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5 MAGGIO SPIEGAZIONE

Il titolo dell’ode prende il nome della data di un giorno ben preciso, il 5 maggio
1821, giorno in cui muore Napoleone Bonaparte durante il suo esilio sull’isola
di Sant’Elena. Manzoni, profondamente colpito dalla morte di questa figura
così importante, compone l’ode mettendo in risalto le battaglie e le imprese
dell’ex imperatore, nonché la fragilità umana e la misericordia di Dio.

Di base il poema si può suddividere in tre parti:

la prima, composta da quattro strofe (vv. 1-24), presenta il tema;


la seconda, composta da dieci strofe (vv. 25-84), ripercorre l’epopea
napoleonica;
l’ultima, composta da quattro strofe, riporta le conclusioni e pertanto le
riserve morali e religiose.

PARAFRASI
Egli (Napoleone) non c’è più, è morto. Come le sue spoglie senza memoria, dato l’ultimo respiro, rimasero immobili,
prive di una così grande anima,
così la terra rimase scossa e incredula alla notizia della sua morte,
pensando in silenzio all’ultima
ora dell’uomo che ha segnato il destino;
e non sa quando una simile
impronta di un piede d’uomo
verrà a calpestare la sua polvere insanguinata.

Il mio ingegno poetico lo vide trionfante sul trono e non si espresse;


quando, con continui cambiamenti di sorte,
fu sconfitto, tornò grande e fu piegato definitivamente,
non ha mischiato la sua voce al suono di mille voci:
immune dalla lode servile
e dalle offese vili,
ora (il mio ingegno poetico) si risveglia commosso dinnanzi all’improvviso
scomparire di un raggio così luminoso;
e innalza sulla tomba un canto
che forse non morirà mai.

Dall’Italia (Alpi) all’Egitto, (Piramidi)


dalla Spagna (Manzanarre) alla Germania (Reno),
ogni progetto di quell’uomo mai esitante era seguito dalla sua realizzazione;
si manifestò dall’Italia meridionale (Scilla) alla Russia (Tanai: è il fiume Don),
dall’uno all’altro mare.
È stata una gloria reale? Lascio ai posteri
la difficile decisione: noi
ci inchiniamo a Dio, l’Alto
Creatore, che volle imprimere in Napoleone
un’impronta più vasta del suo spirito creatore.
La tempestosa e trepidante
gioia di un grande progetto, l’ansia di un animo che, indomabile,
obbedisce, pensando già al comando;
e lo raggiunge e ottiene un riconoscimento
in cui era folle sperare;
egli sperimentò tutto: la gloria,
più grande dopo il pericolo,
la fuga e la vittoria,
il regno e il pesante esilio:
due volte fu sconfitto (a Lipsia e Waterloo),
due volte tornò sul trono.
Egli pronunciò il suo nome (si proclamò imperatore): due secoli (il 1700 e il 1800), armati l’uno contro l’altro,
sottomessi si volsero a lui,
come aspettando la sua decisione sul loro destino;
egli impose il silenzio e si sedette in mezzo ai due secoli come arbitro.
E scomparve, e finì i suoi giorni nell’ozio, in un’isola così piccola (Sant’Elena),
fatto oggetto di grandissima invidia
e di profonda compassione,
di odio implacabile
e di amore incondizionato.
Come incombe e si abbatte sulla testa del naufrago l’onda,
la stessa onda su cui poco prima scorreva lo sguardo del poveretto, alto e proteso ad avvistare invano rive lontane;
simile scese su quell’anima la grande quantità di ricordi!
Oh, quante volte cominciò a raccontare di se stesso
e sulle pagine destinate a durare eternamente
si posò la sua mano stanca!
Oh, quante volte, al silenzioso
terminare di un giorno ozioso,
chinati gli occhi lampeggianti,
incrociate le braccia sul petto
si fermò e l’assalì il ricordo dei giorni passati!
E ripensò agli accampamenti sempre spostati, alle trincee colpite, e al lampeggiare delle armi dei soldati,
all’assalto della cavalleria,
agli ordini concitati
e all’immediato ubbidire.
Ahimè, forse l’animo spossato si lasciò andare ad uno strazio così grande
e si disperò; ma giunse dal Cielo una mano forte
e, mossa a compassione, lo trasportò in un’atmosfera più serena;
e lo indirizzò, attraverso i fiorenti sentieri della speranza,
ai luoghi eterni, verso il premio (il Paradiso)
che supera tutti i desideri dell’uomo, dove la gloria terrena, ormai passata, è dimenticata, non conta più.
Bella immortale! Fede portatrice di bene, abituata ai trionfi!
Scrivi anche questo trionfo, rallegrati;
perché nessun uomo più grande di Napoleone
si è mai chinato ad adorare la disonorante Croce (il Golgota è il luogo della crocifissione di Cristo).
Tu (Fede) dagli stanchi resti mortali,
allontana ogni parola cattiva;
quel Dio che fa disperare e fa risorgere,
che dà dolore e consolazione, sul letto di morte abbandonato da tutti,
riposò accanto a lui.

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