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Documentazione

Titolo Salute e sicurezza del lavoro nell’ambito delle università e degli istituti
Figure (il Preposto, Il Datore di Lavoro ed il Dirigente)
D.M. 5 agosto 1998, n. 363 (Ministero della Università e della ricerca scientifica
e tecnologica)*

* secondo l’art. 3, comma 2, D.Lgs. 81/08, le disposizioni del medesimo D.Lgs. 81/08 sono
Riferimento applicate, nell’ambito di specifici servizi, tenendo conto delle effettive particolari esigenze connesse
al servizio espletato o alle peculiarità organizzative, che saranno individuate mediante decreti
interministeriali, sentite le parti sociali, da adottarsi entro il 16/05/2011; lo stesso art. 3, comma 3,
D.Lgs. 81/08 proroga l’efficacia degli analoghi provvedimenti resi in forza delle previgenti analoghe
norme del D.Lgs. 626/94

CAPITOLO PRIMO

IL QUADRO NORMATIVO ESSENZIALE

1.2. Le particolari esigenze di alcuni Servizi

Il Decreto del Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica del 5 agosto 1998,
n. 363, (1) individua le particolari esigenze delle università e degli istituti di istruzione
universitaria ai fini dell’applicazione del D.Lgs. 626/1994 e successive modifiche.

Tale atto normativo si è reso necessario in ottemperanza dell’art. 1, comma 2° del 626, così
come modificato dall’art. 1 del D.Lgs. 242/1996 e, nel lungo preambolo, pone una dettagliata
identificazione delle particolari esigenze connesse allo svolgimento delle attività di cui sopra in
relazione all’attuazione della normativa sulla prevenzione e protezione nei luoghi di lavoro.

In estrema sintesi, (2) l’esigenza di garantire la libertà della ricerca e della didattica nell’ambito
di un contesto che, sicuramente, differisce, per natura ed organizzazione, da altre attività di
produzione e la necessità di rispettare la specificità di ogni singola università o istituto di
istruzione universitaria, unita alla particolarità e molteplicità di soggetti che possono essere
esposti a rischi e che devono, quindi, essere tutelati (personale docente, ricercatore, tecnico,
amministrativo, studenti e d soggetti esterni alle università), ha reso opportuna l’emanazione di
una norma applicativa specifica quale è il D.M. 5 agosto 1998, n. 363.

Inoltre, nella attuazione della vigente normativa sulla sicurezza, è necessario considerare che
spesso una università è costituita da una molteplicità di strutture eterogenee sostanzialmente
autonome l’una dall’altra, e che l’attività di ricerca, orientata per definizione all’utilizzo e/o alla
scoperta di nuove tecnologie, sostanze, macchinari ecc…, espone il personale a rischi del tutto
nuovi o non compiutamente conosciuti, il tutto inquadrato nell’ambito di attività svolte in
sostanziale autonomia gestionale, organizzativa e di risorse da parte dei lavoratori.

Infine, altro elemento caratterizzante è costituito dalla difficoltà di poter individuare un unico
datore di lavoro, in ragione della molteplicità delle attività istituzionalmente svolte, relative alla
didattica, alla ricerca, all’assistenza, ai servizi ed all’amministrazione, della riconosciuta
autonomia delle singole strutture e dei ricercatori, nonché della molteplicità delle “unità
produttive” di riferimento.

Il D.M. 363/1998 tenta di risolvere le problematiche evidenziate (e quelle riportate, per


completezza, in nota n. 1), in primis specificando, con l’art. 1, l’ambito di applicazione della
normativa sulla sicurezza a tutte le attività di didattica, di ricerca, di assistenza, di servizio,

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svolte direttamente e/o indirettamente dalle università e dagli istituti di istruzione universitaria
sia presso le proprie sedi che presso sedi esterne.

Con l’art. 2 del Decreto, il legislatore ministeriale fornisce delucidazioni sui soggetti e sulle
categorie di riferimento in merito a:

a) il datore di lavoro che, con apposito provvedimento dell’università, viene individuato nel
rettore o nel soggetto di vertice di ogni singola struttura o raggruppamento di strutture
omogenee, qualificabile come unità produttiva, dotata di poteri di spesa e di gestione. Per tutte
le altre strutture prive di tali poteri e per quelle di uso comune, il datore di lavoro è il rettore;

b) le unità produttive; (3)

c) i Laboratori; (4)

d) la definizione di lavoratore; (5)

e) la definizione del responsabile dell’attività didattica e di ricerca in laboratorio il quale è il


soggetto che, individualmente o come coordinatore di gruppo, svolge attività didattiche o di
ricerca in laboratorio. (6)

I.5. Le norme tecniche

L’articolo 8 è stato riformulato tenendo conto delle osservazioni espresse dal Consiglio di Stato.

Sussistono obiettive difficoltà ad applicare l’attuale normativa di prevenzione incendi alle


istituzioni universitarie, le quali, come è noto, utilizzano sovente un patrimonio edilizio ed
immobiliare di particolare pregio culturale, sottoposto a vincoli di tutela e caratterizzato da una
molteplicità di origini e di destinazioni.

Si rende, pertanto, necessario prevedere per gli atenei una specifica normativa in materia di
prevenzione incendi e procedure di emergenza.

Nelle more della emanazione di tale disciplina si prevede che le università possano richiedere la
deroga al rispetto delle condizioni prescritte dalle vigenti disposizioni legislative utilizzando la
procedura prevista dall’articolo 6 del regolamento governativo recentemente adottato con
decreto del Presidente della Repubblica 12 gennaio 1998, n. 37.

La previsione contenuta nell’articolo 9 è diretta a disciplinare le situazioni ricorrenti in caso di


progettazione ed utilizzo di prototipi e di nuovi prodotti, fattispecie tutt’altro che infrequente
nello svolgimento dell’attività di ricerca tipica della realtà universitaria, determinando la relativa
sfera di competenza e responsabilità del datore di lavoro e del responsabile dell’attività didattica
o di ricerca in laboratorio; in tal modo, sulla base delle conoscenze disponibili, viene introdotta
una disposizione finalizzata a predisporre misure di prevenzione e protezione anche nell’ambito
di nuove attività non regolamentate.

In particolare, il D.M. 363/1998 richiede che, in caso di utilizzo di prototipi di macchine, di


apparecchi ed attrezzature di lavoro, di impianti o di altri mezzi tecnici realizzati ed utilizzati
nelle attività di ricerca, di didattica e di servizio, il datore di lavoro e il responsabili dell’attività
didattica o di ricerca in laboratorio, siano obbligati ad effettuare una valutazione in sede di
progettazione dei rischi connessi al progetto e, quindi, adottare specifiche precauzioni, sulla base
delle conoscenze disponibili, al fine di garantire la corretta protezione del personale.

In più, datore di lavoro e responsabili dell’attività didattica, hanno l’obbligo di provvedere


affinché gli operatori esposti a questi rischi “nuovi”, siano adeguatamente formati ed informati
sui pericoli particolari e sulle misure di protezione da adottare.

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Continua il 2° comma dell’art. 9, specificando che le precauzioni e le misure disciplinate al 1°
comma trovano applicazione anche in caso do produzione o detenzione di nuovi agenti chimici,
fisici o biologici.

Infine, il 3° comma ribadisce la necessità che i soggetti obbligati, datore e responsabile


dell’attività didattica, si avvalgano della collaborazione e della consulenza di R.S.P.P., medico
competente e degli altri soggetti individuati dalla vigente normativa nella soluzione delle
problematiche relativa alla tutela della sicurezza degli operatori.

Nell’ultima norma del D.M. 363/1998, l’art. 10, si prendono in considerazione tutte le fattispecie
non disciplinate dal decreto legislativo 626/1994, e con riferimento al personale che presta la
propria attività per conto delle università presso enti esterni così come quello di enti che svolgono
la loro attività presso le università, nell’articolo 10 vengono individuati i soggetti cui competono
gli obblighi previsti dalla vigente normativa in materia di garanzia e sicurezza; vengono previsti,
altresì, i tempi di realizzazione dei relativi accordi, nonché sono demandati alla contrattazione
decentrata di ateneo le modalità relative alla elezione o designazione delle rappresentanze dei
lavoratori per la sicurezza.

Tale articolo, infatti, è volto a regolamentare quelle situazioni ove non è possibile individuare le
figure previste dal decreto legislativo 626/1994, mediante l’adozione di specifici accordi diretti a
chiarire competenze e responsabilità di tutti gli enti coinvolti; si pensi, a titolo esemplificativo,
alla realtà di una struttura convenzionata (ospedaliero - universitaria) nella quale operano
personale sia universitario che ospedaliero, in strutture aventi diversa titolarità.

CAPITOLO SECONDO

IDENTIFICAZIONE DEI SOGGETTI

2.3.1. La scelta dell’Amministrazione

Peculiare appare la distinzione tra la figura del rettore e quella del datore di lavoro, che non
sempre, come evidenziato, coincidono e gli obblighi di questi soggetti, ai fini della attuazione
della normativa sulla sicurezza, sono specificati dagli artt. 3 e 4 del D.M. 363/98.

Al rettore, in quanto datore di lavoro, ai sensi del secondo periodo del comma 1 dell’articolo 2,
e quale presidente del consiglio di amministrazione dell’ateneo, compete il compito di assicurare
il coordinamento delle attività dei servizi di prevenzione e protezione e l’effettuazione della
riunione periodica di prevenzione e protezione dai rischi.

Lo stesso soggetto ha anche il compito di presentare, periodicamente, al consiglio di


amministrazione, per le determinazioni di competenza, il piano di realizzazione progressiva degli
adeguamenti di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, tenendo conto
delle risultanze della riunione periodica di prevenzione e protezione dai rischi.

Il datore di lavoro, quale individuato ai sensi dell’articolo 2, provvede alla valutazione del
rischio per tutte le attività, ad eccezione di quelle svolte in regime di convenzione con enti
esterni. (7) Per quanto attiene alle attività specificamente connesse con la libertà di
insegnamento o di ricerca che direttamente diano o possano dare origine a rischi, la
responsabilità relativa alla valutazione spetta, in via concorrente, al datore di lavoro e al
responsabile della attività didattica o di ricerca in laboratorio. Questo caso di responsabilità
concorsuale del datore con un altro soggetto in merito alla valutazione dei rischi, appare
distintivo della realtà della Amministrazione universitaria nella quale è necessario conciliare
l’intervento “d’autorità” del datore con il principio di libertà di insegnamento garantito ad ogni
docente il quale, ove sia identificabile come responsabile dell’attività didattica o di ricerca in
laboratorio, collabora nella valutazione del rischio in modo da garantire la sua autonomia ma, in
conseguenza, si assume parte della responsabilità che in casi normali ricade totalmente sul
datore di lavoro.

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Il datore provvede alla nomina del medico competente, secondo quanto previsto dagli articoli 4,
16 e 17 del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626 e, nel caso di nomina di più medici
competenti, attribuisce ad uno di essi il compito di coordinamento dei medici incaricati.

Egli è tenuto, altresì, alla elaborazione del documento della sicurezza di cui al comma 2
dell’articolo 4 del D.Lgs. 626/94, con la collaborazione dei responsabili delle attività didattiche o
di ricerca in laboratorio, alla nomina del responsabile del servizio di prevenzione e protezione ed
allo svolgimento di tutte le altre funzioni, non previste dall’art. 4 D.M. 363/98 attribuitegli dalla
legge che non abbia espressamente delegato.

2.4. I Dirigenti

La particolare figura del responsabile della attività didattica o di ricerca in laboratorio,


identificato tautologicamente dall’art. 2, 5° comma del D.M. in esame come il soggetto che
individualmente o come coordinatore di gruppo svolge attività didattiche o di ricerca in
laboratorio.

La definizione di obblighi e competenze, relative a questa nuova figura, si rende necessaria


perché il docente è completamente autonomo sia nelle fasi di programmazione e organizzazione
che nello svolgimento delle attività didattiche e di ricerca, per le quali è titolare di autonomia
anche con riferimento alla gestione dei fondi assegnati; sulla gestione di tali fondi, infatti, né il
rettore né i direttori delle strutture hanno alcun potere decisionale. Del resto, il docente stesso
appare essere il primo e principale referente che gli studenti hanno all’interno dell’ateneo.

Questi motivi hanno portato il legislatore ministeriale a far gravare su questa figura peculiare
del modo universitario una serie di obblighi, identificati gli artt. 5 e 6 del D.M. 363/1998, cui
corrisponde una responsabilità, anche di carattere penale, propria delle figure del dirigente e del
preposto così come identificate del decreto legislativo 626/1994.

In particolare, il Responsabile dell’attività didattica o di ricerca in laboratorio deve:

1. valutare i rischi relativi alle attività svolte in laboratorio in collaborazione con il servizio di
prevenzione e protezione, il medico competente e con le altre figure previste dalla vigente
normativa;

2. individuare le misure di prevenzione e protezione conseguenti alla valutazione dei rischi;

3. identificare, prima dell’inizio dell’attività, tutti i soggetti esposti a rischio;

4. attivarsi al fine di eliminare o ridurre al minimo i rischi in relazione alle conoscenze, dandone
preventiva informazione al rettore;

5. attivarsi, in occasioni di modifiche delle attività significative per la salute e per la sicurezza
degli operatori, affinché venga aggiornato il piano di sicurezza del laboratorio (PLB-DMS) e il
documento sulla valutazione dei rischi (ex art. 4 D. Lgs. 626/94);

6. adottare le misure di prevenzione e protezione prima che le attività a rischio siano poste in
essere;

7. vigilare sulla corretta applicazione delle misure di prevenzione e protezione;

8. frequentare i corsi di formazione ed aggiornamento organizzati dal rettore con riferimento


alla propria attività ed alle specifiche mansioni svolte;

9. provvedere direttamente, o avvalendosi di un qualificato collaboratore, alla formazione ed


informazione di tutti i soggetti esposti sui rischi e sulle misure di prevenzione e protezione che

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devono essere adottate, al fine di eliminarli o ridurli al minimo in relazione alle conoscenze del
progresso tecnico, dandone preventiva ed esauriente informazione al rettore

10. informare tutti i propri collaboratori sui rischi specifici connessi alle attività svolte e
sulle corrette misure di prevenzione e protezione, sorvegliandone e verificandone l’operato, con
particolare attenzione nei confronti degli studenti e dei soggetti ad essi equiparati.

CAPITOLO SESTO

I RAPPORTI DEL DATORE DI LAVORO E DEI DIRIGENTI CON…

6.3. … i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza

L’articolo 7 del D.M. 363/1998, detta disposizioni per la individuazione del rappresentante dei
lavoratori per la sicurezza, in base a quanto disposto dall’art. 18 del decreto legislativo
626/1994. Tale figura dovrà essere individuata tra tutto il personale di ruolo (docente,
ricercatore, tecnico ed amministrativo) purché non rivesta il ruolo di datore di lavoro e secondo
le modalità scelte in sede di contrattazione decentrata. Nella medesima sede, a norma del
comma 2° dell’art. 7, deve essere stabilita la composizione della rappresentanza dei lavoratori
per la sicurezza, eventuali ulteriori attribuzioni e l’apporto di rappresentanze studentesche
all’attività di rappresentanza ai fini della sicurezza. È necessario sottolineare che, con le
disposizioni precedenti, il legislatore secondario ha inteso regolamentare anche le
rappresentanze del personale docente e ricercatore che, non essendo contrattualizzato, non è
ricompreso nella normativa prevista dai contratti collettivi nazionali di lavoro.

Docente

Con riferimento alla figura del docente, osserva la giurisprudenza, occorre accertare se in capo
allo stesso sia ravvisabile un dovere di vigilanza generale derivantegli da un valido atto di delega
conferita dal dirigente scolastico (così assimilandolo a dirigente) ovvero se tale dovere grava sul
docente quale preposto in ragione delle attribuzioni e competenze demandategli per particolari
attività. (8)

Interventi strutturali

Il Dirigente scolastico (Direttore di una scuola elementare o il preside di una scuola media)
assumono il ruolo di Datori di Lavoro, in ordine all’intera attività didattica, anche ove questa
venga svolta nell’ambito di strutture esterne (esempio, palestra comunale), assumendo la
responsabilità dell’eventuale infortunio accaduto al dipendente - non adeguatamente formato -
in conseguenza di una non corretta utilizzazione di un’attrezzatura di lavoro. Dette
responsabilità, tuttavia, non escludono concorsuali profili penali a carico degli altri soggetti
tenuti, quali i soggetti titolari delle strutture (esempio, sindaco). (9)

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Note:

(1) Pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 246 del 21 ottobre 1998.

(2) Preambolo del D.M. 5 agosto 1998, n. 363: «Considerato che dette particolari esigenze
possono essere individuate:

a) nella garanzia della libertà di ricerca e di didattica, sancita dall’articolo 33 della Costituzione,
ribadita anche dall’articolo 6 della legge del 9 maggio 1989, n. 168;

b) nella peculiarità delle università in quanto realtà nelle quali si svolgono attività di ricerca, di
didattica, di assistenza e di servizio, per natura ed organizzazione diverse da altre attività di
produzione di beni o di servizi;

c) nella necessità di garantire, con uniformità di procedura, l’applicazione ed il rispetto della


legislazione in materia di prevenzione, protezione, sicurezza ed igiene del lavoro nell’ambito delle
università e degli istituti di istruzione universitaria, nel rispetto delle loro specificità;

d) nella necessità di regolare le attività svolte nell’ambito delle università dal personale docente,
ricercatore, tecnico, amministrativo, dagli studenti e dai soggetti esterni alle università che
operano per conto e nell’ambito delle stesse;

Considerato, altresì, che le particolari esigenze delle istituzioni universitarie possono essere
ulteriormente precisate come segue:

a) l’università è costituita da un’aggregazione di strutture eterogenee - che risultano essere


autonome con riferimento ad alcuni settori di attività, ma interdipendenti con riferimento ad altri
- presso le quali svolgono la loro attività personale docente, ricercatore e personale tecnico ed
amministrativo, ognuno sulla base delle specifiche attribuzioni e competenze;

b) l’attività di ricerca e quella sperimentale, proiettandosi verso nuove tecnologie, spesso


comportano la progettazione e l’utilizzo di prototipi di macchine, di apparecchi ed attrezzature
di lavoro, di impianti o di altri mezzi tecnici ovvero di agenti chimici, fisici e biologici, anche
all’uopo prodotti in via innovativa, con conseguente possibilità di rischi nuovi o non
compiutamente conosciuti, per i quali è comunque necessaria un’apposita valutazione, nei limiti
delle attuali conoscenze;

c) il personale, sia organicamente strutturato che non, spesso agisce anche in autonomia, sia
organizzativo - gestionale che di risorse, tanto presso la propria struttura, quanto presso altre
strutture;

d) l’attività del personale universitario si svolge secondo tempi, modalità ed organizzazione tali
da rendere necessario individuare indici statistico - infortunistici diversi da quelli previsti dalla
normativa vigente, in particolare per quanto riguarda gli studenti ed il personale docente e
ricercatore;

e) le istituzioni universitarie talora utilizzano un patrimonio edilizio ed immobiliare di particolare


pregio culturale sottoposto a vincoli di tutela, e che è caratterizzato da una molteplicità di origini
e di destinazioni;

f) le istituzioni universitarie svolgono nelle proprie strutture attività didattiche, culturali e


scientifiche, aperte anche a persone esterne alle università, non riconducibili fra le attività
scolastiche o di pubblico spettacolo;

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g) le strutture universitarie (quali laboratori, aule, centri di servizi, biblioteche, uffici, stabulari,
officine, reparti sanitari) presentano molteplici tipologie di rischio fortemente differenziate tanto
per qualità che per intensità;

h) le frequenti collaborazioni tra università ed enti di ricerca, di servizio, assistenziali e


produttivi, pubblici e privati, nello svolgimento delle quali il personale delle università e quello
degli enti coinvolti concorre direttamente al raggiungimento dei fini comuni, le quali impongono
la previa definizione dei ruoli onde evitare sovrapposizioni di funzioni;

i) alcune università sono articolate in più sedi o poli;

l) l’articolazione organizzativa delle attività universitarie è definita dai singoli statuti e, pertanto,
assume peculiari connotazioni di specificità per ciascuna sede;

m) la difficoltà di poter individuare un unico datore di lavoro, in ragione della molteplicità delle
attività istituzionalmente svolte, relative alla didattica, alla ricerca, all’assistenza, ai servizi ed
all’amministrazione, della riconosciuta autonomia delle singole strutture e dei ricercatori, nonché
della molteplicità delle “unità produttive” di riferimento;…».

(3) Art. 2, comma 2 del D.M. 363/1998: «Si intendono per unità produttive le strutture
amministrative, le presidenze di facoltà, i dipartimenti, gli istituti, i centri di servizio o di
assistenza, le aziende universitarie istituite ai sensi dell’articolo 4, comma 5, del decreto
legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, nonché ogni altra struttura singola o aggregazione di
strutture omogenee, dotate di poteri di spesa e di gestione, istituite dalle università ed
individuate negli atti generali di ateneo.»

(4) Art. 2, comma 3 del D.M. 363/1998: «Sono considerati laboratori i luoghi o gli ambienti in
cui si svolgono attività didattica, di ricerca o di servizio che comportano l’uso di macchine, di
apparecchi ed attrezzature di lavoro, di impianti, di prototipi o di altri mezzi tecnici, ovvero di
agenti chimici, fisici o biologici. Sono considerati laboratori, altresì, i luoghi o gli ambienti ove si
svolgono attività al di fuori dell’area edificata della sede - quali, ad esempio, campagne
archeologiche, geologiche, marittime -. I laboratori si distinguono in laboratori di didattica, di
ricerca, di servizio, sulla base delle attività svolte e, per ognuno di essi, considerata l’entità del
rischio, vengono individuate specifiche misure di prevenzione e protezione, tanto per il loro
normale funzionamento che in caso di emergenza, e misure di sorveglianza sanitaria».

(5) Art. 2, comma 3 del D.M. 363/1998: «Oltre al personale docente, ricercatore, tecnico e
amministrativo dipendente dell’università, si intende per lavoratore anche quello non
organicamente strutturato e quello degli enti convenzionati, sia pubblici che privati, che svolge
l’attività presso le strutture dell’università, salva diversa determinazione convenzionalmente
concordata, nonché gli studenti dei corsi universitari, i dottorandi, gli specializzandi, i tirocinanti,
i borsisti ed i soggetti ad essi equiparati, quando frequentino laboratori didattici, di ricerca o di
servizio e, in ragione dell’attività specificamente svolta, siano esposti a rischi individuati nel
documento di valutazione».

(6) Art. 2, comma 5 del D.M. 363/1998.

(7) Così come individuate dallo stesso D.M. 363/1998 all’art. 10.

(8) Cass., III Pen., 3 settembre 2007, n. 33760, in Mass. Giur. Lav., 2008, 116.

(9) Cass., III Pen., 11 ottobre 2007, n. 37397, in Ambiente & Sicurezza sul Lavoro, 2008, 2,132.

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