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Riassunto storia, scienza e società

Latour introduzione:
Usando la tecnica narrativo cinematografica del flash-back, Latour inizia il libro con tre episodi,
apparentemente non correlati tra loro né ordinati cronologicamente:

1. John Whittaker; 1985 sul suo Eclipse, in quanto informatico a contratto, scrive programmi per
rappresentazione tridimensionale del DNA, che permetta confronti con sequenze di altri acidi
nucleici.
2. Watson e Crick: 1951 Cambrige, laboratorio dove osservano cristallografie a raggi X di acidi
nucleici, dopo aver sudato per farsele prestare da Wilkins e Franklin. Non sanno se DNA sia doppia
elica, tripla elica o elica.
3. Tom West: 1980 edificio di data general, sta mettendo a punto nuovo prototipo di computer,
L’eagle. È in ritardi di un anno rispetto ai piani, West vuole usare Chip Pal, macchina rinominata
Eclipse, intanto l’azienda rivale sta per mettere in commercio un nuovo modello.

Una volta deciso da dove accedere, quale bagaglio di conoscenze dovremmo portarci dietro prima
di entrare nel mondo della scienza e della tecnologia?

“Stiamo per entrare nei fatti e nelle macchine mentre sono in costruzione. Non porteremo con noi
preconcetti sulla natura della conoscenza. Osserveremo la chiusura delle scatole nere’’.

In <<La scienza in azione>>, BL ci propone di entrare in una black-box (per esempio, il DNA
oppure il computer Eagle) e di seguire la scienza mentre si fa seguendo un processo alla fine del
quale troveremo: Incertezze e certezza, Gruppi di lavoro e esperto/a solitario/a, Decisioni vs
illuminazioni, Competizione vs mito della collaborazione. In altre parole, troveremo controversie.
Alla ricerca di una via d’accesso: entrare nella black-box sarà possibile viaggiando avanti e indietro
nel tempo fino a raggiungere i nodi controversi della scienza, esattamente là dove scienziati e
ingegneri sono intenti a scioglierli. È questo che intende BL quando ci suggerisce di entrare dalla
porta di servizio: quella che ci consente di entrare nei luoghi dove è possibile assistere alle (molte e
diverse) azioni che contribuiscono alla costruzione della scienza.

Utilizzando il punto di vista del Giano della scienza in costruzione e prendendo in esame casi
apparentemente molto diversi tra loro, Latour propone un’immagine del mondo della scienza simile
a quella che molti hanno della politica: un mondo dove il potere non è ottenuto tanto in base a
programmi e realizzazioni, quanto conquistando il consenso e il maggior numero possibile di
alleati. In questo modo di procedere, la comunicazione (la retorica) svolgono un ruolo prioritario: lo
vedrai da vicino seguendo gli esempi fatti da Latour nel libro, in particolare nel capitolo 1, dove
viene fatta l’anatomia di un articolo scientifico. Seguendo scienziati e tecnologi impegnati a
stabilizzare reti di relazioni finalizzate alla costruzione del consenso, Latour fornisce nel libro
un’immagine degli scienziati -- in azione -- mossi da scopi e mentre utilizzano sistemi ritenuti
solitamente non scientifici. Pochi sono interessati alla scienza mentre si costruisce, ci ricorda
Latour, pochi vogliono guardarla da fuori e con gli occhi di un profano. I più, secondo Latour, “si
guardano bene dal considerare quel calderone disordinato che è la scienza in azione e preferiscono
il modello ordinato del metodo e della razionalità scientifica. La difesa della scienza e della ragione
contro le pseudoscienze, l’inganno, l’irrazionalità, impegna troppo queste persone perché si mettano
a indagarla. Come milioni o miliardi di profani essi si fanno un’idea della scienza e della tecnologia
solo attraverso i mezzi di divulgazione”.
BL ci dice che, per fortuna, esistono persone che, senza necessariamente una formazione scientifica,
come storiche e sociologi della scienza, economisti, studiose di politiche della scienza,
scoperchiano le black box e ci aiutano a sbirciare dentro. Si tratta di chi si riconosce in quella sigla
già più volte citata (STS): “science, technology and society”, studi su scienza, tecnologia e società.
BL si propone con il suo studio un obiettivo che è particolarmente interessante: “Gli economisti
dell’innovazione ignorano i sociologi della tecnologia; gli scienziati cognitivisti si guardano bene
dal consultare gli studi di sociologia della scienza; l’etnografia prende le distanze dalla pedagogia;
gli storici della scienza prestano poca attenzione alle ricerche in letteratura o alla retorica, spesso i
sociologi della scienza non vedono alcuna relazione tra il loro lavoro accademico e gli esperimenti
in vivo effettuati dagli scienziati o dai cittadini impegnati; i giornalisti di rado citano gli studi di
sociologia della scienza; e via di questo passo’’.

Latour; la scienza in azione. Cap 1

Principalmente in questi capitoli vediamo tre scene;

Esistono molti metodi per studiare la fabbricazione dei fatti scientifici e dei prodotti della tecnica.
Tuttavia, la prima regola di metodo stabilita nell’introduzione è la più semplice. Non analizzeremo i
prodotti finiti: un computer, un impianto nucleare ecc. ma seguiremo invece, gli scienziati e gli
ingegneri nei tempi e nei luoghi in cui hanno progettato. In questo capitolo saremo sulle tracce di un
personaggio sopranominato lo ‘’scettico’’.
LE CONTROVERSIE;
Quando ci avviciniamo alle sedi dove nascono i fatti e le macchine, entriamo nel cuore delle
controversie. Più siamo vicini e più i fatti diventano controversi. Passando dalla ‘’ vita quotidiana’’
all’attività scientifica, dall’uomo della strada allo scienziato.
Retorica; Questo è il nome della disciplina che ha studiato per millenni come indurre la gente a
credere e ad agire, e che ha insegnato alle persone l’arte della persuasione. La retorica è una
disciplina affascinante, ma il suo ruolo diviene più importante quando i dibattiti si animano e
diventano scientifici e tecnici.
I critici aprono delle scatole nere per così dire, cioè salgono sempre più a monte delle altre epoche.
Si inizia dai testi, dai documenti, dagli archivi, e dagli articoli. Per indurre il prossimo a trasformare
un’opinione in un fatto. individua sei azioni che lo scienziato o la scienziata tipicamente compie
nella costruzione del fatto attraverso un articolo scientifico:
1. indebolisce i nemici
2. rende innocui quelli che non può indebolire
3. aiuta i suoi alleati se vengono attaccati
4. assicura le comunicazioni con chi gli fornisce strumenti inattaccabili
5. obbliga i suoi nemici a combattere tra loro
6. se non è sicuro di vincere … è umile e moderato.
Questi criteri sono solitamente seguiti da chiunque pubblichi un articolo scientifico, anche nelle
scienze sociali (incluso Latour, evidentemente). Ora è più facile capire l’espressione: la scienza è
sociale. Ogni autore/autrice cita decine di altri autori/autrici che, a loro volta, ne citano altri. Le
relazioni tra quegli autori spesso non riguardano la natura (la scienza), ma questioni istituzionali, di
carriera, economiche, politiche e molto altro ancora.
Quando una disputa verbale diviene troppo accesa, i contestatori in difficoltà alluderanno molto
presto a ciò che altri hanno detto o scritto.
L’asserzione di tizio ‘’ Ho letto che esiste una nuova cura per il nanismo’’ può essere facilmente
spazzata via, per questo si deve appellare a un articolo pubblicato su un giornale, di un autore che
ha ricevuto un premio Nobel, e la veridicità del giornale.
Questo viene chiamato Argomento di autorità, cioè appunto l’appello ad alleati più forti e numerosi.
Vi è un momento nelle discussioni verbali in cui il richiamo ad altri testi non è sufficiente per far
cambiare idea al rivale. Il testo stesso dovrebbe essere a portata di mano e letto. Un articolo senza
citazioni è come un bambino che vaga solo in una città che non conosce; isolato, perso, in balia
degli eventi.
Ma anche le citazioni devono essere inserite in un determinato modo, in primo luogo, molte
citazioni sono inserite a sproposito o errate. In secondo luogo, molti articoli a cui ci si riferisce
possono essere fuori tema. In terzo luogo, altre citazioni sono lì forse perché l’autore tende sempre a
citare, a prescindere della tesi esposta.
Nonostante la fama dell’autore e le citazioni, convincere i lettori non è immediato; gli articoli
successivi devono fare di lui ciò che lui ha fatto su articoli precedenti. Tra le peggiori cose che
possono succedere sono; Essere citati a sproposito, essere ignorati.
Tra tutti gli articoli c’è una buona parte che non viene letta mai e cosi non diventa mai un fatto, è
dunque necessario suscitare interesse. Anche se molti scettici si arrendono, Galilei ha ragione;
Scettici non sempre demordono, a volte il Davide della scienza, si batte con il Golia della retorica.
Lo scettico leggerà l’articolo e lo metterà in discussione. Per non farsi sconfiggere ci vuole altro:

Articoli rafforzano se stessi: L’articolo scientifico si fa stratificato dopo aver citato vari fatti, citate
nuove esperienze o teorie. A questo punto le obiezioni da cui bisogna ripararsi sono moltissime e
ogni parola richiede una discussione.

Proteggere l’articolo da saccheggio lo rende ogni volta più ostico da leggere. Fino ad ora sono stati
citati articoli assenti, ora invece vengono presentate cose a cui il lettore deve credere. Includere nel
testo disegni, figure, numeri, nomi e poi ripiegarsi è una sorgente di forza, ma può rivelarsi altresì
una grossa debolezza. Al pari delle citazioni questi soggetti mostrano al lettore i vari fili che
reggono un’asserzione il che significa anche che il lettore saprà dove rivolgersi se intenderà
demolire l’asserzione stessa.
Un testo è come una banca, presta più soldi di quanti sono depositati nel forziere. La metafora è
azzeccata perché i testi, come le banche, possono fallire se i correntisti ritirano simultaneamente il
proprio credito.
Anche se un articolo possiede cospicue risorse ben impilate, non ha futuro se viene letto solo da
qualunque lettore occasionale. Naturalmente, la maggior parte dei lettori è stata già stabilita in
buona misura dal mezzo di comunicazione impiegato, dal titolo e dalle citazioni, eppure i pochi
lettori rimasti sono propensi ad una critica. Il testo per difendersi, deve spiegare come e da chi
dovrebbe essere letto. Nasce per così dire, con le proprie istruzioni per l’uso, con la propria
leggenda.
L’immagine del lettore ideale è facile da scoprire. In base all’uso del linguaggio adoperato
dall’autore, capite al volo chi è l’interlocutore.
Il linguaggio usato dagli autori non è il solo medoto per determinare il lettore ideale. Un altro
metodo è anticipare le obiezioni dei lettori, un trucco comune a ogni forma di retorica, scientifica o
no.
Grazie a questa procedura, il testo è attentamente calibrato: Esaurisce in anticipo ogni potenziale
obiezione e può lasciare il lettore privo di argomenti.
Tutto questo non basta ancora! Abbiamo seguito un lettore immaginario e le sue obiezioni, ma c’è
ancora quello reale che legge e segue un po' quello che gli pare.
Ma come lasciare il lettore libero senza però rischiare di perdere fedeltà? Facendo in modo che
possa seguire una sola strada non perché costretto ma perché incontrerebbe troppe difficoltà a
seguire strade diverse.
Bisogna sollevare tutte le chiuse dei canali alternativi, a maggior ragione se bisogna convincere
lettori ad allontanarsi da attuali credenze.
SECONDA REGOLA DI METODO: per determinare l’obbiettività (attendibilità) di una
affermazione, oppure l’efficienza di una macchina, noi non guardiamo alle sue qualità intrinseche,
ma a tutte quelle trasformazioni alle quali quelle affermazioni (o quella macchina) sono sottoposte
passando di mano in mano. Quel passare di mano in mano è, evidentemente, un processo sociale
che non riguarda la natura o la macchina in sé, ma il contesto nel quale avviene il processo. Un
processo che coinvolge molti attori, non necessariamente scienziati. In questo senso BL afferma che
contenuto e contesto si compenetrano.
CONCLUSIONE; Scrittura dei fatti ci lascia tre possibilità al lettore, ma tutte e tre portano alla fine
a abbandono del testo;
1. Arrendersi
2. Proseguire e abbracciare i testi
3. Ripercorrere ogni tappa dell’autore
Un enunciato è sempre a rischio, come una palla in una partita di rugby. Se nessuno la prende, se ne
sta lì, immobile sull’erba del campo. Per rianimarsi ha bisogno di un’azione di qualcuno che
l’afferri e la lanci […] in questo senso la costruzione dei fatti assomiglia a una partita di rugby: è un
processo collettivo.

RISPOSTA AL PIGMALIONE POMATA

Maggio 1911, London Shool of economics and political science, bandisce due borse di studio di
ricerca biennale, dovute a due benefattrici; Constance Hutchison e Charlotte Shaw.
Hutchison è generica, Shaw invece prima è generica poi diventa per sole donne.
Ovviamente il merito è stato attribuito al marito di Charlotte, Bernard Shaw.
Beatrice web, Amica di Charlotte e diarista nel suo diario ce la descrive, e grazie ad esso insieme a
materiali di archivio della LSE riusciamo a ricostruire la storia.
Storia di LSE essa è il frutto, di idee e denaro. Il denaro di Henry Hutchinson che muore suicida e
le idee di Sidney web, giovane intellettuale, sua moglie, Beatrice registra con attenzione le
intenzioni del marito per creare una LSEPS.
Shaw (marito di charlotte) è un suo carissimo amico, ma sono poli opposti: Shaw è eccentrico,
estroverso, la sua vita è un teatro. Sydney è schivo, modesto, pragmatico.
Non stupisce che proprio Sidney Webb abbia fondato da LSE se guardiamo la sua vita infatti;
Passava da una borsa di studio a un'altra, riceveva premi. Inizia a lavorare al Colonial Office e
intanto ottiene la borsa per Trinity College di Cambridge. Questo lo porta ad aspra critica del
sistema universitario, specie per le commissioni. Critica l’educazione classica tradizionale di
Oxford e Cambridge per la sua mediocrità e per i suoi privilegi.
Invece la nuova università vuole essere centro di studi sociali per diagnosticare e risolvere problemi
generati da ‘’barbarie del capitalismo’’. La ricerca deve essere descrizione dei fatti, per questo a
dirigere la scuola è reclutato Wiliam Hewins, già tutor di storia economica e super esperto.
La scuola inizia le lezioni il 10 ottobre del 1895, con corsi misti e serali. All’inizio non rilascia
diplomi ma la frequenza è utile per esami di ingresso del CIVIL Service della London Chamber.
Nello stesso momento i Webb Conoscono Charlotte. Che Beatrice descrive come una donna di
famiglia, ricca ma priva di legami e relazioni. Charlotte quando incontra i Webb capisce come
orientare le sue energie e il suo capitale, Collaborare e creare una nuova scienza sociale che possa
risolvere il problema della povertà attraverso LSE infatti Sid la convince ad entrare nella società
Fabiana.

Femminismo Fabiano;
Charlotte è una delle 34 governors della LSE ma il suo impegno è prevalentemente finanziario. Nel
1902 la LSE viene effettivamente incorporata nella London univerisity.
Nei primi anni del novecento gli Webb vedono con soddisfazione crescere la scuola in cui Beatrice
ha un ruolo secondario, occupandosi principalmente di reclutare sponsor, Sidney ha un ruolo
principale, si occupa del lato finanziario e usa la sua posizione per assicurare alla scuola il sostegno
del Techical Education Board.
Charlotte vede l’impegno della LSE anche come un’occasione di promuovere l’educazione delle
donne, fa annualmente una donazione di 50 sterline l’anno, nei primi anni però Charlotte non si
interessa ne nella scelta dei canditati ne dei loro temi di ricerca. Dal 1905 al 1910 va a soli uomini.
Nel 1908 però inizia ad avere dei dubbi, ma Sid la persuade, due anni dopo torna alla carica e
modifica i criteri della borsa; Sole donne, monografia su posizione socioeconomica di donne prima
della rivoluzione industriale.
Exit pigmalione;

Queste borse di studio contribuirono ad accesso alle donne a LSE, tra il 1987 e il 1932, su 27
ricercatori 10 sono donne. Tra docenti su 200, 43 sono donne e lasciano il segni nella storia di LSE.
Ad Esempio Eileen Malinowski collabora a un progetto di storia globale e comparata.
Dopo la sua morte la tradizione di studiare storia delle donne si interrompe, e verrà ripresa come
negli anno 70\80, anche il numero di donne all’università cala questo perché nel seocnod dopo
guerra le nuove discipline si irrigidiscono e diventano più gerarchiche, emarginando le donne.
Eppure con Eileen Power si realizza il sogno di Charlotte nell’istruire la Scolarshio. Lei una donna
che collabora al pari con uomini. Con le si vede sfumare il mito del pigmalione, che perde peso in
un immaginario maschile e femminile.
Se perdiamo la memoria di donne e vediamo solo il lato dell’uomo è perché la storia è velata di
pregiudizi e stereotipi. La stessa Charlotte è descritta come subordinata come segrataria del marito.
È sbagliato e ingiusto: Lei era indipendente a livello mentale.

Evelyn Fox Keller

Prefazione;

Barbara MCCLINTOCk, contribuisce alla creazione di una nuova branca di studi. Ottiene risultati
solo per il suo lavoro. Negli anni 40 la sua ricerca sulla citogenesi del mais le permette di sviluppare
concetti nuovi e radicali.
Fino alla fine degli anni 60 i geni sono elementi semplici in sequenza fissa e lineare. La fluidità del
genoma varia l’idea di programma genetico, che diventa una struttura dinamica.
MCC è poco conosciuta e molto poco ‘’ortodossa’’, pur essendo pioniera resta sempre fuori dal
gruppo (Outsider).
Panoramica storica;

Quando Mcc si accosta alla genetica era una disciplina molto giovane, come sappiamo solo
nel 1900 Mendel inizia a parlare di ‘’genetica’’.

Ottiene vari successi; presidente di Genetic Society nel anni 39, e membro NAS nel 44.
In questi anni inizia lo studio che la porterà a parlare di TRASPOSIZIONE che lei riteneva la parte
più importante della sua carriera. È però anche l’anno in cui si scopre che il DNA è materiale di
base dell’eredità, si studia la struttura del DNA.
Insomma degli anni 60 si pensa di aver detto tutto in genetica e si va alla ricerca di nuovi ambiti, ma
poi il quadro si complica; L’E-Coli (è un batterio), non è generalizzabile, ci sono fenomeni
complessi.
Mcc è entusiasta, la teoria ha dei paralleli, lei studiava un organismo molto più complesso dell’ E-
Coli, il mais, con tecniche da naturalista.
La differenza era che per Mcc gli elementi di controllo sono mobili; c’è trasposizione, controllata da
geni la teoria è molto più complessa e meno accettabile, per cui il DNA può ridonarsi.

La capacità di essere soli;

1978 Keller cerca un intervista con Mcc, inizialmente lei non vede l’utilità di una propria biografia
per il mondo e sicuramente non per le donne; si ritiene troppo anomala.
Infatti Mcc è considerata già eccentrica alla nascita, nel libro vediamo vari episodi della sua
crescita, basti pensare ad esempio che considera come esperienze più importanti quelle della lettura
da bambina in solitudine. Ma anche nell’istruzione possiamo vedere il suo lato eccentrico; Nel 1919
sceglie agricoltura alla CORNEL, consideriamo che siamo nel periodo in cui le donne iniziano ad
entrare nel mondo delle scienze. MCC sceglie Cornell, non ricorda come ma a quel punto la madre
di oppone attivamente, poi quando il padre torna dalla guerra asseconda la sua causa.
Con il rapporto con gli uomini ad esempio possiamo vedere che ha varie infatuazioni, specie per gli
artisti ma non vuole relazioni, non fa per lei, e non ha mai capito iol matrimonio.
Rifiuta l’idea di una carriera prestabilita, sa che vuole seguire la carriera scientifica ma non ricorda
precedenti di questa vocazione.

Il farsi di uno scienziato;

Prof di Cornel, di citologia ( biologia cellulare), le insegna tecniche privatamente e diventa la sua
prima assistente ma è già in grado di lavorare da sola. Il secondo anno ha già scoperto il suo
interesse, trovare il modo per identificare i cromo del mais in cellula.
Riesce a identificarli e studiarli, infatti trova caratteristiche morfologiche che variano
considerevolmente tra diversi Stock genetici. Ora il mais si può usare per delle analisi che fino ad
allora si pensano infattibili! Al tempo ci sono due tipi di genetisti; miglioratore ( si occupa solo di
selezione), e chi si occupa di cromosomi.
Lei vuole combinare le due tendenze e cerca un miglioratore per il mais, ma la prendono per matta.
Dobbiamo considerare che in quel periodo la citogetica non è ancora un ambito ben definito e la
base cromosimica dell’eriditarietà è stata accercatata da poco.
Si crea un team, che ruota attorno al prof Emerson e al suo laboratorio; Mcc, Rhoades e Beatle sono
tre studenti principali.
Testimonianze;
Rhoades; Riconosce la superiorità di Mcc ma ciò non gli provoca invidia, piuttosto fiducia in lei, la
vede come ispiratrice del gruppo.
Beadle; Ne ha perso le tracce, ma ha grande rispetto del suo valore, una volta pubblicano qualcosa
insieme ma lei lo aveva battuto in interpretazione dei dati.

Sono anni molto produttivi, le arrivano i primi riconoscimenti, ma continua a sentirsi ‘’diversa’’; R
e B hanno già le carriere tracciate, mentre lei ha davanti una strada inesplorata. Le donne in scienza
sono rarissime, e nessuna fa ricerca, al più si insegnano lavori di routine. Possono insegnare
all’univertà di donne o sposarsi uno scienziato, ma Mcc non vuole adattarsi.
Harriet Craighton arriva a Cornell nel 29, e nel 31 ha un riconoscimento mondiale insieme a Mcc.
Lei racconta di essere arrivata a Cornell come assistente senza idea su come specializzarsi, ma il
primo giorno incontra mcc che subito la indirizza su citologia e genetica.

La carriera di una donna;

Già nel 1931 Mcc pensa di lasciare la Cornell dove non c’è lavoro per lei, ma accetta di starci
finchè può ancora fare ricerca. Però le serve un posto dove lavorare. Tra il 31 e il 33 riceve una
borsa di studio e si muove tra uni del Missouri. Ma continua ad esplorare il mondo. STADLER le
mostra l’università del missuri.
I Due condividono interessi per la ricerca, lui usa i raggi X. La tecnica funziona per irradiazione di
polline più uso di polline per fecondare piante portatrici di geni recessivi.
Usa un metodo strano; Osservare le piante variegate e vi identifica cromosoma che sembra sul
punto di perdersi.
Alla fine della borsa di studio, Nel 34 si trova ancora aCornell e senza prospettive quindi decide di
andarsene, Ermeson comunica a Morgan la sua decisione e Morgan contatta la fondazione
Rockefeller e la elogia in un colloquio. A giugno, ripresenta la richiesta con esposizione lunga e
dettagliata. Se MCC non potesse proseguire sarebbe una tragedia per la scienza.
In questo periodo le disparità si inaspriscono: Lei vede i suoi colleghi trovare impieghi. Intanto dato
l’investimento, Rock fa pressione a suoi colleghi perché le trovino un impiego.

Uni del Missuri;

Stadler è il più energico di tutti a cercarle una posizione e si batte affiche l’università del missuri la
chiami, dove lui grazie ai fondi del Rock sta creando un grosso centro di genetica.
Alla fine riesce a convincere che MCC è la persona giusta, e ottiene un incarico di prof assistente.
Lavora con soddisfazione, aprendo strade nuove per gli altri.
Mentre la sua reputazione cresce, la sua posizione in uni resta ferma, non riceve proposte di lavoro
da altre istituzioni. Ad un certo punto va dal preside a chiedere delle sue possibilità e lui le risponde
che tutto il suo futuro dipende da Stalder, lei prende congedo e lascia il Missouri.
Perché tanti ostacoli alla sua permanenza? Non è solo una questione di sesso, piuttosto il suo
‘’carattere difficile’’ ovvero il fatto che richiedeva diritti pari ai suoi meriti, non si voleva adattare o
accontentare. Solo più tardi capisce che neanche essere come gli altri le basta! Non è fedele alle
istruzioni, in vari episodi infastidisce le autorità, sembra voglia provocare.

COLD SPRING HARBOR


Anche dopo l’entrata in guerra degli USA, li la vita procede normalmente. Inoltre mentre la fisica è
interamente imbricata in rapporti di potere, la biologia rimane relativamente libera.
Non poteva neanche più stare alla cornell; Emerson stava per andare in pensione, Parcker si era
trasferita. Per fortuna aveva ancora un caro amico; Roades.
Gli scrive per chiedere dove coltivi ora che si era trasferito alla Columbia Uni, lui risponde che non
sa, ma che pensava a COLD SPRING HARBOR. Mcc decide di andarci pure lei. Riesce a
combinare un invito da un genetista della droso che risiede li.
Ci vogliono 4/5 anni prima che capisca che vorrà rimanere li per sempre.
MA perché cosi tanta esitazione? Si trattava di un’opportunità enorme e le garantiva totale
protezione, luogo molto isolato, ma proprio per questo era anche tagliato fuori dalle rotte di
circolazione scientifica.
Le garantisce un patrocinio pari a garanzia professionale da non sottovalutare in tempi di guerra.
Nel 42 si trasferisce definitivamente.
La teoria della trasposizione;
A CSH arrivano delle nuove piantine che per tutta la loro vita presentarono dei mutamenti instabili,
e quello che solitamente viene descritto come ‘’ geni mutabili’’ un fenomeno raro nel mais.
Ipotizza che il numero delle macchie di una data dimensione corrisponda alla frequenza della
mutazione e che studiandole si possa creare una storia dei mutamenti genetici.
Ma qualcosa lo deve controllare! Al tempo era qualcosa di impensabile perché tutti legavano a
genetica al genoma mentre questa è più che altro embriologia.
Ogni volta che uno scienziato vuole stabilire dei principi d’ordine si mette tra le prime cose a creare
eccezioni per stabilire la regola, lei trova l’eccezione dell’eccezione; Delle sezioni con tasso di
variazione diverso dal resto della pianta e si dedica solo a quello.
Ne conclude che;
1. Deve accadere durante lo sviluppo un cambiamento per cui si formano due cellule sorelle che danno
origine a sezioni adiacenti
2. Per cui da una cellula madre si generano sue cellule sorelle con tasso di mutazione diverso
3. È forse possibile che sia lo stesso principio per cui le cellule poi sviluppano tessuti diversi?
L’idea chiave è quella della ‘’ Determinazione’’ cioè degli eventi modificano una cellula e
determinano un cambiamento che si manifesta solo molte generazioni di cellule dopo.
Diverso linguaggio;

Nessuno la capisce, anzi pure i seminari successivi si rivelano un totale fallimento. Tra l’altro ogni
volta che tenta di spiegare le sue ricerche che sono diventate sempre più complesse e il pubblico
meno ricettivo. Lei è abituata a successo e ammirazione, ed è convinta di aver ragione. All’inizio è
uno Shok, poi capisce che è un bene; le procura protezione per continuare il lavoro.
Non viene più invitata ai seminari, le si da della pazza la si prende in giro. Ovviamente non da parte
di tutti, ha anche degli amici. MA tutto questo non basta; se prima Mcc era isolata e periferica ma
ancora in dialogo con la comunità scientifica ora il suo isolamento è totale.
Cosa non funziona con il rapporto con i colleghi? Il linguaggio scientifico non è preciso come
crediamo, ma simile al comune con imprecisioni e ambiguità.
Si aggiunga anche che Mcc basa tutto sull’osservazione e questo non ha pari; reciprocità cognitivo-
visiva più forte di altri, continuità tra occhio e mente rende il suo lavoro incomunicabile.

In sintonia con l’organismo;


La storia di MCC insegna che la scienza è fallibile, ma anche Sana i suoi limiti non sono mai
consolidati all’infinito e ci sono fenomeni che neanche i migliori riescono a spiegare. Ma c’è anche
altro:
- Come la visione porta a discorso produttivo? Cosa le permise di vedere cosi lontano? Pazienza di
ascoltare cosa le cose hanno da dire, aprirsi, entrare in sintonia con l’organismo, bisogna conoscere
la pianta ed entrarci in sintonia.
- Vuole abbracciare il mondo nella sua essenza, la ragione da sola non basta a capire il mistero di
forme viventi.
- Immaginazione
- Comunicazione simpatetica; oggetto di studio diventa un soggetto. Organismo per Mcc è parola in
codice che indica questo oggetto in quando soggetto.

EVELYN FOR KELLER PROF;


Storia di come viene recepito il testo; 3 atti ( scrittura, ricezione prima del premio Nobel, ricezione
dopo).
1. Scrittura
Come sceglie di scrivere di Mcc?
Non c’è ovviamente un equivalente di donne scienziate, ma è anche frenata dal fatto che sa che Mcc
è un bel tipo, l’aveva vista in precedenza ma non l’aveva voluta conoscere. Anni dopo però, con la
sua nuova attitudine femminista la trova un soggetto perfetto e riesce a organizzare un intervista.
L’intervista le lascia la sensazione di aver incontrato per la prima volta ‘’ una grande mente nel
corpo di una donna’’. Studiando fisica Keller, è sempre stata appassionata di grandi menti, ma non
ha mai letto o conosciuto figure di questo tipo che non fossero uomini.
L’interesse dunque cresce ma, non vuole distrazioni dalla sua opera principale su genere e scienza.
Questo perché la vede come una storia di una scienziata donna eccentrica. Keller sente come
obbiettivo di voler rivendicare per Mcc il diritto ad essere differente ed eccentrica! Keller vuole
rompere l’equazione ‘’ differenza e inferiotià + diritto donna ad essere scienziata.
Questa però non è una storia di genere e scienza come quella che Keller voleva scrivere.

2. Dopo pubblicazione prima del Nobel.


Per i primi tempi nessuno legge il testo in chiave femminista: Mcc non è una donna stereotipica e
Keller voleva farlo capire. Per Keller è ok; la storia non vuole essere di una scienziata donna ma di
una scienziata creativa.
3. Dopo il premio Nobel
Cambia tutto:
Le femministe che prima non la ritenevano femminista ora la abbracciano come loro eroina e
addirittura alcune accolgono l’equazione donna- emozioni- femminismo.
Scienziati la iniziavano a voler tutti nel proprio club e sostegno di averla sempre apprezzata.
In che modo l’ideologia di genere è rilevante in vicenda di Mcc? Keller ci riflette, all’inizio pensava
nulla, poi realizza la particolarità di Mcc sono tipicamente associate con stereotipo femminile. Il
problema chiaramente è l’identità per una donna scienziata che non si sente autentica. Essa è
costretta a dis-identificarsi con se stessa per condividere con un uomo il piacere della scoperta. Ma
un pubblico largo e soprattutto femministe non colgono questa sottigliezza e si diffonde il
cosiddetto ‘’ Mcc Myth’’ ad alcuni fa piacere, ma sicuramente non a donne che cercano di
supportare l’avanzamento delle donne in scienza. Queste ultime non approvano la teoria di Keller
su donne in scienza anzi la trovano offensiva e la attaccano con cattiveria, Il problema è che
leggono ogni riferimento a differenza come un dire che le donne sono meno adatte ad essere
scienziate, ma non è ciò che vuole dire Keller. Lei promuove una scienza gendeer free, dove donne
e uomini rimanendo diversi possono praticare lo stesso contesto ideologico.

4. Risposta premio Nobel comunità scientifica


Quando i Media iniziano e accentuano il mito di Mcc come femminista, gli scienziati attribuiscono
a Keller merito di essere stata la prima a parlarne non come eccentrica ma come ‘’eccentrica
femminista’’ Nel 2001 Nathaniel Comfort cerca di mettere da parte il mito di Mcc sostituendo una
versione più obiettiva. Vuole solo rifiutare la base del mito, cioè Mcc come femminista ma anche
confutare l’affermazione che sia stata marginalizzata dai colleghi. Ovviamente rivendica anche i
modi tradizionali di fare biologia, si basa su testimonianze raccolte dopo il Nobel. Si può dire
arrivati a questo punto quale libro sia più attendibile? No, Keller non può dire che sia il suo ma può
dire che il suo libro ha preso forma con le testimonianze di Mcc e altri ma è sempre un prodotto
storico e comunque è quello più vicino di come la vedeva Mcc mentre Comfront riporta punti di
vista di biologi molecolari.

ROSSITER;
L’effetto Matilda è un fenomeno per il quale, specialmente in campo scientifico, il risultato del
lavoro di ricerca compiuto da una donna viene in tutto o in parte attribuito ad un uomo.
Ma andiamo con ordine e parliamo prima del Matthew Effect, termine coniato nel 1968 da Robert
Merton, per indicare l’effetto alone sperimentato da scienziati famosi che vedono attribuirsi merito
di lavoro che non hanno svolto. Marck Kac riprende il Matthew effect per parlare di Marian
Smoluchowski, fisica che passò in secondo piano secondo l’autore per nient’altro se non il fatto di
esser stata eclissata da Einstein. Questo uso è interessante, perché riprende soprattutto la seconda
parte del slamo, mentre Matthew effect indica principalmente la prima.
Merton argomenta per lo più con aneddoti, ma poi il fenomeno è stato ‘’approvato’’, è comune
soprattutto nella circolazione di sapere scientifico. Comunque l’evidenza di Merton deriva
soprattutto da osservazioni di team di scienziati: Anche se tutti collaborano, la reputazione non è
egualmente distribuita.
Merton spiega questo fenomeno con il processo di accumulazione del vantaggio, quelli che vengono
ricordati già avevano carisma e reputazione. I perdenti invece di solito erano già figure marginali.
Il fenomeno non si attua però solo a casi individuali però, ma anche in popolazioni, non a caso nel
1906 viene pubblicato ‘’american men of science’’ che è ‘’men’’ anche se contiene anche donne.
Ma la prima a parlare dell’effetto Matilde fu Margaret Rossiter, il nome viene dall’attivista
statunitense Matilda Gage che nel 1845 sposa Henry Gage, un mercante, hanno figli lei è sempre
considerata fragile di salute nonostante ciò porta avanti lotte politiche sui diritti delle donne.
Nel 1875 rappresenta, parlando al congresso il gruppo suffragista di NY e nazionale.
Nel 1970 pubblica il volume sulle donne in storia di tecnologia.
A sostegno di questa ipotesi vengono citati alcuni esempi;
Mileva Maric, prima moglie di Eistein, alcuni studiosi hanno argomentato che Mileva avrebbe
collaborato in maniera decisiva alla stesura dei lavori alla teoria della relatività, basandosi sullo
studio della corrispondenza fra Mileva e Albert.
Rossiter cita diverse vittime del «Matilda effect», una delle più note oggi è Jocelyn Bell Burnell,
dottoranda in radioastronomia all'Università di Cambridge alla fine degli anni Sessanta. Bell
Burnell fu la prima nel suo laboratorio a scoprire l'oggetto astronomico che avrebbe portato
all'identificazione delle pulsar. Nonostante i suoi determinanti e riconosciuti contributi, non fu
inclusa tra coloro che vinsero il premio Nobel per la fisica nel 1974: tutti uomini. Nel 2018, 44 anni
dopo l’esclusione dal Nobel e 25 anni dopo che Rossiter denunciava pubblicamente il mancato
riconoscimento del lavoro di Bell Burnell in SSS, Burnell ha vinto lo Special Breakthrough Prize in
Fundamental Physics. Il premio prevede un fondo di 3 milioni di sterline che Bell Burnell ha donato
allo Institute of Physics per finanziare donne, rifugiati e minoranze etniche che desiderino studiare
la fisica.

COS’è SDS?

Nella storia l’uomo ha saputo usare le abilità tecnologiche per scampare a crisi che potevano
estinguerlo, ma abbiamo ancora molto da imparare.
Fenomeni naturali, tecnologici e sociali richiedono che si sviluppi una tecnologia usata in modo
sostenibile che permetta interazione sana tra uomo e natura. Di questa interazione si occupa la SDS,
relazionandosi con la scienza e le scienza sociali, si pone due obiettivi;
1. Sonda condizioni che sostengono creatività scientifica
2. Contribuire ad affrontare sfide del presente.
Merton è stato uno dei più importanti sociologi del novecento. La sua sfida è stata quella di
combinare gli aspetti teorici, speculativi della sociologia con la ricerca empirica. Ha avuto grande
influenza in numerosi ambiti disciplinari. È considerato il fondatore della sociologia della scienza
(SDS) Merton infatti definisce cosi l’oggetto della sociologia della scineza; Interpretazione
dinamica fra scienza, intesa come un’attività sociale in progresso che dà origine a prodotti culturali
e di civiltà. Le reciproche relazioni fra scienza e società ne costituiscono l’oggetto di studio.
Secondo Merton l’utilitarismo della scienza corrispondeva ai volari sociali del puritanesimo. La
conclusione del suo studio divenuto poi famoso come ‘’ tesi di Merton’’ collega la nascita della
scienza moderna all’etica promossa dalla religione protestante, con la sua insistenza sulla possibilità
del credente di dimostrare la sua salvezza attraverso il lavoro e realizzazioni come l’impresa
scientifica.

Adesso se andiamo a vedere il rapporto uomo- scienza negli anni, possiamo


vedere sia i grandi passi in avanti che ha fatto, sia gli errori.

Partendo ad esempio dal settecento e il suo grande progresso scientifico, alla sete di conoscenza.
Parliamo quindi di rivoluzione scientifica, espressione entrata in uso durante la guerra fredda, ad
indicare il periodo tra pubblicazioni di Copernico e Newton. Un secolo e mezzo che comprendeva
scienziati come Bacone, Galileo, Keplero ecc. Caratterizzato dal rifiuto di autorità e verifica
sperimentale, da parte di questi filosofi della natura.
La rivoluzione scientifica era sempre stata letta al pari di un movimento inarrestabile con degli eroi-
protagonisti, ma in realtà la rivoluzione fu piuttosto uno sviluppo graduale. Nascono dubbi come ‘’
c’è stata una rivoluzione?’’ Autori come Crombie e Clagett cercarono di combattere l’idea di un
medioevo oscuro spazzato via dalla rivoluzione, ma l’immagine della rivoluzione scientifica rimase
dominante.
Poi nella prima guerra mondiale ci si è accorti che non solo la scienza può salvare l’umanità ma
anzi ha contribuito anche nel conflitto. Negli anni 30 Merton inizia a chiedersi come la scienza porti
benefici alla società e come i nostri valori agiscano sulla ricerca. Merton supporta la visione di una
scienza positiva ma riconosce anche le tensioni del 900, il suo contributo è fondamentale per l’aver
sviluppato una disciplina utilissima che prodotto enormi risultati. Ha tra l’altro inventato la formula
STS (storia, tecnologia, scienze).
Successivamente negli anni 60-70 si sviluppa la critica al rapporto scienza-potere e all’immagine di
una ricerca scientifica ‘’pure’’ e non condizionata. Ma qui abbiamo la realizzazione che scienza e
società sono correlate.
Con la guerra fredda poi, vediamo una forte critica verso la scienza occidentale, lo studio di scienza
sociali e umanistici + giornalismo militare diffondono una visione eccessiva di scienza.
Ma ad oggi ci chiediamo cos’è un fatto scientifico?
Per comprendere la dimensione sociale e culturale dei processi di costruzione della conoscenza, che
sono situati nel tempo e nello spazio, dobbiamo mettere in evidenza tutte le incertezze e gli errori
che costituiscono parte integrante del processo di qualsiasi scienziato.
Sia la ricerca scientifica che la nostra scelta si muovono tra certezza e incertezza, o almeno cosi ci
dice Richard Feynman, divulgatore oltre che grande scienziato. Feynman ci sfida a seguire le strade
dell’autonomia e del pensiero critico: ci suggerisce il procedere per domande e sperimentazioni, non
per ‘’ metodi’’ e schemi teorici, tantomeno seguendo principi di autorità. È un criterio che può
essere utile, non solo per comprendere che cos’è la scienza e che cosa fanno gli scienziati, ma in
generale per costruire il nostro sapere. Prendere le distanze dai ‘’ grandi’’ è utile in ambito
scientifico come filosofico e storiografo. Critica l’idea di un ‘’assolutamente giusto’’, questo
chiaramente non significa essere relativisti, ma riconoscere la complessità di natura e fenomeni
conoscitivi.
Conant ad esempio sostiene che lo scienziato, anche il più abile, deve districarsi in un rovento di
dubbi. In questo SDS aiuta ad orientarsi. Fa una metafora molto interessante, quella della bussola, la
scienza è come una bussola, di per sé non porta da nessuna parte, bisogna inserire le coordinate, e
SDS aiuta a fornirle. Come sappiamo dopo la seconda guerra mondiale e lo scoppio della bomba
atomica, si comprese che riallacciare i rapporti tra scienza e opinione pubblica era cruciale per la
stabilità interna e per l’immagine internazionale del paese. Per tutto il corso della guerra fredda, la
paura della bomba sarebbe stata una compagna quotidiana per molte centinaia di persone, allo
scienziato era attribuita gran parte delle responsabilità di quella nuova angoscia dell’occidente.
Come coinvolgere i cittadini nelle questioni riguardanti la scienza, evitando forme irrazionali di
rifiuto? La risposta di Cornel fu quella di usare la storia della scienza, nel 1933 diventato rettore
mise in atto quelle sue convinzioni, imponendo rest di entrata per la verifica di preparazione e della
motivazione degli studenti, favorendo un sistema di borse di studio per i più meritevoli e meno
abbietti. Le sue idee circa le politiche da intraprendere per mantenere saldi e continuamente
rinnovati i rapporti tra educazione e sviluppo in una società democratica furono spesso all’origine di
dibattiti che appaiono di straordinario interesse, per chi oggi, si interroga sui rapporti tra scienza e
pubblico.

Ora chiaramente attraverso la storia, notiamo come la scienza ha creato grossi danni:
Disuguaglianze tra nord e sud, impoverimento dei territori, inquinamento ecc. allo stesso tempo
però gli enormi benefici di scienza e tecnica sono innegabili. Uno degli obbiettivi di SDS è proprio
aiutare a comprendere le diverse potenzialità dell’impresa scientifica, evitando di ragionare per
estremi, che siano una totale condanna o assoluzione della scienza e della tecnica.

Esse vanno infatti come strumenti il cui uso è deciso da noi. Questa visione ibrida della scienza
deve spiegarci a vedere gli scienziati né come eroi, né come criminali. Dobbiamo sviluppare una
visione più realistica sia di scienza che di scienziato.

Dopo la Seconda guerra mondiale, un autore come Alexandre Koyré (1892-1964), reagiva al
possibile crollo delle certezze in relazione alla natura e alle applicazioni della scienza con la
formulazione di un nuovo idealismo, che ha avuto grande seguito tra gli storici della scienza fino a
qualche tempo fa, soprattutto in Italia. Koyrè riassunse le sue convinzioni in questi termini: «la
scienza, quella della nostra epoca come quella dei Greci, è essenzialmente theoria, ricerca della
verità». L’attività dello scienziato, dunque, poteva essere descritta da Koyré come: il cammino della
mente verso la verità.

Ora ci è forse più chiaro comprendere la novità che rappresentava l’approccio della comunicazione
della scienza di Feynman in questi anni. L’autore ci suggerisce un metodo che procede per domande
e sperimentazioni, guidato dallo scetticismo e dell’autocritica. Prima la scienza era vista come
un’impresa di avvicinamento alla verità, oggi invece come una pratica umana socialmente costruita.

All’inizio degli anni 1960 Thomas Kuhn seppe attirare alla storia della scienza l’attenzione di un
vasto pubblico e di esperti di molti ambiti disciplinari. Il saggio che polarizzò l’interesse della
comunità degli studiosi fu La struttura delle rivoluzioni scientifiche. Kuhn individuava tre fasi
attraverso cui la scienza procederebbe: un primo stadio è definito come «scienza normale». I
ricercatori condividono un paradigma - un insieme di valori, strumenti, istituzioni e metodi - e sono
impegnati nella soluzione dei problemi: i rompicapi della scienza. Nella soluzione dei rompicapi,
d’altro parte, emergono ripetutamente delle “anomalie” che non si lasciano sempre ricondurre al
paradigma condiviso. Questo può portare a una “crisi” del paradigma (seconda fase) per risolvere la
quale è necessaria una “rivoluzione” (terza fase). Il processo porta all’affermazione di un nuovo
paradigma, di una nuova visione del mondo. Accettato il nuovo paradigma, la comunità ha gli
strumenti per procedere nella soluzione di una nuova serie di rompicapi. La conoscenza scientifica
così cresce, ma il processo è scandito dalle forti cesure determinate dalla sostituzione dei paradigmi.
Science Technology and Society (STS) è un ambito solo relativamente nuovo a livello
internazionale. Abbiamo visto con Fleck e Merton, che le radici degli STS affondano nel periodo tra
le due guerre e la Guerra fredda, quando storiche, storici e sociologi della scienza e gli stessi
scienziati iniziarono a interessarsi delle relazioni che intercorrono tra la produzione di nuovo sapere
scientifico (la scoperta, l’invenzione), i sistemi tecnologici industriali e la società. Il prodotto più
noto - a livello internazionale e interdisciplinare - di quei dibattiti è il classico di Thomas Kuhn del
1962, The Structure of Scientific Revolutions (Chicago UP; tr. it. La struttura delle rivoluzioni
scientifiche, Torino, Einaudi, 1969). Fu il lavoro di Kuhn ad aiutare gli esperti a mettere a fuoco un
nuovo approccio allo sviluppo storico e sociale della scienza, un approccio che ha dato importanti
risultati negli ultimi decenni, sia a livello della ricerca, sia a livello istituzionale e educativo in
ambiti diversi: scientifici e tecnologici, delle scienze umanistiche e sociali. Nell’ottica degli STS i
fatti scientifici e la tecnoscienza sono studiati come prodotti di investigazioni e ricerca condizionate
socialmente e culturalmente, non come ‘obiettive’ e ‘oggettive’ rappresentazioni della natura. Gli
STS hanno dimostrato che scoperte scientifiche e applicazioni tecnologiche – a lungo viste come
mondi paralleli: scienza e tecnica – sono frutto di processi inseparabili derivanti dalle interazioni del
mondo della ricerca con quello economico, giuridico, politico, etico e culturale in senso lato: in altre
parole, sono frutto delle interazioni tra scienza e società. La cultura di genere in cui scienziati e
scienziate sono immersi è uno degli elementi (sociali e culturali) che ha avuto (e ha tutt’ora)
un’influenza nella costruzione di sapere scientifico, tecnologico e medico. Evidentemente anche in
senso positivo, come per esempio nei casi che abbiamo visto nelle prime lezioni.

Oltre i confini P. Govoni.


L’evento naturale, tecnologico e sociale innescato a livello globale nel corso del 2020 da u virusa
(Sars- Cov2) ha mostrato in azione alcuni degli elementi che, da secoli e non solo in circostanze
eccezionali, contraddistinguono il lavoro scientifico.

Si tratta di controversie dominate da incertezze risolte di volta in volta con decisioni prese non
necessariamente sui dati, quanto piuttosto in seguito a scambi con attori non appartenenti alla
comunità degli esperti. Per capire con obiettivi applicativi gli snodi di una rete di tale complessità
sono evidentemente indispensabili strumenti più raffinati e solidi di quelli che può offrire, non solo
un singolo punto di vista specialistico, ma nemmeno un solo ambito della conoscenza: le scienze
naturali oppure le scienze sociali. Per comprendere e orientare una pandemia è necessario ricorrere
a entrambe quelle tradizioni integrandole. Un’impresa non semplice, non fosse che per le difficoltà
di comunicazione tra stili di pensiero e linguaggi specialisti.

Muovendo da queste premesse, l’obbiettivo delle pagine che seguono è di richiamare l’attenzione su
ricerche che ormai da tempo hanno avvicinato scienze naturali e sociali in forme nuove.

Quando si accostano questi due modi diversi del conoscere; l’impressione è che nei settori degli
studi sociali e umanistici siano più spesso ricordate le difficoltà di comunicazione, dai conflitti
iniziati nel dopoguerra e via via più tesi fino all’affare Sokal. Qui si richiama l’attenzione su un
percorso che pureha radici nella guerra fredda, ma che è sfociato in collaborazioni oncrete tra
scienziati\e e alcuni tra i fondatori degli STS.

In un contesto di ricerca dove il cosiddetto Publish or perish si è imposto se non si aprono


periodicamente momenti di scambio con altri settori il rischio è una autoreferenzialità che utile ai
singoli e ai piccoli gruppi ma rischia la sterilità sul piano della produzione di conoscenza
innovativa.

In occasione del suo 150esimo anno di vita << Nature>> ha pubblicato una serie di articoli sui temi
più importanti tra quelli impostisi nell’ultimo secolo e mezzo di cui il giornale è stato protagonista.
Un intervento interessante è stato fatto da Barabasi, fisico di origine Rumena è noto per le ricerche
in ambito della cosiddetta Network Theory. Partendo da una definizione di scineza come rete e
utilizzando l’analisi dei rimandi biografici dei paper pubblicati da Nature, nella ricerca si evidenzia
come gia pochi anno dopo la fondazione del settimanale sia individuabile una tendenza alla
interdisciplina, tendenza che ai tempi recenti è diventata importante.

Negli stessi giorni in cui Nature festeggiava i suoi 150 anni, dall’altra parte dell’atlantico
<<Science>> celebrava i 40anni della pubblicazione di Laboratory life, di Latour, uno dei libri
all’origine della STS. Diamond, ci ha dato una sua versione di come, circa tradicimila anni fa, si
sarebbe verificata una delle più interessanti invenzioni multiple nella storia; quella dell’agricoltura.
Popolazioni diverse e lontane geograficamente, ma in tempi vicini sarebbero diventate stanziali
accelerando quelle interazioni tra uso delle tecnologie, cognizione e socilità che gli studi di
paleoantropoligia hanno dimostrato essere una delle ragioni principali dell’evoluzione umana. Ma
non tutte le popolazioni capaci di quest’invenzione hanno poi conosciuto una traiettoria di sviluppo.
PErche? Esperto di fisiologia ma anche viaggiatore e conoscitore di molte lingue, Diamond a un
certo punto ha cercato di rispondere a questa domanda.

Dallo studio delle lingue alla genetica, passando per l’altropologia, la sociologia, la geografia,
Diamond ha offerto letture convincenti della preistoria di quella rete di processi e oggetti
tecnologici che chiamiamo tecnoscineza. Studi condotti sulla tecnoscienza sono venuti da Laotur,
che ha adottato approcci indifferenti rispetto metodi e ai linguaggi disciplinari tradiionali, che ha
anzi sfidato apertamente, individuando prorio una mancata comunicazione tra punti di vista diversi.
Le delimitazioni tradizionali tra scienze naturali, sociali e umanistiche risalenti
all’istituzionalizzazione di età moderna sono state sfidate o ignorate da autrici come Latour, Keller.
Nelle pagine di Fox Keller e Strengers si adotta un opportunismo conoscitivo, indifferente ai confini
e utile a dare risultati interessanti allo studio di oggetti ibridi: la biografia di una scienziata anomala,
la decostruzione del concetto di gene, il pensiero di un matematico e filosofo.

GENERE IN LABORATORIO

Il concetto di genere, è noto, era stato divulgato, più che messo a punto, da John Money a partire dai
primi anni cinquanta in un contesto di ricerca biomedica determinata a individuare nei corpi dei
confini tra caratteristiche riconducibili al sesso e altre, culturali e sociali, indicate appunto con
genere. Presto gli studi femministi si appropriano di quel concetto, usandolo dei campi più diversi e
in modo radicalmente innovativo. Sfidando la scienza sul campo, per esempio, alcune ricerche
biologiche e insieme storico- sociologiche, mentre dimostravano l’insesatezza di ricercare nei corpi
umani un confine tra natura e cultura, svelavano l’origine politica di un’immagine di scineza come
sapere immune da condizionamenti e valori sociali e culturali, inclusi evidentemente quelli di
genere.

Gli studi di genere hanno contribuito ad aprire nuovi settori di ricerca ormai molto noti come la
medicina e la genetica di genere, cosi come hanno portato a innovare diverse pratiche quoditiane di
laboratorio. Per esempio, affermando l’importanza di dichiarare nei paper su ricerche sensibili il
sesso di chi sperimenta, ai fini di monitoraggio del controverso tema della replicaibilità.
Sono noti gli abbagli presi dando per scontato per secoli che sperimentare sul corpo maschile
bianco adulto fosse una consuetudine dettata da evidenze scientifiche e non da valor sociali. Cosi
solo un paio di decenni fa ci si è accorti che la sintomatologia dell’infarto femminile è diversa da
quella maschile, che il farmaco può avere effetti diversi su uomini e donne; Che l’osteoporosi
colpisce anche gli uomini. Naturalmente gli studi di genere hanno avuto un ruolo determinante nelle
innovazioni introdotte in settori che si trovano da sempre sul confine tra studi naturali e sociali,
come per esempio primatologia e l’altropologia. Valori sociali hanno informato i rapporti tra donne
e uomini per molti millenni sono evidentemente entrti in crisi, in alcune culture, solo tra medioevo e
età moderna con una accelezazione avvenuta con l’avvento del sistema capitalistico e gli effetti del
primo femminismo. Valori sociali e culturali di genere antichissimi che ora non jhanno più presa ma
che ritroviamo mimetizzati ovunque, a partire dalle abitudini linguistiche: Fossili culturali che come
batteri resistenti, abitano la sfera pubblica e la famiglia cosi come le istituzioni di ricerca.

Oggi possiamo affermare con qualche sicurezza che i cervelli umani non nasocno maschili o
femminili, ma possono diventarlo in risposta ai diversi contesti. Passi avanti nella comprensione dei
modi diversi in cui apprendiamo in relazione con le aspettative, i modelli di ruolo, i linguaggi e
tutto ciò che fa cultura. Si comprendono meglio allora quelle dinamiche tra menti e contesti che
fanno in modo che in paesi dove la parità di diritti e doveri tra donne e uomini è un obiettivo
condiviso per esempio nei paesi scandinavi.

L’ultimo ambito degli studi di genere che merita ricordare tra i diversi che hanno favorito un
dialogo tra studi naturalistici e sociaioli è quello storiografico. Se una storia delle donne inizia
nell’ottocento con la prima onda del femminista, bisogna attendere il novecento per trovar ricerche
sistematiche sulla loro presenza\assenza nella storia della scienza.

Ora sono innumerevoli gli studi che hanno riconosciuto i rapporti tra donne e scienza. Come ha
riconosciuto David Noble, storico della tecnologia di approccio STS fin dagli anni settanta che ha
adottato strumenti interpretativi diversi, compresi quelli di genere, la storia di lungo periodo delle
donne nella cultura scinetifica in particolare non procede linearmente.

La comprenzione tra scienziati e scienziate, ha una storia molto complessa che è sfociata spesso
nella violenza psicologica. Sono fenomenti che non colpiscono solo la singola ricercatrice, come
dimostra il caso noto della computer scinece.

Dopo aver giocato un ruolo di pioniere in un settore divenuto di punta e di cui sono state
protagoniste , le donne si sono allontanate dalla computer scinece intorno alla metà del 1980 con
l’esplosione di una cultura nerd costituitasi nella sfera pubblica come maschile.
Questi studi restituisono spesso un’immagine della cultura scientifica e delle sue istituzioni
informata dal patriarcato, sia pure con eccezioni, stanno aprendo nuovi campi di indagine.

Fin dagli anni 70, con un dialogo inizialmente diffcile con gli STS per reciproca, sospettora
diffidenza alcune storiche hanno inizaito a portare il concetto di genere anche nello studio della
costruzione sociale e culturale della conoscenza naturalistica, cominciando dall’analisi del
linguaggio. Una tradizione di studi STS che ha adottato la storiografia di genere per offrire
attraverso la vita e le opere di studiose del settecento come del novecento, una comprensione di
come siano nati nuovi campi disciplinari, oppure ragioni che stanno dietro il rifiuto da parte della
comunità di una novità scintifica che si dimostra poi dirompente.

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