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Un tempo viveva nei pressi del regno di Cnosso, a Festo, un uomo libero di

umili origini chiamato Ligdo. Non era pi� ricco che nobile, ma viveva
onestamente. Alla moglie incinta, quando gi� era vicina al parto, rivolse
questo ammonimento: "Le cose che mi auguro succedano sono due: che tu soffra
il minimo dolore possibile e che partorisca un maschio. L'altra possibilit�
sarebbe difficile da sostenere, perch� la fortuna ci nega mezzi di
sostentamento. Quindi, anche se non vorrei dirlo, se per caso dovessi
mettere al mondo una femmina, il cielo mi perdoni! Uccidila." Dopo aver
pronunciato queste parole cominci� a piangere e altrettanto fece la moglie
Teletusa. Ma invano ella sollecit� il marito perch� modificasse i suoi
ordini. Egli rest� irremovibile.
A stento ormai portava il grave peso del ventre, quando, a met� della notte,
vide o le sembr� di vedere Iside, la figlia di Inaco, con tutto il suo
seguito: c'erano le corna lunari sulla fronte con le spighe biondeggianti di
oro luminoso e le insegne regali. Con lei c'era Anubi latrante e la santa
Bubasti e Api dal manto di vari colori, e colui che reprime la voce e col
dito invita al silenzio. E c'erano i sistri, e Osiride, mai abbastanza
ricercato e il serpente vagante, pieno di veleno soporifero. Allora a
Teletusa che vedeva tutto, come se fosse sveglia, cos� parl� la dea: "O
Teletusa, che sei tra coloro che mi adorano, smetti di preoccuparti e
disubbidisci agli ordini di tuo marito; e non esitare, qualunque sia l'esito
del parto, quando Lucina di avr� fatto sgravare, a lasciar vivere la tua
creatura. Sono una dea ausiliatrice e, se sono pregata, porgo aiuto. Non
potrai dire di aver onorato una dea ingrata". Diede questo consiglio e usc�
dalla camera da letto. La cretese lieta si alza dal letto e alzando
supplicante le mani pure al cielo, prega che la sua visione si avveri. Come
arrivarono le doglie la creatura venne alla luce e nacque una femmina, senza
che il padre lo sapesse e la madre comand� che fosse allevata come un
maschio; l'inganno riusc� e nessuno sapeva niente tranne la nutrice complice
di lei. Il padre scioglie i voti e le da il nome del nonno che era Ifide. La
madre � contenta perch� il nome andava bene tanto per un maschio quanto per
una femmina e quindi in questo non ingannava nessuno.Nessuno di accorgeva
dell'inganno; i vestiti erano da fanciullo, la faccia, sia che si
attribuisse ad un maschio che a una femmina, era bella comunque.
Erano passati tredici anni quando tuo padre ti promise, Ifide, alla bionda
Iante, che era una vergine, lodatissima per la bellezza tra le ragazze di
Festo, figlia di Teleste del Dicte. Avevano la stessa et� e la stessa
bellezza; dagli stessi maestri appresero i primi elementi delle arti, adatti
alla loro et�. Successe allora che lo stesso amore sbocci� nei loro petti
inesperti e la stessa ferita colp� entrambi.; ma la fiducia per il futuro
non era uguale: Iante aspetta il matrimonio, non vede l'ora che arrivi il
matrimonio pattuito convinta che quella che lei crede un uomo, sar� in
effetti il suo uomo. Ifide ama una che sa che non potr� possedere; e questo
fatto accresce la fiamma e arde, lei che � una vergine, per una vergine. E a
malapena trattenendo le lacrime dice a se stessa: "Che fine far�? Io che
sono presa da una passione che nessuno ha mai provato? Se gli dei volevano
risparmiarmi, risparmiarmi dovevano; se invece volevano rovinarmi, almeno
potevano darmi un male di quelli naturali e consueti! La vacca non brucia d'
amore per la vacca, n� la cavalla per la cavalla. L'ariete ama le pecore e
il cervo insegue la sua femmina. Allo stesso modo si accoppiano gli uccelli
e in tutto il regno animale non esiste una femmina che bruci d'amore per
un'altra femmina. Vorrei sparire! � vero che tutte le mostruosit� nascono a
Creta. � vero che la figlia del sole ha amato un toro, ma era sempre una
femmina che amava un maschio. Il mio amore, a dire la verit�, � pi� pazzesco
di quello. Lei � riuscita a soddisfare la sua voglia amorosa. Lei, dentro
una immagine di vacca, si � fatta montare dal toro, e quello, l'adultero, si
� lasciato ingannare. Ma io, se anche si riunissero tutti i cervelli del
mondo, se anche Dedalo ritornasse in volo con le sue ali di cera, che cosa
potrei fae? Da fanciulla forse potrei diventare fanciullo con le arti della
scienza? Forse trasformerebbe te, Iante? Perch� non ritorni in te, Ifide, e
non ti liberi di questo amore sconsiderato? Guarda bene cosa sei, se proprio
non vuoi ingannarti da sola. Cerca ci� che devi cercare e ama secondo la tua
natura. � la speranza ad attirare � la speranza che fa crescere l'amore. Ma
in questo caso manca proprio la speranza. Non � un guardiano che ti
impedisce l'amplesso, n� la vigilanza di un marito, n� la severit� di un
padre, inoltre lei non si nega a me che la desidero, tuttavia tu non puoi
possederla. N�, se anche le cose andassero per il verso giusto, potrai
essere felice, per quanto cerchino di accontentarti dei e uomini. Anche ora,
nessuna parte dei miei desideri � inesaudita, e gli dei mi resero facile
qualsiasi cosa abbia desiderato. Io, mio padre, lei, Iante, e mio suocero.
Ma non lo vuole la natura, che � pi� potente di tutti questi insieme, che �
la mia sola nemica. Ecco che si avvicina il tempo desiderato, e Iante sar�
mia, ma io non l'avr�; moriremo entrambi di sete in mezzo all'acqua. Perch�,
Giunone, protettrice dei matrimoni, perch�, Imeneo, venite alla festa, dove
non ci dar� un marito ed entrambi saremo moglie?" Tacque. N� smania meno l'
altra vergine, e prega che tu venga presto, Imeneo. Ma Teletusa, temendo ci�
che invece vuole, ora differisce i tempi, ora rimanda fingendo di sentirsi
male, altre volte prende a pretesto presagi e sogni. Ma quando ha ormai
finito ogni possibilit� di scusa e i tempi dilatati delle nozze sono ormai
improcrastinabili, non essendo rimasto che un giorno, allora ella toglie
dalla sua e dalla testa di sua figlia la benda che tiene loro i capelli e,
abbracciata all'ara, con i capelli sparsi, disse: "Iside, che sei dea di
Paretonio, dei campi Mareotici, di Faro e del Nilo diviso in sette foci,
aiutaci, ti prego; un volta ho visto te con tutte le tue insegne e ti ho
riconosciuto, con il seguito, le fiaccole e il suono dei sistri; e ho
annotato nella memoria i tuoi comandi. Se questa fanciulla � viva, se io non
sono stata punita, � per tuo consiglio e per tuo dono. Abbi piet� di
entrambe e aiutaci!" Le lacrime seguirono le parole. Sembr� che la dea
avesse scosso l'altare (e in effetti lo scosse(), e le porte del tempio
tremarono, corna che imitavano la falce di luna rifulsero e crepit� il
sistro sonoro.
Non ancora sicura, ma lieta per il segno augurale, la madre usc� dal tempio:
la segue come compagno Ifide con passo pi� lungo di quanto non sia solita
fare; n� resta il candore del suo viso, le forze aumentano, il viso � pi�
duro e pi� corta � la lunghezza dei capelli che non hanno ornamenti. Mostra
pi� vigore di quando era femmina. Infatti, tu, che poco fa eri una
fanciulla, ora sei un fanciullo. Date doni ai templi e godete senza
timidezza. Diamo doni ai templi e anche una scritta votiva dove sono scritte
queste brevi parole: "Il giovane Ifide che questi doni aveva promesso quando
era femmina".
Quando il giorno seguente torn� ad illuminare il mondo, Venere, Giunone e
Imeneo si recano ai fuochi e il giovane Ifide fa sua la sua Iante.

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