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Frammentato ( schizoide )

- posizione caratteristica: confine

- blocco del segmento oculare ( corazza )

- problema di esistenza: il diritto di essere, incertezza sul diritto di esistere

- esperienza infantile dominata dal rifiuto

- insicuro, gambe deboli - paura

- in positivo: creativo, percettivo, ispirato, psichico, incline alle fantasie

- il conflitto è tra esistenza e bisogno; quando scopre che è possibile averli entrambi, il conflitto
scompare

- parole chiave: distante, vuoto, profondo, vulnerabile, annebbiato, a pezzi, freddo, pazzo, impaurito,
misterioso, bizzarro, paranoico, “ alla larga! “

- è facilmente eccitabile, ma trattiene o disperde l’energia; anche il respiro è trattenuto o disperso

- l’energia è centrifuga: premendo sul tessuto muscolare si disperde e poi ritorna, come un pallone )

- non cerca fuori nè dentro, ma nei suoi frammenti

- ogni volta si aggancia ad una parte del corpo; in terapia si possono riunire le parti staccate

- va via dalla realtà: io sono quì ma per un tempo limitato

- inflazione ( si gonfia ) scoppia ricomincia

- evita il contatto intimo

Descrizione

Lo schizoide è un individuo che si è sentito rifiutato come essere umano. La sua risposta a
questo rifiuto è stata di considerarsi superiore. E’ un principe travestito e non appartiene davvero ai
genitori. Alcuni immaginano perfino di essere stati adottati. E’ un principe in esilio; un giorno il re
verrà a cercarlo e lo proclamerà suo erede.
Durante i primi giorni di vita al di fuori dell’utero cerchiamo insistentemente un contatto con
chi si prende cura di noi, in genere nostra madre. Abbiamo bisogno di ricevere taciti messaggi che ci
dicano:”Sì, sei quì, tu esisti, ti riconosco e mi occupo di te”, di vedere e di essere visti, toccare ed
essere toccati, ascoltare de seere ascoltati. Il punto focale di questa conferma della nostra esistenza
sembra essere l’intera superficie del corpo, in particolare la parte superiore della testa e soprattutto gli
occhi.
Vari studi ed esperienze su questi momenti particolari mostrano che il bambino può ricevere
gravi danni se il genitore volge altrove la sua attenzione. Lo stesso accade se non viene abbracciato e
accarezzato abbastanza, abbastanza da farlo sentire reale.
Noi dipendiamo completamente da questa convalida fondamentale, e se non la riceviamo
all’inizio dell’esistenza tramite gli occhi e la pelle, un durevole senso di incompletezza e fragilità si
formerà nell’evoluzione del corpo-mente. Una parte della nostra energia rimarrà indietro in quei
primi giorni di vita, ancora in cerca di quel contatto primario che ci dice:”Tu esisti”.
Questa insicurezza si può osservare negli occhi degli adulti e avvertire nella loro interazione
con il mondo. Almeno una certa parte del carattere sarà costruita su una fondamentale insicurezza di
base circa la loro integrità e realtà, e ogni crisi nella vita sarà da essi sentita come minaccia verso la
propria esistenza.
Questo genere di anamnesi evidenzia in modo particolare i “confini”. Ce li ho? Dove sono?
Queste sono domande molto concrete per chi ha un forte blocco nel segmento oculare. Con un
blocco desiderante, alcuni percepiranno una mancanza di integrità, potranno sentirsi “a pezzi”,
frammentati, “sparsi ovunque” e soggetti a fuggire o a crollare sotto pressione.
Ci sarà un bisogno di trovare qualche forma del contatto primario mancante ( “Devo vedere,
devo comprendere”), un’esigenza di dare un senso alle cose, di trovare una risposta.
Ci sarà un’intensa espressione di ricerca negli occhi, che può spaventare le altre persone, i cui
sentimenti profondi vengono eccitati da questa richiesta di contatto.
In parte è proprio questo bisogno che spinge una persona a leggere ( o a scrivere ) qualcosa
riguardo le strutture del corpo-mente. Posso riconoscere in me stesso il blocco oculare negante, che
cerca di reprimere questo spaventoso bisogno di contatto, comprensione e convalidazione. Il
messaggio dice: “Non posso o non voglio vedere o capire”.
La paura di ciò che sta là fuori, o di ciò che ho dentro, è così grande che in qualche modo
chiudo tutto fuori dalla mia percezione, abbuiando, offuscando o confondendo; come dice Reich,
“sfuggo lo sguardo”.
Ad esempio alcune persone non possono proprio capire taluni aspetti della realtà. A causa
dell’educazione molte donne non capiscono la meccanica o l’elettrotecnica, mentre per molti uomini
sono incomprensibili le emozioni.
Non possiamo capire perchè smuovono troppe cose: non possiamo sopportare il fatto di
rivivere la rabbia, per esempio, di essere stati oppressi durante l’infanzia o l’angoscia nel nostro
cuore.
Per molti le realtà fisiche e spirituali rientrano nell’assioma:”Non voglio guardare perchè non
c’è niente da vedere”.
La paura è senz’altro l’emozione chiave nella posizione caratteriale di confine: la paura di
essere sommersi, di esplodere o implodere, e che la terra dell’esistenza frani sotto i propri piedi. Una
fonte del blocco oculare negante è molto spesso la necessità, come in un bambino, di sfuggire
all’esame degli adulti, di non essere “guardato dentro”.
E’ possibile ritrovarsi a osservare negli altri rabbia o paura, mentre in realtà è quello che stiamo
provando noi, oppure lasciare che le idee degli altri ci conquistino e dominino il nostro giudizio.
Tutte queste esperienze vengono definite come il riflesso di strutture caratteriali “schizoidi”.
Esercizio

Persona A: state in piedi con la schiena addossata al muro, facendo pressione su di esso, e mettetevi
in punta di piedi, di modo che tutta la vostra postura sia ben distesa verso l’alto. Spalancate
completamente gli occhi, respirate con la parte superiore del petto, senza mai svuotare del tutto i
polmoni.
Persona B: state in piedi a pochi passi di distanza e, mantenendo il contatto visivo, avanzate
lentamente verso la persona A.
Persona A: provate a dire cose del tipo:”No”, “Stai lontano”, e così via; abbandonatevi ai sentimenti
che sorgono.
Dopo qualche minuto smettete; ognuno prenda autenticamente contatto con l’altro, per esempio
abbracciandolo e parlando per un pò e quindi provate l’esercizio scambiando i ruoli.
Alla fine condividete quello che avete provato.

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