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N.

1547/12 TRD
N. 37999/07 TGNR
N. 7517/07 RG GIP

REPUBBLICA ITALIANA
TRIBUNALE DI MILANO
Sezione XII Penale

Il Tribunale riunito in camera di consiglio nelle persone dei magistrati:

dott. Raffaele Martorelli Presidente


dott. Anna Maria Gerli Giudice relatore ed estensore
dott. Lucia Spagnuolo Vigorita Giudice

sciogliendo la riserva assunta all’esito della udienza camerale del 24.10.2012 , letti gli atti
pervenuti in data 28.9.2012 , ha pronunciato la seguente

ORDINANZA

nel procedimento ex art 310 c.p.p. promosso con atto di impugnazione presentato
personalmente dall'imputato in data 19.9.2012 avverso l’ordinanza in data 17.9.2012 del Gip del
Tribunale di Milano nell’interesse di PURITA ORLANDO nato a San Costantino Calabro il
9.10.1962, attualmente sottoposto alla misura coercitiva della custodia in carcere,
difeso di ufficio dall’Avv. Sortiero Antonio

Con ordinanza in data 17 febbraio 2012 il Gip del Tribunale di Milano applicava all’odierno
appellante la custodia cautelare in carcere in ordine ai seguenti reati:

PURITA Orlando- GIOVANNINI Gianluca - SCATOLINI Stefano:

Capo 1): per il delitto di cui agli articoli 110, 81 cpv., 648 bis, 648 ter, 61 n. 2, C.P.,
art. 7 d.l. 13.05.1991 n. 152, convertito nella legge 12.07.1991 n. 203, perché- in
concorso tra loro e con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso-
ricevevano a più riprese da FACCHINERI Vincenzo e da FACCHINERI Giuseppe
somme di denaro contante per un importo complessivo di almeno 217 mila euro
(di cui almeno 90 mila euro affidati in gestione a PURITA Orlando e GIOVANNINI
Gianluca e la restante cifra di almeno 127 mila euro a PURITA Orlando e
SCATOLINI Stefano), somme provenienti dalle attività criminali (traffico di droga,
1
estorsioni, usura ed altro) gestite dai cugini FACCHINERI, nonché ricevevano a
più riprese altre somme di denaro contante per un ammontare complessivo pari
ad almeno 104 mila euro dal gruppo criminale facente capo a tale “Rocco” di
Seregno (MB) n.m.i. appartenente alla famiglia mafiosa “MANCUSO” di Limbadi
(VV), somme di denaro che provvedevano poi a sostituire (restituendo ai
FACCHINERI il tantundem mediante corresponsione di rate mensili dell’importo
di 13.750,00 euro ognuna), a trasferire (depositandole presso istituti bancari,
alcuni dei quali insistenti presso la Repubblica di San Marino), compiendo in
relazione alle stesse operazioni tali da ostacolare l’identificazione della loro
provenienza delittuosa ed impiegandole nelle operazioni usurarie meglio
descritte nei successivi Capi 2), 3) e 4) dell’imputazione, somme di denaro di cui
PURITA, GIOVANNINI e SCATOLINI conoscevano chiaramente la provenienza
delittuosa.
Con l’aggravante prevista dall’art. 7 d.l. 13.05.1991 n. 152, convertito nella l.
12.07.1991 n. 203, avendo utilizzato nel perfezionamento delle operazioni di
riciclaggio e di usura metodi tipicamente mafiosi, consistiti in particolare
nell’avvalersi, per la riscossione dei crediti, della “fama criminale” acquisita dai
cugini FACCHINERI appartenenti all’organizzazione criminale denominata
‘ndrangheta e conseguentemente della forza intimidatrice promanante dalla
medesima organizzazione criminale e dei vincoli di soggezione ed omertà da
essa derivanti ed avendo agito, inoltre, con la chiara finalità di agevolare l’attività
della stessa associazione mafiosa cui FACCHINERI Vincenzo e FACCHINERI
Giuseppe appartengono, consentendo agli stessi di “riciclare” una porzione del
denaro sporco derivante dalle loro attività criminali.
Con l’aggravante, infine, di avere commesso il fatto al fine di eseguire il delitto di
usura di cui al successivo Capo 2).
In Milano, Trezzano sul Naviglio (MI) e altrove, negli anni 2007 e 2008.

PURITA Orlando- GIOVANNINI Gianluca:

Capo 2): del delitto di cui agli articoli 110, 81 cpv., 644, primo e secondo comma,
C.P. art. 7 d.l. 13.05.1991 n. 152, convertito nella legge 12.07.1991 n. 203, perché-
in concorso tra loro e con il finanziatore indicato come “Rocco” di Seregno (MI)
n.m.i., con più azioni di un medesimo disegno criminoso- si facevano dare e
promettere da un cliente indicato come “l’Amico del Vecchietto” n.m.i., in
corrispettivo del prestito erogato a questo ultimo in data 18.06.2008 della
somma in contanti di 40 mila euro, interessi nella misura del 20% mensile da
ritenersi usurari in quanto superiori ai limiti fissati dalla legge, ai sensi dell’art.
644, comma terzo, C.P. in relazione agli articoli 2 e 3 della legge 07.03.1996 n.
108. Ed inoltre si facevano dare e promettere dal cliente indicato come “il
Vecchietto” n.m.i., a fronte del prestito di 20 mila euro erogato a suo favore in
data 29.08.2008, interessi usurari calcolati con il tasso di interesse del 20% su
base mensile sopra indicato.
Con l’aggravante prevista dall’art. 7 d.l. 13.05.1991 n. 152, convertito nella l.
12.07.1991 n. 203, avendo utilizzato nel perfezionamento delle operazioni di
usura metodi tipicamente mafiosi, consistiti in particolare nell’avvalersi, per la
riscossione dei crediti, della “fama criminale” acquisita dai cugini FACCHINERI
appartenenti all’organizzazione criminale denominata ‘ndrangheta e
conseguentemente della forza intimidatrice promanante dalla medesima
organizzazione criminale e dei vincoli di soggezione ed omertà da essa derivanti.
In San Giovanni Persiceto (BO) e altrove, in data 18.06.2008, 29.08.2008 e
successivamente.

FACCHINERI Vincenzo - FACCHINERI Giuseppe - PURITA Orlando- GIOVANNINI


Gianluca:

2
Capo 3): del delitto di cui agli articoli 110, 644, primo e secondo comma, C.P., art. 7
d.l. 13.05.1991 n. 152, convertito nella legge 12.07.1991 n. 203, perché- in
concorso tra loro - agendo FACCHINERI Vincenzo e FACCHINERI Giuseppe quali
materiali finanziatori, PURITA Orlando e GIOVANNINI Gianluca in qualità di
mediatori, si facevano dare e promettere da STRANO Pierangelo alias “Piero il
Macellaio”, nato a Seregno (MB) il 03.07.1949, residente a Macherio (MB) via del
Donatore n. 20 int. 1 (che, alla data del 18.07.2008, aveva maturato un debito
superiore ai 10 mila euro), in corrispettivo di prestiti di denaro contante erogati a
più riprese a favore di questo ultimo, interessi nella misura del 20% su base
mensile (tasso di cui il 15% spettava ai cugini FACCHINERI erogatori iniziali delle
somme ed il restante 5% ai mediatori PURITA e GIOVANNINI), interessi da
ritenersi usurari in quanto superiori ai limiti fissati dalla legge, ai sensi dell’art.
644, comma terzo, C.P. in relazione agli articoli 2 e 3 della legge 07.03.1996 n.
108.
Con l’aggravante prevista dall’art. 7 d.l. 13.05.1991 n. 152, convertito nella l.
12.07.1991 n. 203, avendo utilizzato nel perfezionamento delle operazioni di
usura metodi tipicamente mafiosi, consistiti in particolare nell’avvalersi, per la
riscossione dei crediti, della “fama criminale” acquisita dai cugini FACCHINERI
appartenenti all’organizzazione criminale denominata ‘ndrangheta e
conseguentemente della forza intimidatrice promanante dalla medesima
organizzazione criminale e dei vincoli di soggezione ed omertà da essa derivanti.
In Milano, Trezzano sul Naviglio (MI) e altrove, negli anni 2007 e 2008.

FACCHINERI Vincenzo - FACCHINERI Giuseppe - PURITA Orlando- SCATOLINI


Stefano:

Capo 4): del delitto di cui agli articoli 110, 81 cpv., 644, primo e secondo comma,
C.P., art. 7 d.l. 13.05.1991 n. 152, convertito nella legge 12.07.1991 n. 203,
perché- in concorso tra loro e con più azioni di un medesimo disegno criminoso-
agendo FACCHINERI Vincenzo e FACCHINERI Giuseppe quali materiali
finanziatori, PURITA Orlando e SCATOLINI Stefano in qualità di mediatori, si
facevano dare e promettere da ZANZI Massimo, nato a Busto Arsizio (VA) il
15.09.1963, residente a Rescaldina (MI) via Trieste n. 3/TE (che, alla data del
26.07.2008, aveva maturato un debito di 37 mila euro), D’ARINO Pasquale alias “il
Nano”, nato a Senise (PZ) il 07.09.1955, residente a Busto Garolfo (MI) via G.
Carducci n. 6 (che, alla data del 26.07.2008, aveva maturato un debito di 85 mila
euro) e da tale “Pasquale” detto “il Morto” n.m.i., in corrispettivo di prestiti di
denaro contante erogati a più riprese a favore di questi clienti, interessi nella
misura tendenziale del 20% su base mensile (tasso di cui il 15% spettava ai
cugini FACCHINERI erogatori iniziali delle somme ed il restante 5% ai mediatori
PURITA e GIOVANNINI), interessi da ritenersi usurari in quanto superiori ai limiti
fissati dalla legge, ai sensi dell’art. 644, comma terzo, C.P. in relazione agli
articoli 2 e 3 della legge 07.03.1996 n. 108.
Con l’aggravante prevista dall’art. 7 d.l. 13.05.1991 n. 152, convertito nella l.
12.07.1991 n. 203, avendo utilizzato nel perfezionamento delle operazioni di
usura metodi tipicamente mafiosi, consistiti in particolare nell’avvalersi, per la
riscossione dei crediti, della “fama criminale” acquisita dai cugini FACCHINERI
appartenenti all’organizzazione criminale denominata ‘ndrangheta e
conseguentemente della forza intimidatrice promanante dalla medesima
organizzazione criminale e dei vincoli di soggezione ed omertà da essa derivanti.
In Milano, Trezzano sul Naviglio (MI) e altrove, negli anni 2007 e 2008.

FACCHINERI Vincenzo - FACCHINERI Giuseppe - PURITA Orlando - SCATOLINI


Stefano:

3
Capo 6): del delitto di cui agli articoli 110, 81 cpv., 629, primo e secondo comma,
in relazione all’art. 628, terzo comma nn. 1) e 3), C.P., art. 7 d.l. 13.05.1991 n. 152,
convertito nella legge 12.07.1991 n. 203, perché- in concorso tra loro e con più
azioni di un medesimo disegno criminoso- agendo PURITA Orlando e
SCATOLINI Stefano su incarico e per conto di FACCHINERI Vincenzo e
FACCHINERI Giuseppe, mediante ripetute minacce di morte e di ritorsioni ai
danni di familiari, costringevano D’ARINO Pasquale alias “il Nano”, nato a Senise
(PZ) il 07.09.1955, residente a Busto Garolfo (MI) via G. Carducci n. 6, a restituire
l’importo di 85 mila euro di cui questo ultimo era rimasto debitore a seguito della
erogazione dei prestiti usurari meglio indicati nel capo 3) che precede, mediante
corresponsione di rate mensili di 5 mila euro ciascuna. Ed inoltre costringevano
ZANZI Massimo, nato a Busto Arsizio (VA) il 15.09.1963, residente a Rescaldina
(MI) via Trieste n. 3/TE, a restituire il debito di 37 mila euro maturato a seguito
della concessione di precedenti prestiti usurari, mediante corresponsione di rate
mensili di 3 mila euro, così procurandosi l’ingiusto profitto di percepire somme
fondate su una causale illecita, con pari danno patrimoniale per gli stessi
D’ARINO e ZANZI.
Con le aggravanti di avere commesso il fatto in più persone riunite, da persone
(FACCHINERI Vincenzo e FACCHINERI Giuseppe) che appartengono
all’associazione criminale mafiosa denominata ‘ndrangheta e con l’aggravante
prevista dall’art. 7 d.l. 13.05.1991 n. 152, convertito nella l. 12.07.1991 n. 203,
avendo utilizzato nel perfezionamento delle operazioni di estorsione metodi
tipicamente mafiosi, consistiti in particolare nell’avvalersi, per la riscossione dei
crediti, della “fama criminale” acquisita dai cugini FACCHINERI appartenenti
all’organizzazione criminale denominata ‘ndrangheta e conseguentemente della
forza intimidatrice promanante dalla medesima organizzazione criminale e dei
vincoli di soggezione ed omertà da essa derivanti.
In Legnano (MI) e altrove, in data 26.07.2008 (data delle minacce) ed in epoca
successiva e prossima (data delle corresponsioni delle rate mensili).

FACCHINERI Vincenzo - FACCHINERI Giuseppe - PURITA Orlando:

Capo 7): del delitto di cui agli articoli 110, 629, primo e secondo comma, in
relazione all’art. 628, terzo comma nn. 1) e 3), C.P., art. 7 d.l. 13.05.1991 n. 152,
convertito nella legge 12.07.1991 n. 203, perché- in concorso tra loro - mediante
minacce di morte e ritorsioni ai danni di familiari e violenze consistite nello
sferrargli calci e pugni, costringevano BELLINATO Albano Bruno alias “Ciccio”,
nato a Gallarate (VA) il 06.06.1966, residente a Varese via Nicolini n. 2 (al quale
erano stati erogati prestiti in denaro contante proveniente dai cugini
FACCHINERI ed erano state vendute dagli stessi due autovetture, per la
precisione una BMW modello X5 targata DL*325*PD ed una Volkswagen modello
TOUAREG targata CV*925*XW, che questo ultimo non aveva regolarmente
pagato, e che, alla data del 17.09.2008, aveva maturato un debito pari a 148 mila
euro) a restituire mediante corresponsione di rate di 1.000- 2.000 euro al mese la
somma dovuta ai FACCHINERI comprensiva di interessi usurari così
procurandosi l’ingiusto profitto di percepire somme fondate su una causale
illecita (prestiti usurari), con pari danno patrimoniale per lo stesso BELLINATO
Albano Bruno.
Con le aggravanti di avere commesso il fatto in più persone riunite, da persone
(FACCHINERI Vincenzo e FACCHINERI Giuseppe) che appartengono
all’associazione criminale mafiosa denominata ‘ndrangheta e con l’aggravante
prevista dall’art. 7 d.l. 13.05.1991 n. 152, convertito nella l. 12.07.1991 n. 203,
avendo utilizzato nel perfezionamento delle operazioni di estorsione metodi
tipicamente mafiosi, consistiti in particolare nell’avvalersi, per la riscossione dei
crediti, della “fama criminale” acquisita dai cugini FACCHINERI appartenenti

4
all’organizzazione criminale denominata ‘ndrangheta e conseguentemente della
forza intimidatrice promanante dalla medesima organizzazione criminale e dei
vincoli di soggezione ed omertà da essa derivanti.
In Varese, Milano e Trezzano sul Naviglio (MI), in data 29.09.2008 ed in epoca
successiva e prossima.

PURITA Orlando- GIOVANNINI Gianluca:

Capo 8): del delitto di cui agli articoli 110, 81 cpv., 640, primo e secondo comma n.
2), c.p., perché- in concorso tra loro e con più azioni di un medesimo disegno
criminoso- GIOVANNINI Gianluca in qualità di “broker” del settore nautico
avendo individuato il soggetto da truffare nell’imprenditore LOLLI Giulio, nato a
Bologna il 28.04.1965, residente a Bologna via Galliera n. 24, rappresentante
legale della società “Rimini Yacht Spa”, esercente il commercio all’ingrosso di
imbarcazioni da diporto, con sede a Bologna via Galliera n. 24, ed avendo
messo in contatto questo ultimo con il suo socio PURITA Orlando; PURITA,
essendosi attribuito in occasione degli incontri e dei contatti telefonici con
LOLLI Giulio le false generalità ed il falso stato di Capitano Silvio MORABITO
appartenente alla Guardia di Finanza di Roma, mediante artifici e raggiri
consistiti nel prospettare a LOLLI Giulio che erano prossimi a scattare controlli,
verifiche fiscali ed attività di indagine da parte della Guardia di Finanza nei
confronti della società e delle imprese amministrate dallo stesso LOLLI ed
offrendo a questo ultimo la loro “protezione” consistente nella millantata
capacità di intervenire per bloccare tali possibili interventi o attività di indagine
della stessa Guardia di Finanza, inducendolo così in errore, si facevano
consegnare dallo stesso LOLLI Giulio, in due distinte occasioni, una somma
complessiva pari a 160 mila euro, procurandosi in tale modo un ingiusto profitto
patrimoniale con pari danno per la persona offesa.
Con l’aggravante di avere commesso la truffa ingenerando nella persona offesa
LOLLI Giulio il timore di un pericolo immaginario circa possibili imminenti
verifiche ed attività di indagine della Guardia di Finanza nei riguardi delle sue
imprese ed attività economiche.
In Milano, Bologna e Rimini, in epoca antecedente e prossima al 26.05.2008.

PURITA Orlando- GIOVANNINI Gianluca:

Capo 9): del delitto di cui agli articoli 110, 81 cpv., 640, primo e secondo comma n.
2), c.p., perché- in concorso tra loro e con più azioni di un medesimo disegno
criminoso- GIOVANNINI Gianluca in qualità di “broker” del settore nautico
avendo individuato il soggetto da truffare nell’imprenditore LOLLI Giulio, nato a
Bologna il 28.04.1965, residente a Bologna via Galliera n. 24, rappresentante
legale della società “Rimini Yacht Spa”, esercente il commercio all’ingrosso di
imbarcazioni da diporto, con sede a Bologna via Galliera n. 24, ed avendo
messo in contatto questo ultimo con il suo socio PURITA Orlando; PURITA,
essendosi attribuito in occasione degli incontri e dei contatti telefonici con
LOLLI Giulio le false generalità ed il falso stato di Capitano Silvio MORABITO
appartenente alla Guardia di Finanza di Roma, mediante artifici e raggiri
consistiti nel fornire a LOLLI Giulio, che aveva in corso trattative con il suo socio
MICCOLI Paolo, nato a Bologna il 14.09.1963, residente a Bologna via Todaro n.
2, per l’acquisto delle azioni di proprietà di questo ultimo della società “Rimini
Yacht Spa”, informazioni “riservate” estrapolate dal CED della Banca Dati SDI
del Ministero dell’Interno in uso esclusivo alle Forze di Polizia, provenienti- a
loro dire- da non meglio precisati appartenenti alla Guardia di Finanza, e nel
promettere a LOLLI Giulio un loro intervento finalizzato a mitigare le pretese di
MICCOLI Paolo sul prezzo di vendita delle sue azioni, si facevano consegnare, in
due distinte occasioni, da LOLLI Giulio somme di denaro contante, e

5
precisamente in data 28.05.2008 una somma pari a 20 mila euro e
successivamente in data 29.07.2008 un’ulteriore somma di 50 mila euro,
procurandosi in tale modo un ingiusto profitto patrimoniale con pari danno per
complessivi 70 mila euro con pari danno patrimoniale per la persona offesa.
Con l’aggravante di avere commesso la truffa ingenerando nella persona offesa
LOLLI Giulio il timore di un pericolo immaginario circa possibili interventi da
parte della Guardia di Finanza.
In Milano, Bologna e Rimini, nelle date del 28.05.2008 e del 29.07.2008.

PURITA Orlando- GIOVANNINI Gianluca:

Capo 10): del delitto di cui agli articoli 110, 81 cpv., 321, in relazione all’art. 319, 61
n. 2, c.p., perché- in concorso tra loro e con più azioni esecutive di un medesimo
disegno criminoso- davano a più riprese al Vice Brigadiere RUSSO Salvatore,
appartenente all’Arma dei Carabinieri, e quindi pubblico ufficiale, la somma
complessiva di 15 mila euro in cambio dei dati e delle informazioni “riservate”
estrapolate da questo ultimo dal CED della Banca Data SDI del Ministero
dell'Interno in uso esclusivo alle Forze di Polizia sul conto di MICCOLI Paolo,
nato a Bologna il 14.09.1963, residente a Bologna via Todaro n. 2, e di altri
soggetti non meglio individuati.
Con l’aggravante di avere commesso il fatto al fine di eseguire il delitto di truffa
ai danni di LOLLI Giulio meglio evidenziato nel Capo che precede.
In Milano e Monza, dal mese di gennaio 2008 e sino al 09.06.2008.

PURITA Orlando- GIOVANNINI Gianluca- RUSSO Salvatore alias “Paolo”:

Capo 12): del delitto di cui agli articoli 110, 81 cpv., C.P., 12, primo comma, in
relazione agli articoli 9, terzo comma, e 6, lett. a), legge 01.04.1981 n. 121, 61 n. 2,
c.p., perchè- in concorso tra loro e con più azioni esecutive di un medesimo
disegno criminoso- RUSSO Salvatore alias “Paolo” operando in qualità di
pubblico ufficiale quale Vice Brigadiere appartenente all’Arma dei Carabinieri, in
servizio presso il Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri
di Monza, facevano uso e comunicavano all'esterno dati ed informazioni
“riservate” contenuti nel CED della Banca Dati SDI del Ministero dell'Interno in
violazione del divieto assoluto di utilizzazione degli stessi dati per scopi diversi
da quelli di tutela dell'ordine, della sicurezza pubblica e di prevenzione e
repressione della criminalità, dati ed informazioni concernenti MICCOLI Paolo,
nato a Bologna il 14.09.1963, residente a Bologna via Todaro n. 2, che RUSSO
Salvatore estrapolava dalla citata Banca Dati e forniva a PURITA Orlando e
GIOVANNINI Gianluca, i quali li utilizzavano per la perpetrazione di truffe.
Con l’aggravante di avere commesso il reato per eseguire i delitti di truffa e di
corruzione di cui ai precedenti Capi 9) e 11).
In Milano e Monza, dal mese di gennaio 2008 e sino al 09.06.2008.

Il delitto di cui al Capo 12) non consente l’applicazione di misure cautelari e


viene qui riportato a soli fini contestativi.

PURITA Orlando- GIOVANNINI Gianluca- RUSSO Salvatore alias “Paolo”:

Capo 13): del delitto di cui agli articoli 110, 640, primo e secondo comma n. 2), c.p.,
perché- in concorso tra loro - GIOVANNINI Gianluca in qualità di “broker” del
settore nautico avendo individuato i soggetti da truffare negli imprenditori LOLLI
Giulio, nato a Bologna il 28.04.1965, residente a Bologna via Galliera n. 24,
rappresentante legale della società “Rimini Yacht Spa”, esercente il commercio
all’ingrosso di imbarcazioni da diporto, con sede a Bologna via Galliera n. 24, e
6
GUIDI Marziano, nato a Carpegna (PS) il 01.03.1952, residente nella Repubblica di
San Marino via Giovanni Baronio n. 11/B, direttore della società “FINCOMPANY
SA”, segretario “ASSOFIN” (Associazione Fiduciarie e Finanziarie della
Repubblica di San Marino) e consigliere della “Euro Commercial Bank Spa”, tutte
con sede legale nella Repubblica di San Marino, ed avendo messo in contatto
questi ultimi con il suo socio PURITA Orlando; PURITA, essendosi attribuito in
occasione degli incontri e dei contatti telefonici con GUIDI Marziano le false
generalità ed il falso stato di Capitano Silvio MORABITO appartenente alla
Guardia di Finanza di Roma, mediante artifici e raggiri consistiti nel prospettare
a GUIDI Marziano che erano prossimi a scattare controlli, verifiche fiscali ed
attività di indagine da parte della Guardia di Finanza nei confronti della società e
delle imprese amministrate e comunque riconducibili allo stesso GUIDI ed
offrendo a questo ultimo la loro “protezione” consistente nella millantata
capacità di intervenire per bloccare tali possibili interventi o attività di indagine
della stessa Guardia di Finanza, inducendolo così in errore, si facevano
consegnare da GUIDI Marziano e da LOLLI Giulio (che operava in qualità di
amico e socio di GUIDI Marziano) una somma in denaro contante pari a 100 mila
euro, procurandosi in tale modo un ingiusto profitto patrimoniale con pari danno
per le persone offese. RUSSO Salvatore alias “Paolo”, Vice Brigadiere
appartenente all’Arma dei Carabinieri in servizio presso il NOR della Compagnia
Carabinieri di Monza, per avere partecipato ad un incontro in data 19.05.2008 con
GUIDI Marziano, nel quale aveva avallato l’attribuzione in capo a PURITA Orlando
del falso stato di appartenente alla Guardia di Finanza.
Con l’aggravante di avere commesso la truffa ingenerando nella persona offesa
LOLLI Giulio il timore di un pericolo immaginario circa possibili interventi da
parte della Guardia di Finanza.
In Milano, Bologna e Rimini, in data 18.06.2008.

PURITA Orlando- GIOVANNINI Gianluca- ZANOTTI Graziella:

Capo 14): del delitto di cui agli articoli 110, 81 cpv., 640, primo e secondo comma
n. 2), c.p., perché- in concorso tra loro e con più azioni esecutive di un
medesimo disegno criminoso- GIOVANNINI Gianluca in qualità di “broker” del
settore nautico avendo individuato il soggetto da truffare nell’imprenditore
COZZANI Maurizio, nato a La Spezia il 18.03.1960, residente a Sarzana (SP)
vicolo Turì n. 3, legale rappresentante della società “Light House Y. B. & C. srl”,
con sede a La Spezia viale S. Bartolomeo n. 711, società esercente l’attività di
cantiere navale, ed avendo messo in contatto questo ultimo con il suo socio
PURITA Orlando; PURITA, essendosi attribuito in occasione degli incontri e dei
contatti telefonici con COZZANI Maurizio le false generalità ed il falso stato di
Capitano Silvio MORABITO appartenente alla Guardia di Finanza di Roma,
mediante artifici e raggiri consistiti nel prospettare a COZZANI Maurizio che
erano prossimi a scattare controlli, verifiche fiscali ed attività di indagine da
parte della Guardia di Finanza nei confronti della società e delle imprese
amministrate e comunque riconducibili allo stesso COZZANI, ed offrendo a
questo ultimo la loro “protezione” consistente nella millantata capacità di
intervenire per bloccare tali possibili interventi o attività di indagine della stessa
Guardia di Finanza, inducendolo così in errore, si facevano consegnare da
COZZANI Maurizio, in due distinte occasioni, e precisamente, in data 15.02.2008,
la somma di 60 mila euro ed, in data 30.09.2008, l’ulteriore somma di 40 mila
euro, somma questa ultima che COZZANI versava con un bonifico bancario
effettuato dalla società collegata “Tecnomar srl” a favore della società “Golden
Sea srl” amministrata da ZANOTTI Graziella, moglie di GIOVANNINI Giampaolo,
procurandosi in tale modo un ingiusto profitto patrimoniale dell’importo
complessivo pari a 100 mila euro con pari danno per le persone offese.

7
Con l’aggravante di avere commesso la truffa ingenerando nella persona offesa
COZZANI Maurizio il timore di un pericolo immaginario circa possibili interventi
da parte della Guardia di Finanza.
In Milano, Bologna e La Spezia, nelle date del 15.02.2008 e del 30.09.2008.

PURITA Orlando- GIOVANNINI Gianluca- RUSSO Salvatore- ZANOTTI Graziella:

Capo 15): del delitto di cui agli articoli 110, 81 cpv., 494, 61 n. 2, c.p, perché- in
concorso tra loro e con più azioni di un medesimo disegno criminoso, al fine di
procurarsi un vantaggio e di recare ad altri un danno ed allo scopo di portare a
compimento le truffe aggravate meglio descritte nei precedenti Capi 8), 9), 13) e
14) dell’imputazione - inducendo in errore LOLLI Giulio, GUIDI Marziano e
COZZANI Maurizio (sopra compiutamente generalizzati), attribuivano a PURITA
Orlando il nome e lo stato falsi del Capitano Silvio MORABITO, appartenente alla
Guardia di Finanza di Roma.
In Milano, Bologna, La Spezia ed altrove, a fare data dal mese di gennaio 2008 e
sino al 29.09.2008.

Il delitto di cui al Capo 15) non consente l’applicazione di misure cautelari e


viene qui riportato a soli fini contestativi.

Evidenziava innanzitutto il Gip che dagli atti trasmessi dal PM costituiti, in particolare dalle
informative di pg e dai ponderosi allegati comprensivi di tutti gli atti relativi alle intercettazioni
telefoniche e ambientali, ai servizi di osservazione pedinamento e controllo, agli atti reali a
sorpresa, alle dichiarazioni assunte in sede di sommarie informazioni testimoniali e agli atti degli
altri procedimenti penali acquisiti indicati dettagliatamente nell’indice allegato alla richiesta
coercitiva era emerso l’esperimento di una proficua attività investigativa avente inizialmente ad
oggetto le imprese criminali di alcuni esponenti della cosca mafiosa della ‘ndrangheta, ossia
dell’articolazione familiare, o ‘ndrina, dei FACCHINERI, nonché le ricerche del latitante Vincenzo
FACCHINERI.
Peraltro, sia Vincenzo che Giuseppe FACCHINERI risultavano già pregiudicati per gravi delitti
sopratutto inerenti al traffico di stupefacenti e pure al momento indagati per altri reati.
Gli esiti immediati della indagine si erano rivelati particolarmente proficui, soprattutto, per le
attività di gestione dei flussi finanziari ossia di riciclaggio, in una prima fase, e reimpiego, in una
distinta e successiva, del denaro provento delle attività criminali primarie dei FACCHINERI, ma
anche, di un altro sodalizio della ‘ndrangheta, ossia della ‘ndrina dei MANCUSO di Limbadi in
provincia di Vibo Valentia.
L’avvio investigativo aveva tratto origine sia dalle ricerche dell’allora latitante Vincenzo
FACCHINERI, sia dalle attività criminali specifiche della omonima ‘ndrina con particolare sviluppo
in ordine all’attività di sterilizzazione e, sostanzialmente, ripulitura dei proventi economici delle
attività principali del commercio in grande stile degli stupefacenti e del traffico di armi.
Attività, volte, da un lato, a far disperdere le tracce dell’origine delittuosa attraverso tutte le
operazioni descritte in ordinanza, rivolgendosi anzi a soggetti terzi rispetto all’organizzazione

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criminale vera e propria e deputati, quindi, in veste di extranei, a tale particolare compito, dall’altro
lato, al successivo e distinto riutilizzo a fine di lucro tramite investimenti di varia natura.
Il tutto al chiaro scopo di garantire i risultati e, quindi, l’esistenza stessa dell’associazione criminale
impedendo che eventuali indagini consentissero di acquisire le prove delle attività, soprattutto
primarie, provocando la scompaginazione della stessa, nonché alimentando oltre modo il sodalizio,
moltiplicandone i profitti.
Grazie ai successivi, sia temporalmente sia fenomenicamente e programmaticamente, investimenti
di quei proventi, già sterilizzati attraverso la distinta attività di riciclaggio, il sodalizio criminale
aveva potuto oltremodo lucrare traendo nuova linfa, vuoi da attività del tutto lecite, come
investimenti su titoli, contratti bancari vari , vuoi da attività illecite, ma in grado di moltiplicare in
modo esponenziale i profitti, quali il prestito ad usura, operazioni truffaldine varie, le quali, per loro
stessa natura, avevano dato vita ad ulteriori reati , quali le estorsioni.
La complessa e articolatissima indagine ha avuto, quindi, ad oggetto i reati derivati, come il
riciclaggio e il reimpiego, presupponenti quelli antecedenti commessi dal sodalizio criminale che a
bella posta aveva affidato i capitali da sterilizzare, prima, e investire, successivamente, a soggetti,
pur collaterali e ovviamente di fiducia, nondimeno non inseriti all’interno della compagini criminali
organizzate, ossia delle specifiche cosche che li avevano illecitamente ottenuti.
Indi, delineato il contesto in cui risultavano ordinariamente operare i FACCHINERI, con particolare
riguardo ai rapporti con le famiglie alleate, ossia con le cosche o ‘ndrine al momento alleate, quali
quelle dei PESCE e dei BELLOCCO, le indagini relative ai flussi finanziari provento delle attività
criminali primarie dei FACCHINERI, soprattutto, erano state incentrate sui rapporti con
l’imprenditore bresciano Luca SIRIANI e con la società commerciale nel settore del noleggio di
auto, CARGO RENT di Milano.
Poi, il dipanarsi delle acquisizioni investigative aveva rivelato che i FACCHINERI per il riciclaggio,
si erano avvalsi dei due soci Orlando PURITA, calabrese di stanza a Milano, e Gianluca
GIOVANNINI, bolognese di stanza nel modenese, broker nel settore nautico e titolare di diversi
rapporti bancari all’interno della Repubblica di San Marino. Gli stessi soggetti, poi, autonomamente
e successivamente rispetto alla precedente attività, avevano provveduto ad investire le somme
commettendo il distinto reato di reimpiego di quel capitale riciclato.
Del resto, costoro si erano rivelati riciclatori professionisti tanto da servire, allo stesso scopo,
anche un’altra cosca, quella dei MANCUSO.
Le indagini, grazie alle conversazioni captate e a taluni decisivi sequestri, avevano consentito di
accertare, in capo a tali riciclatori, la piena consapevolezza dell’origine delittuosa dei capitali loro
affidati dalle due rispettive ‘ndrine.
Gli impieghi successivi, ossia gli investimenti, erano stati diversificati e, quanto agli impieghi a tassi
usurari, i FACCHINERI, o erano intervenuti direttamente sui debitori finali, sottoponendoli a
minacce o a condotte estorsive, o anche, con le medesime modalità, sui riciclatori, reputandoli
garanti delle somme erogate come dei veri e propri prestiti altamente remunerativi.
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Peraltro, circa il reimpiego dei capitali, per lo più sterilizzati, di provenienza dall’attività delittuosa
delle ‘ndrine, era emersa una collaterale attività criminale dei due riciclatori PURITA e
GIOVANNINI, questa volta autonoma e affrancata da legami con i FACCHINERI o con i
MANCUSO.
In particolare, si era accertata una notevole serie di truffe in danno di imprenditori, in particolare nel
settore nautico, capziosamente irretiti millantando qualità e capacità di intervento presso la guardia
di Finanza per evitare o neutralizzare fantomatiche verifiche fiscali.
A dimostrazione della spiccatissima capacità criminale dei due riciclatori e, soprattutto, della
inquietante versatilità dimostrata mentre erano sottoposti ad indagine per le attività illecite relative
ai flussi finanziari provenienti dalle due cosche della ‘ndrangheta, il PURITA e il GIOVANNINI si
erano dimostrati in grado di allestire una messinscena tanto sofisticata da corrompere con una
certa continuità un carabiniere, il RUSSO, dal quale avevano potuto attingere le preziose
informazioni dalle banche dati in uso alle forze di polizia per utilizzarle in danno degli imprenditori
vittime dell’attività truffaldina.

Con istanza del 3.9.2012 l'imputato personalmente ha avanzato istanza di scarcerazione per
decorrenza dei termini , chiedendo in subordine la revoca della custodia cautelare e la sostituzione
con gli arresti domiciliari. Contestava genericamente la sussistenza dell'aggravante di cui all'art. 7 ,
dichiarava di ammettere tutte le truffe, “chiedeva di riprendere in considerazione l'ordinanza con
riferimento al capo 5)” e ed assumendo che lo “infastidiva” il capo 7) non essendo persona
violenta.
Deduceva poi di voler stare vicino alla propria moglie, ai tre figli ed alle due nipotine, volendo
riscattarsi come marito, padre e nonno
Rilevava l'insussistenza del pericolo di fuga e del pericolo di inquinamento probatorio, ed
affermava di avere già avuto in passato sia gli arresti domiciliari che la detenzione domiciliare
sempre rispettando le prescrizioni impostegli.

Con ordinanza del 17.9.2012 il Gip respingeva l'istanza difensiva rilevando che fosse basata su
mere deduzioni difensive che non scalfivano il grave quadro cautelare ed indiziario già ravvisato.

Avverso il suddetto provvedimento proponeva appello personalmente l'imputato deducendo


l'attenuazione delle esigenze cautelari, affermando che avrebbe prodotto tutto quanto necessario a
chiarire la sua posizione processuale.
Alla odierna udienza compariva personalmente il solo imputato che ribadiva la sua estraneità a
parte dei delitti contestati e insisteva nell’istanza di sostituzione della misura in essere con quella
degli arresti domiciliari.

Il tribunale ritiene che l’ordinanza impugnata debba essere confermata.


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Premesso che per il principio devolutivo dell’appello sono sottoposte a questo Collegio solo le
questioni concernenti il quadro cautelare avendo con l’atto d’appello l’imputato affermato
solamente l’attenuazione del quadro cautelare, rileva ed osserva il Collegio che pare adeguata alla
salvaguardia delle esigenze cautelari la sola misura in essere, che tra l’altro è resa obbligatoria
dalla contestazione dell’aggravante di cui all’art. 7 d.l. 13.5.91 n. 152
A fronte della estrema gravità dei fatti e della personalità del Purita così quale si evince dal
materiale probatorio in atti e dal suo certificato penale che da conto di plurime e molteplici
condanne per ricettazioni e per detenzione e cessione illecite di sostanze stupefacenti continuate
in concorso, è quanto mai immanente e concreto il pericolo di recidivanza.
Si è trattato infatti di condotte prolungate e reiterate nel tempo da parte di persone che hanno agito
nella quotidianità e per scelta di vita nell’ambito di un vasto e pericolosissimo ambiente
delinquenziale di stampo mafioso con contatti duraturi e ben ramificati.
Il tema della proporzionalità della misura di cui si chiede il riesame è radicalmente superato dalla
presunzione legale di adeguatezza esclusiva della misura custodiale secondo il disposto dell’art.
275 c.p.p. 3° comma.
Peraltro il Purita si è limitato ad affermare semplicemente l’attenuazione del quadro cautelare
senza addurre motivo alcuno e Purita è stato rinviato a giudizio anche per altri reati, quali la
cessione continuata di stupefacenti a Russo, che non erano stati contestati con la misura
impositiva, a conferma di una proclività a delinquere non comune.
L’ordinanza impugnata deve dunque essere confermata
Alla decisione del Tribunale consegue la condanna dell’appellante al pagamento delle spese
processuali.

P.Q.M.

Rigetta l’appello e conferma la impugnata ordinanza


Condanna l’appellante al pagamento delle spese processuali
Manda alla Cancelleria per gli adempimenti di rito

Milano 24 ottobre 2012

Il Giudice estensore relatore Il Presidente

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