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Gli eremiti nella Chiesa latina sono sempre più numerosi e co-
stituiscono una forza per il rinnovamento ecclesiale. Essi riprendono
un’antica forma di vita consacrata – forse la prima – quella che fece
nascere in seguito il monachesimo cenobitico. Questa forma di vita
consacrata, sia dal punto di vista storico, sia dal punto di vista spiri-
tuale, è fondamentale; e risponde al desiderio di un dono totale di sé
al Signore – «Soli Deo» – desiderio che si trova all’origine di tutta la
vita consacrata, sia apostolica, sia secolare.
Gli Istituti Secolari vivono una forma di vita consacrata persona-
le, nel mondo, spesso condotta nella più grande discrezione e, in cer-
ti ambienti, anche in segreto. Essi trovano nell’ideale della vita solita-
ria il senso e il significato primario della loro vita, il suo valore e la
sua forza. Non conoscono alcuna forma di vita comune, e molto
spesso nessuna coabitazione dei loro membri. Questa esigenza di si-
lenzio, di solitudine, di discrezione e di nascondimento rende la loro
vita molto vicina a quella degli eremiti, i quali, per contro, hanno
spesso una testimonianza esterna da portare attraverso la loro pre-
senza, il loro abito, la loro dimora nei posti più lontani.
fa; stabilisce ciò che può vendere e ciò che deve ottenere per far
fronte ai suoi bisogni e non essere di peso ad altri.
Questo statuto personale sarà sottoposto a un consigliere spiri-
tuale che conosce questo genere di vita consacrata, le sue esigenze e
i suoi pericoli. È vero che si trova difficilmente un’esposizione con-
creta su questa materia, ma tuttavia è importante e può facilitare la
messa in pratica, equilibrata e saggia di un cammino di vita persona-
le, adattato alle persone e alle circostanze.
Il luogo di eremitaggio
È anzitutto importante il luogo scelto dall’eremita per condurvi
una vita in vera solitudine. Certe diocesi hanno la possibilità di offri-
re agli eremiti dei luoghi di silenzio e di solitudine di notevole valo-
re. Così hanno potuto ricevere molti eremiti, e certi vescovi diocesa-
ni hanno acquisito a poco a poco un’esperienza preziosa per la ricer-
ca nuova sulla vita eremitica.
In tal modo si trovano degli eremiti in montagna, lungo il mare
o lungo un lago; su un’isola; ma anche in mezzo alla città, in un edifi-
cio a più piani, dove quello più alto permette di vivere in pieno silen-
zio e di avere una vista libera, estesa, necessaria per il riposo e la di-
stensione dello spirito.
In ogni caso bisogna determinare: l’estensione dell’eremo, il nu-
mero delle camere auspicabile di cui può e deve disporre colui che si
ritira in solitudine: la camera per lo studio, la cucina, la stanza da ba-
gno, la camera da letto. Spesso un certo spazio è necessario per orga-
nizzare un laboratorio, prevedere una biblioteca, avere un luogo dove
riporre gli strumenti che si usano per un lavoro specializzato ma sem-
plice: un lavoro di cultura o di artigianato; di scultura o di pittura.
la questua; a meno che ciò non sia fatto da altri, in maniera discreta,
anonima, per gli eremiti della regione. Potrebbe essere questo il pro-
getto di un parroco che ha più eremiti sul territorio della sua parroc-
chia, in montagna.
Se l’eremita non vuole essere di peso ad alcuno e vive del suo
lavoro, deve pensare a come renderlo fruttuoso; deve provvedere a
vendere certi oggetti, soprattutto se hanno un valore pratico o perfi-
no artistico. Questa vendita può essere fatta per interposta persona
che si assume generosamente l’incarico.
Più difficile, ma non impossibile, è un lavoro regolare di tradu-
zione. Bisogna tener conto dei testi da tradurre, dei loro contenuti.
Questi testi saranno preferibilmente di carattere spirituale, e consoni
ad una vita di orazione. In ogni caso devono essere adatti ad una vita
di orazione in solitudine e non possono far perdere l’attenzione ri-
chiesta per essere «eremiti di cuore e di spirito».
L’orario quotidiano
Preparando il suo statuto l’eremita metterà una cura particolare
nel determinare l’orario quotidiano, per assicurarsi un ritmo di vita
sano ed equilibrato, necessario per vivere un’esistenza di solitudine
e di silenzio che vuole essere davvero contemplativa.
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Ci si può ispirare a questo esempio di recitazione salmodica, adattata a una vita di silenzio e di solitu-
dine:
A. Salmo di introduzione: 95 (94), o 117 (116);
B. Due serie di dodici salmi; possono essere recitati di notte, il mattino o la sera:
1) 24 (23), 63 (62), 66 (65), 92 (91), 93 (92), 96 (95), 97 (96), 100 (99), 111 (110), 113 (112), 117 (116),
122 (121);
2) 2, 110, 8, 11 (10), 16 (15), 19 (18), 21 (20), 28 (27), 33 (32), 46 (45), 47 (46).
C. Si può concludere ogni serie con i sei salmi di lode, che si recitano alla fine delle Lodi ogni mattina;
sono i seguenti: 145 (144), 147 (146-147), 148, 149, 150.
D. Questi stessi salmi possono essere ripresi alla fine di un Ufficio breve, situato verso mezzogiorno. I
salmi di questo Ufficio sono i seguenti: 135 (134), 136 (135), 138 (137).
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La «Lectio divina»
Se la giornata non è interrotta dalla recita delle ore dell’ufficio
divino, un tempo più lungo può essere dato ad una «Lectio divina»
più intensa, più trasformante. La «Lectio divina» è visibilmente una
lettura che si fa sotto la forza e l’ispirazione dello Spirito Santo, che
vivifica e illumina queste parole ispirate. Essa è così sempre meglio
adattata alla persona, alle grazie dell’orazione; e anima una vita pie-
namente donata al Signore per il bene della sua santa Chiesa.
La «Lectio divina», vista la sua forza ispiratrice, ha sempre di
più un posto particolare – per non dire principale – in una vita di si-
lenzio e di solitudine. Il suo oggetto primario è la Parola ispirata.
Nessun libro di spiritualità può sostituire questo testo unico. Letta
con attenzione, la Scrittura permette a colui che la legge di mettersi
sempre più coscientemente sotto l’influenza dello Spirito. Ecco per-
ché essa è «divina» per eccellenza, vista la sua origine, il suo conte-
nuto, il suo influsso. Altri libri, commentari e studi particolari, posso-
no completarla; mai possono sostituirsi ai Libri sacri. Scegliendoli si
manterrà una linea spirituale fondamentale. Una spiritualità carmeli-
tana, francescana, salesiana, dev’essere rispettata come via più mar-
cata. Queste spiritualità sono state peraltro vissute sotto forma di vi-
ta claustrale: il Carmelo, i monasteri delle Clarisse e della Visitazio-
ne. Altre famiglie monastiche più recenti si ispirano volentieri alla
tradizione certosina che resta la più fortemente marcata come vita
eremitica, anche se vissuta in monastero.
Le tappe della «Lectio» saranno sempre più affermate, adattan-
dosi alla persona, alla sua vocazione, alla sua chiamata, alla sua gra-
zia particolare e alla sua missione.
Esse si concatenano secondo uno sviluppo personale della pre-
ghiera. La «Lectio» conduce alla «Meditatio», chiamata «Ruminatio»,
soprattutto se essa fissa certe parole che vengono ripetute e riprese
lungo il corso della giornata. Essa diviene «Oratio», cioè preghiera
semplice, preghiera del cuore, preghiera di unione a Dio e di abban-
dono al suo Amore. La tradizione certosina esprime in più un’ultima
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Per la vita di orazione si consiglia il libro di Pierre Ioseph Picot de Clorivière, Prière et Oraison, Paris,
DDB, 1961, 232 p.; versione italiana: Preghiera e orazione, Ed Paoline, 1964, 209 p.