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PRIMA PARTE

Le leggende di Venezia

Scrigno di leggende, misteri e luoghi nascosti, Venezia non accoglie "solo" la bellezza più nota ed esibita,
quella chiassosa di Rialto, quella sfacciata di Palazzo Ducale: tra calli, campi, canali e ponti custodisce
segreti e gioielli, spesso sconosciuti ai più, che hanno attraversato la memoria dei secoli. Non possiamo
pensare di celebrare i 1.600 anni di vita della città senza provare a esplorarne anche gli angoli in
ombra, senza ricercare la tracce di misteri irrisolti. Del resto, il fascino di Venezia risiede nello stupore, nella
inaspettata meraviglia.

Per ritrovare gli indizi di una Venezia leggendaria e misteriosa, abbiamo chiesto aiuto ad Alberto Toso
Fei, esperto di storia segreta e mistero, scrittore, giornalista e saggista, autore di numerosi libri dedicati ai
segreti della città, nati dal recupero della tradizione orale. Da Veneziænigma (Elzeviro. 2004) a Misteri della
laguna e racconti di streghe. Guida ai luoghi arcani tra le isole di Venezia (Elzeviro, 2005), da I segreti del
Canal Grande. Misteri, aneddoti, curiosità sulla più bella strada del mondo (Studio LT2, 2009) ai più recenti I
luoghi e i racconti più strani di Venezia (Newton Compton, 2018) e Venezia in numeri (Editoriale
Programma, 2021), un racconto, quest'ultimo, che rintraccia 120 dogi in 1100 anni di Repubblica, le storie
più belle delle 116 insule formate da 135 campi e 1198 calli, le leggende nascoste tra i 256 pozzi e i 423
ponti, le 11.654 cortigiane ‘ufficiali’ e le 7 donne da primato, le 69 pestilenze e i 23.000 proiettili del ‘48
veneziano. Questi e altri libri sulla storia segreta e leggendaria della città hanno ispirato e permesso di
organizzare vere e proprie caccie al tesoro, performance teatrali, opere d’arte, installazioni e ghost tour. 

Lo scheletro del campanaro 

"Tra le varie leggende che ho raccolto negli anni, derivanti in gran parte dalla tradizione orale - racconta
Toso Fei a Il Bo Live - una, in particolare, mi ha colpito ma non posso dire che sia divertente, come sentirete.
Si tratta di una leggenda curiosa che ci lascia un segno tangibile nel presente. Narra  la storia di un
campanaro, uno degli ultimi di San Marco, figura indispensabile quando, in assenza di energia elettrica,
servivano braccia molto forti. Questo campanaro è un uomo altissimo, di oltre due metri, che per questa
sua particolarità viene notato da un vecchio professore, un naturalista con una ricca collezione. Un giorno
il professore prende coraggio, lo lusinga e gli dice di voler comprare il suo scheletro, proponendogli di
pagarlo subito e prenderlo solo a morte avvenuta. Inizialmente il campanaro rifiuta, trovando varie scuse.
Poi, però, con il passare dei giorni, di fronte all'importante offerta economica, il campanaro cede e accetta,
forte soprattutto della sua età". Essendo più giovane del professore, pensa infatti che morirà dopo di lui e
che, di conseguenza, di questo accordo non resterà traccia e lui potrà godersi tutti i soldi.

Al momento della stipula del contratto, tra il serio e il divertito, il professore dice di voler attaccare una
campanella al suo scheletro per farlo diventare guardiano delle collezioni. Dopo aver firmato l'accordo, il
campanaro dunque si ritrova improvvisamente ricco e spende tutto quello che ha guadagnato  in giro per le
osterie di Venezia: beve fino a morire, accasciandosi proprio sul tavolo di una di queste. Ed è così che il suo
scheletro finisce nelle collezioni del professore.

"Oggi lo scheletro del campanaro di San Marco esiste ancora", tra leggenda e realtà, pare sia conservato
al Museo di Storia naturale di Venezia: i documenti del museo parlano di uno scheletro arrivato nel 1923 da
una collezione sconosciuta. "Secondo la leggenda veneziana, ogni notte, uscendo dal museo, il campanaro
raggiunge il campanile di San Marco e dà i rintocchi di mezzanotte alla Marangona, la campana più antica e
più grande del campanile, l'unica che si salvò dal crollo del 1902 - spiega Toso Fei -. Una volta fatto questo,
ritorna sui suoi passi e raggiunge Corte Bressana a San Giovanni e Paolo, dove abitava. Nel fare questo,
suona la campanella che tiene in una mano e, con l'altra, chiede l'elemosina alla gente che incontra per
strada. Lo scheletro del campanaro di San Marco chiede soldi per poter ricomprare se stesso".

Lessico e fraseologia

Schiattare ______________________________

Segno tangibile _________________________________________

Prestante _________________________________

Stipula _______________________________

Bacaro _____________________

Lusinga ______________________________

Ritorna sui suoi passi: ________________________________________________________

Elemosina _________________________________

Tratto da: https://ilbolive.unipd.it/index.php/it/news/venezia1600-leggende-misteri-luoghi-segreti

Domande

1. Cos’è uno “scrigno”?

2. Qual è la proposta il professore?

3. Perché il campanaro accetta?

4. Quale sarà il ruolo dello scheletro nelle collezioni del professore?

5. In cosa investe i soldi guadagnati il campanaro?

6. Dov’è conservato oggi lo scheletro?

7. Cos’è la “marangona”?

8. Quando crollò il campanile di San Marco?

9. Chi raccontava la leggenda quando il narratore era bambino?

Il narratore, nel raccontare, usa il tempo presente. Proviamo a trasportare il racconto del Campanaro al
tempo passato.
SECONDA PARTE

ASCOLTO FINO AL MINUTO 8.30 CIRCA

INTRO: Chi era Giovanni Caboto?

1. Cosa significa “Marco Polo docet”

2. Dove sono state trovate le perle veneziane?

3. A quale anno data il substrato in cui sono state trovate?

4. Da dove sarebbero giunte le perle?

5. Chi erano Alberto e Nicolò Zen?

6. Cosa pensate di questi misteri?

7. Conoscete qualche mistero di Montreal?

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