Sei sulla pagina 1di 10

Per capire la violenza dell'occupazione israeliana, legget... https://www.invictapalestina.

org/archives/37503

Gentile visitatore, noi utilizziamo i cookie affinché tu possa avere la migliore esperienza sul sito
Invictapalestina. Se continui ad utilizzare questo sito noi pensiamo che tu sia d'accordo. Ok
Informativa sull'uso dei cookie
Centro di Documentazione sulla Storia, Cultura, Tradizioni della Palestina

17/12/2019 DI INVICTA PALESTINA

Per capire la violenza dell’occupazione


israeliana, leggete queste 30 storie
La violenza e il whitewashing sono la doppia elica del DNA dell’occupazione.

1 di 10 21/12/19, 09:46
Per capire la violenza dell'occupazione israeliana, legget... https://www.invictapalestina.org/archives/37503

Gentile visitatore, noi utilizziamo i cookie affinché tu possa avere la migliore esperienza sul sito
Invictapalestina. Se continui ad utilizzare questo sito noi pensiamo che tu sia d'accordo. Ok
Informativa sull'uso dei cookie

Hagai El-Ad – 10 dicembre 2019

Immagine di copertina: Un attacco israeliano con il fosforo bianco contro una


scuola delle Nazioni Unite a Beit Lahiya, 17 gennaio 2009. (Foto: Muhammad
al-Baba)

Aishah Abu Laban ha 70 anni. Ne sono ormai passati 30 da quel fatidico giorno
del 1989 in cui un soldato israeliano sparò e uccise sua figlia di 13 anni,
Rufaydah, ma non lo dimenticherà mai. Rufaydah, che viveva nel campo
profughi di Dheisheh, fu uccisa mentre tornava a casa dal funerale del
sedicenne Naser al-Qassas, che il giorno prima era stato anch’esso ucciso a colpi
d’arma da fuoco dai soldati. Il portavoce dell’IDF rispose alla morte di Rufaydah
dichiarando che “Non c’era alcuna connessione tra la morte della ragazza e
l’attività dell’IDF nell’area”. Trenta anni dopo, come afferma Aishah, c’è solo
una conclusione: “Quando il giudice è tuo nemico , con chi puoi lamentarti? ”

Dodici anni dopo, ci troviamo in un altro campo profughi in Cisgiordania. Nur


a-Shams e le sue due giovani sorelle, Hanan, di 11 anni e Iman di 8 furono ferite
nella loro casa da un proiettile di un carro armato israeliano. La loro madre,
Najah Abu Sha’ala, come qualsiasi madre aveva paura dei carri armati che
circondavano il campo. Quando i bombardamenti si fecero più pesanti,
condusse la sua famiglia nel luogo più sicuro della casa: la scala che portava al
tetto. Poi cadde il proiettile. Il portavoce dell’IDF dichiarò: “Dopo aver
esaminato le circostanze generali dell’incidente, la decisione è che non vi sono
motivi per ordinare un’indagine da parte dell’unità investigativa della polizia
militare “.

Iman fu portata all’ospedale a Gerusalemme est, ma Najah non potè andare


con lei perché non aveva il permesso di entrare in Israele. Diversi mesi dopo,
Iman aveva in programma di andare in Giordania con suo padre per rimuovere
le schegge del proiettile. Alcune settimane prima del viaggio, i soldati
spararono a suo padre al posto di blocco di Anabta, mentre stava andando al
lavoro,e lo uccisero

Nove anni prima, nella città di Khan Yunis nella Striscia di Gaza, i soldati

2 di 10 21/12/19, 09:46
Per capire la violenza dell'occupazione israeliana, legget... https://www.invictapalestina.org/archives/37503

Gentile visitatore, noi utilizziamo i cookie affinché tu possa avere la migliore esperienza sul sito
Invictapalestina. Se continui ad utilizzare questo sito noi pensiamo che tu sia d'accordo. Ok
Informativa sull'uso dei cookie

la madre di Na’im, Asmahan, ricorda come il suo bambino le avesse sempre


detto quanto fosse forte. Non le venne mai in mente che avrebbe dovuto vivere
senza di lui: il figlio maggiore, il suo primo orgoglio e la sua gioia.

Maryam Abu Nijem perse suo marito, Bilal, nell’estate del 2014. I
bombardamenti sulla loro casa nel campo profughi di Jabalya a Gaza uccisero
anche il padre di Bilal, suo nonno e due dei suoi fratelli. Tre vicini furono uccisi,
tra cui Raghad di tre anni e Shaymaa di 14 anni. La suocera di Maryam,
Fawzeyeh, fu gravemente ferita. Qualche anno prima, nel 2008, in un altro
bombardamento su Gaza, la casa dei genitori di Fawzeyeh fu bombardata e
undici membri della famiglia rimasero uccisi.

Ritorniamo al 1991, nel villaggio di Beit Rima, in Cisgiordania . Muhammad al-


Barghouti, 23 anni, affetto da una disabilità mentale dovuta alla meningite
contratta da bambino, era seduto all’ingresso di una casa. Quando arrivarono i
soldati israeliani, non si mosse. Così lo picchiarono (portavoce dell’IDF: “In
queste circostanze non abbiamo ritenuto opportuno ordinare alcun
procedimento legale contro i soldati e il fascicolo di indagine è stato chiuso”).
Da allora, ogni volta che Muhammad sente che i soldati sono nel villaggio,
fugge.

3 di 10 21/12/19, 09:46
Per capire la violenza dell'occupazione israeliana, legget... https://www.invictapalestina.org/archives/37503

Gentile visitatore, noi utilizziamo i cookie affinché tu possa avere la migliore esperienza sul sito
Invictapalestina. Se continui ad utilizzare questo sito noi pensiamo che tu sia d'accordo. Ok
Informativa sull'uso dei cookie

armato dell’IDF nel 2001 all’interno della loro casa. (Per gentile
concessione di B’Tselem)

Sei anni dopo, altro luogo, altro palestinese: gli agenti di polizia di frontiera
picchiano Jamal Sukar di Dheisheh (“Abbiamo deciso di chiudere il caso
perché purtroppo non siamo stati in grado, nonostante i nostri sforzi, di
localizzare il sospettato”). Jamal non ha mai dimenticato quel giorno, né il
dolore alla gamba. Ma non ha mai voluto condividere l’esperienza con i suoi
figli per risparmiare loro il risentimento e la rabbia che prova.

Diciassette anni dopo l’uccisione del figlio Nidal, Muna Abu Muhsen odia le
vacanze e si sente ancora come se il figlio fosse morto ieri. Nel 2002, nella città
di Tubas, i soldati usarono suo figlio come scudo umano (“L’indagine ha
rivelato che i comandanti delle forze sul campo non hanno stimato che
utilizzare come scudo Abu Muhsen avrebbe messo in pericolo la sua vita”). Tre
anni dopo, nella stessa città, Shahrzad Abu Muhsen avrebbe perso il figlio più
piccolo, Salah a-Din, 14 anni – i soldati gli spararono mentre giocava con un
amico con una pistola di plastica (“La denuncia non si trova, ha detto il
portavoce dell’IDF). Quando Shahrzad compì il pellegrinaggio alla Mecca, giurò
di aver visto suo figlio girare attorno alla Ka’ba, indossando gli abiti festivi che
aveva il giorno della sua morte.

Hadil Ghaben di Beit Lahiya, nella Striscia di Gaza, amava i fumetti . Quando
aveva sette anni, una bomba israeliana esplose nel suo salotto. L’avvocatura
generale non avviò un’indagine. Tredici anni dopo, i membri sopravvissuti
della sua famiglia sono ancora spaventati, nel corpo e nell’anima. Inizio del
2009, ancora Beit Lahiya. Questa volta, una bomba al fosforo bianco brucia a
morte sei membri della famiglia di Abu Halima, tra cui Shahd, di un anno. I
sopravvissuti vengono portati in un vicino ospedale sulla motrice di un
trattore. Durante il tragitto, i soldati sparano e uccidono altri due di loro (“Il
fascicolo di indagine è stato chiuso”).

Nel 1994, una settimana prima che a ovest della città di Halhul i soldati gli

4 di 10 21/12/19, 09:46
Per capire la violenza dell'occupazione israeliana, legget... https://www.invictapalestina.org/archives/37503

Gentile visitatore, noi utilizziamo i cookie affinché tu possa avere la migliore esperienza sul sito
Invictapalestina. Se continui ad utilizzare questo sito noi pensiamo che tu sia d'accordo. Ok
Informativa sull'uso dei cookie

che uccise Al-Adarbeh fu condannato a due mesi con sospensione condizionale


di due anni).

Ugualmente, Ramzi Abu Amshah ha chiamato il figlio maggiore con il nome di


suo fratello di 19 anni, Yusef. Yusef fu ucciso a colpi d’arma da fuoco nel 1995
da un soldato, mentre setacciava la discarica di un insediamento nella Striscia
di Gaza settentrionale alla ricerca di rame e di alluminio da vendere.
(“L’avvocatura del comando meridionale ha deciso nel suo rapporto, approvato
dall’avvocatura generale militare, di intraprendere azioni disciplinari contro un
ufficiale e un soldato collegati all’incidente”). La sofferenza della famiglia Abu
Amshah non finì qui: nel 2003, l’esercito demolì la loro casa e nell’estate del
2014 il padre rimase ucciso, insieme alla sua seconda moglie, in un
bombardamento israeliano.

Nel 1998, Sabre Abu a-Russ del campo profughi di Qalandiya aveva 21 anni.
Allora si vergognò di riferire al ricercatore sul campo di B’Tselem tutti i dettagli
delle percosse e degli abusi subiti (“Il caso è stato chiuso dopo le indagini a
causa della mancanza di prove”). Oggi, a 40 anni, è più aperto riguardo al
dolore psicologico che ha portato con sé per tutta la vita. Ancora oggi, “non
riesce a guardare film con violenze o notizie su incidenti con l’esercito
israeliano, anche se ogni palestinese dovrebbe essere consapevole di ciò che sta
accadendo intorno a sè”.

5 di 10 21/12/19, 09:46
Per capire la violenza dell'occupazione israeliana, legget... https://www.invictapalestina.org/archives/37503

Gentile visitatore, noi utilizziamo i cookie affinché tu possa avere la migliore esperienza sul sito
Invictapalestina. Se continui ad utilizzare questo sito noi pensiamo che tu sia d'accordo. Ok
Informativa sull'uso dei cookie

Soldati israeliani arrestano un palestinese durante un raid nella


città di Hebron in Cisgiordania il 20 settembre 2016. (Wisam
Hashlamoun / Flash90)

Amin Hamdan ha ancora paura di qualsiasi cosa sia legata ai militari o alla
polizia israeliana. Sedici anni fa, i soldati lo picchiarono al checkpoint di Ein
Ariq davanti alle telecamere, un incidente che attirò l’attenzione internazionale
(“Il caso non è stato individuato”). Il giorno seguente, allo stesso checkpoint, gli
stessi soldati gli impedirono di andare in ospedale. Solo tre giorni dopo il
pestaggio riuscì a ottenere cure mediche per la frattura della mascella e di
alcune costole. Nei mesi successivi alla guarigione delle costole, ad ogni
movimento Hamdan sentiva come se un pugnale lo trafiggesse – e sentiva lo
stesso ogni volta che il suo bambino gli chiedeva come suo padre si fosse
lasciato picchiare in quel modo.

Dodici anni dopo che i soldati avevano ucciso suo padre, il dottor Samir Hijazi,
nel 2004 (“L’avvocatura generale militare non ha ritenuto opportuno ordinare
un’indagine da parte dell’unità investigativa della polizia militare”), Bayan
Hijazi di Rafah decise di onorare in ritardo desiderio del padre e si iscrisse alla
scuola di medicina. Cinque anni prima, nella Striscia di Gaza, i soldati avevano
aperto il fuoco contro dei pescatori, ferendo Sa’id al-Bardawil e Mahmoud
a-Sharif del campo profughi di Khan Yunis. “Non ci hanno neppure insultato.
Hanno aperto il fuoco e basta ”(“ Non troviamo alcun motivo per ordinare
un’indagine ”).

Medat Shweiki invece fu insultato mentre riceveva i colpi dei soldati. Nel
2000, un soldato affermò che il 23enne stava “cercando di diventare un grande
uomo”. Il pestaggio che ne seguì portò Shweiki ad essere ricoverato in ospedale,
dove la polizia minacciò di arrestarlo (il dipartimento per le indagini della
polizia “ha deciso di non perseguire l’ufficiale a causa della mancanza di prove
sufficienti”). Le cicatrici sul corpo di Shweiki sono rimaste, così come la
depressione. Diciannove anni dopo quella sera d’estate, ha una sua convinzione:

6 di 10 21/12/19, 09:46
Per capire la violenza dell'occupazione israeliana, legget... https://www.invictapalestina.org/archives/37503

Gentile visitatore, noi utilizziamo i cookie affinché tu possa avere la migliore esperienza sul sito
Invictapalestina. Se continui ad utilizzare questo sito noi pensiamo che tu sia d'accordo. Ok
Informativa sull'uso dei cookie

Tarqumya viene picchiato da un ufficiale di polizia israeliano. Dopo essere


svenuto alla stazione di polizia, si risveglia in ospedale. Ha perso la capacità di
parlare e pensava che non l’avrebbe mai recuperata. Ricorda il momento in cui
ritrovò la voce (portavoce IDF: “Abbiamo deciso di chiudere il caso per
mancanza di prove”).

È il 2012, quartiere di Issawiya a Gerusalemme est. La polizia picchia Amir


Darwish di 9 anni. Dopo circa due ore alla stazione di polizia, viene rilasciato.
Jihad, la madre di Amir, racconta come da quel giorno l’infanzia di suo figlio
cambiò, costellata da altri arresti e altri abusi (in base a precedenti esperienze,
la famiglia non ha presentato denuncia al dipartimento investigativo).

Sono passati 29 anni da quando Amneh Fanun, che ora ha 77 anni, fu picchiato
dai soldati nel villaggio di Battir (“Abbiamo trasmesso la denuncia per la
revisione da parte dell’Ufficio dell’Avvocato del Comando Centrale”). Si ricorda
ancora quello che è successo. Le sue parole: “La vita continua nonostante il
dolore”. Intanto, ogni giorno, sente parlare di altre uccisioni e di altri assalti
militari.

La famiglia di Yazan Safi, del campo profughi di Jalazoun, durante gli anni
adolescenziali del figlio dovette richiedere un permesso ogni sei mesi per
entrare ripetutamente in Israele. Un candelotto di gas lacrimogeno lanciata da
un soldato aveva colpito Yazan in bocca nel 2008, quando aveva 13 anni, così
che dovette mettersi una protesi dentale che doveva essere controllata
periodicamente ( Il caso è stato chiuso dopo un esame da parte dei militari, ha
detto l’esercito). A volte la famiglia non otteneva il permesso e il figlio doveva
andare da solo per le cure. Quando Yazan compì 18 anni, l’esercito smise di
dargli i permessi.

7 di 10 21/12/19, 09:46
Per capire la violenza dell'occupazione israeliana, legget... https://www.invictapalestina.org/archives/37503

Gentile visitatore, noi utilizziamo i cookie affinché tu possa avere la migliore esperienza sul sito
Invictapalestina. Se continui ad utilizzare questo sito noi pensiamo che tu sia d'accordo. Ok
Informativa sull'uso dei cookie

Amir Hamdan, picchiato nel 2003 da soldati dell’IDF davanti alle


telecamere di sicurezza. (Per gentile concessione di B’Tselem)

Salma a-Sawarkah di Juhar a-Dik, nella Striscia di Gaza, aveva 74 anni nel
2011. Fu allora che i soldati le spararono dal lato israeliano della recinzione
mentre stava pascolando il suo gregge all’interno della Striscia (“Il caso è stato
inoltrato per ulteriori indagini da parte del MPIU”). Dopo il ferimento, aveva
paura di avvicinarsi alla recinzione Gaza-Israele.

Tharwat Sha’rawi era di un anno più giovane di Salma quando a Hebron fu


uccisa nella sua macchina dai soldati Questo accadde quattro anni fa (“Il caso è
stato chiuso dopo un esame del resoconto operativo”). Avrebbe voluto che dopo
la sua morte la sua auto fosse venduta e i proventi donati all’ospedale Al-Ahli,
ma l’auto venne pignorata.

Sei anni dopo la morte del fratello Samir avvenuta nel 2013, Mahmoud Awad
ha compiuto 16 anni – la stessa età di suo fratello quando i soldati gli
spararono vicino alla barriera di separazione vicino al villaggio di Budrus, in
Cisgiordania. Il padre di Mahmoud Ahmad rimase disoccupato dopo che Israele
gli revocò il permesso di lavoro subito dopo che l’esercito aveva ucciso suo
figlio (l’accusa contro i due soldati coinvolti nell’incidente, per “atto avventato e
negligente con un’arma da fuoco”, fu ritirata due anni e mezzo dopo). Ahmad
ha fatto della documentazione e della denuncia dell’occupazione una parte
centrale della sua vita — una commemorazione del figlio e di tutte le vittime
palestinesi dell’ingiustizia.

Sei anni prima, sempre vicino alla barriera di separazione a est di Deir al-Balah

8 di 10 21/12/19, 09:46
Per capire la violenza dell'occupazione israeliana, legget... https://www.invictapalestina.org/archives/37503

Gentile visitatore, noi utilizziamo i cookie affinché tu possa avere la migliore esperienza sul sito
Invictapalestina. Se continui ad utilizzare questo sito noi pensiamo che tu sia d'accordo. Ok
Informativa sull'uso dei cookie

Mahran dice che il suo primogenito era un ragazzo tranquillo e benvoluto .

Ata Amira del villaggio di Ni’lin in Cisgiordania è nata orfana. I soldati hanno
ucciso il padre Atallah nel 1996 (“Il MAG ha ordinato la chiusura del fascicolo
istruttorio”), mentre sua madre Hanaa era incinta di cinque mesi. 23 anni dopo,
Hanaa è una vedova di 56 anni. Parla dolorosamente del tempo che ne è seguito
e dell’aver dovuto crescere i figli senza il padre.

Lo stesso anno, per un’altra sparatoria, quattro soldati furono condannati a


“una multa di un agora (0.01 di un shekel)” per il reato di “non aver rispettato le
regole obbligatorie dell’esercito”. Circa tre anni prima, i soldati avevano ucciso
Iyad Amleh di Qabalan, che stava viaggiando con i suoi amici mentre tornava al
suo villaggio. La condanna dei soldati è stata ribaltata in appello e gli imputati
sono stati condannati a un mese di carcere con sospensione condizionale per un
anno. I genitori di Iyad non si sono mai ripresi.

2016. Muhammad a-Tabakhi di A-Ram è il padre di Muhyi a-Din, ucciso dagli


agenti di polizia di frontiera all’età di 10 anni. Nel primo anno dopo la morte di
Muhyi, Muhammad ha continuato a pronunciare il nome del suo defunto figlio
ogni volta che cercava di chiamare uno degli altri suoi figli.

2017. Baraa Kan’an, del villaggio di Nabi Saleh, aveva 19 anni quando i soldati
lo arrestarono e lo picchiarono per ore. Venne bendato e uno dei soldati
minacciò di sparargli. Sentì caricare la pistola e si disse che stava per morire.
Kan’an fu rilasciato a notte fonda e trovato da un passante. Il padre racconta
che l’arresto e gli abusi spinsero suo figlio a continuare a protestare contro
l’occupazione. Un anno dopo fu nuovamente arrestato e condannato a 14 mesi
di prigione.

2018: Alaa a-Dali di Rafah aveva 20 anni quando venne ferito dai soldati. Stava
andando in bici a una manifestazione del Land Day quando da lontano gli
spararono alla gamba destra. Israele gli negò il permesso di accedere
all’ospedale di Ramallah, e i medici di Gaza dovettero amputargli la gamba.
Membro della squadra ciclistica palestinese, non aveva mai potuto partecipare
ad alcuna competizione fuori dalla Striscia di Gaza a causa del blocco. Ora

9 di 10 21/12/19, 09:46
Per capire la violenza dell'occupazione israeliana, legget... https://www.invictapalestina.org/archives/37503

Gentile visitatore, noi utilizziamo i cookie affinché tu possa avere la migliore esperienza sul sito
Invictapalestina. Se continui ad utilizzare questo sito noi pensiamo che tu sia d'accordo. Ok
Informativa sull'uso dei cookie

allora l’organizzazione non ha più contattato le autorità israeliane per indagare


sugli incidenti in cui palestinesi residenti nei Territori Occupati sono stati uccisi
o feriti.

Tutti i casi di cui sopra provengono dagli archivi di B’Tselem, ricercati e


documentati fin dal 1989 dai ricercatori e dai coordinatori di dati di B’Tselem.
Appartengono a un nuovo progetto di B’Tselem che mette in evidenza trenta
storie di vittime palestinesi dell’occupazione israeliana, una per ogni anno dalla
fondazione dell’organizzazione.

Hagai El-Ad è il direttore esecutivo di B’Tselem: Centro d’informazione


israeliano per i diritti umani nei Territori Occupati.

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –


Invictapalestina.org

TUTTI GLI ARTICOLI

10 di 10 21/12/19, 09:46

Potrebbero piacerti anche