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TEMA

Scrivi un racconto a sfondo storico ambientato in uno dei momenti cruciali della
storia contemporanea, quello della caduta del muro di Berlino. Il testo sarà a letto
ad una mostra del 900 organizzata dalla tua scuola.
Il 9 novembre 1989 il governo della Germania est annunciò che le visite Berlino
ovest nella Germania occidentale sarebbero state permesse; Subito dopo molti
cittadini della Germania orientale si arrampicarono sul muro di Berlino e lo
superarono, per raggiungere i cittadini della Germania ovest in un'atmosfera di
grande festa. Nelle settimane successive il muro venne abbattuto: la folla partecipò
alla demolizione alcuni se ne portarono via delle piccole porzioni come souvenir.
Io ero felice: dopo ben 28 anni intrappolato in questa metà della città, la Berlino est,
potevo finalmente andarmene e iniziare la mia seconda vita, che sperato avrei
passato con una futura compagna.
Non ero, però, l'unico ad essere allegro: intorno a me, infatti, era pieno di gente che
urlava, cantava, danzava e si abbracciava con i parenti allontanati dalla famiglia a
causa della costruzione del maledetto muro. Avevo appena raccolto un pezzo della
struttura battuta quando, dinanzi ai miei, vidi due occhi azzurro cielo che mi
ricordavano qualcosa… un qualcosa che per me era stato importante.
Cominciai a guardarle la faccia. Sotto l’occhio sinistro aveva una voglia e sotto quello
destro aveva un neo.
Non credevo a ciò che stavo vedendo.
- “Non può essere, non è possibile” pensavo tra me e me fino a quando lei, con un
tono dubbioso, ma meravigliato come il mio mi domandò:
- “Sei tu Benjamin?”
Io non risposi, ma non perché non volessi farlo, ma perché non ce la facevo: non
riuscivo a parlare per l’emozione.
La abbracciai; d’altronde, un abbraccio vale più di mille parole.
Io e Clara ci stringemmo emozionati per qualche minuto, così forte che per un
momento sentii un dolorino dietro la schiena; ma non m’importava: quest’abbraccio
lo avevo atteso per quasi trent’anni e non certo un piccolo fastidio lo avrebbe
interrotto.
Nessuno dei sue proferì parola perché eravamo tanto confusi e commossi che non
riuscivamo a formulare neanche una semplice frase come: “Come stai?” o “Mi sei
mancata”. Avrei voluto chiederle tante, anzi tantissime cose e soprattutto volevo
sapere se fosse andata avanti e aveva formato una famiglia con un altro uomo.
Erano passati quasi tre decenni da quando mi baciò per l’ultima volta prima di
partire per un viaggio con le amiche nell’altra parte della città dove, a sua insaputa,
sarebbe rimasta lontana da me.
So cosa starete pensando voi ora, voi credete che io abbia smesso di pensare a lei
già dopo un annetto dall’innalzamento del muro…Lo so, sarebbe stata questa la cosa
giusta da fare, andare avanti e iniziare una nuova vita senza la mia amata cosa che,
al solo pensiero, mi faceva star male.
Ma voi, però, non conoscete e non avete idea della difficoltà che si ha quando si
prova a dimenticare qualcuno che hai amato e che ti è stato allontanato da un muro
innalzato a causa della rivalità tra URSS e USA.
Il giorno dell’abbattimento del muro, quando avevo cinquantatré anni, i segni del
tempo cominciavano a farsi sentire, anche a causa del duro lavoro che svolgevo da
anni per guadagnare il minimo indispensabile per poter sopravvivere. Lavoravo,
infatti, in una fabbrica di pentole dalla mattina alla sera, immerso in un caldo
insopportabile dovuto ai forni che servivano per far sciogliere il metallo. Il mio
datore di lavoro non mi dava la giusta paga mensile (sempre qualche cinquantina di
marchi in meno), ma io non mi lamentavo per paura di essere licenziato e di dover,
allora, davvero patire la fame.
In questa situazione di estrema disperazione l’unica ragione per la quale non l’ho
fatta finita è stata la speranza e la convinzione di aver rivisto, un giorno, il mio
amore perduto.

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