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Porno Liberalismo
Porno Liberalismo
occhi e l'orgoglio della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo» (1 Giovanni 2:16).
«O Orgasmo! Tu sei un raggio della divinità! O piuttosto non sei la divinità stessa?» (Jean-
Charles Gervaise de Latouche, Histoire de Dom Bougre, portier des Chartreux).
Nel mondo porno-globalizzato dei nostri giorni, l’intenso e controverso dibattito sulla
censura della pornografia continua a chiamare in causa i valori della moderna cultura
liberal-democratica. In “The Invention of Pornography, 1500-1800 Obscenity and
the Origins of Modernity”, curato da Lynn Hunt, 10 saggi, scritti da storici e
critici leterrari, provano ad offrire una prospettiva storica del rapporto cruciale
tra oscenità e modernità, esaminando come la pornografia è emersa a partire dal
Cinquecento sia come forma letteraria che come categoria di conoscenza
intimamente collegata ai momenti formativi della modernità dell’Occidente e alla
democraticizzazione della cultura.
SEX MACHINE
Nella sua pornosofia, De Sade non ammette alcuna trascendenza sulla quale possa
fondarsi una dimensione del sacro e non smette di svolgere la sua personale e
radicale battaglia culturale e sociale contro ogni forma di religiosità che sposti il
piacere al dopo, ad una dimensione estatica che trascende il mondo fisico,
materiale, travalicandone la corporeità. Tutta la sua opera si compone di filosofemi
costruiti con l’unico scopo di negare la trascendenza a favore di una perenne
immanenza. Risulta evidente il ribaltamento dello schema platonico che vede
l’essere umano razionale alla continua ricerca del Sommo Bene, ove per De Sade
invece la ragione spinge a produrre l’esatto contrario. Se la ragione platonica in
materia di piacere, ma anche il racconto mitico (si pensi al mito del carro alato),
hanno il compito di controllare la sessualità, di imbrigliare la dannosa sfrenatezza di
Eros, De Sade pone la ragione al servizio di questa sfrenatezza sessuale. Si crea
una visione del mondo in cui ogni presunta trascendenza è il simbolo fallace di una
divinità ridotta a fantoccio senza senso. L’uomo è una “sex machine”, una macchina
del sesso che esiste solo per "godere egoisticamente a scapito di chiunque".
PORNO-PROGRESSISMO
Osvaldo Gnocchi Viani, nei primi anni del socialismo italiano, ribadiva, in un articolo a
favore dei divorzio, che «tutti i socialisti vogliono che la unione di una donna e di un
uomo non abbia che questi due cardini: l'equivalenza dei sessi e la mutua simpatia
garantita dalla libertà lasciata agli affetti umani che nel loro svolgimento
obbediscono a leggi naturali che sono d'assai migliori di tutti gli artifici inventati
dalla chiesa e dai codici» (Maria Rosaria Manieri, “Socialismo e questione
femminile”, in Almanacco Socialista 1892-1982, Avanti, Roma, 1982).
PORNO-CAPITALISMO
Diventa d’un tratto più facile cogliere i legami metafisici essenziali che uniscono,
dall’origine, seppure in modo evidentemente incosciente, i due momenti teorici dell’idea
porno-capitalista: da una parte l’esortazione falsamente “libertaria” ad emancipare
l’individuo da tutti “i tabù” storici e culturali, che sono supposti fare da ostacolo al suo
funzionamento come pura “macchina desiderante”; dall’altra, il progetto liberale di una
società omogenea di cui il Mercato auto-regolatore costituirebbe l’istanza
contemporaneamente necessaria e sufficiente per ordinare il profitto di tutti (il movimento
browniano degli individui “razionali”), finalmente liberati da ogni altra considerazione oltre a
quello del loro interesse ben compreso. Quello che Lasch definisce “individuo narcisistico
moderno”, con la sua paura di invecchiare e la sua immaturità così caratteristiche - di cui
l’americano delle classi medie non ne è stato che la prefigurazione beffarda - non è, in
definitiva, nient’altro che l’espressione psicologica e culturale del compromesso porno-
liberale divenuto col tempo storicamente realizzabile, trovando nella metamorfosi del
capitalismo contemporaneo le sue condizioni pratiche di possibilità.
La svolta avviene nel 1987, quando il Partito Radicale, con scredito per le istituzioni
parlamentari italiane davanti a tutto il mondo, farà guadagnare un seggio alla
Camera dei Deputati all’attrice pornografica di origine ungherese Ilona Staller,
detta "Cicciolina", premiandone così l’impegno politico. La Staller in Parlamento
porterà avanti varie proposte di legge, tutte in linea con lo spirito porno-liberale
radicale, quali quelle per l’abrogazione del reato sul "comune senso del pudore" e
per l’istituzione di una "educazione" sessuale obbligatoria per tutti gli studenti di
ogni ordine e grado, nonché una proposta referendaria per l’abolizione della
censura. Alla attività legislativa, l’esponente radicale affiancherà quella
propagandistica con i suoi "spettacoli" in tutta Italia, dove si produrrà anche,
sadianamente, travestita da suora, in spregio alla religione cattolica, in
celebrazioni di violenze sessuali su religiose.
Mentre Ilona Staller sviluppava il suo impero pornografico, a base di videocassette, riviste
e pellicole a "luci rosse", Francesco Rutelli, allora Segretario del Partito Radicale,
protestava contro la sentenza della Corte Costituzionale che condannava i
venditori di pornocassette, col pretesto che la sentenza avrebbe rischiato di far
nascere un nuovo regime proibizionistico e di ingolfare assurdamente il lavoro
delle forze dell’ordine e della magistratura. Dichiarazioni stupefacenti da parte di
un uomo politico, se si considera che l’ISPES (Istituto di Studi Politici Economici e
Sociali), nel suo "I° Dossier sulla Pornografia in Italia", già all’epoca denunciava
che la mancanza di una repressione giudiziaria aveva trasformato l’Italia ne «il
paradiso della pornografia più hard, quella che non si fa scrupoli di utilizzare
bambini e animali» - e che - «le troupes straniere lavorano in Italia perché i
controlli sono carenti». Fu da allora che il presidente dell’ISPES, Gianmaria Fara,
ricordò che, ieri come oggi, «la pornografia è mafia, è riciclaggio di denaro sporco
proveniente dalla droga e da altri mercati criminali, è sfruttamento di minori». Di
fronte all’impero economico della pornografia, il Segretario Radicale Rutelli
propugnava però la tesi che «la repressione penale è un rimedio mille volte
peggiore del male», così come per sconfiggere la piaga della tossicodipendenza
non trovava di meglio, nell’aprile del 1980, da Segretario regionale del Lazio del
Partito Radicale, che seminare provocatoriamente cannabis nel parco romano di
Villa Borghese e perfino in Campidoglio.
Lo slogan secondo cui la repressione è un male peggiore della trasgressione costituisce il
nucleo portante del cosiddetto "antiproibizionismo". Che si tratti di droga o di
pedofilia. Non si dimentichi che i movimenti libertari, come quello per il
riconoscimento della pratica omosessuale o per la legalizzazione dell’uso della
droga, devono molto all’industria "vietata ai minori". In Italia, la promozione
popolare dell’omosessualismo (il periodico "Men" "nel 1986 aveva una tiratura di
300.000 copie e una stima tendenziale del mercato editoriale pornografico di tipo
periodico, calcolava una vendita media di 30 milioni di copie annue) divenne realtà
grazie alle riviste "hard": «Sotto vari aspetti, l’omosessualità non era più un
fenomeno completamento sommerso e la società era costretta a prenderne atto
[…] sulle riviste “per soli uomini” che iniziavano a comparire tra un sequestro e
l’altro sui banchi dell’edicole”. Tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta, la
stampa pornografica destinata prevalentemente a un pubblico eterosessuale fu
uno dei luoghi in cui trovò maggiore spazio un modo più “spregiudicato” di
considerare i rapporti omosessuali. “Men”, “Playmen”, “Le Ore” e
successivamente ”OS” (Omni Sex: il giornale dei quattro sessi) aprirono le proprie
pagine a servizi su gay e lesbiche. Particolarmente frequentate da omosessuali
erano le rubriche delle lettere. Per molti senza dubbio queste riviste erano uno dei
pochi contatti con il mondo esterno».
L’emancipazione delle attività sessuali è stata coerente con la prospettiva politica porno-
libertaria. Un fondatore del F.U.O.R.I., Mario Mieli, sosteneva che la rivoluzione
marxista si sarebbe completata solo con la promozione e l’esaltazione di “ogni
orientamento sessuale". «La progressiva liberazione delle altre tendenze represse
dell’Eros - affermava - rafforzerà ulteriormente il movimento rivoluzionario […]
Non possiamo raffigurarci l’importanza del contributo fornito alla rivoluzione e
all’emancipazione umana dalla liberazione progressiva del sadismo, del
masochismo, della pederastia propriamente detta, della gerontofilia, del
masochismo, della zooerastia, dell’auto-erotismo, del feticismo, della scatologia,
dell’urofilia, dell’esibizionismo, del voyerismo ecc.». Il complesso di queste
aberrazioni può essere ricondotta a quella "trasgressione" a cui i radicali affidano il
ruolo di una "destabilizzazione creativa" della società. L’on. Emma Bonino lo ha
apertamente rivendicato, «come se la destabilizzazione degli equilibri esistenti
non fosse una delle funzioni essenziali della politica», confermando, come ha
affermato S.E. mons. Alessandro Maggiolini, vescovo di Como, che quella del
Partito Radicale è «una logica che esprime il culto della trasgressione».
Trasgressione praticata nelle più diverse occasioni, come quando parlamentari e
dirigenti radicali, tra i quali Rita Bernardini, Sergio Stanzani, Lorenzo Strik Lievers
e Paolo Vigevano, si esibirono in una conferenza stampa completamente nudi,
oppure nella campagna per le iscrizioni al Partito realizzata nel 1993 con slogan
osceni e disegni di membri virili a tutta pagina.
Recentemente entrando nel dibattito sulla necessità, da parte degli eletti in parlamento,
della difesa dei valori etici, la Bonino ha sostenuto che «sono argomenti
reazionari. Chi ha responsabilità politiche sa che non può partecipare alla lotta tra
il Bene e il Male, ma al massimo deve optare per il male minore». Il male minore,
in realtà, può essere tollerato, ma mai apertamente promosso, come fa il Partito
Radicale, che evoca artificialmente un "male maggiore" per instaurare nella
società quello che è semplicemente il "male morale". Fu chiara "opzione per il
Male" effettuare la trasmissione di Radio Radicale di fine ’93 in diretta e senza
tagli. «Un’aggressione» definì l’Osservatore Romano quella «valanga di
turpiloquio, di bestemmie, di odio e di violenza verbale» che violentò l’Italia intera
per ben 43 giorni, ventiquattrore su ventiquattro. Nonostante il mare di proteste, di
appelli e di denunce, il partito di Pannella, recidivo per aver lanciato un’iniziativa
identica sempre con Radio Radicale, con le stesse conseguenze, nell’86, ha
proseguito l’aggressione quanto ha voluto, «in nome della libertà – commentò
allora padre Gino Concetti - di quella libertà “radicale” per la quale tutto è lecito».
L'ateismo coerente di De Sade ovvero i frutti satanici del materialismo di Bruto Maria Bruti
Libertinismo - Wikipedia
Per finirla con il XXI secolo (Prefazione all’edizione francese di The Culture of Narcissism
de Christopher Lasch, Climats, 2000) di Jean-Claude Michéa
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