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22 luglio 2001. Genova, la scuola Diaz
ALbeRTo GIuLIANI (Luz)
Le torture della polizia
durante il G8 di Genova
Le Monde, Francia
Secondo la corte europea
dei diritti umani, il pestaggio
dei manifestanti nella scuola
Diaz deve essere considerato
un atto di tortura
stato necessario aspettare quattor-
è dici anni per ottenere una condan-
na. La sentenza riguarda un intero
paese. Il 7 aprile la corte europea
dei diritti umani ha condannato l’Italia per
non aver perseguito e nemmeno identii-
cato gli autori delle violenze della polizia
contro le persone che parteciparono al ver-
tice del G8 a Genova, nel 2001. Trattamen-
ti crudeli assimilabili ad “atti di tortura”,
secondo la corte europea.
28 Internazionale 1097 | 10 aprile 2015
I fatti si svolsero nella notte tra il 22 e il
23 luglio, durante il vertice internazionale
in corso in quei giorni nel capoluogo ligure.
La persona che si è rivolta alla corte euro-
pea all’epoca aveva 62 anni. Venne picchia-
ta da poliziotti che avevano il volto coperto
durante l’assalto notturno alla scuola Diaz,
dove dormivano trecento persone venute
a manifestare contro il G8. L’uomo riportò
diverse fratture. Altre 93 persone furono
arrestate e condotte in una caserma dove
subirono altre sevizie. “Violenze inlitte in
modo del tutto gratuito”, aferma la corte
europea.
I magistrati genovesi condannarono
alcuni dei responsabili della polizia. Nel
giugno del 2007 il funzionario di polizia
Michelangelo Fournier, che all’epoca del
G8 era vicequestore aggiunto del primo
reparto mobile di Roma, raccontò durante
il suo processo: “Arrivato al primo piano
dell’istituto, ho visto che c’erano delle col-
luttazioni. Quattro poliziotti, due in divisa
e due in borghese stavano inierendo su
manifestanti inermi a terra. Sembrava una
macelleria messicana”.
Adesso basta
“Sono rimasto terrorizzato e basito quan-
do ho visto a terra una ragazza con la testa
rotta in una pozza di sangue”, raccontò
Fournier. “Pensavo addirittura che stesse
morendo. È stato a quel punto che ho gri-
dato: ‘basta, basta’ e ho cacciato via i poli-
ziotti che picchiavano”.
I giudici gli chiesero come mai avesse
aspettato così tanto a parlare. “Durante le
indagini non ho avuto il coraggio di rivela-
re un comportamento così grave da parte
dei poliziotti per spirito di appartenenza”,
confessò in aula. “Quella notte me la sono
portata come una croce per sei anni”.
Il 7 aprile i giudici europei hanno valuta-
to che, “tenuto conto della gravità dei fatti”,
l’atteggiamento delle autorità non fu una
“reazione adeguata”. Solo alcuni funziona-
ri della polizia sono stati condannati a pene
detentive relativamente leggere. I poliziot-
ti che parteciparono alle violenze non sono
stati processati. La corte europea, inoltre, si
è dovuta “rammaricare del fatto che la po-
lizia italiana abbia potuto riiutarsi impune-
mente di dare alle autorità competenti la
collaborazione necessaria” per identiicare
gli autori delle violenze.
Sulla base di queste constatazioni la
corte ha riconosciuto che c’è un “problema
strutturale” nella legislazione italiana e ha
chiesto che venga modiicata.
I giudici hanno poi ordinato alle autori-
tà italiane di versare 45mila euro a Cestaro
come risarcimento per i danni morali. Ro-
ma ha tre mesi di tempo per contestare la
sentenza.
Cambiare la legge
Commentando la decisione della corte eu-
ropea, la presidente della camera dei de-
putati Laura Boldrini ha dichiarato che
l’episodio ha segnato “una pagina nera”
per l’Italia. “La sentenza pronunciata dalla
corte europea dei diritti umani carica di un
particolare signiicato il voto che la camera
si appresta a dare dal 9 aprile”, scrive in
una nota la presidente della camera. “Con
l’introduzione del reato di tortura nel codi-
ce penale, il parlamento si avvia inalmen-
te a colmare un vuoto che anche i giudici
europei, oltre a tanti cittadini italiani, han-
no ritenuto intollerabile”.
Le manifestazioni contro il vertice del
G8 a Genova furono segnate da molte vio-
lenze, culminate con la morte di Carlo
Giuliani, un giovane manifestante ucciso
dal carabiniere Mario Placanica. L’episo-
dio suscitò una grande commozione in tut-
to il mondo e fece piovere molte critiche
sul governo di Silvio Berlusconi.
La vicenda venne archiviata dalla giu-
stizia italiana nel 2003, con il prosciogli-
mento di Placanica. Nel 2009 la corte eu-
ropea dei diritti umani condannò l’Italia
per irregolarità nell’inchiesta su quella
morte. u gim
Rimediare
alla colpa
Paddy Agnew, The Irish Times, Irlanda
La decisione dei giudici europei
obbligherà l’Italia ad adeguarsi
ai paesi dove c’è il reato di
tortura, non ancora previsto
dal codice penale italiano
on una sentenza che farà storia,
C la corte europea dei diritti uma-
ni ha stabilito che l’Italia è col-
pevole di tortura nei confronti
dei manifestanti che nel 2001, a Genova,
protestavano contro il G8. Il tribunale ha
inoltre sottolineato con rammarico che a
causa della prescrizione e di una mancata
cooperazione delle forze di polizia, nessun
agente è stato condannato per le violenze
“totalmente gratuite” inlitte ai manife-
stanti. La sentenza emessa il 7 aprile a Stra-
sburgo si riferisce agli eventi avvenuti nella
notte del 21 luglio 2001. Dopo tre giorni
molto movimentati, segnati dalla violenza
di un ristretto gruppo di manifestanti (il
black bloc) e dall’uccisione di Carlo Giulia-
ni da parte di un carabiniere, le tensioni tra
le forze di sicurezza e il movimento noglo-
bal erano altissime.
Costole rotte e denti spaccati
Quella notte più di trecento agenti di poli-
zia parteciparono a un raid nella scuola
Diaz, dove c’erano un centinaio di attivisti.
Furono 93 le persone arrestate e trasporta-
te alla caserma di Bolzaneto, ma prima la
polizia compì atti di violenza “gratuita” sui
giovani, che in molti casi stavano ancora
La corte ha
sottolineato che
nessun agente è stato
condannato dai
tribunali italiani per
“speciici atti di
violenza”
dormendo sui pavimenti della scuola
quando furono colpiti.
Oltre sessanta manifestanti rimasero
feriti, alcuni in modo grave, con fratture al
cranio, alle costole. Altri a causa del pe-
staggio persero i denti. Il caso è stato por-
tato a Strasburgo da Arnaldo Cestaro, che
all’epoca aveva 62 anni e militava nel par-
tito Rifondazione comunista. Cestaro fu
violentemente picchiato dalla polizia, ri-
portando la frattura di un braccio e di dieci
costole. La corte ha stabilito che l’uomo fu
preso a calci e colpito con bastoni in
un’azione che “non aveva alcuna giustii-
cazione”. Questa violenza è stata deinita
dalla corte una forma di tortura. Cestaro
avrà diritto a 45mila euro di risarcimento.
Nelle sentenza si legge inoltre che la ri-
sposta delle autorità italiane è stata inade-
guata, soprattutto perché alla polizia è sta-
to permesso di “riiutarsi impunemente di
dare agli organi competenti la collabora-
zione necessaria all’identiicazione degli
agenti sospettati di essere coinvolti in que-
sti atti di tortura”.
La corte ha ricordato che nessun agente
è stato condannato dai tribunali italiani per
“speciici atti di violenza”. Nel luglio 2008
il processo di primo grado sulle violenze
nella caserma di Bolzaneto, dove furono
portati alcuni manifestanti, si concluse con
la condanna di quindici agenti giudicati
colpevoli di aver usato “diversi tipi di vio-
lenza”. Ma quando il caso è arrivato alla
corte di cassazione, nel giugno del 2012,
quasi tutte le accuse erano state ormai in-
validate dalla prescrizione. La sentenza
della corte europea dei diritti umani sotto-
linea inoltre che la legislazione italiana
non prevede il reato di tortura.
Le proteste di Genova restano una pa-
gina nera nella storia del governo
Berlusconi, all’epoca appena insediato. In
particolare molti commentatori hanno evi-
denziato il ruolo avuto dall’allora vicepre-
mier Gianfranco Fini, ex leader del partito
neofascista Msi, presente nella sala opera-
tiva della questura di Genova durante le
proteste. u as
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