablù non stava sempre al castello, lui spesso viaggiava e spariva per giorni o settimane.
Aprofittando delle sue lunghe assenze, sono tornata nella stanza, ho deciso di esplorare e ripulire.
Ho indossato il mantello blu indaco intessuto nelle lunghe ore di attesa, ho portato con me la
lanterna e la scopa, mazzi di erbe profumate, acqua, cenere e sale.
All’inizio fu dura, la lanterna illuminava uno scempio dicorpi spezzati, pezzi di desideri e di
illusioni, materia informe e putrefazione. Già solo guardare era sforzo e disgusto.
“Tutto si fa con il fuoco e con l’acqua, con l’aria e la terra... Si inizia contando le ossa...” mi disse
la vecchia mentre mi aiutava a indossare il mantello.
“È così che si inizia... e poi si ringrazia” mi ha detto.
E così ho inziato .
Con il fuoco ho illuminato e scaldato, con l’acqua, la cenere e il sale ho pulito fin dove ho potuto.
Ho iniziato a raccogliere le ossa, mettendole in ordine. Ho bruciato le erbe per purificare l’aria e i
pensieri. Ho preso la materia densa e scura e l’ho miscelata alla terra dell’orto/giardino.
C’è voluto del tempo... mi sono sporcata le mani, ma il manto mi ha sempre protetta. Nessuna
macchia, nessuno strappo.
Quando Barbablù riappariva, la stanza era chiusa e tutto sembrava normale, ordinario.
Le nostre parole galleggiavano vuote di significato, evitando i confronti, evitando i conflitti.
Le sue visite duravano poco ma erano giorni spenti e grigi, in cui ancora nascondevo il nuovo
vigore e splendore.
Anche il castello stava cambiando, il giardino cresceva e fioriva rigoglioso abitato da farfalle
uccelli, deva e folletti, nutrito dal concime che avevo miscelato con lacrime e sangue, il vento
cantava e tutto fioriva.
Ho trovato tesori nella stanza segreta... conchiglie, cristalli, libri di magia, mappe di terre
sconosciute, codici, ispirazioni... e sorelle e fratelli dimenticati.
Quella piccola stanza è diventata il mio laboratorio alchemico, dalle finestre aperte entra il sole e il
vento fa tintinnare campanelle dal suono armonioso, cristalli appesi creano arcobaleni e là incontro
i miei aiutanti invisibili.
Quando alla fine Barbablù è tornato, la stanza era aperta e il castello era in festa... lui si è bloccato
stupito e indeciso tra ira e spavento.
“Che hai fatto? Che hai fatto? Ora devi morire...” mi ha urlato arretrando.
“Aspetta, siedi e ascolta, ti racconto una storia..” gli ho detto sedendo al suo fianco.
“Quando tu mi hai portato nel castello ero come morta, il corpo viveva ma l’anima, assente,
dormiva.
Ti benedico perchè il divieto che mi hai dato ha sussurrato un richiamo e mi ha risvegliata.
Ti ringrazio perchè hai messo nelle mie mani quella piccola chiave d’oro e minacciandomi hai
rafforzato il mio coraggio.
Ti perdono per avere ferito , ucciso fatto a pezzi e nascosto alcune parti di me.. erano parti
bisognose, illuse, dipendenti, manipolatorie, compiacenti, nemiche. Così ho potuto ritrovarle e
riconoscerle, ho pianto il loro dolore, ho cantato il sangue e le ossa, le ho lavate con il fuoco, con
l’acqua e con il sale, e le ho nutrite con l’amore. Adesso siamo amiche.
Ti amo, perchè Amore è ciò che ho trovato nascosto nella stanza proibita.
Ho fede in te perchè anche tu sei un’immagine del mio sogno.”
Barbablù mi ha guardato e ho visto passare nei suoi occhi odio, paura, tristezza e speranza. Poi,
arreso, ha chiuso gli occhi ed scesa una lacrima... una sola preziosa piccola lacrima che colpita da
un raggio di sole brillava lucente.
“è tempo che io vada - ha detto, andando alla porta – qui non servo più... ora sai che il castello ti
appartiene da sempre e ne sei sovrana.”
“Aspetta! Non devi fuggire – ho risposto – resta e ricorda chi sei...
Forse sei mago alchimista, o guardiano di soglie, o giardiniere dell’anima, danzatore o sacro
guerriero, studioso, cantastorie o compagno di giochi...
Se resti possiamo esplorare e raccontare nuove storie e nuovi finali .”

Barbablù abita in un castello e quel castello è dentro di me.


Lui è un’immagine che ho creato per mettere alla prova la mia libertà creativa
E il mio coraggio di ribellarmi...
perciò mi ha dato la chiave e il divieto...

Grazie a Paola Biato e Selene Calloni Williams per le ispirazioni.

Arkaura Margherita Lacqua

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