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Karen L. King
Il Vangelo ritrovato
di Giuda
Alle origini del cristianesimo
OSCARMONDADOBI
Copyright © Elaine Pagels and Karen L. King, 2007
English translation and comments on the translation
copyright© Karen L. King
Titolo originale dell'opera: Reading Judas
© 2007 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano
ISBN 978-88-04-58186-4
3 Introduzione
Parte prima
LEGGERE GIUDA
di Elaine Pagels e Karen L. King
38 n Giuda e «i dodici��
87 Nota finale
Parte seconda
IL VANGELO DI GIUDA
di Karen L. King
97 ll Vangelo di Giuda
107 Commenti alla traduzione
151 Note
165 Ringraziamenti
Il Vangelo ritrovato di Giuda
Introduzione
gelo di Giuda come uno dei tanti esempi della ben nota
eresia gnostica, non si fa altro che ripetere cliché ammuf
fiti e ascoltare ancora una volta la voce degli sconfitti. Se
invece si riesce ad andare oltre gli stereotipi, che si sono
affermati perché finora si è sempre ascoltata una sola ver
sione dei fatti - e una versione raccontata così spesso e co
sì a lungo che ha finito con l'apparire, ingiustamente, l'u
nica possibile -, allora i testi ritrovati possono arricchire le
nostre conoscenze sulla diversità dell'immaginario e delle
pratiche del cristianesimo primitivo e consentirci di vede
re con occhi nuovi non soltanto le scoperte recenti, ma an
che la tradizione consolidata. E allora ci accorgeremo che
il Vangelo di Giuda ruota intorno a una questione scottan
te, che i padri della Chiesa si sono ben guardati dall'af
frontare, sviando l'attenzione su altri problemi.
Perché dunque tanta rabbia nel nostro evangelista? La
ragione è connessa, come vedremo, con la morte doloro
sissima che i romani infliggevano ai cristiani.s L'autore del
Vangelo di Giuda non riusciva a conciliare la sua fede in
un Dio buono e profondamente amorevole con l'idea, so
stenuta da altri cristiani, che Dio potesse volere il sacrificio
cruento di Gesù e dei suoi seguaci. Quei diaconi e vescovi
che esortavano i cristiani a «glorificarsi)) con il martirio e
rano ai suoi occhi degli assassini, uomini che avevano
completamente frainteso l'insegnamento di Gesù e vene
ravano un falso dio. Uno solo, fra tutti i discepoli, aveva
capito: Giuda. Ed era per questo che aveva consegnato
Gesù ai suoi carnefici. In breve, il Vangelo di Giuda ci mo
stra in quale modo alcuni cristiani affrontassero i proble
mi del dolore e della morte, che riguardano ciascuno di
noi, e come immaginassero un legame spirituale con Dio
che dura ora e per sempre.
Che Giuda venga presentato come il discepolo più leale
di Gesù non è un caso. Questo evangelista, chiunque fos
se, sapeva benissimo che per la quasi totalità dei cristiani
egli era il traditore: persino il suo Gesù dice che sarà ma
ledetto da tutta l'umanità (Giuda 9,28). Chissà che non sia
8 n Vangelo ritrovato di Giuda
Leggere Giuda
I
alta voce: Giuda aveva fatto ciò che doveva essere fatto af
finché il piano divino giungesse a compimento, e forse
aveva addirittura eseguito un ordine del maestro. Poi, pe
rò, Marco cancella la suggestione che proviene dal suo
stesso racconto con questa solenne dichiarazione di Gesù:
«Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma
guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito!
Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!» (Mc 14,21).
E quando arriva al Getsemani con un manipolo di armati,
Giuda aveva già convenuto con loro un segno:
<<Quello che bacerò è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buo
na scorta .>> Allora gli si accostò dicendo: <<Rabbi>> e lo baciò. Essi gli
misero addosso le mani e lo arrestarono (Mc 14,44-46).
Giuda e «i dodici»
origini, che Dio è mai questo, che non vuole o non può
perdonare le trasgressioni senza che si sparga del sangue,
quello dei tori o dei capri sgozzati, o peggio ancora quello
degli esseri umani mandati al sacrificio?2 I cristiani devo
no forse venerare un Dio che esige ciò che il Dio di Abra
mo, nella Bibbia ebraica, ha rifiutato: il sacrificio di un
bambino, addirittura quello del proprio figlio? Quale Dio
chiederebbe mai a chiunque, e tantomeno al proprio fi
glio, di morire fra atroci sofferenze prima di accoglierne i
seguaci?
Nel corso dei secoli i cristiani hanno risposto in vari
modi a queste domande.3 Hanno detto, per esempio, che
Dio è misericordioso e amorevole, ma anche giusto nel
chiedere il sacrificio in espiazione dei peccati umani: il de
bito contratto con il peccato in qualche modo deve essere
pagato. Ma la misura dell'amore divino, proclama il Van
gelo di Giovanni, sta proprio in questo: nell'avere «tanto
amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché
chiunque creda in lui non muoia, ma abbia la vita eterna»
(Gv 3,16). Potrebbe esserci dimostrazione più grande del
suo amore?
Eppure, il Vangelo di Giuda e altri scritti riemersi di re
cente testimoniano che alcuni cristiani ritenevano un erro
re gravissimo venerare un ((Dio>> così limitato, irascibile,
addirittura crudele. Quando il Gesù del Vangelo di Giu
da, come abbiamo visto, ride dell'eucarestia celebrata dai
suoi discepoli, questi non si rendono conto che non stan
no adorando il vero Dio, ma il ((loro» Dio. Perciò, stupe
fatti, i ((dodici» protestano: ((Tu sei il Figlio del nostro
Dio>>. Ma si sbagliano: Gesù è figlio del vero Dio. Per que
sto vangelo, il loro rito è raccapricciante: distorce gli inse
gnamenti di Gesù, fraintende il significato della sua morte
e offre un'immagine falsa del divino.
Con un'abile trovata, l'autore presenta questa visione
angosciosa sotto forma di un incubo che i ((dodici» hanno
avuto e ne descrive con tocchi drammatici l'orrore. Tutti i
discepoli sono stati visitati nel sonno dalle stesse immagi-
64 Il Vangelo ritrovato di Giuda
convinti che la vita nel corpo, questa vita qui sulla terra,
sia tutto ciò che esiste. E così, quando tentano di figurarsi
l'eternità, non riescono a immaginarla se non con il corpo,
proprio come Giustino, Ireneo e Tertulliano. Ma è un erro
re, insiste Gesù. Benché anche il Vangelo di Giuda affermi
che l'insegnamento di Gesù indica la via verso la vita eter
na, quella via non passa, come nei vangeli neotestamenta
ri, attraverso le vicende del corpo, bensì attraverso la
comprensione del legame spirituale con Dio. Coloro che
intendono i segreti più riposti della creazione, che diven
tano consapevoli di essere stati creati «a immagine» della
sorgente divina, possono giungere a dimorare nel regno
ultramondano dello spirito.
Dio, spiega Gesù a Giuda, non ha abbandonato l'uma
nità agli angeli inferiori, ma ha fatto in modo che Adamo
e la sua stirpe apprendessero che l'immagine divina che
portano impressa nel profondo li rende superiori ai go
vernatori del caos (Giuda 13,16-17). Giuda ascolta stupe
fatto. Dapprima incredulo, a poco a poco comincia a com
prendere. Poiché ogni uomo ha ricevuto lo spirito divino,
prosegue Gesù, ogni uomo può venerare Dio nella verità.
Coloro che lo fanno si sottraggono al potere degli angeli
del mondo infero, sicché, quando muoiono nel corpo, la
loro anima, unita agli spiriti della stirpe grande e santa,
sale al regno celeste (Giuda 8,2-4; 9,22; 13,12-15). Giuda ora
ha capito, e poiché ha capito, questa volta è in grado di
reggere lo sguardo di Gesù: alza gli occhi, vede la nube di
luce e vi penetra (Giuda 15,15-19).
Anche il Gesù del Vangelo di Giuda, come quello dei
vangeli canonici, non ammaestra soltanto con le parole,
ma anche con l'esempio. La rivelazione non termina alla
conclusione del suo discorso, ma con la sua morte: essa è
la testimonianza che la fine del corpo non è la fine della
vita, ma soltanto un passo nell'infinito.
Il Vangelo di Giuda insegna dunque la resurrezione,
parola che non nomina mai? Tutto sta nel vedere che cosa
si intende per resurrezione. Anche in questo caso, come per
74 Il Vangelo ritrovato di Giuda
ta alcuna tenebra.>>
Il Vangelo di Giuda
Negli oltre millecinquecento anni trascorsi da quando fu
trascritto nel codice Tchacos, il Vangelo di Giuda ha subì
to gravi danni. I peggiori si sono verificati dopo la sua d
scoperta, negli anni Settanta del secolo scorso, quando,
in seguito a trattamenti e a metodi di conservazione inap
propriati, è stato praticamente ridotto a un ammasso di
frammenti. Nonostante il diligente restauro effettuato da
una squadra di esperti, il testo è ancora assai lacunoso. A
volte sono scomparse solo alcune lettere, altre volte inve
ce le perdite sono molto consistenti, anche più di mezza
pagina: nella presente edizione le lacune sono contrasse
gnate dalle parentesi quadre e, al loro interno, da un nu
mero di puntini corrispondente grosso modo a quello del
le lettere mancanti. Gli studiosi hanno cercato nei limiti
del possibile di ricostruire le parti di testo perdute, e an
che i loro suggerimenti sono posti fra parentesi quadre.
Chi scrive ha poi inserito fra parentesi tonde altro mate
riale per rendere la prosa più fluida, oppure per indicare i
possibili referenti di alcuni pronomi oscuri.
La versione qui presentata si basa sul testo copto stabili
to da Rodolphe Kasser e Gregor Wurst, The Gospel ofJudas.
Coptic Text, The National Geographic Society, aprile 2006
(http: //www.nationalgeographic.com/lostgospel/ docu
ment.htlm), con modifiche basate su una copia-saggio del
l'edizione critica del codice Tchacos edita da Rodolphe Kas
ser e Gregor Wurst (traduzione inglese di Marvin Meyer e
François Gaudard, note di Marvin Meyer e Gregor Wurst;
96 Il Vangelo ritrovato di Giuda
hanno scritto il mio nome sopra [ ...] delle stirpi delle stelle
attraverso le stirpi umane. zt[E] nel mio nome, vergogno
samente, essi hanno piantato alberi senza frutto».
15. I«ln verità [di]co a te, Giuda, coloro [che of]frono sa
crifici a Sakla[s ..... d]io . . . (2circa tre righe sono indecifrabili]
. . . ogni cosa [perché sono m]alvagi. 3Quanto a te, li supe
sn tuo corno è già levato, 6la tua collera è colma, 7la tua
stella si è affacciata se il tuo cuore ha [pre]valso.
9Jn ve[rità io ti dico]: "La tua fine . . . ".
[ tO-l lcirca cinque righe e mezzo sono indecifrabili]
. . . il sov[rano] che è distrutto. t2E allora la po[siz]ione
della grande stirpe di Adamo sarà innalzata, tJperché essa
esiste da prima del cielo e della terra e degli angeli, per
tu tti i regni.
t4Ecco, ora ogni cosa ti è stata detta. tSAlza gli occhi e
guarda la nube e la luce che è in essa e le stelle che la cir
condano. t6E la stella che indica il cammino, quella è la tua
stella».
17Allora Giuda levò lo sguardo. tBVide la nube radiosa
t9ed entrò in essa. 20E coloro che erano sulla terra udirono
una voce venire dalla nube, che diceva: (([ . . . . . . . . . .. .] grande
stir[pe ..... imm]agine . . . ».
[circa sei righe e mezzo sono indecifrabili]
agli «dei più giovani>) del suo seguito. Essi avevano pla
smato il mondo materiale prendendo a modello le idee (il
regno spirituale eterno), la cui forma avevano impresso
alla materia caotica su cui dovevano agire, conferendo or
dine e bellezza a ogni cosa creata. Le anime immortali de
gli esseri umani risiedevano in origine nelle stelle, un
punto di osservazione vantaggioso da cui potevano ab
bracciare l'intero cosmo. Ma quando le divinità inferiori le
avevano poste nei corpi umani, esse avevano dimenticato
tutto ciò che conoscevano in precedenza. Il filosofo rac
conta questo mito ai suoi allievi affinché capiscano che lo
scopo della vita è ricordare la verità su noi stessi e sulla
nostra origine, così che quando la morte libererà dalla pri
gione del corpo l'anima dei giusti, essa potrà ritornare alle
stelle immortali e riconquistare la conoscenza dell'univer
so di cui era dotata in origine, ossia la memoria smarrita
al momento della nascita in questo mondo.27
Il Vangelo di Giuda, come quasi tutte le concezioni cri
stiane dell'universo, attinge ampiamente alla filosofia pla
tonica e neoplatonica. Molte teorie cristiane adottano la
visione dualistica secondo cui gli esseri umani sono ani
me che risiedono in corpi fisici, e concepiscono Dio alla
maniera di Platone, come un Essere trascendente, lonta
nissimo dal mondo materiale del caos e della morte, un
Essere che delega agli angeli inferiori il contatto con que
sto mondo.
13,8-10. Non appena Gesù rivela che Saklas ha posto un
limite all'esistenza terrena, Giuda domanda quanto può
durare la vita umana. E una volta ancora viene rimprove
rato: «Perché ti sorprendh) gli chiede Gesù «che i giorni
della vita di Adamo e della sua stirpe siano contati in que
sto luogo? È qui che egli ha ricevuto il suo regno con il
suo sovrano per un (certo) numero (di anni))), Giuda non
ha ancora afferrato il concetto che nel mondo della mate
ria ogni forma vivente è destinata a essere distrutta alla fi
ne dei tempi. La vita terrena di Adamo e della sua stirpe
non è eterna. Dio ha assegnato a Adamo (e ai suoi figli)
142 Il Vangelo ritrovato di Giuda
1,1-2,2a = 33 9,21-30 = 46
2,2b-15a = 34 9,30-10,10 = 47
2,15b-28 = 35 10,10-23 = 48
2,29-3,7 = 36 10,23-11,10 = 49
3,8-4,4 = 37 11,10-12,3 = 50
4,5-15 = 38 12,3-14 = 51
4,1 6-5,4 = 39 12,14-13,6 = 52
5,4-16 = 40 13,6-14 = 53
5,17-6,?? = 41 13,14-14,7 = 54
6,??-7,?? = 42 14,8-18 = 55
7,??-8,6 = 43 14,18-15,8 = 56
8,6-9,8 = 44 15,9-20 = 57
9,8-20 = 45 15,20-16,10 = 58
Note
Introduzione
l Per sapeme di più sulla scoperta e la restaurazione del codice Tchacos
cfr. Il Vangelo di Giuda, a cura di Rodolphe Kasser, Marvin Meyer e Gregor
Wurst, trad. it. e adattamento di Enrico Lavagno, Vercelli, White Star, 2006,
in particolare pp. 45-72; e Herbert Krosney, The Lost Gospel: The Quest Jor the
Gosrl of fudas Iscariot, Washington DC, National Geographic, 2006.
lreneo, Contro le eresie 1 .31,2. Tutte le citazioni da questo testo sono
tratte dall'edizione a cura di Enzo Bellini, Milano, Jaca Book, 1981. Il Van
gelo di Giuda è citato anche nel Panarion di Epifania (38.1.5), ma la fonte è
probabilmente lreneo. Cfr. la discussione sul Vangelo di Giuda in New Te
stament Apocrypha, vol. 1: Gospels and Related Writings, a cura di Wilhelm
Schneemelcher, Louisville, Westminster/John Knox Press, 1991, pp. 386-
387. Gregor Wurst avanza in modo convincente l'ipotesi che il Vangelo di
Giuda scoperto di recente sia la traduzione in copto dell'orginale greco ci
tato da lreneo (cfr. «lreneo di Lione e il Vangelo di Giuda>>, in Il Vangelo di
Giuda, cit., pp. 121-127).
3 Sul ritrovamento di Nag Hammadi e su una raccolta di questi testi in
traduzione inglese cfr. The Nag Hammadi Library in English, a cura di James
M. Robinson e Richard Smith, San Francisco, Harper and Row, 1988, 3a ed.
4 Mi limiterò a un esempio. «Giuda era l'unico>> scrive uno studioso
«che poteva fare ciò che era necessario a Gesù: consegnarlo alle autorità
perché fosse giustiziato e si sottraesse alla sua prigionia temporanea in un
corpo mortale>> (Bart Ehrman, The Lost Gospel offudas Iscariot: A New Look at
Betrayer and Betrayed, New York, Oxford University Press, 2006, p. 172). È
evidente come in questo giudizio si dia per scontato che gli gnostici odias
sero il corpo e il mondo della materia e li considerassero malvagi, per cui il
Salvatore sarebbe venuto a liberare gli esseri umani dal carcere della carne,
ma, rimasto a sua volta intrappolato, avrebbe avuto bisogno di qualcuno
che lo salvasse (un punto di vista spesso indicato con l'espressione il «Sal
vatore salvato>>), e che quel qualcuno sarebbe stato Giuda. Nel Vangelo di
Giuda, però, Gesù non sembra imprigionato in un corpo mortale: almeno
una volta durante la predicazione egli lascia i discepoli e sale a visitare il
regno celeste (Giuda 3,4). Persino Giuda riesce a scorgere l'aldilà e a entrar
vi, pur essendo ancora in vita. Ma se il tradimento non avviene per la co
siddetta redenzione «gnostica>> dal corpo, allora perché? Per questo vange
lo è possibile qui e ora vivere la vita gloriosa dello spirito, che trascende la
152 Il Vangelo ritrovato di Giuda
dall'altra tutte quelle sbagliate. Oggi però sappiamo che anche le dottrine
considerate <<ortodosse» contengono in realtà una notevole varietà di pro
spettive e opinioni. La cosa curiosa è che le differenze non hanno fatto alcu
na differenza: o i teologi sono riusciti a conciliare in qualche modo la diver
sità di vedute, oppure essa non era percepita come significativa.
5 Per un approfondimento dei punti di vista dei polemisti cristiani cfr.
K.L. King, What is Gnosticism?, cit., pp. 22-38.
6 Ireneo, Contro le eresie, cit., 1 .10.
7 lvi, 4.26.2-5. Sull'argomento, cfr. Elaine Pagels, I vangeli gnostici, trad.
it. Milano, Mondadori, 1981. Per un'analisi più recente sul <<canone di ve
rità» di Ireneo e sul battesimo cfr. Elaine Pagels, Ireneus, The «Canon of
Truth» and the Gospel of fohn: «Making a Difference» through Hermeneutics and
Ritua/, in <<Vigiliae Christianae>>, 56, 4, 2002, pp. 339-371.
8 Ireneo, Contro le eresie, cit., 1 .20.1; prefazione 1-3.
9 Apocalisse di Pietro 79,22-31, in Le Apocalissi gnostiche, cit.
1 0 Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, libri 18-19, trad. it. a cura di Lui
gi Moraldi, 2 voll., Torino, UTET, 1988.
11 Tacito, Annali, XV, 44, trad. it. di Mario Stefanoni, Milano, Garzanti,
1990.
12 Origene, Contro Celso 5.6, trad. it. a cura di Pietro Ressa, Brescia, Mor
celliana, 2000.
1 3 Gli studiosi di analisi testuale sostengono che il Vangelo di Marco si
concludeva con la fuga silenziosa delle donne dal sepolcro (16,8); in effetti,
alcuni dei testi più antichi terminano a questo punto, mentre altri aggiun
gono finali diversi tra loro.
14 L'autore del Vangelo di Luca, cui vengono attribuiti anche gli Atti de
gli Apostoli, presenta in questo secondo testo un'altra versione della sven
turata morte di Giuda. Cfr. At 1,18.
1 5 Anche At 1,19 parla di un <<campo di sangue>> acquistato da Giuda con
il prezzo del tradimento di Gesù, ma spiega che il nome non era dovuto alla
provenienza delittuosa di quel denaro, bensì al fatto che Giuda «precipitan
do in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue viscere>>.
1 6 Sull'argomento cfr. l'analisi, con relativi riferimenti, di Raymond E.
Brown, La nascita del Messia secondo Matteo e Luca, trad. it. di Giampaolo
Natalini, Assisi, Cittadella, 1981. Cfr. anche Jane Schaberg, The lllegitimacy
of fesus: A Feminist Theological lnterpretation of the Infancy Narratives, Shef
field, Sheffield Phoenix Press, 1995.
17 Il <<pane>> non compare nella versione greca dei Settanta e neppure in
M1 26,23.
1 8 Cfr. John Dominic Crossan, Who Killed fesus? Exposing the Roots of An
ti-Semitism in the Gospel Story of the Death of fesus, San Francisco, Harper,
1996, pp. 1-38.
19 Cfr. Isaia 53,6 nella traduzione in greco dei Settanta. Ringrazio per que
sto riferimento Helmut Koestler, che me lo ha fornito in una lettera privata,
datata giugno 2006. Secondo gli esperti, gli autori del Nuovo Testamento co
noscevano i testi veterotestamentari soltanto nella traduzione greca.
20 Cfr., per esempio, Burton Mack, A Myth of Innocence: Mark an d Chris
tian Origins, Philadelphia, Fortress Press, 1988, in particolare pp. 271, 292-
154 Il Vangelo ritrovato di Giuda
293, 325-331, in cui si sostiene che la vicenda di Giuda rientra nella storia
dell'ostilità cristiana verso il giudaismo.
2 1 Così argomenta J.D. Crossan in Who Killed Jesus?, cit., pp. 69-75, se
condo il quale Giuda era un seguace storico di Gesù, che lo tradì, ma non
era uno dei «dodici>>, designazione che si sviluppò in epoca più tarda.
Crossan sostiene inoltre che anche il ritratto sempre più negativo di Giuda
sia stato creato dagli autori cristiani e che esso contribuisca ad accentuare il
tono antiebraico e polemico del racconto della Passione.
22 Su come ognuno degli autori dei vangeli neotestamentari racconti la
Passione in rapporto alla comunità ebraica del suo tempo, cfr. Elaine Pagels,
Satana e i suoi angeli, trad. it. di Lydia Salerno, Milano, Mondadori, 1996.
D. Giuda e «i dodici»
l La fonte di questa tradizione tarda è la Storia ecclesiastica (2,1) di Euse
bio di Cesarea del IV secolo, trad. it. e note di Giuseppe del Ton, Roma,
Desclee, 1964. La posizione di Giacomo e della Chiesa di Gerusalemme è
molto dibattuta oggi. Cfr., per esempio, Merrill P. Miller, «Beginningfrom Je
rusalem . » Re-examining Canon and Consensus, in «Joumal of Higher Critici
. .
and Persecution in the Early Church: A Study ofa Conflictfrom Maccabees to Do
tultus, Grand Rapìds, Baker Book House, 1965.
10 Sugli effetti delle persecuzioni, cfr. il vivace racconto dì Tertullìano, in
Scorpiace I.
11 Tertullìano, Apologetico 7,3-4, trad. it. a cura di Anna Resta Barrile, Mi
lano, Mondadori, 1994; Ad Nationes 7.
12 Tertulliano, Scorpiace I.
13 Cfr. Elaine Pagels, <<Gnostic Views of Christ's Suffering: Christian Re
sponses to Persecution?», in Yale Conference on Gnosticism, a cura di Bentley
Layton, vol. I; per un'analisi meno tecnica, cfr. la versione pubblicata da E.
Pagels in I vangeli gnostici, cit.
14 Esempi di questo genere si trovano in Tertulliano, De fuga in persecu
tione, e in Ignazio. Il secondo, nella Lettera ai Romani, esprime il timore che
venga pagato un riscatto per liberarlo e chiede ai compagni di astenersi dal
farlo: <<lo muoio volentieri per Dio, cioè, se voi non me lo impedirete. Vi
prego di non avere per me una benevolenza inopportuna» (4,1). E più
avanti (6,1-7,3): <<Il mio rinascere è vicino. Perdonatemi, fratelli! Non impe
dite che io viva, non vogliate che io muoia. Non abbandonate al mondo né
seducete con la materia chi vuole essere di Dio. Lasciate che riceva la luce
pura e là giunto sarò uomo. Lasciate che io sia imitatore della passione del
mio Dio. Se qualcuno l'ha in sé, comprenda questo desiderio e mi compati
sca conoscendo ciò che mi opprime>> (Ignazio, Lettera ai Romani, in Padri
Apostolici, a cura di Antonio Quacquarelli, Roma, Città Nuova, 1978).
15 Tertulliano, De fuga in persecutione.
1 6 <<Atti dei martiri di Lione (Lettera delle chiese di Lione e Vienne)>>, in
Atti e passioni dei martiri, Milano, Mondadori, 2001.
17 <<Martirio di san Policarpo vescovo di Smirne>>, in Atti e passioni dei
martiri, cit. Sulla data del martirio, cfr. <<Notizia>>, ivi, p. 4.
1 8 Ireneo, Contro le eresie, cit., 3.18.5.
19 È impossibile sintetizzare l'infinita varietà di significati che nel corso
dei secoli i cristiani hanno attribuito alla passione e morte di Gesù. Qui inte
ressa soltanto chiarire che non tutti, neppure al tempo del Nuovo Testamen
to, vi attribuivano lo stesso valore: la teologia dell'espiazione, secondo cui
Gesù è morto per i nostri peccati, è una delle tante interpretazioni e a sua
volta è stata interpretata in svariati modi. Per un'introduzione sull'argo
mento cfr. Jaroslav Pelikan, fesus Through the Centuries: His Piace in History
and Culture, New Haven, Yale University Press, 1999.
20 Gli storici sono concordi nell'attribuire ai romani l'esecuzione di Ge
sù, pur non potendosi escludere la collaborazione delle autorità ebraiche di
Gerusalemme. Gli evangelisti, tuttavia, tendevano a spostare la colpa sugli
ebrei, in primo luogo perché erano un bersaglio meno pericoloso dei roma
ni, e in secondo luogo perché le tensioni fra cristiani ed ebrei si stavano ac
centuando. Quanto poi ci sia di storico nella narrazione della passione è
questione molto controversa: cfr., a questo proposito, la polemica fra Ray
mond E. Brown, La morte del Messia. Dal Getsemani al sepolcro. Un commenta
rio ai racconti della passione nei quattro vangeli, trad. it. di Antonio Crespi, in
troduzione di Gianfranco Ravasi, Brescia, Queriniana, 1999, e J.D. Crossan,
Who Killed jesus, cit.
156 Il Vangelo ritrovato di Giuda
ve verso la fine del secondo secolo, concorda con Ignazio, ironizzando su
gli «eretici>> che celebrano l'eucarestia ma non credono nella resurrezione
del corpo, di cui essa è invece la preparazione, il giusto nutrimento: «Come
Note 157
il pane che proviene dalla terra, dopo avere ricevuto l'invocazione di Dio,
non è più pane comune, ma eucaristia . . . così anche i nostri corpi che rice
vono l'eucaristia non sono più corruttibili, perché hanno la speranza della
risurrezione>> (Contro le eresie, cit., 4.17.5-18.5).
2 Tertulliano in Scorpiace elenca varie domande di questo genere, come
esempi del «veleno ereticale>> sparso dai dissidenti, i quali mettevano in
dubbio che Dio potesse desiderare, o addirittura comandare, il martirio.
3 La storia della cosiddetta ••dottrina dell'espiazione>>,_ interpretata e re
interpretata continuamente dalla Chiesa dalle origini fino ai giorni nostri, è
notoriamente molto varia. Alcuni hanno visto nella morte di Gesù il riscatto
necessario per liberare i peccatori dalla prigione del peccato e del demonio
(Gregorio di Nissa e Agostino); altri hanno detto che i peccati umani offen
dono l'onore di Dio, e che pertanto Cristo ha pagato il debito sconfinato con
Dio con la sua obbedienza perfetta, che arriva fino alla morte (Anselmo); al
tri ancora hanno affermato che l'espiazione di Cristo cancella i peccati del
mondo (Tommaso d'Aquino); oppure che la vita e la morte di Gesù offrono
agli uomini un modello esemplare dell'amore e dell'obbedienza verso Dio,
affinché essi si pentano dei loro peccati e riformino la loro vita (Abelardo),
e così via. Questo libro si concentrerà soltanto sulle concezioni presenti nel
primo e secondo secolo, che il Vangelo di Giuda sembra prendere di mira. I
teologi che si interessano di teorie dell'espiazione si interrogano spesso su
come pensare Dio alla luce della morte di Gesù. Sull'argomento, cfr. Pau! S.
Fiddes, Past Event and Present Sa/vation: The Christian Idea of Atonement,
Louisville, Westminster/John Knox Press, 1989.
4 Cristiani ed ebrei rivolgevano sovente quest'accusa ai pagani (cfr. il
saggio di R.P.C. Hanson, «The Christian Attitude to Pagan Religion up to
the Time of Constantine the Great>>, in Aufsteig und Niedergang der romischen
Welt, Il. Principat 23/2, a cura di Wolfgang Haase, Berlino, Walter de Gruy
ter, 1980, pp. 910-973, in particolare pp. 925-927.
5 Dt 32,17.
6 Le accuse di Paolo appena citate sono analoghe a quelle contenute nel
libro della Sapienza (di Salomone), in cui si afferma che la devozione ai fal
si dei ha corrotto i pagani: «Pur vivendo in una grande guerra d'ignoranza,
danno a sì grandi mali il nome di pace. Celebrando iniziazioni infanticide o
banchetti orgiastici di strani riti non conservano più pure né vita né nozze e
uno uccide l'altro a tradimento o l'affligge con l'adulterio . . . L'adorazione
di idoli senza nome è principio, causa e fine di ogni male>> (Sap 14,22-27).
7 Cfr. anche M t 9,13; 12,7.
8 Cfr. il saggio di Harold W. Attridge, «The Philosophical Critique of Re
ligion lJnder the Early Empire>>, in Aufsteig und Niedergang der romischen
Welt, Il. Principat 16.1, cit., pp. 45-78, e R.P.C. Hanson, «The Christian Atti
tude to Pagan Religion up to the Time of Constantine the Great>>, cit., in
particolare pp. 910-918.
9 Lo scrittore satirico Luciano descrive una scena di sacrificio che può
considerarsi tipica di una qualsiasi città dell'impero romano: «Benché . . .
non sia permesso a nessuno che non abbia le mani pulite d i avvicinarsi al
l'acqua santa, il sacerdote se ne sta là tutto insanguinato, come gli antichi
ciclopi, a smembrare la vittima, a toglierle le interiora, a strapparle il cuo-
158 Il Vangelo ritrovato di Giuda
Nota finale
l Su come questi elementi finirono per essere inclusi nei vangeli neote
stamentari cfr., per esempio, Elaine Pagels, Satana e i suoi angeli, trad. it. di
Lydia Salerno, Milano, Mondadori, 1996, in particolare pp. 109-135 e relati
ve indicazioni bibliografiche.
Il Vangelo di Giuda
1,8 Benché il termine copto qui reso con «bambino», N:>POT, sia una for
ma non nota altrove (cfr. Crum 631a, boairico; R. Kasser et al., a cura di, Il
Vangelo di Giuda, cit., p. 20, n. 7), Antti Marjanen ha suggerito in una e-mail
che possa trattarsi di una variante saidica, precedentemente sconosciuta,
del boairico. Le analogie riportate in R. Kasser et al. inducono, tuttavia, a
interpretare «bambino>> (nu}HI'B U)tltt) o «ragazzo•• (.)..wy). Cfr. anche il Van
gelo del Salvatore 107,57-60, e i riferimenti in C. Hedrick e P. Mirecki, Go
spel ofthe Savior, cit., pp. 41, 103.
3,11 «Non di questo regno», in base al restauro di Antti Marjanen e Ismo
Dunderberg in 37,9: 211 [ne1]1>.1[oN I>.N T]e.
4,16 Abbiamo seguito la ricostruzione di Iricinschi, Jenott e Townsend:
-&yc[I�>.CTHI'IOij], ora adottata anche nella edizione critica di Kasser e Wurst.
5,5 Si legga [n.).p;>;wu ttne;>;�>.]oc (il tentativo di ricostruzione è mio). L'e
dizione critica riporta [n�>op;>;wN rimKoc]ttoc · <<il dominatore del mondo>>; la
m finale è incerta.
10,10 Iricinschi, Jenott e Townsend suggeriscono o[yl>.llu u] «Un [regno]>>.
Kasser e Wurst, con il contributo di John Turner, propongono invece Hl>.•
f'64LQWn[e] fl.-;I �>.[AI>.II.).C] �>.yw .).G!Qwne (tt .-; 1 TenpooA]oc «Che Adamas ven
ga in essere e (la emanazi)one venne in essere». Io opterei per H.).pequ}wn[e]
ii.-;I �>.[A�>.�I�>.G] �>oyw I>.CLQwne [1161 oyt1e<j>]oc «Che venga in essere [Adamas] e
[la nu]be venne in essere)».
11,4 Ossia «a immagine dell'angelo••, oppure «degli angeli>>: sono possi
bili entrambe le letture.
15,12 Il termine reso con «posizione•• è quello suggerito dalla ricostru
zione di Iricinschi, Jenott e Townsend: T[o]noc.
Cfr. l'analisi di Antti Marjanen, The Woman ]esus Loved: Mary Magdalene in the
Nag Hammadi Library and Related Documents, Leida, Brill, 1996, pp. 122-146.
9 Prima Apocalisse di Giacomo, codice Tchacos 27,25-28,5; 29,1-6.
IO Per un'analisi approfondita di ciò che il mondo antico e il cristianesi
mo pensavano delle relazioni omoerotiche cfr. Bernadette J. Brooten, Love
Between Women: Early Christian Responses to Female Homoeroticism, Chicago,
University of Chicago Press, 1996.
1 1 Platone, Fedone 66-69; 83d-84b;84e-85b, in Opere complete, vol. l, Bari
Roma, Laterza, 1971.
12 Platone, Timeo 90a-b, ivi.
13 Un importante studio sul Tempio celeste e la pratica dei sacrifici è il re
cente saggio di Jonathan Klawans, Purity, Sacrifice, and the Tempie: Symbolism
and Supersessionism in the Study of Ancient Judaism, Oxford, Oxford Univer
sity Press, 2006, in particolare pp. 111-1 74. L'autore mostra in quale modo gli
attuali pregiudizi contro i sacrifici abbiano distorto la nostra comprensione
di ciò che il Tempio, le regole sulla purezza e il sacrificio significavano per
gli ebrei e i cristiani nel mondo antico. In particolare, evidenzia che le criti
che rivolte al culto nel Tempio, ai sacrifici e ai «sacerdoti impuri>> non com
portavano necessa riamente il rifiuto totale di quelle istituzioni e di quelle
pratiche in quanto tali.
14 Cfr. George Johnson, For the Anti-Evolutionists, Hope in High Places, in
«New York Times>>, «Week in Review», 2 ottobre 2005, p. 4; cfr. anche Ken
neth L. Woodward, Evolution as Zero-Sum Game, in «New York Times>>, 1°
ottobre 2005, p. A29.
15 Cit. in G. Johnson, For the Anti-Evolutionists, cit.
1 6 lbid.
17 Molti elementi della teologia e cosmologia presenti nel Vangelo di
Giuda sono simili a quelli contenuti in una serie di scritti scoperti di recente
in Egitto, che gli studiosi definiscono espressione dello «gnosticismo setia
no>> o semplicemente «setianesimo>>. Uno di questi è il Libro segreto di Gio
vanni (noto anche come Apocrifo di Giovanni), che è stato messo a confron
to con il Vangelo di Giuda da molti studiosi, in particolare da Marvin Meyer
(Giuda e la relazione gnostica, in R. Kasser et al., a cura di, Il Vangelo di Giuda,
cit.). I due testi contengono non soltanto somiglianze importanti, ma anche
differenze cruciali. Per esempio, nel Libro segreto di Giovanni non è il vero
Dio a incaricare gli esseri inferiori d i forgiare il mondo materiale. Essi al
contrario agiscono contro la sua volontà: a creare il mondo è un «aspirante
dio••, ignorante e arrogante. Un lungo episodio di questo testo racconta co
me sia potuto avvenire: un essere femminile divino, chiamato Sophia (Sa
pienza), agisce senza il consenso dello Spirito Invisibile e senza il suo con
sorte, e dà così inizio alla creazione del mondo infero e all'assoggettamento
dell'umanità ai suoi malvagi reggitori. Sull'argomento, cfr. K.L. King, The
Secret Reve/ation of John, cit.; sul setianesirno cfr., della stessa autrice, What is
Gnosticism?, ci t., pp. 154-169.
18 Cfr., per esempio, il Libro segreto di Giovanni 7,1-25 (DG 29,18-32; NHC
II 6,10-11,2).
19 Anche altri scritti cristiani contenuti nei codici Nag Hammadi (NHC) e
nel codice berlinese (BG), in particolare Eugnosto il benedetto e il testo parai-
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