1.
Circa due mesi orsono ho ricevuto per posta elettronica questa lettera:
Salve, sono interessato ad aderire alla Lidi. Io e mio figlio di 4 anni siamo introversi e vorrei aiutarlo
a crescere consapevole del suo modo di essere ed evitando i rischi che vengono evidenziati nei suoi
articoli e nel libro.
Kreger Silverman. Mio figlio Leonardo decisamente "visuale spaziale" e nel libro la Silverman
mette in stretta relazione le due cose. Trova qualche riferimento qui:
http://www.visualspatial.org/Articles/power.pdf
La lettera mi ha colpito non solo perch abbastanza raro che un genitore intraprenda per conto
proprio un tragitto conoscitivo per capire meglio la condizione del figlio e allevarlo secondo le sue
linee di tendenza, con un atteggiamento, dunque, implicitamente critico nei confronti
dellinsegnamento tradizionale, che egli intuisce come poco adeguato. Essa rileva giustamente anche
una lacuna del saggio sullintroversione: lo scarso interesse dedicato alle componenti
neuropsicologiche e neurobiologiche di questa singolare condizione. Questi aspetti non potevano
essere affrontati nella cornice di un saggio divulgativo, se non al rischio di appesantirlo. Essi, per,
meriteranno unattenzione ulteriore al fine di giungere ad una definizione pi rispondente alla realt
dello spettro introverso. Un intento del genere gi implicito nella Bozza di Statuto della Lidi,
laddove si fa cenno alla necessit di approfondirne gli aspetti genetici e neuropsicologici.
La lettera consente di fare un primo passo in questa direzione, ponendo il problema del tipo di
intelligenza che funziona negli introversi.
Confesso, intanto, la mia ignoranza. Non conoscevo il libro della Kreger Silverman. Ho letto dunque
attentamente larticolo che mi stato suggerito, e ho consultato il sito sul quale stato pubblicato.
Il lavoro della Kreger Silverman si iscrive nella cornice di un dibattito sullintelligenza che ha matrici
remote. Ponendo tra parentesi il problema sul carattere innato o acquisito dellintelligenza (al quale
dedicher un articolo a parte), c da riconoscere che a tuttoggi, nellambito delle discipline
psicologiche, non esiste una definizione univoca di intelligenza.
Anzich considerare le diverse concezioni che si sono succedute nella storia della psicologia, e che
ancora oggi si mantengono, appare importante, ai fini di questo articolo, accennare ad un problema
che si posto sempre come essenziale: la distinzione tra intelligenza generale e intelligenza
attitudinale.
Lo sviluppo delle tecniche di analisi fattoriale e un approccio pi analitico alle capacit umane, ha
messo ben presto in dubbio il modello di Sperman. In particolare Thurstone negli anni trenta
individua per mezzo di questa tecnica statistica una serie di abilit separate che egli definisce abilit
primarie, tra le quali annovera labilit spaziale, che considera fattori sullo stesso piano e
diversificati solo per lintensit dei rispettivi contributi al compimento della prestazione intellettiva.
Sulla scia di Thurstone, Horn e Cattell hanno distinto cinque fattori di secondo ordine: 1) intelligenza
cristallizzata, che si fonda sulle conoscenze acquisite e organizzate in memoria, 2) intelligenza fluida,
che si fonda sulle capacit che non si basano sulle conoscenze a priori, ma sulla capacit di
ragionamento, 3) un fattore generale di intelligenza visuo-spaziale, 4) un fattore generale di
creativit, che entra in gioco quando necessario scoprire delle soluzioni nuove e originali, 5) un
fattore generale di velocit di reazione.
Howard Gardner ha portato alle estreme conseguenze questo approccio creando la teoria secondo
la quale non si pu parlare di intelligenza, ma di intelligenze al plurale o intelligenze multiple, tra le
quali egli annovera: lintelligenza verbale e linguistica, quella visuo-spaziale, quella logico-
matematica, quella cinestesica, quella musicale, quella interpersonale, quella intrapersonale e quella
naturalistica.
Sulla scorta della teoria di Gardner, c stata una tendenza da parte degli psicologi ad approfondire le
caratteristiche differenziali e la specificit di questi diversi tipi di intelligenza.
Il lavoro della Kreger Silverman rientra in questo ambito: esso infatti totalmente rivolto ad esplorare
lintelligenza visuo-spaziale.
Si tratterebbe di unintelligenza fondata sulle immagini e su una percezione globale della realt, in
gran parte dipendente dallemisfero destro, nettamente differenziata da quella lineare, sequenziale e
analitica (vale a dire incentrata sul dettaglio), attribuibile allemisfero sinistro e alle sue competenze
linguistiche.
Tale tipo di intelligenza sarebbe fortemente rappresentata presso bambini iperdotati, molti dei quali
sono introversi. Essa scrive: Introverts (who gain energy from within themselves rather than from
interaction with others) may or may not be visual-spatial, but visual-spatial learners are very often
introverted. Con ci, penso che oggettivi un dato reale, che riguarda un certo numero di soggetti
introversi.
E del tutto evidente che lintelligenza spazio-visuale ha un intimo rapporto con limmaginazione,
intesa come capacit della mente umana di rappresentare qualcosa in sua assenza.
Il problema del ruolo dellimmaginazione nellattivit mentale umana stato affrontato, nella storia
delle scienze psicologiche, da vari punti di vista, tutti orentati a capire come nascono e si sviluppano
le capacit di creare immagini mentali, e come se ne determinano i contenuti.
Una sintetica ricostruzione dei vari punti di vista pu portarci al cuore del problema.
2.
Anche Piaget e Inhelder (1966) condividono in parte questa distinzione tra rappresentazioni
immaginative e rappresentazioni verbali in termini di concreto/astratto, ma sottolineano come
l'immagine sia essenziale per rappresentare la realt in termini simbolici: essa forma infatti la base
degli schemi mentali su cui si fonda lintero processo di costruzione della conoscenza, dalle forme
pi semplici a quelle pi complesse di simbolizzazione. Le immagini codificate dagli stimoli esterni
vengono assimilate e integrate negli schemi esistenti, ma al tempo stesso le discrepanze tra i nuovi
stimoli e gli schemi pregressi vengono risolte creando nuove immagini e nuovi schemi accomodati
basandosi su di esse.
Dal punto di vista evolutivo, l'immaginazione appare in una prima fase all'et di 18-24 mesi, mentre
il secondo decisivo momento lo stabilirsi delle immagini anticipatorie (6-7 anni) che consentono la
ricostruzione di processi dinamici e la previsione delle conseguenze degli atti. Il non qui e non ora
- presupposto per il pensiero astratto - si basa anche sulla capacit di visualizzare realt non presenti
(visualizzazione anticipatoria nei termini di Piaget e Inhelder). Limmaginazione ha una valenza
simbolica -non direttamente legata alla percezione -che pu riprodurre o anticipare percezioni della
realt esterna, in rapporto allo sviluppo delle attivit operatorie.
Sia Bruner che Piaget condividono, seppur con diverse accentuazioni, l'idea che le immagini siano
specializzate per le rappresentazioni di oggetti ed eventi concreti, mentre il linguaggio interno adatto
a trattare problemi astratti.
Come Paivio (1971) ha fatto rilevare, l'idea di una transizione fra fase iconica e fase simbolica
sottovaluta l'interazione continua tra le due modalit. Contrapporre immagine (concreto) e verbale
(astratto) semplifica la complessit dinamica del rapporto fra queste dimensioni.
Kosslyn (1989) ribadisce come il bambino privilegi la visualizzazione, e la usi nei giochi che
richiedono rappresentazioni mentali su base simbolica o visuo-spaziale (dal compagno immaginario
ai videogames). La cultura in cui il bambino inserito tende a farlo passare ad una prevalenza della
verbalizzazione, sostituendo le immagini mentali con il richiamo di concetti codificati verbalmente.
Un problema inizialmente viene risolto su base visiva, richiamando l'immagine pertinente: alla
domanda i cani hanno quattro zampe? il bambino piccolo risponde associando l'immagine visiva
del cane; pi tardi apprende a registrare l'informazione in forma proposizionale. Si pu cos fare a
meno di tornare al richiamo dell'immagine, a meno che istruzioni specifiche o stimoli particolari non
lo rendano necessario. Lo stesso avviene per altri tipi di problem solving, cui i bambini vengono
addestrati a pensare in termini proposizionali piuttosto che di immagini (torneremo ancora, pi
avanti, sui vantaggi di integrare invece le due modalit).
I problemi aperti nello studio delle immagini mentali da un punto di vista evolutivo sono stati
sintetizzati da Paivio (1991): come si impara a immaginare spontaneamente, e a generare immagini
su specifica richiesta? come si impara a descrivere le immagini interne? qual la natura dei processi
e delle variabili implicati nell'interscambio visivo/verbale, e come essi si originano evolutivamente?
assodato che influiscono le esperienze associative richiedenti sia il linguaggio sia gli aspetti
percettivo-motori (Dilley e Paivio, 1968; Reese, 1970), come questa influenza si articola con
precisione?
Il campo aperto e di rilievo, perch, fino a quando non avremo risposta al tipo di domande sopra
riportate, avremo una comprensione solo inadeguata della natura strutturale e funzionale delle
rappresentazioni mentali (Paivio, 1991). In particolare, solo uno studio accurato delle modalit e
delle forme ottimali di uso delle immagini mentali nei bambini pu consentire ricadute applicative
utili a migliorare attraverso esse l'apprendimento (Kosslyn, 1989).
La costruzione della realt interiore, mediata dalle immagini, si sviluppa quando la mente -grazie alla
maturazione neuronale e allapprendimento - in condizione di cogliere i significati simbolici della
realt esterna: sono le immagini che consentono di anticipare i comportamenti prima di metterli in
atto, e di creare un mondo interiore in cui desideri ed emozioni possono essere tematizzati. Man mano
che lapparato neurologico cresce in complessit, il bambino in grado non solo di creare immagini,
ma di ricreare scene e avvenimenti complessi che ha osservato e combinarli in modi nuovi.
Cominciano a formarsi ricordi fatti non solo di immagini di sequenze di azioni, ma anche di emozioni,
intenzioni e desideri (Greenspan, 1997).
Il passaggio dalla percezione della realt alla sua rappresentazione prima in immagine e quindi in
simbolo interpretabile, nei suoi aspetti emotivo-affettivi, anche in ottica psicodinamica. Loggetto
transizionale nella accezione winnicottiana costituisce una tappa importante di questo passaggio:
forma infatti quellarea intermedia tra realt esterna e vita interiore, che il bambino piccolo pu
consentirsi tra la creativit primaria e la percezione oggettiva basata sul senso di realt (Winnicott,
tr. it. 1974). In essa limmagine mentale gioca un ruolo essenziale, che viene ripreso ogni qual volta
si stabiliscano esperienze di tipo transizionale in epoche successive: quindi anche durante i percorsi
educativi e nel corso di interventi riabilitativi o psicoterapeutici. Il riconoscimento, nella teoria di
Winnicott, di questa potenzialit di immaginazione/invenzione propone un avvio del funzionamento
della mente e unoriginaria formazione del S di tipo estremamente originale: rinviante alla
creativit, a personali costrutti inventivo-esperienziali (Lorenzetti, 1995).
Altra interpretazione psicodinamica di una esperienza in cui luso delle immagini, e dei simboli ad
esse collegati, prende il sopravvento sul linguaggio e il pensiero verbale, quella che gi nel 1952
Kris descriveva come regressione al servizio dellIo: meccanismo attraverso il quale lIo attinge
ma al tempo stesso controlla il processi primari di pensiero (cfr. anche Maslow, 1958). Questa
esperienza alla base di forme di creativit e di espressione artistica derivanti da codificazioni
simboliche, basate prevalentemente su immagini, siano poi esse tradotte in parole o in prodotti
pittorici, plastici, cinematografici: fatto riscontrabile nelle biografie di famosi letterati, pittori e
scultori, architetti, registi, e altre categorie di artisti; ma anche nella produzione scientifica e nella
esperienza clinica ed educativa quotidiana.
3.
Quanto possono essere daiuto questi vari punti di vista nellaffrontare il problema del rapporto tra
introversione e intelligenza visuo-spaziale?
Un primo punto importante verte sul fatto che, nellevoluzione della personalit, la rappresentazione
della realt sotto forma di immagini precede quella della simbolizzazione astratta (verbale). Si tratta
di un passaggio necessario, che non va per considerato arcaico.
In qualunque apparato mentale, la rappresentazione della realt sotto forma di immagini e quella
mediata da simboi astratti convivono e sintrecciano.
Non c da sorprendersi che lintelligenza visuo-spaziale sia particolarmente viva in un certo numero
di introversi, n che essa si associ quasi costantemente allintroversione. Limmaginazione, infatti,
tributaria pi del mondo delle emozioni che di quello della ragione.
Dallarticolo della Silverman facile giungere alla conclusione che lintelligenza visuo-spaziale sia
la causa delliperdotazione introversa. Io ritengo che tale rapporto vada invertito. E liperdotazione,
emozionale e intellettiva di un buon numero di introversi, che si riflette nel dare allintelligenza visuo-
spaziale una dimensione creativa. Tanto vero questo che si danno introversi iperdotati, che eccellono
nei campi dellarte, della musica, della scienza, ecc., ma che sicuramente non sono provvisti di una
particolare intelligenza visuo-spaziale.
Se questo vero, difficile essere daccordo con la previsione della Silverman per cui lintelligenza
visuo-spaziale tender a diventare predominante in un mondo dominato dalle immagini, vale a dire
in un mondo che sta transitando dallegemonia del linguaggio verbale a quello del linguaggio visivo.
La Golden-Age della quale essa parla, nel corso della quale lemisfero destro dovrebbe riconquistare
un ruolo privilegiato rispetto a quello sinistro, mi sembra unillusione prospettica, priva di
fondamento.
Lopposizione dicotomica tra emisfero destro ed emisfero sinistro non pu, infatti, alla luce degli
sviluppi delle neuroscienze, essere confermata. Non solo essi funzionano in intima connessione:
possono valorizzare le loro potenzialit solo in virt di tale connessione.
La civilt delle immagini, cos come si sta definendo in conseguenza dellaffermazione progressiva
dei mass-media televisivi e telematica, usa infatti le immagini stesse non gi per stimolare
limmaginario, ma per veicolare messaggi decifrabili in termini lineari: per esempio, messaggi
pubblicitari o di propaganda politica.
In questo mondo di immagini che si succedono in fretta, con un ritmo vorticoso, e con la funzione
specifica di colpire locchio, non penso che gli introversi in genere, e anche quelli dotati di
intelligenza visuo-spaziale si troveranno pi a loro agio. In quanto tributaria dellimmaginario
emozionale, infatti, quellintelligenza ha una cadenza caratteristicamente lenta, vagamente onirica,
inesorabilmente riflessiva.
Non escludo ovviamente che i soggetti introversi dotati di una spiccata intelligenza visuo-spaziale
possano utilizzare a modo loro, creativamente, il flusso delle immagini che scorre sempre pi
cospicuo nel nostro mondo. Ci avverr per in nome della loro creativit, e non gi sulla base del
valore intrinseco di quel flusso.
4.
Queste mi sembrano alcune riflessioni pertinenti sul problema sollevato dalla Kreger Silverman.
In breve, la sua teoria per alcuni aspetti opinabile. Rimane senzaltro vero il richiamo alla necessit
di riconoscere la dotazione di intelligenza visuo-spaziale come una ricchezza che pu essere
mortificata da una pratica pedagogica e scolastica incentrata sul superamento del potere
dellimmaginazione a favore del linguaggio verbale.
inutile dire che la Lega, via via che entrer in azione, dovr farsi carico, sia teoricamente che
praticamente, anche di problemi di questo genere per evitare che bambini introversi dotati di
intelligenza visuo-spaziale possano essere discriminati e mortificati nelle loro potenzialit di
sviluppo.
Non si tratta certo di un compito semplice, ma, nellottica, intrinseca alla Lega, di una ristrutturazione
della pedagogia a misura delle potenzialit umane, mi sembra ineludibile.
[Luigi Anepeta]