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Circoscrizione Salesiana Sacro Cuore Italia Centrale

PROPOSTA FORMATIVA EDUCATIVO PASTORALE PER LA COMUNITA SALESIANA

LECTIO DIVINA LECTIO SALESIANA

(a cura di don Angelo Santorsola, don Giuseppe Casti, don Antonio Sanna, don Alberto Lorenzelli)

MESE DI DICEMBRE
ANNO 2009 2010

Chiamati a rendere visibile ai giovani il Primato di Dio che ci ha messi a servizio del suo Regno, come segni e portatori del suo amore. 1. LECTIO Divina Comunitaria Col 3, 16 17.
Invoco lo Spirito Santo: Noi ti adoriamo, o santo Spirito di Dio, mentre con il meglio delle nostre forze tentiamo di indovinare chi Tu mai sia per noi. Ti chiamiamo con nomi umani, con umane parole per non dover tacere. Ti apriamo il nostro cuore per accoglierti e per capire come profondamente, anche non visto, ovunque sei presente. Sei l'aria che respiriamo, la lontananza che scrutiamo, lo spazio che ci toccato in parte. Tu sei la dolce luce che ci rende attraenti gli uni agli altri. Tu sei il dito di Dio con il quale come per gioco Egli ha ordinato l'universo. Sei l'amore squisito con il quale Dio tutti ci ha creati. Noi ti preghiamo, Spirito di Dio che tutto crei, d compimento all'opera iniziata; previeni il male che possiamo fare, muovici al bene, f che siamo fedeli e pazienti, accendi nel nostro cuore l'amicizia per tutto ci che vive e dacci gioia per ci che umano e buono. A tutto ci che vive Tu dai forza, Tu agisci in modo strano e inafferrabile, nascosto nel profondo di ciascuno come un fermento, come un seme di fuoco. Tu sei la nostra volont di vita, l'amore che ci attacca a questa terra 2

e che ci lega al nostro Dio. Tu ci sproni ad andare fino in fondo disposti a sopportare qualunque cosa, sperando sempre come l'amore spera. Sei l'anima delle nostre preghiere, che cosa non potremmo aspettarci da te? Saggezza per capirci gli uni gli altri, abilit nel dare aiuto, ovunque e sempre. Sei il dono fattoci da Dio, sii dunque presente qui in mezzo a noi, sii Dio con noi. Amen. LETTURA [16]La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali. [17] E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Ges, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre. v. 12. La comunit considerata come il popolo eletto, santo e amato da Dio. Come sopra sono stati menzionati per due volte cinque vizi, che devono scomparire con luomo vecchio (vv. 5.8), cos ora vengono enumerate cinque virt di cui bisogna rivestirsi. I cinque concetti che descrivono lattivit delluomo nuovo servono tutti, in altri passi, a designare lagire di Dio o di Cristo. Nel rivestirsi delle virt, che senza eccezione sono frutto dello Spirito, si manifesta quindi il rinnovamento che luomo nuovo, creato da Dio, contemporaneamente sperimenta e realizza. Al primo posto nominata la misericordia amorosa, al secondo la bont, nella quale avviene lincontro con gli uomini (Gal 5,22; 2Cor 6,6; Ef 2,7). Segue lumilt, nella quale luomo fa attenzione allaltro e nessuno pensa alle cose proprie ma a quelle altrui (Fil 2,3-4). Nella mitezza uno soccorre laltro nel momento giusto (Gal 6,1). Nella longaminit si pu pazientare a lungo e usare sopportazione (1,11). Tutti e cinque i concetti mostrano come debba comportarsi il cristiano nei riguardi del prossimo. Deve rinunciare alla propria autoaffermazione e alla difesa dei propri privilegi, e aprirsi completamente al prossimo che necessita della sua comprensiva disponibilit e della sua azione soccorritrice. v. 13. Qui non si allude ad una precisa situazione della comunit, ma viene espresso un ammonimento generico, che vale per qualsiasi situazione della vita comunitaria: sopportarsi a vicenda, concedere il perdono quando uno abbia rinfacciato qualcosa a un altro. Perdonarsi a vicenda come il Signore ha perdonato. Lagire del Signore il fondamento e la direttiva dellagire dei credenti. Col battesimo Dio concede il perdono dei peccati (2,13). Il perdono ricevuto nel battesimo deve rendere capaci di non serbare rancore e di non fare i conti col prossimo quando c motivo di recriminazione e di lagnanza.

v. 14. Lamore il legame che conduce alla perfezione. Esso lega i membri della comunit e porta alla perfezione la comunione dellunico corpo di Cristo. v. 15. Lesortazione si conclude con un augurio di pace. Questa pace chiamata, con singolare espressione, "la pace di Cristo". In Ef 2,14 sta scritto: "Egli (Cristo) la nostra pace". Tutto luomo deve essere afferrato dalla pace di Cristo, perch "la pace di Cristo" esprime proprio lambito in cui il battezzato esiste come uomo nuovo. La chiamata, rivolta ai credenti con la predicazione del Vangelo, li ha introdotti in questo spazio di pace. Essi vivono "in un solo corpo", cio nella chiesa che il corpo di Cristo. l il luogo della regalit del Signore glorificato (1,18.24). La comunit deve esprimere riconoscenza professando la sua fede in Dio che lha liberata dal potere delle tenebre e lha trasferita nello spazio della regalit del suo diletto Figlio (1,12-13). Nellambito della chiesa deve essere celebrata leucaristia, intonando linno di lode, col quale Cristo celebrato come immagine del Dio invisibile e Signore su tutto (1,15-20). v. 16. Il giusto ringraziamento avviene nellascolto e nella meditazione della parola di Cristo e nei cantici intonati dalla comunit ad onore di Dio. La parola di Cristo il Vangelo. Il suo annuncio deve trovare nella comunit il suo terreno naturale. Come la sapienza trov dimora in Israele (Sir 24,8), cos la parola di Cristo deve trovare piena cittadinanza nella comunit cristiana e svolgervi la sua attivit. A questa attivit della parola, la comunit deve corrispondere con la meditazione e linterpretazione della parola nella istruzione e nellammonimento. Linsegnare e lammonire, che in 1,28 erano designati come attivit dellapostolo, non sono legati a un preciso ministero, ma esercitati dai membri della comunit, secondo i carismi loro assegnati (1Cor 12,28; 14,16). Loggettiva comprensione della dottrina deve dimostrarsi nella pratica. Mediante la sapienza, resa operante dallo Spirito, la comunit comprende qual la volont di Dio (1,9-10). I tre concetti, salmi, inni e cantici non si possono distinguere in modo netto; essi descrivono, integrandosi a vicenda, la pienezza del cantico suggerito dallo Spirito. Dicendo che questo canto deve essere intonato "nei vostri cuori" si vuole indicare, con unespressione ebraicizzante, che non soltanto la bocca deve aprirsi, ma tutto luomo devessere ripieno del cantico di ringraziamento. v. 17. Tutto ci che i credenti fanno, deve essere fatto nel nome del Signore Ges, ossia nellobbedienza al Signore. Ci che essi dicono o fanno, deve essere una professione di fede, a parole e a fatti, nel loro Signore. In mezzo alle occupazioni quotidiane il cristiano deve prestare il "culto spirituale" (Rm 12,1-2), ascoltando e ripetendo la parola nel canto e nella preghiera, ma ancor pi facendo risuonare, nel lavoro e nel contatto col prossimo, la lode di Dio. Questa lode innalzata a Dio Padre per mezzo di Cristo. Infatti Cristo il Signore che d fondamento e scopo alla vita dei credenti; perci possono glorificare il Padre nel ringraziamento solo proclamando la loro fede nel Cristo Signore che egli ha mandato (Gv 17,3).

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LECTIO Divina Personale Mt 6, 5 - 13

Invoco lo Spirito Santo: Vieni, luce vera, vieni, vita eterna, vieni, mistero nascosto, vieni, tesoro senza nome, vieni, realt ineffabile, vieni, felicit senza fine, vieni, luce senza tramonto, vieni, risveglio di coloro che sono addormentati, vieni, resurrezione dei morti, vieni, Onnipotente, che sempre crei, ricrei e trasformi col tuo solo volere. Vieni, gioia eterna, vieni, Tu che hai desiderato e che desideri la mia anima miserabile. Vieni, Tu il solo dal solo, perch tu lo vedi, io sono solo. Vieni, Tu che mi hai separato dal tutto e mi hai fatto solitario in questo mondo. Vieni, Tu che sei divenuto tu stesso il mio desiderio, che mi hai fatto desiderare te, che sei l'assolutamente inaccessibile. Vieni, mio respiro e mia vita, vieni, consolazione della mia povera anima. Vieni, mia gioia, mia gloria, mia delizia senza fine.
(Simone il Nuovo Teologo)

Il testo: Matteo 6,5-12 Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verit vi dico: hanno gi ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenser. Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perch il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate cos: Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome; Venga il tuo regno; sia fatta la tua volont, come in cielo cos in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e fa che non cadiamo in tentazione, ma liberaci dal maligno. Lectio Pregare in segreto

Che la preghiera sia per Ges particolarmente importante lo si vede gi dal contesto nel quale ne parla: situata proprio al centro del discorso della montagna (capp. 5-7) insieme allelemosina (vv. 2-4) e al digiuno (vv. 1628). Si tratta di quelle che erano considerate dal giudaismo le opere principali del giusto. E da notare che mentre per lebreo elemosina (= carit), preghiera e digiuno erano considerate meritorie, per il discepolo di Ges non conta acquistare meriti, quanto piuttosto tendere a quella perfezione che Ges ci chiede: Siate voi dunque perfetti come perfetto il Padre vostro celeste (v. 48). Queste tre opere ricevono vita una dallaltra: il digiuno lanima della preghiera, e la preghiera lanima della carit. Al centro delle tre, dunque, troviamo la preghiera. Tornando al nostro brano Ges, anzitutto per dirci cosa non preghiera fa esplicito riferimento alla consuetudine dei farisei che erano soliti pregare stando ritti nelle sinagoghe e bisbigliavano a voce sommessa le proprie preghiere, ma in modo tale che gli altri le sentissero. Alcuni si mettevano anche agli angoli delle piazze; l dove si incrociavano le strade, per meglio rendere pubblico il loro atto. Ges li chiama ipocriti: cercano se stessi. Lipocrita si serve di tutto, anche di Dio, per apparire davanti agli uomini. Dio, invece, resiste ai superbi (Gc 4,6; 1Pt 5,5) e ricolma di grazia gli umili, come Maria. La preghiera dellumile penetra le nubi (Sir 35,17). Pregare stare di fronte a Dio, di cui sono immagine e somiglianza. E riconoscere Colui che mio principio e mio fine. E venire trasformati dallazione dello Spirito Santo. La preghiera autentica respiro della vita. Per questo necessario pregare sempre (1Ts 5,17; cf. Lc 18,1ss), in ogni tempo (Ef 6,18) e in ogni luogo (1Tm 2,8). La preghiera va fatta con insistenza (7,7-11), con fede (21,22), nel nome di Ges (18,19) e con familiarit filiale (v. 8). E da questa preghiera che traiamo la forza per essere sale della terra e luce del mondo, per vivere le beatitudini, la radicalit delle esigenze del Vangelo. Perch la preghiera sia autentica Ges ci indica alcune condizioni: - entrare nella stanza pi interna della casa, quella senza finestre, per non essere notati dagli uomini. Il che non contraddice quella pubblicit delle nostre opere di cui parla Ges: voi siete il sale della terra, (...) voi siete la luce del mondo (...) cos risplendano le vostre opere davanti agli uomini, perch gli uomini riconoscano il Padre vostro celeste e lo lodino (Mt 5,13.14.17). Infatti non basta fare delle opere buone: rischierei di portare me stesso agli altri. Invece devo essere trasparente... perch gli altri possano vedere in me Ges. E necessaria, allora, una grande purezza di intenzioni... -chiusa a chiave la porta, prega il Padre tuo nel segreto (v. 6). S, necessario chiudere il chiavistello della porta, perch troppo spesso siamo fuori di noi stessi, strattonati qua e l dalle molte occupazioni, come Marta (Lc 10,41). E necessario chiudere fuori le mille voci che ci disturbano. E 6

necessario entrare nella stanza pi interna del nostro cuore, cio entrare in noi stessi, per aprire il cuore allamore di Ges, che sta alla porta e bussa. E evidente che questo brano evangelico non toglie valore alla preghiera fatta in comune, ma vuole illustrare latteggiamento del cuore affinch la nostra preghiera sia autentica. Se non c una ricerca sincera di Lui, il pregare insieme si ridurrebbe solo a un cumulo di parole ripetute pi o meno automaticamente, senza amore... - Infine nella preghiera Ges ci dice di non moltiplicare le parole. Sono i pagani che, pronunciando molte parole, cercano di rendersi graditi alla divinit. Ma sprecare le parole significa anche pregare male, pregare senza cuore. Si dicono tante parole quando il nostro cuore ben lontano da quello che viene detto. Dio legge nel nostro cuore. Per questo la preghiera deve essere pi un effluvio di amore... che una serie di parole pronunciate a catena. Con questo non intendo svalorizzare le tradizionali formule con le quali tanti cristiani pregano. Esse sono di grande utilit. Ma devo ricordare che la preghiera , prima di tutto, un porci in ascolto, in adorazione di fronte a Lui. Sar poi lo Spirito Santo a suggerirmi le parole per esprimere il mio grazie ed, eventualmente, avanzare qualche richiesta... Voi dunque pregate cos... (vv. 9-13). In contrapposizione alla preghiera dei farisei non moltiplico le parole per farsi ascoltare da Dio mi rivolgo a Lui con confidenza di figlio verso il proprio Pap (Abb). E anzitutto gli chiedo che si realizzino in me i suoi stessi desideri (prime tre domande: vv. 9-10): - sia santificato il tuo nome. Il nome la persona in relazione allaltro che lo chiama; la santit lalterit, la diversit. La santit del nome di Dio riconosciuta quando noi, suoi figli, diventiamo perfetti come il Padre (5,48), capaci di amare i fratelli senza condizioni. - venga il tuo Regno. Il regno del Padre la fraternit tra i figli. E il regno dello Spirito, il cui frutto amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bont, fedelt, mitezza e libert (Gal 5,22). La venuta del Regno sulla terra -santifica il nome di Dio: la vita fraterna rende noto il suo nome di Padre. - sia fatta la tua volont. Il cristiano cosciente che il suo meglio sta proprio in quello che Dio gli propone. Ne deriva allora il desiderio - non c' preghiera vera senza desiderio - di fare la sua volont come in cielo cos sulla terra. Seguono poi le altre quattro richieste (vv. 11-13): dei suoi doni per vivere il suo dono. - Dacci il nostro pane quotidiano. Il pane vita. Ma non solo di pane materiale vive luomo. Il suo primo pane la Parola (Dt 8,3) che ci fa esistere nella nostra realt di figli e di fratelli. Il pane di vita, Parola del Padre fatta carne, il grande dono: in esso, prefigurato nella manna e in ogni dono, Dio ci fa dono di se stesso nel Figlio. Anche il pane materiale, come ogni altra cosa necessaria o utile per vivere, sacramento di vita se 7

preso come dono, rendendo grazie al Padre e condividendolo con i fratelli; invece causa di morte, se preso come rapina. - Rimetti a noi i nostri debiti.... Il credente vive di dono e di perdono. Del perdono che riceve da Dio e che chiedo con le giuste disposizioni interiori, quelle del figlio che si riconciliato prima con i fratelli. Se non perdono il fratello, non sono figlio! Perdonare il fratello non un dono che a lui faccio, ma che da lui ricevo: perdonando, ricevo il perdono del Padre. - Fa che non cadiamo in tentazione.... Dio non tenta e non induce in tentazione (Gc 1,13); invece colui che d la forza di non cadere (26,41). Chiediamo allora laiuto di Dio perch di fronte alla prova invece della sconfitta diventino luogo di vittoria. - liberaci dal maligno. Lopera del Padre quella di averci strappato dal Maligno che ci vuole dominare e impedire che ricadiamo nelle sue mani. Meditatio 1. Mondo interiore e preghiera Teresa dAvila ci maestra nella preghiera. Inizialmente per tanto tempo ha resistito allavventura divina nascondendosi dietro la preghiera ufficiale della Chiesa (preghiera delle ore e funzioni liturgiche varie). Solo dopo essersi arresa, superando la paura di rimanere in silenzio con Dio, piano piano stata condotta fino alle altezze dellesperienza mistica. Per Teresa come ci insegnano tanti santi la preghiera conosce uno sviluppo tipico: dallesteriorit tende ad una interiorit sempre pi profonda, l dove Dio pi vicino a noi di quanto noi lo siamo a noi stessi (S. Agostino) e, allo stesso tempo, dallattivit (dellorante) tende alla passivit di chi si lascia fare da Dio. Tutto questo ci viene da lei detto mediante lutilizzo dellimmagine del giardino che pu essere innaffiato, per essere coltivato, in quattro modi diversi: attingendo lacqua da un pozzo ( il modo pi faticoso); portarla agli acquedotti per mezzo di un macchinario (noria); derivare lacqua da un fiume o da un ruscello, oppure lasciando che una buona pioggia annaffi per noi il giardino (sistema migliore e senza fatica: Dio da solo fa tutto il lavoro!). Applico ora... questi diversi modi di cavare acqua, con la quale, ripeto, si deve innaffiare il giardino e senza la quale tutto andrebbe in rovina. Mi pare che possano servire a dare unidea dei quattro gradi di orazione, per i quali il Signore nella sua misericordia ha fatto passare qualche volta lanima mia. [...] E circa il primo modo scrive: Quelli che cominciano a fare orazione sono coloro che cavano l'acqua dal pozzo: cosa assai faticosa, come abbiamo detto, perch devono faticare per raccogliere i sensi, i quali, abituati a divagarsi, stancano assai. Bisogna che 8

a poco a poco prendano l'abitudine di non far pi conto di nulla, sia di vedere che di sentire, e di guardarsene affatto nel tempo dell'orazione. [...]1. Teresa usa anche unaltra immagine per parlarci dei vari gradi della preghiera e del cammino dellanima: Possiamo considerare la nostra anima come un castello fatto di un diamante o di tersissimo cristallo, nel quale vi siano molte mansioni, come molte ve ne sono in cielo.2 Al centro, in mezzo a tutte, v' la stanza principale, quella dove si svolgono le cose di grande segretezza tra Dio e l'anima .3 Da questa mansione centrale irradia la luce di Dio a tutte le stanze del castello, tanto pi illuminate quanto pi sono vicine ad esso. L'esplorazione di questo castello misterioso, fino all'incontro con Dio, costituisce la divina avventura descritta dalla Santa. L'ingresso dell'anima nel castello come un entrare in se stessa, come prendere coscienza della sua esistenza naturale e soprannaturale: immagine di Dio per mezzo della creazione, tempio di Dio per linabitazione. Non si tratta di una introspezione puramente psicologica: una ricerca di Dio nell'intimo dell'anima, per stabilire con Lui un dialogo di amore. E questo orazione. Da qui deriva che la porta del castello sia orazione. 2. Il luogo della Presenza Il cuore una delle metafore del profondo nel linguaggio mistico ed affiora nelle esperienze interiori pi affettive. Un'altra la cella. Il pensiero corre subito alla cella segreta che Caterina da Siena fabbric nell'anima sua per ispirazione dello Spirito Santo quando in famiglia le fu tolta la stanza dove restar sola4. In questa cella poteva rimaner sempre raccolta lei che, proprio come creatura, si sentiva tutta impastata con la divinit. Impastata: un'espressione che lascia senza respiro. E rimanda all'immagine di lei impastata a sua volta con la vita di tutta la Chiesa5. Tutto questo non intimismo. E piuttosto unestasi: lasciar trasferire il proprio io in Dio. 3. Tra profondit e altezze I santi parlano indifferentemente di profondit e di altezze. Hadewijcn, la beghina di Anversa, misticamente soggiogata da un amore inappagato la cui fiamma non cessava mai di bruciare il midollo della sua anima, usa limmagine del fondo dellanima. Ella scrive che quando l'anima si mantiene in uno stato degno della nobilt del suo essere

un abisso senza fondo in cui Dio stesso contento... L'anima una via per il passaggio di Dio nella libert delle sue profondit; e Dio la via per il passaggio dell'anima nella sua libert, vale a dire nel suo essere pi profondo... 6. Anche l'amore puro evoca spazi di profondit o altezze sovrumane. Ne stata maestra Caterina Fieschi il cui cammino verso l'amore puro rappresentato come una dimora sempre pi in alto nelle ferite di Cristo, dai piedi alla bocca, seguendo lo schema che era stato di santa Caterina da Siena. Poi fu tirata pi in s, cio alla bocca, e ivi le fu dato un bacio in tal modo, che fu tutta absorta in quella dolce divinit e ivi perdette tutta lei propria, dentro e di fuori, per modo che diceva con san Paolo santissimo: - io non vivo pi io, ma vive in me Cristo (Gal 2,20)7. Questo annichilamento porta Caterina a vivere fuori di s, sommersa nel puro amore come se fosse nel mare, sotto acqua. Un amore che non pu essere gustato, inteso o goduto, perch oltre ogni amore creato, di cui si possa far esperienza. La santit di Dio e il nulla della creatura: il doppio abisso di cui parla Elisabetta della Trinit. Ma quando un'anima dimora in Dio e lo fissa nella fede e nella semplicit, allora anche il nulla della creatura diventa uno specchio che riflette Dio in tutto ci che egli ; come un abisso senza fondo in cui egli pu fluire ed espandersi8. E questo trovare il cielo sulla terra. 4. Dove si celebra lamore Per Giovanni della Croce Dio e luomo si incontrano come amanti che, tacendo, possono essere pi vicini che parlando. L'interiorit il luogo dell'amore. Un amore nelle sue espressioni pi varie: amicizia, figliolanza, e nelle sante sponsalit e maternit. Il linguaggio dunque quello dell'amore umano, ma le parole non riescono a contenere la pienezza che acquistano nelle profondit dell'essere. Lo si vede in questa esperienza di Margherita da Cortona, la quale un giorno ud il Signore chiamarla dolcemente: - Figlia! Margherita si sent quasi venir meno e morire per la gran gioia... Tornando in s, diceva tra le lacrime che le scorrevano in misura mai vista dolcemente sul viso: - O parola tanto desiderata e domandata a lungo con fervore! Parola che arreca ogni soavit e cos lieta al ricordo! Il mio Dio mi ha detto: Figlia mia! Figlia mia mi ha chiamata il mio Cristo9. Parole interiori che manifestano la tenerezza di Dio verso il genere umano. Ma anche la seriet di quell'indicibile e smisurato amore del Dio e uomo passionato che dice ad Angela da Foligno: Non ti ho amata per scherzo. E poi, vedendola soffrire perch era rimasta lontana da lui, aggiunge: Sono pi intimo all'anima tua di quanto la tua stessa anima non lo sia a se stessa10.

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L'amore divino coinvolge la dimensione psicologica della persona. E nelle grandi esperienze mistiche raggiunge anche la sfera fisica con una intensit che il limite umano non regge. Maria Maddalena de' Pazzi geme: O Verbo, ricordati che io sono creatura mortale! Il vasello di questo fragile corpo non pu soffrire tanta violenza. O Verbo, io son fattura!11. Nelle sante e mistiche vediamo il rapporto con Dio culminare in uno sposalizio spirituale, pi o meno coscientemente vissuto e detto. C' una lunga pagina di Maria dell'Incarnazione che esprime con particolare lucidit e quasi con naturalezza questa esperienza. Mentre ella si trova inabissata nelle tre divine Persone, il Verbo divino sposa misticamente la sua anima: In quel momento, infatti, quella sovradorabile Persona s'impadron della mia anima e, abbracciandola con un amore indicibile, l'un a s e la prese come sua sposa. Lei si sente costretta ad esprimersi con immagini umane, ma nulla di sensibile paragonabile a quell'operazione divina. L'abbraccio era costituito da tocchi divini e da penetrazioni di lui in me e in modo mirabile di reciproci scambi da me in lui. Non essendo pi io, rimasi lui per intimit d'amore e di unione, di modo che, come perduta per me stessa, non mi vedevo pi, essendo divenuta lui per partecipazione12. Un'esperienza in cui intimit, dignit di sposa e rispetto per la persona del Verbo si coniugano stupendamente. 5. Amore che identifica Il rapporto interiore con Dio tende all'identificazione. Per Teresa dAvila i frutti che scaturiscono da una vera preghiera consistono nellimitazione del Crocifisso per diventare servo di Dio, nellimpegnare la propria vita e nelloffrirsi per la salvezza degli altri. Si tratta di un cammino di identificazione nel quale i santi a volte penetrano misticamente in quella che fu l'interiorit stessa del Signore Ges. Angela da Foligno vede talvolta il Dio-Uomo trarre a s l'anima teneramente e dirle: Tu sei me ed io sono te13; Caterina Fieschi, annegata nel costato di Cristo ed ivi trasformata, sente di non avere pi n cuore n anima, ma il mio cuore e anima quello del mio dolce amore14; Maria Maddalena de' Pazzi dice: l'anima diventa un altro te15. E quest'ultima va oltre affermando che quando la persona passata attraverso l'annientamento del proprio io, agisce ad imitazione del Verbo e concepisce ad ogni momento Iddio nell'anima sua in quel modo che n' capace chi amor possiede16. Alla luce della identificazione vanno lette anche le immagini ricorrenti dello scambio del cuore: operazioni mistiche, ma che incidono nella concretezza del vivere. Per esempio, quando Ges cambia il cuore di Maria Maddalena de' Pazzi con quello di Maria, le dice: Tu te ne avvedrai da questo, che sentirai di avere un gran desiderio di patire per amore mio e un grande amore verso tutte le creature... E sar questo amore il desiderio che ciascuna creatura si salvi e venga a me17. 11

Passare attraverso Maria un modo facile per addentrarsi nella conformit a Cristo. l'esperienza interiore e ad un tempo il messaggio di Maria Petyt, la reclusa di Malines a cui la grazia divina aveva concesso di sperimentare come la vita in Maria, con Maria e attraverso Maria - per essere identificati a Dio - pu essere portata avanti in un'altezza di spirito non inferiore a quella richiesta per una vita nella sola e pura deit18. 5. Interiorit e vita Questo linguaggio pieno di mistica e di poesia viene da persone estremamente concrete, le quali spesso hanno sentito il loro scrivere come una missione per manifestare Dio. Lo spazio interiore per loro destinato ad essere dilatato dalla carit: La carit si dilati e si compiaccia nella grandezza tua e poi attragga me a te: dico me, perch tutti sono in me e io in tutti19. Nella sua via dell'amore Teresa di Lisieux sente che Ges in lei: ... ad ogni istante mi guida e m'ispira quel che devo dire o fare. Proprio al momento in cui ne ho bisogno, scorgo dei lumi che ne avevo ancora veduto, e non durante l'orazione che questi sono pi abbondanti, ma piuttosto in mezzo alle occupazioni della mia giornata... 20. Certo, per arrivare a questo apparentemente idilliaco livello di interiorit, ce ne vuole. Ha scritto ai nostri giorni Madeleine Delbrl che pregare una fatica immensa, rude, che costringe al lavoro tutto il nostro essere; ma la via per arrivare a pregare come si respira. L'essere si dilata: I nostri passi camminano su una strada, ma il nostro cuore batte in tutto il mondo21. Cos il movimento verso Dio assume tutte le creature, lo spazio interiore s'allarga all'umanit intera, mentre realizzazione di s, unione con Dio ed impegno rivolto verso gli altri perch raggiungano l'unione con Dio, vengono a formare un tutt'uno indivisibile22. l'armonia tra interiorit e vita. In questa armonia si d il caso di poter vivere fin d'ora in una sorta di visione beatifica. l'espressione che usa la laica consacrata Lucia Mangano, rivolgendosi al suo direttore spirituale nelle lettere del novembre 1933. Proprio nell'ordinariet della vita ella sperimenta come l'anima sia sempre disposta a ricevere una grazia equiparabile a quella della visione beatifica, una volta che il corpo, purificato e toccato da Dio, rimane spiritualizzato. Allora l'anima accoglie una luce che Dio stesso ed ama con un amore divino, direttamente, senza bisogno di passare attraverso la sensibilit. Simile grazia non d'impedimento agli impegni ordinari; anzi, trovandosi l'anima in Dio, ogni cosa riesce in modo pi perfetto. 12

Per la riflessione 1. La preghiera esige una regola di vita. La regolarit e la fedelt allappuntamento quotidiano con il Signore, costi quel che costi, indispensabile per lasciarsi trasformare dallo Spirito che abita in noi. Come vivo tutto ci? 2. Quanto pi una persona gusta la preghiera, immergendosi nella profondit (nellaltezza) del mistero di Dio che Amore, tanto pi non pu farne a meno. Ci sono stati momenti di grazia nei quali ho gustato lincontro intimo con Ges? Come posso descrivere, comunicare questo incontro? Quali desideri ha suscitato in me? 3. Ci sono diverse forme di preghiera; la preghiera vocale (come il rosario) e la lectio divina sono due tra le tante. Quale conoscenza di metodi di preghiera ho? Tra questi quel quello/i che pi mi aiuta/no ad entrare nel dialogo intimo con il Signore? 4. La preghiera un luogo trasformante: ci identifica con Ges che amiamo. E questo che sta avvenendo nella mia preghiera? Riesco a percepire quello che mi dice? Se no, perch? 5. Che rapporto c tra la mia preghiera e la mia vita? -------------------------------------------------------------------------------1 Vita di Santa Teresa di Ges, 11, 8-9. 2 Castello I, 1. 3 Castello, I, 3. 4 Cfr. Raimondo da Capua, Santa Caterina, Cantagalli 1978, p. 62. 5 Frate Arnaldo, Memoriale, cap. IX in G. Pozzi-C. Leonardi, Scrittrici mistiche italiane, Marietti 1988, p. 62. 6 Lettere, Paoline 1992, lettera XVIII, pp. 138-139. 7 Corpus catherinianum, cap. 5 in G. Pozzi- C. Leonardi, cit., p. 349. 8 Scritti, Postulazione OCD, Roma 1967, pp. 631-632. 9 Fra Giunta Bevegnati, Leggenda della beata Margherita da Cortona, cap. II,6 In G. PozziC. Leonardi, op. cit., p. 111. 10 Istruzioni, XXIII. 11 Probatione 2, Nardini, Firenze 1965, p. 227. 12 Autobiografia mistica, Paoline 1987, p. 88. 13 Frate Arnaldo, Memoriale, cap. IX In In G. Pozzi-C. Leonardi, op. cit., p. 158. 14 Corpus catherinianum, cap. 5 In In G. Pozzi-C. Leonardi, op. cit., p. 349. 15 Revelatione e Intelligentie, Nardini, Firenze 1964, p. 173. 16 Probatione 2, Nardini, cit., p. 101. 17 Colloqui 1, Nardini, Firenze 1961, p. 218. 18 Cfr. Vie Mariale, in La vie spirituelle, febbraio 1928. 19 M. Maddalena de Pazzi, Colloqui 1, cit. p. 334. 20 Storia di unanima, Ancora 1959, pp. 220-221. 21 Nous autres, gens de rues, Seuil, p. 71. 22 Edith Stein, Scientia crucis, p. 304

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Lectio Salesiana Comunitaria

ART. 88 COMUNIT UNIFICATA DALL'EUCARISTIA 13

L'ascolto della Parola trova il suo luogo privilegiato nella celebrazione dell'Eucaristia. Essa l'atto centrale quotidiano di ogni comunit salesiana, vissuto come una festa in una liturgia viva. La comunit vi celebra il mistero pasquale e comunica al corpo di Cristo immolato, ricevendolo per costruirsi in Lui come comunione fraterna e rinnovare il suo impegno apostolico. La concelebrazione mette in evidenza le ricchezze di questo mistero: esprime la triplice I unit del sacrificio, del sacerdozio e della comunit, i cui membri sono tutti al servizio della stessa missione. La presenza dell'Eucaristia nelle nostre case per noi, figli di Don Bosco, motivo di frequenti incontri con Cristo. Da Lui attingiamo dinamismo e costanza nella nostra azione per i giovani. Ci troviamo davanti ad uno dei pi belli articoli per noi, figli di Don Bosco un uomo profondamente innamorato dellEucaristia, ma soprattutto capace di far diventare unEucaristia la sua vita, nel ringraziamento continuo, nella consegna di s, nel farsi pane, in poche parole nel Da mihi animas. LEucaristia il dono dei doni, il mistero dei misteri, il memoriale della passione, morte e risurrezione del nostro Signore Ges. Per questo i martiri e i perseguitati a causa della fede ci devono suscitare autentica gratitudine a Dio per il preziosissimo regalo che abbiamo nel potere ricevere il suo corpo e il suo sangue ed averlo nella nostra casa. O meglio, di averlo come padrone di casa! LEucaristia lofferta generosa di un Dio incarnato per la nostra salvezza, attraverso suo Figlio Ges, venuto al mondo umile e povero e rimasto al mondo nella semplicit di un pezzo di pane e un poco di vino. Non ci ha fatto questo dono senza motivo, ma perch sa che abbiamo bisogno di forza e perseveranza nella nostra vocazione, nella nostra consacrazione. A maggior ragione noi religiosi, che siamo nel mondo ma non del mondo ed abbiamo quindi bisogno, oltre che del nutrimento materiale, anche di nutrirci di Dio, del suo Spirito, della sua Grazia. LEucaristia un incontro di amori: il grande Amore, con la A maiuscola, e il nostro amore. Con questo non vogliamo dire che un incontro intimistico, anzi: nel vivere e lavorare insieme la nostra Eucaristia assume un valore ancora pi autentico e squisitamente comunitario. lamore che abbiamo per ognuno dei confratelli che ci permette di ricevere con cuore pronto, in comunione damore tra noi, la comunione con quel Corpo, che Pane di vita nuova, vero nutrimento, con quel Sangue di Salvezza, che ci inebria di vero Amore. LEucaristia il nostro momento di festa quotidiano. La Messa sta alla giornata come la Domenica sta alla settimana o la Pasqua allanno intero LEucaristia, per, va prolungata lungo tutta la giornata, attraverso una vita tipica di persone eucaristiche: la nostra comunit e la nostra missione, il cortile delloratorio o della scuola, lufficio dove lavoriamo siano laltare dove ci offriamo e dove permettiamo alla grazia ricevuta nel sacramento di esprimersi e portare il suo frutto. Solo cos potremo essere testimoni della Risurrezione e di Ges vivo e vero.

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La realt, ovviamente, ci costringe a prendere coscienza della nostra debolezza, della nostra fragilit, quella che non rende sempre facile limpresa di non lasciarci prendere da un senso di abitudine e di routine. Proprio per evitare questo rischio, daiuto vivere lEucaristia alla luce della Parola di Dio del giorno e avendo nel cuore e nella mente la nostra realt, i problemi, i bisogni, le inquietudini Il servo di Dio Don Giuseppe Quadrio, nella sua saggezza, affermava con forza: "Celebra ogni giorno la tua Messa come se fosse la prima, l'ultima, l'unica della tua vita. Non basta essere presenti in chiesa o in cappella, occorre invece una partecipazione autentica, attiva, piena e fruttifera al momento della celebrazione, per fare in modo che poi essa possa cambiare, giorno dopo giorno, la nostra vita e trasformare ogni momento in un unofferta nostra sullaltare del Signore. Parlando di Ges-Eucaristia non possiamo tralasciare, seguendo il testo delle Costituzioni e lesempio di Don Bosco e di tanti confratelli, le visite al Santissimo: come linnamorato non vede lora di vedere lamata, cos noi non vediamo lora di incontrarci con lo sposo, di fare una sosta damore per stare con Lui, di farGli compagnia. Non ci si pu nascondere dietro alla mancanza di tempo! Saremmo miopi e poco lungimiranti, se vero che una delle cause pi diffuse dellattuale crisi di fede esplicitamente la mancanza di orazione, di preghiera. Forse proprio quando percepiamo di meno la presenza di Dio che dobbiamo cercarlo di pi nel tabernacolo senza parlare troppo, senza cercare di sentire qualcosa. Solo contemplare e andare alla memoria del cuore, per vedere i tanti bei momenti in cui ci siamo scoperti profondamente innamorati di Lui. Terminiamo questa breve meditazione impegnandoci a fare un esame di coscienza eucaristico, per verificare come celebriamo lEucaristia, a cosa pensiamo, cosa chiediamo e speriamo. Domandiamoci se siamo uomini di fede, se ci crediamo davvero e se viviamo di conseguenza. Se siamo, oltre che credenti, anche credibili. Se ci abbandoniamo al mistero senza cercare tante spiegazioni e scuse. Se sentiamo il bisogno di andare verso i fratelli come testimonianza della autentica celebrazione dellEucaristia. Dopo questo esame di coscienza possiamo concludere con la preghiera che incontriamo nel progetto di vita e che possiamo arricchire con la nostra situazione personale. Padre, che nell'Eucaristia ci fai rivivere il mistero pasquale del Tuo Figlio nella comunione con il Suo Corpo e con il Suo Sangue, per virt di questo sacramento d'amore rinsalda la nostra unit di fratelli e ravviva la nostra dedizione di apostoli. Fa' che celebriamo l'Eucaristia come una festa quotidiana dall'incontro frequente con il Signore Ges attingiamo dinamismo per la nostra missione tra i giovani e costanza per portarla a compimento.

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4.

Lectio Salesiana Personale

ART. 95 LA VITA COME PREGHIERA Immerso nel mondo e nelle preoccupazioni della vita pastorale, il salesiano impara a incontrare Dio attraverso quelli a cui mandato. Scoprendo i frutti dello Spirito nella vita degli uomini, specialmente dei giovani, rende grazie in ogni cosa; condividendo i loro problemi e sofferenze, invoca per essi la luce e la forza della Sua presenza. Attinge alla carit del Buon Pastore, di cui vuole essere il testimone, e partecipa alle ricchezze spirituali che la comunit gli offre. II bisogno di Dio, avvertito nell'impegno apostolico, lo porta a celebrare la liturgia della vita, raggiungendo quella operosit instancabile, santificata dalla preghiera e dall'unione con Dio, che dev'essere la caratteristica dei figli di san Giovanni Bosco. Questo articolo parla della preghiera, elemento fondamentale e basilare per ogni salesiano, poich tutti siamo stati chiamati da Dio e Gli abbiamo risposto con generosit. Da quel momento la nostra avventura sulla terra sta nel santificarci santificando i giovani, i confratelli e tutti quelli che il Signore ci dona di incontrare ogni giorno. Sappiamo molto bene che tutto ci che siamo chiamati a vivere non pu prescindere dal centro: Dio. Potremmo cominciare la nostra meditazione facendoci questa domanda: abbiamo e sentiamo veramente quel bisogno di Dio, di cui ci parla larticolo 95? una buona premessa da cui partire per parlare della vita come preghiera. La prima cosa senza dubbio sentirne il bisogno, credere veramente che senza di Lui non possiamo fare nulla. Quel Dio con cui vogliamo avere ogni giorno una migliore relazione ci chiede un autentico e continuo dialogo damore e, per ch no?, un silenzio profondo da parte nostra in modo che Lui ci possa parlare o semplicemente per contemplarLo. Sono diversi, nelle nostre Costituzioni, gli articoli che ci parlano direttamente o meno della preghiera, ma questo in particolare ce ne parla a livello personale. Larticolo ci suggerisce di imparare ad incontrare Lui e, di conseguenza, unimpresa che richiede un accompagnamento, una formazione continua, un lavorio interiore che non si esaurisce in pochi giorni. Ci vogliono costanza, perseveranza, fedelt e speranza. E anche il coraggio e la forza di volont che ci faccia ritornare a Lui nonostante le piccole e grandi cadute che possiamo avere: occorre avere molta fede e non scoraggiarsi mai. Questo anche l'articolo che conclude il capitolo sulla nostra preghiera e tutta la seconda parte delle Costituzioni sulla nostra vita di consacrati apostoli. E lo fa passando dall'aspetto comunitario degli articoli precedenti all'aspetto personale (il salesiano...) e sottolineando ci che gi era in nuce nell'inizio del capitolo: la vita di preghiera del salesiano deve sbocciare nella preghiera 16

vissuta, nella liturgia della vita. In particolare il lavoro apostolico deve trasformarsi in un incontro salvifico con Dio. inevitabile, quindi, il collegamento di questo articolo con l'articolo 12 sull'unione con Dio nell'azione, di cui sviluppa a fondo il contenuto. Il richiamo , inoltre, possibile anche con larticolo 18, dove si dice che il salesiano, dandosi alla sua missione con operosit instancabile, sa di cooperare con Dio Creatore e con Cristo costruttore del Regno e, quindi, svolge un lavoro che gli permette di unirsi a loro. I quattro capoversi dell'articolo, sviluppando un unico pensiero fondante, intendono descrivere alcuni tratti della spiritualit apostolica, che distingue la vita del salesiano e ne caratterizza il modo stesso di pregare. Il salesiano, uomo di fede, consapevole di dover essere testimone del Buon Pastore, entra nell'azione animato dalla carit pastorale del Cristo e sostenuto dai valori spirituali vissuti in comunit. Sono queste le due sorgenti, cui il vero apostolo salesiano attinge continuamente, come ben esprime il terzo capoverso. doveroso ricordare l'impegno di ciascuno nel verificare costantemente la propria fedelt a questi due ineludibili punti di riferimento; ma anche importante sottolineare il dovere della comunit nelloffrire realmente ad ognuno la possibilit dell'incontro con Dio. Per questo i Regolamenti generali indicano la responsabilit della comunit di programmare opportunamente i ritmi della preghiera (cf. Reg 69). Immerso, con questi potenti sostegni, nell'azione apostolica, il salesiano impara ad incontrare Dio e si sente provocato continuamente a pregarlo nel suo cuore: nelle persone a cui mandato, e specialmente nei giovani, scopre Dio che opera, costata i frutti dello Spirito e pu rendere grazie al Padre, come Ges stesso che esult nello Spirito e disse: Padre, io ti rendo lode...! (Lc 10,21) proprio come Don Bosco che sapeva stupirsi del lavoro della grazia nell'anima di Domenico Savio o di Michele Magone. Insieme ai giovani comunica con i loro problemi e sofferenze e si sente mosso a pregare per loro, invocando la luce e la forza divina. Ad unattenta analisi si nota come le Costituzioni enumerano le diverse forme di preghiera (lode, ringraziamento, domanda), che debbono scorgersi nella vita stessa del salesiano. Si tratta di una preghiera spontanea, immediata, cordiale, che non richiede un luogo a parte, espressa frequentemente nella oratio brevis o giaculatoria: la preghiera della vita, fatta di presenza e attenzione consapevole a Dio nelle sequenze del quotidiano; la preghiera dell'apostolo che vive con Ges e lavora per Lui. Cosi il salesiano realizza la grazia di unit della sua vocazione. La Regola dice che egli celebra la liturgia della vita: una bella espressione che la Laudis Canticum attribuisce ai cristiani che si offrono in servizio d'amore a Dio e agli uomini, aderendo all'azione di Cristo.1 questo il modo concreto con cui il salesiano, sia coadiutore che prete, realizza l'insegnamento di Ges di pregare sempre, senza stancarsi mai (cf. Lc 18,1) o l'invito dell'apostolo Paolo: Vi esorto a offrire voi stessi a Dio in sacrificio vivente, a lui dedicato, a lui gradito: questo il vero culto spirituale (Rm 12,1). Quello che fate in parole e opere,
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PAOLO VI, Costituzione Apostolica Laudis canticum, Roma 1970, n. 8

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tutto si compia nel nome di Ges, come canto di grazie al Padre per mezzo di Lui (Col 3,17). Agostino, riecheggiando i testi della Scrittura, ripete: Canta a Dio non soltanto con la lingua, ma prendendo in mano il salterio delle buone opere. Don Bosco si mosso perfettamente in questo orizzonte e ne troviamo una conferma nello stesso articolo da lui scritto per le Costituzioni, nel quale collega strettamente le buone opere alla preghiera propriamente detta: La vita attiva, cui tende specialmente questa Congregazione, fa che i suoi membri non possano avere comodit di far molte pratiche di piet in comune. Questi procureranno di supplire col vicendevole buon esempio e col perfetto adempimento dei doveri generali del cristiano2. Tutta la vita apostolica, in quanto espressione di carit pastorale, diventa per il salesiano vera sorgente di preghiera, magnifica occasione permanente di mettere in opera il proprio sacerdozio battesimale. Il salesiano agisce in tutta rettitudine apostolica, da servo, da figlio, da prete: non per s, ma per la sola gloria del Padre, offrendogli se stesso, la sua fatica, tutti e ciascuno dei giovani in mezzo ai quali lavora. In questa prospettiva - e solo in questa prospettiva - si capisce l'unione profonda tra lavoro e preghiera. Nella vita di Don Bosco tale unione era cos intensa da far dire ai suoi biografi che in lui il lavoro era preghiera. Afferma don Ceria: La differenza specifica della piet salesiana nel saper fare del lavoro preghiera. Parole che sono state riprese e confermate da Pio XI: Questa una della pi belle caratteristiche di Don Bosco, quella cio di essere presente a tutto, affaccendato in una ressa continua, assillante di affanni, tra una folla di richieste e consultazioni, e avere lo spirito sempre in alto, dove il sereno era imperturbato sempre, dove la calma era sempre dominatrice e sovrana, cos che il lavoro era proprio effettiva preghiera, e si avverava il grande principio della vita cristiana: qui laborat orat. Il lavoro preghiera, non perch sostituisce la preghiera (l'apostolo di Cristo, anzi, ne sente l'urgenza assoluta!), ma perch vissuto nell'amore di carit, sintesi della vita trinitaria, che d consistenza e unit a tutta la vita del cristiano. Lavoro e preghiera sono cos due momenti dello stesso amore, s da poter dire che intercorre tra essi un rapporto di identit. questo il senso dell'operosit instancabile santificata dalla preghiera e dall'unione con Dio, che don Rinaldi dice essere la caratteristica dei Figli di Don Bosco. Dell'offerta di s al Padre in Ges, i momenti di preghiera esplicita del salesiano sono l'espressione visibile e nello stesso tempo la sorgente a cui essa si riattiva. In questa prospettiva appare ancora pi evidente il ruolo centrale della celebrazione eucaristica, dove il salesiano vittima viene offerto e si offre con la Vittima perfetta: Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito... Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a Te, Padre, ogni onore e gloria!. Il capitolo VII, In dialogo con Dio, si apriva con l'affermazione che la comunit viene da Dio, sua Sorgente (Cost 85). Si chiude dicendo che, attraverso ciascuno dei suoi membri, essa vive per Dio suo Fine, in fedelt all'ideale salesiano del cercare le anime e servire Dio solo.

Costituzioni 1875, XIII, 1 (cf. F. MOTTO, p. 183)

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Signore Ges, che nella tua vita terrena fosti incessantemente unito al Padre, donami d'incontrare Te in ogni evento, in ogni cosa e specialmente nei miei fratelli e nei giovani che mi affidi.

SCRUTINIUM ORATIONIS

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A LIVELLO PERSONALE

Vita teologale e liturgia detta vita - La mia vita presente nella carne la vivo nella fede al Figlio di Dio che mi ha amato (Gal 2,20). Accetto che la fede presente comporti ancora delle luci e delle ombre? Educatore della fede , cerco anzitutto di acquistare la scienza pi eminente di Cristo e del Padre, di vivere alla loro sovrana presenza? (Cost 21 e 70). Che posto ha nella mia vita l'ascolto della loro parola? (Cosi 59). Mi sforzo di guardare nella luce della loro presenza invisibile le persone, le cose, gli avvenimenti? - II salesiano non si lascia scoraggiare dalle difficolt perch ha piena fiducia nella provvidenza del Padre che lo ha mandato (Cost 47). Ho veramente mantenuto una confidenza illimitata in Dio mio Padre e in Cristo Salvatore e Signore? Soprattutto nelle prove e negli insuccessi? Ho riposto la mia fiducia in Dio pi ancora che nei miei sforzi? Ho riposto al pessimismo del mondo con una invincibile speranza cristiana? - Per me vivere Cristo (Fil 1,21). La vostra vita nascosta con Cristo in Dio (Col 3,3). La mia vita veramente polarizzata dall'amore e dal servizio del Cristo e di suo Padre? La mia debolezza mi fa forse accettare nella mia vita taluni compromessi che bloccano il fervore dell'amore e la permanenza del dialogo cordiale con Lui, nello Spirito Santo? (Cost. 48). - Noi non predichiamo noi stessi, ma il Cristo Signore (2 Cor 4,5). Qualunque cosa voi diciate o facciate, sia sempre nel nome del Signore Ges, rendendo grazie per mezzo suo a Dio Padre (Col 3,17). Ho io appreso ad essere come Don Bosco contemplativo nell'azione (Cost 48), a rifiutare di cercare il mio vantaggio e la mia soddisfazione nei miei impegni apostolici, per realizzare la purezza del cuore, la rettitudine di iniezione e, in tal modo, la liturgia della vita alla sola gloria del Padre? (Cost. 67 e 70). Vita liturgica e sacramentale

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- La Chiesa spiega tutto il mistero di Cristo nel ciclo dell'anno mettendo i fedeli in contatto con Lui (Vat. II, SC 102 e 108). Come partecipo allo spirito e alle celebrazioni dei periodi dell'anno liturgico? Quale vantaggio spirituale ho tratto dalla celebrazione delle feste? In quale spirito vivo la domenica? - La comunit... con la liturgia delle Ore si unisce al Cristo... per rivolgere al Padre azione di grazie e suppliche (Cost 60). Quale ruolo ha nella mia vita la preghiera dell'Ufficio divino? Sono attivamente fedele alla sua celebrazione comunitaria o privata? E alle altre riunioni liturgiche? e non liturgiche? - La celebrazione eucaristica l'atto centrale di ogni comunit cristiana (Cost 61) e la pratica pi santa del cristiano, poich la santa Eucaristia contiene tutto il tesoro spirituale della Chiesa, cio il Cristo stesso, nostra Pasqua e pane vivo (Vat. II, PO 5b). Ho io partecipato (oppure ho celebrato) la Messa con fede? Come l'incontro tra la vita del Cristo gi offerta e la mia vita ancora da offrire? Qual il frutto delle mie comunioni? Vita di preghiera personale - Una forma essenziale di preghiera personale per noi l'orazione mentale (Cost 64). Che cosa significa nella mia vita attuale questa adorazione quotidiana? Quali mezzi adottare perch essa abbia maggior efficacia nelle mie giornate? - Quando preghi, ritirati nella tua camera, chiudi la porta e prega tuo Padre che l, nel segreto (Mt 6,6). Ho riservato nella mia vita delle zone di silenzio? (Cost 52). Ho pregato personalmente? Ho visitato volentieri il Signore nel santo Sacramento? Ho contemplato volentieri il mistero del suo Cuore trafitto? Ho pregato di pi nelle ore di prova? Accetto che la preghiera sia qualche volta difficile e arida, invito ad un amore pi gratuito? - Figlio, ecco tua Madre. A partire da quell'ora il discepolo prese Maria con s (Gv 19,27). Ho dato a Maria il suo posto nella mia vita di apostolo salesiano? La contemplo e la prego volentieri col rosario? Prego Don Bosco e i nostri santi Patroni? (Cost 8 e 49). Preghiera e vita La mia preghiera un dialogo semplice e pieno d'amore con Cristo e con il Padre? 20

Rinnovo l'attenzione allo Spirito Santo presente nella mia vita? La nostra Regola di vita ci impegna ad alcuni atti di preghiera comune e personale: vi sono fedele, non per una imposizione estrinseca ma per una intima esigenza e convinzione? Celebro l'ufficio divino con amore? Con calma? Se sono sacerdote recito personalmente le parti non recitate in comune? Mi impegno a fondo per fare dell'ufficio divino una preghiera, un momento di incontro e di dialogo con Dio e non una semplice recita di formule? L'Eucaristia veramente il centro della mia vita? Posso dire di portare tutta la mia vita alla messa per fare poi della vita una messa? D il mio apporto di impegno perch la celebrazione dellEucaristia sia per la mia comunit una liturgia viva ed una vera festa quotidiana? Ricevo con frequenza il sacramento della penitenza per convertirmi sempre pi all'amore di Dio e del prossimo? Sono fedele ai propositi che prendo? Ho un confessore a cui normalmente apro l'anima mia? Faccio con seriet l'esame di coscienza quotidiano in modo da conoscermi sempre meglio? Accetto volentieri le correzioni che mi vengono fatte? Nel ritiro mensile metto da parte ogni occupazione estranea per dedicarmi pi intensamente all'ascolto della Parola, alla preghiera, alla revisione della mia vita spirituale? Gli esercizi spirituali hanno ridato al mio spirito una profonda unit nel Signore Ges? Faccio con fedelt la meditazione? per me un momento di intimit con Cristo e con il Padre? Un momento in cui mi ritrovo le motivazioni profonde delle mie scelte e in cui la mia vita ogni giorno si rinnova e vince l'abitudine? Esco dalla meditazione con un cuore pi libero, con una volont pi decisa di dedizione al prossimo? Sono fedele alla lettura spirituale? Ho una viva familiarit con la Parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura? Mi impegno in uno studio continuo ed aggiornato? La accolgo con fede per farla fruttificare nella mia vita e annunciarla con zelo? Posso dire di amare davvero la Vergine Maria? Nutro per lei una devozione forte e filiale? So dare ad essa un'apertura ecclesiale? La inserisco nel mistero di Cristo? La recita del rosario con la meditazione dei misteri mi aiuta a conformarmi a Ges? I vari momenti di preghiera esplicita comune e personale mi aiutano a fare di tutta la mia vita una preghiera, una vera liturgia? (cfr. Comunit Salesiana in preghiera, p. 242-244; 256-258).

6.

SCRUTINIUM A LIVELLO COMUNITARIO

Preghiera comunitaria in genere 21

1. Nella nostra comunit diamo alla preghiera il posto che le compete? Si nota una certa scissione tra preghiera e vita apostolica? Il tempo della preghiera viene sacrificato al tempo di lavoro? 2. La preghiera aiuta a costruire e a far crescere la comunit? 3. Entra come elemento di base del discernimento e della ricerca comunitaria della volont di Dio? 4. Diamo ai nostri giovani e alle persone per le quali lavoriamo esempio comunitario di preghiera? 5. Possiamo trovare nuove occasioni di preghiera comunitaria insieme con i vostri giovani? 6. La regolarit e i ritmi comunitari di preghiera sufficientemente curata? Vi assenteismo... e abituale? 7. Gli impegni pastorali fuori casa o quelli di animazione tra i giovani sottraggono molti confratelli dalla preghiera comunitaria? Che cosa possiamo fare per superare questa difficolt? 8. Si fedeli alle pratiche religiose salesiane, in armonia con le norme liturgiche? Preghiera liturgica 1. Vi nella nostra comunit una viva partecipazione alla preghiera liturgica, con adeguata animazione, creativit e variet? 2. Le celebrazioni liturgiche sono ben preparate anche col canto? 3. Le celebrazioni comunitarie delle Ore sono sufficientemente devote per ispirare raccoglimento e aiutare la riflessione? La meditazione 1. Nella comunit si da la possibilit a tutti i confratelli di fare la meditazione in comune, almeno a gruppi? 2. Le diamo il tempo richiesto dai nostri Regolamenti e ne favoriamo la creativit delle forme? (a. 45). L'Eucaristia 1. La cura della chiesa, o cappella, esprime veramente che L'Eucaristia il centro della comunit e della vita salesiana? 2. Si partecipa volentieri alle celebrazioni comunitarie, programmate in conformit agli impegni della comunit? 3. Si rispettano le disposizioni e norme della Chiesa circa il culto e le celebrazioni liturgiche dell'Eucaristia? 4. Si noia negligenza apostolica neII'iniziare i giovani al mistero eucaristico? 5. Si praticano le visite frequenti all'Eucaristia, raccomandate dal Vaticano II (PO. 18) e dalle Costituzioni (a. 61)? La continua conversione e la riconciliazione. 1. Si curano opportunamente i ritiri mensili, trimestrali e le celebrazioni penitenziali comunitarie? 2. Si celebrano con la dovuta sensibilizzazione e partecipazione i tempi forti della liturgia: Avvento, Quaresima, Periodo pasquale e quello della Pentecoste? 22

3. Consideriamo i! Sacramento della riconciliazione come una delle due colonne del nostro spirito di santificazione e di apostolato? 4. Si d comodit ai confratelli e ai giovani di accostarsi al sacramento della Penitenza?

7.
Volto di uomo sovranamente libero
TEMPO DI AVVENTO E NATALE Discepoli autentici La sfaccettatura del volto di Cristo che prendiamo come oggetto di contemplazione, forse uno dei tratti ai quali si oggi pi sensibili, soprattutto da parte dei giovani, per laccresciuta sensibilit verso di esso. Il Concilio Vaticano II riconobbe in esso il nucleo fondamentale della dignit umana, come dichiar nel suo documento intitolato, precisamente, Dignitatis humanae. Ges si dimostra libero nei confronti dei lacci familiari Senza dubbio i vincoli creati dal sangue sono spesso nellesperienza umana i pi forti e i pi stretti. Legano intimamente le persone e, in pi di unoccasione, le costringono ad agire anche in modi che non desidererebbero. Non mancano casi in cui si talmente succubi di essi che se ne resta soffocati. Ancora pi stretti sono di solito i vincoli con la propria madre, con la quale si possono avere rapporti che contribuiscono alla propria crescita, ma anche che impediscono la propria maturazione. Madri possessive e immature mettono a repentaglio lautonomia dei figli, e li rendono infantili anche quando sono adulti. Al tempo di Ges tali vincoli contavano molto. Quelli della famiglia ristretta, in parte, ma anche e forse di pi quelli della famiglia allargata, il clan familiare. Per il bene e per il male si era legati ad esso, e un eventuale distacco poteva risultare disastroso per il singolo membro. Al suo interno vigeva una forte solidariet tra tutti, in modo tale che ci che veniva fatto ad uno di essi era considerato come fatto a tutti. In tale quadro di riferimento acquista particolare rilievo il modo di agire di Ges. Lo si vede prendere le distanze anzitutto dal suo gruppo familiare allargato, provocando perfino delle logiche reazioni nei suoi membri. Facevano leva sui vincoli che lo legavano al gruppo per interferire nella sua dedizione alla proclamazione del regno di Dio. Alla comunicazione che gli viene fatta: Ecco, tua madre e i tuoi fratelli sono fuori e ti cercano (3,31), la reazione di Ges non si fece attendere. E fu una reazione impressionante. Ergendosi sulla folla egli si rivolse loro dicendo: Chi mia madre e chi sono i miei fratelli? Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volont di Dio, costui mio fratello, sorella e madre (3,33-35).

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Dun colpo sono spezzate le catene dei vincoli familiari: questi non potevano avanzare pretese nei confronti della sua missione. Altri erano passati in primo piano, quelli che generava in lui la dedizione alladempimento del volere del Padre. Cos Ges si dimostra libero, non legato alle catene che possono creare la carne e il sangue. La sua passione per il regno di Dio lo svincola da ogni legame naturale, anche da quelli pi stretti. Ed egli non si accontenta di vivere una tale libert, ma la propone anche agli altri. Emblematica al riguardo la risposta che d, in un linguaggio che sa di paradosso orientale, a uno che gli dice di volerlo seguire ma di permettergli di andar prima a seppellire suo padre: Seguimi, e lascia i morti seppellire i loro morti (Mt 8,21-22). Niente di pi sacro, nellantichit, del dare sepoltura ai morti, e in particolare ai propri morti. La storia mitologica di Antigone ha espresso in maniera esemplare le esigenze di un tale dovere. Ges propone una libert ancora superiore a quella di Antigone, che per dare sepoltura al fratello sfida le leggi del regno e le infrange, poich dice al discepolo di non occuparsi di seppellire il proprio padre, ma di seguirlo. Per lui ci sono dei legami che stanno al di sopra di quelli della natura: sono quelli creati dalla condivisione con Ges del suo grande progetto. Ed tale condivisione che rende liberi. La libert di Ges nei confronti dei vincoli della legge Quasi tanto stringenti quanto i vincoli del sangue erano per un membro del popolo dIsraele quelli creati dal rapporto con la Legge. Espressione per eccellenza del volere divino, la Legge data a Mos era la norma suprema della vita del popolo, oggetto di venerazione e di amore da parte di esso. Basta leggere i 176 appassionati versetti del Salmo 118 per convincersene. Essa regolava lintera esistenza del pio ebreo, individualmente e socialmente. Osservandola, si era sicuri di vivere secondo la volont di Dio. I rabbini sostenevano che prendere su di s il regno di Dio significava adempiere fedelmente la Legge. Ora, leggendo i vangeli si ha la netta sensazione che Ges, pur seguendo ordinariamente le prescrizioni della Legge, si comportasse con estrema libert nei suoi confronti. Perfino, in alcuni casi, mettendosi al di sopra di essa e del suo autore, Mos. Uno dei casi in cui ci si pu vedere con maggiore chiarezza quello del suo modo di rapportarsi con il precetto del riposo sabbatico, importante fino al punto che la sua violazione era stata punita con la pena di morte (Lev 15,3336). Non sono pochi i racconti evangelici in cui Ges appare mentre infrange almeno secondo una certa interpretazione - tale legge. Spesso, infatti, opera delle guarigioni di sabato, provocando delle reazioni aspramente critiche da parte dei suoi avversari (Mt 12,10-14; Mc 3,1-6; ecc.). molto rappresentativa al riguardo la sua presa di posizione nelloccasione in cui, di sabato, i suoi discepoli raccolgono delle spighe nei campi per sfamarsi. Era unazione che da alcuni maestri della Legge era ritenuta un lavoro, e quindi vietata di sabato. Vedi, perch essi fanno di sabato quel che non permesso?, gli rinfacciano i farisei. Ed egli a rispondere: Il sabato stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! Perci il Figlio dell'uomo signore anche del sabato (Mc 2,24.28). Questo mettere luomo al di sopra di ogni legge, anche di quelle considerate pi sacre, sar uno dei 24

motivi che lo condurranno alla morte, come si vede nellepisodio della guarigione delluomo dalla mano inaridita (Mc 3,1-6). importante evidenziare quale sia la radice ultima di questa estrema libert di Ges, anche per coglierne il vero senso. La sua libert non , infatti, n capriccio n ricerca del proprio comodo; essa sgorga dalla sua totale dedizione alla causa della vita in abbondanza per tutti abbracciata fino in fondo. Il fatto di essersi consacrato totalmente ad essa lo libera da ogni altra cosa. In realt, quindi, egli non viola la Legge quando non agisce secondo le sue prescrizioni letterali; ci che egli fa attuare lo spirito della Legge, ci per cui stata data da Dio. Perch, come lascia intendere la stessa etimologia della parola ebraica con cui viene designata (tora), essa illuminazione della strada che conduce alla vita (Dt 30,19-20), e solo se conduce alla vita raggiunge il suo scopo. Quando, applicata letteralmente, anzich portare alla vita porterebbe alla morte, non deve essere attuata perch contraddice ci per cui stata data. Ges, libero davanti alle regole della purit-impurit Come in tanti altri popoli antichi, anche in Israele era in vigore la distinzione tra ci che era ritenuto puro e ci che era impuro. Si trattava non di una qualifica morale, bens di una qualifica rituale. Per poter partecipare al culto si richiedevano certe condizioni, la cui assenza, anche se indipendente della propria volont, interdiva tale partecipazione. Il libro del Levitico si diffonde ampiamente nel precisare tali condizioni. Costituivano un fitto bosco di prescrizioni che finivano per creare una specie di camicia di forza. Una serie quasi smisurata di cose e di azioni facevano parte del mondo dellimpuro, e diventavano dei tab per la sensibilit popolare. Ges si sent totalmente libero davanti a tali prescrizioni, come attestano unanimemente i vangeli. Egli le trasgred in maniera manifesta, fino a provocare lo scandalo dei suoi avversari. Pi che lenunciato teorico il suo modo di agire che rivela la sua maniera di pensare su tali cose. In svariati momenti egli passa al di sopra delle prescrizioni rituali, e non si interessa affatto di esse. Lo si vede chiaramente nel caso del lebbroso che gli chiede di essere guarito, e che egli tocca senza curarsi del fatto che quel contatto lo rendeva automaticamente impuro (Mc 1,41); o in quello della donna che pativa flussi di sangue, che piena di fede gli tocca il mantello contagiandogli automaticamente la sua impurit (Mc 5,25-34); o ancora nei casi in cui prende per mano la figlia di Giairo morta, e quindi in stato di totale impurit (Mc 5,41), o in cui si lascia lavare i piedi con le lacrime e asciugarli con i capelli di una peccatrice pubblica (Lc 7,37-38), ecc. In tutti questi racconti si tocca con mano la grande libert di Ges che, anzich badare a delle leggi create dagli uomini e divenute con luso inviolabili, sinteressa della vita concreta delle persone che ha davanti. proprio questo interessamento che lo rende libero.

Apostoli dei giovani 25

Lassumere la sfida della lontananza-estraneit e dellirrilevanza della fede nella vita chiede agli educatori di accompagnare condividere lesperienza dei giovani. Amate le cose che amano i giovani ripete Don Bosco anche nellattuale situazione, perch i giovani amino ci che amate voi. Far crescer i giovani in pienezza secondo la misura di Cristo, uomo perfetto la meta di ogni impegno apostolico. E un cammino spirituale che segue il cammino di Dio che viene incontro alluomo. Il quotidiano ispirato a Ges di Nazaret il luogo in cui il giovane riconosce la presenza operosa di dio e vive la sua realizzazione personale. Riflessione comunitaria E sintesi tra fede e vita La sfida fondamentale per un credente e per una comunit trasformare lesperienza di vita, in forza della fede, in esperienza evangelica. Nellesperienza di don Bosco questa unintuizione gioiosa e fondamentale insieme: non c bisogno di staccarsi dalla vita ordinaria per cercare il Signore. E riscoperta dellIncarnazione Alla base della valutazione positiva della vita quotidiana c la continua scoperta dellevento dellIncarnazione. La condizione umana di Ges rivela che Dio presente nella vita, e di questo Dio afferma la trascendenza. Ges-Uomo il sacramento del Padre, la grande e definitiva mediazione che rende Dio vicino e presente: egli ci insegna che il luogo per incontrare Dio la realt umana: la nostra e quella degli altri, lodierna e quella storica. Tutte le volte che avete fatto ci a uno dei miei fratelli, lo avete fatto a me (Mt 25,40). E la vita umana che ci immette nellevento dellIncarnazione. La vita, allora, primariamente dono offerto a tutti, dono misterioso per le attese che suscita. E amore alla vita Assumere con coerenza laspetto ordinario dellesistenza; accettare le sfide, gli interrogativi, le tensioni della crescita; cercare la ricomposizione dei frammenti nellunit realizzata dallo Spirito nel Battesimo; fermentare con lamore ogni scelta: tutto ci passaggio obbligato per scoprire e amare il quotidiano come una realt nuova in cui Dio opera da padre. Nellamorevolezza delleducatore che con bont, rispetto e pazienza accompagna la costruzione della loro personalit; nellaccoglienza incondizionata della comunit che esprime la sua predilezione per loro, i giovani scoprono un segno di Dio che ama e previene. Nonostante le esperienze negative, il cuore nuovo, che si stanno costruendo, li aiuta a guardare il mondo in maniera diversa. Questo sguardo far percepire che allorigine della nostra vita, cos com, con le sue pulsioni e aspirazioni, c una chiamata di Dio. Amare la vita non frammentata, ma progettata come vocazione, vuol dire ricevere lappello ad impegnarsi come costruttori di umanit, di giustizia, di pace.

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Siamo coscienti che il nostro servizio di educatori alla fede non pu arrestarsi al livello della crescita umana, anche se cristianamente ispirata? Leducazione alla fede chiede di proseguire verso il confronto e laccettazione di un evento rivelato: attraverso quali cammini la comunit mette i giovani in contatto profondo con Cristo? Quali aspetti del suo mistero sottolineate?

7. ANNO SACERDOTALE
(Don Vincenzo Cimatti, Appunti personali - Avigliana. 15 dicembre 1904). Ges vivente nel Sacerdote 1) Il sacerdote alter Christus, pel potere che esercita. O sacerdos quis es tu? Non es a te, quia de nihilo; non es ad te, quia mediator ad Deum; non es tibi, quia sponsus Ecclesiae; non es tui, quia servus omnium; non es tu, quia Deus es. Quid ergo es? Nihil et omnia. O Sacerdos!!! 2) Deve essere un altro Cristo per lo spirito che lo anima. lo spirito dominante in noi che determina la natura e il valore dei nostri atti. Per essere uomo ragionevole bisogna esser condotto, diretto dalla ragione. Per essere vero cristiano bisogna essere condotto dallo spirito di Ges Cristo. Per essere sacerdote utile alla gloria di Dio e alla salute delle anime bisogna ben p ancora lasciarsi condurre e dirigere dallinfluenza di questo divino spirito. Il sacerdote ministro di un mondo superiore, mandato per allontanare gli uomini dalle vanit mondane ed insegnare loro ad incamminarsi verso Dio. Ges fece come il sole che abbandonando il nostro emisfero lascia la luna ed i pianeti dopo di s, comunicando loro la sua luce per illuminare il mondo, per brillare in essi e per mezzo di essi, allorch, sparito, non pu sotto lorizzonte brillare pi della propria luce. Come dar ai suoi figli spirituali lumilt, la carit, la dolcezza, se egli stesso non dolce, umile e dotato di carit? 3) Cause della sterilit nel sacro ministero. I dotti parlano allintelletto; ai santi venne dato limpero sui cuori. Non tanto la scienza che manca; manca la santit, la santit! Non hos elegit Dominus. Uomini vani, orgogliosi, pieni di confidenza nei loro talenti e meriti personali, che amano il mondo, lo frequentano, adottano il linguaggio, le massime del mondo. Tiepidi, infingardi, immortificati, senza raccoglimento, senza spirito interiore che prendono per zelo la propria impazienza, mosche rumorose agitate continuamente dalla vivacit della 27

propria immaginazione, che si affaccendano dappertutto, che di tutto si impicciano, che cominciano tutto, e niente mandano a fine. Non hos elegit Dominus. Che non siano come quei libri che contengono la legge, ma non losservano, come quei pali di legno lungo le vie che indicano la strada, senza seguirla! Imitemini quot tractatis! Semper tibi displaceat quod est. Nam ubi tibi placuisti, ibi remansit, si autem dixeris sufficit, et periisti. Semper adde, semper ambula, semper profice (S. Agostino). Conoscenza ed amore di Ges Cristo in un sacerdote. 1) Lo studio di Ges Cristo conduce il sacerdote alla scienza pi completa. Sono suoi maestri: la Sacra Scrittura ed il Breviario. Studiare con spirito di umilt e preghiera. Missione del sacerdote studiare, predicare, far conoscere Ges Cristo. 2) Lamore di Ges Cristo conduce il sacerdote alla pi sublime preparazione e ci per tre gradi: a) Una tenera piet. b) Una confidenza saldissima: negli assalti del demonio, nel suo ministero, riguardo alla sua salute eterna. c) Un sacrificio eroico per cui dimentica se stesso per non veder che la gloria di Dio e la salute delle anime. Amore delle umiliazioni e patimenti. Ne consegue: 1) II sacerdozio dignit incomparabile per eminenza. 2) un peso formidabile. 3) un ministero laborioso. 4) uno stato che esige grandi virt. Vi sono tre sorta di santit: a) Quella incipiente dei cristiani scevri da peccati mortali. b) Quella proseguita e continuata. c) Quella perfezionata e confermata. Occorre la seconda ossia una seria applicazione nellattendere alla preparazione propria del nostro stato e una costante fedelt che si mantenga in mezzo alle tentazioni, alle contraddizioni e cimenti della vita. Se mi manca questo che sar di me? Tutti i giorni ho a mia disposizione 4 mezzi: 1) Meditazione. 2) Esame di coscienza. 3) Breviario. 4) S. Messa. Il sacerdote deve riprodurre in s le virt che Ges pratic nella sua vita nascosta 1) Il sacerdote umile. a) Che cosa lumilt. l retto giudizio che facciamo di noi e dietro il quale regoliamo la stima della propria eccellenza. Niente peccato: sono i nostri titoli. Oblio, disprezzo e castigo: sono i nostri diritti. 28

b) Gradi dellumilt: l) sottomettersi a Dio per amore dellordine e della giustizia, ogni volta che egli lo comanda collimpero derivante in lui dal suo sovrano dominio. 2) sottomettersi al nostro Creatore con s profondo rispetto da esser pronti a morire anzich dispiacergli nelle minime cose con proposito deliberato. 3) Se stesse a sua scelta di essere onorato o disprezzato dagli uomini e ne venisse a Dio la medesima gloria dalluna scelta e dallaltra, abbraccerebbe le ignominie e gli obbrobri. Non si impongono forse gravi e penosi sacrifici i libertini per i loro idoli di fango. E lamor divino non potr esaltare unanima ed ispirarle trasporti cos vivi, cos ardenti come lamor profano? c) Effetti dellumilt nel sacerdote. 2) Il sacerdote obbediente. Per trentanni Ges Cristo volle convincerci che non sapr mai comandare chi non impar ad obbedire: i1 sacerdote, soprattutto, per una lunga abitudine di sommessione, deve essersi spogliato della sua propria volont, affinch quando sar inviato a reggere le popolazioni, la sua dolcezza, la sua umilt rendano lautorit sua rispettabile e inducano e riceverla come scesa dal cielo. 3) Il sacerdote uomo di ritiro e di raccoglimento. Se no manca allo spirito di sua vocazione, pone a risico la sua virt, compromette il buon esito del suo ministero. 4) Il sacerdote uomo di preghiera. a) Della necessit della preghiera pel sacerdote. b) Differenti modi coi quali deve intrattenersi con Dio nella preghiera. Disce exteriora contemnere ad interiora te dare et videbis regnum Dei in te venire. Il sacerdote uomo di studio l) Necessit dello studio: per acquistare, conservare, preservarsi. De omni re aliquid, de toto nihil!. Ne so abbastanza. Si quis existimat se scire aliquid, nondum cognovit quemadmodum oporteat eum scire. 2) Oggetto dello studio del sacerdote. La teologia. Il dogma, la morale (luomo istruito il solo che rifletta, che esiti; lignorante non dubita di nulla). Hoc nescire putes, sine Jesu plurima scire. Si Jesum bene scis, satis es si coetera nescis. Luoghi teologici: la S. Scrittura, tradizioni apostoliche, autorit della Chiesa cattolica, autorit dei concili, della Chiesa Romana, dei padri e dottori, dei teologi scolastici: Religione, filosofia, storia. Il sacerdote nellesercizio del suo ministero riproduce la vita pubblica di Ges Cristo. Necessit di una missione divina: 29

l) Lordine stabilito da Dio e lesempio del Salvatore provano questa necessit. 2) Oggetto di questa missione: a) Ges istruisce; b) Ges edifica. Al sacerdote detto: l) pasce verbo; 2) pasce conversationibus exemplo. Condizione richiesta per ben adempirla: lo zelo = impiegare tutte le forze a salvare le anime e ricondurle al loro Creatore. a) Necessit dello zelo. Glielo ricordano Ges Cristo, i popoli, la Chiesa. b) Eccellenza dello zelo. Lo zelo la perfezione della carit, ossia ci che 1amor divino ha di pi puro nel suo principio, emanazione di fede, espressione del sacrificio, fervore di devozione; di pi puro nel suo oggetto: adempimento dei disegni di Dio sugli uomini; di pi eroico nelle sue operazioni. Zelum tuum inflammet charitas, informet scientia, firmet constantia. 3) qualit dello zelo: a) Esempio di Nostro Signore; b) Applicazioni a noi. Principali esercizi dello zelo pastorale: a) Predicazione: l) obbligo di istruire; 2) argomenti dellistruzione: Iddio primo principio e ultimo fine, Ges Cristo solo mediatore fra Dio e gli uomini; 3) forma dellistruzione: catechismo, spiegazione del Vangelo, omelia, sermoni (rari). Difetti della predicazione: a) Bone sed non bene; b) Bone sed non bona; c) nec bona, nec bene. Ministero della confessione. a) Doti di un buon confessore: padre, giudice, mediatore, ossia santo; medico, dottore, guida delle anime. b) Doveri del confessore riguardo alle differenti persone e specialmente coi propri confratelli. Cura delle anime: 1) Come amministratore: cosa deve prevalere nella condotta del sacerdote, la povert o la dolcezza? 2) Come medico: qual temperamento deve egli serbare fra una morale rilassata e severa? Vita sofferente 1) Dottrina cristiana sulla sofferenza. 2) Odio dei malvagi: prima causa delle sofferenze di Ges Cristo e dei suoi ministri. La pazienza e la generosit nelle prove e nelle persecuzioni assicurano al sacerdote la vittoria nella lotta. 3) Cristo si offerto al Padre come cauzione e vittima per i peccati degli uomini e perci dovette soffrire le pene e i castighi del peccato. E cos, ad esempio di Ges Cristo, deve fare il sacerdote. Lo studio del Crocifisso.

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Vita eucaristica 1) Ges Cristo lasci alla sua Chiesa la divina Eucaristia come memoriale perpetuo della sua grandezza e del suo amore. Che cosa debba fare il sacerdote per prendere parte alle mire del Salvatore. Ges Cristo lasci alla sua Chiesa la divina Eucaristia come elemento necessario alla vita soprannaturale. Doveri del sacerdote come dispensatore del pane di vita. 2) Il modo con cui Ges Cristo santifica le anime nellEucaristia insegna ai sacerdoti a santificare se stessi affaticandosi per la salute degli altri. Morte mistica di Ges nellEucaristia, modello della mortificazione cristiana. Vita di Ges nei nostri tabernacoli. Ges che vivifica le anime nellEucaristia, modello della vita ecclesiastica. 3) Ges Cristo immolato tutti i giorni sullaltare dalle mani del sacerdote insegna ai pastori delle anime con quale spirito di sacrificio e dimmolazione debbano compiere le funzioni del loro ministero. Ges immolandosi sugli altari alla gloria del Padre, insegna ai suoi sacerdoti come debbano dedicarsi al servizio della divina maest. Ges facendo di se stesso allaltare un sacrificio di azione di grazia insegna ai suoi sacerdoti quale sia il gran mezzo di soddisfare i loro debiti e quelli del genere umano verso la bont divina. Ges vittima di propiziazione sullaltare insegna ai suoi sacerdoti fino a qual punto debbono spingere lo zelo e il sacrificio per la salvezza dei loro fratelli. Ges Cristo fonte di grazie nella S. Messa insegna ai suoi sacerdoti come debbano adempire il loro sublime ufficio di mediatori e trionfatori dei doni celesti. Sentimenti dei Padri intorno alla celebrazione dei Ss. Misteri. Il ringraziamento. Vita gloriosa 1) Ges modello del sacerdote nella sua vita gloriosa. Trionfo di Ges: giustizia e nobilt dellimpresa, certezza del buon effetto. Ricompensa della vittoria. 2) Ricompensa per leternit. Ricompense comuni a tutti i discepoli. Condizioni della pugna. Della gloria particolare del sacerdote, del pastore delle anime nel cielo.

Il Sacerdote deve avere carit


Sacerdote di Dio, prezioso sarai ai tuoi fratelli se ricco di carit. La carit porta allumilt, alleroismo, alla gioia. Il Sacerdote che prega, accetta, si dona, espande tra i fratelli il profumo della sua ricchezza interiore: la carit. Il Sacerdote di preghiera sempre anche il Sacerdote di sacrificio. Nel sacrificio non c contestazione, ma filiale abbandono alla Volont di Dio, che sempre si

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manifesta attraverso la voce del Superiore che pu essere o il Vescovo, o il Responsabile della comunit se sei un Religioso. Ogni giorno tu sali laltare e rinnovi la Passione e la Morte di Cristo: Questo il Mio Corpo, questo il Mio Sangue; fate questo in memoria di Me (dalla Liturgia). Ma quale memoria migliore, se non il tuo esempio di vita, come quello di Cristo? Le parole volano, ma il Sacrificio di Cristo si rinnova per continuare nella tua giornata il s della croce, che lanima dei Santi, la potenza dei Martiri, lo scudo di salvezza per chi vuol seguire Colui che la Via, la Verit e la Vita. Svegliati, Ministro di Cristo, perch le anime che Dio ha messo nelle tue mani non finiscano in quelle di satana. Lastuzia dei ministri delle tenebre sta dilagando, e solo chi ben afferrato a Cristo riesce a scoprirla. Questarte sa camuffarsi molto bene, e talvolta si manifesta come opera buona perch tu non ti debba curare di essa. Apri gli occhi e non dormire, perch se la grazia di Dio non avr preso pieno possesso di te, anche tu potresti trovarti legato alle catene delle sue malefiche potenze, e potresti facilmente dimenticarti di essere Ministro di Dio. Questa astuzia si infiltra negli spiriti deboli, trasportandoli col sentimento e la fantasia, e intanto il tempo passa e la resa dei conti si avvicina. Se le anime dei tuoi figli vanno allinferno perch tu, per mancanza di vita interiore, di spirito di sacrificio, di umilt, te ne sei curato troppo poco di loro, come potrai avere la pace del cuore? vero, la messe molta e gli operai sono pochi, ma se quei pochi, invece di curar la messe cercano un quieto vivere, preoccupandosi della propria salute, degli interessi materiali invece di parlar chiaro alle anime, quelle si perdono. Non il numero dei Sacerdoti che converte, ma la qualit, cio il grado di santit che uno possiede. Quando Ges camminava per le strade tutti Lo seguivano. Cos dicesi anche dei Santi, perch la santit appare sul volto, e mette in condizione le anime di chieder consigli e guarigioni. La preghiera del Santo la preghiera di Cristo in terra e perci potente. Noi camminiamo sulle orme di chi ha camminato prima di noi, coi loro fardelli e problemi, ma con lanima in elevato stato di grazia. Chiedi perci al Signore la grazia di diventare Santo, e le anime a te affidate ti seguiranno come le pecore seguono il Pastore, senza fatica e senza timore.
Madre Provvidenza

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PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

O Ges Pastore delle anime, che hai chiamato gli apostoli per farne pescatori di uomini, attrai ancora a te anime ardenti e generose di giovani, per renderli tuoi seguaci e tuoi ministri. Rendili partecipi della tua sete di universale redenzione, per la quale rinnovi ogni giorno il tuo sacrificio. Tu, Signore, sempre vivo a intercedere per noi, dischiudi loro gli orizzonti del mondo intero, ove il muto supplicare di tanti fratelli chiede luce di verit e calore di amore, affinch rispondendo alla tua chiamata prolunghino quaggi la tua missione, edifichino il corpo mistico, che la Chiesa, e siano sale della terra e luce del mondo. Amen. (Paolo VI)

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