Sei sulla pagina 1di 13

«Tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli

occhi e l'orgoglio della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo» (1 Giovanni 2:16).

L’INVENZIONE DELLA PORNOGRAFIA

«O Orgasmo! Tu sei un raggio della divinità! O piuttosto non sei la divinità stessa?» (Jean-
Charles Gervaise de Latouche, Histoire de Dom Bougre, portier des Chartreux).

Nel mondo porno-globalizzato dei nostri giorni, l’intenso e controverso dibattito sulla
censura della pornografia continua a chiamare in causa i valori della moderna cultura
liberal-democratica. In “The Invention of Pornography, 1500-1800 Obscenity and
the Origins of Modernity”, curato da Lynn Hunt, 10 saggi, scritti da storici e
critici leterrari, provano ad offrire una prospettiva storica del rapporto cruciale
tra oscenità e modernità, esaminando come la pornografia è emersa a partire dal
Cinquecento sia come forma letteraria che come categoria di conoscenza
intimamente collegata ai momenti formativi della modernità dell’Occidente e alla
democraticizzazione della cultura.

Storicamente, in Occidente, risale alle feste dionisiache, dalle quali nasceranno la


commedia attica e le “Novelle Milesie” (Novella Milesia o Fabula Milesia) - le prime
narrazioni erotiche non rituali attribuite ad Aristide di Mileto, scrittore greco vissuto nel
II sec. a.C. - la prima ricerca di un piacere erotico libero dalle costrizioni delle norme
sociali, di un erotismo “solare” (Michel Onfray, “Teoria del Corpo Amoroso”, 2000) e
materialistico (da Democrito ad Aristippo di Cirene, a Epicuro) al di fuori della
metafisica platonica. I “Dialoghi delle Cortigiane” di Luciano di Samosata, del II secolo
d.C., inaugurano la letteratura pornografica vera e propria, una tradizione porno-
filosofica che si svilupperà nell'area latina soprattutto tra il I secolo a.C. e il II d.C.
attraverso la poesia filosofica di Lucrezio, che indaga fisiocraticamente le passioni
umane, quella erotica di Catullo, Orazio, Ovidio -autore dell’ “Ars Amatoria” che
influenzerà profondamente l'umanesimo medievale e rinascimentale - il romanzo
realistico di Petronio, il “Satyricon”, fino al romanzo fantastico di Apuleio, “L'Asino
D'oro”. […] È in Francia che nel sec. XVI la parola erotica comincia a vivere di vita
propria, come nuovo lessico poetico e narrativo: nei versi dei “poeti della Pléiade”, da
Pierre de Ronsard a Mathurin Régnier, nelle novelle licenziose (1558) di Bonaventure
Des Périers. Questo nuovo corso della letteratura erotica, su cui si abbatte la
repressione più dura nel periodo della Riforma e delle guerre di religione, trova un
nuovo sviluppo, in Francia, agli inizi del sec. XVII. È la grande stagione del
libertinismo. I libertini, intellettuali in lotta contro l'oscurantismo religioso e il
moralismo, istituiscono una nuova nozione di erotismo: la natura, il piacere, il
desiderio devono essere in ogni modo assecondati nella costruzione di persone e
società affrancate dall'ignoranza e dalla repressione religiosa. A causa di ciò vengono
perseguitati: il poeta Théophile de Viau, autore dei versi liberamente erotici del
“Parnaso Satirico” (1623), viene processato e bandito da Parigi; Claude Le Petit
finisce sul patibolo per il suo “Bordello delle Muse” (1662), violentemente antireligioso
[…] (Erotismo e letteratura parodos.it).

I primi pornografi moderni scaturiscono dal “demimonde”, quel mondo equivoco


costituito da eretici, liberi pensatori e libertini che ha costituito il lato oscuro del
Rinascimento, della Rivoluzione Scientifica, dell’Illuminismo e della Rivoluzione
Francese. Essi usarono lo shock sessuale come arma per forzare i limiti e le
regole dei comportamenti decenti ed osceni e dell’espressione nelle sfere del
pubblico e del privato, con lo scopo di deridere
l’autorità religiosa e politica così come le
norme sociali e sessuali. Randolph Trumback
descrive il libertinismo come una religione neo-
pagana, portando l’esempio della Società dei
Dilettanti, fondata nel 1732 da Sir Francis
Dashwood. Convinti della bontà e della
naturalezza del sesso, i membri della società, tutti
nobili e gentiluomini, consideravano gli organi
sessuali e il rapporto sessuale come simboli di
una potente forza vitale. I Dilettanti si ispiravano
agli antichi culti priapici (falloforie) fioriti in Italia e
si riunivano all’interno dell’Abbazia di Medmenham
per praticare riti segreti dedicati all’adorazione di
Bacco-Dioniso e della Bona Dea. Il loro motto, che
campeggiava sulla porta dell’abbazia, recitava::
"Fa ciò che desideri” (una citazione della regola dell’Abbazia di Telema narrata da
Francois Rabelais). Ma il libertinismo non era abitato solo da uomini. «In un universo
materialista», scrive Kathryn Norberg, «l’unica ricompensa è il piacere fisico, per le
donne così come per ogni altro essere umano». La “puttana libertina” diventa così la
figura dominante della prima pornografia moderna, che nasce proprio come lo
"scrivere di prostitute”. Nelle confessioni delle sue avventure erotiche o nelle sue
conversazioni con gli ingenui “iniziati” alle gioie del sesso, le parole della prostituta
dominano il mondo dell’osceno. Anche se viene sovrapposta alla figura della “virtuosa
cortigiana” e al nuovo culto illuminista della femminilità, la puttana libertina è «una
creatura del rococo, di un’era innamorata della filosofia materialista a proprio agio con
tutti i più svariati piaceri dei sensi». La puttana libertina disprezza l’ideologia
emergente della differenza sessuale, crede nella virtù femminile e non pone limiti alla
libertà e al godimento. È indipendente, sensuale, sensibile, capace, donna d’affari e
artista, filosofa materialista e arrivista. Sbeffeggia le distinzioni sociali e i suoi
“superiori”. Ma si tratta, secondo la Norberg, di una donna del tutto fittizia. Le varie
Justine, Juliette, Wanda, Therese Philosophe, Thémidore, Gamiani, in realtà non
esistono, sono una invenzione maschile destinata al consumo maschile. Quando, nel
Diciannovesimo secolo, emerge il femminismo e iI discorso sulla differenza sessuale,
questa creatura favolosa scompare dalla letteratura, sostituita da bagasce da quattro
soldi in lotta contro l’ostrascismo, la vittimizzazione e la morte. Nello stesso momento
in cui la parola pornografia diventa di uso comune nell’Europa occidentale, perdendo
la precedente connotazione filosofica e politica. Figlia della cultura di stampa liberal-
democratica e del materialismo libertino, la pornografia contemporanea sembra aver
occultato questa genealogia nella celebrazione di un piacere fine a sé stesso. Il
recupero dell’ "ancien regime" della pornografia può invece servire a spiegare le
contraddizioni che affliggono le dispute contemporanee sull’arte oscena. Da una parte,
la pornografia libertina glorifica l’individuo liberato dalle costrizioni morali, dalle
convenzioni, dall’autorità, libero di provare piacere senza sentirsi in colpa, indulgendo
ad una curiosità quasi ossessiva, come uno scienziato che esplora i sensi. Dall’altra,
questa ideologia comporta un livellamento ed una rigorosa spersonalizzazione, poiché
assume che non vi sono basi oggettive per operare delle discriminazioni tra i corpi,
tutti ugualmente interessanti in quanto oggetti intercambiabili. La pornografia
sospende il valore e la preferenza in favore della novità e della varietà; le sue trame
sono una serie di oscenità senza fine che non sfociano mai in un culmine di unicità.
Hunt fa notare che sebbene l’ascesa del romanzo e della pornografia hanno coinciso,
il pubblico è rimasto diviso. «Le donne erano considerate particolarmente suscettibili
agli effetti immaginativi del romanzo, mentre gli uomini erano il principale pubblico a
cui si rivolgeva la scrittura pornografica, almeno fino alla fine del Diciottesimo secolo».
In generale, il dramma centrale che opera virtualmente in ogni romanzo (si pensi agli
scandalosi “Madame Bovary” e “L’Amante di Lady Chatterey”) è il confitto morale
introdotto dal materialismo libertino nella sfera femminile: l’intercambiabilità contro
l’unicità, il piacere indiscriminato dell’immediato e la gratificazione ripetuta contro i
sacrifici richiesti dall’impegno e dalla devozione irreprensibili. Nel mondo del romanzo,
una donna che indulge nella sua libertà può perdere per sempre la possibilità del vero
amore, mentre l’uomo, preda dei suoi appetiti, stenta a riconoscere la perfezione
quando la vede. Nella letteratura pornografica, invece, l’eroe o l’eroina è
costantemente assediato da quelli che fraintendono “il gioco”, da coloro che,
innamorandosi della libertina impongono regole e limitazioni, da chi tenta di
drammatizzare le loro vulnerabilità e necessità per porre un freno al comportamento
libertino. Mentre il romanzo drammatizza il libertinismo, la pornografia lo esalta.

SEX MACHINE

«Dissoluti di ogni età e sesso, dedico a voi soli questa mia


opera: che i suoi principi vi nutrano, agevoleranno le
vostre passioni! E queste passioni, dinanzi alle quali
certi frigidi e insulsi moralisti vi fanno provar terrore,
sono in realtà i soli mezzi che la natura mette a
disposizione dell'uomo per conseguire quel che essa
si attende da lui. Ubbidite soltanto a queste gustose
passioni! Vi porteranno senza dubbio alla felicità»
(Marchese de Sade, “Ai Libertini”).

Il divin marchese, anticipatore dell'esistenzialismo ateo e del


nichilismo etico, padre della rivoluzione sessuale, è il
vero grande precursore del moderno liberalismo
radicale porno-progressista. Egli scrive che la natura
non è altro che materia in azione: non c’è bisogno di
cercare un agente estraneo alla natura dal momento
che il movimento è inerente alla materia la quale
produce continuamente combinazioni in virtù della sua
energia. De Sade fa suo il libertinismo radicale contenuto nel “Theofrastus
redivivus”, opera pubblicata anonima intorno al 1660 che proponeva una visione
atea del mondo, inteso come meccanismo naturale e necessario che ha nei
meccanismi causa-effetto le leggi del suo funzionamento e non in cause esterne e
trascendenti (il mondo inteso come res extensa, come materia estesa meccanica).
Anche la nozione di anima è ricondotta ad un principio materiale: il “soffio vitale” di
cui avevano parlato gli antichi non è altro che materia estremamente sottile e
volatile che invade il corpo e, appunto, lo anima, ma che con la morte si disperde
definitivamente. Dunque non esiste Dio, non esistono leggi, non esiste alcuno
scopo, esiste solo il divenire incessante della materia. All’uomo non resta altro che
fare ciò che gli pare. De Sade attacca con particolare violenza il dovere di rispettare
il pudore e la libertà sessuale altrui. Uno Stato repubblicano deve essere
"immorale per necessità": sarà pertanto opportuna l’organizzazione di "numerosi
edifici sani, vasti, decorosamente ammobiliati e sicuri sotto tutti gli aspetti", in
cui "si obblighino le donne [e gli uomini] a prostituirsi", in cui ognuno possa
convocare qualunque altra persona, senza limiti di sesso, di età, di parentela, e
obbligarla a sottomettersi a tutti i suoi capricci. L’omosessualità, l’incesto, la
bestialità e ogni tipo di perversione devono essere considerati leciti, Poiché l’uomo
è una macchina, è pura res extensa: «Queste inezie, derivando da una
conformazione naturale, non potrebbero mai rendere più colpevole colui che
vi è incline di quanto non lo sia colui che la natura creò mostruoso» (De Sade,
”Francesi! Ancora uno sforzo se volete essere repubblicani!”).

Nella sua pornosofia, De Sade non ammette alcuna trascendenza sulla quale possa
fondarsi una dimensione del sacro e non smette di svolgere la sua personale e
radicale battaglia culturale e sociale contro ogni forma di religiosità che sposti il
piacere al dopo, ad una dimensione estatica che trascende il mondo fisico,
materiale, travalicandone la corporeità. Tutta la sua opera si compone di filosofemi
costruiti con l’unico scopo di negare la trascendenza a favore di una perenne
immanenza. Risulta evidente il ribaltamento dello schema platonico che vede
l’essere umano razionale alla continua ricerca del Sommo Bene, ove per De Sade
invece la ragione spinge a produrre l’esatto contrario. Se la ragione platonica in
materia di piacere, ma anche il racconto mitico (si pensi al mito del carro alato),
hanno il compito di controllare la sessualità, di imbrigliare la dannosa sfrenatezza di
Eros, De Sade pone la ragione al servizio di questa sfrenatezza sessuale. Si crea
una visione del mondo in cui ogni presunta trascendenza è il simbolo fallace di una
divinità ridotta a fantoccio senza senso. L’uomo è una “sex machine”, una macchina
del sesso che esiste solo per "godere egoisticamente a scapito di chiunque".

PORNO-PROGRESSISMO

I moderni figli di De Sade, i “porno-social-liberals”, propugnano tesi porno-progressiste,


permissive, individualiste e anti-proibizioniste in materia di aborto, eutanasia,
ricerca sulle cellule staminali embrionali, fecondazione medicalmente assistita,
liberalizzazione delle droghe leggere e della prostituzione, che sfociano sovente nel
progressismo nichilista del liberalismo radicale. Il porno-progressismo nichilista,
approdo radicale del materialismo, del positivismo, del radicalismo libertario,
afferma che, dal momento che tutto nell’universo è essenzialmente casuale (al di
fuori di ogni programma o disegno intelligente) ed è in continua evoluzione, non ha
alcun senso affermare l’esistenza di una “natura umana”, di una essenza naturale,
di criteri normativi stabili insiti nell’uomo. Perciò, la libertà non avrebbe limiti,
potendosi fare legittimamente ciò che si vuole, incrementando in un certo senso
quella casualità, quella novità e quella creatività senza legge che costituiscono
l’unica vera legge dell’universo. Le conseguenze più evidenti dell’ideologia
evoluzionista sull’antropologia e sull’etica sono la crisi dell’idea di natura - tutte le
opzioni dell’evoluzione sono accidentali, quindi non esiste alcun limite dato voluto
(si consideri l’influsso di questa concezione su Nietzsche e l’esistenzialismo) - come
pure l’esaltazione della libertà come libero arbitrio, scissa dalle altre dimensioni
della libertà: tutti i comportamenti sarebbero, in linea di principio, equivalenti. Oltre
l’evoluzionismo, al porno-progressismo nichilista si sovrappongono, legittimandolo e
rafforzandolo: l’ideologia tecnocratica (come la natura è esito del caso, così la
tecnologia può modificare liberamente, senza limiti, la natura. Ciò determina, ad
esempio, una separazione netta fra sessualità e riproduzione e, di conseguenza,
tende a legittimare ogni tipo di comportamento sessuale, la “concupiscenza della
carne”) e la “religione della vita presente” (solo il presente ha valore).
PORNOTEOLOGIA

Osvaldo Gnocchi Viani, nei primi anni del socialismo italiano, ribadiva, in un articolo a
favore dei divorzio, che «tutti i socialisti vogliono che la unione di una donna e di un
uomo non abbia che questi due cardini: l'equivalenza dei sessi e la mutua simpatia
garantita dalla libertà lasciata agli affetti umani che nel loro svolgimento
obbediscono a leggi naturali che sono d'assai migliori di tutti gli artifici inventati
dalla chiesa e dai codici» (Maria Rosaria Manieri, “Socialismo e questione
femminile”, in Almanacco Socialista 1892-1982, Avanti, Roma, 1982).

Il porno-progressismo nichilista passa per il porno-socialismo e la pornoteologia, la


giustificazione largamente comprensiva di ogni comportamento sessuale, per
quanto deviante, giacché normalmente collegato a "situazioni" o a "esperienze"
particolari oppure a condizionamenti psicologici ed emotivi. I pornoteologi, liberal-
social-radical-democratici della morale, ritengono che, poiché Dio non esiste,
tutto, sessualmente e non, è lecito. Ogni comportamento dell'uomo mira al piacere
e perciò l'unica regola dei rapporti sociali è quella che impone di non fare agli altri
quello che non vorresti fosse fatto a te. Erede del libertinismo, il porno-
progressismo liberale postmoderno esalta il relativismo ma in realtà propugna un
assolutismo (ab-solutus, sciolto da), uno svincolo da ogni norma etica (eventuali
scrupoli morali non hanno senso così come non hanno senso principi morali
comuni, seppur generalissimi), un libertinismo di massa, una religione della libertà.
La libertà è salva perché non esiste più “la” verità. Non esiste più l’assoluto etico e
ancor meno la verità rivelata. È stato rovesciato il pensiero evangelico: «La verità vi
farà liberi». La libertà è l’unica verità.

IL WELFARE DEL PIACERE

«Juliette non incarna, in termini psicologici, la libido non


sublimata né una libido regredita, ma il piacere
intellettuale della regressione, l'amor intellectualis
diaboli, il gusto di distruggere la civiltà con le sue
stesse armi» (Horkheimer e Adorno, "Juliette, o
illuminismo e morale", in “Dialettica dell’Illuminismo”).

“L’Histoire de Juliette ou les Prospérités du vice”, secondo


Horkheimer e Adorno, è l’opera di De Sade che meglio
rappresenta il rovesciamento della morale
illuministica e della società borghese: nel rifiuto
della metafisica, nell’esaltazione della ragione, nella
volontà di dominio dell’uomo sulla natura, si compie
in realtà un distacco, una scissione, una
estraniazione dal mondo naturale che porta ad una
alienazione della ragione, ovvero l’innaturale
accettazione di una realtà artificiale, privata dei suoi caratteri irrazionali, che
si manifestano paradossalmente proprio in questa assurda pretesa di
razionalità totalitaria. Questa dialettica dell’illuminismo, il rovesciamento della
ragione in follia, si manifesta nella società stessa come un totale
rovesciamento di valori, un deserto etico in cui prosperano il vizio e
l’immoralità come agire controllato e finalizzato dell’uomo alienato, rinchiuso
dal potere economico borghese nella gabbia della razionalità, libero solo di
annichilirsi, con l’aiuto dei suoi simili, alla ricerca disperata di quella
naturalità che gli viene negata

Secondo Riccardo De Benedetti, la prosperità del vizio e le dissolutezze estreme


narrate da De Sade hanno posto le basi ideologiche del moderno “welfare del
piacere”. «Il programma del Divin Marchese si è effettivamente realizzato in molti
modi, è diventato una forma di vita, un modello di civiltà, perseguibile, in più di un
caso rivendicabile e perfettamente coinvolto nella contrattazione tra le più diverse
parti della società… In definitiva, il sadismo si è liberato della camicia di forza entro
la quale lo avevano collocato la storia e le sue vicissitudini del suo creatore e si è
presentato nuovamente sulla scena sociale e filosofica come un’opzione
perseguibile e frequentabile. E’ diventato una sorta di legittima istanza…in grado di
prendere la parola e fuoriuscire dal maledettismo degli infernetti bibliotecari. Anzi, il
monocolo vizioso e onanistico di chi si ostina a compulsare i testi e a sfogliare le
pagine del Divin Marchese come se stesse affrontando la ricerca della pietra
filosofale del piacere ha lasciato lo spazio al monoscopio fosforescente delle
televisioni al plasma e dei dvd o degli schermi del computer, a diffusione di
massa… Un Sade a dimensione di iPod. Dalle stanze laterali dell’erudizione viziosa
si è piazzato in salotto, nel media center delle nostre abitazioni» (Riccardo De
Benedetti, “La Chiesa di Sade. Una devozione moderna”, Medusa, Milano
2008).

La pornoteologia sadiana oggi vive nelle immagini che


corrono di telefonino in telefonino, dal carcere di Abu
Graib a Youtube, da una chat per soli uomini a blog
che raccolgono per intero il catalogo delle perversioni,
in quegli inferi per nulla segreti che sono i siti Internet,
veri e propri giorni infernali a portata di un clic.
Immagine emblematica su tutte: quella (autentica)
d’una vagina trasformata in cerniera lampo, offerta da
una disinibita coppia di scambisti a caccia di partner
sulla rete. Si assiste, secondo De Benedetti, ad una
vera e propria socializzazione del vizio, in misura
proporzionale ad una visione puramente
contrattualistica dei rapporti interpersonali: «Sembra
quasi che il diritto al vizio stia concludendo il rosario
dei diritti umani». L’autore parla di «carnaio delle
segrete sadiane, finalmente alla luce del sole, o forse
direttamente nelle quotazioni di borsa delle
multinazionali del divertimento». Si pensi al turismo di
massa, che spesso inquina e distrugge, o a quello sessuale, con il suo indotto
basato sullo sfruttamento di miserie inenarrabili. Ma anche, ad esempio, al
commercio di organi, che alcuni vorrebbero rendere legale, oppure alle “giuste
battaglie per il suicidio assistito”.

PORNO-CAPITALISMO

«Il cerchio si è chiuso: il progresso illuministico è approdato all’assoluta ‘positività’ della


realtà estraniata dell’uomo; l’incontestabilità delle relazioni economiche e culturali
instaurate dalla produzione capitalistica, diventa il ‘feticcio’ nei confronti del quale l’uomo
singolo e il genere sono sottomessi come a un’autorità divina, che esce fuori del loro
consapevole controllo» (Carla Maria Fagiani, ”Sintesi della Dialettica dell'Illuminismo di
Adorno e Horkheimer”, Il Giardino dei Pensieri - Studi di storia della Filosofia, Maggio
2000).

De Benedetti fa notare come la pornoteologia di origine sadiana si sia legata ad un altro


filone del pensiero moderno, l’utilitarismo, nato con Jeremy Bentham alla fine del
Settecento. Più o meno negli stessi anni in cui Sade finiva in manicomio, si formava
questa corrente di pensiero per dare man forte al nascente capitalismo. Fino al
punto di diventarne uno dei suoi pilastri, insieme all’idea smithiana della mano
invisibile (del Dio mercato) come suprema e provvidenziale regolatrice degli
utilitaristici interessi umani. Sade e Bentham condividevano la stessa visione
materialista illuminista di uomo ridotto a fascio di sensazioni. Le stesse che oggi si
possono provare davanti a un hot dog o ad una “velina”. Per entrambi, l’uomo è “ciò
di cui riesce a godere”. Mentre il politico, sempre secondo lo stesso criterio, doveva
occuparsi di redistribuire equamente il piacere, in base al principio benthamiano
della “massima felicità per il maggior numero” di cittadini. Dietro Bentham c’era la
forza di un porno-capitalismo capace di razionalizzare la ricerca del piacere
teorizzata da de Sade e in seguito da tutti i suoi devoti. Il che spiega la vittoria finale
(per alcuni completamento) di Bentham su Sade. Scrive l’autore: «In realtà lo
sventramento dei corpi, la violazione sistemica dei limiti funzionali del corpo umano,
lo sfregio generalizzato del legame umano, conseguente alla negazione della
procreazione attraverso la sodomia generalizzata, si
presenta come la premessa indispensabile di qualsiasi
godimento. Si viene delineando così uno scenario il cui
unico freno, nella nostra società, è rappresentato
dall’accorta regia valorizzatrice del mercato che dà il
suo via libera solo dopo essersi accertato del
favorevole rapporto tra investimento e profitto».

«Sade immaginava un’utopia sessuale dove ciascuno aveva il


diritto di possedere chiunque: esseri umani, ridotti ai loro
organi sessuali, diventano allora rigorosamente anonimi e
intercambiabili. La sua società ideale riaffermava così il
principio capitalista secondo cui uomini e donne non sono, in
ultima analisi, che oggetti di scambio. Incorporava egualmente
e spingeva fino ad una nuova e sorprendente conclusione la
scoperta di Hobbes, secondo cui la distruzione del
paternalismo e la subordinazione di tutte le relazioni sociali alle leggi di mercato avevano
spazzato via le ultime restrizioni alla guerra di tutti contro tutti, così come le illusioni
pacificatrici che la mascheravano. Nello stato di anarchia che ne derivava , il piacere
diventava la sola attività vitale, come Sade fu il primo a capire - un piacere che si
confonde con lo stupro, l’assassinio e l’aggressione sfrenata. In una società che avrebbe
ridotto la ragione a un semplice calcolo, questa non saprebbe imporre alcun limite al
perseguimento del piacere, né alla soddisfazione immediata di un qualsiasi desiderio, per
quanto perverso, folle, criminale o semplicemente immorale esso sia. In effetti, come
condannare il crimine o la crudeltà, se non a partire dalle norme o criteri che trovano la
loro origine nella religione, nella compassione o in una concezione della ragione che
respinge le pratiche puramente strumentali? Ora, nessuna di queste forme di pensiero o di
sentimento hanno un posto logico in una società fondata sulla produzione delle merci»
(Christopher Lasch “The Culture of Narcissism”, Climats, 2000).
L'egocentrismo sensista (l'esaltazione del corpo, concepito come macchina di piacere e
deprivato di qualsiasi spiritualità) e l'autoreferenza etica (l'emancipazione del
soggetto dagli imperativi della morale tradizionale) nascono nei salotti dei nobili, per
divenire solo in un secondo tempo patrimonio di altri ceti sociali. Nel passaggio dal
libertinismo aristocratico al liberismo borghese si pone un problema politico
fondamentale: com'è possibile, una volta caduti i vincoli della morale tradizionale,
far derivare l'armonia sociale dall'interesse egoistico degli individui? La risposta
dell'utopia borghese si appella alla Mano Invisibile del Dio mercato: nel gioco del
laissez-faire, i vizi privati si trasformano in pubbliche virtù, dall'egoismo dei singoli
nasce la ricchezza delle nazioni. Mentre la risposta libertina rovescia questo
ottimismo: Sade smaschera l'illusione dell' "egoista benefattore", tracciandone una
cruda caricatura nei suoi romanzi "neri"; per lui, questa società non può essere che
il luogo dell'immoralità assoluta. Liberato dalla Rivoluzione (nel 1790), dopo 15 anni
di prigionia, Sade assiste allo spettacolo della nuova società di massa, disordinata
e violenta; così trascrive nelle pagine di “Bustine” gli eccidi, le libertà proclamate
come diritti, i patrimoni che nascono dal nulla grazie allo sfruttamento e alla
corruzione; descrive l'altra faccia dell'uguaglianza: sparite le gerarchie tradizionali,
chiunque può aspirare a conquistare, con qualsiasi mezzo, la sovranità. Di questo
scrive il Marchese, più che di sesso: nelle sue opere l'erotismo si riduce a
rappresentazione di dettagli pornografici, così esagerata e ossessiva da configurare
una meccanica corporale più che delle perversioni sessuali; noiose e ripetitive, le
sue 120 giornate evocano la fabbrica più che il bordello. La differenza fra etica
borghese ed etica libertina rinvia esclusivamente ad un'opposta prospettiva
temporale: l'industriale rinuncia al piacere immediato per reinvestire il prodotto, il
libertino sa che la modernità ha sguinzagliato i mostri d'un desiderio senza fine che
non potrà mai essere appagato, che svuota il presente di ogni senso, quindi sceglie
di stordirsi nel piacere per ottenere l'unica liberazione possibile dalla tirannia del
desiderio: lo stato di apatia che solo l'eccesso può regalare. Ecco perché, nell'orgia
badiana, i corpi di vittime e carnefici "funzionano" come dispositivi inanimati, pezzi
intercambiabili di un macchinario di cui anche le vittime (come nei racconti di Kafka)
celebrano l'efficienza. I veri crimini di Sade, furono due: smascherare l'ipocrisia
industriale e anticipare la sfida di quella "concorrenza sleale" che oggi vediamo
incarnata dall' "industria del crimine" (la criminalità organizzata è doppiamente
dannosa: perché accumula ricchezze sporche e perché riesce a ripulirle, rivelando
come le ragioni dell'agire criminale siano in fondo le stesse di quelle dell'agire
normale). Insomma: un Sade un po' Al Capone e un po' sovversivo, convinto, come
gli anarchici, che fondare una banca sia un delitto peggiore che rapinarla.

Diventa d’un tratto più facile cogliere i legami metafisici essenziali che uniscono,
dall’origine, seppure in modo evidentemente incosciente, i due momenti teorici dell’idea
porno-capitalista: da una parte l’esortazione falsamente “libertaria” ad emancipare
l’individuo da tutti “i tabù” storici e culturali, che sono supposti fare da ostacolo al suo
funzionamento come pura “macchina desiderante”; dall’altra, il progetto liberale di una
società omogenea di cui il Mercato auto-regolatore costituirebbe l’istanza
contemporaneamente necessaria e sufficiente per ordinare il profitto di tutti (il movimento
browniano degli individui “razionali”), finalmente liberati da ogni altra considerazione oltre a
quello del loro interesse ben compreso. Quello che Lasch definisce “individuo narcisistico
moderno”, con la sua paura di invecchiare e la sua immaturità così caratteristiche - di cui
l’americano delle classi medie non ne è stato che la prefigurazione beffarda - non è, in
definitiva, nient’altro che l’espressione psicologica e culturale del compromesso porno-
liberale divenuto col tempo storicamente realizzabile, trovando nella metamorfosi del
capitalismo contemporaneo le sue condizioni pratiche di possibilità.

IL CULTO DELLA TRASGRESSIONE

[…] Con Ilona, anche sulla scorta di passate esperienze


politiche, ho cominciato una lunga ed affascinante
battaglia: quella in nome della trasgressione. Una
scelta ideale che in tutti questi anni ho portato avanti
scientificamente. Due gli obiettivi primari: la
liberalizzazione della pornografia e l’abbattimento dei
tabù […] (Riccardo Scicchi, 1987).

Un esempio italiano di radicalismo liberale nichilista porno-


progressista è offerto esemplarmente dal Partito
Radicale di Marco Pannella, tra i principali fautori
della "rivoluzione sessuale" con l’obiettivo politico di
dare dignità a quelle "tendenze" sessuali disordinate
che sono sempre state condannate, oltre che dalla
coscienza cristiana e occidentale, anche dalla
legislazione positiva di ogni società civile.

Un itinerario ideologico che ha portato il partito a promuovere, per primo in Italia, la


rivoluzione omossesuale tramite l’unione operativa e ideale con il F.U.O.R.I.
(Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano). Nei primi anni ‘70, scrive
un autore vicino a quel movimento, ricostruendone la storia, «il FUORI infrangeva
un altro tabù e apriva il dibattito sul matrimonio omosessuale […] tutte le sezioni
del Partito Radicale diventavano anche di diritto sezioni del FUORI, e non furono
pochi gli omosessuali che trovarono nuove motivazioni partecipando con
entusiasmo alle battaglie storiche del Pr […] ed il Partito Radicale accettò di buon
grado di inserire le loro rivendicazioni nel suo programma libertario». Marco
Pannella intervenne per giustificare la scelta della "rivolta morale" contro la quale
si erano levate proteste, non solo da parte del mondo conservatore ma anche in
ambienti vicini al Partito Radicale: «L’obiettivo d’una lotta per una sessualità
vissuta da laici e libertari è necessariamente nostro». Fu proprio grazie a questa
intesa che, nel 1972, il movimento omosessuale, ancora a livello embrionale in
Italia, adottava una "Piattaforma dei Diritti Omosessuali" che includeva un esplicito
obiettivo: «Cancellazione di tutte le leggi che determinano una età per le relazioni
sessuali consensuali». Negli stessi giorni, in America, David Thorstad, portavoce
del Movimento per i Diritti Omosessuali e del NAMBLA, guidava il movimento con
lo stesso scopo: «L’obiettivo ultimo del movimento di liberazione degli
omosessuali è il raggiungimento della libertà di espressione sessuale per tutti -
non solo per gli adulti gay e lesbiche, ma anche per i ragazzi e i bambini». Questo
obbiettivo, che allora agli occhi dei più sembrava irrealizzabile, non è mai
cambiato da quando fu articolato nel 1972. La "battaglia per la liberazione
sessuale", a partire dagli anni ’70, divenne centrale nelle attività radicali. Nella
"Dichiarazione Conclusiva" del XV° Congresso Nazionale del Partito Radicale si
determinò che: «I gruppi regionali radicali si faranno carico della battaglia per la
liberazione sessuale. La proposta concreta è quella dell’intervento in tutti quei
comuni, province, regioni in cui esistono o verranno costituiti dei consultori di
educazione sessuale. La proposta radicale è quella di trasformarli, con la
partecipazione diretta di femministe ed omosessuali e non più soltanto
eterosessuali, in centri di informazione sessuale la più aperta e completa». Il
Partito Radicale attaccò perfino i partiti della Sinistra, che in questa battaglia si
tenevano apparentemente in disparte, come si lamentò Pannella allorquando fece
scendere in campo il Partito contro la censura alle riviste pornografiche allora più
diffuse in Italia: […] funzionari della questura ed agenti della buoncostume si
erano presentati nella sede della casa editrice "Tattilo" - la casa editrice
specializzata in riviste per soli uomini, quali "Men", "Menelik" e "Playmen" - per
una perquisizione motivata da una imputazione per il reato di "associazione a
delinquere. […]. Lamentandosi inoltre, come sempre, delle "ingerenze" vaticane, a
cominciare dalle omelie di Paolo VI, il Partito Radicale denunciava che […] questa
frenetica attività moralizzatrice è indizio del clima nel quale probabilmente si
dovrebbero svolgere il referendum o, in alternativa, le elezioni anticipate. Siccome
non ci meravigliamo, e non ci spaventiamo, di questo, non ci occuperemmo di tali
episodi, se non avvertissimo che anche su questo terreno la sinistra assume
sovente, o quasi sempre, un atteggiamento francamente rinunciatario ed
insostenibile. […].

La svolta avviene nel 1987, quando il Partito Radicale, con scredito per le istituzioni
parlamentari italiane davanti a tutto il mondo, farà guadagnare un seggio alla
Camera dei Deputati all’attrice pornografica di origine ungherese Ilona Staller,
detta "Cicciolina", premiandone così l’impegno politico. La Staller in Parlamento
porterà avanti varie proposte di legge, tutte in linea con lo spirito porno-liberale
radicale, quali quelle per l’abrogazione del reato sul "comune senso del pudore" e
per l’istituzione di una "educazione" sessuale obbligatoria per tutti gli studenti di
ogni ordine e grado, nonché una proposta referendaria per l’abolizione della
censura. Alla attività legislativa, l’esponente radicale affiancherà quella
propagandistica con i suoi "spettacoli" in tutta Italia, dove si produrrà anche,
sadianamente, travestita da suora, in spregio alla religione cattolica, in
celebrazioni di violenze sessuali su religiose.

Mentre Ilona Staller sviluppava il suo impero pornografico, a base di videocassette, riviste
e pellicole a "luci rosse", Francesco Rutelli, allora Segretario del Partito Radicale,
protestava contro la sentenza della Corte Costituzionale che condannava i
venditori di pornocassette, col pretesto che la sentenza avrebbe rischiato di far
nascere un nuovo regime proibizionistico e di ingolfare assurdamente il lavoro
delle forze dell’ordine e della magistratura. Dichiarazioni stupefacenti da parte di
un uomo politico, se si considera che l’ISPES (Istituto di Studi Politici Economici e
Sociali), nel suo "I° Dossier sulla Pornografia in Italia", già all’epoca denunciava
che la mancanza di una repressione giudiziaria aveva trasformato l’Italia ne «il
paradiso della pornografia più hard, quella che non si fa scrupoli di utilizzare
bambini e animali» - e che - «le troupes straniere lavorano in Italia perché i
controlli sono carenti». Fu da allora che il presidente dell’ISPES, Gianmaria Fara,
ricordò che, ieri come oggi, «la pornografia è mafia, è riciclaggio di denaro sporco
proveniente dalla droga e da altri mercati criminali, è sfruttamento di minori». Di
fronte all’impero economico della pornografia, il Segretario Radicale Rutelli
propugnava però la tesi che «la repressione penale è un rimedio mille volte
peggiore del male», così come per sconfiggere la piaga della tossicodipendenza
non trovava di meglio, nell’aprile del 1980, da Segretario regionale del Lazio del
Partito Radicale, che seminare provocatoriamente cannabis nel parco romano di
Villa Borghese e perfino in Campidoglio.
Lo slogan secondo cui la repressione è un male peggiore della trasgressione costituisce il
nucleo portante del cosiddetto "antiproibizionismo". Che si tratti di droga o di
pedofilia. Non si dimentichi che i movimenti libertari, come quello per il
riconoscimento della pratica omosessuale o per la legalizzazione dell’uso della
droga, devono molto all’industria "vietata ai minori". In Italia, la promozione
popolare dell’omosessualismo (il periodico "Men" "nel 1986 aveva una tiratura di
300.000 copie e una stima tendenziale del mercato editoriale pornografico di tipo
periodico, calcolava una vendita media di 30 milioni di copie annue) divenne realtà
grazie alle riviste "hard": «Sotto vari aspetti, l’omosessualità non era più un
fenomeno completamento sommerso e la società era costretta a prenderne atto
[…] sulle riviste “per soli uomini” che iniziavano a comparire tra un sequestro e
l’altro sui banchi dell’edicole”. Tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta, la
stampa pornografica destinata prevalentemente a un pubblico eterosessuale fu
uno dei luoghi in cui trovò maggiore spazio un modo più “spregiudicato” di
considerare i rapporti omosessuali. “Men”, “Playmen”, “Le Ore” e
successivamente ”OS” (Omni Sex: il giornale dei quattro sessi) aprirono le proprie
pagine a servizi su gay e lesbiche. Particolarmente frequentate da omosessuali
erano le rubriche delle lettere. Per molti senza dubbio queste riviste erano uno dei
pochi contatti con il mondo esterno».

L’emancipazione delle attività sessuali è stata coerente con la prospettiva politica porno-
libertaria. Un fondatore del F.U.O.R.I., Mario Mieli, sosteneva che la rivoluzione
marxista si sarebbe completata solo con la promozione e l’esaltazione di “ogni
orientamento sessuale". «La progressiva liberazione delle altre tendenze represse
dell’Eros - affermava - rafforzerà ulteriormente il movimento rivoluzionario […]
Non possiamo raffigurarci l’importanza del contributo fornito alla rivoluzione e
all’emancipazione umana dalla liberazione progressiva del sadismo, del
masochismo, della pederastia propriamente detta, della gerontofilia, del
masochismo, della zooerastia, dell’auto-erotismo, del feticismo, della scatologia,
dell’urofilia, dell’esibizionismo, del voyerismo ecc.». Il complesso di queste
aberrazioni può essere ricondotta a quella "trasgressione" a cui i radicali affidano il
ruolo di una "destabilizzazione creativa" della società. L’on. Emma Bonino lo ha
apertamente rivendicato, «come se la destabilizzazione degli equilibri esistenti
non fosse una delle funzioni essenziali della politica», confermando, come ha
affermato S.E. mons. Alessandro Maggiolini, vescovo di Como, che quella del
Partito Radicale è «una logica che esprime il culto della trasgressione».
Trasgressione praticata nelle più diverse occasioni, come quando parlamentari e
dirigenti radicali, tra i quali Rita Bernardini, Sergio Stanzani, Lorenzo Strik Lievers
e Paolo Vigevano, si esibirono in una conferenza stampa completamente nudi,
oppure nella campagna per le iscrizioni al Partito realizzata nel 1993 con slogan
osceni e disegni di membri virili a tutta pagina.

Recentemente entrando nel dibattito sulla necessità, da parte degli eletti in parlamento,
della difesa dei valori etici, la Bonino ha sostenuto che «sono argomenti
reazionari. Chi ha responsabilità politiche sa che non può partecipare alla lotta tra
il Bene e il Male, ma al massimo deve optare per il male minore». Il male minore,
in realtà, può essere tollerato, ma mai apertamente promosso, come fa il Partito
Radicale, che evoca artificialmente un "male maggiore" per instaurare nella
società quello che è semplicemente il "male morale". Fu chiara "opzione per il
Male" effettuare la trasmissione di Radio Radicale di fine ’93 in diretta e senza
tagli. «Un’aggressione» definì l’Osservatore Romano quella «valanga di
turpiloquio, di bestemmie, di odio e di violenza verbale» che violentò l’Italia intera
per ben 43 giorni, ventiquattrore su ventiquattro. Nonostante il mare di proteste, di
appelli e di denunce, il partito di Pannella, recidivo per aver lanciato un’iniziativa
identica sempre con Radio Radicale, con le stesse conseguenze, nell’86, ha
proseguito l’aggressione quanto ha voluto, «in nome della libertà – commentò
allora padre Gino Concetti - di quella libertà “radicale” per la quale tutto è lecito».

Il termine antiproibizionismo, che riassume la concezione di vita e la battaglia militante del


Partito Radicale, esprime sadianamente il rifiuto di ogni proibizione, divieto o limite
richiesti, non solo dalla oggettività della legge morale naturale, ma anche dalla
cogenza delle leggi civili. Un’azione tesa a dissolvere i valori della morale cristiana
in nome del laicismo e dei "diritti" dell’uomo. Si tratta delle stesse persone,
osserva L’Osservatore Romano, «che si dicono contrarie alla pena di morte, ma
salutarono l’aborto di Stato quale conquista civile […] sono gli stessi che con-
fondono libertà e diritti umani con quello sfrenato permissivismo che solitamente
fila a braccetto con la più avvilente e disumanizzante pornografia». Per gli
antiproibizionisti, la completa "liberazione" di ogni impulso della sfera sessuale
non sarebbe un flagello sociale, ma, anzi, la conquista civile e morale di una
moderna liberal-democrazia, che presupporrebbe un alto grado di "auto-
coscienza". In realtà, la legalizzazione della pornografia e dei rapporti
"consensuali" con i bambini equivale ad istituzionalizzare il sopruso e l’abuso,
l’essenza stessa di ogni violenza. Il “porno-pansessualismo” conduce la società al
“porno-totalitarismo”. Lo ha ammesso anche uno spirito eminentemente laico
come Norberto Bobbio che, rispondendo alcuni anni fa ad un invito a difendere la
pornografia, si disse non solo contrario ad ogni sua espressione, ma sottolineò
che una società civile non può esistere senza un sano costume. «Se al
dispotismo occorre il terrore ed alla oligarchia il senso dell’onore, la democrazia
riposa esclusivamente sulla virtù. Non si può essere insieme buoni democratici e
difensori della pornografia».

The Invention of Pornography, 1500-1800 Obscenity and the Origins of Modernity


Edited by Lynn Hunt

L'ateismo coerente di De Sade ovvero i frutti satanici del materialismo di Bruto Maria Bruti

Le origini della Rivoluzione sessuale di Massimo Introvigne

La filosofia del marchese de Sade, sessualità e sacro

Angelo Campodonico Radicalismo liberale e riscoperta della natura umana

Socialismo e Rivoluzione sessuale di Massimo Introvigne

Temi del pensiero libertino. Esposizione e considerazione critiche.

Libertinismo - Wikipedia

La chiesa di Sade. Una devozione moderna Il Covile

Per finirla con il XXI secolo (Prefazione all’edizione francese di The Culture of Narcissism
de Christopher Lasch, Climats, 2000) di Jean-Claude Michéa
De Sade, orge alla catena di montaggio Formenti Carlo

Il Partito Radicale "promuove" la libera pedofilia? di Fabio Bernabei

BACCHANALIA

L’UOMO-MACCHINA

STORIA DELLA MORTE DI DIO

RIVOLUZIONE SESSUALE: ORIGINI

RIVOLUZIONE SESSUALE

TOTEM E TABOO

THE ABU GHRAIB SHOW

PORNOCULTURA

L’ANTICRISTO

NATURA VS. CULTURA

IL REGNO DI SATANA

Potrebbero piacerti anche