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COSTRUISCI LA
Pubblicazione edita da
De Agostini Publishing S.p.A. n. 9
deagostini.com
ALBERATURE Manuale di architettura navale SCHEDA 92
Il pennone
e le sue parti costitutive
C
ome spiegato per gli alberi, anche i pennoni
avevano dimensioni e proporzioni ben defini-
te. La tavola 236 illustra nel dettaglio quali
erano le proporzioni fra i diametri delle diverse se-
zioni di un pennone; considerata come unità di mi-
sura la dimensione del diametro massimo, si nota
che a ogni ottavo della lunghezza del pennone, il dia-
metro variava nelle proporzioni di 0,97 – 0,87 – 0,7
per terminare nella varea con un diametro di 0,43
volte il diametro massimo.
Le parti terminali del pennone, cioè le varee, misu-
ravano circa la ventiduesima parte della lunghezza
del pennone ed erano delimitate da un risalto circo-
lare detto tacchetto.
Pennoni “minori”
Verso la fine del Seicento sulle navi a vele quadre
vennero aggiunte alcune vele supplementari laterali,
dette bonette o bonnette e in seguito coltellacci.
Le vele che venivano aggiunte alle vele inferiori di
maestra e di trinchetto erano dette scopamari o col-
tellacci bassi e più recentemente vele di scopamare.
Il bordo superiore degli scopamari era legato sopra
dei piccoli pennoni che si prolungavano oltre i pen-
noni maggiori e prendevano il nome di buttafuori o
aste degli scopamari o aste dei coltellacci bassi.
Il bordo inferiore degli scopamari era mantenuto di-
stanziato dal bordo della nave da una lunga asta det-
ta lancialovi, tenuta in posizione per mezzo di due
p Questa dettagliatissima riproduzione
cavi, uno teso verso prua e l’altro verso poppa, incap- della Belle Poule evidenzia i cerchi di sostegno
pellati (ossia legati) sulla testa del lancialovi stesso, e guida per le aste degli scopamari (freccia bianca).
che prendevano il nome di sartie di coltellaccio.
Il lancialovi era collegato al pennone con un gancio, Le guide dei pennoni
inserito in un occhio fissato al bordo nella nave. Con l’introduzione dei coltellacci, sulle cime dei pen-
Così come i pennoni maggiori, anche sui pennoni di noni furono applicati alcuni cerchi di ferro che servi-
gabbia potevano essere presenti i coltellacci: sui pen- vano da sostegno e da guida ai bastoni di coltellaccio.
noni superiori venivano quindi installate le relative Tali cerchi furono anche muniti di un rullo che ruo-
aste, che nel caso dei pennoni di gabbia e di pappafi- tava all’interno di un perno verticale in modo da fa-
co prendevano il nome di bastone di coltellaccio. I cilitare la manovra e lo scorrimento dei bastoni.
bastoni di coltellaccio erano però sospesi al pennone Cerchi simili vennero anche applicati a circa 1/8 del-
superiore di gabbia o di pappafico e il bordo inferiore la lunghezza del pennone, per sorregere e orientare
della vela era mantenuto teso sull’asta di coltellaccio l’estremità del bastone.
dei pennoni inferiori. La tavola 236 illustra in dettaglio la forma dei cerchi
Riassumendo: su un veliero si potevano trovare le – sia di quello posto sulla varea sia di quello posto di-
aste di scopamare e le aste di coltellaccio come pro- rettamente sul pennone – che sorreggevano le aste
lungamento dei pennoni maggiori; le aste di coltel- dei coltellacci. Come si può notare la loro posizione
laccino come prolungamento dei pennoni di gabbia, non era perpendicolare al pennone, ma i cerchi era-
erano inoltre presenti i pennoni di scopamare, i pen- no inclinati di circa 45° per non essere d’intralcio al-
noni di coltellaccio (anticamente detti bastoni di col- le manovre delle vele che si trovavano installate sul
tellaccio) e i pennoni di coltellaccino. pennone stesso.
365
366
TAVOLA 234
Illustrazione ricavata dal volume del 1796 The Art of Rigging di David Steel.
TAVOLA 235
367
DIMENSIONI E ACCESSORI DEL PENNONE
TAVOLA 236
0,43
varea
0,7
1/8
0,87
1/8
varea
varea
0,97
1/8
1/8
0,97
rullo
sezione di lunghezza pari a metà pennone
0,87
tacchetti 0,7
1/8
0,43
368
ALBERATURE Manuale di architettura navale SCHEDA 93
Le trozze
I
pennoni dovevano essere collegati agli alberi per
mezzo di accessori che consentissero di mante-
nerli a una distanza conveniente dall’albero stes-
so e contemporaneamente assicurassero loro un’am-
pia possibilità di orientamento: questi indispensabili
accessori prendevano il nome di trozze.
In epoca romana la trozza era detta anguina e consi-
steva in un semplice collare, formato da diversi giri
di cavo che tenevano aderenti i pennoni e le antenne
ai relativi alberi.
369
370
TAVOLA 237
ESEMPI DI TROZZE
paternostro gassa
drossa
bastardo redancia
redancia
bigotta drossa gassa
TAVOLA 238
371
SISTEMA DI MANOVRA PER UNA TROZZA SEMPLICE
TAVOLA 239
Trozza
albero
pennone
trozza
gassa
stroppo
bozzello
a una via
Paranco
stroppo
bozzello
a due vie
manovra
gassa
bozzello
a due vie
stroppo
gancio
372
ALBERATURE Manuale di architettura navale SCHEDA 94
L’antenna latina
T
rattando dell’alberatu-
ra della nave, si è ac-
cennato marginalmen-
te al fatto che l’albero di
mezzana montasse un parti-
colare tipo di vela, detta ran-
da. Per meglio comprendere
come si sia arrivati a questa
attrezzatura, bisogna assu-
mere come punto di parten-
za la vela latina triangolare.
Fino al XVI secolo inoltrato,
l’albero di poppa di una nave
a tre alberi era munito di vela
latina, il cui funzionamento –
del tutto diverso da quello
delle vele quadre – verrà ana-
lizzato in seguito, quando si
tratterà delle vele di taglio tra
le quali rientra la vela latina.
In queste pagine si tratterà
dell’attrezzatura latina, rela-
tiva all’albero di mezzana,
nel contesto di una nave ar-
mata a vela quadra. p Riproduzione delle antenne su imbarcazioni armate a vela latina. Opera di Carlo Galanti.
373
374
TAVOLA 240
quadra
latina
SISTEMA DI SOSTEGNO DI UNA VELA LATINA
TAVOLA 241
pennaccino
penna lanterna
albero a calcese
lapazza
carro
375
LA VELA LATINA SU NAVI MINORI
TAVOLA 242
376
ALBERATURE Manuale di architettura navale SCHEDA 95
La trasformazione
dell’albero di mezzana
La vela latina installata sull’albero di mezzana com-
parve con la funzione appena illustrata a partire dal
1550 su imbarcazioni inglesi e olandesi, sulle navi
spagnole, invece, soltanto agli inizi del XVII secolo.
Le tavole 243, 244 e 245 presentano gli ulteriori pas-
saggi evolutivi della vela latina e dell’antenna che la
sosteneva, fornendo solo un’indicazione generale
dello sviluppo nel tempo: questa approssimazione è
dovuta al fatto che ciascuna nazione adottò le strut-
ture illustrate in tempi e in maniere diverse anche in
relazione alle dimensioni della nave. Una classifica-
zione organica e puntuale si è rivelata, infatti, molto
complessa e non è stata ancora intrapresa da nessu-
no studioso, sebbene il tema sia importante per capi-
re meglio l’evoluzione della vela di taglio di mezzana.
Le differenti forme della vela latina che si trovano
rappresentate nelle tavole 243 e 244 si resero neces-
sarie non tanto per sfruttare al meglio il centro veli-
co – si può notare, infatti, che in entrambi gli esempi
la vela si trova sempre a poppavia dell’albero di mez-
p Sull’albero di mezzana del vascello francese L’Aurore zana – ma per favorire, insieme alle antenne e ai pen-
era presente l’antenna latina. noni, la manovrabilità della vela stessa.
Quando il vento cambiava direzione, la vela doveva
a breve analisi dell’origine della vela latina, ac-
L
poter essere spostata da destra a sinistra o viceversa:
cennata nelle pagine precedenti, ha lo scopo di ci si accorse che la lunghezza dell’antenna rendeva
evidenziare le trasformazioni che subì nei se- meno agevoli queste operazioni e si decise pertanto
coli l’antenna latina installata sull’ultimo albero di di ridurne le dimensioni e di sostituirla con un picco
poppa, ossia l’albero di mezzana o di belvedere. a forcella, secondo quanto illustrato nella tavola 244,
Come detto, la ricerca di una soluzione al problema e di conseguenza di modificare anche la forma della
di come fare muovere la nave quando il vento si tro- vela che divenne così trapezoidale.
vava nei quarti poppieri, aveva portato al maggior L’antenna fu conservata a lungo nella sua forma pri-
sviluppo possibile della vela quadra in bracciata. mitiva, cioè issata su un lato dell’albero (tavola 243)
Questa soluzione, però, non otteneva il risultato spe- – sempre a destra sulle navi inglesi – sebbene la por-
rato, ma l’imbarcazione si ritrovava con la poppa al zione anteriore non avesse più alcuna funzione.
vento e velocità diminuita. L’adozione del picco a forcella, infatti, avvenne len-
Ci si accorse, quindi, che inclinando il pennone cui tamente: solo in epoca napoleonica venne autorizza-
la vela era sospesa, ossia abbassandolo da un lato ver- ta, in quanto se ne giustificava un eventuale uso co-
so il ponte, e orientandolo diagonalmente rispetto al- me pennone di riserva. Nella Marina inglese l’abban-
la nave si riusciva a spostare verso l’esterno il centro dono dell’antenna nella sua forma primitiva avvenne
velico e a farlo coincidere con il centro di deriva, per- solo sui vascelli di primo rango.
377
TAVOLA 243
LA VELA LATINA SU NAVI MINORI DAL 1700 AL 1740
E SU VASCELLI A TRE PONTI DAL 1750 AL 1780
antenna
378
TAVOLA 244
LA VELA LATINA SU NAVI MINORI DAL 1740 AL 1780
E SU VASCELLI A TRE PONTI DAL 1780 AL 1800
picco a forcella
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TAVOLA 245
LA VELA LATINA SU NAVI MINORI DAL 1780 IN POI
E SU VASCELLI A TRE PONTI DAL 1800 IN POI
picco
boma
380
ALBERATURE Manuale di architettura navale SCHEDA 96
381
TAVOLA 246
POSIZIONE DEL PICCO E DEL BOMA
SULL’ALBERO DI MEZZANA
picco
albero
di mezzana
boma
382
TAVOLA 247
METODO DI UNIONE ALL’ALBERO
DEL BOMA E DEL PICCO
picco
tacchetto
gola di picco
trozza
albero
di mezzana
losca
boma
gola di boma o randa
trozza
383
384
TAVOLA 248
antenna latina
picco
boma
CAVI Manuale di architettura navale SCHEDA 97
I cavi
N
elle pagine pre-
cedenti si era già
trattato della go-
mena, il cavo di ritegno
dell’ancora. Ora ci si
soffermerà più in detta-
glio sulle caratteristiche
delle varie tipologie di
cime o cavi impiegati
sulle imbarcazioni, co-
minciando ad analizzar-
ne la struttura.
I materiali
Fino al XVIII secolo la fi-
bra vegetale maggior-
mente adoperata per le
cime era la canapa, cui
si aggiunse la manila nel
secolo successivo e il si- p A San Fruttuoso, in Liguria, vengono ancora realizzati a mano i cavi in canapa impiegati
sal ancora più tardi. Poi- nelle tonnare. Nella foto, tre legnoli disposti su aspi per essere commessi.
ché la canapa impiegata
per le cime veniva quasi sempre impeciata, queste as- Fasciatura e impiombatura
sumevano un colore bruno molto scuro, che si schia- Per irrobustire i cavi venivano eseguite diverse ope-
riva leggermente sotto l’azione del sole e del sale. razioni. Dapprima si procedeva a intregnare il cavo,
La manila, di un colore giallo paglierino molto chiaro, ossia a inserire negli incavi fra un legnolo e l’altro dei
era usata soprattutto per le manovre correnti, data la fili detti vermi (cavi piani di 2, 3 cm di circonferenza
sua maggiore flessibilità rispetto alla canapa. formati da tre legnoli): in questo modo la sezione del
I cavi di canapa e manila sono tuttora presenti sulle cavo si arrotondava, passando da triangolare a cilin-
navi a vela per attività particolari, anche se la mag- drica (vedi tavola 250).
gior parte delle manovre sono costituite da cavi d’ac- Dopo l’intregnatura, il cavo era pronto per essere
ciaio che si possono suddividere in due categorie: bendato e fasciato.
d’acciaio rigido (galvanised wire), per le manovre fis- La bendatura veniva effettuata attorcigliando lunghe
se, come sartie, stragli e paterazzi; d’acciaio flessibi- strisce di tela vecchia sulla superficie del cavo, sul
le (working wire) per le manovre correnti, come driz- quale veniva poi stesa la pece che lo preservava dal-
ze, bracci, ormeggi, correnti per paranchi. l’azione corrosiva degli agenti atmosferici e dell’ac-
qua. Le strisce venivano infine ricoperte da un sotti-
La struttura dei cavi le cordino detto comando o lezzino.
Come è già stato detto, le cime erano costituite da Le fasce dovevano essere perfettamente aderenti al
più elementi già di per sé composti da più fili. Solita- cavo e tutti questi elementi – tela, pece, comando –
mente un cavo piano, ossia la forma più semplice di avevano lo scopo di rendere il cavo impermeabile e
cima, era formato da tre o più legnoli e ogni legnolo di proteggerlo dallo sfregamento contro gli alberi e le
da tre o più trefoli. Se il cavo veniva torto – commes- altre parti dell’attrezzatura. Sulle moderne navi a ve-
so – verso destra, i legnoli venivano avvolti verso si- la, ad esempio, vengono fasciate tutte le gasse dei ca-
nistra e viceversa, in modo che la spirale non si scio- vi metallici. Lo stesso avviene con le sartie vicino agli
gliesse (vedi tavola 249). incappellaggi e con i paterazzi, le scotte e le mure dei
I cavi d’acciaio odierni sono invece formati da fili trevi, i marciapiedi e le loro staffe.
che, stretti a spirale attorno a un’anima di juta ritor- Quando era necessario ottenere dei cavi molto lun-
ta o canapa o manila impeciata, costituiscono il tre- ghi, quali ad esempio le manovre delle vele alte, si
folo. I trefoli che formano il cavo sono avvolti unifor- procedeva a giuntare due cime insieme tramite
memente a spirale attorno a un’anima e non si incro- un’operazione detta impiombatura, ossia l’intreccio
ciano o torcono gli uni con gli altri. dei rispettivi legnoli (vedi tavola 251).
385
386
TAVOLA 249
Verme Benda
Comando o lezzino
Apparecchio
per applicare
il lezzino
TAVOLA 250
387
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TAVOLA 251
SCHEMI DI IMPIOMBATURA
B1
C C1
A
A1 B
Cavo risultato di impiombatura lunga
I nodi
e navi a vela e in parti-
389
TAVOLA 252
NODI D’ARRESTO
Nodo savoia
Nodo
d’anguilla
Nodo
di gancio
semplice
390
TAVOLA 253
NODI DI GIUNZIONE
Nodo di scotta
Nodo vaccaio
391
TAVOLA 254
NODI D’AVVOLGIMENTO
Parlato ganciato
Parlato doppio
Nodo di ancorotto
Tipologie di bozzelli
u tutte le manovre presenti a bordo di un va- durre lo sforzo richiesto per vincere una resistenza.
Nodi scorsoi
A differenza delle gasse, i nodi
scorsoi – detti anche lacci o
cappi – hanno la caratteristica
di stringersi attorno agli oggetti
sui quali vengono eseguiti: più
forte è la trazione esercitata sul
corrente tanto più forte il nodo
p Le numerose manovre dell’Esperance passano attraverso i bozzelli e generano
scorsoio stringe l’oggetto attor- dei sistemi funicolari. Le frecce indicano soltanto alcuni dei bozzelli presenti.
no al quale è avvolto.
Appendere una cima
Reti I cavi delle manovre devono essere raccolti in ma-
Fra le attrezzature presenti a bordo di un vascello for- niera ordinata, sia perché non formino grovigli ine-
mate da nodi vi sono anche le reti. Nella tavola 255 è stricabili, che impediscono di utilizzarli rapidamen-
raffigurata una rete composta di nodi molto semplici, te, sia perché possano essere facilmente individuati.
di facile esecuzione, che viene utilizzata per diversi Per questi motivi, e non solo per estetica, i cavi ven-
scopi: come rete da pesca, come amaca o semplice- gono riuniti e legati per essere appesi secondo la mo-
mente per contenere oggetti. dalità illustrata al centro della tavola 255.
Sulla parte superiore del cavo, già avvolto in matassa,
Paranchi si eseguono due o tre giri di cima per ottenere un
Affini ai nodi sono i paranchi, sistemi funicolari com- doppino. Il doppino compie un giro attorno alla ma-
posti da carrucole – i bozzelli – collegate fra loro da tassa in modo da essere infilato sull’estremità supe-
una fune. L’importante funzione dei paranchi è di ri- riore della caviglia e rimanere così bloccato.
393
TAVOLA 255
NODI E LEGATURE
NODI A OCCHIO
Gassa Gassa
d’amante d’amante
semplice ganciata
Gassa Gassa
d’amante d’amante
doppia con cima
doppia
LA RETE
394
TIPOLOGIE DI BOZZELLI I
BOZZELLO SEMPLICE
BOZZELLO BOZZELLO
A TACCO PIATTO
D’AMANTE
BOZZELLO
DI CAVOBUONO
BOZZELLO BOZZELLO
DI TAGLIATO
SOTTOPENNONE O PASTECCA
TAVOLA 256
395
396
TAVOLA 257
TIPOLOGIE DI BOZZELLI II
BOZZELLO A VIOLINO DOPPIO DA PARANCO BOZZELLO A SCARPA DI VAREA
u Diverse
tipologie
di bozzelli
fotografati
al museo
navale
di La Spezia.
Si notano,
in particolare,
stroppi
di canapa
e stroppi
di metallo:
questi ultimi
fuoriescono
direttamente
dalla cassa.
I
e tacchi erano attraversati da chiodi o perni che tene-
mo di carrucola. La carrucola – e quindi il boz- vano bloccato tutto l’insieme. Quando il bozzello era
zello – è una macchina per sollevare pesi costi- a più vie – tipo cui si accennerà in seguito – erano
tuita da una ruota, che gira attorno a un perno fissa- presenti fra le pulegge anche delle tramezze.
to a una staffa, ed è dotata di una scanalatura in cui All’interno della cassa, nelle cavatoie, erano contenu-
scorre un organo di trasmissione flessibile come una te una o più pulegge – potevano arrivare fino a otto
fune. La carrucola può essere fissa, se la staffa è at- sulla manovra dell’antenna di una vela latina –, ossia
taccata a un supporto fisso; mobile, quando il peso è ruote percorse da una scanalatura entro cui scorreva
attaccato alla staffa, che quindi sale e scende insieme il cavo; la puleggia, infine, era fissata alla cassa me-
a esso; composta, se è costituita da carrucole fisse e diante un perno sul quale era libera di ruotare.
mobili, con una o più pulegge. Nelle tavole 256 e 257 I bozzelli con più di una puleggia modificavano il loro
sono state illustrate le principali tipologie di bozzelli nome a seconda del numero di queste: se erano due,
che, come si è ricordato, erano ampiamente usati per ad esempio, il bozzello era detto a due vie.
comporre sistemi funicolari di paranchi: in queste Anche la puleggia era costruita usando il legno, in
pagine, quindi, procederemo a descrivere le parti co- questa caso però veniva impiegato il legno santo,
stitutive del bozzello. un’essenza tra le più dure e compatte esistenti, con
un peso specifico simile al ferro.
La struttura del bozzello Il perno era invece ricavato da legno di leccio oppure
Il bozzello veniva – e viene ancora oggi – usato prin- costruito in bronzo per agevolare lo scorrimento; ve-
cipalmente per moltiplicare la forza esercitata su di nivano adoperati anche perni di ferro, in questo caso,
una fune, per renderne più fluido lo scorrimento e per però, nel centro della puleggia veniva inserito un dado
modificarne l’orientamento. di bronzo forato, per far sì che il movimento rotatorio
Nel periodo oggetto del Manuale, un bozzello era com- avvenisse tra il ferro e il bronzo. Gli spazi liberi tra le
posto da più parti. maschette e la puleggia non dovevano essere superio-
La staffa in cui era inserita la ruota prendeva il nome di ri a 1/3 del diametro della fune per evitare che questa
cassa e poteva essere costruita in un solo pezzo (vedi potesse rimanere impigliata negli interstizi.
tavola 285) o essere formata di più elementi, ed era det- I bozzelli più robusti erano quelli costruiti in un uni-
ta in questo caso, cassa composita (vedi tavola 259). co pezzo, simili a quello illustrato nella tavola 258.
La cassa era costruita in legno – veniva perlopiù im- Sulla superficie esterna della cassa, in corrispondenza
piegato l’olmo, nodoso e resistente – ed era general- delle maschette, venivano eseguite delle sgorbiature,
mente sagomata come una sfera appiattita. ossia tacche che servivano a contenere una legatura
La cassa composita era formata da due elementi fron- detta stroppo. Lo stroppo avvolgeva il bozzello e termi-
tali di forma ovoidale detti maschette e da altri due nava generalmente con un anello che serviva per le-
pezzi, i tacchi, che le mantenevano unite; maschette garlo a un appiglio fisso o per sospendervi un peso.
397
398
TAVOLA 258
Perno
Maschetta
Sgorbiatura
Perno
Cassa finita
e smussata
Cavatoia
Chiodi
TAVOLA 259
399
TAVOLA 260
RAPPORTO TRA IL DIAMETRO DELLA FUNE
E LE DIMENSIONI DEL BOZZELLO
A
B C D
F
G VISTA
LATERALE
400
CAVI Manuale di architettura navale SCHEDA 101
Passacavi e accessori
delle manovre
rima di affrontare il complesso argomento del-
Passacavi
Prendeva il nome di passacavi un insieme di guide o
condotti che ospitavano le manovre correnti o dor-
mienti oppure che servivano per dar volta alle diverse
manovre. I passacavi propriamente detti erano le bigot-
te: nella tavola 261 sono illustrate le loro due tipologie.
Le bigotte a occhi erano una sorta di bozzello senza
puleggia, tondo, con tre fori passanti – gli occhi – e
una scanalatura sulla circonferenza; erano realizzate
con legno duro e servivano ad assicurare le manovre p Sull’albero di bompresso della Belle Poule di Michel Magerotte
dormienti, in particolare sartie e paterazzi. Le bigotte si notano diverse bigotte a canali ovali.
a canali erano più leggere di quelle a occhi e avevano
dimensioni inferiori; erano dotate di un solo grande le manovre correnti (vedi tavola 262 con l’indicazio-
occhio con tre avvallamenti – detti canali – in cui pas- ne delle proporzioni fra manico e fusto).
sava il cavo corridore e venivano usate esclusivamen-
te per gli stragli e per le briglie del bompresso. Mocche
Tra i passacavi rientravano anche i conduttori di ma- Altri passacavi con usi simili a quelli descritti sopra
novre semplici, accessori fissati alle sartie che funge- erano le mocche, costituite da un lungo pezzo di le-
vano da guide alle manovre, e i conduttori doppi, os- gno con numerosi fori – le più diffuse ne avevano set-
sia tubi di legno con due fori, applicati alle sartie per te – attraverso i quali si facevano passare dei piccoli
la guida delle manovre correnti. I conduttori poteva- cavi, le sagole, che formavano una specie di ragnate-
no anche avere tre fori oppure uno solo con o senza la la, detta ragna. Le mocche (vedi tavola 263) serviva-
puleggia che agevolava la manovra (vedi tavola 262). no a tenere distante dalla coffa la parte bassa della ve-
la per evitare che si logorasse. La mocca di straglio
Gallocce, tacchetti e caviglie era una bigotta a canali a forma di cuore usata prima
Le gallocce – o, meno usato, castagnole – erano dei della metà del Settecento.
tacchi di legno duro o di metallo con due sporgenze
che servivano per fissare le manovre. Posizionate ai Accessori dei passacavi
fianchi e sui ponti delle navi, erano usate per dar vol- I passacavi necessitavano anche di alcuni particolari
ta alle scotte delle basse vele e delle rande. Le galloc- di metallo che venivano usati in abbinamento alle va-
ce erano anche dette tacchetti semplici, o a corna, rie manovre. Tra questi vi erano le redance, anelli di
per manovre (vedi tavola 262). metallo con il bordo esterno scanalato, attorno a cui
I tacchetti a orecchie, a cuore o di volta, erano degli veniva fissato il cavo di un penzolo o di uno stroppo
altri elementi di fissaggio delle manovre. Già illustra- oppure usate per unire maniglie o infilare altri cavi
ti nella tavola 120, servivano per le scotte di trinchet- evitando che la cima si logorasse (vedi tavola 263).
to e di maestra; quando erano ubicati sopra i castelli, Tra gli accessori rientravano anche le maniglie o gril-
davano volta alle manovre principali. I tacchetti di li: formate da un mezzo anello con le estremità a cer-
sartia, infine, anziché essere fissati sul ponte veniva- chio attraverso cui passava un perno che general-
no legati saldamente alle sartie e svolgevano le stesse mente si fissava a un golfare. I golfari, composti da
funzioni dei tacchetti fissi. una vite o un bullone con un’estremità ad anello, era-
Erano considerati passacavi anche le caviglie, co- no perlopiù installati in coperta sui ponti o sulle albe-
struite con bastoncini di legno di leccio, frassino o rature e servivano a collegare i ganci delle manovre,
bosso oppure di ferro, che servivano per dare volta al- dei bozzelli e dei cavi.
401
402
TAVOLA 261
TIPOLOGIE DI BIGOTTE
1
/3 3
/8 3 3
/7 /8
2 5 4 5
/3 /8 /7 /8
403
404
TAVOLA 263
PASSACAVI SPECIALI - II
MOCCHE TACCHETTO DI SARTIA
XVIII secolo
XVI-XVII secolo
ACCESSORI IN METALLO
Redancia
ovale
Redancia Maniglia
tonda
Golfare
CAVI Manuale di architettura navale SCHEDA 102
Tipologie di stroppi
I diversi tipi di stroppo assumevano la propria deno-
minazione in base alla struttura e all’uso a cui veniva-
no destinati. Lo stroppo semplice era eseguito con un
canestrello corto, mentre quello doppio era formato
da un canestrello lungo, stretto per due volte intorno
alla cassa (vedi tavola 264). Lo stroppo con aghetto
serviva a legare un bozzello a una sartia, a un golfare
p In questa inquadratura della Belle Poule sono visibili
o a un penzolo mediante una legatura eseguita con degli stroppi semplici (frecce azzurre) e uno stroppo
una sagola o un merlino, che in questo caso prendeva con gancio (freccia rossa) che fissa una manovra a un golfare.
il nome di aghetto. Lo stroppo con collare o per in-
cappellatura era utilizzato per incappellare un albero, aghetto. Il borello, di legno duro e forma leggermente
un pennone o un’asta; era molto simile allo stroppo conica, attraversava l’occhio del bozzello e la gassa
semplice tranne che per la maggiore dimensione del- della manovra cui si collegava.
l’occhio superiore (vedi tavola 264). Analogo allo Lo stroppo con redancia semplice era simile allo
stroppo con collare vi era quello con collare ad aghet- stroppo semplice con l’aggiunta di una redancia; ve-
to o a cucitura che si impiegava per collegare un boz- niva usato per i bozzelli superiori delle caliorne, che
zello a un pennone o a un albero. Questo stroppo ave- verranno analizzati in seguito, e per i bozzelli da col-
va l’occhio diviso in due branche che si riunivano at- legare a un gancio fisso. Il canestrello avvolgeva il
torno all’oggetto per formare il collare e venivano uni- bozzello e la redancia, quindi veniva riunito, tra l’uno
te fra loro con la legatura menzionata sopra, l’aghetto, e l’altra, da una legatura piana (vedi tavola 265).
o con una cucitura vera e propria (vedi tavola 265). Lo stroppo con redancia in golfare fisso veniva adope-
Lo stroppo a coda era spesso impiegato per formare rato per unire un bozzello all’occhio del golfare e usa-
paranchi usati per distendere manovre e per opera- to principalmente su pennoni, picco o boma.
zioni improvvisate. Era formato da un cavo di lun- Lo stroppo con redancia doppia era formato da uno
ghezza sufficiente – l’ultima sezione del cavo si chia- stroppo semplice con redancia che si univa a un cavo,
mava coda – da poter essere prima stretto intorno al- a sua volta dotato di redancia; serviva per collegare
la cassa mediante impiombatura e poi collegato a un un paranco a un penzolo o ai bozzelli dei bracci fissa-
altro cavo o a un’asta. Lo stroppo con borello era uno ti alle varee dei pennoni maggiori.
stroppo doppio e si utilizzava principalmente per i Lo stroppo con gancio, infine, molto simile a quello
bozzelli dei grossi paranchi, detti apparecchi. Questo con redancia, veniva impiegato per manovre che do-
sistema di unione era più sicuro di un gancio o di un vevano essere agganciate e sganciate rapidamente.
405
TIPOLOGIE DI STROPPI – I
TAVOLA 264
CANESTRELLO
STROPPO SEMPLICE
406
TIPOLOGIE DI STROPPI – II
TAVOLA 265
STROPPO CON COLLARE STROPPO A CODA
AD AGHETTO O A CUCITURA
407
TIPOLOGIE DI STROPPI – III
TAVOLA 266
I paranchi
p Alberto Cosentino ha riprodotto con maestria un potente paranco in azione per sollevare una grossa botte sul ponte della Renommée.
N
elle pagine precedenti è stato accennato che il tenza) deve essere uguale a R (la resistenza): i bracci
paranco era un sistema funicolare, composto della leva della potenza e della resistenza sono uguali,
di due bozzelli, uno fisso e l’altro mobile, e di perché rappresentati dal raggio della puleggia.
un cavo, il quale scorreva alternativamente sulle pu- In un bozzello mobile (fig. 2 dell’illustrazione alla pagi-
legge del primo e del secondo. Un’estremità del cavo na seguente), trascurando sempre le variabili di attrito
era fissata allo stroppo di uno dei bozzelli ed era chia- e rigidezza, per ottenere l’equilibrio è necessario che le
mata dormiente o arricavo, l’altra estremità, che, pas- tensioni delle due parti del cavo siano uguali, ciascuna
sata attraverso le pulegge, fuoriusciva da queste e do- parte, cioè, deve sostenere la metà del peso. Questa si-
veva sopportare lo sforzo, era detta tirante. I vari giri tuazione è rappresentata dalla formula P = R/2.
che compiva il cavo erano detti fili di paranco. In seguito a queste considerazioni, si intuisce facil-
mente che nel bozzello fisso se R sale di un metro P
Il funzionamento dei paranchi scende di un metro, cioè la velocità di P è uguale a
Usando termini propri della fisica, un paranco è una quella di R; mentre nel bozzello mobile se R sale di un
macchina che moltiplica la potenza necessaria a sol- metro le due parti del cavo si accorceranno ciascuna
levare o spostare una notevole resistenza, impiegata di un metro e quindi P scenderà di due metri: indi-
in molte occasioni a bordo delle navi. cando con V la velocità della potenza e con v quella
Considerando un bozzello fisso (fig. 1 dell’illustrazio- della resistenza, si ottiene V = 2v.
ne alla pagina seguente), trascurando l’attrito e la ri- Aggiungendo un altro bozzello fisso per cambiare la
gidezza del cavo, per ottenere l’equilibrio, P (la po- direzione del tirante (fig. 3 dell’illustrazione alla pagi-
409
TAVOLA 267
SCHEMA DI PARANCHI IN CUI IL NUMERO DELLE
RESISTENZE RAFFIGURA IL GUADAGNO DI POTENZA
1 2 2
1 1
1
3
4
5
1
1
1
6 7 8
411
TIPOLOGIE DI PARANCHI
TAVOLA 268
Paranco
semplice
Stricco
Paranco
doppio
Amantesenale Apparecchio
Paranco delle
doppio mantiglie
con bozzelli di basso
a violino pennone
412
Istruzioni di montaggio SCHEDA 92
Mantelletti e affusti di cannoni
A
4 A
5
3
2
1
B
1. Affusti di cannoni della prima e seconda batteria 92A Prendi la plancia su cui sono ricavati i mantelletti. Estrai
2. Anellini con gambo – 3. Colonnine da 10 mm tutti i pezzi A e B col tagliabalsa e levigali leggermente lungo
4. Mantelletti – 5. Anellini Ø 2 mm i bordi con carta abrasiva a grana fine.
C
B
A
92B Deponi una goccia di colla a presa rapida sui pezzi B, 92C Recupera le due botti fornite con il fascicolo 36 e dipingile
poi applica – ben centrati su di essi – i pezzi A. Reggi gli insiemi con una mano di turapori trasparente. Aspetta che siano
con le pinze a becchi curvi e colora la superficie sulla quale asciutte prima di proseguire.
è incollato il pezzo A con una tonalità rosso sangue. Il resto
del mantelletto, compreso il profilo, deve rimanere al naturale.
E
10 mm
183
92
F G
I
H
J
K
92J Ripeti le stesse operazioni per realizzare una seconda 92K Ecco come si presenta la tua Soleil Royal al termine
scaletta, quindi applicala sul ponte, in posizione il più di questa sessione di montaggio. Tieni da parte i materiali
possibile simmetrica rispetto alla prima. avanzati in attesa di impiegarli in futuro.
184
Istruzioni di montaggio SCHEDA 93
Finestre della balconata inferiore
e altri elementi A
6
4 7
3
93A Usa i listelli allegati a questa uscita per realizzare
2 i capidibanda dell’impavesata. Appoggiane uno sull’impavesata
1 centrale e taglialo alla misura adatta con il seghetto.
Leviga il listello e poi incollalo in modo che copra la zona
di unione dell’impavesata con la murata e che fuoriesca
di circa 2 mm per tutta la sua lunghezza dal bordo dello scafo.
1. Colonnine da 10 mm – 2. Bozzelli da 4 mm
3. Bigotte da 5 mm – 4. Finestre della balconata C
inferiore 5. Listelli di noce da 2x7x300 mm – 6. Affusti
di cannoni della prima e seconda batteria – 7. Catena
9 mm
185
93
F 93F Sorreggi una G
colonnina con delle
pinzette e fai cadere
una goccia di colla
a presa rapida sul
perno che si trova
sulla base del pezzo.
186
Istruzioni di montaggio SCHEDA 94
Particolari delle bottiglie e altri elementi
A
5 6
7
2
4
3 1
1. Affusti di cannoni della terza batteria 94A Realizzerai ora il capodibanda per l’altro fianco
2. Colonnine da 10 mm – 3. Bozzelli da 4 mm dello scafo. Recupera il pezzo più lungo di listello che hai
4. Caviglie – 5. Listelli di noce da 2x7x300 mm avanzato dalla sessione di lavoro precedente e aggiustane
6. Particolari delle bottiglie – 7. Affusti di cannoni la misura in base alla murata centrale. Incollalo in modo
della prima e seconda batteria che copra la zona di unione fra impavesata e murata
e che sporga dal profilo dello scafo di circa 2 mm.
B C
9 mm
187
94
F G
H
I
35
mm
94H Verifica che i profili circolari delle cannoniere siano ben 94I Usa la lima tonda per creare un leggero avvallamento
allineati fra loro e centrati rispetto allo spessore della murata. a circa 3,5 mm dall’ultima apertura semicircolare come
Se così non fosse, ripassa ancora la lima nelle rispettive aperture. indicato nella foto. Il ribasso deve consentirti di applicare
Non incollare gli anellini finché non verrà ti detto esplicitamente. un quarto anellino allineato ai primi tre.
J K
188
Istruzioni di montaggio SCHEDA 95
Elementi della balconata e listelli
A
4 5 6
8m
2 m
1
3
1. Raccordi dei corrimano – 2. Colonnine 95A Proseguirai ora con la posa dei corrimano sull’impavesata.
da 10 mm – 3. Anellini Ø 2 mm – 4. Listelli di noce Pratica dei forellini sul capodibanda che facciano da sede
da 2x7x300 mm – 5. Cannoni della terza batteria al perno delle colonnine. I fori nello spazio compreso fra due
6. Elementi della balconata profili circolari delle cannoniere devono essere distanti 8 mm
circa l’uno dall’altro e il terzo foro deve essere allineato
con il bordo del ponte del cassero (vedi indicazioni nella foto).
B
C
95D Prendi una lima tonda a grana fine oppure avvolgi un pezzo
di carta abrasiva su un cilindretto di legno. Riapri il foro
semicircolare che avevi coperto quando hai incollato il listello
nella fase precedente. Verifica che sia di dimensione adeguata 95E Taglia un altro segmento di listello da 2x7 mm lungo tanto
ad accogliere l’anellino della cannoniera (foto di dettaglio). quanto lo spazio delimitato dai tratteggi rossi nella foto.
189
95
F G
95F Ritocca di nuovo con la lima i fori circolari delle cannoniere 95G Recupera uno dei raccordi dei corrimano e incollalo
per verificare che gli anellini vi entrino senza sforzo. dove indica il cerchio rosso. Ritocca la lunghezza con la lima.
H I
190
Istruzioni di montaggio SCHEDA 96
Elementi di prua e stemmi dorati
A
4
5
6
3
7
2 1
1. Elementi di prua – 2. Corone dorate
3. Scudi dorati – 4. Cannoni della terza batteria
5. Bigotte da 4 mm – 6. Paranchi da 4 mm
7. Colonnine da 8 mm
96A Recupera un pezzetto di listello di noce da 2x7 mm
B e usalo per ricoprire l’estremità della murata evidenziata
nella foto di dettaglio. Incollalo e pareggialo al profilo
della murata, passandoci sopra la lima.
40
mm
10
mm
96D Ricava da un listello di noce da 2x7 mm un segmento lungo 96E Recupera un raccordo a semicerchio dai pezzi forniti
145 mm. Levigalo con carta abrasiva a grana fine e incollalo con l’uscita 95 e incollalo ben centrato sotto l’estremità
sulle colonnine – centrandolo bene – come evidenziato nella foto. del corrimano che hai installato nella fase precedente.
191
96
F G
192
Istruzioni di montaggio SCHEDA 97
Braccioli dello specchio di poppa
A
5 6 7
4
8
3
2 1
97D Incolla il bracciolo a filo dello sperone e colora il bordo 97E Ripeti di nuovo le stesse operazioni da B a D per applicare
che rimane visibile con la solita tonalità scura. Ripeti le fasi gli altri due braccioli al disopra dei primi e paralleli a questi
da B a D per applicare un secondo bracciolo sull’altro fianco. (osserva la foto di dettaglio).
193
97
F G
10 m
m 10 mm
H
I
10 m
m
97J Rifila l’eccedenza a livello della poppa, quindi usa una lima
piatta per arrotondare l’estremità del listello. Realizza altre 97K La sessione di montaggio è così terminata.
due cinte in maniera analoga sull’altro fianco del vascello, Riponi con cura i materiali avanzati che utilizzerai in futuro.
in modo che colleghino gli altri due braccioli alla poppa.
194
Istruzioni di montaggio SCHEDA 98
Mantelletti, finestre e porte
A
6
5
4
3 7
1
2
30 mm
195
98
F G
J
K
196
Istruzioni di montaggio SCHEDA 99
Finestre della balconata intermedia
A
6
3 1 mm
2 50
5 4
99B Stendi qualche goccia di colla su un avanzo di listello 99C Prepara dei segmenti di listello di noce da 2x7 mm per
di noce da 2x7 mm di lunghezza adeguata a coprire coprire le zone del casseretto indicate dalle frecce. Per far sì
la zona evidenziata dalla foto. Recupera quindi un raccordo che i listelli più lunghi aderiscano perfettamente allo specchio
del corrimano e incollalo sotto all’estremità del listello di poppa devi creare una piccola tacca, evidenziata dal cerchio
indicata dalla freccia bianca. rosso. Quindi copri con della carta abrasiva una lima tonda
e ritocca i fori delle cannoniere come mostra la foto di dettaglio.
D Verifica che gli anelli di legno vi si inseriscano bene, poi sfilali.
99E Recupera E
la balconata
intermedia
che hai rivestito
nella fase G
della scheda 84.
Incastrala
nelle tacche
predisposte
sulla poppa,
accorciando
leggermente
99D Prendi 10 colonnine da 10 mm le cinte per fare
e pratica dieci fori nella zona evidenziata in modo che
dalla foto (ponte del cassero). Quindi sia parallela
incollale e usa un segmento di listello di alla balconata
noce da 2x4 mm per creare una balaustra. inferiore.
197
99
F G
99F Prendi ora la balconata superiore e poi estrai dalla plancia 99G Ora devi passare su tutta la superficie dello scafo
fornita con il fascicolo 82 i due elementi più grandi. Incolla della carta abrasiva a grana fine e poi eliminare la polvere
la balconata nelle tacche corrispondenti, facendo attenzione che si forma con un pennello o uno straccio asciutto.
che risulti parallela a quelle sottostanti, e applica gli altri due Stendi quindi della vernice turapori incolore satinata su tutto
pezzi della plancia sui fianchi. Perché questi risultino paralleli lo scafo eccetto sui particolari delle bottiglie che hai applicato
ai fianchi delle balconate devi rifilare un poco le cinte. sotto la balconata inferiore.
H
I
B
99I Recupera i mantelletti che sono stati forniti
99H Quando la vernice è asciutta, ripeti la levigatura con il fascicolo 98. Incolla i pezzi più piccoli (A)
con carta a grana finissima. Elimina la polvere e stendi su quelli più grandi (B), centrandoli bene.
nuovamente del turapori. Puoi eseguire la verniciatura più
volte, fino a ottenere la finitura desiderata. Passa il turapori
anche sui particolari delle murate e sui ponti. K
J
198
Istruzioni di montaggio SCHEDA 100
Coronamento delle balconate
A
8 7
5
4 6
2
1
3
1. Coronamento delle balconate – 2. Bozzelli da
4 mm – 3. Anellini con gambo – 4. Decorazioni
delle finestre dello specchio di poppa – 5. Caviglie
6. Colonnine da 10 mm – 7. Cannoni della 1ª
e 2ª batteria – 8. Colonnine da 8 mm 100A Recupera la plancia fornita con il fascicolo 97 ed estrai
i cinque pezzi evidenziati nella foto. Levigali leggermente.
B
C
E
D
199
100
F G
H I
200
Istruzioni di montaggio SCHEDA 101
Finestre della balconata superiore
A
6
1
3 7
2
5
4
101A Recupera le porte e le finestre del cassero e del casseretto
1. Finestre della balconata superiore – 2. Cannoni fornite con l’uscita 98. Dipingi d’azzurro l’interno dei telai
della 1ª e 2ª batteria – 3. Bozzelli da 4 mm delle finestre e di nero i rettangoli della parte inferiore
4. Decorazioni dello specchio di poppa – delle porte quindi lascia asciugare bene.
5. Colonnine delle finestre dello specchio di poppa –
6. Filo d’ottone ∅ 1 mm – 7. Decorazioni C
B
B
101B Incolla la fascia di porte e finestre (A) sulla parete 101C Recupera una cavigliera e incollala ben centrata
del casseretto e le due finestre (B) sulla parete del cassero, sul ponte, davanti alle finestre del cassero.
secondo le indicazioni delle fotografia. Verifica che non ostruisca il foro per l’albero.
D E
mm
15
7 mm
1
101E Procurati ora un listello di noce da 5x5 mm.
Ricavane due segmenti lunghi 15 mm. Incolla sotto a ciascun
pezzo un segmento di listello di sapelli lungo circa 17 mm,
101D Recupera una bitta e incollala di fronte alla cavigliera, in modo che sporga un po’ dalle estremità.
a contatto del boccaporto e senza ostruire il foro per l’albero. Questi elementi simuleranno due cassapanche.
201
101
F G
m
m
12
H I
K
101K Ecco come si presenta la tua Soleil Royal
al termine di questa sessione di montaggio.
Tieni da parte i materiali avanzati
in attesa di impiegarli in futuro.
202
Istruzioni di montaggio SCHEDA 102
Balaustra della balconata inferiore
A
7
6
5
8
4 2 1
3
1. Balaustra della balconata inferiore
2. Decorazioni floreali – 3. Colonnine di babordo 102A Recupera le finestre delle balconate consegnate
del balcone – 4. Colonnine di tribordo del balcone con i fascicoli 93 e 99. Levigale con della carta abrasiva
5. Colonnine delle finestre dello specchio di poppa a grana fine e dipingile in oro. Mettile da parte finché la vernice
6. Paranchi da 4 mm – 7. Filo d’ottone ∅ 1 mm non è completamente asciutta.
8. Cannoni della 1ª e 2ª batteria
C
B
203
102
F G
204
Istruzioni di montaggio SCHEDA 103
Balaustra della balconata intermedia
A
6
7
5
4
2 1
3
1. Balaustra della balconata intermedia
2. Decorazioni floreali – 3. Colonnine di babordo 103A Usa un punteruolo o la punta di un trapanino
del balcone – 4. Colonnine di tribordo del balcone per realizzare dodici forellini sul bordo esterno del ponte
5. Bozzelli da 4 mm – 6. Filo d’ottone ∅ 1 mm di castello, tra le due gru di capone.
7. Cannoni della 1ª e 2ª batteria
C
B
mm
28
m
10 m
103E Recupera i profili circolari delle cannoniere (fascicoli 90
e 91) e appoggiane uno sopra ciascun segno di matita.
103D Recupera tre affusti di cannone e appoggiali sul fianco Pratica dieci forellini per le colonnine usando il punteruolo.
del ponte di castello, senza incollarli. Distanziali come indicato I fori devono essere disposti come mostra la foto, tenendo
in rosso nella foto, quindi segna con una matita una linea presente che il primo a destra (cerchio rosso) deve essere
– che corrisponda alla mezzeria dei pezzi – sul capodibanda. allineato con il bordo posteriore del castello.
205
103
F G
103F Recupera dieci colonnine da 10 mm. Reggile con la pinza, 103G Usa una lima tonda per creare degli incavi, centrati
cospargi un poco di colla sui perni e inseriscile nei forellini. sulle linee a matita che avevi tracciato nella fase D. Questi
avvallamenti fungeranno da sede per i profili delle cannoniere.
H
I
K
103K La sessione di lavoro è così terminata;
conserva con cura i pezzi avanzati
che impiegherai in futuro.
206