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Relazione Dott.

Alessandro Cento – biologo marino –


Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia

Oggetto: Relazione erosione costiera Lido di Marzamemi fraz. Di Pachino (SR)

Da dati di ARPA Sicilia del 2007, la Sicilia presenta importanti fenomeni di erosione
costiera, soprattutto in 865 chilometri di costa tra Capo Passero e Capo Feto (pari al 70%
del totale), 522 aree sono a rischio erosione, di cui 234 - pari a 105 chilometri -
presentano situazioni molto gravi. Secondo i monitoraggi dei tecnici dell’Assessorato da
30 anni a questa parte le coste dell’isola stanno arretrando, con 60 metri di spiaggia, in
media, divorate dal mare. Su vaste aree è già scomparso il 20% del bagnasciuga, con
punte di 135 metri di erosione a Patti, in provincia di Messina.
A seguito dell’inserimento nel Piano per l’Assetto idrogeologico dell’Unità Fisiografica
n. 6 Punta Castelluccio – Isola delle Correnti, redatto dall’Assessorato Regionale
Territorio ed Ambiente, delle aree ricadenti nel territorio comunale, lungo la linea di
costa, in quelle contraddistinte da rischio geomorfologico e di erosione costa molto
elevato (R4) e con alto grado di pericolosità (P4), su sollecitazione anche dell’Ufficio del
Genio Civile di Siracusa, il comune di Pachino ha redatto una relazione preliminare per
definire la condizione della costa ricadente nel comune di pertinenza al fine di progettare
opere di difesa a salvaguardia della linea di costa, regolarmente inserita nel Piano
Triennale delle Opere Pubbliche. Al fine di individuare gli interventi progettuali è
fondamentale uno studio propedeutico dell'area interessata (Lido di Marzamemi).

INQUADRAMENTO GENERALE

Marzamemi è una frazione marinara del Comune di Pachino (SR) da cui dista circa 3 Km.
Il nome deriva dall'arabo Marsà al Hamen che significa Baia delle Tortore, in quanto la
zona rappresenta un luogo di passaggio obbligato di piccoli volatili durante le migrazioni.
Il borgo è nato attorno all'approdo, poi divenuto porto da pesca, e si è sviluppato grazie a
quest'ultima attività, molto praticata ancora oggi, dotandosi anche di una Tonnara tra le
più importanti della Sicilia , attiva fino agli anni 1970 -1975 circa.
La tonnara di Marzamemi risale al tempo della dominazione degli arabi in Sicilia. Nel
1630 venne venduta dal proprietario al Principe di Villadorata. I Villadorata potenziarono
i fabbricati della tonnara assumendo da Avola e da Siracusa degli abili carpentieri, che poi
rimasero residenti a Marzamemi.
Nel 1752 costruirono il palazzo e la chiesa della tonnara, e le casette dei marinai.
Nel 1912 fu costruito a Marzamemi uno stabilimento di lavorazione del tonno salato e in
seguito del tonno sott'olio. La pesca della tonnara fu abbondante fino al dopoguerra.
Attualmente Marzamemi rappresenta un polo di attrazione per il turismo nautico, storico
e naturalistico grazie anche alla sua posizione strategica rispetto alla Riserva Naturale
protetta di Vendicari, la cittadina barocca di Noto e l'Oasi di Capo Passero. Il comune di
Pachino risulta ubicato in posizione più o meno mediana tra la città di Siracusa e
l’estremità Sud della costa orientale della Sicilia (Capo Passero), ed il suo territorio è
caratterizzato da una lunga linea di riva, con caratteristiche non omogenee, lungo la quale
, da svariati anni ormai , si continuano a verificare dei fenomeni di arretramento della
stessa, in prossimità del centro abitato, caratterizzati da crolli dei fronti emersi, causati dal
combinato effetto del moto ondoso e del naturale processo di erosione dei fronti
medesimi; ciò ha ampliato di fatto la conseguente azione delle mareggiate sulle opere
poste lungo la costa.
Il comune rientra nell' Unità Fisiografica N° 6, che si sviluppa da nord verso sud da
Punta Castellluccio a Isola delle Correnti, per una lunghezza totale di Km 178,404 circa e
ricade lungo il litorale ionico meridionale della Sicilia, comprendendo territori
appartenenti alla provincia di Siracusa.
L’Unità in esame confina a nord con l’Unità fisiografica n° 5 che si estende dal Porto di
Catania a Punta Castellluccio e a sud con l’Unità n° 7 che da Isola delle Correnti arriva
fino a Punta Braccetto. Il tratto di costa considerato presenta porzioni di litorale esposte ai
venti e mari prevalenti in questa zona, e porzioni più riparate.
l’Unità fisiografica ricade totalmente nella provincia di Siracusa interessando parte dei
seguenti territori comunali rivieraschi: Augusta con il centro abitato e la frazione di
Brucoli, Melilli, Priolo Gargallo, Siracusa con il centro abitato e le frazioni di Ognina e
Fontane Bianche, Avola con il suo centro abitato, Noto con le frazioni marine di
Calabernardo e Noto Marina, Pachino con la frazione di Marzamemi e Portopalo di Capo
Passero con il centro abitato.
Da dati ARPA Sicilia 2007, il comune di Pachino, presenta una percentuale di Lunghezza
costa erosa su Lunghezza complessiva pari al 63%.
In generale da Avola a Pachino, le coste basse e sabbiose prevalgono sui tratti di
scogliera esistenti bassi e privi di dissesti, la tendenza degli arenili è all’arretramento, con
alcuni tratti critici.
La situazione è la seguente: nel comune di Avola l’arretramento medio, calcolato tra il
1998 e il 2001, si attesta sugli 8 metri circa, mentre lungo il litorale del comune di Noto e
nella zona di Pachino l’arretramento medio risulta essere di 10 m circa.
Il rischio ambientale e per la popolazione , diventa decisamente maggiore nel tratto di
costa rocciosa-sabbiosa tra la Balata (porto Piccolo di Marzamemi), Lido e di seguito
fino al margine esterno della zona chiamata Fossa (porto Grande di Marzamemi).
In tale tratto la parete rocciosa calacarenitica è soggetta ad un erosione che potrebbe
creare gravi danni territoriali ed ambientali e le falesie, costituite da litologie
calcarenitiche sottoposte all’azione del moto ondoso e degli agenti di erosione marina,
formano pareti friabili facilmente aggredite dagli eventi atmosferici. Pertanto tutto ciò
determina la presenza di grotte dovute all’azione di un ruscellamento diffuso nelle falesie.
Dalle foto di seguito riportate si evince la pericolosità dell’erosione al piede delle falesie
e della necessità di un intervento di consolidamento atto a garantire la sicurezza.
Dalle foto n.1 e-f, si evince una netta regressione della costa nella zona denominata
“Marinella” (Foto 1 a,b,c,d,e,f,g) stimata oltre i 10 metri.
E’ stato già accertato, mediante apposito sopralluogo, come sia porto Fossa che porto
Balata siano interessati da processi di generale interrimento, nei confronti del quale sarà
necessario intervenire mediante apposito dragaggio. A parte ciò vediamo di evidenziare,
mediante analisi diacronica, i principali aspetti della dinamica dei sedimenti all’interno
dei porti.
La porzione nord, del seno di porto Balata a nord dell’isolotto Brancati, è stata soggetta
ad un interrimento, probabilmente legato al processo di diffrazione del moto ondoso che
si sviluppa nella zona d’ombra determinata dall’orientamento del molo (e ad oggi ben più
ampia, in seguito all’ampliamento dello stesso molo successivamente alla fine degli anni
’80) rispetto ai fronti d’onda prevalenti.

Il tratto a sud, sempre del seno nord, sembra invece soggetto ad un evidente processo di
erosione, legato presumibilmente al fatto che questo tratto di spiaggia è caratterizzato
dalla linea di costa ortogonale ai raggi d’onda del moto ondoso prevalente incidente, il
che implica la presenza di un trasporto long-shore (parallelo alla linea di costa) pressoché
nullo e la prevalenza di quello cross-shore (ortogonale alla linea di costa). Tale
problematica sembrerebbe inoltre legata, oltre che amplificata, dalle variazioni di
corrente, legate all’effetto di pitou, che si generano a causa della presenza dell’isolotto
Brancati.
E’ stato possibile accertare, solo mediante sopralluogo, il deposito di sedimenti in
corrispondenza del braccio di Nord-est, probabilmente legato all’orientamento dello
stesso rispetto ai fronti d’onda dovuti ai venti prevalenti.

Tratto di Porto Balata a nord dell’isolotto Brancati.

E’ stato osservato come nel seno a sud dell’isolotto Brancati, sia presente un avanzamento
della linea di costa, probabilmente legato al solo trasporto di tipo cross-shore, considerato
che il tratto in esame sembrerebbe caratterizzato da un andamento della linea di costa
pressoché parallelo ai fronti d’onda.
Tratto di Porto Balata a sud dell’isolotto Brancati.

All’interno di porto Fossa si nota un generale interrimento, ma di più lieve entità rispetto
a quello visto in precedenza nell’analisi di porto Balata.

Porto Fossa.

E’ stato possibile infine accertare, anche mediante sopralluogo in situ, l’avanzamento


della linea di costa, e dunque marcati fenomeni di insabbiamento, per il tratto di litorale a
sud di porto Fossa. I cambiamenti rapidi e drastici della fascia costiera ha comportato un
grave danno alle biocenosi presenti nell’area di Marzamemi. Lo studio delle biocenosi dei
sedimenti rappresenta un valido strumento per valutare l’impatto sul dominio bentonico
di molteplici
forme di disturbo, tra cui l’inquinamento e la erosione costiera.
Dall’analisi risulta che il sedimento appare forte mente anossico, di colore grigio scuro ed
emanante il classico odore di sedimento marino. Il grado di anossia decresce
allontanandosi dalla riva.
I valori ricavati indicano che il sito d’indagine possiede una scarsa diversità biologica con
tendenza alla dominanza di una specie, il Bittium reticulatum latreillei: essa è
probabilmente associata ai residui vegetali provenienti da decomposizione di alcune
specie vegetali quali Posidonia oceanica e Cymodocea nodosa, presenti nelle parti
esterne al porto. L’alga bruna Padina pavonica e l’attinia Anemonia sulcata indicano
probabilmente un fondale tra i 0 – 2 metri altamente disturbato.
Secondo la suddivisione in piani di Peres e Picard, sono presenti nella zona di Marinella
le seguenti biocenosi:
1. Sabbie Fini Ben Calibrate (Fine, well-sorted sand assemblages);
2. Posidonia oceanica prevalentemente su sabbia o matte (Posidonia oceanica
mainly on sand or mat - matte);
3. P. oceanica prevalentemente su roccia (Posidonia oceanica mainly on rock);
4. P. oceanica a fasci isolati su matte morta o matte morta (Posidonia oceanica with
isolated fascicules on dead mat or dead mat).

Strati di sabbia fine sono, come già detto, scomparse a seguito di intense mareggiate nei
periodi invernali ed a cambiamenti di correnti dovuti anche ad opere marittime, lasciando
un fondale inizialmente argilloso con pietre e rocce di origine antropica (manufatti e
inerti). Scarsissima a prima vista la biodiversità. Dopo circa 15 – 20 metri si trovano i
primi agglomerati di posidonia, a prima vista altamente sofferenti e danneggiate dalle
mareggiate. Occorre allontanarsi di circa 100 metri dalla costa per trovare posidonia in
buono stato vegetativo.

Enti preposti alla gestione dei porti

Porto Balata risulta essere classificato come “approdo” e la gestione ricade sotto le
competenze del comune di Pachino, pertanto gli interventi dovrebbero essere promossi e
coordinati dall'Assessore ai Lavori Pubblici del suddetto comune.
Non risulta esistente una richiesta di classificazione del porto né una bozza di piano
regolatore. Foto 2 (Porto Balata e Porto Fossa)
Il Porto Fossa risulta essere classificato come porto di 4^ classe, cioè turistico,
peschereccio e commerciale. La gestione è di competenza del Genio Civile della Regione
Sicilia in concomitanza con il comune di Pachino.
Anche per questo porto non esiste il piano regolatore ne risulta siano state avanzate
richieste di classificazione e adeguamento.
Il litorale a nord del porto Balata ricade sotto la gestione del Comune di Pachino, come
pure il lungomare Spinazza, pertanto la pulizia dei siti ed il controllo per evitarne il
degrado risultano in capo alla già citata municipalità.
Il porticciolo Balata ha una superficie di circa 68.354 mq ed è protetto a Nord – Est da un
braccio artificiale mentre risulta aperto a Sud/Sud – Est, ad eccezione dello sbarramento
naturale costituito dall'isola Piccola.
I fondali sono costituiti da roccia calcarea e sabbia fine con un battente d’acqua che va da
un minimo di 20 cm ad un massimo di 3 m.
Il porto risulta per quasi tutta la superficie interrato e sul fondale giacciono rifiuti di ogni
genere: copertoni, materiali ferrosi, plastica, carcasse di biciclette ecc.
Attualmente esso è in grado di offrire circa 150 posti barca sebbene non siano assicurati
servizi quali luce, acqua, guardiania, sistemi antincendio, piazzola ecologica e raccolta
acque nere e acque di sentina.
Molto approssimativo è pure il piano degli ormeggi che è costituito da sistemi di fortuna
posizionati in varie zone della baia, ad eccezione dei due pontili galleggianti uno posto
erroneamente all'imboccatura del porto e l'altro nella zona ad Est.
L'arenile ad Est è invaso da accumuli, non naturali, di resti di Posidonia oceanica misti a
sabbia trasformati in abbancamenti di rifiuti di vario genere. Foto 3 (Cumuli di
Posidonia oceanica)
Ad Est sfocia il canale di scolo del Pantano che risulta attualmente quasi per la totalità
ostruito dalle foglie di Posidonia oceanica e da diverse tipologie di rifiuti.
Dal canale di scolo si sprigionano esalazioni maleodoranti dovute a processi di
putrefazione, allo stagnare delle acque e presumibilmente allo scarico libero, nello stesso,
di acque fognarie provenienti da alcune abitazioni non collegate alla rete cittadina.
A causa della disposizione dell'imboccatura del porto, esposta ai venti predominanti nella
zona (Est/ Sud – Est), la costa ad Est è assoggettata ad un preoccupante fenomeno di
erosione che, in caso di non immediato intervento, potrebbe divenire pericoloso per la
stabilità delle costruzioni che si trovano in prossimità.
L'ansa tra porto Balata e porto Fossa ha una superficie di circa 88.377 mq protetta in
parte a Nord dalla baia del porto Balata e dall'isola Piccola, aperta verso Est/Sud – Est e
protetta in parte verso Sud dalla baia del porto Fossa.
L'ansa è caratterizzata da bassi fondali per quasi tutta la sua estensione e non vi sono
punti di approdo o pontili.
Anche in questa zona è visibile una forte erosione della costa Sud che potrebbe
pregiudicare nel tempo la stabilità delle strutture abitative ivi locate.
Si notano anche in questo caso abbancamenti di foglie di Posidonia oceanica sebbene in
misura ridotta rispetto a quanto visto a porto Balata.
Il porto Fossa ha una superficie di circa 111.807 mq ed è protetto da due bracci foranei
posti in modo da limitare gli effetti dei venti provenienti da Sud/Sud – Est.
I fondali sono costituiti da roccia e sabbia fine con un battente d’acqua da un minimo di
20 cm ad un massimo di 6 mt.
Il porto risulta in gran parte interrato e sul fondale giacciono rifiuti di ogni genere:
copertoni, materiali ferrosi, plastica, carcasse di auto ecc. Foto 4 ( Porto Fossa, in gran
parte interrato)
Attualmente esso è in grado di offrire circa 600 posti barca assicurando alimentazione
elettrica e acqua. Non esistono servizi quali guardiania, sistemi antincendio, piazzola
ecologica, raccolta acque nere e acque di sentina.
Molto approssimativo è pure il piano degli ormeggi che è costituito da sistemi di fortuna
posizionati in varie zone della baia, ad eccezione dei quattro pontili galleggianti gestiti da
privati.
Tale situazione oltre che alla impossibilità di fruire degli ormeggi della banchina di Sud –
Est, lunga circa 311 mt, e di parte del braccio Nord, lungo circa 427 mt, causa il
bassissimo fondale, è imputabile alla mancanza del piano regolatore del porto.
All'interno del porto sfociano due canali, uno sotto il molo, quasi in radice alla banchina
di Sud – Est e l'altro dall'arenile ad Est.
Come si evince chiaramente dalle foto, gli scarichi provenienti dai due canali, sono
ricettacolo di rifiuti di ogni genere in parte trasportati dai canali e in parte depositati dalle
persone che usufruiscono dell'arenile e dello specchio acqueo del porto. Foto 5
Il litorale a nord di porto Balata è costituito da uno splendido arenile ottimale per le
attività balneari, degradato e deturpato dai rifiuti urbani.
L'arenile risulta in buona parte coperto da cumuli di foglie di Posidonia oceanica,
perennemente rimaneggiati dalle onde del mare, che in alcuni punti superano i 50 cm di
spessore.
In buona sostanza tali cumuli, sebbene antiestetici, rappresentano un habitat protetto.
Da riva verso l’entroterra lo spiaggiamento di Posidonia oceanica si estende per circa 10
m.
L'arenile è inoltre pieno di rifiuti di diversa natura e anche speciali pericolosi, con alta
capacità di inquinare.

Foto 6 a,b,c,d (Differenti tipologie di rifiuto presenti sull’arenile)

Conclusioni
Proposte di intervento:
1. piano di bonifica e pulizia degli arenili e dei fondali;
2. la caratterizzazione dei sedimenti e del battente d'acqua per valutare la presenza di
eventuali inquinanti;
3. provvedere al dragaggio delle baie in modo da rendere fruibili gli approdi;
4. predisporre un ripascimento dell'arenile del porto Balata e ove necessario dell'ansa a
sud,
5. barriere artificiali sommerse anti erosone;
6. redigere il piano regolatore dei porti e predisporre il piano degli ormeggi;
7. realizzare piazzole ecologiche e i servizi necessari all'accoglimento delle
imbarcazioni da diporto e allo stazionamento dei pescherecci e di imbarcazioni
commerciali (servizi igienici, reception, servizio di raccolta acque nere e acque di
sentina);
8. realizzare la deviazione dei canali di scolo che sfociano all'interno del porto Fossa
e/o il loro asservimento a sistemi di depurazione;
9. ripulire il Canale del Pantano consentendo il normale scambio idrico con le acque del
porto;
10. trapianto della posidonia dal porto in aree più pulite e protette.
FOTO N.1a (zona “Marinella”)
FOTO N. 1 b (zona “Marinella”)
FOTO N. 1 c (zona “Marinella”)
FOTO N. 1 d (zona “Marinella”)
FOTO N. 1 e (zona “Marinella”)
FOTO N. 1f (metà anni ’90)
FOTO N. 1g (SITUAZIONE ATTUALE)
FOTO N.2 (PORTO BALATA)
FOTO N. 3
FOTO N.4 (PORTO FOSSA)
FOTO N.5
FOTO N.6 a
FOTO N. 6 b
FOTO N. 6 c
FOTO N. 6 d

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