Sei sulla pagina 1di 268

momo

Mondo Montessori
Dicembre 2015 • 4 • Maria Montessori nel XXI secolo
Numero monografico • Interventi dal Congresso Internazionale:
Maria Montessori e la scuola dell’infanzia a nuovo indirizzo
(20–24 Febbraio 2015, Pontificia Università Lateranense, Roma)
u

momo Mondo Montessori è una rivista pedagogica quadrimestrale


edita da Fondazione Montessori Italia.

Direttore del Comitato Scientifico  Furio Pesci


Direttore responsabile  Marco Cassisa
Direttrice editoriale  Martine Gilsoul
Progetto grafico  Elisa Zambelli

rivista@fondazionemontessori.it | www.fondazionemontessori.it
© 2015 Fondazione Montessori Italia, tutti i diritti di riproduzione sono riservati.

momo Copyright © 2011 Gesine Todt, with reserved Font Names Leckerli and Leckerli One.
mondo montessori Copyright © 2010 Riccardo Olocco, with reserved Font names Parmigiano.
C
Cari lettori e care lettrici,

il numero di MoMo che avete tra le mani è molto


diverso rispetto a quelli che avete sfogliato e let-
to in precedenza e, anziché contenere interviste,
riflessioni e brevi saggi articolati nelle consuete
sezioni, riporta gli interventi che hanno animato
e nelle scuole a nuovo indirizzo. La Montessori che
favorisce l’educazione intellettuale, il superamento
dei condizionamenti sociali, l’individualizzazione
dei percorsi di insegnamento/apprendimento e il
rispetto dei tempi di sviluppo è un colosso della ri-
il congresso internazionale che si è tenuto a Roma flessione pedagogica, la cui figura si delinea negli
il passato Febbraio. Il congresso ha rappresentato scritti e negli interventi dei partecipanti al con-
un’occasione importantissima per dare corpo a una gresso internazionale.
visione più ampia del legato costituito dal pensiero   È con grande piacere che vi diamo notizia dell’u-
e dall’opera educativa di Maria Montessori, met- scita del libro “Maria Montessori e la scuola d’in-
tendola in connessione con Ciari e Malaguzzi e fanzia a nuovo indirizzo” che raccoglie questi inter-
affermando il carattere sistematico, progettuale e venti e li presenta al grande pubblico.
teorico-pratico della sua esperienza, carattere che   Ringraziamo quanti hanno creduto in questa
prevale, per importanza culturale e pedagogica, avventura e vi invitiamo a leggere il volume, che
sulla formalizzazione e la sclerotizzazione delle si divide in tre parti. La prima parte, dedicata ai
sole pratiche didattiche particolari. Si sono sotto- fondamenti del pensiero montessoriano e ai suoi
lineati i nessi tra Montessori e scuola a nuovo in- rapporti col modello a nuovo indirizzo, riporta le
dirizzo, che nasce in Italia con un termine coniato relazioni di base del Convegno. La seconda parte è
da Frabboni per indicare la nuova proposta edu- invece costituita da interventi relativi agli aspetti
cativa che a partire da Ciari e dall’Emilia ha dato storici e culturali del pensiero montessoriano. La
lustro alla pedagogia nostrana nel mondo creando terza parte, infine, è dedicata a interventi inerenti
una sintesi dei più grandi sistemi pedagogici, e si ad alcuni momenti della pedagogia montessoriana.
sono messi in evidenza i tratti del “modello mon-   Ecco il link al libro: zeroseiup.eu/product/maria-
tessoriano”. Modello più che metodo. Un modello montessori-e-la-scuola-dinfanza-a-nuovo-indirizzo.
che, proprio nelle parole di Frabboni, si basa su una   Accanto alla pubblicazione del libro, che racco-
idea di “bimbo laborioso”, un bimbo felice perché glie gli interventi della sessione plenaria del con-
è messo nelle condizioni di convertire le proprie gresso, la Fondazione ha voluto proporre tutti gli
energie vitali in laboriosità, in attività di costru- interventi che hanno animato le altre sessioni, e
zione e dilatazione dei propri confini di esperienza. questo numero monografico le riporta tutte.
  Questa visione dell’infanzia e del bambino at-   Spaziano dalla formazione del personale do-
traversa il tempo e lo spazio consegnandoci una cente all’organizzazione della giornata didattica,
proposta educativa intatta nel suo vigore ancora dall’applicazione del metodo in diversi contesti cul-
oggi. Il modello montessoriano della laboriosità turali e geografici alla sua natura teorica.
deriva dall’enorme attenzione che la Montessori   Speriamo davvero che queste due iniziative edi-
dava alla dimensione intellettuale dell’educazione toriali siano in grado di stimolare ulteriormente
infantile, salvando il bambino tanto dallo sponta- l’adozione di un approccio montessoriano ai proble-
neismo sterile sul piano cognitivo che dal tentativo mi educativi e scolastici che ci troviamo ad affron-
sociale di relegare il bambino in un mondo di baloc- tare ogni giorno, e di cui non abbiamo mai penuria,
chi e attività poco formative. Il bambino laborioso purtroppo!
che la Montessori considerava operaio e costrut- Buona lettura!
tore della personalità adulta è lo stesso bambino
impegnato a costruire le proprie competenze rela- Andrea Lupi
zionali, estetiche, cognitive, etiche che ritroviamo Segretario Generale
poi nella grande stagione della pedagogia italiana Fondazione Montessori Italia
editoriale 3

interventi in italiano

Applicazione dei principi montessoriani 8


per la creazione di un ambiente di apprendimento
nella secondaria di secondo grado
Silvio Bagnariol

La metodologia dell’osservazione in chiave 13


montessoriana come dimensione dello sviluppo
professionale dell’insegnante della scuola dell’infanzia
Mina De Santis, Lorella Lorenza Bianchi

Alfabeti emotivi nell’infanzia: per una educazione 19


integrata all’affettività tra scuola e famiglia
Maria Buccolo, Maria Luisa Iavarone, Fausto Sabatano

Silenzio, ritmo, corpo e linguaggio 24


M. Capodicasa, F. Criscuolo, A. Di Fabio, B. Michelizza

Maria Montessori: quale rapporto 28


con la proposta educativa scout?
Paola Dal Toso

Non chiamatemi più Metodo 32


Martine Gilsoul

Standard per l’educazione sessuale in Europa: 36


un’analisi critica alla luce del pensiero montessoriano,
dalla parte dei minori
Elvira Lozupone

Dal bambino creativo al bambino cosmico 40


Franca Pinto Minerva

Il metodo montessoriano nella Repubblica Popolare 44


Cinese. Uno studio di caso a Shanghai
Qin Yuan

interventi in portoghese

Um olhar pós-contemporâneo 47
à educação infantil Montessori no brasil
Talita de Almeida

Educação Infantil e Brincadeiras Tradicionais: 51


diálogos entre crianças e adultos
Naire Jane Capistrano, Denise M. de Carvalho Lopes
Cidionário: um dicionário sobre inclusão 59
Liamara Chemello

A literatura na infância 67
Maria Inês Côrte Vitória, Dirce Hechler Herbertz

A rotina de crianças de zero a dois anos 74


na educação infantil e as especificidades infantis
Marianne da Cruz Moura

Você tem fome de quê? Uma proposta de trabalho com 82


alimentação saudável na educação infantil
Maria de Fátima Araújo, Milene dos Santos Figueiredo,
Vera Lucia Xavier Pinto

O fantástico e o lúdico dos contos de fadas 90


na educação infantil
Maria de Fátima Araújo, Aline Constância de Figueiredo e Souza

Formação continuada para professores da educação 97


infantil: a reflexão sistemática da prática pedagógica
como conteúdo formativo
Zélia Granja Porto

Nascer, crescer, morrer e aprender: um estudo 106


sobre as fases da vida humana na educaçao infantil
Cibele Lucena de Almeida, Sandro da Silva Cordeiro

O circo: leituras e criação de movimentos na infância 115


Gilvânia Maurício Dias de Pontes

O pedagogo e a educação musical infantil: 121


uma experiência em sala de aula
Adriana Carla Oliveira de Morais Vale,
Teresa Régia Araújo de Medeiros

Educação musical e o legado montessoriano: 128


Música, Movimento e Palavra na Educação Infantil
Maristela de Oliveira Mosca

A Educação Infantil para as crianças da CEU: 134


um direito ainda sem garantias?
Keila de Oliveira Urrutia, Sueli Salva

O letramento em língua inglesa na educação infantil: 142


um olhar sobre a prática pedagógica
Juliana Pereira Souto Barreto

O papel do professor no desenvolvimento 150


da criatividade em crianças da educação infantil
Carla Spagnolo
interventi in spagnolo

Un rayo de luz 155


Beatriz Alcalá García, María Cotos Díaz

La competencia lingüística: 164


experiencia educativa en las escuelas andaluzas
Josefa Beltrán Ruiz, Rocío Pascual Lacal

Inteligencias múltiples y mª Montessori: 174


una eduación holística para el futuro
Juan Carlos Bravo Salvador, María Buisán García

Escuelas Montessori, su legado en la actualidad: 183


dos experiencias en contextos culturales diferentes desde
los confines del mundo, Argentina, Latinoamérica
Noemí Elena Burgos, María del Carmen Silva

Montessori en casa 187


Rodrigo Canario Chorén

Iniciativa Montessori en la Escuela Pública Municipal 189


Argentina
Roxana Cardarelli, Natalia Manuale

El canto y la canción en las prácticas educativas de la 195


Pedagogía Científica montessoriana
Lucía Casal de la Fuente

Transiciones: la voz de las familias y de los docentes 204


de una comunidad rural de España
Doval Ruíz M.I., Sierra Martínez S., Zabalza-Cerderiña M.A.

Tejiendo saberes y acciones a través de una espiral 214


El diseño de ambientes para el juego: una posibilidad para
reflexionar la práctica docente en Educación Inicial
Sandra Marcela Durán Chiappe, María Consuelo Martin Cardinal

La persecución del conocimiento. 225


Montessori, la expansión del modelo
Alejandra Iglesias Vieites

Proyecto Educativo marco de la Red 232


de Escuelas Infantiles de Galicia (España):
la influencia de la pedagogía de María Montessori
José Pablo Franco López, Rocío Buño Mallo, Herminia Piñón
Custodio, María Teresa Quelle Vidal, María Teresa Saco Coya

6 MoMo 4 • Dicembre 2015


Aproximación de una escala de observación para la 240
evaluación de ambientes metacognitivos esobevam
Esther Martínez-Figueira, Beatriz Páramo Iglesias,
Manuela Raposo Rivas

El cambio está en el profesorado 248


Isabel Ortigueira España, Araceli Silvariño Espasandín

María Montessori y la autonomía en las aulas de 258


educación infantil del siglo XXI
Sara Varela-Rama

Aplicación de la metodología Montessori 261


en el paradigma de calidad de vida
para personas con necesidades educativas especiales
Yesshenia Vilas Merelas
Applicazione dei principi montessoriani
per la creazione di un ambiente di apprendimento
nella secondaria di secondo grado
Silvio Bagnariol  Dottorando in Scienze della Cognizione e della Formazione

Oltre la maestra, anche l’ambiente scuola deve es- in classe diminuisce con l’avanzare dell’ordine
sere trasformato. scolastico: nella scuola secondaria di primo e
M. Montessori, 1992 soprattutto di secondo grado, gli alunni disabili
tendono cioè a passare sempre più tempo in si-
Con tale affermazione la Montessori ci guida tuazioni di separatezza.
anche oggi verso una riflessione sugli attuali   La condizione di separatezza è riscontabile
ambienti di apprendimento in un momento in tanto nei luoghi del sostegno – sono ancora
cui la Via italiana all’handicap (Piazza, 2004), diffuse e troppo usate le aule di sostegno – quan-
modello avanzato sul piano normativo e para- to nella qualità della partecipazione in classe.
digmatico, presenta alcune criticità su quello   L’enfasi sul prodotto più che sul processo di
delle pratiche didattiche e formative. apprendimento costringe troppo spesso questi
  Dario Ianes indica infatti che l’integrazione studenti a non interagire significativamente
non si discute ma spesso è insoddisfacente (Ianes, con i compagni.
2011) e che siamo ancora lontani dall’inclusione,   Nel paradigma dell’ICF (OMS, 2001) inoltre,
cioè dal riconoscere e dal rispondere efficacemente la disabilità e in genere le differenze e le diver-
ai diritti di individualizzazione di tutti gli alunni sità (Tessaro, 2007) sono viste come il risulta-
che hanno una qualche difficoltà di funzionamen- to di una complessa interazione della compo-
to. (Ianes, 2008, p.13) nente medica, con i fattori psicologici e con
Nel 2013/2014 gli alunni con disabilità tota- quelli contestuali e ambientali. Questi ultimi
li erano 222.917 circa il 3% del totale, di cui il sono così importanti che influenzano la qualità
66,7%, cioè la grande maggioranza, quelli con dell’apprendimento e delle relazioni di tutti gli
disabilità intellettiva (MIUR, 2014). studenti e riducono o amplificano l’handicap di
  Alcune ricerche (D’Alonzo & Ianes, 2007) in- quelli con disabilità. (Caldin, 2014)
dicano inoltre che la percentuale di alunni con   Risulta quindi evidente come la lezione della
disabilità stabilmente inseriti con i compagni Montessori che si proponeva di offrire a ogni

8 MoMo 4 • Dicembre 2015


studente delle opportunità di apprendimento in poche ma essenziali zone funzionali: si tratta
all’interno dell’ambiente e del contesto in cui si tro- di abbinare a precisi spazi quelle funzioni che
va (Loschi, 1991) deve essere recuperata anche potrebbero servire per l’attività laboratoriale,
oggi proprio negli scenari formativi in cui tali creando delle sotto-aree ben caratterizzate, di-
ambienti e tali contesti sono più rigidi, come stinte e riconoscibili a tal punto da far assume-
nella scuola secondaria di secondo grado. re a queste zone l’identità di luoghi.
  Tale scelta è stata dettata anche per favori-
Verso la costruzione del nuovo ambiente re gli studenti con disabilità intellettiva e con
di apprendimento Bisogni Educativi Speciali che necessitano, a
La parte centrale di una Ricerca sperimentale maggior ragione, di un ambiente che non deve
più ampia si è concentrata sulle fasi ideative e essere casuale ma ordinato e strutturato.
progettuali del nuovo ambiente di apprendi-   Lo spazio globale è stato suddiviso quindi nei
mento multimodale (Caldin, 2014) e capacitante tre luoghi funzionali:
(Margiotta, 2014), di ispirazione montessoria- • spazio dei lavori di gruppo;
na, che potesse includere tutti gli studenti: il • spazio dei materiali e dei colori;
criterio guida per la progettazione del nuovo • spazio delle nuove tecnologie.
ambiente preparato (Montessori, 2008) è stato   Gli studenti hanno avuto ben chiaro dove po-
proprio quello di permettere a tutti gli studenti tevano trovare cosa nel nuovo ambiente: dove
di liberare le proprie potenzialità, di raggiungere potevano sedersi, dove potevano trovare i ma-
degli scopi e di perfezionare il desiderio di irrefre- teriali cartacei, dove trovare la strumentazione
nabile attività (ibidem) e di permettere quindi tecnologica ed informatica.
all’ambiente di far lezione (Montessori, 1992)   Nella nuova classe suddivisa in queste aree
agli studenti stessi. funzionali facilmente riconoscibili, grazie alla
  Tre classi di una scuola secondaria di secondo chiara percezione globale del luogo di appren-
grado, al cui interno erano presenti diversi stu- dimento, tutti gli studenti hanno partecipato
denti con disabilità intellettiva e con Disturbi attivamente alle attività proposte: in questo
Specifici di Apprendimento, hanno partecipato modo si è potuto stabilire un ordine esterno
ad alcune esperienze di apprendimento labora- che, soprattutto in questi studenti, si ripercuo-
toriale e di auto-apprendimento rese possibili te nell’ordine interiore. (Piazza, 2004)
dalle caratteristiche del nuovo ambiente di ap-   Tale percezione di un ordine mentale (Mon-
prendimento, dai materiali e dagli strumenti in tessori, 1952) è stata molto importante per lo
esso contenuti. svolgimento del compito perché ha permesso
  È stata rivolta una particolare attenzione agli di liberare le risorse interne di ciascun studen-
studenti con disabilità intellettiva che hanno te a tal punto da abbinarle (Nussbaumm, 2002)
un pensiero più concreto, una minore capacità facilmente con i materiali che hanno trovato
di svincolarsi dai dati percettivi (Lewin, 2011) e nell’ambiente circostante.
che per via dell’azione e del fare devono poter   I luoghi funzionali, per questo loro carattere
costruire comportamenti, oggetti, schemi, rap- agentivo (Sen, 2000), sono stati quindi i primi
presentazioni, situazioni analogiche utili al loro mediatori (Damiano, 2013) messi a disposizione
processo di astrazione e comprensione della re- per gli studenti.
altà. (Antonietti 1999, Cottini & Rosati 2008)
  La progettazione del nuovo ambiente adatto Il disegno dei movimenti
è quindi il primo atto pratico (Montessori, 1951) Il movimento è spesso considerato un elemento
che è stato pensato, disegnato e quindi realiz- di scarsa rilevanza e con nessuna ricaduta sul
zato nei dettagli prima ancora di aver collocato processo di apprendimento degli studenti ap-
al suo interno l’esperienza di apprendimento. partenenti ad una classe delle superiori.
  I docenti di quest’ordine di scuola – già nella
Il disegno dei luoghi funzionali fase di concettualizzazione e di progettazione
Definiti gli obiettivi e i processi cognitivi da svi- didattica – tendono quindi a non considerarlo
luppare nell’esperienza di apprendimento labo- come una delle possibili componenti da far vi-
ratoriale, lo spazio della classe è stato suddiviso vere ai loro studenti.
  Per restituire al movimento il ruolo di compo- mi responsabili dell’eccesso di distanza docen-
nente chiave in un’esperienza di apprendimen- te–studente e dell’isolamento tra gli studenti
to, il docente dovrebbe avvicinarsi (in termini nel processo di apprendimento.
scientifici e razionali) a partire dal considerare   Il docente si trova quindi nelle condizioni di
la necessità di una sua progettazione. proporre quasi esclusivamente una didattica
  Il primo passo è quello di riconoscergli e at- unimodale, di tipo prevalentemente verbale.
tribuirgli un peso progettuale, in termini di ac-   Ci si potrebbe chiedere quanti vincoli dovu-
cessibilità ai differenti luoghi funzionali e di ti al setting della classe tradizionale incontri lo
possibili percorsi che gli studenti potrebbero studente con disabilità intellettiva, che per via
effettuare in quel compito cognitivo. dell’agire, del fare e dell’esplorare, ha bisogno in-
  Pensare all’accessibilità e ai possibili percor- vece di ricostruire i propri significati della realtà.
si in termini progettuali non limita l’educazione   In questo progetto invece, nella fascia dei la-
alla libertà (Montessori, 2008) ma, al contrario, vori di gruppo, disposta su tre lati del perimetro
serve a considerare tutte le potenzialità che dell’aula per limitare le possibili distrazioni de-
l’ambiente può restituire nonostante i suoi vin- gli studenti durante le attività, hanno trovato
coli strutturali e cercare quella che assicura la posto i tavoli di lavoro, ottenuti riunendo quat-
maggiore mobilità. tro banchi in modo da formare delle isole ben
  La soluzione qui adottata propone di suddi- distinte. Ciascuna isola ha avuto una scatola di
videre lo spazio della nuova classe in due com- materiali con una dotazione di penne, penna-
ponenti del movimento: lo spazio dei movimenti relli, righelli, forbici, matite e gomme ed è stata
e lo spazio della staticità. rivestita per responsabilizzare gli studenti a te-
  In questo modo gli studenti hanno percepito il nere puliti gli spazi in cui lavorano.
nuovo ambiente capacitante stimolati dal compi-   Nella fascia dei materiali e dei colori, è stata
to cognitivo e lo hanno autonomamente esplora- collocata la cattedra – privata di ogni conno-
to alla ricerca dei materiali e degli strumenti che tato istituzionale – ed altri banchi disposti a
hanno ritenuto utili alla sua risoluzione. coppie. Qui gli studenti hanno potuto trovare i
  Rispetto ad un’esperienza di apprendimen- materiali quali cartoncini, carte colorate di ogni
to tradizionale, il fatto di potersi muovere nel tipo, pennarelli di spessore differente, pastelli
nuovo ambiente di apprendimento ha permes- ma anche vocabolari, giornali e riviste per poter
so l’aumento della partecipazione anche degli rintracciare alcune delle informazioni richieste.
studenti con disabilità intellettiva e di quelli   Nella fascia tecnologica, sul lato corto dell’au-
con disturbi specifici di apprendimento. la, gli studenti hanno potuto utilizzare alcuni
computer fissi e uno portatile – tutti con acces-
Il disegno del nuovo setting di apprendimento so a Internet – una stampante, una fotocamera
A partire dalle premesse legate al disegno delle digitale, la Lavagna Interattiva Multimediale.
funzioni e del movimento la fase successiva è
stata quindi il ripensamento e la progettazione L’esperienza di apprendimento
dell’insieme dei dati materiali – cioè degli spazi, A partire da un tema collegato al vissuto degli
dei mobili e degli oggetti della classe. (Vayer & adolescenti, per diverse giornate gli studenti
Duval, 1992) hanno dovuto svolgere alcuni compiti cognitivi
  Il setting tradizionale adottato dalle classi quali fare un word cloud, trovare le parole chiave
nelle scuole superiori non consente di realiz- di un testo, costruire una mappa concettuale e
zare la differenziazione in luoghi funzionali, un breve riassunto, risolvere un problem solving
la libertà di movimento, l’utilizzo di linguaggi a partire dal confronto e dell’analisi di alcuni
multimodali. grafici e tabelle.
  Gli studenti con disabilità intellettiva e in ge-   I testi consegnati agli studenti sono stati
nere con Bisogni Educativi Speciali trovano del- scritti con un carattere facilitato per la lettura
le vere e proprie barriere per l’apprendimento degli studenti con dislessia, mentre per facilita-
già a partire dal setting tradizionale – cioè dalla re la comprensione degli studenti con disabilità
disposizione – degli arredi della classe: la catte- intellettiva il testo è stato accompagnato dal
dra nel lato corto e i banchi di fronte, sono i pri- linguaggio iconico del programma Symwriter.

10 MoMo 4 • Dicembre 2015


  Questo materiale è stato molto curato, nel-   Ci si può avvicinare a questo obiettivo ideale,
le forma, nella grafica e nell’impaginazione ma se il docente sviluppa nuove competenze inclusi-
anche nella qualità del supporto – cartoncino ve; sa creare le condizioni per le quali lo studente
spesso a colori – per rendere più accattivante approfitta dei materiali, dei tempi, degli spazi e
l’attività. di altre contingenze per apprendere (Damiano,
  In genere i materiali e gli strumenti presenti 2013, p.108); sa sviluppare le capacità mediali
nell’ambiente dovevano mettere nelle condizio- negli studenti, come l’abitudine a saper ascoltare,
ni tutti gli studenti di poter agire (Montessori, chiedere l’opinione degli altri, riflettere e interagire
1992), in modo da costituire l’occasione per una costruttivamente (Ianes & Cramerotti, 2009).
risposta efficace allo stimolo (ibidem) utilizzando   Nelle attività laboratoriali proposte all’inter-
il linguaggio di apprendimento maggiormente no del nuovo ambiente di apprendimento, si è
facilitante per ciascuno di loro. prestata attenzione all’attivazione dei processi
  Le richieste cognitive, inoltre, non davano di comprensione, ragionamento, confronto,
alcuna indicazione sulla tipologia del linguag- individuazione delle informazioni rilevanti, de-
gio e dei materiali da utilizzare – cioè sulla for- scrizione e spiegazione.
ma del prodotto – ma lasciavano piena libertà   Gli studenti sono stati lasciati liberi di sce-
ai singoli gruppi e ai singoli studenti di utiliz- gliere il linguaggio e la tecnologia maggiormen-
zare i linguaggi e gli strumenti a loro preferiti. te agentivante (Sen, 2000) per la realizzazione
  Nel caso delle mappe concettuali ad esempio, di un prodotto personalizzato.
c’è chi ha utilizzato il computer e i programmi   Le classi al termine del training, inclusi gli
di grafica, oppure, come nel caso degli studenti studenti con Bisogni Educativi Speciali, hanno
con disabilità intellettiva, qualcuno ha preferi- dimostrato un incremento significativo della
to la manipolazione dei cartoncini colorati per performance nei test cognitivi.
realizzare dei lavori estremamente creativi con   I risultati sociometrici raccolti in alcuni so-
i compagni. ciogrammi evidenziano un aumento inatteso
  Nei casi più gravi la parola ha lasciato posto del livello di popolarità degli studenti con disa-
totalmente all’immagine: certi studenti hanno bilità intellettiva.
utilizzando infatti la macchina fotografica o
cercato su Internet le immagini, per poi stam- Bibliografia
parle, ritagliarle e incollarle su un cartellone a Antonietti A.(1999), Educare alla visualizzazio-
formare una mappa mentale composta esclusi- ne. Training immaginativo-spaziale per soggetti
vamente da immagini. con ritardo mentale Erickson, Trento
  La stessa libertà nella realizzazione del pro- Booth, T. & Ainscow, M. (2009), L’index per l’in-
dotto si è verificata nel caso di fare un breve ri- clusione. Trento: Erickson
assunto dove qualcuno ha utilizzato il linguag- Caldin, R. (2014). La pedagogia speciale, la sua
gio verbale su carta o al computer ma alcuni situazione paradossa e il debito (impagabile) alla
studenti con Bisogni Educati Speciali hanno generazione che ci ha preceduto. in Corsi, M. La ri-
realizzato degli storyboard a partire dalla divi- cerca pedagogica in Italia. Tra innovazione e in-
sione in sequenze del testo in immagini chiave. ternazionalizzazione Lecce: Pensa Multimedia
Altri ancora hanno realizzato brevi filmati ser- Cottini L. & Rosati L., (2008), Per una didattica
vendosi del programma movie maker e sequen- speciale di qualità. Dalla conoscenza del deficit all’in-
ze di diapositive in power point. tervento inclusivo, Morlacchi editore, Perugia
  L’attività finale di presentazione dei lavori è D’Alonzo, L. & Ianes D. (2007), L’integrazione
stata parte integrante per la valutazione della scolastica dal 1997 al 2007: i primi risultati di una
correttezza dei compiti cognitivi. ricerca attraverso lo sguardo delle famiglie. In A.
Canevaro (a cura di), L’integrazione scolastica de-
Conclusioni gli alunni con disabilità, Trento, Erickson
In un ambiente pienamente inclusivo tutte le Damiano, E. (2013). La mediazione didattica. Per
barriere sono rimosse a favore della parteci- una teoria dell’insegnamento. Milano: Franco Angeli
pazione e dell’apprendimento di ogni alunno. Ianes, D. & Macchia V. (2008), La didattica per i
(Booth, 2009) Bisogni Educativi Speciali, Erickson, Trento
Ianes, D. & Cramerotti S., (2009), Il Piano Edu-
cativo Individualizzato. Progetto di Vita. Vol 1,
Le strategie e le metodologie di lavoro. Trento:
Erickson
Ianes, D. (2011), Gli alunni con disabilità nella
scuola italiana. All’interno di: bilancio e propo-
ste dell’Associazione TreeLLLe,  Caritas Italiana
e Fondazione Agnelli, Erickson, Trento
Lewin, K. (2011). Teoria dinamica della personali-
tà. Milano: Giunti Editore
Loschi, T. (1991). Maria Montessori. Il progetto
scuola nella visione ecologica dell’uomo e del bam-
bino, costruttori di un mondo migliore. Bologna:
Cappelli
Margiotta, U. (2014). Competenze, capacita-
zione e formazione: dopo il welfare. In Alessan-
drini G., (a cura di). La pedagogia di Martha
Nussbaumm. Approccio alle capacità e sfide
educative (pp. 39-63). Milano: Franco Angeli
Ministero dell’ Istruzione Università e Ricerca.
(2014), L’integrazione scolastica degli alunni con
disabilità dati statistici A.S. 2013/2014. Disponi-
bile in: hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/mini-
stero/focus121113 [15 Novembre2014]
Montessori, M. (1951). La scoperta del bambino.
Milano: Garzanti Editore
Montessori, M. (1952). La mente del bambino.
Milano: Garzanti Editore
Montessori, M. (1992). L’autoeducazione nelle
scuole elementari. Milano: Garzanti Editore
Montessori, M. (2008). Educare alla libertà. Mi-
lano: Mondadori
Nussbaum, M. (2002). Giustizia sociale e dignità
umana, Bologna: Il Mulino
OMS. (2001), Classificazione internazionale del
funzionamento, della disabilità e della salute,
Trento: Erickson
Piazza, V. (2004). Maria Montessori. La via ita-
liana all’handicap. Trento: Erickson
Sen, A. (2000). Lo Sviluppo è libertà. Milano:
Mondadori
Tessaro, F. (2007). Lezione n. 4 di Pedagogia
speciale: Identità, differenza, diversità. Percorso
formativo per le attività di sostegno SOS 400.
Università Ca’ Foscari di Venezia
Vayer, P. & Duval, A. (1992). Verso un’ecologia
della classe. Ricerche sugli arredi, gli spazi, i ter-
ritori e gli oggetti della classe. Roma: Armando
Editore

12 MoMo 4 • Dicembre 2015


La metodologia dell’osservazione in chiave
montessoriana come dimensione dello sviluppo
professionale dell’insegnante della scuola
dell’infanzia
Mina De Santis (paragrafi 1 e 3)
Lorella Lorenza Bianchi (paragrafo 2)

Leggere il sistema scuola   Durante le trentadue ore del Laboratorio di


Dalle Indicazioni Nazionali per il Curricolo della Didattica Generale, gli studenti hanno svolto
scuola dell’ Infanzia e del Primo Ciclo d’Istruzione diverse attività, sia in gruppo, sia individual-
si evince che la finalità della scuola dell’infanzia mente, ed hanno avuto occasione, non solo di
è di promuovere nei bambini lo sviluppo dell’i- riflettere su aspetti riguardanti l’osservazione,
dentità, dell’autonomia, della competenza at- la progettazione, la valutazione, come dimen-
traverso l’azione, l’esplorazione, il contatto con sioni per la costruzione della professionalità
gli oggetti, la natura. docente, ma, di leggere intenzionalmente il
  L’osservazione rappresenta uno strumento contesto nel quale svolgevano l’attività di tiro-
fondamentale per conoscere e accompagnare il cinio per facilitare la conoscenza dell’istituto.
bambino in tutte le sue dimensioni di svilup- Una lettura che ha accompagnato l’osservazio-
po. Abbiamo voluto così condurre un’esperien- ne presso le scuole accoglienti.
za sull’osservazione nella scuola dell’infanzia   Le attività svolte nel laboratorio sono state
montessoriana con gli studenti di Scienze della le seguenti:
Formazione Primaria all’interno del Corso di   1. lettura del POF della scuola accogliente
Didattica Generale e del laboratorio di Didat- per individuare i diversi livelli di progettazione:
tica Generale nell’anno accademico 2013-2014. organizzativa, educativa, curriculare, extracur-
Sono stati coinvolti nell’esperienza trentacin- riculare;
que studenti, alcuni del terzo e del quarto anno   2. individuazione dei criteri di intenzionali-
del Vecchio Ordinamento e altri del secondo tà, contestualizzazione, razionalità, flessibilità,
anno del Nuovo Ordinamento, che svolgevano collegialità, pubblicizzazione del POF.
contemporaneamente alle suddette attività, il   3. individuazione di eventuali punti di forza
tirocinio nelle scuole dell’infanzia montesso- e/o debolezza del POF.
riane, del secondo e del terzo Circolo didattico   Se lo strumento principe della progettazione è
di Perugia. sicuramente la costruzione del POF che attribuisce
alla scuola il compito fondamentale di presentare permette l’analisi del contesto, è il POF. All’interno
la propria carta d’identità culturale e organizzati- di esso troviamo sia una descrizione dei vari plessi
va (Cottini, 2008, p.19), una lettura attenta per- all’interno del Circolo, sia della loro organizzazio-
metterà di cogliere snodi chiave, rappresentati da ne interna, sia le finalità generali che ognuno dei
alcune domande a cui il momento progettuale deve plessi mira a raggiungere. […] L’insegnante s’im-
inevitabilmente fornire delle risposte (Castodi, pegna pertanto a: visualizzare le molteplici risorse
2011, pp. 126-127) e attraverso le quali si esplici- esistenti nel territorio, affinché l’offerta formativa
ta il punto di vista culturale e didattico. assuma un più ampio ruolo di promozione cultura-
  Così per noi la lettura del POF è stato ele- le e sociale; a mettere in atto tutte le possibili stra-
mento imprescindibile per comprendere il con- tegie organizzative, didattiche, mirate a rispon-
testo all’interno del quale si realizza il progetto dere ai bisogni educativi speciali degli alunni, per
montessoriano. Nodo centrale di quest’ulti- promuovere la loro piena integrazione scolastica;
mo è l’allestimento di un ambiente educativo fare emergere la potenzialità di tutti, assicurando
di apprendimento che valorizzi le potenzialità ad ognuno un percorso formativo adeguato, perso-
di ciascun bambino e si attualizzi, in quanto nalizzato e/o individualizzato.
l’osservazione diviene un tutt’uno con l’azione   La figura dell’insegnante montessoriano qui
educativa, che si qualifica con l’allestimento di si delinea come un’azione di aiuto misurata sul-
uno stimolante ambiente educativo. la base di un processo di individualizzazione-
  Quando parliamo di ambiente comprendiamo personalizzazione, che trova il suo punto cardi-
tutto l’insieme delle cose che il bambino può libe- ne nel concetto di indipendenza, di autonomia,
ramente scegliere. (…) La maestra non fa altra ritenuta alla base della personalità infantile.
cosa che aiutarlo in principio a orientarsi (in quan- Una libertà, osservava però la Montessori, che
to) nell’ambiente c’è un potere educativo diffuso. senza metodo non si costruisce, invece con i
(Montessori, 1981, p. 69) miei metodi la maestra insegna poco, osserva mol-
  La necessità di rendere il bambino prota- to.(Montessori, 1981, p. 179)
gonista del suo sviluppo pone nell’ambiente i   Muovendo da una prospettiva essenzialmen-
mezzi per l’autoeducazione ed, in tal modo, ad te culturalista, il modello didattico elaborato
ogni singolo bambino è permesso di sviluppare dalla studiosa troverà conferme nelle teorie di
il proprio disegno auto-formativo. L’ambiente Vygotskij, infatti l’intelligenza è in gran parte
montessoriano diviene allora facilitatore di ap- l’interiorizzazione degli utensili della cultura,
prendimento, proprio perché pensato a misura di conseguenza i “mezzi” esterni organizzati
di bambino; promuove l’esperienza sensoriale appaiono di fondamentale importanza, quali
ed offre al bambino la possibilità di conosce- gradini di appoggio sui quali il bambino costrui-
re in piena libertà ed autonomia, assegnando sce il suo pensiero futuro.
all’adulto il ruolo di regista dell’apprendimento.   Nell’analisi di G.T. si sottolinea che il POF è
  L’osservazione diventa un mezzo ed un fine, espressione dell’identità culturale e progettuale
perché aiuta a comprendere e conoscere cia- del Circolo, è un macro-livello di progettualità in
scun bambino e consente di facilitare e soste- cui vengono esplicitate le condizioni di esercizio
nere la conoscenza, permettendo di guardare al dell’autonomia scolastica e delinea l’insieme coe-
futuro, in una prospettiva evolutiva. Il pensiero rente delle scelte culturali, formative, organizzati-
montessoriano è frutto del diretto contatto con ve e operative che caratterizzano l’azione educativa
i bambini e nella Casa dei Bambini in via dei della stessa istituzione. Ad un livello immediata-
Marsi, la sua teoria è stata sperimentata nella mente successivo è possibile considerare la proget-
prassi quotidiana infatti la studiosa dichiara: tazione curricolare che, tenendo conto delle Indica-
rimasi così due anni a preparare con l’aiuto di col- zioni Nazionali, non tralascia le connotazioni dello
leghi i maestri di Roma ai metodi speciali di osser- specifico contesto socio-culturale di riferimento;
vazione e di educazione. (Montessori, 1981, p. 23) prende in considerazione le risorse culturali, pro-
  La funzionalità della lettura del POF si evin- fessionali e materiali presenti nella scuola; rileva i
ce nelle letture interpretative degli studenti; bisogni formativi e di apprendimento degli alunni.
M.R., analizzando il POF della scuola acco-   L.T. aggiunge: all’interno del POF, possiamo
gliente, annota che lo strumento che per primo rintracciare degli elementi che permettono di indi-

14 MoMo 4 • Dicembre 2015


viduare le scelte educative: l’alunno è il centro del emerso, sarebbe interessante riflettere sull’ar-
processo educativo, che valorizza i molteplici modi gomento, magari in una prossima esperienza.
di essere e la pluralità dei diversi stili di apprendi-   I punti di forza sono le collaborazioni con
mento. […] Pensare di mettere al centro del proces- molti enti presenti sul territorio e progetti che
so educativo il bambino in quanto persona, con il mirano alla conoscenza dei luoghi dove i bam-
proprio modo di essere, di apprendere, è fondamen- bini vivono ed agiscono. L’aggiornamento e la
tale, in quanto aiuterà a creare un clima favorevole formazione degli insegnanti, insieme alla do-
alla costruzione dell’identità di ognuno, che è diver- cumentazione, vengono evidenziati come ele-
sa da quella degli altri, e in questo modo ognuno si menti fondamentali per la qualità dell’azione
sentirà diverso, ma importante al pari degli altri, e educativa e per la documentazione dei processi
questo favorirà sicuramente l’inclusione. di apprendimento-insegnamento.
  Altrettanto incisive risultano le riflessioni   I Punti di debolezza evidenziati sono la man-
emerse nei diari in cui gli studenti hanno in- canza di corsi di formazione per le insegnanti
dividuato quei caratteri imprescindibili che ga- sui temi della disabilità e dell’inclusione, sotto-
rantiscono l’efficacia e l’efficienza dell’impianto lineando con forza la necessità di una forma-
progettuale delle odierne scuole montessoria- zione specifica per la professionalità del nuovo
ne. Il criterio di intenzionalità, di contestualizza- docente.
zione, di razionalità, di flessibilità, di collegialità e
di pubblicizzazione, sono canoni metodologici fon- Osservare il contesto
damentali (Baldacci, 2005), indispensabili al fine Dopo l’analisi dei POF fatta nel laboratorio, gli
di orientare l’insegnante verso quella competenza studenti hanno iniziato le attività di osserva-
progettuale, oggi richiesta, che sviluppa situazioni zione diretta nelle sezioni montessoriane, sof-
di apprendimento significativo. fermandosi sui seguenti aspetti: capacità del
  Negli stralci dei diari degli studenti osser- bambino di scegliere autonomamente un’at-
vatori, i criteri dell’ intenzionalità e della con- tività; tempi di concentrazione; ripetizione
testualizzazione emergono con evidenza, S.R. dell’esercizio; capacità di portare a termine in
scrive: devo ammettere che ho trovato alcune dif- modo autonomo il lavoro intrapreso; livello di
ficoltà nell’analisi del POF in quanto è strutturato autostima; rapporto con gli altri; rispetto delle
in modo non sempre chiaro e comunicabile, met- regole; disponibilità e partecipazione, richia-
tendo in evidenza quanto sia importante la mando proprio i principi montessoriani.
comprensione dei documenti, non solo ai fini   Da un punto di vista prettamente etimolo-
della pubblicizzazione quanto ai fini di una va- gico, osservare significa os: mettersi davanti,
lutazione effettuata non solo da parte degli ad- sopra, attorno ad un determinato oggetto e ser-
detti ai lavori ma da coloro che, come i genitori, vare, ovvero custodire, salvare, esaminare con
orientano le loro scelte confrontando le diverse cura e diligenza tanto con gli occhi fisici quanto
offerte formative proposte dalle diverse scuole. con quelli della mente. Non solo. La radice serv,
Da qui si evince la necessità di una formazione nel suo primo significato rimanda al sostantivo
professionale centrata su domini di competenze servo ed è quindi da intendersi come il mettersi
riconosciute prioritarie nella formazione continua davanti ad un oggetto per essergli fedele.
degli insegnanti e degli insegnanti primari (Per-   È intuibile, di conseguenza, la profonda
renoud, 2002, p. 20) perché la competenza pro- differenza tra guardare e osservare, se la pri-
gettuale non si improvvisa. ma azione (guardare) è definibile come un’os-
  L’importanza della collegialità viene sottoli- servazione di tipo occasionale, caratteristica
neata da G.T. quando scrive nella Scuola dell’In- della quotidianità di ognuno di noi, condotta
fanzia tale progettazione viene elaborata dai do- senza una consapevole finalità, ma immedia-
centi in intersezione, proprio a partire dall’analisi ta e spontanea; la seconda, osservare, è invece
del contesto di riferimento: la scuola accoglie, pro- mirata alla raccolta consapevole di informazio-
muove e arricchisce l’esperienza vissuta dei bambi- ni e alla riflessione, con la mente, appunto, su
ni in una prospettiva evolutiva. queste ultime. Non per questo, però, l’azione
  Il criterio di razionalità, inteso come coe- dell’osservare risulta priva di errori. Spesso, le
renza tra il dichiarato e l’agito è un dato non informazioni raccolte, non corrispondono ne-
cessariamente alla realtà. Da qui la necessità di piacere della scoperta, verso la graduale con-
un’osservazione che, adeguatamente struttu- quista della propria autonomia.
rata nella raccolta di informazioni e di dati, si   Nella sua osservazione L.F. scrive: quando i
avvicini il più possibile alla realtà dei fatti. bambini non lo fanno spontaneamente è la mae-
  Scriveva a proposito Maria Montessori che stra che incoraggia a fare e comunque non dà mai
l’osservazione è un abito fondamentale per lei la risposta, ma cerca di farli arrivare attraverso
chiunque voglia occuparsi di educazione, quin- il ragionamento, oppure li invita a prendere il ma-
di l’attitudine di un’insegnante deve essere in- teriale sensoriale. Ritengo che questa sia una cosa
sieme positiva, scientifica e spirituale. Positiva molto utile per arricchire i loro apprendimenti.
e scientifica perché c’è un compito esatto da com-   Il fatto che essi arrivino da soli a scoprire il si-
piere e con rigore di osservazione bisogna mettersi gnificato di una percezione e vadano alla ricerca di
in rapporto esatto con la verità; bisogna sfronda- esso o attraverso l’ esperienza diretta sui materia-
re tutte le illusioni, le creazioni vane della fanta- li, o attraverso le attività di vita pratica, può aiu-
sia. Appunto come fa lo scienziato che apprezza tarli a ricordare meglio quel concetto, quella parola
ogni minima particella di materia, ogni iniziale e il suo significato. Il materiale strutturato diventa
ed embrionale forma di vita, ma elimina tutti gli in questo caso la chiave per far sì che il processo
errori ottici, le confusioni che impurità e sostanze conoscitivo del soggetto possa svelarsi: la sua fun-
estranee potrebbero mettere nella ricerca del vero. zione è quella di rendere accessibile al bambino la
(Montessori, 1992, pp. 121-122) possibilità di entrare nei segreti, nelle astrazioni e
  Osservare è quindi la costante ricerca della nelle sintesi che può presentare una esperienza.
realtà per mezzo di una sistematicità e di una   Aggiunge V.B. tutti i bambini scelgono l’attivi-
intenzionalità rigorosa. Chi osserva deve ave- tà che preferiscono fare, alcuni lavorano a gruppi
re come obiettivo il raggiungimento della co- di tre, altri a coppie; alcuni devono finire il lavoro
noscenza, prima, e la descrizione, poi, di un iniziato il giorno precedente, altri ne iniziano uno
determinato fenomeno ritenuto emblematico, completamente nuovo. La cosa che mi sorprende
relativamente alla propria motivazione. positivamente è che tutti hanno cura del materia-
  Per conoscere veramente un organismo vi- le. Mi colpisce in particolar modo il lavoro di D. che
vente, scrive ancora Maria Montessori, è neces- sta usando delle tavole in cui ci sono delle palline
sario il lungo esercizio e la vasta osservazione della colorate e una tavoletta di legno. La bambina mi
vita sulla guida delle scienze biologiche. (ibidem) spiega che sta svolgendo un calcolo. Nonostante
  Infatti è fondamentale preparare maestri os- sia stata a osservarla qualche minuto non sono ri-
servatori per poter osservare e guidare lo svi- uscita a capire fino in fondo come si utilizza, ma D.
luppo del bambino, nel pieno rispetto dell’azio- mi ha assicurato che appena avrà un po’ di tempo
ne della natura. In questo modo, osservazione e me lo spiegherà lei. Nel momento in cui la maestra
azione educativa si fondono: sono l’una la con- chiama i bambini per la merenda, tutti i bambini
seguenza dell’altra. La preparazione dei maestri è lasciano il materiale che stanno usando sul banco
necessaria che sia contemporanea alla trasforma- e si mettono in fila ordinatamente per andare alla
zione della scuola. Se abbiamo preparato maestri mensa che si trova fuori dall’aula. Continuo a gi-
osservatori e iniziati all’esperienza conviene che rare tra i banchi e a meravigliarmi di come questi
nella scuola essi possano osservare e sperimentare. bambini di soli quattro e cinque anni riescano ad
(Montessori, 1981, p. 20) essere così precisi e concentrati nel lavoro che stan-
  Lo scopo finale dell’osservazione è l’efficacia no svolgendo e a diventare maestro degli adulti.
educativa, che si identifica in un’azione capace di   La guida fondamentale per la Montessori è
promuovere il raggiungimento di livelli sempre il metodo di osservazione che include la piena
più elevati di autonomia da parte del bambino. comprensione della libertà del bambino, po-
  Emerge una cultura dell’infanzia sintetizza- nendo attenzione a come costui si interessa
bile nell’idea di educazione dalla nascita come all’oggetto, al tempo di attenzione, non sotto-
aiuto alla vita, che si fonda sul profondo rispet- valutando l’espressione del suo viso e facendo
to nei confronti del bambino e il suo desiderio molta attenzione a non offendere il principio
di conoscere attivamente, che si traduce in un di libertà. Perché se si porta il bambino a com-
apprendimento basato sul fare esperienza, sul piere uno sforzo innaturale, tale situazione

16 MoMo 4 • Dicembre 2015


impedirà l’osservazione scientifica dell’attività documentare in progress attraverso il diario di
spontanea. bordo l’esperienza del tirocinio diretto; di in-
  L.F. si sofferma sui tempi di concentrazione terpretare i processi del sistema scuola per lo
e ripetizione dell’esercizio annotando che l’inse- sviluppo delle competenze progettuali in ottica
gnante accogliente ha spiegato a me e all’altra mia montessoriana; del miglioramento della qualità
compagna tirocinante, che gli esercizi che avevamo della didattica in sezione. Il tirocinio e le attività
visto fare ai tre anni servivano per sviluppare la laboratoriali sono stati il luogo nel quale gli stu-
coordinazione e la lateralizzazione dei movimenti. denti hanno fatto esperienza pratica, unica fonte
Inoltre, ci ha detto che con i tre anni era possibile del nostro conoscere e agire, (che) non ci mette in
fare esercizi solo per una mezz’ora a differenza in- rapporto diretto con le cose in sé, ma con le idee che
vece dei quarantacinque minuti, dei quattro e dei si producono nel nostro intelletto dall’attività per-
cinque, poiché già con trenta minuti veniva richie- cettiva e rielaborativa.(Nigris, 2007, p. 34)
sto un grande sforzo attentivo.   Quindi l’osservazione, e aggiungerei anche
  Nel paradigma montessoriano la pedagogia gli strumenti dell’osservazione, sono punto
deve ritrovare una impostazione metodologi- centrale dell’impianto teorico ed educativo
ca scientifica basata sull’osservazione obietti- montessoriano che implica un rovesciamento
va del soggetto. L’oggetto dell’osservazione in del rapporto maestro-allievo perché è quest’ul-
questo caso è l’essere umano – il bambino che si timo che insegna e mostra come apprende.
apre alla vita e al suo percorso formativo – ma   L’insegnante deve così apprendere la capaci-
l’osservazione non può essere diretta verso un tà di imparare ad osservare, che lo porterà so-
bambino studiato in una situazione artificiale prattutto a cambiare nei confronti di se stesso,
di laboratorio, né verso un bambino imprigio- esercitando un continuo controllo sulle proprie
nato nella scuola e represso in ogni manifesta- azioni, emozioni, stati d’animo, atteggiamenti.
zione di spontaneità. Un’altra preoccupazione Si tratta, dunque, di un percorso autoriflessivo
della maestra comune è quella di dover dilatare le molto intenso e difficile, quasi un “noviziato”,
conoscenze del bambino (…) di fargli vedere tutto che non può risolversi esclusivamente in una
è un ansioso lavoro, e, purtroppo, è uno spegnitoio preparazione di tipo culturale, sarà allorquando
delle energie infantili. (Montessori, 1981, p. 184) essa si sentirà infiammata d’interesse vedendo i fe-
  Se lo strato naturale, autentico del bambino nomeni spirituali dei bambini e proverà una gioia
è l’espressione di energia creativa, vitalità, di- serena e un desiderio insaziabile nell’osservarli che
remmo oggi, una psicologia sperimentale è al dovrà sentirsi iniziata. (Montessori, 1991, p. 124)
servizio della trasformazione della personalità   Da qui il carattere, potremmo dire, iniziati-
infantile, perché in ogni uomo che si apre alla co della formazione delle insegnanti che sono
vita ci sono potenzialità naturali positive che andate via via costituendosi attorno alla figura
pian piano emergeranno se troveranno i canali carismatica della Montessori, in un movimen-
giusti. to fatto di ragnatele di rapporti, con una certa
  Fondamentale diventa allora il ruolo della difficoltà a trovare diffusione tra le insegnanti
scuola, che deve costruire delle condizioni di comuni, proprio perché la nuova maestra deve
vita tali da far emergere un bambino autenti- liberarsi completamente dai legami che la ten-
co, libero, privo di sovrastrutture disciplinari gono imprigionata e rendere vergine la mente
coercitive ma anche da stereotipi ideologici che perché possa procedere senza ostacoli alla ricerca
l’educatore ha introiettato dalla società. della verità. (Montessori, 1981, p. 21)
  Il tirocinio e le attività laboratoriali aiutano a
La valenza formativa dell’osservazione riflettere sui propri atteggiamenti e, con il sup-
nella formazione degli insegnanti porto anche di occhi più esperti, diventano un
Gli obiettivi della nostra esperienza erano di itinerario in fieri, di auto-perfezione continua,
favorire lo sviluppo della dimensione profes- mai del tutto risolto, perché la formazione è un
sionale dell’insegnante di scuola dell’infanzia processo continuo. Allora, capacità di stare in
attraverso l’osservazione e la riflessione sui silenzio, di intervenire per aiutare il processo in
processi di insegnamento–apprendimento, per atto nel bambino ad esprimere le sue energie e
la costruzione di una identità professionale; di poi di ritirarsi per ritornare ad osservare, sono
tre atteggiamenti che si acquisiscono attraver-   A mio avviso quella determinante è la capa-
so un percorso di formazione articolato che cità di ricostruire la propria identità perché le
vede nell’osservazione il perno per innovare la innovazioni e i cambiamenti impongono un auto-
scuola. Osservare, esserci un poco alla volta, modellamento continuo dei tratti della propria
senza essere mai invasivi, perché alla base del personalità professionale (Melino, 2004, p. 56),
comportamento della maestra montessoriana soprattutto per rispondere alle esigenze di un
c’è la regola: Conviene che egli cresca e che io dimi- bambino che vive sempre più nella complessità
nuisca. Essa esercita quella che viene definita la e nell’innovazione.
learning-guidance , dirige le attività dei piccoli
senza interferire. La maestra Montessori deve
essere guida, direttrice, delle attività psichiche del
bambino: un aiuto alla vita. (Falcinelli, 2014)
  Le parole del diario di bordo di V.B. dimostra-
no la valenza formativa del percorso quando
scrive: l’azione di osservare è stata predominante
durante tutta l’attività e mi ha dato la possibilità di
riflettere sui dati raccolti, che poi ho interpretato.
Anche se in pochi momenti, ho avuto la possibilità
di partecipare alle attività e mi sono immedesima-
ta nel ruolo di maestra, comprendendo quanto sia
complesso il processo di apprendimento-insegna-
mento. Tutte le esperienze fatte hanno certamente
arricchito la mia personalità sia dal punto di vista
emotivo che conoscitivo. Potrei definire l’esperien-
za nuova, in quanto mi sono resa conto che serve
un’osservazione molto più prolungata nel tempo Bibliografia
per capire determinate dinamiche; importante, per Baldacci, M. (a cura di), (2005), Unità di appren-
conoscere e farmi un’idea sul sistema della scuola, dimento e programmazione, Napoli: Tecnodid
non più visto con gli occhi di studentessa; costrutti- Castoldi, M. (2011), Progettare per competenze,
va, poiché ho appreso e riflettuto su molteplici con- percorsi e strumenti, Roma: Carocci Ed
cetti; entusiasmante, in quanto avevo una grande Cottini, L. (2008), Progettare la didattica: model-
voglia di mettermi alla prova; spirituale, per quan- li a confronto, Roma: Carocci Faber
to riguarda il contatto diretto con i bambini, con Falcinelli, F. (2014). L’insegnante Montessoriana
la loro spontaneità e spensieratezza, con la loro e la sua Formazione. RELAdEI - Revista Latinoa-
curiosità e con il loro impegno; utile, dal momento mericana de Educación Infantil, 3 (3), 49-57. (di-
che si riescono a capire molte cose riguardanti la sponibile in www.reladei.net, visionato in data
professione insegnante e in particolare la didattica 14/01/2015)
montessoriana; emozionante, sia in positivo che Melino, M. (2004). Scuola dell’Infanzia, innova-
in negativo perché ho provato sensazioni positive zioni e prospettive, Roma: Anicia
nel contatto con i bambini ma anche sensazioni di Montessori, M. (1981). La scoperta del bambino,
disagio, di paura e di fragilità durante i primi gior- Milano: Garzanti
ni, prima di adattarmi alla nuova situazione. Ho Montessori, M. (1991). Educazione per un mondo
imparato tanto su me stessa ma soprattutto sulla nuovo, Milano: Garzanti
professione di insegnante. Montessori, M. (1992). L’autoeducazione, Mila-
  L’insegnante della scuola dell’infanzia è una no: Garzanti
figura professionale molto complessa alla qua- Montessori, M. (1986). Il segreto dell’infanzia,
le vengono richieste numerose competenze, da Milano: Garzanti
quelle culturali, psico-pedagogiche, metodolo- Nigris, E. (2007), Esperienza e didattica, Roma:
giche e didattiche, alle attitudini collaborative, Carocci
comunicative, interattive, alla ricerca e alla spe- Perrenoud, P. (2002), Dieci nuove competenze per
rimentazione. insegnare, Roma: Anicia

18 MoMo 4 • Dicembre 2015


Alfabeti emotivi nell’infanzia: per una educazione
integrata all’affettività tra scuola e famiglia
Maria Buccolo  Coordinatrice Nido di Infanzia e Docente a Contratto, Università di Roma Tre
Maria Luisa Iavarone  Professore Associato, Università degli Studi di Napoli Parthenope
Fausto Sabatano  Vice-direttore del Centro Educativo Diocesano Regina Pacis di Pozzuoli,
assegnista presso l’Università degli Studi di Napoli Parthenope

Premessa sagomandone i percorsi formativi. Queste le


I problemi dell’infanzia evolvono e si modifi- ragioni che sostanziano la scelta di destinare
cano costantemente, tuttavia il comune deno- molto del nostro impegno di lavoro e di ricerca
minatore appare il bisogno di prendersene cura alla formazione dei genitori, degli educatori e
con sempre maggiore competenza e responsa- di quanti, a vario titolo, appaiono direttamente
bilità nella convinzione che non vi possa essere coinvolti nel progetto di cura, di sviluppo e di
un effettivo sviluppo senza la tutela dei cittadi- benessere dell’infanzia.
ni del domani. D’altra parte lo sviluppo di una   Tale, in estrema sintesi, la prospettiva cul-
società dipende dalla sua capacità di fornire alle turale generale all’interno della quale si colloca
giovani generazioni gli “attrezzi” adeguati a far l’esigenza di sviluppare un progetto di forma-
fronte alla realtà e pertanto l’infanzia costitui- zione dei formatori dell’infanzia (genitori ed
sce un tassello essenziale della crescita di una educatori) “educativamente sostenibile”. Do-
comunità. Essere bambine e bambini significa vunque nel mondo, infatti, gli alti rischi socio
emergere con la propria specificità all’interno educativi ed ambientali cui è esposta l’infanzia
di una progettualità trasversale caratterizzata, richiedono un grande impegno politico e di
ad un tempo, da tradizione ed innovazione; in ricerca, soprattutto nel campo delle relazioni
tal senso, lo sviluppo dell’infanzia non è tema- affettive e familiari, laddove determinati mo-
tizzabile, se non in uno stretto rapporto dialet- delli educativi sembrano essere entrati irrever-
tico con quello del mondo adulto. Ciò implica sibilmente in crisi. Così il proliferare di forme
la necessità di riflettere sul ruolo che gli adulti inaudite di violenza, auto ed etero diretta, che
implicitamente svolgono anche nell’ambito di vedono protagonisti i minori in svariati conte-
connotazioni e caratteristiche socio-culturali sti, rendono evidente il bisogno di “sostegno”
diverse, sulle possibilità di sviluppo di bambi- da parte di genitori, educatori, insegnanti che
ni, sui loro destini personali e sociali, guidan- necessitano, pertanto, di migliorare ed amplia-
done inconsapevolmente il possibile futuro è re le proprie competenze educative.
In contesti ad alto livello di criminalità e disa- come attore e vittima del rischio, in P. Donati, a
gio sociale, quali sono molti quartieri e zone cura di E. Scabini, Famiglie in difficoltà tra rischio
della Campania, si vive una condizione di vita e risorse, Vita e Pensiero, Milano 1992).
in cui la violenza e la criminalità non costitu-   Le situazioni di deprivazione o di carenze
iscono eventi occasionali ed eccezionali, ma delle cure genitoriali sono, dunque, cariche di
condizioni esistenziali che nutrono l’esperien- insidie e di pericoli che possono arrecare un
za quotidiana di bambini. Questa esperienza danno alla mente in costruzione e al mondo
viene da loro assorbita emotivamente nella sua emotivo del bambino, minando il suo percorso
indecifrabilità, vista la qualità acritica e scar- di crescita. Il genitore diviene figura protettiva
samente riflessiva degli strumenti cognitivi ed e spaventante al tempo stesso, essendo di fatto
affettivi di cui essi dispongono. Tale esperienza colui al quale fare riferimento per ricevere cura
non riguarda esclusivamente ciò che c’è fuori, e sostegno, ma anche colui che aggredisce, ab-
ma li insegue dentro le mura di casa, segnando bandona (Sul tema delle emozioni del bambino
le loro storie, le loro giornate, i loro corpi, il loro in situazioni di disagio si veda il volume di F.
immaginario. L’immaturità psichica del bam- Sabatano, Crescere ai margini. Educare al cam-
bino lo pone nella condizione di non essere in biamento nell’emergenza sociale, Carocci, Roma
grado da solo di mentalizzare le esperienze che 2011). Le emozioni intense e contraddittorie
fa del e nel mondo, pertanto, il fallimento della che il bambino vive e che non è in grado di chia-
funzione genitoriale può produrre effetti trau- rire e di elaborare sono quelle su cui si instaura,
matici. In ambito psicologico, diversi sono stati pertanto, una relazione profondamente insta-
gli studi compiuti nel tentativo di descrivere e bile ed insicura.
spiegare il percorso e gli esiti delle esperienze
traumatiche. L’esperienza del Progetto Integra
  A proposito dello scudo protettivo, Freud Il Progetto Integra viene realizzato all’interno del
afferma: sono traumatici quegli eccitamenti che Centro Educativo Regina Pacis. La progettazione
provengono dall’esterno e sono abbastanza forti e il coordinamento scientifico sono curati dalla
da infrangere lo scudo protettivo. Penso che il con- dott.ssa Fausta Sabatano. Dopo anni di attività
cetto di trauma implichi questa idea di una brec- il Progetto è divenuto un metodo riconosciuto
cia inferta nella barriera protettiva, che di norma a livello accademico per l’inclusione di bambini
respinge efficacemente gli stimoli dannosi. Un con famiglie multiproblematiche che vivono si-
evento come il trauma esterno provocherà certa- tuazioni di disagio sociale e marginalità.
mente un enorme disturbo nell’economia psichica   Le azioni progettuali descritte si riferiscono
dell’organismo e mobiliterà tutti i possibili mezzi al Progetto Integra un percorso che, in oltre dieci
di difesa. (Cfr. S. Freud, Al di là del principio del anni nell’area flegrea della Regione Campania,
piacere, 1920, in La teoria psicoanalitica, Bollati ha coinvolto circa 700 bambini e i loro genitori.
Boringhieri, Torino 1979, p. 239), la madre am-   Nei contesti difficili, come quello in cui si
biente di Winnicott o l’involucro psichico di D. realizza il Progetto Integra, è indispensabile,
Anzieu (D. Anzieu, L’Io pelle, Borla, Roma 1987) offrire uno spazio di accoglienza e di sostegno
evidenziano la fondamentale importanza della non solo ai bambini, ma anche alla famiglia.
funzione genitoriale (in particolare materna) in   Un primo livello di azione è, dunque, rap-
situazioni traumatiche. presentato dal sostegno alla genitorialità che
  Quando questa funzione fallisce, l’esperien- si configura come il canale attraverso il qua-
za diviene non pensabile e non significabile. In le offrire un aiuto non solo ai genitori, ma in
primo piano non è, quindi, il legame di consan- particolare ai bambini, che hanno bisogno della
guineità, ma la funzione di cura e di protezione protezione di un ambiente familiare per poter
che la famiglia è chiamata a svolgere. andare incontro al loro futuro. Gli incontri con
  Nello svolgimento di tale funzione, l’elemen- i genitori, svolti con cadenza mensile, hanno
to critico sorge quando la relazione tra le sfide una funzione di sostegno al ruolo educativo, sia
(interne o esterne) che la famiglia è chiamata sul versante dell’accompagnamento alle fasi del
ad affrontare e le risorse (interne o esterne) che progetto, sia sul versante dei vissuti familiari e
possiede è inadeguata (P. Donati, La famiglia della gestione consapevole delle fasi di sviluppo

20 MoMo 4 • Dicembre 2015


emotivo dei propri figli. L’obiettivo prioritario   Tra le differenti proposte, particolarmente
consiste nel far percepire al bambino la propria significativa è l’esperienza di un laboratorio
famiglia, come comunità più vicina, restituen- artistico-espressivo, nato con l’intenzione di
dole un ruolo fondamentale nel conseguimen- strutturare un ambiente comunicativo per per-
to del senso di sicurezza, della gestione delle mettere ai bambini di “parlare” dei loro vissu-
emozioni e nell’instaurarsi di una relazione di ti attraverso un linguaggio universale, ovvero
attaccamento sicura. È evidente che la scarsis- l’arte, in cui essi possono riconoscersi e attra-
sima consapevolezza dei problemi dei figli, da verso il quale possono lasciare una traccia per-
una parte, e la paura di essere accusati, giudi- sonale, per poi comunicarla ad altri. Abbiamo
cati ed esposti a eventuali denunce, dall’altra, inteso tale spazio come una possibilità di rac-
pone i genitori in una posizione “arretrata” ri- contarsi ed esprimersi, ricontattando il piace-
spetto al protagonismo che sarebbe necessario. re di creare, provando a superare qualsiasi tipo
Eppure è accaduto che, laddove nel tempo si sia di comunicazione “stereotipata”. Il laborato-
riusciti a individuare traiettorie interpretative rio creativo-espressivo si pone, quindi, come
condivise rispetto ai problemi dei bambini, ci obiettivo principale quello di intervenire sulla
sia stata una maggiore partecipazione, una vo- dimensione affettivo-relazionale, attraverso
lontà di capire e di conoscere i propri figli e le metodologie di tipo artistico, che modulano
loro difficoltà. consapevolezza e intuito, espressività e disci-
  Abbiamo pertanto provato ad implementa- plina. L’espressione creativa permette, infatti, a
re nei genitori di Progetto Integra l’abilità del bambini di dare forma e di veicolare il loro pen-
riflettere sugli stati mentali del sé e dell’altro, siero, le emozioni, il modo di guardare il mondo
nel contesto delle proprie relazioni familiari. I e comunicarlo al gruppo, un’esperienza questa
genitori che progressivamente aprono varchi il più delle volte negata e/o ostacolata all’inter-
di consapevolezza nel proprio mondo emotivo, no dei contesti socio-familiari di appartenenza.
ripercorrendo le esperienze passate, fornisco-   Il laboratorio teatrale rappresenta uno spa-
no al bambino un migliore contenimento degli zio espressivo molto apprezzato dai bambini
affetti e generano in lui sicurezza. Il bambino stessi poiché aiuta molti di loro a superare in-
capisce gradualmente di avere sentimenti e sicurezze e difficoltà relazionali e a trovare una
pensieri attraverso l’apprendimento del fatto modalità espressive e comunicative funzionali
che le sue esperienze interne ricevono una ri- al benessere ed alla serenità sia individuale sia
sposta da parte del genitore. Questo stimolo collettiva. Attraverso il laboratorio teatrale i
ad una ritrovata sensibilità genitoriale andreb- bambini dapprima sono stati guidati a rico-
be a rinforzare le risorse emotive dei bambini: noscere la propria modalità comunicativa e ad
maggiormente in contesti difficili lo sviluppo di utilizzare la mimica facciale, il tono della voce,
una mente che pensa, di una mente, cioè, ca- l’atteggiamento corporeo, il movimento nello
pace di cogliere e sviluppare un apprendimento spazio e, in seguito, ad utilizzare tutti i canali
di tipo cognitivo, è parallelo all’espansione di comunicativi, verbali e non verbali, per espri-
una mente emozionale, capace di sentire e dar mersi e farsi comprendere dagli altri.
nome ai vissuti emotivi che accompagnano co-   L’attività teatrale diviene così strumento per
stantemente le esperienze di vita. facilitare la conoscenza di se stessi e degli altri
  Un secondo livello di azione riguarda l’attivi- attraverso la messa in scena di ruoli ed emozio-
tà educativa con i bambini. L’ambito privilegia- ni. In tal senso, gli educatori insegnano ai bam-
to di lavoro è sempre il gruppo all’interno del bini a verbalizzare di volta in volta l’esperienza
quale, a cadenza settimanale, vengono realiz- vissuta all’interno del gruppo, sia attraverso
zate delle esperienze creative di differenti tipi esercizi di drammatizzazione sia con l’utilizzo
(pittura, decoupage, disegno libero, creazione di di storie costituite da diversi personaggi, in cui
oggetti decorativi, cucito, riciclaggio di mate- ciascuno può immedesimarsi per “dar voce” ad
riali) che permettono di valorizzate l’esperien- una parte di sé inespressa o poco conosciuta.
za concreta, la dimensione ludica, espressiva   La possibilità di tradurre l’esperienza in pen-
e comunicativa, con particolare attenzione al sieri e parole ed ancora di condividerla libera-
processo, piuttosto che al prodotto finale. mente con gli altri, senza paure e pregiudizi e
senza il timore di essere giudicati, costituisce,   L’infanzia è una fase della vita del bambino
pertanto, un valido strumento di conoscenza di importante e perciò la scuola a questa età ri-
sé e della realtà. Infine, all’interno del Progetto veste un ruolo strategico lì dove accompagna
Integra è previsto un laboratorio delle emozioni curiosità, scoperte, forme di socializzazione,
per bambini, a cura degli psicologi, inteso come esplorazioni dell’ambiente e soprattutto svi-
strategia di prevenzione del disagio emotivo. L’e- luppo delle emozioni. Ascoltare e rispettare le
ducazione affettiva, quale potenziamento della emozioni significa saper ascoltare la persona
capacità di riconoscimento e di gestione delle nella sua globalità.
proprie emozioni, riveste infatti un’importanza   I genitori, ma anche gli insegnanti, non sem-
fondamentale nello sviluppo della personalità. pre sono preparati adeguatamente di fronte
Attraverso il percorso laboratoriale si cerca di in- all’intensità affettiva dei bambini e spesso sono
segnare al bambino a guardare dentro di sé, a essere tentati di avere nei riguardi delle emozioni un
cosciente e consapevole dei propri processi mentali approccio contenitivo.
ed emozionali, a dare loro un nome, a riconoscerli   Ma l’emozione va “compresa” e soprattutto
senza temerli, nelle loro evoluzioni ed espressioni “gestita” nel suo valore pedagogico. Le emozio-
nella realtà esterna e interna. (A. Tagliabue, Alla ni svolgono importanti funzioni: per il singolo
scoperta delle emozioni. Un viaggio di educazione af- in quanto promuovono le risposte adeguate alle
fettiva assieme ai bambini, Erikson, Trento 2003) specifiche situazioni, per il soggetto in relazio-
  Per essere in grado di percepire i sentimen- ne agli altri perché sono vere e proprie forme
ti degli altri in maniera differenziata e consa- comunicative che influiscono sulla relazione.
pevole è auspicabile che i bambini imparino a   Consideriamo il bambino come un sogget-
divenire consapevoli dei propri, ad accettarli e to che sente ed esprime emozioni differenti a
ad esprimerli in modo chiaro ed inequivocabi- seconda delle diverse situazioni in cui si trova.
le. Attraverso il percorso di educazione emo- La stessa radice etimologica di emozione, dal
zionale, si cerca di trasmettere ai bambini la latino emovere (cioè muovere fuori), ci dice che
consapevolezza che le emozioni possono essere le emozioni sono espressioni “in moto” e, come
utilizzate in modo costruttivo e funzionale al tali, vanno identificate, espresse e condivise
proprio benessere, solo se correttamente rico- con l’intento di scoprire come emergono nei
nosciute ed espresse, mentre l’insicurezza e la vari momenti di vita, specialmente nella fascia
paura nell’esprimerle e comunicarle possono d’età che interessa la Scuola dell’Infanzia.
compromettere i rapporti sociali e generare in-   L’obiettivo del Progetto è stato quello utiliz-
comprensioni e difficoltà relazionali. Attraver- zare il repertorio emotivo dei bambini come va-
so il laboratorio si cerca, quindi, di insegnare ai lore aggiunto del percorso di crescita e di svilup-
ragazzi a conoscersi meglio e costruire fiducia po della scuola nel lavoro condiviso ed integrato
in sé e negli altri, prerequisiti indispensabili tra insegnanti e genitori, tra casa e scuola.
per far crescere individui sicuri di sé e per svi-   Tale finalità è stata perseguita attraverso l’e-
luppare personalità forti, arginando di conse- sperienze del Teatro Inter-attivo che è stato re-
guenza il comportamento aggressivo. Pertanto, alizzato in due Scuole dell’Infanzia del Comune
si riconosce alle emozioni un profondo valore di Roma (Gianni Rodari, Giosué Carducci Mun
interattivo di adattamento sociale (C. Saarni, VII). Il lavoro sull’apprendimento del linguag-
The Development of emotional competence, The gio emozionale nel bambino è stato affrontato
Guilford, New York 1999) ed alla competenza prima dalle insegnanti all’interno delle diverse
emotiva un ruolo cruciale nella regolazione del attività educative e successivamente sviluppato
comportamento. attraverso la rappresentazione di alcuni spetta-
coli di Teatro inter-attivo che hanno messo in
L’esperienza dell’ABC delle emozioni scena ciascuna emozione, facendo partecipare
Il percorso ABC delle emozioni è stato progettato in prima persona il bambino e rendendolo “at-
da M. Buccolo e le insegnanti della Scuole citate tore” e “protagonista” dei propri vissuti.
e realizzato in collaborazione con i form-attori   La metodologia del Teatro Inter-attivo (M.
dell’associazione culturale La Formazione va in Buccolo, L’educatore emozionale, FrancoAngeli,
scena di Roma. Milano 2013) è stata un utile strumento educa-

22 MoMo 4 • Dicembre 2015


tivo per l’allenamento emotivo del bambino e
ha dato la possibilità di poter raccontare in ma-
niera teatralizzata (musica, testi, mimo, danza
ecc) delle storie piene di emozioni, in modo da
permettere al bambino di familiarizzare con i
termini della sfera emotiva e, dunque, di am-
pliare il proprio vocabolario per una migliore
comunicazione delle sue esperienze interiori,
di “allenarlo” a focalizzarsi non solo sugli even-
ti, ma sull’effetto degli stessi.
  Il percorso sulle emozioni ha avuto come
obiettivo quello di far acquisire consapevolezza Bibliografia
sia di quelle emozioni che esprimono i bambi- Baldacci M., La dimensione emozionale del curri-
ni sia di quelle che nascono dalla relazione con colo. L’educazione affettiva razionale nella scuola,
gli adulti considerandole tutte (Gioia, Rabbia, F.Angeli, Milano, 2008
Paura, Tristezza e Amore) come naturali e im- Buccolo M., L’educatore emozionale, FrancoAn-
portanti espressioni di sé. geli, Milano 2013
  I bambini sono stati accompagnati nella sco- Contini M.G., Fabbri M., Manuzzi P., Non di solo
perta di sé e delle proprie emozioni attraverso cervello, Cortina, Milano, 2006
attività di esplorazione e di gioco che hanno Contini M.G., Per una pedagogia delle emozioni,
coinvolto tutti i sensi (gusto, olfatto, vista, tat- La Nuova Italia, Firenze, 1992
to e udito) puntando alla creazione di un nuovo Damasio A.R., Emozione e coscienza, Adelphi,
linguaggio legato al vissuto emotivo. Milano, 2000
  Il percorso ha rappresentato uno spazio cre- Frabboni F., Montanari F., Nuove abilità relazio-
ativo, attraverso la visione e la partecipazione nali nell’avventura scolastica, F.Angeli, Milano,
attiva agli spettacoli di Teatro Inter-attivo, in 2002
cui l’ispirazione, la fantasia e la voglia di met- Harris P.L., Il bambino e le emozioni, Cortina,
tersi in gioco sono stati gli ingredienti princi- Milano, 1991
pali per dar vita all’incanto, alla meraviglia, allo Iavarone M. L., Iavarone T. (2013), Parent Trai-
stupore, alla protezione, alla rassicurazione ed ning. Misure di accompagnamento educativo alla
alla speranza che la scoperta delle proprie emo- genitorialità competente, in LA FAMIGLIA, vol.
zioni possono donare. 47/257, La Scuola, Brescia, p. 88-104, 2013
  Lo scopo dell’esperienza è stato quello di Iavarone M.L., Educare al benessere, B. Monda-
portare il bambino a ri-conoscere, a gestire e a dori, Milano 2008
comunicare le proprie emozioni agli altri bam- Iavarone M.L., La costruzione di modelli e prati-
bini e agli adulti. che educative per l’infanzia nella formazione alla
genitorialità, in Rivista Italiana di Educazione Fa-
miliare, FUP, Firenze, 2009 (1)
Montessori M., Educare alla libertà, Mondadori,
Milano, 2008
Montessori M., Il bambino in famiglia, Garzanti,
Milano, 200.
Sabatano F., “Me l’ha detto mia madre”. Il soste-
gno ai genitori difficili nelle dinamiche di cambia-
mento, in LA FAMIGLIA, vol. 47/257, La Scuola,
Brescia, 2013
Sabatano F., Cosa fa un bambino difficile. Cosa fa il
progetto integra, in “Infanzia”, Bologna 6/2012.
Sabatano F., Crescere ai margini. Educare al cam-
biamento nell’emergenza sociale, Carocci, Roma
2011
Silenzio, ritmo, corpo e linguaggio
M. Capodicasa  Coord. Pedagogica FISM CH-PE
F. Criscuolo  Consulente Psicologo FISM CH-PE
A. Di Fabio  Coord. Pedagogica Scuola Infanzia Paritaria Parrocchiale Cupello FISM
B. Michelizza  Consulente Foniatra FISM CH-PE, Università di Urbino
F.I.S.M. Chieti-Pescara • Federazione Italiana Scuole Materne

Una delle grandi sfide che pone l’età evolutiva   Tutta la pedagogia montessoriana fu mossa
riguarda lo sviluppo graduale dell’attenzione da un principio di autoregolazione: la speranza
da una forma che viene controllata dall’esterno pedagogica di Maria Montessori e il paradigma
(attenzione esogena) ad una prevalentemente della maestra umile non erano altro che la tra-
orientata dall’interno (attenzione endogena); duzione immediata, nella pratica pedagogica,
tale passaggio evolutivo rappresenta un ponte del principio di auto-regolazione, ossia della af-
per il passaggio ad un principio di funziona- fermazione di tensioni cognitive che mirano al
mento della personalità che risponda alle pro- perfezionamento ed alla sincronizzazione delle
gettualità ed alle motivazioni di autoregolazio- funzioni tra loro.
ne e di crescita/maturazione del bambino.   I processi top-down e bottom-up, nella con-
  Gli sviluppi attuali rimandano ad una con- cezione montessoriana, non sono facilmente
cezione sia maturazionistica sia costruttivisti- distinguibili e temporalizzabili secondo un or-
ca, rilevando nella compliance tra l’ambiente e dine di valore; appare piuttosto una confluenza
le funzioni biologiche di ogni sistema vivente di tipo circolare, dove un atto semplice e ben
la chiave dello sviluppo evolutivo. Fu questa eseguito (da un bambino che è assorto nel-
una delle grandi sfide che Maria Montessori la propria esecuzione) riverbera sull’insieme
introdusse nel panorama psichiatrico e peda- della proposta cognitiva che il sistema psichi-
gogico dell’epoca, tentando di mostrare quanto co fa all’ambiente. La speranza pedagogica che
l’ambiente e lo sviluppo psichico non fossero anima la scuola montessoriana va intesa come
separati tra loro ma concorressero alle progres- un appello costante che viene avanzato ai pro-
sioni evolutive (scavalcando, così, sia la logica cessi di auto-regolazione, affinché mediante il
ambientalistica sia quella innatistica): di qui la loro esercizio, facciano emergere i processi di
costante tensione nel trattamento dell’ambien- armonizzazione e di auto-contenimento/auto-
te scolastico e pedagogico affinché fosse sincro- compensazione dei deficit e delle disabilità evo-
nizzato con il sistema vivente del bambino. lutive.

24 MoMo 4 • Dicembre 2015


  In questa consapevolezza epistemologica del silenzio e quella dell’atto concentrato. Il lin-
trova il suo posto la sospensione delle etichet- guaggio musicale fa risuonare la corporeità ed
te generaliste che tendono a fissare una volte il sentire, il silenzio è una esperienza di incon-
per tutte il sistema psichico ed evolutivo in tro con il sé e muove verso la concentrazione
una determinata configurazione di struttura: delle risorse cognitive ed emotive in assenza
l’approccio montessoriano è dinamico poiché di un oggetto elaborabile e di uno scopo che,
tende a rimettere in moto ed a dinamizzare i dall’esterno, le assembli.
processi silenti, presenti nel bambino ma non   La vocalità, il ritmo, il tempo e la presenza
ancora tematizzati nell’ambiente. del corpo muovono le inter-sintonizzazioni, le
  I costrutti psicologici perno della nuova epi- inter-soggettività e gli investimenti affettivi
stemologia sono l’intenzionalità, la concentra- sul linguaggio e, attraverso il medium del corpo
zione e la partecipazione/appartenenza corpo- materno, il linguaggio stesso diviene un ogget-
rea. L’intenzionalità esalta il processo psichico to affettivo e transizionale.
della libera pianificazione dei segni simbolici e   In tale solco teorico si sviluppano due labora-
psichici, la primarietà dell’attività del soggetto tori: il laboratorio Mago Silenzio, Rumorino, Fata
sulla ricettività rispetto all’informazione in en- Chiacchierina, successivamente modificato in Il
trata, in un costante flusso di progetti con i qua- flauto magico pur mantenendo identici obiettivi
li il soggetto investe il mondo, tematizzandolo ed identiche strutture di attività, e sviluppato
in modo pre-discorsivo, mediante la propria presso la Scuola dell’Infanzia paritaria di Cu-
pianificazione sincronizzata con l’ambiente. pello (CH) e La lettura ad alta voce: dal testo al
  La concentrazione, intesa sia come inter- suono della parola, sviluppato presso la Scuola
penetrazione dei processi cognitivi ed intrapsi- materna paritaria federata F.I.S.M. Francesco
chici sia come funzione di sincronizzazione dei Santuccione di Cepagatti (CH).
sistemi viventi con l’ambiente, è la figura con-   I due laboratori sono stati pensati per mette-
cettuale principe della pedagogia montessoria- re in evidenza alcune relazioni del linguaggio,
na, non per una prevalenza data ad una fun- la relazione che intrattiene con la concentra-
zione cognitiva rispetto alle altre ma poiché la zione psichica e con la capacità di ascoltare il
concentrazione rappresenta la matrice di ogni sé corporeo ed il silenzio (primo laboratorio),
atto conoscitivo fondato sulla sincronizzazione il peso della inter-soggettività corporea e della
dei processi tra loro. sensorialità affettiva sullo sviluppo dell’interes-
  L’intenzionalità, mediante l’esercizio dell’at- se del bambino per il linguaggio e per le sue de-
tenzione endogena, si integra con l’emozione rivazioni (secondo laboratorio).
che attribuisce un sentire e, quindi, una riso-   Il laboratorio Il flauto magico nasce con l’in-
nanza corporea, alla conoscenza percettiva e tento di favorire lo sviluppo armonico ed inte-
simbolica. In ogni forma di attenzione endo- grale della personalità del bambino attraverso
gena e di concentrazione psichica vengono sco- la compenetrazione del linguaggio musicale
perte la partecipazione corporea, l’immagina- con le altre forme di linguaggio, verbali e non
zione, la creatività ed il libero gioco dei segni verbali. Musica e suoni sono correlati con l’e-
psichici e linguistici, in un intenso lavorio fun- sperienza psicomotoria, quella sensoriale ed
zionale alla integrazione delle linee di sviluppo. intellettuale. Se desideriamo che il bambino
  Il corpo stesso riceve una riqualificazione pe- impari a comunicare è necessario offrirgli mo-
dagogica sia come corpo agente sia come corpo menti di ascolto e, quindi, portarlo a scoprire il
cognitivizzato; il corpo diviene non solo il luo- valore del silenzio.
go dove si attestano le soddisfazioni cognitive   Interiorizzando il valore del silenzio, il bam-
(il bambino epistemologo modifica la propria bino scoprirà il bisogno di ascoltare se stesso e
esperienza corporea), ma anche dove vengono l’altro, mezzo questo per apprendere l’autocon-
sospese le distrazioni, le interferenze psichiche trollo, per stabilire relazioni costruttive con gli
e cognitive, generando così la figura psichica altri e selezionare gli atti linguistici migliori per
del corpo-silenzio o del corpo concentrato. la co-costruzione di un ambiente responsivo.
  Il sentimento di corporeità si mostra nel   L’ascolto nasce, quindi, dalla dinamica del
bambino, a patto che gli si offrano l’esperienza silenzio, ossia far albergare dentro di sé un og-
getto vuoto che possa essere tematizzato dalla realizzazioni creative di strumenti musicali ed
presenza reale dell’altro, l’incontro con l’altro attività ritmiche, musica e simboli attraverso
non può che avvenire perdendo l’oggetto Io ed giochi di animazione, sonorizzazione e ripro-
è questo lutto a conferire valore alla scelta mon- duzione verbale. Ciò verrà svolto attraverso
tessoriana di attenuare, fino quasi a farla scom- una serie di laboratori:
parire la presenza della funzione docente, nel   • attività di ascolto per il riconoscimento di
desiderio di portare il bambino a riappropriar- suoni e rumori.
si della storia, quella propria, e riqualificare il   • Attività esplorative e logico-percettive: sco-
sentimento di appartenenza: mi appartiene ciò prire ed interpretare la voce delle cose, invitan-
che prende posto nel mio Io e prende posto nel doli a recuperare cose di legno, vetro, metallo,
mio Io ciò vi si sostituisce; così il linguaggio so- carta, della natura…
noro, oltre a far sentire il proprio corpo, mi fa   • Narrazione della storia “Il flauto magico”:
diventare corpo sonoro e sonorità. l’ascolto piacevole di una vicenda fantasiosa
  La lezione/concezione del silenzio di Maria nella quale il suono provoca effetti magici mo-
Montessori è oggi quanto mai attuale e sugge- tiva all’esplorazione e alla scoperta, oltre a sen-
risce che per imparare a comunicare è necessa- sibilizzare il bambino sugli aspetti sonori della
rio saper ascoltare il silenzio e, per farlo, occor- natura, della città, della strada, delle voci degli
re aiutare i bambini ad essere in contatto con se animali, dei suoni degli strumenti musicali e
stessi, permettendo, dal silenzio, la prolifera- degli effetti del suono sul comportamento delle
zione delle parole migliori. L’esperienza del si- persone e degli animali…
lenzio consente ai bambini di comprendere che • Laboratorio del suono con le famiglie: labo-
il silenzio, lungi dall’essere un distanziamento ratorio creativo all’interno del quale vengono
dall’interesse per la realtà oggettuale, è piutto- costruiti vari strumenti musicali con materiale
sto una forma di meditazione sul mondo che di recupero.
conferisce carattere di originalità e di vita alle   Il secondo laboratorio, La lettura ad alta voce:
esperienze ordinarie: il ticchettio della pioggia, dal testo al suono della parola, ha come finalità il
il sibilo del vento, il rumore dei passi, il cinguet- far emergere il grande valore sonoro della pa-
tìo degli uccelli, il respiro… rola con la capacità di evocare sensazioni (visi-
  La scoperta della realtà sonora presuppone, ve, tattili, olfattive, gustative, propriocettive)
pertanto, un’educazione all’ascolto, sul quale si e stati mentali (affetti, emozioni ecc); perché
basa lo sviluppo del linguaggio verbale e delle la lettura sia efficace è importante che venga
sue derivazioni accademiche. L’analisi della re- praticata in una modalità che ne valorizzi e co-
altà sonora procede per fasi progressive: munichi il senso emotivo-affettivo, con un con-
  • la prima fase è caratterizzata da una sen- sapevole e competente utilizzo della voce e del
sibilizzazione all’ascolto in forme sempre più corpo all’interno di una situazione rituale.
differenziate e intenzionali e dalla ricerca della   Il laboratorio consiste nel trasferire ai geni-
provenienza di suoni e rumori; tori la competenza nella lettura ad alta voce con
  • la seconda fase caratterizzata dall’analisi la finalità di aiutarli a stimolare l’interesse per
uditiva, comporta sia “l’esplorazione” dei ca- la voce, il linguaggio e la lettura in una fase an-
ratteri del suono sia l’indagine di come il suono cora logografica dei bambini e nella esposizione
stesso si origina; diretta dei bambini a tale tecnica. L’esperienza
  • la terza fase, più complessa, prevede: si sta sviluppando all’interno di gruppi compo-
  a) la ricerca dei modi per produrre creativa- sti da strutture diadiche (genitore-bambino),
mente suoni e rumori; non solo per produrre solo un ascolto condiviso
  b) l’immagine della funzione magico-fanta- ma anche per promuovere una confluenza del-
stica del suono; la parola e della sonorità nel corpo condiviso,
  c) la “scoperta” di analogie tra aspetti del facendo della parola un elemento sensoriale,
mondo reale e aspetti del mondo fantastico. pre-simbolico, che può essere, pertanto, pla-
  Le esperienze riguarderanno suoni e rumo- smato dall’affetto e dallo scambio tonico, reso
ri nell’ambiente, suoni/rumori con il corpo, plastico e sganciato dal codice della normazio-
orientamento spaziale e proprietà del suono, ne comunicativa per accedere alla dimensione

26 MoMo 4 • Dicembre 2015


della creazione sensoriale della significazione
e della traduzione corporeo-affettiva. Parola
come atto di generazione di nuove significazio-
ni, nell’ambito di scambi tonici, colta nel suo
essere in costante creazione e rivisitazione del
reale sonoro e simbolico alla luce del soggetti-
vità creatrice.
  I laboratori sono stati pensati per aderire alle
straordinarie intuizioni ed esperienze scienti-
fico-pedagogiche di Maria Montessori e per
rispecchiare quanto da lei enunciato: Prima di
tutto si devono gettare nella mente del bambino i
semi dell’interesse; non tener conto di questo im-
prescindibile principio, è come costruire una casa
senza fondamenta.
  L’educazione è un processo naturale effettuato
dal bambino e non è acquisita attraverso l’ascolto
di parole, ma attraverso le esperienze del bambino
nell’ambiente.
Maria Montessori: quale rapporto con la proposta
educativa scout?

Paola Dal Toso  Professore di II fascia - SSD M-Ped/02


Università degli Studi di Verona - Dipartimento di Filosofia, Pedagogia e Psicologia

Premessa very glad to hear that the experiment is proving


Questa comunicazione intende offrire un con- successful. … The cubs have proved successful as
tributo su un aspetto che finora non risulta Patrol Leaders and thus have confirmed my feeling
indagato sul piano scientifico: la relazione tra that you can scarcely start too early the training in
Maria Montessori e il fondatore del movimen- responsibility and leadership as an important step
to scout, Robert Baden-Powell (1857-1941). (Per in formation of character.)
una biografia di Robert Baden-Powell si veda: P.   Nel presente contributo non è invece possi-
Dal Toso, Biografia di Baden-Powell, in AA.VV., bile mettere a confronto l’impegno di queste
Idee e pensieri sull’educazione Una rilettura di Ba- due figure né il metodo Montessori con quello
den-Powell, Fiordaliso, Roma, 2007, pp. 232-240.) dello scoutismo per cercare di cogliere i punti di
  Non è nemmeno documentato se tra i due convergenza.
ci fosse un qualche rapporto di collaborazione,
sta di fatto che dagli scritti di entrambi si può Come Baden-Powell ha modo di conoscere
dedurre che esistesse almeno una reciproca co- il metodo Montessori
noscenza. Baden-Powell sperimenta lo scouting nel pe-
  (Risulta anche uno scambio epistolare ri- riodo del servizio militare trascorso in India, a
guardo l’educazione della prima infanzia, come partire dall’11 settembre 1876.
si può leggere nella rivista inglese The Scouter   In particolare, quando inviato in Sud Africa
che nel mese di giugno 1939 riporta una lette- per reclutare forze per la difesa della frontie-
ra firmata da Baden-Powell che scrive: Dear Dr. ra nord-occidentale, gli eventi precipitano e si
Montessori, I have heard with great interest com- combatte la guerra anglo-boera dal 9 ottobre
mendation of the principles of the Boy Scout Mo- 1899 al 16 maggio 1900, nell’assedio di Mafe-
vement and how you have borne them in mind in king, suo quartier generale, riesce a resistere
devising your scheme for the education of children per duecentodiciassette giorni, grazie anche al
below the Scout Wolf Cub age and mentality. I am corpo dei cadetti, che costituisce con ragazzi

28 MoMo 4 • Dicembre 2015


dai nove anni in su, colpito dalla loro capacità Rapporto tra scoutismo e metodo Montessori
di resistenza, buon spirito e talora eroismo. È Nei suoi scritti, sia pure in maniera non siste-
così che per la prima volta si rende conto della matica, Baden-Powell coglie una continuità tra
possibilità dello scouting per la gioventù. scoutismo ed il metodo ideato dalla Montessori.
  Nel 1899 pubblica Aids to scouting, che ottie-   Afferma: L’educazione scout segue molto il
ne un gran successo non solo negli ambienti principio del sistema della dottoressa Montesso-
militari, ma anche presso i ragazzi, che nume- ri. (R. Baden-Powell, Aids to Scoutmastership,
rosissimi cominciano a scrivere a Baden-Powell 1919, p. 21, riportato in R. Baden-Powell, Tac-
chiedendogli consigli. Dato l’improvviso e cuino Scritti sullo scautismo 1907/1940, Edizioni
crescente successo dei suoi libri sullo scouting Scout Fiordaliso, Roma, 2009, p. 117) e nel 1914
presso i ragazzi, comincia a studiare la possibi- ricorda che lo scoutismo è stato definito la conti-
lità di adattare alla vita civile lo scouting, il suo nuazione del sistema Montessori con i ragazzi (R.
amore per la natura, l’esplorazione, in modo da Baden-Powell, in Headquarters Gazette, agosto
farne un metodo educativo. 1914, riportato in R. Baden-Powell, Il libro dei
  Come sua abitudine, Baden-Powell non vuo- capi Sussidi per il Capo nello Scautismo, Edizioni
le improvvisare, ma procede con estrema cau- Scout Fiordaliso, Roma, 2006, op. cit., p. 122 e
tela. Studia i metodi educativi in uso negli altri del medesimo autore, Taccuino Scritti sullo scau-
paesi prima di mettere alla prova, in forma spe- tismo 1907/1940, op. cit., pp. 103-104)
rimentale, i principi dello scouting in occasione   E lo chiarisce in un altro scritto: Il segreto del
di un campo a cui partecipa un gruppo di ra- metodo Montessori è che l’insegnante si limita ad
gazzi, nei primi giorni dell’agosto 1907 all’iso- organizzare il lavoro, a suggerire lo scopo cui am-
la di Brownsea. Dopo l’entusiasmante riuscita bire, e il bambino ha piena libertà nel cercare di
dell’esperimento, pubblica nel 1908 Scouting for conseguirlo. La libertà senza uno scopo organiz-
Boys, nel quale delinea la proposta educativa zato significherebbe il caos. È per questo motivo,
scout, dando così avvio – in maniera non inten- senza dubbio, che lo scoutismo è stato definito la
zionale – allo sviluppo e alla diffusione a livello continuazione del sistema Montessori con i ragaz-
mondiale. zi. Il capo reparto accende l’ambizione nel ragazzo,
  Presumibilmente è in questo contesto che lasciandolo libero di raggiungere l’obiettivo a modo
Baden-Powell, dedicandosi alla conoscenza del- suo; non gli dà istruzioni, e invece lo conduce ad
le problematiche educative e allo studio di me- imparare da sé. In questo modo, compiendo con
todi pedagogici, ha modo di conoscere il meto- successo un passo dopo l’altro, il ragazzo acquista
do della Montessori. Come si può verificare nei la calma della sicurezza e del fiducia in se stesso e
suoi scritti, già a partire dall’agosto 1914, dimo- l’esultanza della libertà e del trionfo.
stra di conoscerlo e di apprezzarlo, cogliendo   In un altro passo Baden-Powell scrive: la
principi educativi comuni con il metodo scout. Montessori ha dimostrato che incoraggiando il
  Baden-Powell è tra i promotori di corsi per la bambino nei suoi desideri naturali, anziché istru-
formazione dei maestri del metodo Montessori irlo in ciò l’adulto pensa che egli dovrebbe fare, lo si
applicato ai fanciulli dai 3 ai 14 anni proposti in può educare su una base assai più solida ed ampia.
Inghilterra e alla presentazione di uno di questi È solo per tradizione e per consuetudine che si è di-
partecipa nel 1921. (La notizia è pubblicata nel- sposto che l’educazione debba essere una fatica, e
la rivista La Coltura Popolare, a. XI, n. 6, giugno che in quanto tale sia per il bambino un buon adde-
1921, p. 276. Vi si legge: Un Comitato di circa 60 stramento alla disciplina e all’applicazione.
illustri personalità del mondo inglese, fra cui no-   Uno degli obiettivi originari dello scoutismo è
tiamo l’ambasciatore italiano e quello giapponese, stato di rompere questa tradizione e di mostrare
la duchessa di Marlborough, il vescovo di Birming- che dando ai ragazzi attività interessanti essi pote-
ham, il generale Robert Baden-Powell (fondatore vano esser condotti ad acquisire da sé gli elementi
degli Scout-Boys), lo scienziato Sir Oliver Lodge, fondamentali del carattere, della salute e dell’abi-
Seebohm Rowntre, Arthur Serena, il Visconte di lità manuale. (R. Baden-Powell, in Headquarters
Northeliffe, prese l’iniziativa di questo corso per Gazette, gennaio 1916, riportato in R. Baden-
la formazione dei maestri del Metodo Montessori Powell, Il libro dei capi Sussidi per il Capo nello
applicato a fanciulli dai 3 ai 14 anni.) Scautismo, op. cit., pp. 124-125 e in Taccuino
Scritti sullo scoutismo 1907/1940, op. cit., p. 109) invece far parte della educazione stessa e incomin-
  Nell’analisi dei sistemi educativi riconosciuti ciare più presto nel corso della vita. Tutti i bambi-
come i migliori, e tra questi quello della Mon- ni dovrebbero camminare così, guidati da ciò che
tessori, Baden-Powell individua il successo nel li attrae. […] Per esplorare, il bambino dev’essere
fatto che non sono che il risultato di una con- guidato da un interesse intellettuale che tocca a noi
sultazione del ragazzo mirante a scoprire ciò dargli. (M. Montessori, La mente del bambino,
che lo interessa. (Cfr. R. Baden-Powell, in He- Garzanti, Milano, 1952, p. 162)
adquarters Gazette, ottobre 1922, riportato in   Secondo la Montessori, subito dopo i sei
R. Baden-Powell, Taccuino Scritti sullo scoutismo anni, si sviluppa la fase sociale. I bimbi cerca-
1907/1940, op. cit., p. 48) no […] di conoscere i principi e le leggi stabiliti
  Inoltre, Baden-Powell riporta quanto la Mon- dall’uomo; cercano un capo che diriga la comunità.
tessori esprime in merito al metodo scout: Di L’ubbidienza al capo ed alle regole forma evidente-
recente le fu chiesto come il suo sistema possa esse- mente il tessuto connettivo di questa società. […]
re applicato ai bambini che siano usciti dalla prima Essi si sottomettono ai bambini maggiori di loro
infanzia superando il sesto o settimo anno di età. come se fossero spinti da un “istinto gregario.” (M.
Ed essa rispose: “In Inghilterra avete gli scouts, e Montessori, La mente del bambino (mente assor-
a loro formazione è la naturale continuazione di bente), op. cit., p. 234)
quella che io do ai bambini. È l’orientamento che   Il movimento dei “Boy Scouts” risponde ad
un giorno assumerà la scuola quando verrà ad ave- una vera esigenza sociale di sviluppo, insita
re un’impostazione corretta.” (R. Baden-Powell, nella natura dei ragazzini e degli adolescenti.
Aids to Scoutmastership, 1919, p. 21, riportato in   Riflettendo sullo sviluppo sociale dai sette
R. Baden-Powell, Taccuino Scritti sullo scoutismo ai dodici anni, la Montessori riconosce che: lo
1907/1940, op. cit., p. 117) scoutismo ha ottenuto un notevole successo pro-
  A proposito del Lupettismo, il cui scopo è prio perché riunisce e organizza i fanciulli in nome
quello di educare il ragazzo ad un’età in cui il di principi morali e indica loro ciò che si deve e ciò
carattere inizia a formarsi ed è in grado di au- che non si deve fare. E i fanciulli che aderiscono a
todeterminarsi, cioè a 8 o a 9 anni, Baden-Po- questi gruppi in genere non commettono mai azio-
well considera questo tempo di fondamentale ni contrarie ai principi dello scoutismo. Vi è in que-
l’importanza perché è uno stadio malleabile, sta associazione un valore umano che è un punto di
pieno di entusiasmo, pronto a ingoiare avida- partenza: la nascita della dignità.
mente ogni nuova esperienza, e a rispondere   Questa attività di gruppo implica anche degli
come una corda da violino al tocco del mae- esercizi fisici, come per esempio lunghe marce, e
stro. Citando altri pedagogisti che condividono i fanciulli si abituano ad affrontare una vita più
questa prospettiva, ricorda che è il principio seria e al tempo stesso più dura. (M. Montessori,
della Montessori. (Cfr. R. Baden-Powell, in He- Dall’infanzia all’adolescenza, Garzanti, Milano,
adquarters Gazette, settembre 1922, riportato in 1994, p. 24)
R. Baden-Powell, Taccuino Scritti sullo scoutismo   In un certo senso, la proposta educativa ri-
1907/1940, op. cit., pp. 319-320) sulta efficace perché personale è la loro adesio-
ne a un’associazione che ha uno scopo determi-
Rapporto tra Maria Montessori e lo scautismo nato e liberamente accettato. (M. Montessori,
La stima per la pedagogia della Montessori Dall’infanzia all’adolescenza, op. cit., p. 25)
espressa da Baden-Powell è ricambiata dalla   Infatti, lo scoutismo è […] un’associazione di
stessa Montessori che in alcuni brani dei suoi fanciulli che hanno sollecitato la loro adesione a
libri fa riferimento alla proposta educativa questo tipo di società la quale si propone soprattut-
scout. Descrivendo lo sviluppo del fanciullo dai to un fine morale: quello, per esempio, di difendere
sette ai dodici anni, evidenzia come sia istinti- i deboli e di mantenersi sempre ad un certo livello
vo di muoversi nell’ambiente, passando da una morale. Qui il fanciullo ha la possibilità di promet-
scoperta all’altra. tere o rifiutare, poiché nessuno lo obbliga, ma se
  Di conseguenza, l’educazione deve considera- vuol farne parte, deve di sua iniziativa obbedire a
re il bambino che cammina come un esploratore. dei principi. Il trovarsi così riuniti con altri indivi-
Il principio dell’esplorare (scouting) […] dovrebbe dui che hanno liberamente accettato i principi di

30 MoMo 4 • Dicembre 2015


una società, costituisce un’attrattiva essenziale di
questa società, i cui limiti non sono più le pareti di
una stanza, ma solamente quelli di ordine morale.
  Gli scouts si danno dunque regole di vita più
difficili e più rigorose di quanto si riteneva possi-
bile che fanciulli di quest’età potessero sopportare.
Le lunghe passeggiate, le notti all’aria aperta, la
responsabilità delle proprie azioni, il fuoco, i cam-
pi, ecc, rappresentano altrettanti sforzi collettivi.
Il principio morale che si trova alla base richiede
l’adesione dell’individuo: è l’adesione dell’individuo
alla società. Ed è questa la cosa essenziale.
  Dunque, la Montessori apprezza la proposta
scout sia perché risponde alla naturale esigenza
umana di relazione sociale, sia per la dimensio-
ne dell’educazione morale, cioè per la proposta
di valori che caratterizzano la proposta accetta-
ta con libertà dai suoi aderenti.
  È interessante constatare che delineando il
piano di studi e lavoro per la formazione dell’a-
dolescente, fra le conoscenze da far acquisire,
la Montessori indichi l’alfabeto Morse. (Cfr.
M. Montessori, Dall’infanzia all’adolescenza, op.
cit., p. 147)

Conclusioni
Tra Baden-Powell e la Montessori esiste una
stima reciproca. Alla luce dei cenni che si pos-
sono rintracciare negli scritti di Baden-Powell,
emerge una concezione dell’educazione, soprat-
tutto per quanto riguarda l’autonomia dell’edu-
cando, condivisa con la Montessori, che a sua
volta afferma la validità dell’educazione scout
offrendo un’interessante lettura in riferimento
a vari aspetti in alcuni passi dei suoi libri.
Non chiamatemi più Metodo
Martine Gilsoul  Direttrice editoriale di MOMO Mondo Montessori

Poiché non si vede con gli occhi, si vede con l’intel- ri e contribuisce a darne un’idea falsa che non
ligenza; se lo spirito è bloccato da idee sbagliate, corrisponde affatto alla realtà del pensiero di
non si vede niente, neanche i fatti più evidenti. […] Maria Montessori, tranne nelle classi dove gli
Per vedere occorre mantenere uno spirito duttile, insegnanti addestrati ad usare il materiale cre-
sempre attivo, e che non si lasci bloccare da niente. dono in un suo effetto magico, dimenticando lo
spirito che li deve guidare.
Uno spirito che non si lasci bloccare   A più riprese Maria Montessori, descriven-
E se alcuni si lasciano bloccare proprio dal Me- do il cambiamento che deve avvenire nell’a-
todo? È risaputo che Maria Montessori non dulto educatore, usò l’aggettivo passivo. Forse
apprezzasse il fatto che il termine Metodo fosse la scelta di questo termine non è stata molto
attribuito al suo contributo originale alla pe- felice. In effetti non si tratta per l’insegnante
dagogia. Il termine apparve con la traduzione montessoriano di essere passivo, o perlomeno
inglese del suo primo libro. Ma un secolo dopo, passività non significa inerzia: se la prepara-
Montessori è ancora dappertutto associata al zione dell’ambiente è un aspetto dove l’attività
termine Metodo. dell’adulto è ovvia, ciò non accade solo in essa:
  Quando si nominano le scuole Montessori anche l’osservazione, come vedremo meglio, è
a persone casuali, sentiamo sempre due criti- qualcosa di attivo!
che. Alcuni dicono: sono quelli che lasciano fare   Pur di rispettare le parole della Dottoressa
tutto ai bambini. Le persone che pronunciano e tratti in inganno dal termine passivo, diversi
queste parole è ovvio che non hanno mai visto insegnanti, per i quali era più difficile accettare
una classe Montessori al lavoro. Altri dicono questo cambiamento di ruolo, si sono irrigiditi.
invece: sono molto rigidi, sono fissati sui loro ma- Allora la presentazione del materiale, il modo
teriali. Purtroppo si deve riconoscere che questi di manipolarlo, la posizione esatta delle dita e
ultimi spesso hanno ragione. La rigidità è un le parole precise da pronunciare sono diventati
atteggiamento diffuso nel mondo Montesso- l’obiettivo da raggiungere, perché hanno avuto

32 MoMo 4 • Dicembre 2015


paura di diventare troppo attivi. Spesso duran- Uno spirito sempre attivo
te le formazione c’è anche un’iperfocalizzazione È solo avendo sempre presente lo scopo che si
sulla presentazione del materiale, che non aiuta. trova dietro ogni materiale che possiamo pro-
  Una partecipante ad un corso di formazione teggerci del ritualismo. L’obiettivo è sempre fa-
mi diceva: Ho avuto l’impressione di essere adde- vorire lo sviluppo della personalità orientando
strata ad usare il materiale. Se così fosse, vorreb- lo sforzo provocato dal materiale. Se vogliamo
be dire che manca proprio la duttilità del pen- che il bambino sia padrone delle sue azioni, egli
siero e dello spirito che deve guidare l’azione e deve anche vedere che noi lo siamo e che i no-
l’atteggiamento del adulto. stri sono gesti autentici e naturali, che siamo
  Quando l’insegnante è così polarizzato sul pienamente presenti in essi e non vi sia una
modo di presentare il materiale e di seguire mera esecuzione di indicazioni. Uno spirito
il metodo, mancano la naturalezza dei gesti e deve far vivere, dare la spinta, essere dutti-
la presenza totale al momento che si vive e al le perché aperto alle novità, alla meraviglia di
bambino a cui si presenta. Si è legati all’esterno, fronte alla crescita dei bambini, alla gioia di
perché ci si sforza di ricordare con precisione fronte alle loro scoperte.
come si deve presentare il materiale e si è atten-   Ma si rischia anche di cadere nell’altro op-
ti a non debordare dalle indicazioni ricevute. Ci posto e di intendere male il senso della parola
si può forse chiedere se il principio che guida la attivo. Quando osservo, il mio spirito è attivo!
presentazione del lavoro al bambino non deb- L’osservazione non è una cosa passiva, anzi: è
ba essere anche valido per l’adulto. Sappiamo alla radice del nostro lavoro. Sappiamo che dob-
che quando presentiamo un lavoro non voglia- biamo osservare con molta cura perché sappia-
mo provocare una mera imitazione dei nostri mo che c’è qualche cosa da osservare.
movimenti da parte del bambino, ma vogliamo   A diverse riprese la Montessori parlò della
lasciare una traccia nella sua mente senza di- necessità che l’educatore sia mosso da una fede,
sturbare l’impulso creatore che cresce in lui. Le una certezza: che esista qualche cosa da osser-
classi dove domina la rigidità sono spesso quel- vare. È più facile perdere questa convinzione
le dove l’insegnante è trasparente, come se si quando si è entrati in una visione meccanica
sentisse in dovere di sparire, trasformandosi in dell’uso del materiale. È come un circolo vizio-
presentatore disincarnato di materiali che sono so: più sono convinto che tutto dipende della
usati come una cosa meccanica, dimenticando- mia esattezza nello svolgere la presentazione
si che il materiale è solo un mezzo. in modo preciso, più cresce in me la convin-
  Se il dovere di riprodurre con esattezza le zione che tutto dipende da me, quindi faccio il
istruzione ricevute spiega l’irrigidimento di più grande numero di presentazioni, che in un
alcuni, spiega anche il fatto che così il mezzo, primo momento mi possono dare una grande
cioé il materiale, si trasforma in fine. In altre soddisfazione. Però prima o poi mi dovrò ren-
parole, l’importanza esagerata che si attribu- dere conto che rischio di diventare un ostacolo,
isce al materiale diventa un ingombro che in- che la mia azione tende a sostituire quella del
vece di avvicinare all’obbiettivo, lo allontana. bambino.
Là dove l’insegnante è tutto dedicato alla tec-   L’adulto deve essere un rivelatore di talenti,
nica, mi sembra più difficile che ci sia uno spi- ma per questo bisogna che vi sia la distanza: per
rito sereno, propizio allo sbocciare dell’attività osservare devo fermarmi sulla soglia e lasciare
spontanea del bambino. Davvero il Metodo può che il bambino faccia fruttificare i suoi talenti.
bloccare lo spirito! Quando Montessori significa È solo così che può emergere la profondità della
solo Metodo, la sua pedagogia si riduce ad una sua personalità. Osservare poi è la condizione
tecnica che deve essere applicata in modo preci- necessaria per meravigliarsi della crescita del
so: perché poi è logico che, se attribuiamo tanta bambino, della scintilla che si accende nei suoi
importanza alla presentazione del materiale, ci occhi perché ha capito una cosa nuova. Lo stu-
aspettiamo che anche l’esecuzione da parte del pore di fronte ai progressi dei bambini mi ri-
bambino sia perfetta. E allora ci siamo allonta- corda che questo è il risultato del loro istinto al
nando dall’obiettivo, abbiamo perso di vista lo lavoro, della spinta che sale in loro, che il lavoro
spirito che deve guidare l’azione dell’educatore. è il risultato del loro impegno.
  Quante volte avranno ripetuto l’esercizio? sbagliare è normale. Il commento di Jacques
Ecco la prova che questo risponde al loro biso- Maritain dopo la sua visita nelle classe della
gno interno, e che non è il frutto diretto della Lubienska, non si basa sui risultati e sui mate-
mia azione. Se non ci si meraviglia più di fronte riali adoperati ma bensì sull’ambiente: mentre
ai progressi dei bambini, è molto più facile di- lavorano si muovono, ma senza agitarsi; divengo-
ventare un tecnico, un semplice presentatore di no così concentrati e assorbiti nel loro compito che
materiali. il visitatore di queste classi silenziose ha l’impres-
  Hèlëne Lubienska si diceva più che convin- sione di un clima monastico.
ta che il valore principale del metodo, la sua   E non si può certo dire che per Maritain il
forza operante, non è tanto nella tecnica usa- sapere non fosse importante!
ta dell’adulto nella presentazione del materia-
le, ma nella speciale attitudine che trasforma Un fraintendimento da evitare
completamente le relazione tra i bambini e lui. Mi sembra però importante evitare un’inter-
Ella illustra questa relazione con l’immagine pretazione completamente errata della cen-
dell’adulto come macinatore di colori e del bam- tralità del bambino. Nel mondo francofono è
bino come artista. Da questa relazione non può comune da alcuni decenni dire che l’insegnante
che sorgere un grande rispetto per il lavoro del deve solo facilitare, e non più insegnare, per ri-
bambino. spettare la spontaneità del bambino.
  Mi sembra opportuno qui ricordare le paro-   Qui mi sembra che la pedagogia Montessori
le di Maria Montessori, che benchè riguardi- può aiutare a precisare alcuni elementi. Sappia-
no l’educazione religiosa mi sembrano valide mo che ella rifiutò sempre di aderire al movi-
per tutta la pratica educativa, perchè ci danno mento dell’Educazione Nuova perché vedeva
un’immagine giusta del posto in cui l’adulto bene la deriva insita in questa corrente: per la-
deve stare: “Lasciate che i bambini vengano a me”. sciare il bambino costruire il sapere che lo inte-
Nella pratica si intende generalmente come “porta- ressa, l’adulto non gioca più alcun ruolo.
temi i bambini.” Ed è ciò che facciamo tutti: guidia-   Nelle classe Montessori, oltre che contenere
mo i bambini, con metodi diversi e anche con molta i bambini, preparare l’ambiente e indirizzare il
buona volontà. loro sforzo, l’insegnante trasmette anche il sa-
  È interessante sottolineare che nel seguito di pere, il patrimonio della nostra cultura.
questo brano è scritto: non impedite loro di veni-   Consideriamo ad esempio la lezione dei tre
re a me, come se fosse ovvio che l’aiuto fornito tempi: è l’insegnante che dà il nome delle cose
dall’adulto può trasformarsi in un ostacolo. ed è giusto che sia così. Il bambino non è lascia-
  Ed ecco sorgere una domanda cruciale: in to da solo a vagare nell’ambiente, per inventare
quanto adulta ho la fiducia necessaria nel bam- e creare il sapere che l’adulto non avrebbe il di-
bino per capire che non sono io che lo devo ritto di insegnargli per non ledere la sua liber-
portare dove lui deve andare? Sono convinta tà né creare alienazione, ma che potrebbe solo
nel più profondo che anche se il bambino non scoprire insieme a lui.
imboccherà la strada che avrei percorso e scelto   Queste sono le idee propagate dall’ideologia
per lui, lui arriverà comunque alla meta, aven- del pèdagogisme in Francia dalla fine degli anni
do sicuramente imparato molte più cose che se ’60. Si è arrivati anche al punto di dire che la
lo avessi portato io? trasmissione è la più grande ingiustizia che vi
  Una tecnica, anche la più efficacie, non baste- sia, perché non rispetta la differenza tra i bam-
rà mai a creare un’ambiente sereno. La qualità bini. Cultura è diventata una parola proibita
dell’ambiente, dello spirito che si sente appena mentre la parola imparare è sostituita da appro-
entrati in una classe Montessori dove è presen- priarsi del sapere.
te uno spirito duttile, nasce soprattutto dalla   Si dà per scontato che i bambini non voglio-
qualità della presenza dell’insegnante, della sua no imparare, si devono quindi trovare trucchet-
autenticità e della sua consapevolezza. ti per motivarli e svegliare il loro interesse. Un
  Che cosa colpisce di più i visitatori di tale esempio: per fare scoprire la lettura ai bambini o
classe? La serenità, l’ambiente che invita al la- ai giovani delle zone di educazione prioritaria, per
voro e alla fiducia nelle proprie capacità, dove anni Philippe Meirieu, formatore di insegnanti,

34 MoMo 4 • Dicembre 2015


chiese loro di non partire mai dai libri, ma dai
libretti di istruzioni del forno o della lavatrice:
sia perché erano utili per loro, sia perché così si
rispetterebbe la loro differenza sociale.
  Solo dopo quindici anni riconobbe di essersi
sbagliato, perché così facendo li si disprezzava
e si faceva loro mancare una cultura essenziale.
  Però nel frattempo innumerevoli studenti
hanno ingrossato le fila del 20% di giovani che
escono della scuola senza sapere né leggere né
scrivere, e in venti anni la proporzione dei giova-
ni in grandissima difficoltà ortografica alla fine
della scuola elementare è passata dal 26% al 46%.
  Possiamo forse dire che è solo colpa dell’or-
tografia francese che è difficile e che si rivela
essere uno strumento di esclusione?
  Anche se ha scritto la prefazione al libro Ma-
ria Montessori. Peut-on apprendre à etre auto-
nome?, Meirieu ha preso di lei solo alcune idee
che gli piacevano di più, come la libera scelta
del lavoro o l’autonomia, ma queste da sole non
riescono a compensare una mancanza di fiducia
nella persona e nella cultura e una visione della
società dove tutto è una lotta.
  Oltre che invitare a visitare una Casa dei
Bambini per vedere quanta voglia di imparare
e di lavorare hanno i bambini, mi sembra an-
che opportuno che il pensiero di Maria Mon-
tessori sia studiato nella sua integralità e che
non si abbia timore del cambiamento che esso
rappresenta, dato che in oltre un secolo ha mo-
strato ottimi risultati. Ma forse più che replica-
re i risultati ottenuti dalle scuole Montessori,
mi sembra importante riscoprire la visione del
bambino di Maria Montessori: questi è per lei
più che un insieme di competenze. Il fatto che
sia presa in considerazione la globalità della
personalità umana e che non sia tralasciata
l’opzione per lo spirito mi sembra una priorità
da riscoprire.
  E anche se l’educazione non impedisce all’uo-
mo di essere disumano, non educarlo, cioé non
farlo partecipare alla sua eredità che è la nostra
cultura e non guardarlo nella sua totalità, gli
può impedire di essere umano.
Standard per l’educazione sessuale in Europa:
un’analisi critica alla luce del pensiero
montessoriano, dalla parte dei minori
Elvira Lozupone  Docente di Pedagogia sociale, Dip. Scienze e Tecnologie della Formazione,
Università Tor Vergata, Roma

L’educazione alla sessualità è da sempre ter- ologie che intendono snaturarne la sostanza e
reno di scontro politico e ideologico; ancora la peculiarità di essere in divenire.
oggi essa non cessa di provocare il più acceso   Intento del mio intervento è mostrare come
dibattito, una storia infinita che non accenna a in questo momento storico si pongono le fon-
concludersi. Anche sulla corporeità si giocano damenta per una educazione alla sessualità
grandi battaglie, tra valorizzazione e perdita di non del tutto rispettosa della fragilità dello
significati; si assiste ad una ricerca tesa a rende- sviluppo infantile, che va invece seguito con la
re l’intimità di dominio pubblico come mostra presenza delicata e discreta di un adulto osser-
certa real tv che zoomma impietosamente su vatore che sappia quando e come intervenire,
relazioni e affetti, o come mostrano certe forme consapevole di ciò che è naturale sviluppo del
artistiche che lavorano direttamente su corpi bambino e cosa invece sia frutto di proiezioni
inanimati con esiti scandalosi, di cui si è occu- improprie dell’adulto sul bambino, come inse-
pata anche la cronaca. L’infanzia costituisce un gna Montessori: L’adulto deve occuparsi della sua
terreno su cui si giocano grandi battaglie: un’e- conversione. Questo può essere considerato come
tà della vita cui si guarda come oggetto di mar- puro fatto morale, invece no (…) lei (la maestra,
keting, quando si vuol far presa sull’emotività, ndr) non può plasmare il bambino; deve rispettar-
considerata una risorsa che può migliorare la ne i tempi evitando di proiettare sul bambino i suoi
condizione economica della famiglia: campion- vizi. (M. Montessori, L’adulto educatore, Vita
cini di calcio, di canto, di danza, concorsi di bel- dell’infanzia, 13, 1964, n. 10, p. 21-23)
lezza, dove la freschezza di un volto infantile,   Questa affermazione risponde a precisi crite-
valorizzata da un make up sapiente, nasconde ri psicologici: niente più del bambino, e dell’a-
l’infanzia per mostrare solo la bellezza. dolescente tende a fungere da specchio, anche
  Ancora una volta il bambino rischia di per- sulle modalità educative ricevute; ma compor-
dere il suo ruolo centrale nell’educazione per tarsi conformemente a quanto lo specchio sug-
diventare semplice strumento a servizio di ide- gerisce è una operazione inappropriata.

36 MoMo 4 • Dicembre 2015


  Per entrare in relazione con il bambino e con educativo possibilmente più positivo che nega-
il rispetto che questa piccola persona merita, tivo, slegato dall’informativa sui rischi sottesi
bisogna riconciliarsi con la propria storia, pu- ad un esercizio non consapevole della propria
rificare la memoria; solo così è possibile evita- sessualità, come IST e gravidanze indesiderate.
re di proiettare i propri vizi sul bambino. Ma,   Osserva il documento:
insegna Montessori, il bambino e la sua educa-   Nell’Europa occidentale la sessualità che af-
zione è un fatto sociale e allora si potrebbe dire fiora e si sviluppa durante l’adolescenza non è
che esiste una seria possibilità che sia la società sentita principalmente come un problema o un
educante a proiettare i suoi vizi sul bambino. pericolo, bensì come una preziosa fonte di arric-
  Ciò rappresenta attualmente un grave ri- chimento per la persona. Queste premesse ini-
schio, che si intravede dall’analisi del docu- ziali, in parte condivisibili, non sembrano però
mento stilato nel 2010 da BZgA (agenzia tede- trovare adeguato sviluppo nel documento che
sca di studi e ricerche su temi legati a salute e presenta criticità metodologiche e di contenuto.
sessualità) con il patrocinio della sezione euro-   Dal punto di vista metodologico si rilevano i
pea di OMS. Il poco tempo a disposizione non seguenti limiti:
rende possibile una esposizione dettagliata dei   • un’impostazione epistemologica che non
suoi contenuti. (Ufficio Regionale per l’Europa tiene conto della complessità del tema;
dell’OMS e BZgA, Standard per l’Educazione   • l’approccio è eccessivamente ottimistico e
Sessuale in Europa. Quadro di riferimento per si rileva una mancanza di approfondimento su
responsabili delle politiche, autorità scolastiche influenze e rischi legati alla globalizzazione del-
e sanitarie, specialisti, Colonia 2010, Edizione le informazioni (tramite social network in par-
italiana promossa e finanziata dalla Federazio- ticolare) sullo sviluppo e la privacy di ragazze e
ne Italiana di Sessuologia Scientifica. Curatore ragazzi;
e revisore scientifico: Piero Stettini, Traduzio-   • si enfatizza il concetto di piacere cioè della
ne di: Laura Barnaba) pura sensualità (che deriva da quello che si fa)
  Lo standard tratta della necessità di affian- in un’ottica soggettivistica, rispetto a quello di
care ad un’educazione alla sessualità a carattere benessere (che deriva da come ci si sente) che è
informale (che avviene in famiglia, tra pari e categoria che comprende la relazione ed è più
dai media) una di carattere formale all’inter- ampia della sensualità;
no della scuola, obbligatoria e con l’ausilio di   • dal punto di vista didattico: si enfatizza l’a-
esperti esterni. Si fa riferimento ad un concetto spetto informativo (oggetto di verifica obbliga-
di cittadinanza intima che si basa sul reciproco toria nella scuola) rispetto a quello formativo;
consenso e rispetto negli scambi sessuali. Vie-   • si privilegia il principio dell’età rispetto al
ne tracciata una griglia di temi da affrontare in principio dello sviluppo;
un curriculum obbligatorio di educazione alla   • si opta per l’omogeneizzazione didattica ri-
sessualità secondo diverse fasce di età: da 0 a 4 spetto alla personalizzazione.
anni, da 15 a 18.   L’educazione alla sessualità è tema che sfug-
  Alcuni temi vengono distinti come necessa- ge ad ogni semplificazione perché deve neces-
ri e altri di approfondimento. Per giustificare sariamente tener conto di una pluralità di di-
la scelta dei temi, vengono riportate in modo mensioni: tutto ciò che concerne mascolinità e
sintetico rassegne di studi europei sulle tappe femminilità in senso ampio e comprensivo: au-
dello sviluppo psicosessuale. Gli studiosi enfa- tostima, senso della dignità personale, rispet-
tizzano la necessità di anticipare nella forma- to, responsabilità, valorizzazione del pudore
zione le tappe successive di sviluppo affinché come custodia di sé, cura di sé, relazioni di ami-
bambini e bambine siano preparati a conoscere cizia tra pari, affettività e coinvolgimento emo-
gli eventi fisiologici della fase successiva. tivo-affettivo, atteggiamenti, coordinamento e
  Il documento tende a concepire l’educazio- consapevolezza dell’intreccio somato-psichico
ne alla sessualità in un’ottica ricorsiva, fino e del legame esistente tra aspetti cognitivi ed
alla maggiore età, attraverso approfondimenti emotivo-affettivi, condotte, igiene, prevenzio-
legati alle esigenze delle diverse fasi di svilup- ne di IST, informazioni su anatomia e fisiologia
po; viene data grande importanza ad approccio e molto altro.
  Questi temi vanno inquadrati in una via pul-   1. Nessun fanciullo sarà oggetto di interferenze
chritudinis che riguarda la meravigliosa inte- arbitrarie o illegali nella sua vita privata, nella sua
razione maschile-femminile come unidualità: famiglia, nel suo domicilio o nella sua corrispon-
ricerca di integrazione come armonia e comu- denza, e neppure di affronti illegali al suo onore e
nione; lotta agli stereotipi, non come decostru- alla sua reputazione.
zione, ma come affermazione dell’inviolabilità e   2. Il fanciullo ha diritto alla protezione della leg-
del rispetto di ogni persona, soprattutto e ogni- ge contro tali interferenze o tali affronti.
qualvolta si traducano in sopraffazione; educa-   Infine il citato articolo 19 che, risulterebbe
zione alla mascolinità (di cui sembra esserci oggi relativo all’abuso sessuale, recita, nel primo
particolare bisogno): di questa ampiezza e pro- comma di voler tutelare il fanciullo contro ogni
fondità di temi la sensualità costituisce soltan- forma di violenza, di oltraggio o di brutalità fisiche
to una delle sfaccettature, non più importante o mentali, di abbandono o di negligenza, di mal-
delle altre. È necessario un breve approfondi- trattamenti o di sfruttamento, compresa la violen-
mento sul tema dei diritti che, trattato all’in- za sessuale.
terno del documento, chiama direttamente in   Il documento OMS ha trovato attuazione
causa il contributo montessoriano e l’aspetto in progetti e soluzioni didattiche che vanno in
dell’educazione infantile come fatto sociale. collisione diretta con quanto proclamato dalla
  Il gruppo di studio invoca la Convenzione sui Dichiarazione e questo diviene eclatante nel
diritti dell’infanzia (United Nations, 1989) per momento in cui sono i bambini stessi a vivere
giustificare il diritto all’informazione e alla sal- fisicamente il disagio per l’ esposizione a stimoli
vaguardia dalle violenze: inappropriati. (Germania, a lezione di gender:
  La Convenzione afferma chiaramente il dirit- bimbi svengono a scuola. E chi protesta va in
to alla libertà di espressione e il diritto di ricercare, carcere www.ilgiornale.it/news/mondo/germa-
ricevere e divulgare informazioni e idee di ogni na- nia-lezione-gender-bimbi-svengono-scuola-e-chi-
tura. (Articolo 13) protesta-1067842.html)
  Quanto riportato nel documento è estrema-   Non è possibile non inquadrare questi ten-
mente sintetico. È necessario invece riferirsi al tativi educativi con una strategia più generale
testo integrale per avere una visione più com- che tende a decostruire l’idea della famiglia tra-
pleta dei temi trattati. dizionale (quella di Nazareth, per intenderci),
  La lettura completa dell’articolo 13 in com- come cellula fondativa della società a fronte di
binato con articoli precedenti e successivi, mo- temi molto attuali e complessi, facilmente stru-
stra qualcosa di diverso: il bambino è sogget- mentalizzabili, in cui sono coinvolte storie tal-
to attivo nella scelta delle informazioni che lo volta dolorose e destini di molte persone.
riguardano, nel senso che il bambino non può   Il tema della sessualità rientra nei compiti di
essere esposto forzatamente a stimoli e infor- sviluppo del bambino: è certamente necessario
mazioni che non gradisce. che i bambini siano informati su questo tema e
  L’ articolo 13 tende a salvaguardare il bambi- su altri ad esso collegati; dobbiamo però chie-
no e, in linea generale, la moralità pubblica. derci in che modo sia opportuno operare con
  L’art. 14, armonicamente, collega la frui- l’infanzia in vista dello sviluppo successivo.
zione dei diritti del bambino al suo diritto di   Fin dal 1908 anno in cui compare La morale
professare una religione e quindi al rispetto di sessuale nell’educazione (M. Montessori, La mo-
essa nel fornire le informazioni; questo avvie- rale sessuale nell’Educazione, Consiglio Naziona-
ne congiuntamente alla sorveglianza amorosa le delle Donne italiane, Atti del I° Congresso na-
di genitori ed educatori che tuteli il diritto del zionale delle donne italiane, 24.30 aprile 1908,
bambino ad essere guidato secondo lo sviluppo Roma, stabilimento tipografico della Società
delle sue capacità. Editrice Nazionale, 1912, pp. 272-281) Montes-
  L’art. 16 prevede la tutela del bambino rispet- sori anticipa la continuità di un’educazione ai
to ad interferenze arbitrarie nel suo privato ele- principi riproduttivi, che coinvolge la madre e
mento questo che fornisce interessanti spunti figlio, coadiuvata dalla scuola, e afferma la ne-
critici rispetto a quanto riportato dal gruppo di cessità di un principio di non contraddizione
studiosi europei; esso recita infatti: etica che impedisce alla donna educatrice (e per

38 MoMo 4 • Dicembre 2015


esteso alla società e al bambino ormai adulto)   Va restituita alla famiglia, coadiuvata dalla
di tollerare la schiavitù, ma poi assiste indiffe- scuola, ogni priorità nell’insegnamento dell’ar-
rente quando il giovane ricorre ai servizi di una monia tra dato ontologico e dato biologico, del-
donna resa schiava. la bellezza insita nella differenza su cui, è bene
  È nei confronti della strumentalizzazione ricordarlo, la scuola italiana lavora da almeno
dell’infanzia, cui anche oggi si assiste, che Mon- quarant’anni in un’ottica interculturale e di in-
tessori mostra il suo sdegno: ancora oggi le sue tegrazione dei disabili; nel riaffermare una an-
parole non lasciano indifferenti. Si pensi alla tropologia che operi a favore di identità salde
condizione dell’infanzia in America Latina e in nell’apprezzamento della propria complessità,
Europa, quando nei contesti scolastici i bambini delle contraddizioni intime, in grado di soprav-
sono esposti a contenuti educativi inappropriati. vivere ad una crescita esperienziale, che pas-
  Non possiamo restare indifferenti al fatto sa anche attraverso la risoluzione di conflitti,
che, tramite ciò che Papa Francesco denuncia orientate verso l’accettazione delicata e rispet-
come sperimentazione educativa (Discorso del tosa di ogni diversità.
Santo Padre Francesco alla delegazione dell’uf-   In una parola la restituzione ad ogni indivi-
ficio internazionale cattolico dell’infanzia BICE duo della dignità e del senso di cui è portatore.
Venerdì, 11 aprile 2014) si voglia pervenire ad
un nuovo assetto sociale globale.
  Ma in quale modo? Montessori ci fornisce la
risposta: (Il bambino) si convince facilmente d’a-
vere il difetto di cui l’adulto lo accusa. Noi troviamo
che il bambino si accusa sempre di aver provocato
la rabbia nel maestro o nella madre. (M. Montes-
sori, L’adulto educatore, Vita dell’infanzia, 13,
1964, n. 10, p. 21-23)
  Cioè attraverso un processo educativo che
mira trasmettere nuovi contenuti antropolo-
gici che fanno leva sull’adesione spontanea del
bambino a quanto proposto dall’adulto educa-
tore, su di sé, sugli altri, sul mondo.
  Nell’introduzione a Il bambino in famiglia
chiarisce: Quasi tutta l’azione cosiddetta educa-
tiva è pervasa dal concetto di provocare un adat-
tamento diretto e perciò violento del bambino al
mondo adulto: adattamento basato sopra una sot-
tomissione discutibile ed una obbedienza illimita-
ta e che conduce alla negazione della personalità
infantile. (M. Montessori, Il bambino in famiglia,
Milano, Garzanti, p. 9)
  L’infanzia è stata considerata da Maria Mon-
tessori, e permane, come questione sociale che
non ha limiti di casta, né di razza, né di nazione.
  C’è ancora oggi, suggerisce Montessori, una
pagina da riscrivere nella storia dell’umanità: a
distanza di più di un secolo insegnanti ed edu-
catori si ritrovano a dover riaffermare con forza
la via della bellezza che vuole restituire all’in-
fanzia il suo tempo gioioso del gioco, della sco-
perta del mondo, del corpo e delle relazioni con
gli altri, secondo i naturali ritmi di sviluppo;
nella salvaguardia della sua intimità e dignità.
Dal bambino creativo al bambino cosmico
Franca Pinto Minerva

È nostro interesse comprendere i margini di in- (the wise management of the man-world) thanks
novatività che, pur a distanza di anni, ancora to the intervention of the child, father of man. The
risiedono nella valorizzazione montessoriana awareness of this ethical task leads to a cosmic edu-
del potenziale creativo dell’infanzia. cation that can offer the child a unified view of the
  Tali margini potrebbero infatti orientare l’e- complexity of his own being, in which hands and
ticità della società e della cultura del futuro e thought, mind and heart, static and persistence,
salvare l’umanità (la sapiente gestione della re- intelligence and creativity are interconnected and
lazione uomo-mondo) grazie all’intervento del intertwined. One of the most urgent goal for the
bambino, padre dell’uomo. reconstruction of society is reconstruction of educa-
  La consapevolezza di questo compito etico tion in the environment in which children live.
rinvia a una educazione cosmica in grado di of-
frire al bambino una visione unitaria della com- Il potenziale creativo dell’infanzia
plessità del suo stesso essere, in cui si intercon- Nonostante la consapevolezza dell’inesauribile
nettono e intrecciano mano e pensiero, mente attualità delle sue opere – che continuano in-
e cuore, persistenza e divenire, intelligenza e stancabilmente a offrire preziosi elementi di ri-
creatività. Uno degli obiettivi più urgenti per flessione per chi si occupa di formazione – non
la ricostruzione della società è pertanto la ri- è facile ripercorrere l’esperienza educativa di
costruzione dell’educazione a partire dagli am- Maria Montessori. Non lo è perché i suoi mol-
bienti di vita entro cui praticarla. teplici percorsi di studio e di formazione con-
ducono di volta in volta a ricostruirne il pen-
It is our interest to understand the margins of inno- siero attraverso diversi sguardi interpretativi,
vation that reside in the enhancement of the crea- che ben si conciliano con la complessità del suo
tive potential of childhood by Montessori Method. sapere pedagogico e didattico. Una complessità
These margins may guide ethical principles of the che solitamente viene ricondotta all’appassio-
society and culture of the future and save humanity nata dedizione con cui la stessa Montessori ha

40 MoMo 4 • Dicembre 2015


continuamente ricostruito e revisionato la sua dalla nascita anche se essa rimane per lungo
opera, arricchendola con apporti concettuali tempo celata e protetta dagli sguardi adulti.
sempre più innovativi, ma che forse va rintrac- Tuttavia, le incredibili performance che si pre-
ciata soprattutto nella pluralità dei suoi inte- parano in tale silenzio ci restituiscono la con-
ressi di ricerca e nella poliedricità dei suoi stu- sapevolezza che l’infanzia fa tutto tranne che
di pedagogici, che si sono sempre nutriti delle restare immobile.
contaminazioni con le diverse scienze e con i   Come se il bambino avesse nella sua culla così
diversi ambiti disciplinari in cui la pedagogista tanto da fare e da inventare, così tanto da crea-
si è formata. Fu in particolare l’intima connes- re da non potersi permettere di essere distratto
sione tra studi psicologici e studi psichiatrici, dal mostrare il grande lavoro che realizza gior-
alla base della sua formazione medico-scientifi- no per giorno. E tutto ciò non sarebbe possibile
ca, a sviluppare in lei una passione per il sapere se non si attingesse a quelle straordinarie risor-
antropologico e per la sua utilizzazione nel set- se che riposano nella mente assorbente del bam-
tore della pedagogia degli anormali, che negli bino, meraviglioso dono dell’umanità (Montes-
anni la portò a sviluppare un approccio scien- sori, 1993, p. 88), che gli consente di assorbire
tifico in ambito didattico e a maturare straordi- stimoli semplicemente vivendo nell’ambiente.
narie intuizioni sull’educazione infantile.   Mettere in primo piano la dimensione assor-
  Grazie a questi interessi scientifici la Mon- bente della mente del bambino significa sottoli-
tessori cominciò a dimostrare che la medicina neare come gli apprendimenti di questa partico-
non era sufficiente per migliorare la condizione lare fase della vita siano legati al doppio vincolo
di disagio di una larga fascia di popolazione in- della potenzialità creatrice del bambino, per lo più
fantile e soprattutto che la causa di alcuni di- geneticamente pronta all’uso, e della esposizione
sturbi non poteva essere solo di carattere bio- a un’offerta culturale ricca, diversificata, attiva.
logico, ma andava ricondotta a fattori culturali Fin dalla nascita la mente del bambino è affa-
e all’incapacità dell’ambiente educativo di svi- mata di conoscenze e di esperienze.
luppare il potenziale creativo dell’infanzia, da   Egli assorbe dal mondo tutto quanto si of-
lei considerato una facoltà inerente alla natura fre alla sua attenzione seguendo le leggi natu-
dell’essere umano, una miscela di sensorialità e rali del suo sviluppo. Ciò significa che mentre
sensualità, di logica e fantasia, di ragione e im- subisce il mondo, il bambino al contempo lo
maginazione, di convergenza e divergenza, ca- struttura. Crea, in altre parole, il suo modo di
pacità di avanzare ipotesi e invadere i territori essere nel mondo attraverso la messa in opera
inesplorati dell’inedito e del futuro. di sapienti energie sovrumane, come le chiama la
  La sua sorgente – diceva la Montessori – è Montessori utilizzando un linguaggio metodo-
nel caos fantastico della mente del bambino, che logicamente più suggestivo che descrittivo.
dall’indifferenziato del primo nucleo di energia   Sono queste energie che rendono l’uomo
vitale, attraverso sviluppo ed educazione, si di- spontaneamente ricettivo a partire dalla pri-
spiegherà nelle complesse e articolate facoltà della missima infanzia, quando il potenziale creativo
mente, del cuore, dell’immaginario, dell’utopico. È della mente del bambino è in uno stato di ribol-
perciò incomprensibile – come era solita sostene- lente e nebuloso disordine. Un disordine che, a
re – che la meravigliosa forza creatrice del bam- ben guardare, rappresenta la fase aurorale della
bino sia stata per tanto tempo ignorata (Montes- vita, da cui muovono tutte le realizzazioni fu-
sori, 1952, p. 74), non considerando come esso ture dell’essere umano. Questa la base dello svi-
sia la reale, e forse unica, risorsa per affrontare luppo della vita psichica umana.
le criticità e le contraddizioni di un’epoca pove-   Questo, dunque, il segreto dell’infanzia che la
ra di valori, che ha bisogno di nuove etiche per Montessori ha voluto consegnarci, evidenzian-
rimettere al centro l’inviolabilità del soggetto- do in più occasioni lo straordinario funziona-
persona: solo il bambino può aiutare l’umanità a mento della mente infantile: una vera e propria
risolvere una grande quantità di problemi sociali e esplosione in cui il bambino, dopo aver assorbi-
individuali. Il bambino è padre dell’umanità e della to con la sua mente, dal mondo della vita, ma-
civilizzazione. (Ibidem, p. 74) teria, energia, informazione, rielabora il tutto
  La creatività dell’infanzia inizia ad agire sin per riemergere creativamente, mettendo nuo-
vamente a disposizione del cosmo quanto pre- forcazioni (per le differenziazioni e le divergen-
cedentemente assorbito. ze possibili) e di brusche interruzioni (per i vi-
  Non si tratta, dunque, di una creazione ex coli cechi e i fallimenti sempre dietro l’angolo).
nihilo da parte del bambino. Egli ha bisogno de-   Un percorso che, quando misconosciuto e, al
gli elementi base per poter creare. Ha bisogno di limite, finanche negato nella sua complessa cre-
imparare a percepire, discriminare, riprodurre atività, si ripercuoterà in modo indelebile sulla
suoni e forme; di imparare a fare associazioni; futura vita adulta, minando talenti, riducendo
di intuire la danza combinatoria degli elementi opportunità, compromettendo progettualità;
che strutturano i codici, i saperi, le conoscen- al contrario, promuovendo docilità, favorendo
ze, le visioni del mondo. In queste attività, per ubbidienza passiva, divulgando pensiero auto-
mezzo delle quali il bambino si impadronisce ritario e intollerante.
del mondo, si manifesta la dimensione propria   Toccare il bambino vuol dire toccare il punto più
dell’infanzia, racchiusa in quelle zone di confi- sensibile di un tutto, che ha le radici nel più remoto
ne in cui l’esercizio si realizza in forma ludica, passato e si dirige verso l’infinito del futuro. Tocca-
l’assorbimento si declina in espressioni creati- re il bambino vuol dire toccare il punto più delica-
ve, la realtà si rivela nelle forme dell’immagi- to e vitale, dove tutto si può decidere e rinnovare,
nazione, le funzioni cognitive convivono con le dove tutto ridonda di vita, in cui si trovano chiusi i
funzioni espressive. segreti dell’anima, perché ivi si elabora l’educazio-
  Per questo motivo le azioni del bambino ne dell’uomo. (Montessori, 1989, p. XIII)
vanno lette nell’ottica di quel principio cosmi-   All’adulto spetta dunque il dovere di con-
co grazie al quale il suo mondo si trasforma e sentire al bambino di abitare la complessità e
si rinnova attraverso un cammino di continua di coglierne i versanti più creativi e costruttivi,
metamorfosi. Quella che l’infanzia ci rinvia è accanto alla considerazione di quelli più omo-
un’idea di mondo ludico, amorevole e solidale, loganti e distruttivi. È la possibilità di avere e
in cui non vi sono scissioni e separazioni e in di fare esperienza della complessità della rete
cui gli opposti riescono a comunicare nell’ottica che sottende l’intero cosmo a rendere gli stes-
di una realtà utopicamente liberata da limiti e si bambini cosmici. E questo nella misura in cui
vincoli che opprimono le manifestazioni della essi stessi evolvono competenze di cura per la
creatività umana. natura e per l’ambiente di vita, e dunque anche
per se stessi e per la differenza, che nel suo es-
Sensibilità cosmica e solidarietà umana sergli accanto si costituisce come alterità; li co-
È nostro interesse comprendere i margini di in- stituisce come identità.
novatività che, pur a distanza di anni, ancora   Educare il padre dell’uomo al rispetto della
risiedono in tale concezione, margini che po- complessità, alla consapevolezza sistemica del-
trebbero essere in grado di orientare, se non di la relazione uomo-natura, alla gestione delle
decidere, della eticità stessa della società e del- tensioni riorganizzative della triade cultura-
la cultura del prossimo futuro, che potrebbero storia-natura significa promuoverne tout court
salvare l’umanità dell’uomo (la sapiente gestio- il passaggio da esso (il bambino) al suo figlio
ne della relazione uomo-mondo) grazie all’in- (l’uomo).
tervento del bambino padre dell’uomo, come lo   Ecco dunque che il nostro primo maestro sarà
definisce la stessa Montessori. il bambino stesso, o meglio lo slancio vitale con le
  In quanto pedagogisti abbiamo la responsa- leggi cosmiche che lo conducono inconsciamente:
bilità di proteggere la natura plastica e nebulo- non ciò che noi chiamiamo “la volontà del bambi-
sa dell’infanzia perché, finché dura, il bambino no”, ma il misterioso volere che dirige la sua forma-
stesso scopra naturalmente e gradualmente zione. (Montessori, 1993, p. 24)
le possibilità insite nel proprio patrimonio di   Le caratteristiche proprie dell’infanzia mon-
strumenti sensoriali e relazionali, cognitivi ed tessoriana, dunque, rendono conto dei margini
emotivi, attraverso il percorso della vita, fatto di percorribilità di una azione educativa che, af-
di altalenanti evoluzioni e involuzioni. frontando in primo luogo i problemi della espe-
  Un percorso tortuoso (per le diverse vie utili rienza e della conoscenza della dimensione vi-
a giungere a un analogo risultato), pieno di bi- tale più materica e organica di tutti gli elementi

42 MoMo 4 • Dicembre 2015


della natura, conduca il bambino a dirigersi in e cuore, persistenza e divenire, intelligenza e
autonomia e in progressione crescente verso la creatività.
scoperta, il riconoscimento e la tematizzazio-   Uno degli obiettivi più urgenti per la rico-
ne dei nessi qualificanti i fenomeni naturali in struzione della società è, pertanto, la ricostru-
direzione di una vita qualificata, in una pro- zione dell’educazione a partire dagli ambienti
spettiva che innesta la cultura nella natura e, di vita entro cui praticarla. Di qui l’invito: dia-
contemporaneamente, la natura nella cultura. mo [all’infanzia] una visione dell’intero universo.
  La Montessori rappresenta, dunque, un asse L’universo è una realtà imponente e una risposta
portante per una pedagogia che non è difficile a tutti gli interrogativi. Cominceremo insieme per
riconoscere nel suo esser votata alla riumaniz- questa strada della vita, perché tutte le cose fanno
zazione della relazione io-mondo. Riconoscere parte dell’universo e sono connesse tra loro per for-
la pluralità degli snodi e dei vincoli connettivi mare un tutto unico. (Montessori, 1970b, p. 19)
in fondo significa tener presente proprio quella   Ed è così che il bambino cosmico si pone
rete della vita che tanta pedagogia ecologica an- come sfida formativa in prospettiva utopica di
cora stenta a saper tradurre in formae mentis, un mondo ove la storia del cosmo, delle società
forse perché ignara degli sviluppi di una sensi- e delle culture aprano a un saper vivere pacifica-
bilità ecologica, che già si manifestano a partire to fra tutte le forme di vita.
dalla primissima età. È nel bambino che si ri-
trova, infatti, la via per raggiungere l’unità tra gli
uomini del mondo (Ibidem), perché il bambino
è forza universale, è sorgente di amore e di senti-
menti elevati (Ibidem).
  L’obiettivo, evidentemente, è quello di muo-
vere verso un nuovo umanesimo, un bio-uma-
nesimo che sappia finalmente tener conto non
solo dell’umano, ma della relazione fraterna e
paritaria tra umano e non umano. Ove è chiara
la finalità educativa quando la Montessori dice
che se abbiamo una visione del piano cosmico in
cui ogni forma di vita poggia su movimenti inten-
zionali aventi uno scopo non solo in se stessi, potre- Bibliografia
mo capire e dirigere meglio il lavoro del bambino. AA.VV. (1950). La formazione dell’uomo nella ri-
(Montessori, 2009, p. 148) costruzione mondiale. Atti dell’VIII Congresso
  Tale rinnovato rapporto di cooperazione tra Internazionale Montessori. Roma: Ente Opera
uomo e natura – un rapporto smarrito nell’af- Montessori
fermarsi di una scissione che nella Modernità Montessori, M. (1970a). Educazione per un mon-
ha legittimato ulteriori marginalizzazioni e do nuovo. Milano: Garzanti. (Original work pu-
gerarchizzazioni di una specie sull’altra, di una blished 1946)
cultura sull’altra, di un genere sull’altro – im- Montessori, M. (1970b). Come educare il poten-
plica la consapevolezza che ogni forma di vita ziale umano. Milano: Garzanti. (Original work
è collegata all’altra. Di qui, per la Montessori, published 1947)
un’educazione in grado di rendere operativa Montessori, M. (1989). Il segreto dell’infanzia.
la collaborazione di tutti gli esseri animati e ina- Milano: Garzanti. (Original work published 1936)
nimati (Montessori, 1970a, p. 14) e di rendere Montessori, M. (1992). L’autoeducazione nelle
responsabile l’uomo del suo specifico ruolo nel scuole elementari. Milano: Garzanti. (Original
processo evolutivo cosmico. work published 1916)
  La consapevolezza di questo compito rinvia Montessori, M. (1993). Formazione dell’uomo.
a una educazione cosmica in grado di offrire al Milano: Garzanti. (Original work published 1949)
bambino una visione unitaria della complessità Montessori, M. (2009). La mente del bambino.
del suo stesso essere cosmico, in cui si intercon- Mente assorbente. Milano: Garzanti. (Original
nettono e intrecciano mano e pensiero, mente work published 1949)
Il metodo montessoriano nella Repubblica
Popolare Cinese. Uno studio di caso a Shanghai
Qin Yuan  Dottoranda in Scienze Pedagogiche (XXVIII Ciclo), Dipartimento di Scienze
dell’Educazione, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna

Sono passati 102 anni dall’introduzione dei i Regolamenti di gestione della scuola dell’in-
pensieri pedagogici di Maria Montessori in fanzia promulgati dalla Commissione dell’Edu-
Cina. Durante questo centenario, il percorso cazione Nazionale nel 1989 hanno incoraggiato
della diffusione dei pensieri montessoriani sul gli enti non pubblici a investire sulla prima in-
territorio cinese non è stato lineare. Si posso- fanzia: sono state costruite delle scuole dell’in-
no individuare quattro periodi: l’introduzione fanzia private, in cui sono stati adottati diversi
iniziale (1913–1948), la sua esclusione totale modelli educativi. In questi contesti, il metodo
(1949–1977), il ripensamento (1978–1989) e in- montessoriano risulta essere quello più seguito
fine la sperimentazione sul campo e la sua am- per via della sua scientificità e della sua appa-
pia diffusione in tutta la Cina (dal 1990 a oggi). rente facile applicazione sul campo.
(Questi dati provengono dalla tesi magistrale   b) Nel 2001, il Ministero della Pubblica Istru-
di P. Chen) zione cinese ha emanato la versione sperimen-
  Le proposte pedagogiche che provengono tale del Programma per l’educazione della scuola
dall’estero, per poter essere diffuse e raccolte dell’infanzia, che richiede alle scuole dell’infan-
in un altro paese, devono essere localizzate e zia di predisporre un ambiente sano e prepara-
adattate alla cultura locale. Secondo lo studio- to per i bambini. Nel Programma viene sotto-
so Wang Yaoyou (Y. Y. Wang, Woguo Chuxian lineata l’importanza dell’ambiente come risorsa
Mengtaisuolire De Yuanyin in Shen Zhou, feb- pedagogica, in grado di favorire lo sviluppo in-
braio 2011, p. 110), ci sono almeno tre ragioni fantile qualora gli adulti rispettino i diritti e le
principali per cui Maria Montessori diventa un personalità dei bambini nel predisporlo: tale
fenomeno di moda popolare: sottolineatura ha influito positivamente sulla
  a) la struttura della famiglia, della società e diffusione del metodo montessoriano in Cina.
dell’educazione è molto cambiata con le riforme   c) Si possono trovare delle coerenze tra i pen-
e le aperture degli anni ‘90, che hanno favorito sieri di Maria Montessori e la cultura tradizio-
lo sviluppo economico e sociale. In particolare, nale cinese. Per esempio, anche la tradizione

44 MoMo 4 • Dicembre 2015


cinese attribuisce molto valore all’influenza ri governativi e adottava il metodo educati-
dell’ambiente sullo sviluppo dell’individuo: una vo dell’Unione Sovietica come tutte le scuole
famosa storia racconta che la madre di Mencio, dell’infanzia della Cina costruite negli anni ‘50.
per trovare un ambiente favorevole alla crescita Alcuni principi educativi dell’Unione Sovietica
del figlio, traslocò appositamente per tre volte funzionano ancora oggi nella vita quotidiana
e alla fine scelse la casa vicina a quella di una della scuola: per esempio, i bambini, dopo aver
famiglia intellettuale. giocato nel giardino, se hanno sudato molto,
  Bisogna tener conto dell’adattabilità e del- vengono portati in una sala in cui fanno la doc-
la localizzazione di un metodo educativo che cia per motivi di igiene e salute.
possiede un’altra radice culturale e sociale. Il   In seguito all’intervento di formatori tai-
rischio è quello della cristallizzazione, vale a wanesi affiliati all’American Montessori Society,
dire dell’applicazione non sempre critica dei nel 2000 il Municipio del quartiere di Jing’an
suoi insegnamenti, senza il filtro della riflessio- ha avviato la formazione di alcune insegnan-
ne personale, senza un’attenzione accurata alla ti di questa scuola. Nel 2001 hanno aperto la
contestualizzazione delle scelte educative, sen- prima classe montessoriana in questa scuola e
za la giusta attenzione ai principi a cui la sua dal 2010 tutte le classi si sono adeguate a que-
proposta si ispirava. (B. Q. Borghi, Il metodo e il sto metodo. Le insegnanti sono state invitate
suo labirinto, in “Bambini” dicembre, 2013, p.26) a studiare le teorie e il metodo montessoriani,
  Attualmente, in Cina ci sono parecchie ricer- ma ciò non è risultato facile a causa delle diffe-
che su come debba essere applicato il metodo renti metodologie messe in atto in precedenza.
montessoriano nell’attualità e nella cultura ci-   L’insegnante Wang, che ha la certificazione
nesi in modo tale da valorizzare pienamente le di qualità come l’insegnante Montessori, rac-
teorie e i pensieri pedagogici di Maria Montes- contava che inizialmente le maestre non erano
sori. Quale modalità dovremmo seguire nell’ap- appassionate a questo metodo perché non era-
profittare dell’esperienza degli altri? Gli studiosi no state approfondite le teorie prima di pratica-
cinesi Huo Liyan e Qi Xiaotian ne propongono re il metodo sul campo, perciò facevano fatica a
due: o traiamo vantaggio dagli altri integran- immaginare che bambini così piccoli potessero
do quello che reputiamo essere utile, oppure ci lavorare tranquillamente con i materiali perché
adattiamo totalmente agli altri. (L. Y. Huo, X. T, esse erano abituate ad avere bambini chiacchie-
Qi, Dangqian Wo Guo Jiejian Mengtaisuoli Jiaoyu- roni e impazienti. Nello stesso tempo credeva-
fa De Zhuyao Wuqu, Guanjian Wenti Yu Jiben Si no che anche i bambini si annoiassero a ripete-
Lu, in “Youer Jiaoyu”, nr.2, 2008, p.3) re delle azioni che richiedevano per esempio di
  La scuola dell’infanzia pubblica Weihailu di passare i semi da una ciotolina all’altra.
Shanghai, dopo alcuni anni di prova e speri-   Ma un anno dopo l’applicazione del metodo
mentazione, ha scelto la prima modalità: inte- nelle classi, i cambiamenti assunti nei bambini
grare il metodo montessoriano nel loro approc- hanno convinto le maestre che i bambini pote-
cio educativo locale, in questo caso quello che vano lavorare tranquillamente da soli concen-
viene chiamato Thematic teaching approach. trandosi quando l’ambiente glielo permetteva,
  Sulla base dell’odierna classificazione at- in più questi ultimi imparavano di più con il
tualmente in vigore nella Repubblica Popolare lavoro individuale che con quello tradizionale
Cinese, la scuola dell’infanzia Weihailu è consi- collettivo.
derata una scuola pubblica modello del quartie-   Le insegnanti sperimentavano la differenza:
re di Jing’an, Shanghai. Tale dizione si applica questo metodo permetteva loro di osservare
nella RPC sulla base di valutazioni qualitative ogni bambino per conoscerlo meglio e sulla
periodiche effettuate dall’ufficio Istruzione base dell’osservazione di riflettere sul proprio
municipale. modo d’insegnare per poter sostenere meglio i
  La scuola qui analizzata è stata fondata nel bambini.
1950, un anno dopo la fondazione della Re-   La scuola risulta oggi composta da nove
pubblica Popolare Cinese; è stata una scuola classi di bambini cinesi e due classi di bambini
residenziale fino a sette o otto anni fa. Origi- stranieri. Su ogni classe sono incardinate due
nariamente accoglieva solo i figli di funziona- insegnanti e una collaboratrice.
  Ogni classe è eterogenea, quindi accoglie i   Per esempio, il tema della conoscenza della
bambini di due fasce d’età, vale a dire o i bam- mia città, con i bimbi di tre anni potrebbe es-
bini di tre e quattro anni, o di quattro e cinque sere svolto partendo dalla conoscenza della
anni oppure di tre e cinque anni. Le due inse- scuola dell’infanzia, del quartiere di casa e poi
gnanti sono compresenti nel momento in cui si arriva alla conoscenza della città e del Paese,
c’è l’attività collettiva, nella quale i bambini mentre per i bambini di cinque anni, al contra-
si dividono in due gruppi sulla base dell’età e rio si potrebbe partire dalla conoscenza dell’u-
ogni insegnante ne prende uno. Questa scelta niverso, della galassia per dopo arrivare a co-
proviene dal rispetto della diversità dei tra- noscere i continenti, gli oceani e poi alla fine la
guardi per lo sviluppo della competenza in fun- città in cui abitano.
zione dell’età. Quando si fa lezione collettiva,   Un altro esempio potrebbe anche spiega-
per esempio, per i bambini di cinque anni che re meglio l’integrazione di due metodi, cioè il
si preparano all’entrata alla scuola primaria, tema del compleanno. In genere, quando un
la lezione collettiva dura circa trenta minuti, bimbo compie gli anni, festeggia con tutta la
mentre per quelli di tre anni, dura al massimo classe e l’insegnante racconta come è nato il
quindici minuti. bimbo, qualche volta introduce anche la tema-
  Gestita dal municipio, la scuola dell’infanzia tica dell’amore materno, però capita che due
Weihailu deve anche seguire le indicazioni del bimbi compiano gli anni nello stesso giorno
curricolo di Shanghai, le quali specificano le ma uno è più grande dell’altro. In questo caso,
quattro aree di attività di una giornata-tipo: a) come spiegare che uno è più grande dell’altro?
la routine; b) la motricità; c) l’attività di promo-   L’insegnante Wang si è ispirata al sistema
zione delle competenze; d) i giochi. planetario di cui si parla nel metodo montes-
  Per facilitare e guidare l’organizzazione di- soriano e prepara una stoffa colorata larga che
dattica dell’insegnante della scuola dell’infan- prendono in mano i bambini che stanno in un
zia, la Commissione delle riforme curriculari di cerchio come se fosse un Sole, e chiede a chi
Shanghai ha pubblicato sei volumi di manuale compie gli anni di imitare il girare della Terra
dell’insegnamento. Nel 2002 è stato introdot- intorno al Sole correndo attorno al cerchio for-
to, qui come in tutte le istituzioni dell’infanzia mato dai compagni. Il numero di giri che deve
shanghaiesi, il Thematic teaching approach: cioè, fare corrisponde all’età compiuta.
sulla base degli interessi e dell’esperienze quo-   Nelle classi di questa scuola dell’infanzia
tidiane dei bambini, tante aree del curricolo alcuni materiali montessoriani sono diversi
sono connesse insieme e integrate attorno a un da quelli presenti in una scuola dell’infanzia
tema. Per esempio, nella versione di prova del montessoriana italiana oppure americana. La
manuale dell’insegnamento che riguarda l’area diversità è dovuta al fatto che i materiali sono
delle attività di promozione delle competenze stati adattati alla cultura del Paese, il che è ne-
dei bambini, al tema “Sono cinese” sono colle- cessario, però questo non deve far sì che venga-
gati altri temi: conoscere Pechino come capitale no trascurate la sua scientificità e le sue teorie
della Cina, conoscere la Festa Nazionale, viag- filosofiche, altrimenti non potrebbe più essere
giare per conoscere i diversi luoghi della Cina e chiamato metodo montessoriano oppure a indi-
conoscere i costumi e le feste tradizionali cine- rizzo di Maria Montessori.
si, ecc. Come se fosse un albero con tanti rami,
ogni ramo dell’albero rappresenta un aspetto
diverso della cultura e della vita cinese.
  Secondo l’insegnante Wang, il metodo mon-
tessoriano potrebbe essere integrato nel The-
matic teaching approach, mettendo insieme il
valore che esso attribuisce alla conoscenza che
proviene dalla vita quotidiana e le raccolte di
esperienze frammentarie, con la costruzione
delle conoscenze sistematiche valorizzata dal
metodo montessoriano.

46 MoMo 4 • Dicembre 2015


Um olhar pós-contemporâneo à educação infantil
Montessori no brasil
Talita de Almeida  Pedagoga – ABEM Associação Brasileira da Educação Montessori

O Método Montessori chega ao Brasil de for- criada, no Rio de Janeiro, a ABEM - Associação
mas diferentes há mais de 50 anos, criando Brasileira de Educação Montessoriana- presidida
duas linhas de metodologia: Lubienska, si- por Talita de Almeida, visando concretizar e ex-
stematizada por Lubienska de Lenval, aluna pandir os ideais e a prática de Maria Montessori
francesa de Maria Montesssori, e Montessori, neste país tão pleno de diversidades culturais.
implementada por Piper de Lourenço Borges e   Neste longo período, cursos foram criados
outras duas brasileiras que frequentaram o últi- para dar fundamento às práticas pedagógicas
mo curso realizado pela Dra. Maria Montessori das escolas, que, pouco a pouco, se dissemi-
em Perugia, em 1950. navam pelo país. O foco foi quase sempre na
  A metodologia Lubienska foi disseminada Educação Infantil, de 3 a 6 anos, com excelentes
e adotada em todo o Brasil, majoritariamente resultados. Hoje, o foco ampliou-se, incluindo
por escolas católicas, a partir de São Paulo. o Nido, completando assim o primeiro plano de
  A metodologia Montessori, inicialmente, desenvolvimento e reiniciando a primeira fase
foi praticada no Rio de Janeiro, na Escola Ex- do Ensino Fundamental I (séries iniciais– 6 a 9
perimental Montessori, criada por Piper Bor- anos), já vivenciada por muitos anos no Colégio
ges, que a instituiu em 1950 e presidiu a AMB Constructor Sui – Campus Internacional Mon-
– Associação Montessori do Brasil, primeira as- tessori – que a estendeu até os 15 anos (Funda-
sociação de educadores montessorianos legal- mental II, séries finais), mesmo dentro de seu
mente constituída no Brasil. Devido a uma gra- Projeto de Inclusão. Outras experiências foram
ve doença da presidente, a AMB teve sua ação realizadas no Colégio Santa Úrsula do Rio de
paralisada e finalmente encerrada, assim como Janeiro e também no Colégio Maria Montesso-
a pequena escola. ri de Campo Grande, Mato Grosso do Sul, que
  Como Mario M. Montessori desejava que o permanece com Laboratórios e ensino o mais
Brasil e a América Latina tivessem um desem- personalizado possível. O Colégio Santa Úrsula
penho próximo às raízes italianas, em 1974, foi de Ribeirão Preto/SP, recria seus ambientes do
nido à 5ª série, visando uma escola de referência turais. Assim, as capacitações vão atendendo às
no Brasil. O mesmo acontece com muitas das necessidades de cada região, evitando grandes
escolas já reconhecidas e as novas que pouco a deslocamentos.
pouco vão surgindo, sempre buscando imple-   Foram realizados, nesses últimos três anos,
mentar e vivenciar o padrão montessori. pela ABEM, Associação Montessori da Bahia
  Em nível de Brasil, a perspectiva de oferecer integradas a instituições de nível superior, cur-
Educação Montessori de 12 a 15 anos pode vir a sos de pós-graduação Montessori, já com in-
ser uma realidade em um futuro breve devido scrições abertas para 2015.
ao interesse das escolas em dar coerência, con-   Em 2003, durante 3º Encontro de Líderes
tinuidade, a seus projetos político-pedagógicos Latinoamericanos e desejando criar laços in-
e usufruir dos resultados concretos apresenta- stitucionais mais profundos, Pietro De Sanctis,
dos pelos alunos após o longo percurso escolar: presidente da ONM- Opera Nazionale Mon-
conhecimento prático e criativo, idoneidade, tessori, de Roma e representantes oficiais de
responsabilidade, respeito por si mesmo e pe- Chiaravalle e Monte San Vito, inauguraram
los demais, entre outras qualidades humanas, uma classe modelo numa escola pública de São
mesmo superando dificuldades. Gonçalo, região pobre do Estado do Rio de Ja-
  A primeira grande colaboração latino-ameri- neiro – CIEP Zuzu Angel. A classe, montada
cana deu-se com a vinda ao Brasil de Aida Lar- pela ABEM, a Creche Escola Smirna e a Escola
raguibel di Parodi, que presidiu os Congressos PETRA, em convênio com o CIEP, funcionou
brasileiros de 1974 e 1983, trazendo-nos sua ex- durante quatro anos com total êxito. Hoje, exi-
periência de vida junto a Maria Montessori, in- stem duas experiências marcantes no campo da
clusive tendo colaborado com os Montessori em educação pública no Brasil: a primeira, realiza-
seu exílio na Índia, durante a 2ª Guerra Mun- da por Adriana Lessa Dias , pós-graduada, que
dial. Presentes aos Congressos de 1983 e 1984, mantém duas classes montessorianas numa
Lidia Celi Panzerani e Luciano Mazzetti da Itália escola pública na cidade de Capão da Canoa,
trouxeram maior fundamentação e vigor ao mo- no Rio Grande do Sul, apoiada pela direção e
vimento que, nesta época, já envolvia todo o pelos próprios pais da escola, fazendo com que
continente, inclusive outros países da América todos admirem a harmonia e fluidez que ocor-
do Sul. Phil Gang, dos Estados Unidos, também re naquele ambiente, tão integrado ao restante
trouxe sua contribuição inovadora à Educação da escola. A segunda, é vivida em escolas vin-
Cósmica, assim como Olga Dantus do México. culadas à Prefeitura de Camaquã, também no
  Os contatos com Carolina Gomez del Vale, Rio Grande do Sul, que atende a cerca de 800
Elena Young e Ellinor Barentim, do Chile; Ali- crianças de 1 a 5 anos, com 60 profissionais en-
cia Renton, Celma Perry e Betsy Coe, dos Esta- volvidos e mais de 150 capacitados num trabal-
dos Unidos; Marcela Hio, da Costa Rica; Olga ho também inovador e exemplar para a realida-
Dantus, do México e o Consejo Interamericano de brasileira.
Montessori (ex Comitê Hispano Montessori)   E como será a herança de Maria Montessori
deram grande apoio e mesmo impulso às ini- para o século XXI, já iniciado, com tantos con-
ciativas brasileiras, hoje estruturadas em três flitos mundiais e tanta perda de valores morais,
vertentes metodológicas: Montessori italiano, éticos, humanos? Como viver o Montessori ne-
Montessori norte americano e Lubienska de ste Brasil continental, de múltiplas culturas e
Lenval, responsáveis, atualmente, por cinco di- imensas diferenças sociais?
ferentes instituições de capacitação de profes-   O foco é de cada vez mais aproximar as esco-
sores (ABEM, Centro de Estudos Montessori e las montessorianas, de pequeno, médio ou
Centro de Treinamento Montessori do Rio de grande porte, entre si, para que se fortaleçam
Janeiro, o de São Paulo, Colégio Menino Jesus na própria essência da filosofia e dos princípios
de Santa Catarina,). científicos que Maria Montessori deixou como
  A Associação Montessori da Bahia integra, legado, pois compreende-se que há uma pro-
hoje, sete escolas, que buscam, em conjun- funda diferença entre ser um técnico mon-
to, uma prática montessoriana pós-contem- tessoriano e um mestre montessoriano. Esta
porânea, utilizando o melhor de suas raízes cul- diferença dá-se a partir da formação inicial do

48 MoMo 4 • Dicembre 2015


profissional de uma escola ou instituição educa- o estímulo externo que mobiliza internamen-
tiva e percebe-se na maneira como ele entende te as estruturas psíquicas, decorrente de uma
a importância da Educação e de como atua no ação sobre o real, gerada por uma automoti-
espaço pedagógico, com sua equipe de trabalho, vação para o conhecer, alimentando a alma e
e de como vai interagir com as famílias que in- impulsionando o desenvolvimento das estrutu-
tegram a comunidade educativa, cujos valores ras lógicas e físicas, de forma mais consciente,
estão interligados à história e à cultura local. autônoma e mobilizadora.
  A Educação Montessori é essencialmen-   Psico significa alento, sopro de vida, alma,
te formativa e não somente conteudista. É a isto é motivar o interesse manifesto do outro.
aprendizagem de como ser melhor, viver mel- Psiquismo significa construção, estruturação
hor e compreender melhor a vida através do das necessidades internas.
conhecimento, da cultura, da arte e da natu-   Didática significa arte de ensinar e de apren-
reza, tanto humana como planetária. der ensinando.
  Para lidar com a natureza humana, isto é,   Psicodidática pode significar apreender e
para compartilhar com o mestre interno, refe- construir aquilo que dá sentido à vida, isto é
rido por Maria Montessori, é necessário que o vivenciar um programa de ensino baseado nas
adulto creia, em primeiro lugar, que também estruturas psíquicas do ser em formação, a par-
possui um mestre interno, para poder crer no tir do desejo de conhecer, da compreensão lógi-
mestre de cada criança e de cada jovem com o ca apreendida, da aplicação prática do conheci-
qual vai experienciar a Educação Montessori. mento e do estímulo à criatividade.
  A alma montessoriana está alinhada à con-   O Ambiente Preparado, quer escolar, social
sciência de uma Educação Cósmica, onde a rede ou familiar, proporciona à criança e ao jovem,
de mestria forma a base desta metodologia. uma visualização e leitura global de um espaço,
Portanto, é necessário ter como espinha dor- que permite observar as relações, das mais sim-
sal da construção do conhecimento a Educação ples às mais complexas, que constituem o mun-
Cósmica onde tempo, espaço, natureza e cultu- do em que se vive.
ra, saídos deste todo conceitual, tecem-se, en-   A ordem cósmica está refletida na ordem
tremeiam-se, intercomplementam-se, sendo a natural do espaço de vida e a ordem no conhe-
base e o todo dos conteúdos, como uma grande cimento, segundo sua complexidade, permite
respiração, fazendo com que a criança e o jovem uma interdisciplinaridade, reforçando ou con-
possam realmente usar o conhecimento prático cretizando o conceito de mundo.
para ler, interpretar, reverenciar a vida, condu-   Uma mente e um corpo ordenados permitem
zir seu desenvolvimento e sua preservação pes- uma normalização e relações intra e interpes-
soal, social, global, visando olhar a si mesmo e soais mais conscientes, além de uma eficácia na
ao outro com cuidado e reverência, pois ambos, prática do conhecimento adquirido.
neste simples olhar, simbolizam toda a huma-   O Material de Desenvolvimento expressa-se
nidade. nos elementos existentes no espaço de vida que
  Assim sendo, todo o percurso pedagógico a criança ou o jovem deve conquistar segundo
montessoriano exige uma profunda reflexão e a maturidade e possibilidades oferecidas no
estabelece a necessidade de uma vida prática ambiente preparado. O Material de Desenvol-
solidária em todos os níveis de desenvolvimen- vimento Montessori, rico em seu design e força
to e evolução de nossas crianças e jovens, aper- simbólica, visando concretizar a prática, per-
feiçoando cada vez mais sua consciência do que mite que o mestre interno ultrapasse o simples
Maria Montessori buscou em seus postulados, conhecimento formal para um despertar de
um conhecimento que pode e deve ser trabalha- percepções mais profundas, de um processo de
do no dia a dia a partir do tripé: educador espe- esquemas mentais e corporais mais complexos,
cializado + ambiente preparado + material de descoberta de talentos e formas de ultrapassar
desenvolvimento. dificuldades; um despertar que abra caminhos
  Maria Montessori sugere a Psicodidáti- para a vida não só naquele momento, mas até
ca como a melhor forma de aprendizagem do para uma futura experiência profissional for-
conhecimento formalizado pelo Homem, pois é mal e não formal.
  Enfim, a Educação e a metodologia Montes- domínio, intercomplementaridade e generalização
sori ultrapassam o momento histórico contem- do conceito!
porâneo para a necessidade, hoje, de ser uma É urgente ter uma real consciência de que as
formação do profissional montessoriano mais crianças e os jovens de hoje têm características di-
consciente da profundidade desta Educação e de ferenciadas, condizentes com a transformação que
sua Pedagogia para oferecer à criança e ao jovem, o Planeta está passando!
que passa pelo processo, uma Educação pós-con- É urgente que circule a energia do conhecimento
temporânea construída na verdade, ou seja uma profundo, mas, principalmente, a de um impulso
Educação que vislumbre as futuras perspectivas de amor universal!
de vida no Planeta Terra e a possibilidade de uma É urgente que sejamos realmente montessorianos
ascensão espiritual da humanidade. e que o Ego não seja o diretor e regente de poder!
  Para isso, torna-se necessário que os cursos É urgente que nos unamos em prol da Paz, da Eco-
de formação e as supervisões das escolas Mon- logia Humana, Social e Ambiental por uma vida
tessorianas voltem seu olhar para a profundi- melhor que ilumine o EU, minimize o EGO, alicerce
dade do que Maria Montessori queria atingir: a maturidade, a lucidez, a coerência, o feeling, o al-
uma ciência humana em constante evolução, truísmo, a vontade de aprender sempre!
um ambiente que leve ao encan-tamento pela
vida, um conteúdo que perpasse passado, pre- A herança de Maria Montessori para o século
sente e futuro, dando sentido a cada indivíduo XXI ainda dependerá da conscientização do
do por que estar vivendo, entendendo cada um adulto de que sua verdadeira missão é a de con-
como ser único e com missão e aprendizagem struir o futuro através da criança, do jovem, e
diferenciadas. que este ser aparentemente tão indefeso pre-
  O Método ou Pedagogia Montessori é hoje re- cisa desse adulto para conhecer e interpretar o
conhecido pelas ciências mais avançadas como mundo que o circunda. Basta que o adulto com-
a forma mais multidimensional de Educação. É preenda bem o seu papel coadjuvante e pro-
necessário, portanto, reler a Dra. Montessori porcione os meios para este longo processo de
sob a nova abrangência das ciências de vanguar- desenvolvimento, principalmente no primeiro
da e compreender que as crianças e jovens que plano, isto é de zero a seis anos. A aprendiza-
estão hoje no planeta são diferenciados e neces- gem não depende de riqueza, mas de sabedoria.
sitam ter espaço para vivenciar a consciência do E o século XXI já iniciado com tantas perspec-
que são e do que lhes cabe realizar. tivas, após 15 anos, nos pergunta: Com esta re-
  O educador do presente não pode ficar no alidade, como realizar a máxima deste período:
passado de sua formação, engessando o Mon- Ajuda-me agir por mim mesmo.
tessori em programas anuais, bimestrais,
diários e fictícios controles, discutindo o óbvio Aprender é um processo de vida!
e não se debruçando para as necessidades que
o Planeta põe diante de nossos olhos, de nos-
sos ouvidos, de nossas realidades, diante do
que a humanidade necessita, diante do que as
crianças e os jovens de hoje estão solicitando
para um possível amanhã.
  Se Maria Montessori pudesse estar aqui
presente hoje, neste encontro, provavelmente
estaria nos dizendo:

É urgente viver o Montessori em sua filosofia e


princípios!
É urgente reestudar a simbologia, o design e a geo-
metria dos materiais montessorianos!
É imprescindível conhecer os objetivos diretos e
indiretos dos materiais de desenvolvimento para

50 MoMo 4 • Dicembre 2015


Educação Infantil e Brincadeiras Tradicionais:
diálogos entre crianças e adultos
Naire Jane Capistrano  NEI/UFRN/Brasil
Denise M. de Carvalho Lopes  NEI/UFRN/Brasil

Desde os primórdios da formalização das práti- as crianças se relacionam com o mundo e o in-
cas de instrução, o brincar está presente. Na ternalizam, sendo uma dimensão fundamental
educação das crianças pequenas, o valor do do desenvolvimento e da educação infantis,
jogo, do brinquedo e do brincar foi delineando- entendimento que permanece nas proposições
se a partir das ideias de Rousseau, Pestalozzi e contemporâneas para a educação de crianças
Fröebel, desenvolvidas entre os séculos XVIII pequenas.
e XIX e retomadas, posteriormente, nas pro-   Atualmente, no Brasil, a brincadeira e as
posições de Decroly e Montessori no início do interações são definidas nos documentos ofi-
século XX. ciais como eixos norteadores de propostas
  Com base numa compreensão de criança pedagógicas de Educação Infantil por serem
como ser diferenciado do adulto, as proposições consideradas como dimensões centrais do de-
montessorianas contribuíram, de modo espe- senvolvimento da criança, concebido como
cial, para a construção de uma compreensão de processo de apropriação-recriação da cultura
educação infantil, cuja proficuidade permane- e sua conversão em modos de funcionamento
ce atual, destacando-se, entre outros aspectos individual (Brasil, 2009).
relevantes, a afirmação da especificidade da   Segundo essa perspectiva, em situações de
criança como sujeito e de suas potencialida- brincadeira a criança interage com as práticas
des - capacidades e interesses; a necessidade de culturais e experimenta ideias, procedimen-
fundamentos científicos à sua educação e à for- tos, emoções e significações – acontecimentos,
mação de seus educadores, responsáveis pelo pessoas e coisas – recria esses significados e
desenvolvimento de práticas pedagógicas com dá-lhes sentidos. Esse processo faz-se através
vistas à autonomia e à liberdade por meio da or- da mediação do Outro – crianças e adultos – e
ganização de espaços, tempos, materiais, ações da linguagem (Vigotski, 2007), compreendida
e relações. Nesse contexto, a ludicidade emerge como atividade com signos, para além, mas,
como característica constitutiva do modo como primordialmente, da linguagem oral.
  A brincadeira consiste em atividade de signi-   A vivência do componente lúdico da cultu-
ficação, modo pelo qual a criança relaciona-se, ra da criança, manifestado, enquanto produto
interage com o mundo e dá sentidos próprios e processo, nos momentos de jogos e de brin-
ao que lhe rodeia e a si mesma, sendo constitu- cadeiras, proporciona alegria, prazer de viver
tiva de seu desenvolvimento e de sua educação. e contribui com o processo de humanização
  Portanto, precisa ocupar um lugar central das crianças, participantes da cultura da socie-
nas práticas educativas, bem como nas re- dade em que vivem (Marcellino, 1997). Nessa
flexões que tematizam tais práticas. abordagem, esse processo de humanização do
  Este trabalho objetiva discutir situações de sujeito humano confunde-se com o processo de
uma prática pedagógica desenvolvidas com um apropriação de cultura.
grupo de crianças de 3 e 4 anos de idade, cujo   Nessas atividades, a criança (re)cria possi-
objetivo era aproximá-las de brincadeiras e brin- bilidades de ação, compreensão e expressão
quedos da tradição popular, compreendendo-os do mundo, à medida que continuamente está
como patrimônio lúdico social, portanto, cul- estabelecendo relações. Brincar/jogar em uma
tura. O contexto da referida prática é o Núcleo instituição educativa é diferente de brincar na
de Educação da Infância/NEI, Colégio de Apli- rua ou em casa, pois o espaço institucional é
cação da Universidade Federal do Rio Grande do constituído para cumprir uma função e é or-
Norte/UFRN, na cidade de Natal, localizada na ganizado para alcançar esse fim. A creche e a
região Nordeste do Brasil. Em nossa discussão, pré-escola configuram espaços compartilhados
buscamos aproximar alguns dos princípios pe- por professores e crianças onde as ações são
dagógicos propostos por Maria Montessori a planejadas e desenvolvidas a fim de propiciar
proposições de L. S. Vygotsky acerca do papel às crianças situações de aprendizagem e desen-
do ensino e do professor como mediadores de volvimento que precisam, ao mesmo tempo,
aprendizagens e desenvolvimento de modos so- reconhecer e afirmar as crianças como sujeitos
ciais de ação, práticas da cultura. capazes de participar e produzir cultura e como
  Segundo Kishimoto (1998, p. 15) o jogo in- aprendentes da cultura.
fantil é considerado tradicional quando assume   Ao propor brincadeiras/jogos às crianças,
características de anonimato, tradicionalidade, em situações culturalmente significativas, a
transmissão oral, conservação, mudança e univer- instituição educativa deve contemplar suas
salidade. características, variações e transformações
  Amado (2013) nos chama atenção para a di- (Amado, 2007), constituindo-as em conteúdos
stinção entre brinquedos tradicionais popula- e práticas escolares. Nesse contexto, a ludi-
res e os tradicionais artesanais. Os primeiros se cidade deve ser considerada por professores
referem às práticas e artefatos produzidos, ao de crianças nos momentos de planejamento,
longo da história, por crianças ou por seus fa- desde a organização das ações/intervenções até
miliares, com matéria prima abundante na re- a avaliação, entendida como dimensões inter-
gião. Já os artesanais correspondem aos produ- relacionadas.
zidos por artesãos com vista à comercialização.   Com base nos estudos de Vygotsky (2000),
  Em nosso trabalho, incluímos os dois grupos podemos afirmar que a inserção da criança nas
de brinquedos tradicionais por entender que práticas sociais do seu meio cultural se dá pela
ambos constituem a cultura tradicional, conhe- dupla mediação – dos signos, as linguagens, e
cimento popular, uma forma de compreender, dos outros sujeitos que significam. Para o au-
explicar, celebrar e transformar o mundo. Por- tor (2000), as funções superiores – tipicamente
tanto, conhecer e vivenciar brincadeiras e brin- humanas – são apropriadas por cada indivíduo
quedos tradicionais são atividades curriculares, por meio do compartilhamento de práticas so-
constituintes de uma rede de re-elaboração de cioculturais. Nesse sentido, em um ambiente
saberes e de produção de sentidos e significa- de Educação Infantil, corroborando com o pro-
dos pertinentes à educação das crianças. posto por Montessori, mesmo reconhecendo
  Na infância, brincar, jogar, dançar, consti- a importância das relações das crianças entre
tuem contextos interativos fundamentais à in- si, o professor assume papel de destaque como
serção das crianças em práticas culturais. mediador principal entre a criança e a cultura,

52 MoMo 4 • Dicembre 2015


sendo sua responsabilidade possibilitar, por questionário com os familiares das crianças, a
meio da organização do ambiente, das ações e respeito de suas vivências lúdicas infantis. À
relações nele vivenciadas, que as crianças usu- medida que os questionários respondidos iam
fruam, criem e recriem a cultura. sendo entregues pelas crianças, no momento
  Nesse processo, é papel do professor, en- da “roda”, as professoras realizavam a leitura e
quanto mediador do processo de apropriação faziam o registro, em um painel afixado na pare-
e re-elaboração da cultura, atuar no sentido de, das brincadeiras descritas pelos pais. A cada
de “estabelecer pontes” entre o social e o indi- dia, “palavras novas” – nomes de brincadeiras
vidual, o individual e o social, entre o real e a – eram acrescentadas ao painel, que era relido
fantasia, a fantasia e o real, entre a criança e e discutido, retomando-se as brincadeiras já
sua própria individualidade. realizadas. A cada dia uma outra era escolhida
  Assim, em relação às brincadeiras, bem como para ser vivenciada-aprendida. As vivências
outras atividades, o professor deixa de ser um seguiam os seguintes passos: conversa inicial
expectador passivo para ser organizador – inte- entre professora e crianças para orientações
rativo – de situações propícias ao brincar. Em correspondentes ao como brincar; realização
algumas situações, um observador atento da da brincadeira; roda final com discussão sobre
atividade; outras vezes, um brincante que assu- as impressões do grupo acerca da brincadeira: o
me papéis ou um parceiro que compartilha das que gostaram, o que não gostaram, o que senti-
ações com gestos, sorrisos, palavras e outras ram etc.; e, ainda, o registro gráfico das vivên-
ações. cias, através de múltiplas formas, tais como:
  Proporcionar às crianças vivências de práti- escrita de textos coletivos, desenhos, colagens
cas da tradição como fenômenos socioculturais e/ou pinturas. Nesse processo, a utilização
consiste em contribuir para a apropriação de orientada-compartilhada de meios simbólicos,
cultura, papel fundamental do contexto edu- tais como gestos, movimentos, expressões vai
cativo e dos educadores. Esse processo se dá sendo, gradativamente, apropriada.
respeitando as características, necessidades e   As brincadeiras foram propostas às crianças
interesses das crianças, considerando as espe- em uma frequência de, aproximadamente, três
cificidades e singularidades das infâncias, mas, vezes por semana e com uma duração média de
igualmente, suas necessidades. Nesse sentido, trinta minutos, em uma área extra-sala (pátio
propicia condições – mediadas – de aprendizado coberto ou descoberto). Nesses momentos, as
e desenvolvimento de liberdade e autonomia, crianças puderam vivenciar, para além de pra-
tal como propunham Montessori e Vygotsky. zer e satisfação, dificuldades pertinentes às
  Para Montessori (1936, p. 276) o papel do pro- regras e procedimentos integrantes das brin-
fessor é criar as condições – mediante organi- cadeiras que implicam, não somente liberdade,
zação de situações – em que as crianças podem mas a submissão, o que, muitas vezes, causa
ser ajudadas a realizar ações e, nesse exercício, também frustração, expectativa e desprazer
apropriar-se de modos de fazer, sendo atendida (Vygotsky, 2000), contribuindo para a elabo-
em sua necessidade: ajuda-me a fazê-lo sozinha. ração de atitudes de espera e respeito.
  Numa perspectiva semelhante, Vygotsky   Nos momentos da roda, encaminhávamos
afirma o papel mediador do professor e do en- uma reflexão sobre o vivenciado, de modo a
sino na criação de zonas de desenvolvimento pro- possibilitar às crianças a seleção, articulação e
ximal, em que a criança é conduzida a realizar, elaboração das experiências e dos sentimentos
com ajuda – orientações, apoio – operações, e sentidos por elas provocados. Essas situações
cujas funções envolvidas não se encontram ain- suscitavam, por sua vez, a elaboração de discur-
da desenvolvidas, mas, podem elaborar-se nes- so oral, acompanhado de gestos e expressões
ses contextos de compartilhamento de ações e que contribuíam para compor o sentido das
significações. palavras dentro do contexto. As crianças prin-
cipiam a elaborar conceitualmente as palavras
A intervenção pedagógica entre as crianças em um processo conduzido pelas outras pesso-
e as brincadeiras as em momentos de interação verbal. (Vygot-
O projeto teve início com a aplicação de um sky, 2000)
  Nessas situações, a brincadeira tornava-se parte de suas referências familiares, reafirman-
objeto de reflexão, de produção de textos en- do a inteireza de sua participação.
tremeados por outros textos – as palavras dos   Por outro lado, é importante evidenciar que
pais, da professora, dos colegas, dos contos, o envolvimento não se esgotava em uma úni-
bem como as próprias referentes a outras expe- ca experimentação de cada brincadeira, pois
riências de brincadeiras vivenciadas. A leitura as crianças precisam de tempo e de reiteração
de lendas, contos e parlendas, bem como sua para vivenciar, organizar, elaborar suas expe-
experimentação como brincadeira, entre outras riências. Como nos lembra Benjamin (1984, p.
atividades, desenvolvidas de modo sistemático 74) a lei fundamental que, antes de todas as regras
e intencional contribuíram de modo significati- e leis particulares, rege a totalidade do mundo do
vo para enriquecer o repertório do imaginário brinquedo: a lei da repetição. Sabemos que para
das crianças, desencadeando várias outras ati- a criança ela é a alma do jogo; que nada alegra-a
vidades simbólicas como o teatro de fantoches, mais do que o ‘mais uma vez’.
a brincadeira de faz de conta, a construção de   A vivência reiterada – e não mecânica – da
esculturas etc. experiência como condição para que ela possa
  Nesse contexto, coube às professoras a tarefa ser apropriada também é ressaltada por Vygot-
de tornar disponível o acervo cultural por meio sky (2000).
de situações lúdicas/pedagógicas organizadas,   Fundada nessas premissas, a prática das pro-
inclusive no que se referia à seleção de mate- fessoras junto com as crianças visou propiciar
riais e à organização do espaço e do tempo das que as brincadeiras indicadas/descritas pelos
crianças na instituição. pais fossem vivenciadas várias vezes por vários
  Com base nos estudos de Vago (1995), essas dias, seja mantendo os elementos originalmen-
situações proporcionaram às crianças viver, te descritos, seja introduzindo mudanças fun-
sentir, enfim, provar e construir sua corporei- dadas nas experiências vivenciadas anterior-
dade, sua capacidade de movimentar-se, de re- mente pela professora, como brincante. Desse
criar movimentos, expressões e significações, modo, além das brincadeiras indicadas pelos
de fruir e usufruir seu corpo e suas múltiplas pais, foram acrescentadas outras que também
linguagens. fazem parte do nosso repertório cultural regio-
  Como afirma Capistrano (2005, p. 108): nas nal, tais como: Escravo de Jó (brincadeira canta-
situações de brincadeira, a criança conhece mais de da), Batata quente (jogo de roda), Peteca (objeto
si e do seu entorno, à medida que age e interage usado para diversão pelos indígenas brasileiros
com o outro, experimenta, emociona-se, expressa- muito antes da chegada dos colonizadores. Para
se, deseja, recria os acontecimentos e os ressigni- sua fabricação, utilizavam tocos de madeira e
fica. Brincando, a criança aprende a representar palhas, amarrados a penas de aves, Oliveira,
algo ou representá-lo, gesticulando, desenhando, 2013), Vai e Vem (brinquedo jogado por duas
cantando, contando histórias, dançando, mode- pessoas que movimentam os braços, fazendo
lando etc. Enfim, por meio da atividade lúdica, afe- com que objeto se movimente de acordo com
to, motricidade, imitação, imaginação, percepção, o ritmo imposto pelos jogadores), e, ainda, a
oralidade e outras funções estão interrelacionadas brincadeira com carros feitos de lata. Algumas
e o brincante se envolve por completo. brincadeiras realizadas envolviam, além do
  No decorrer do desenvolvimento do projeto, brincar, a construção de brinquedos/instru-
observou-se que, como preconiza Wallon (2005) mentos para a ação: carros de lata, peteca, cavalo
em relação à integralidade/não divisibilidade de pau, vai e vem…
das crianças, que, ao mesmo tempo em que se   Ao abordar a temática do brinquedo,
envolviam corporal e simbolicamente nas ati- Brougère (1997) parte da idéia de que todo obje-
vidades, as crianças demonstravam também to é analisado com base em sua função e seu va-
muita ansiedade e expectativa com relação à re- lor simbólico. O autor defende que no caso do
alização das brincadeiras referidas pelos/pelas brinquedo a dimensão simbólica torna-se sua
pais/mães, participando desses momentos com função primeira, ou melhor, a função do brin-
muita satisfação, evidenciando que estas assu- quedo é simbólica, é a brincadeira, a atividade
miam e ganhavam novos sentidos por fazerem lúdica que ele desencadeia/propicia.

54 MoMo 4 • Dicembre 2015


  Tal afirmação nos remete às atividades rela- lenga-lengas, contos e lendas, o grupo realizou
cionadas à brincadeira com o cavalo de pau. ainda uma visita a um centro de artesanato
  Primeiramente, foram construídos junto local para conhecer diferentes brinquedos da
com as crianças com cabos de vassoura. Para a nossa tradição regional.
cabeça, foram distribuídos moldes de cartolina,   Na oportunidade, as crianças observaram e
nos quais as crianças deveriam colocar os de- exploraram vários brinquedos e cada criança
talhes: olhos, boca, orelhas, pelos… escolheu e comprou um, enquanto a profes-
  Mas, considerou-se e observou-se que a sora, junto com outros profissionais da escola
própria confecção dos cavalos já fazia parte que acompanhavam a turma adquiriram alguns
da brincadeira. Feitos os cavalos passava-se a mais significativos para compor o acervo da
brincar passeando em torno da escola. Nesse sala, visando garantir uma amostra da diversi-
momento, percebeu-se que, enquanto outras dade existente.
já galopavam entusiasmadamente, algumas   No dia seguinte ao passeio, na escola, a pro-
crianças precisavam de ajuda para cavalgar fessora fez, junto com o grupo, um registro
(ajuda para fazerem sozinhos) pois, inicialmen- escrito sobre o passeio para “guardar” as in-
te, pegavam os paus-cavalos e ficavam batendo formações. A versão final do texto construído
no chão e/ou nos colegas, indicando que, como coletivamente foi ilustrada com desenhos das
aponta Vygotsky (2000) quanto à atividade crianças.
significativa que o brinquedo/brincar suscita,
é preciso que os objetos sejam ressignificados Passeio ao centro de artesanato potiguar
pela atividade mental da criança – ela precisa Ontem nós fomos ao centro de artesanato potiguar
perceber os objetos não como são no real, mas, no transporte escolar de flávio, motorista que traz
como podem significar mediante a imaginação. vinicius para o nei.
  Ressalta, nesse processo, a necessidade de Nós fomos ao centro de artesanato ver e comprar
mediação (Vygotsky, 2000) que algumas su- brinquedos. vimos muitas coisas legais: mula man-
scitavam para vivenciar a brincadeira: era ne- ca, peteca, mané gostoso, carros, cobras, redes, bo-
cessário ensiná-las a ver os cavalos, a montá-los necas, pião, pipa etc.
e cavalgá-los. Além disso, como aponta o autor, Cada um comprou um brinquedo e as professoras
emerge o papel da imitação, da imaginação, da compraram uma peteca para a nossa sala.
regra: não é possível brincar de cavalo se o pau Nós gostamos muito do passeio.
não é manuseado de determinados modos pro- turma 2
duzidos culturalmente.
  A cena descrita também nos lembra Brougère A compra da peteca despertou o interesse de
(1997, p. 98) quando afirma que a brincadeira todos da turma e foi sugerido que cada criança
pressupõe uma atividade social. Aprende-se a brin- confeccionasse uma para si. A euforia foi geral!
car. O processo de ensino e aprendizagem não   O próximo passo foi discutir as possibilida-
pode perder de vista que a brincadeira [...] é um des de usar diferentes materiais (jornal, meia)
espaço de socialização, de domínio da relação com o e decidir qual deles seria utilizado. A opção foi
outro, de apropriação da cultura, de exercício da de- fazer as petecas com meias e penas de galinha.
cisão e da invenção. Mas, tudo isso ocorre segundo Para tanto, as professoras prepararam, junto
o ritmo da criança, e possui um aspecto aleatório e com as crianças, um bilhete para os pais, solici-
incerto. Não se pode fundamentar, na brincadeira, tando meias velhas, enquanto se responsabili-
um programa pedagógico, preciso. Quem brinca zavam por conseguir as penas.
pode sempre evitar aquilo que lhe desagrada. Se a   Enquanto aguardavam que todas as crianças
liberdade valoriza as aprendizagens adquiridas na trouxessem suas meias, as professoras con-
brincadeira, ela produz, também, uma incerteza taram a história da peteca, sua origem e as
quanto aos resultados […] Não se sabe, com ante- transformações pelas quais tem passado até
cedência, o que se vai encontrar. (Brougère, 1997, as versões mais atuais, industrializadas, numa
p.103-104) perspectiva de contextualizar a brincadeira e
  Como parte do projeto, além das experiên- de ampliar a compreensão das crianças sobre as
cias com jogos, danças, músicas, parlendas, mesmas.
  Construídas as petecas – com ajudas, orien- Criança: “Eu gosto de ser o mato.”
tações e suporte às ações – chegou a hora tão Professora: “Por que você gosta de ser o mato?”
esperada de brincar! E, novamente, após ex- Criança: “Porque é bom!”
plorações diversificadas e livres, as professo- Professora: “O que o mato fazia?”
ras consideraram importante que as crianças Criança: “O mato corria.”
conhecessem os modos convencionais de jogar, Professora: “Então, você gosta de ser mato porque
construídos historicamente pela humanida- o mato corria?”
de. E organizaram uma conversa sobre as re- Criança: “É bom ser mato porque corre.”
gras pertinentes ao jogar peteca. Finalmente,
entregaram-se à brincadeira com as petecas, Nesses instantes, as professoras buscavam con-
muitas vezes e de muitos jeitos. E, novamente, tribuir, tanto para seu processo de conhecimento
passaram à produção de textos – orais e escri- – ampliação de suas significações sobre o mundo
tos – sobre a experiência, ampliando a vivência. físico e social – como também para a elaboração
  É possível considerar que o trabalho siste- de sentidos constitutivos de sua pessoa – suas pre-
matizado com jogos/brincadeiras e brinquedos ferências, seus interesses, seus valores, seus senti-
populares privilegia, de modo particular, as mentos, mediante a linguagem e outros componen-
práticas da Cultura de Movimento. Sua análise tes como os gestos, as expressões, os movimentos
possibilita, no entanto, constatar que a expe- […] que, freqüentemente, se articulam no discurso
rimentação das brincadeiras, sua discussão e humano. (Pino, 2005, p. 166)
seus registros por meio da linguagem oral, do   Da mesma forma que a linguagem oral, os re-
desenho, da escrita, da pintura etc., consiste gistros escritos produzidos coletivamente para
em um diálogo das crianças com a cultura, com sistematizar as informações trazidas para a
o contexto social e na possibilidade de constitu- sala, em forma de texto com ou sem ilustrações,
ição de novos sentidos. Mediadas pelas profes- são considerados momentos de síntese em que
soras, pelo trabalho pedagógico fundamentado as crianças têm oportunidade de estruturar
e sistematizado, puderam exercer – e desen- idéias transformadoras sobre o tema em que-
volver – sua liberdade, sua autonomia e suas stão. Certamente, essa prática contribuiu para
capacidades corporais e simbólicas. O proces- que as crianças pudessem familiarizar-se com a
so de ação-reflexão-ação cria possibilidades de escrita enquanto prática cultural, com funções
compreensão e expressão do mundo e de si me- e modos de funcionamento próprios que preci-
smas como sujeitos. Como afirma Lopes (2011, sam ser conhecidos. As atividades de produção
p. 78) as crianças, ao apropriarem-se das pala- de textos escritos possibilitaram às crianças,
vras, idéias, assim como de movimentos, gestos, de modo diverso e singular, a experimentação
expressões a que têm acesso em seu meio socio- da escrita como linguagem – como modo de
cultural, produzem outras palavras, idéias, movi- dizer com peculiaridades decorrentes de sua
mentos, gestos, expressões. Produzem-se a si me- natureza simbólica e discursiva, cujo domínio
smas. Nas situações vividas aqui comentadas, foi demanda uma série de recursos/procedimentos
possível um intenso encontro com a cultura popu- cognitivo-linguísticos que são apropriados em
lar tradicional, oportunizando uma reorganização situações de experimentação.
das vivências, das leituras, das nossas conversas e,   A análise da prática evidenciou, ainda, a
por conseqüência, a recriação do mundo, produção possibilidade criada nas situações descritas,
de cultura. Tal fato pode ser mais bem observado de diálogo das crianças com a dimensão estéti-
quando, no fragmento abaixo, as crianças falavam ca. Nas atividades ressalta a preocupação das
de suas preferências ao se referir aos papeis assu- professoras com a beleza, com a sensibilidade,
midos durante a brincadeira tradicional “A linda com os sentimentos das crianças, seja nos ge-
Rosa Juvenil. stos, nos movimentos, seja nas palavras, nas
expressões, para além de elementos corporais.
Criança: “Eu gostei mais de ser a linda Rosa porque Como afirma Santin (1994, p. 67): a corporeidade
faz assim…” (fica de pé e começa a dançar) humana deve ir além dos padrões oficiais da biolo-
Professora: “Ah, você gostou mais de cantar a músi- gia, ela precisa considerar a sensibilidade afetiva,
ca e dançar. Eu também gosto muito de dançar!” as emoções, os sentimentos, os impulsos sensíveis,

56 MoMo 4 • Dicembre 2015


o senso estético, etc. Isso não é a corporeidade hu-
mana, mas é aqui e assim que ela se manifesta e
se expressa. São esses os sinais e os elementos que
precisam ser desenvolvidos, isto é, cultivados e,
portanto, orientados, estimulados, fortalecidos.
  Por fim, a prática aqui discutida evidencia a
necessidade, já afirmada por Montessori (1957)
de que a educação Infantil precisa fundar-se
como prática informada cientificamente, siste-
matizada, mas não mecanizada; como a criação
de contextos propícios à exploração e desen-
volvimento das capacidades e singularidades
infantis, ao exercício da liberdade e da autono-
mia, em que os interesses e as curiosidades das
crianças fossem/sejam considerados e orien-
tem o fazer diário, de modo que a organização
curricular inclua o prazer e a ludicidade, ao me-
smo tempo em que possibilite, a cada criança,
a apropriação e a recriação da cultura e, ao me-
smo tempo, de si mesma.
  Como também já afirmado pela autora, essa
educação reclama, por parte dos professores,
a apropriação de saberes relacionados às espe-
cificidades e singularidades da criança e da
Educação Infantil. Porto e Cruz (2004, p. 227)
afirmam, sobre a presença da ludicidade em in-
stituições educativas com crianças, que é impe-
rativo, portanto, que se incorpore à prática educa-
tiva uma vivência de ludicidade que veja a criança
como um ser histórico e situado, capaz de atribuir
novos significados aos objetos.
  Consideramos que a prática pedagógica aqui
analisada permitiu a criação de um espaço
educativo, no qual se possibilitou momentos
de brincadeira para além de uma atividade de
natureza espontaneísta. O brincar com as tra-
dições culturais extrapolou a perspectiva de
resgatar e preservar os costumes de um povo,
mas possibilitou às crianças experimentar, de
modo significativo e intenso, algumas de nos-
sas práticas culturais, onde o brincar estava
orientado por uma intencionalidade educativa
e converteu-se em espaço-tempo rico em possi-
bilidades de descobertas, de vivência e aprendi-
zado da ludicidade e de interações das crianças
entre si e delas com os adultos, espaço de de-
senvolvimento pessoal e social. Como afirmou
Montessori: se um ato educativo deve ser eficaz,
será aquele que tende a ajudar ao completo desen-
volvimento da vida. (1932, p. 30)
Referências bibliográficas
Amado, João. Universo dos Brinquedos Popula- Montessori, Maria. Pédagogie scientifique. 1. La
res. Coimbra: Quarteto, 2007 Maison des enfants; 2. Éducacion élémentaire. Pa-
Amado, João da Silva. A investigação da tradição ris: Librairie Larousse, 1932
lúdica (brinquedos étnicos): razões, objectivos e A criança. Lisboa: Portugália, 1936.
metodologias. In: Melo, M. de Fátima Aranha Oliveira, Patrícia Fonseca de. A peteca e sua
de Queiroz e. Brinquedos e jogos que contam hi- brasilidade. In: Melo, M. de Fátima Aranha de
stórias: uma contribuição da teoria ator-rede para Queiroz e. Brinquedos e jogos que contam históri-
a psicologia social dos objetos. Rio de Janeiro, Ar- as: uma contribuição da teoria ator-rede para a
taud, 2013 psicologia social dos objetos. Rio de Janeiro, Ar-
Benjamin, W. A criança, o brinquedo e a educação. taud, 2013
São Paulo: Summus. Brougère, G. Brinquedo e Pino, A. As marcas do humano. Às origens da con-
Cultura. São Paulo: Cortez. 1997 stituição cultural da criança na perspectiva de Lev
Brasil. Diretrizes Curriculares Nacionais para S. Vigotski. São Paulo: Cortez, 2005
a Educação Infantil. Ministério da Educação. Pontes, G. M. D. de. Formas de representação e o
Brasília: MEC/SEB, 2009 desenvolvimento da criança. In: Pontes; G. M. D.
Capistrano, N. J. A Educação Física na Escola In- de; Melo, J. P.; Capistrano, N. J. (Orgs.). Cader-
fantil: saberes e fazeres de professores. 2003. Dis- no Didático 2: linguagem corporal na infância.
sertação Mestrado em Educação, Universidade Natal: Paidéia. 2005
Federal do Rio Grande do Norte, Natal. 2003 Porto, B. de S.; Cruz, S. H. V. Uma pirueta, duas
Capistrano, N. J. Motricidade, Cultura de Mo- piruetas... Bravo, bravo! A importância do brin-
vimento e o brincar. In: Melo, J. P. P.; G. M. D. quedo na educação das crianças e de seus profes-
de; Capistrano, N. J. (Orgs.). Livro Didático 1: sores. In: Cruz, S. H. V.; Petralanda, M. (Orgs.).
o ensino de artes e educação física na infância. Linguagem e Educação da Criança. Fortaleza:
Paidéia: Natal. 2005 Editora da UFC. 2004
Gurgel, D. Espaço e tempo do folclore potiguar. Santin, S. Educação Física: da alegria do lúdico
Natal: Funcarte (Profinc: Secretaria do 4°Cen- à opressão do rendimento. Porto Alegre: EST/
tenário). 1999 ESEF-RS. 1994
Kishimoto, T. M. Jogos Infantis. O jogo, a Soares, M. B. Alfabetização e letramento: ca-
criança e a educação. Petrópolis, RJ: Vozes. 1998 minhos e descaminhos. Pátio, n. 29, p. 18-22.
Lopes, Denise Maria de Carvalho. Brincos: lin- 2004.
guagem, brincadeira e educação de crianças. In: Vago, T. M. Um olhar sobre o corpo. Revista Pre-
Jalles, Antonia Fernanda; Keila Barreto de. sença Pedagógica, Belo Horizonte, n. 2, p. 63-70,
(orgs). Arte e Cultura na Infância. Natal, RN: maio/abr. 1995.
Edufrn, 2011. (Coleção faça e conte) Vygotsky, L. S. Formação Social da Mente. São
Unicef, Brinquedos populares. Brasília: UNICEF Paulo: Martins Fontes
Marcellino, N. C. Pedagogia da animação. Cam- Wajskop, G. (1995). Brincar na pré-escola. São
pinas, SP: Papirus. 1997 Paulo: Cortez. 2000
Melo, V. Folclore Infantil. Belo Horizonte, Itatia- Wallon, Henri. A evolução psicológica da criança.
ia. s. d. Lisboa: Edições 70, 2005

58 MoMo 4 • Dicembre 2015


CIDIONÁRIO: um dicionário sobre inclusão
Liamara Chemello  Diretora da Escola de Educação Infantil e Ensino Fundamental Centro
Integrado de Desenvolvimento (CID), Terapeuta Ocupacional, Psicomotricista Relacional

Esta comunicação se propõe a relatar a expe- ta atenta de familiares, crianças e profissionais,


riência de escrita do CIDionário: um dicionário tanto da escola CID quanto de outras escolas.
de inclusão, inclusive desenvolvido, a partir de   Assim, o CIDionário surgiu para ser uma reu-
2005, pelo Centro Integrado de Desenvolvi- nião de verbetes que permitem à equipe escolar
mento (CID), uma escola de Educação Infantil do CID avaliar, repensar e planejar o seu fazer
e de Ensino Fundamental I da rede privada de docente. A comunicação descreve este proces-
Porto Alegre/Brasil. Esta escola, desde 1990, so de construção coletiva, desde a primeira
desenvolve um trabalho pioneiro em educação, produção do CIDionário, especialmente os en-
alicerçado pelos pilares da psicanálise, peda- contros promovidos com as crianças, escutan-
gogia de projetos e inclusão, recebendo toda e do a percepção delas sobre a escola e sobre os
qualquer criança, com e sem deficiência e, por verbetes, passando pelas diversas retomadas,
este motivo, recebe diversos convites para par- bem como a inserção de novos verbetes, como
ticipar de formações docentes e ministrar cur- aprendizagem e autonomia, consolidando-se
sos e palestras sobre esta experiência escolar. como um importante instrumento de autofor-
  A prática, os cursos e as palestras estão su- mação da equipe da escola CID.
stentados a partir dos conceitos de Qualidade
na Educação Infantil (Miguel Zabalza, 1998), Introdução
de Projetos de Trabalho (Fernando Hernández, Pensar e repensar o fazer na escola é o que per-
1998 e 2000), Diversidade (Philippe Perrenoud, mite com que essa prática seja consciente e que
2001) e de Inclusão Escolar (Maria Tereza Man- esteja fortemente implicada com a qualidade de
toan, 2008). Nestas formações, ao relatar o tra- vida de todos os que fazem parte do seu coti-
balho desenvolvido nesta escola, a equipe sen- diano: as crianças, as famílias e a comunidade
tiu necessidade de discutir alguns conceitos, escolar de forma mais ampla. A partir dessa
como diferença, singularidade, ética, inclusão, perspectiva é que o Centro Integrado de Desen-
reescrevendo-os coletivamente a partir da escu- volvimento (CID), uma escola situada em Porto
Alegre/Brasil, busca ocupar-se de estratégias possível que todos possam aprender.
para possibilitar espaços de fala e de escuta   3. A Inclusão, conceito que atravessa a hi-
atenta para toda a comunidade escolar. stória do CID e que dá sentido a essa escola. O
  Essa escola contrapõe-se ao ensino tradicio- CID desenvolve seu trabalho levando em conta
nal e busca nos estudiosos da Escola Nova, bem que é possível deixar marcas inovadoras que va-
como nos mais contemporâneos, os parâme- lorizam os sonhos e agregam virtudes a todos
tros para a constante elaboração de seu proje- aqueles que por aqui passam. O CID oferecendo
to institucional. Nesse contexto, há inspiração uma educação de qualidade a todos como orien-
montessoriana, no que se refere ao cuidado ta a Constituição Federal no Brasil.
com o ambiente escolar, ao interesse pelas pre-
ferências e desejos das crianças, bem como à O cid e a educação inclusiva no brasil
percepção do papel do educador e sua atuação Em 1988, a Constituição Federal já afirmava
com a criança visando propiciar espaços educa- que o atendimento educacional especializa-
tivos de qualidade. do fosse realizado na rede regular de ensino.
  Esta forma de compreender a educação e de As escolas especiais foram, durante décadas, a
fazer escola possibilita que o cotidiano do CID única alternativa de oferta educacional para um
esteja em constante transformação e que esta público tradicionalmente excluído e visto como
escola (in)screva sua história através da lin- incapaz: o aluno com deficiência.
guagem discursiva da inclusão escolar, criando   A Conferência Nacional de Educação Espe-
uma forma distinta de se falar da educação de cial, realizada em 1994, reafirmou a urgência
qualidade para todos. O CIDionário é um recor- do atendimento educacional para pessoas com
te importante desta prática. deficiência na rede regular de ensino e não so-
mente em escolas especiais.
O centro integrado de desenvolvimento   A Lei de Diretrizes e Bases da Educação Nacio-
O Centro Integrado de Desenvolvimento (CID) nal (LDBEN - Lei 9394, publicada no Diário Ofi-
propõe-se, desde 1990, a fazer um trabalho vol- cial da União, de 23 de dezembro de 1996) prevê
tado a contemplar uma educação que dê conta uma escola comum a todos, abrindo espaço
das diferenças de educandos e educadores que para análise dessas experiências na intenção de
fazem parte do processo de aprendizagem esco- modificar o papel atribuído à escola, propondo
lar. Tem por filosofia oportunizar um ensino re- uma verdadeira atitude de mudança, na qual o
gular de qualidade numa escola permeada pela professor deveria refletir sobre sua prática, ana-
diversidade, que dá respostas concretas a todos lisando as situações e qualificando-as. É funda-
os que a compõem, propondo uma educação mental também que ele consiga adaptar os pres-
inovadora. Procura adaptar-se, numa atitude supostos teóricos à realidade, o que o tornará
aberta a mudanças, baseada na reflexão crítica dinâmico para buscar as soluções aos problemas
da própria tarefa, descobrindo novos caminhos e às questões que chegam à escola.
que melhorem a qualidade do ensino, fazendo   O capítulo II da Lei de Diretrizes e Bases da
da educação um projeto de vida. Educação Nacional vai tratar da educação bási-
  Nosso processo baseia-se em três linhas de ca e, em sua Seção II, estão dispostas a orga-
intervenção interligadas: nização e regras para o funcionamento da edu-
  1. a Intervenção Psicanalítica que procura cação infantil.
colher o discurso institucional dos envolvidos   Art. 22. A educação básica tem por finalida-
no trabalho, na escuta de pais, alunos e outras des desenvolver o educando, assegurar-lhe a
instituições. formação comum indispensável para o exer-
  2. A Pedagogia de Projetos, na qual a ênfase cício da cidadania e fornecer-lhe meios para
está na relação ensino e aprendizagem, consi- progredir no trabalho e em estudos posterio-
derando a experiência de vida de cada um dos res. (LDB 9394/96)
envolvidos, facilitando a aquisição e a troca de   No Brasil, a educação infantil compreen-
conhecimentos, levando em conta a singulari- de a primeira etapa da educação básica e tem
dade e o prazer de aprender. Com base no con- como finalidade o desenvolvimento integral da
strutivismo interacionista e na escola nova, é criança de até cinco anos, em seus aspectos físi-

60 MoMo 4 • Dicembre 2015


co, psicológico, intelectual e social, complemen- mano nasce com potencial e tem direito de
tando a ação da família e da comunidade. Ela é desenvolvê-lo. Não podemos dizer até onde uma
oferecida em creches, ou entidades equivalen- pessoa chegará. A inteligência não se submete a
tes, para crianças até três anos de idade, e em oráculos. (Mantoan, 2006, p.62)
pré-escolas para crianças de quatro e cinco anos.   Durante os dois primeiros anos de fundação,
O atendimento na educação infantil obedece à o CID serviu de laboratório junto aos órgãos go-
carga horária mínima de oitocentas horas, di- vernamentais para a promulgação da Lei 8069
stribuídas em duzentos dias de trabalho educa- que regula a entrada de crianças com deficiên-
cional em turnos mínimos de quatro horas diári- cia em creches e similares.
as para o turno parcial e sete horas para o turno   Já em 1994, com a Declaração de Salamanca,
integral (incluído pela Lei nº 12.796, de 2013). constitui-se uma verdadeira mudança de para-
  A Educação Especial é uma modalidade de digma da Escola Interativa para a Escola Inclu-
educação escolar oferecida preferencialmente siva. Tal documento fixa-se como Carta Magna
na rede regular de ensino público e privado, partindo do pressuposto que as escolas regulares
para alunos com deficiência, transtornos glo- com orientação para educação inclusiva, são o meio
bais de desenvolvimento e altas habilidades ou mais eficaz de combater as atitudes discriminatóri-
superdotação. Isso implica que todas as escolas as, proporcionando o desenvolvimento de comuni-
devem estar preparadas para receber tais edu- dades integradas, base da construção de uma so-
candos sendo necessário oferecer um serviço de ciedade inclusiva e obtenção de uma real educação
apoio especializado, na escola regular, para essa para todos. (Declaração de Salamanca, 1994, p.9)
clientela de zero a seis anos. Portanto, compre-   Em nossos estudos para constituirmos uma
ende também a educação infantil. escola para todos, alicerçamos nossa propo-
  O Centro Integrado de Desenvolvimento sta pedagógica na pedagogia de projetos e na
(CID) foi idealizado para acolher crianças com linha de ação que abre um espaço para escuta
necessidades educacionais especiais na escola e intervenção psicanalítica em todas as áreas
regular, num trabalho que começou com a ideia de abrangência do CID. A inclusão faz parte do
de integração. Cabe ressaltar que na época, em cotidiano do CID como mola propulsora, bu-
1990, não existia legislação que permitisse este scando dispositivos que possam servir de apoio
tipo de proposta em creches e pré-escolas, sen- às ações aqui realizadas e propondo uma nova
do preciso criar um projeto que foi analisado forma de conduzir a educação, acreditando nas
e aprovado pela Secretaria de Saúde e o Juiza- utopias possíveis.
do do Menor, órgão público regulador naquele
período. Amparada pela Declaração Universal O cidionário e a pedagogia de projetos
dos Direitos da Criança e do Adolescente, a qual Na busca de dispositivos que permitissem o
diz que toda a criança tem direito à igualdade sem aprendizado e o desenvolvimento sócio-afetivo
distinção, a proposta do CID considera funda- dos nossos pequenos alunos, chegamos ao con-
mental o relacionamento da criança deficiente strutivismo interacionista que propõe a Peda-
com as demais, pois acreditamos que o isola- gogia de Projetos. Ela tem por objetivo organi-
mento social é o reforço de um problema agra- zar a construção dos conhecimentos em torno
vado pela discriminação e pelo preconceito. de metas previamente definidas, de forma co-
  O dicionário Michaelis (2009) define a pala- letiva, entre alunos e professores. Permite um
vra todo como um adjetivo que quer dizer com- trabalho interdisciplinar, no qual cada sujeito
pleto, integral, inteiro. Como pronome, significa contribui com o seu melhor e significa singular-
todo mundo, toda a gente, todas as pessoas. mente as conquistas escolares.
  Para nós, estava claro que deveríamos opor-   O trabalho com projetos possibilita a abor-
tunizar que todas as crianças estivessem na dagem de uma infinita gama de assuntos: inte-
escola, pois não se pode dizer quanto uma pes- resses do grupo, questões de atualidade, con-
soa é capaz de aprender. Perceber o indivíduo teúdos curriculares… O processo avaliativo se
em seu todo é olhar para uma grande riqueza dá pela observação e interação do professor,
de possibilidades. assessorado pelos profissionais da equipe esco-
  Para Maria Teresa Mantoan, todo o ser hu- lar, que no CID é composta por terapeutas ocu-
pacionais, coordenadora pedagógica, psicanali- nos, professores, funcionários, pais e colabo-
sta, psicomotricista relacional, fonoaudióloga e radores do CID com o objetivo de clarear, en-
nutricionista. A divulgação de resultados pre- riquecer e difundir a nossa prática de inclusão,
cisa informar o momento pedagógico atual do uma vez que todos os profissionais estavam
aluno. A forma mais eficaz de divulgação é feita mobilizados para esse fim. Cada verbete foi
por meio de relatórios e pareceres escritos que estudado como forma de provocar, em espe-
são encaminhados e debatidos com os pais e ou cial às crianças do nível IV que faziam muitas
responsáveis. perguntas na tentativa de conhecer o mundo
  O projeto é considerado um recurso desti- a partir da experiência de quem tem cinco ou
nado a dar vida ao conteúdo, tornando a esco- seis anos de idade. Perguntas como: Por que o
la mais atraente. Significa acabar com o mo- Gabriel usa fraldas se ele tem cinco anos como eu?
nopólio do professor tradicional que decide e (Érica, aluna do CID, cinco anos, ao referir-se
define ele mesmo o conteúdo e as tarefas a se- ao colega que necessitava de fraldas pois tinha
rem desenvolvidas, valorizando o que os alunos diagnóstico de Transtorno Global do Desenvol-
já sabem ou respeitando o que desejam apren- vimento, 2005)
der naquele momento.   Ao propormos esse projeto para as crianças,
  Na Pedagogia de Projetos, a atividade do usamos diferentes jogos, leituras de histórias
sujeito aprendiz é determinante na construção que falassem do tema, apresentamos a eles o
de seu saber operatório. E esse sujeito, que dicionário da língua portuguesa, fizemos ex-
nunca está sozinho ou isolado, age em constan- periências científicas caracterizando cada uma
te interação com os meios ao seu redor. Segun- das palavras para que, no final, eles pudessem
do Paulo Freire (1996), o trabalho do professor é tirar as conclusões necessárias para ilustrar
o trabalho do professor com os alunos e não do pro- nosso CIDionário.
fessor consigo mesmo. O papel do educador, em   Essa primeira provocação, dicionário sobre in-
suas intervenções, é o de estimular, observar e clusão, inclusive, surgiu da nossa necessidade de
mediar, criando situações de aprendizagem si- dar sentindo àquilo que nos faz pertencer a um
gnificativa. grupo. A palavra inclusive, nesse contexto, se
  O termo projeto vem do latim, particípio pas- propõe a colocar por terra a ideia de que a esco-
sado de projicere, que significa lançar para fren- la inclusiva só existe porque tem alunos com
te. Ao analisar, buscar e aprender o significado diagnóstico de deficiência ou altas habilidades
da palavra projeto pode-se entendê-la como um e superdotação, desconsiderando a diversida-
plano, um intento, um empreendimento, ou de de sujeitos que circulam pelas salas de aulas
seja, uma intenção preliminar sobre algo que se desde sempre. Toda a escola deve estar aberta
quer construir ou estudar, comunicar, inspirar. à diferença pois, se assim não for, não teremos
alunos nas classes.
Cidionário: um dicionário sobre inclusão   Um dos conceitos que nos provocaram
Ao lançarmos as sementes da inclusão, nos de- estranhamento foi o de turmas heterogêneas.
paramos com um universo de escolas que bu- Este começou a ser usado para denominar os
scavam, no CID, uma referência em sua propo- grupos em que se encontravam alunos com de-
sta pedagógica, pela organização do currículo, ficiência junto com os alunos “normais”, sendo
pela proposta de avaliação, na estruturação das que os demais grupos eram considerados ho-
turmas, bem como na formação dos profes- mogêneos. As provocações que fazemos nos cur-
sores. Isto nos mobilizou para a construção e sos de formação, quando falamos do nosso tra-
análise de conceitos que julgamos importantes balho, dizem respeito à diversidade de pessoas
para discussão da práxis da inclusão. que uma sala de aula comporta. Assim, temos
  Partindo de reflexões internas, surgiu a ideia loiros, morenos, negros. Os de olhos azuis, de
da formulação de um dicionário que agregasse olhos castanhos. Os altos, baixos, gordos, ma-
os verbetes mais significativos quando se fala de gros, os que usam óculos, os que não usam, uns
inclusão, para que todos pudessem exercitar os mais desinibidos, outros mais recatados, uns
conceitos com referência na experiência do CID. mais falantes, outros mais quietos, meninos e
  O CIDionário foi construído junto com alu- meninas…

62 MoMo 4 • Dicembre 2015


  Encontramos no dicionário Aurélio da língua mação psíquica do sujeito, através das relações
portuguesa (2004) a definição da palavra hete- interpessoais e das marcas que estas imprimem.
rogênea como sendo um adjetivo que designa Para isso, faz-se necessário falar sobre SINGU-
aquilo que é de diferente natureza ou o que é com- LARIDADE, que no CIDionário é a essência que
posto de diferente natureza. A partir da experiên- nos constitui, nos define como únicos, diferentes e
cia docente e gestora do CID, entendemos que possíveis de nos relacionarmos.
nenhum aluno é igual ao outro, mesmo os que   Desenhei eu na natureza porque todos nós pre-
portam algum diagnóstico não são e não podem cisamos de terra, sol, água para existirmos. (Ro-
ser reduzidos a seus diagnósticos e, portanto, berto, 4 anos, referindo-se ao que precisamos
pode-se dizer que não há uma sala de aula mais para sermos únicos, pois ninguém é igual a nin-
ou menos heterogênea. guém, 2005).
  Acreditamos que qualquer turma é hete-   A partir de 1997, por conta da implemen-
rogênea e esta é uma de suas maiores riquezas. tação da Lei de Diretrizes e Bases da Educação
Portanto, não trabalhamos no sentido de homo- Nacional, o CID foi convidado para fazer parte
geneizar o grupo de alunos, mas, cada vez mais, dos grupos de formação continuada da Rede
procuramos perceber quais são as característi- Estadual e Municipal e em algumas escolas pri-
cas que nos aproximam e que nos distanciam. vadas do Estado para apresentar, junto ao cor-
Desta forma, criou-se uma definição de turmas po docente das escolas, estratégias para pensar,
heterogêneas, que consta no CIDionário assim: considerando cada realidade, a inclusão escolar.
“grupos impossíveis de se restringir a iguais”.   Em nossos encontros com outras escolas
Nessa linha de pensamento definimos diferença havia uma afirmação comum sobre a dificul-
como tudo aquilo que somos. dade do professor em respeitar a condição de
  Nossos alunos foram provocados a pensar aprendizagem de seus alunos em contexto de
sobre o que significava diferença e como se diversidade. No entanto, nos parecia mais uma
poderia definir algo heterogêneo. Nesse pro- forma de tentar compreender o novo papel do
cesso, o forte foi pensar sobre si mesmo: como professor que a nova escola de qualidade para
sou, do que gosto, o que sei fazer. Quando os todos estava exigindo.
resultados das pesquisas feitas por eles foram   É preciso respeitar o ritmo de cada um, mas será
apresentadas, as crianças compararam suas que o aluno de inclusão não vai interferir deixando
descobertas e desenharam os verbetes sugerin- a turma muito lenta e abaixo do nível de avaliação
do que, no final, pudéssemos fazer um grande esperado? (Relato de um professor da rede esta-
quebra-cabeça. Assim, todos poderiam ser con- dual de ensino ao referir-se a avaliação por pro-
templados. va única, como sempre foi feito na escola, 1997)
  Se juntarmos todos os desenhos diferentes, va-   Novamente recorremos ao CIDionário, bu-
mos formar uma outra figura, podia ser um que- scando conceituar os verbetes ética, ritmo e
bra-cabeça assim nós podemos brincar de CID. flexibilidade.
(Carina, 5 anos, referindo-se aos desenhos di-   O CIDionário define ÉTICA como princípios e
ferentes que surgiram após as provocações que valores de qualidade de vida para todos. Podemos
foram feitas, 2005) pensar em ética quando nos movimentamos
  Apresentamos aos alunos o projeto Eu sou no mundo constantemente em busca da felici-
assim e você?, no qual havia descobertas sobre dade. Isso faz com que nossos projetos de vida
a origem do nome, a árvore genealógica, as im- encontrem maior ou menor consonância com
pressões digitais, a construção da identidade e outros projetos de vida. Pensar na educação é
a relação com o outro. Esse projeto serviu para fortalecer nosso projeto de vida e, dessa forma,
que, ao falarmos de inclusão, pudéssemos levar assumirmos nossas posições diante da socie-
em consideração que a singularidade não é da dade. Conforme o dicionário Aurélio (2004), a
ordem do individualismo, e sim, nos oferece a ética está embasada num conjunto de normas e
possibilidade de sermos sujeitos que se aproxi- princípios que norteiam os juízos de apreciação
mam por semelhanças e diferenças e que esta- referentes à conduta humana.
mos em constante relação com a natureza.   Ao falar de ética, trabalhamos com valores
  Uma das funções do CID é possibilitar a for- que vão para além de evitar pensamentos e
emoções negativos. Como propõe Sua Santida- volvimento de habilidades individuais numa
de o Dalai-Lama (1935/2006), é necessário que intenção coletiva de modificar o nosso conhe-
modifiquemos nossos hábitos e nossa índole cimento sobre os questionamentos iniciais do
para desenvolver ações que expressem com- projeto e, desta forma, intervir no meio.
paixão, nossa essência na conduta humana.   Tem-se por pedagogia, no CIDionário, “a re-
  Para as crianças do CID, a ética inspira pro- lação entre adulto/criança, ensinar/aprender,
fundas transformações, como a lagarta e sua arte/educação, assumindo um projeto diferen-
passagem até a condição de borboleta. Ou como te de escola”.
a translucidez de um arco-íris que, intocável no   Os conteúdos: não têm fim em si mesmos, ser-
céu, pode esconder valorosos tesouros. vem de meio para desenvolver as habilidades dos
  No dicionário da língua portuguesa Silveira alunos, tornando as aprendizagens significativas.
Bueno (2001), a definição de ritmo é a essência   A teia que une profissionais, currículos, con-
da poesia em que se agrupam os valores de tem- cepções pedagógicas proporcionando conviver, de-
po combinados por meio de acentos, num verso fine o que, no CIDionário, está descrito como
ou numa frase musical. Também diz respeito à interdisciplinariedade.
condição das marés, regidas pela frequência da   Para que uma escola seja potencializadora
lua, ou as batidas do coração que, mesmo sen- de ações que compõem uma educação com o
do um músculo, cria sua forma de manifestação compromisso de atingir a todos, percebemos a
única. É uma definição de ritmo que, para nós, necessidade de uma equipe de apoio que possa
perpassa a condição de indivíduos e nos põe a transitar entre o discurso e a prática de forma a
refletir sobre a singularidade. estar aberta ao diálogo e às novas construções
  Fica claro, nas nossas discussões para a for- que surgirem deste encontro. Para entender-
mação desse verbete no CIDionário, que ritmo mos a necessidade desse circuito, nos propu-
cada um tem o seu. semos, através do CIDionário, a conceituar o
  Encontramos, no dicionário da língua portu- verbete interlocução, que é entendido como for-
guesa Silveira Bueno (2001), flexibilidade como mar redes e possibilitar ações: conviver, convergir,
um substantivo feminino que significa aptidão dialogar, debater, desafiar, aprender. Compreender
para várias coisas ou aplicações, docilidade. educação e saúde.
Partindo desse pressuposto, observamos que,   Todo este trabalho de questionamento,
para que o professor consiga ensinar a todos, diálogos, tessituras e construção de verbetes
é preciso que ele desenvolva essa característica que alicerçam a proposta do CID, serviram
de ser flexível e que sua ação reflita essa flexi- para que nos orientássemos nas escolhas para
bilidade. a condução do trabalho desta escola. Como
  No CIDionário, as crianças entenderam flexi- este espaço foi fundado com vistas à inclusão,
bilidade como um jardim florido, onde cada uma foi importante que nos deparássemos com tais
das flores foi desenhada para compor o todo e verbetes, construindo aquilo que é o nosso dife-
as pétalas de umas serviam de apoio para as rencial: a inclusão. Incluir a todas as crianças na
outras. O verbete foi assim definido: flexibilida- escola não é uma simples inovação educacional,
de é perceber o ritmo individual da coletividade. implica em reconhecer que o outro é sempre
  No livro do Romeu e da Julieta, todas as flores implacavelmente diferente, pois a diferença é
são uma só, porque elas se misturam, isso é muito o que existe, a igualdade é inventada e a valo-
flexível. (Sarah, 6 anos, entendendo conceitos rização das diferenças impulsiona o progresso
através das histórias, 2005) educacional.
  Uma escola não se faz sem uma pedagogia
adequada, que de conta de apontar à comuni- Considerações finais
dade escolar (alunos, professores, famílias, fun- Em seu livro Qualidade em Educação Infantil,
cionários, comunidade do bairro) as propostas Miguel Zabalza (1998) cita a linguagem como
pela qual essa mesma escola aprende e ensina. uma peça essencial na educação infantil, pois é
Definimos como pedagogia de projetos a ação desta forma que vai sendo construído o pensa-
do CID para facilitar a inclusão, uma vez que mento e a capacidade de decodificar a própria
os projetos pedagógicos permitem o desen- experiência, ou seja, a capacidade de aprender.

64 MoMo 4 • Dicembre 2015


  O CIDionário tem sido uma fonte rica de   A participação das famílias enriquecendo os
produção de linguagem utilizando-se, além espaços de trocas e abrindo caminhos para uma
do recurso da fala, jogos psicomotores, artes, educação que é de responsabilidade de todos.
música e produzindo uma forma de entender as   O processo avaliativo deve ser sistemático.
relações sociais, aceitar as diferenças e apren- Uma avaliação qualitativa que descreva as evo-
der com a diversidade. Nesse caminho, vemos luções e os desafios, bem como a intervenção
surgir valores como tolerância, paciência, re- do educador, facilita a percepção do que deve
speito e compaixão, criando oportunidades ser aprimorado no contexto escolar.
para a expressão das emoções e a capacidade de   Alves (2001) fala sobre uma ideia que traduz
agir em meio à diversidade. como enxergamos o CID. Gostaríamos de termi-
  Esse é, para nós do CID, o conceito para in- nar este trabalho compartilhando esta visão de
clusão: é um bem comum, uma questão de ética, escola: Há escolas que são gaiolas. Há escolas que
um posicionamento, um olhar. Inclusão é uma são asas. Escolas que são gaiolas existem para que
atitude, um compartilhar e conviver num mesmo os pássaros desaprendam a arte do voo. Pássaros
tempo e num mesmo espaço. É ver o todo olhando engaiolados são pássaros sob controle. Engaiola-
para o singular, é destacar a diferença sem enfati- dos, o seu dono pode levá-las onde quiser. Pássaros
zar o diferente. engaiolados sempre têm um dono. Deixaram de ser
  O CIDionário é um dos recortes da nossa pássaros. Porque a essência dos pássaros é o vôo.
prática que permite que, ao nos depararmos Escolas que são asas não amam pássaros engaio-
com esses verbetes descritos, possamos ter lados. O que elas amam são os pássaros em vôo.
uma noção de como deveriam funcionar as Existem para dar aos pássaros coragem para voar.
escolas a partir daquilo que foi proposto pela Ensinar o vôo, isso elas podem fazer, porque o vôo
LDBEN. Tais conceitos nos confirmam que é já nasce dentro dos pássaros. O vôo não pode ser
possível fazer uma educação para todos e que é ensinado. Só pode ser encorajado. (ALVES, 2001)
preciso fazer escolhas de princípios, práticas e Com tudo isso, o CIDionário acaba por definir:
dispositivos que facilitam essas propostas. Centro Integrado de Desenvolvimento como uma
  A educação atual engloba todas as habilida- forma possível e ética de se fazer escola inclusiva.
des que uma criança necessita para seu rela-
cionamento em nossa sociedade. Isso significa
a instrução em habilidades tão básicas quanto Referências bibliográficas
andar, comer, conversar e manter a atenção Alves, Rubem. Gaiolas e asas, 2001. Di-
considerando o processo de aprender/ensinar sponível em www.folha.uol.com.br/fsp/opiniao/
como algo dinâmico e interativo. fz0512200109.htm
  São os educadores que adaptam o currículo e Brasil. Constituição da República Federativa do
os métodos pedagógicos. Educadores e especia- Brasil. 1988. Disponível em www.planalto.gov.
listas devem fazer as adaptações pedagógicas br/ccivil_03/constituicao/constituicao.htm Aces-
e ambientais, escolher atividades apropriadas, so em 29 de janeiro de 2015
dividir as tarefas conforme as habilidades de Lei 9394 de 20 de dezembro de 1996. Lei de
cada um, manter turmas ou grupos menores de Diretrizes e Bases da Educação Nacional. Di-
modo a garantir a atenção sobre o aprendizado sponível em www.planalto.gov.br/ccivil_03/leis/
de cada criança. l9394.htm
  Os métodos integracionistas e de construção Bueno, Francisco da Silveira. Dicionário Escolar
do conhecimento que levam em consideração a da Língua Portuguesa. Rio de Janeiro: FENAMI,
singularidade, promovem a autonomia, desen- 2001
volvem a curiosidade e facilitam o aprendizado Cabral, Suzana Veloso. Psicomotricidade Relacional
de todos. Dar atenção aos aspectos emocionais Clínica e Escolar. Rio de Janeiro: Revinter, 2011
principalmente em nível de segurança e prazer, Dalai-Lama. Uma ética para o novo milênio. Rio
assegurando o convívio social. Um ambiente de janeiro: Sextante, 1935/2006
mais cooperativo facilita o olhar do grupo para Declaração de Salamanca, 1994. Disponível em
a colaboração e estimula a cultura de diversida- portal.mec.gov.br/seesp/arquivos/pdf/salaman-
de promovendo experiências de interação. ca.pdf
Declaração Universal Dos Direitos Da Criança La Talle, Yves de. Limites: três dimensões educa-
Onu. Disponível em www.dnet.org.br/direitos/ cionais. São Paulo: Ática,1998
sip/onu/c-a/lex41 novembro de 195 Vergonha, a ferida moral, Rio de Janeiro: Vozes,
Ferreira, Aurélio Buarque de Holanda. Di- 2002
cionário Aurélio Básico da Língua Portuguesa. Rio Mantoan, Maria Teresa. Educação diversidade na
de Janeiro: Nova Fronteira: 2004 prática. In: Revista Sentidos: inclusão social e a
Freire, Paulo. Pedagogia da autonomia: Saberes pessoa com deficiência. Ano 6, nº 36, 2006.
necessários a prática educativa. Rio de Janeiro: Michaelis. Moderno Dicionário da Língua Por-
Paz e Terra, 1996. 36ª edição tuguesa. São Paulo: Melhoramentos, 2009. 5ª
Hernandes, Fernando. Transgressão e mudança edição
na educação: projetos de trabalho. ArtMed: Porto Perrenoud, Philippe. 10 Novas Competências
Alegre, 1998 para Ensinar. Porto Alegre: Artmed, 2001
Hernandes, Fernando; Ventura, Montsserrat. A Rocha, Ruth. Romeu e Julieta. Ilustração de Clau-
organização do currículo por projeto de trabalho: dio Martins. São Paulo: Ática, 1998. 8ª edição
o conhecimento é um calendoscópio. Porto Alegre: Zabalza, Miguel A. Qualidade em educação in-
ArtMed, 1998. 5ª ed fantil. Porto Alegre: ArtMed, 1998

66 MoMo 4 • Dicembre 2015


A literatura na infância
Maria Inês Côrte Vitória  Doutora Em Educação. Professora do PPGEdu/FACED/PUCRS.
Dirce Hechler Herbertz  Doutoranda em Educação pela PUCRS

Introdução te experiência de ambas as pesquisadoras deste


Tomando como base os dados do Indicador de estudo, que em muitos casos a leitura de litera-
Alfabetismo Funcional (INAF), divulgado em tura não tenha sido apresentada como momen-
julho de 2012 pelo Instituto Paulo Montenegro to de prazer, de deleite, momento este em que
(IPM) e pela Organização Não Governamental a leitura por si só já teria seu valor pedagógico
(ONG) Ação Educativa, entre os estudantes do garantido. Ainda no campo da inferência, tal-
ensino superior, 38% não sabem ler e escrever vez a leitura tenha ocupado um papel com fins
plenamente. O percentual da população consi- avaliativos.
derada alfabetizada funcional apresentou au-   Tal cultura poderia ser rompida na medi-
mento de 61% em 2001 para 73% em 2011. Um da em que houvesse práticas pedagógicas que
em cada 4 brasileiros domina suficientemente contemplassem e incentivassem a cultura leito-
as habilidades de leitura, escrita e matemáti- ra desde a Educação Infantil. Nesse sentido, a
ca, afirmam os dados da pesquisa. Apesar dos exemplo das ideias de Montessori ), a qual de-
avanços alcançados, carecemos de resultados fendia que o caminho do intelecto passa pelas
mais expressivos no que tange à utilização mãos, porque é por meio do movimento e do
destas habilidades. Este panorama se reflete toque que as crianças exploram e decodificam o
no percentual de 38% de acadêmicos que não mundo ao seu redor, é que se pode pensar que
dominam plenamente as práticas de leitura e as práticas pedagógicas em literatura necessi-
escrita no ensino superior. tam ser revisitadas, com vistas à aproximação
  Assim sendo este estudo se propõe a anali- do aluno com o livro.
sar as possíveis razões que levam os alunos da
Educação Infantil, desejosos de leitura e escri- Caminhos metodológicos
ta nesta etapa de ensino, a se afastarem tanto Esse estudo foi desenvolvido numa perspecti-
das práticas de leitura e escrita ao longo da tra- va metodológica de abordagem qualitativa, de
jetória escolar. Talvez se possa pensar, median- cunho descritivo. Nesse sentido, fundamenta-
da por este paradigma é que se fez a análise de A leitura de literatura como fonte de re-
conteúdo (Bardin, 2010) das observações reali- pertório vocabular
zadas. O contato com o livro na Educação Infantil é
  Retomando a perspectiva que este estu- fundamental no sentido de mobilizar-se para
do assume, centramos nosso foco na análise uma cultura leitora considerando-a essencial à
das possíveis razões que levam as crianças da cultura de uma sociedade. A leitura como pas-
Educação Infantil, desejosas de leitura e escri- saporte para a vida perpassa pela paixão de
ta nesta etapa de ensino, a se afastarem tanto ler e aprender. O gosto pela leitura não é algo
das práticas de leitura e escrita ao longo da tra- dado, é construído. Ler a vida, ler o mundo. Ler
jetória escolar. Para a execução deste estudo, para brincar com as palavras, ler para imaginar e
foram estabelecidos alguns passos metodológi- imaginar-se, ler para sonhar, ler por gostar de ler
cos para a coleta de dados, que consistem em: .(Hoffmann, 2008, p. 135)
contato e autorização da escola para a coleta de   Nesse sentido, pode-se pensar no legado
dados; diálogo com as professoras; observações Montessoriano, partindo do concreto rumo ao
realizadas em sala de aula com uma turma de abstrato, o que significa dizer que l as crianças
alunos com 4 anos (nível III) e uma turma de de Educação Infantil aprendem melhor pela ex-
alunos com 5 anos (nível IV) da Educação In- periência direta – de procura e descoberta – do
fantil e uma intervenção em cada turma, a par- que pela experiência informada.
tir da contação de uma história infantil inti-   No contexto contemporâneo saber ler e
tulada: A ovelha rosa da dona Rosa, de Donaldo aprender a ler, sobretudo na educação infan-
Buchweitz. til, não é apenas ler livros, é também ler outros
  Tais observações transcorreram no decorrer textos como rótulos, imagens, símbolos, núme-
do segundo semestre de 2013 em uma escola ros entre outros. As crianças desde a tenra ida-
da Rede Privada de Porto Alegre. Foram pré- de, tem e estão em contato com a leitura da
estabelecidos critérios a serem observados em palavra escrita através dos livros infantis, dos
sala de aula, dentre eles: a) presença de leitu- portadores de texto, dos espaços oferecidos
ra de literatura em sala de aula; b) espaço para pelas mídias digitais e pela mídia impressa e
contato dos alunos com os livros; c) momen- demais fontes de comunicação e de informação
tos de leitura dos alunos; d) leitura realizada disponíveis na sociedade.
pela professora na contação de histórias. As   Uma das exigências da contemporaneida-
observações foram devidamente registradas de e principais metas da educação brasileira, é
no Diário de Aula das pesquisadoras. Segundo alcançar o propósito das crianças adquirirem
a perspectiva de Zabalza (2004), denomina-se atitudes leitoras para serem adultos leitores.
de Diário de aula. Diário este registro em que é Nesse sentido, a presença de livros na sala de
possível anotar tudo o que é perceptível na sala aula da educação infantil que estejam ao alcan-
de aula, neste caso, dos alunos de níveis III e IV ce das crianças assim como a leitura mediada
da Educação Infantil, assim como as percepções pelo adulto são considerados requisitos indi-
do pesquisador sobre o cenário observado. spensáveis. Partindo desse princípio, é possível
  A partir dos dados coletados realizou-se uma inferir que observou-se a presença dos livros in-
primeira leitura e organização dos dados para, fantis na sala de aula de forma constante, assim
em seguida, estabelecer as categorias de análi- como o contato das crianças com os mesmos,
se, que são: tanto no nível III quanto no nível IV. Pode-se
  • a leitura de literatura como fonte de re- pensar que há estímulos para que as crianças
pertório vocabular; se familiarizem com os diferentes gêneros li-
  • a leitura de literatura como iniciativa ne- terários. Assim como a escola, entende-se que
cessária e fundamental para a criação de uma da mesma forma o contexto familiar da criança
cultura leitora na Educação Infantil; é espaço privilegiado para a construção da cul-
  • a leitura de literatura como hábito diário no tura leitora.
cotidiano escolar.   De acordo com Medel (2012) há estudos que
revelam que aquelas crianças que em seus la-
res contam com a presença de diversos textos e

68 MoMo 4 • Dicembre 2015


famílias com maiores níveis de escolaridade, que desejo de ouvir a história e a curiosidade de intera-
utilizam a linguagem escrita de forma cotidiana e gir com aquele objeto chamado livro. (p. 44)
com distintos propósitos, têm mais possibilidades   Assim sendo, considera-se a importância da
de conseguir melhores aprendizagens. (p. 196) leitura como algo prazeroso. Além da leitura
  Tal fato se evidencia no momento da inter- como deleite, a literatura tem um papel funda-
venção realizada com as crianças do nível III. mental na vida da criança, pois na medida em
Após a leitura da história A ovelha rosa da dona que a criança se projeta sobre um personagem, é
Rosa abriu-se um momento para dialogarmos possível que aceite melhor seus problemas, suas
sobre o conteúdo, as ilustrações e a moral da frustrações e seus medos. Ela se reconhece e se di-
história. Quando questionados quando e onde verte por meio de certas atitudes. (Dornelles, [et
lêem, surgem as seguintes respostas: “leio aqui al] 2012, p. 84)
na escola”; “leio em casa antes de dormir”. No   Nessa perspectiva pode-se compreender o in-
questionamento se em casa alguém lê históri- teresse das crianças por alguns tipos de livros,
as para eles, obtivemos as falas: “meu pai conta fato observado pela professora do nível IV da
histórias”; “minha mãe conta”; ao passo que um educação infantil quando relata que as crianças
aluno se manifesta dizendo que “na minha casa já fazem a escolha dos livros que querem ler, pela
ninguém conta”. Esta fala aparece em tom de história em si, pelo nome do autor ou pela editora.
voz demonstrando descontentamento. Possivelmente tal fato ocorre porque a profes-
  Nessa perspectiva é fundamental que um sora trabalhou e estimulou as crianças a dete-
adulto leia para a criança assim ela vai com- rem seu olhar sobre os aspectos que compõe
preendendo e adotando uma cultura leitora um livro infantil. Portanto, independente do
adequada. É importante também desafiar a formato, cor ou tamanho, o livro é responsável
criança no grau de complexidade da história pelo encantamento do ser humano, indepen-
para construir seus significados deparando-se dente da faixa etária.
com textos simbolicamente ricos de interpre-
tação. Ao ler livros ou outros materiais im- A leitura de literatura como iniciativa ne-
pressos para as crianças, o professor se depara cessária e fundamental para a criação de
constantemente com o desafio de (re)construir uma cultura leitora na educação infantil
significados para si próprio a partir dos textos Em geral as pessoas leem pouco, independen-
complexos. (Medel, 2012). E essa atitude é gra- temente do estilo de leitura. Isso mostra que se
dativamente internalizada pela criança como a leitura não faz parte da vida do adulto, como
procedimento ativo perante a leitura. A capa- então estimulá-la desde a infância? Considera-
cidade de ler de um sujeito, adulto ou criança, mos a presença de livros de literatura funda-
depende do conhecimento que esse sujeito tem mental no cotidiano infantil, no seu convívio
dos escritos tratados no texto (conteúdo), alia- diário, para que a partir da familiaridade pos-
do, é claro, ao reconhecimento das letras e das sa nascer o gosto, o desejo por um hábito que
palavras. Para Freire (1988, p. 8) poderá vir a se tornar uma cultura na vida do
  A leitura da palavra é sempre precedida da aluno e da comunidade.
leitura de mundo. E aprender a ler, a escrever,   Hoffmann (2008) ao abordar sobre apren-
alfabetizar-se é, antes de mais nada, aprender a der a ler ou a gostar de ler sugere uma prática
ler o mundo, compreender o seu contexto, não simples, ou seja, ler para as crianças todo dia.
uma manipulação mecânica das palavras mas Podem ser textos pequenos, poemas, imagens,
numa relação dinâmica que vincula linguagem pinturas de artistas plásticos, fotografias, pro-
e realidade. pagandas. Ao se tratar especificamente so-
  Para trabalhar com histórias no contexto bre leitura de livros de literatura , as crianças
infantil é preciso, antes de mais nada, que se ten- pertencentes ao estudo tem acesso a variados
ha claro que a literatura precisa recrear, divertir. gêneros literários e tipos de livro preferido,
(Junqueira Filho; Kaercher; Cunha, 2012, p.44) dentre eles: livros de montar; livro convencional;
  De igual modo ter o cuidado na seleção dos li- aquele que as figuras levantam quando a gente
vros para contar as histórias, de modo que estes abre (3D); livro de colorir; livro com quebra-cabeça.
tenham atrativos suficientes para despertar-lhes o   De igual modo buscam os diferentes gêneros,
quando afirmam: “eu gosto daqueles que tem é só começarmos a pensar e já nos damos conta
lanterna”; “aqueles que tem um tabuleirinho”; “ das coisas que aprendemos a partir da prática re-
tem aqueles que a gente tem que abrir”. fletida, de ações concretas e das avaliações dessas
  Quintana afirma que as pessoas que apren- ações, da vivência com e sobre os objetos que nos
deram a ler e não tem o hábito da leitura, são desafiaram, por desejo ou necessidade, a conhecê-
por ele considerados os verdadeiros analfabe- los, a desvendá-los. (p. 141-142)
tos. Ao que Hoffmann (2008) acrescenta, afir-   O processo de ação refletida acerca do ler e
mando ler envolve, mais do que o saber ler, […] si- escrever passa pela etapa em que deve ser bem
gnifica aprender a gostar de ler (p. 139). Infere-se explorada para não comprometê-la. Em sínte-
que esse gosto pela leitura está sendo desenvol- se, é preciso ter clareza sobre a importância e o
vido pelas professoras com as crianças na sala sentido de saber ler e escrever. É importante ter
de aula do nível III e nível IV da Educação In- clareza acerca de que significado dar a esta lin-
fantil ao contar histórias diariamente para elas. guagem e que sentido social dar a esta escrita.
E quando questionado às crianças se gostam de De acordo com Hoffmann (2008, p. 141) ensinar
ler livros, os pesquisados foram unânimes na crianças, jovens e adultos a “gostar de ler” é uma
resposta: “Sim”. E o entendimento das crianças tarefa mágica. […] é mister ser um apaixonado
acerca do porquê se lê livros, responderam pra pela leitura, para saber escolher os textos certos,
gente aprender a ler, ou seja, associam a leitura que despertem nos leitores iniciantes a mesma
de livros ao fato de aprender a ler. paixão que já sente o ensinante.
  Na rotina diária, há espaço na escola pesqui-   A título de identificarmos a presença dos li-
sada para a leitura na educação infantil. Há mo- vros no contexto familiar/pessoal das crianças
mentos em que a professora lê as histórias para do nível IV, lançamos a seguinte questão: Vocês
os alunos, bem como há a leitura individual de têm muitos ou poucos livros em casa? De acor-
cada um, e, posteriormente, os alunos contam do com as respostas obtidas dos alunos, tran-
sua versão da história aos demais colegas. Se- screvemos as respostas na íntegra.
gundo o relato de uma das professoras, eles
lêem livros na sala, na biblioteca e depois falam Criança 2: O (fulano) tem um livro de mal assom-
se gostaram, se indicam aos colegas para leitura. bração, de lanterna.
Na atividade de interação com as crianças de C. 1: Eu tenho uma gaveta cheia.
nível IV, igualmente foi realizada a contação da C. 2: Eu tenho um monte, mas um monte onde fica
história: A ovelha rosa da dona Rosa ,e a partir a TV.
dela, houve espaço para reflexões e debate so- C. 3: Eu tenho um monte perto onde fica minha
bre a história. Ao serem questionadas se go- cama.
stam de ler livros, as crianças afirmaram que C. 1: Eu tenho um montão.
sim. E a resposta dada por eles sobre o que pen-
sam por que se lê histórias, é a seguinte: pra dar Nesse sentido pode-se pensar que para a rea-
mais emoção, pra aprender a ler e pra aprender a lidade destas crianças o contexto familiar é
escrever. Nessa perspectiva, Dornelles [et al] permeado com livros de histórias, favorecendo
(2012, p. 84) afirma que emoção e imaginação não o universo de leitura. Evidencia-se também o
deveriam restringir-se apenas a uma fase da vida valor atribuído à leitura de livros por parte dos
das crianças. Desde cedo devemos garantir-lhes pais, ao incentivar os filhos na aquisição e uso
espaço e tempo para criar e jogar com as palavras dos mesmos estimulando à leitura. Avançando
na busca de seus diferentes sentidos. um pouco sobre a compreensão da leitura no
  Ao falar sobre leitura e escrita com as contexto familiar das crianças foram elabora-
crianças, Junqueira Filho (2001) entende que das outras questões como: vocês leem em casa?
essa prática pode se tornar algo simples e dire- Os pais leem para vocês? Vocês leem para os
to, lendo e escrevendo junto com elas. Também pais? Em todas as questões as respostas foram
afirma que tudo na vida se aprende, como por afirmativas. Segundo Junqueira Filho; Kaer-
exemplo, caminhar; falar; andar de bicicleta; re- cher; Cunha (2012, p. 45) O importante é que a
cortar; pintar entre outros. O autor contribui criança vá se conhecendo pela parceria com o adul-
afirmando ainda que na nossa vida de adultos, to, como leitora e escritora do seu mundo, que ela

70 MoMo 4 • Dicembre 2015


vá se dando conta do sentido e do poder da escrita, dade brasileira o que temos é a escola como úni-
desejando, mais cedo ou mais tarde, aprender a co reduto capaz de formar uma cultura leitora,
utilizar essa linguagem, dominá-la, registrando-se dadas as condições socioeconômicas em que se
e expressando-se por meio dela. encontram a maioria das crianças do Brasil.
  Dessa forma, é importante ter a compre-
ensão que o interesse e o gosto pela leitura não A leitura de literatura como hábito diário
são advindas de uma decisão dos adultos, mas no cotidiano escolar
estes podem ser os mediadores e incentivadores O gosto pela leitura e o hábito de ler podem/
da criança pelo gosto de ler. Porque para gostar devem ser desenvolvidos a partir da contação
de ler é preciso ler para ler! Ler para ser ouvido! Ler de histórias, desde a Educação Infantil. Os mo-
em voz alta com emoção, com paixão! Não a leitura mentos de leitura de literatura e contação de hi-
chata de textos chatos para aprender alguma coisa. stórias abrem possibilidades para debates entre
(Hoffmann, 2008, p. 141) alunos e professores. Nos momentos de leitura,
  Portanto, para estimular e implantar a cultu- abrem-se novas oportunidades para incorporar
ra leitora desde a educação infantil precisa-se outros elementos que os textos proporcionam,
pensar que a leitura aconteça por prazer, por os quais podem ser discutidos em sala de aula
deleite, pela curiosidade, pelo interesse, pelo em diferentes atividades. Para o exercício da
gosto dos diferentes gêneros literários. leitura faz-se necessário a formação continua-
  A mesma pergunta - Vocês têm livros em da dos professores, os quais promovem a leitu-
casa? – foi lançada para as todas as crianças ra na sala de aula formando leitores, uma vez
investigadas no momento de reflexão após a que se entende que a leitura traz mensagens, é
história contada. As respostas obtidas nos re- um veículo de informação e de entretenimento,
metem a reflexões sobre esse contexto. Seguem proporcionando o leitor interagir com o mun-
as respostas das crianças: do e suas significações, e no contexto escolar, o
C. 1: Tenho muitos. professor media a articulação do pensamento,
C. 2: Eu tenho mais roupas. motivando o aluno a ter um pensamento críti-
C. 3: Eu tenho mais brinquedos que livros. co. Nesse sentido, é preciso alimentar a imagi-
C. 4:Eu tenho mais brinquedos e roupas que livros. nação de nossos alunos, compartilhar leituras com
  Nas situações como as que descrevemos ne- eles e oferecer-lhes experiências de fruição para
ste estudo nos mostram que ainda se faz ne- que descubram os encantos da literatura como uma
cessário uma conscientização dos adultos, nes- forma de arte que possibilita conhecerem melhor a
se caso, os pais, sobre a importância do livro e si mesmos, ao mundo e aos que os cercam, para que
da leitura de literatura na vida da criança. se tornem pessoas mais sensíveis, mais críticas,
  As crianças por sua vez tem o contato com o mais criativas. (Baldi, 2009, p. 8).
livro, leem histórias a partir do espaço e tem-   Desta forma, cabe pensar a escola o espaço
po que encontram na escola, espaço em que o privilegiado para a formação do sujeito, no qual
papel da professora é fundamental. Hoffmann os estudos literários estimulam o exercício co-
(2008) ao abordar sobre a aquisição de livros gnitivo, as significações do mundo real, a con-
pelos pais para uso da criança no contexto fa- sciência do eu/outro, a leitura de mundo e o
miliar e assim criar o gosto e o prazer pela leitu- conhecimento da língua, da verbalidade signi-
ra afirma: Livros são caros, dizem muitas pessoas, ficativa e consciente (Coelho 2000).
e por isso não os compram. Mas celulares também   Entende-se que é necessário quando se trata
são caros, brinquedos mais ainda, revistas são ca- de formar leitores considerar que o hábito da
ras e superficiais [...] TVs, DVDs, equipamentos de leitura é um processo construído desde a tenra
som são caros. E as famílias brasileiras de todas as idade, ou seja, desde a Educação Infantil, gosto
camadas sociais disponibilizam aos filhos tais obje- esse que precisa ser fomentado, fazendo com
tos. Só não disponibilizam livros. (p. 135) que as práticas pedagógicas voltadas para este
  Esta é uma questão que precisa ser refletida fim tenham sentido e significado na vida das
junto com a comunidade escolar e familiar para crianças. É preciso haver um espaço motivador
que o trabalho docente consiga se efetivar. e afetivo, no qual a criança seja estimulada até
  Claro está que isso seria o ideal, pois na reali- mesmo pelo exemplo.
  Por isso o trabalho com histórias permeadas la apenas com fins didáticos, e não com finali-
pela ludicidade e pela imaginação é um trabal- dade de desenvolver o deleite e o prazer através
ho com intencionalidade pedagógica, visando de livros de literatura;
desenvolver a criança em suas vivências com   b) em alguns casos citados pelas crianças
situações e momentos de contato com a leitu- investigadas possivelmente não tenha sido de-
ra, os quais a acompanharão ao longo de toda senvolvido o prazer da leitura pela leitura em si
a vida.. É importante ainda trazer para esta di- mesma, já que ela é oferecida como desencade-
scussão, a necessidade de apresentar à criança adora para atividades pedagógicas;
os diferentes gêneros textuais sempre na con-   c) a implementação de uma cultura leitora é
dição de ser algo lúdico e prazeroso para ela. De ainda um desafio não superado na realidade in-
acordo com Abramovich (1995, p.17), ler históri- vestigada, embora os esforços da comunidade
as para crianças, sempre, sempre. É poder sorrir, escolar se encaminhem todos para esta direção;
rir, gargalhar com as situações vividas pelas per-   d) a presença das famílias na rotina escolar é
sonagens, com a idéia do conto ou com o jeito de algo de expressiva valia para a implementação
escrever dum autor e, então, poder ser um pouco de tal cultura.
cúmplice desse momento de humor, de brincadeira,   Entende-se que o prazer pela leitura é advin-
de divertimento… É também suscitar o imaginário, da do modo como o professor e os pais também
é ter a curiosidade respondida em relação a tantas se familiarizam com os livros e com a leitura.
perguntas, é encontrar outras idéias para solucio- A importância que é dada em cada segmento é
nar questões (como as personagens fizeram). fundamental para que a criança crie uma cultu-
  Assim sendo, para a formação de uma cultura ra leitora, contribuindo assim para que dados
leitora é preciso sistematizar ações que estimu- como os do Instituto Nacional de Alfabetismo
lem as relações da criança com o livro infantil Funcional (INAF) possam ser mais significati-
com possibilidades de motivar sonhos, brinca- vos em avaliações que se realizarão pelo Institu-
deiras, fantasias e desenvolver a imaginação. to Paulo Montenegro. Acredita-se no papel do
Importante é que o entusiasmo se perpetue a adulto como desencadeador desse processo do
partir das primeiras experiências com leitura gosto e importância da cultura leitora no mun-
de literatura, familiarizando-se desde a mais do infantil, justamente por ser uma fase da vida
tenra idade com o mundo das letras e da leitura em que as crianças se espelham nos adultos.
de literatura. Incentivar a leitura estipulando um encontro
diário com o livro para manuseá-lo livremente
Considerações na biblioteca ou na sala de leitura, assim como a
Como resultados parciais deste estudo, pode- contação de histórias de forma sistemática per-
mos dizer que o interesse por ler e escrever fi- mite que as crianças aprendam a recorrer aos
cou evidenciado nas atividades de observação livros em diferentes situações e quando adultos
e intervenção junto às turmas do nível III e continuem sendo leitores exímios. E por fim, a
nível IV da Educação Infantil como algo lúdi- leitura de contos sempre contribui na constitu-
co, prazeroso, e não obrigatório. Desta forma, ição de estratégias que auxiliem a imaginação
contempla o legado Montessoriano em que as infantil perante aspectos do mundo real. Por-
crianças aprendem melhor pela experiência di- tanto, entende-se que a leitura e a literatura são
reta de procura e descoberta. Acredita-se que a o passaporte para a vida.
leitura, além de ampliar conhecimentos, enri-   Ressaltam-se ainda nesse estudo, as con-
quece o repertório vocabular, eleva o nível de tribuições significativas de Montessori para a
produção textual, bem como produz sujeitos infância, importantes ainda hoje, século XXI,
mais críticos e conscientes de seu papel na so- para o contexto das escolas brasileiras de Edu-
ciedade. cação Infantil.
  Ainda se pode inferir que:   Destacamos aqui algumas delas:
  a) para alguns adultos ainda é de difícil com-   a) conceber a educação como algo que se esten-
preensão realizar leituras por deleite, justa- de além dos limites do acúmulo de informações;
mente por terem aprendido ao longo de sua vida   b) entender que a função da escola é a for-
estudantil que a leitura se faz presente na esco- mação integral do sujeito: a educação para a vida;

72 MoMo 4 • Dicembre 2015


  c) considerar e desenvolver o potencial cria- Referências bibliográficas
tivo desde a primeira infância, associando-o à Abramovich, F. Literatura infantil: gostosuras e
vontade de aprender; bobices. 5. ed. São Paulo: Scipione, 1995
  d) construir o conhecimento a partir das ex- Baldi, Elizabeth. Leitura nas séries iniciais: uma
periências no mundo; proposta para formação de leitores de literatura.
  e) oferecer um ambiente adequado onde a Porto Alegre: Editora Projeto, 2009
criança possa escolher o que tem interesse em Bardin, Laurence. Análise de conteúdo. Lisboa/
aprender com liberdade e autonomia; Portugal: EDIÇÕES 70, 2010
  f) ênfase na educação sensorial na pré-escola; Brasil. Instituto Paulo Montenegro e Ação Educa-
  g) ratificar o papel do professor como um tiva mostram evolução do alfabetismo funcional
mediador; na última década.
  h) promover a participação efetiva da família; Buchweitz,D. A ovelha rosa da dona Rosa. São
  i) avaliar através de anotações e observações Paulo: Ciranda Cultural, 2009
que o professor vai registrando ao longo do de- Busquets, P. J. M.; Vallet, M. Maria Montessori.
senvolvimento do aluno. In: In: Sebarroja, James Carbonell, (Org). Peda-
  Nesta perspectiva as contribuições de Mon- gogias do Século XX . Tradução Fátima Murad.
tessori para a Educação Infantil propiciam uma Porto Alegre: Artmed, 2003. p. 26-35.
prática pedagógica na direção de desenvolver a Capovilla, A.G.S., Gutschow, C.R. D. & Capovil-
personalidade da criança, a capacidade de de- la, F. C. Habilidades cognitivas que predizem com-
liberação, iniciativa e escolha independentes, petencia de leitura e escrita.
bem como os aspectos emocionais. Por isso me- Psicologia: Teoria e prática. 6(2): 13-26. São Pau-
smo, tal legado, aliado a outros que destacamos lo, (2004)
no texto, nos é fundamental para o desenvolvi- Coelho, Nelly Novaes. Literatura infantil: teoria,
mento desta pesquisa. análise, didática. São Paulo: Moderna, 2000
Dornelles, L.V. [et al.]. Linhas norteadoras em Edu-
cação Infantil. In: REDIN, M.M. [et al.] Planeja-
mento, práticas e projetos pedagógicos na Edu-
cação Infantil. Porto Alegre: Mediação, 2012.
Freire, P. A importância do ato de ler: em três arti-
gos que se completam. 22. ed. São Paulo: Autores
Associados: Cortez, 1988
Hoffmann, J. M.L. Avaliar: respeitar primeiro,
educar depois. Porto Alegre: Mediação, 2008.
Junqueira Filho, G.A. Conversando, lendo e escre-
vendo com as crianças na Educação Infantil. In:
Craidy, C.M.; Kaercher, G.E.P.S. Educação Infan-
til: pra que te quero? Porto Alegre: Artmed, 2001
Kaercher, G.E. P. S.; Cunha, S.R.V. Convivendo
com crianças de zero a seis anos
Medel, C.R.M. de A. Educação Infantil: da con-
strução do ambiente às práticas pedagógicas. 2.
Ed. Petrópolis, RJ: Vozes, 2012
Montessori, M. (1870-1952). The Montessori Me-
thod. Translated by Anne Everett George (1882).
New York: Frederick A. Stokes Company, 1912
Zabalza, M. A. Diários de Aula: um instrumento
de pesquisa e desenvolvimento profissional. Trad.
Ernani Rosa. Porto Alegre: Artmed, 2004
Zabalza, M. A. Qualidade em Educação Infantil.
Tradução Beatriz Affonso Neves. Porto Alegre:
Artmed, 1998
A rotina de crianças de zero a dois anos
na educação infantil e as especificidades infantis
Marianne da Cruz Moura  Universidade Federal do Rio Grande do Norte - UFRN

No contexto da produção atual sobre a edu- contrariamente ao entendimento do bebê a partir


cação infantil, as crianças são concebidas como da falta e de sua incompletude. (Silva e Pantoni
sujeitos de direitos e como pessoas concretas 2009) Montessori já apontava a importância
e singulares marcadas por especificidades que do espaço interno que, para ela, este era (e é)
precisam ser respeitadas pelas instituições edu- cuidadosamente preparado para permitir aos
cativas no sentido de respeitarem sua inteireza alunos movimentos livres, facilitando o desen-
pessoal, suas necessidades de atenção e cuida- volvimento da independência e da iniciativa
dos, bem como suas capacidades de aprender pessoal.
e produzir cultura. Na organização das práti-   É a partir dos estudos sobre as formas como
cas educativas nas instituições a rotina é con- os bebês constroem conhecimentos e intera-
siderada como tendo um papel definidor na gem com os outros que têm contribuído para
estruturação de tempos, espaços e atividades, as novas construções sobre suas capacidades e
portanto das ações e relações dos sujeitos en- habilidade interacionais, físicas e cognitivas. A
volvidos. Estudos de teóricos como Rousseau, nova concepção de criança interativa e o olhar
Froebel, Decroly e Montessori já apontavam a para os processos de interações dos bebês têm
necessidade de organização das atividades e dos emergido de estudos que revelam a sensibilida-
espaços estabelecendo assim as bases para um de dos bebês às manifestações afetivas e estéticas
sistema educativo mais centrado na criança. do seu meio cultural, assim como o compartilha-
  Há poucas décadas era impossível pensar a mento da emoção e atenção desde cedo nas relações
creche como um ambiente espaçoso, atraente, interpessoais e a capacidade de interagir com o ou-
com espelhos nos rodapés, cantinhos, brinque- tro por meio de recursos que dispõem. (Silva e Pan-
dos e materiais de diferentes texturas, cores... toni 2009, p.06)
Essa nova concepção é pautada no olhar sobre   Ou seja, o bebê passa a ser compreendido
as capacidades interativas do bebê de exercer a como sujeito que é agora, contemporâneo e in-
sua expressividade como sujeito que age no mundo, teiro/global. As crianças nas suas diferenças e

74 MoMo 4 • Dicembre 2015


diversidades são completas não sendo possível do uso do tempo, da seleção e oferta de mate-
compartimentá-la em suas ações e manife- riais e da seleção e proposição de atividades.
stações em setores como a escola faz. Aspectos   Esse papel implica, aos profissionais re-
estes já apontados por Montessori ao afirmar sponsáveis pela organização da rotina, a neces-
que a criança não é um pretendente a adulto sidade de conhecer sobre o que se está objeti-
e, como tal, um ser incompleto. Desde seu na- vando quando se organiza um determinado
scimento, já é um ser humano integral, o que ambiente, se propõe certa atividade e se dispõe
inverte o foco da sala de aula tradicional, cen- determinados materiais num certo tempo. É
trada no professor. preciso, portanto, conhecer as crianças, o que
  E é nesse contexto, que concentramos a nos- implica compreender seu desenvolvimento,
sa pesquisa - resultante em uma dissertação suas necessidades e possibilidades para organi-
de Mestrado, na organização da educação das zar o cotidiano com tempos e espaços que con-
crianças menores de três anos, considerando stituem formas de intervenção intencional do
que, dado o pouco tempo dessa inserção, pou- professor sobre a atividade infantil e, portanto,
co tem sido estudado sobre esse aspecto o que sobre suas possibilidades de desenvolvimento.
nos faz pensar que, embora as crianças de zero Desse modo, a rotina, ao ser estruturante da
a dois anos estejam inseridas em instituições organização do tempo e das atividades desen-
vinculadas ao sistema educacional e as dire- volvidas durante todo o cotidiano da creche é
trizes político-pedagógicas já considerem, em parte altamente relevante do projeto educati-
alguma medida, suas especificidades, o cotidia- vo – ao instituir modos cotidianos de agir, ela
no em que tais proposições ganham materiali- educa as crianças, ou seja, constitui-se como
dade, em alguns contextos, ainda é invisível. prática pedagógica.
  Quando consideramos teorias que temati-   Ancoradas em uma perspectiva interacioni-
zam o desenvolvimento infantil em uma per- sta de desenvolvimento psicológico e, de modo
spectiva interacionista e mediacional e que especial, na abordagem histórico-cultural acer-
consideram a criança como ser completo, cujo ca do desenvolvimento humano (Vygotsky,
desenvolvimento é mediado pela cultura, pe- 1984; Pino, 2005; Lopes, 2011), entendemos
los outros e pelos signos dentre as quais de- que as características humanas – do homem, da
stacamos a abordagem histórico-cultural de L. criança – resultam de processos de apropriação,
S. Vygotsky, A. R. Luria e A. Leontiev (2006) definidos por Vygotsky (1984) como internali-
e a psicogenética de Henri Wallon (2007), é zação de modos de funcionamento intermental
possível refletir que as vivências da criança nos e sua transformação em funções intramentais.
contextos sociais onde se insere são definidoras Esse processo não consiste em transposição ou
do que e como se apropriam das práticas cul- cópia do externo ao interno, mas em conversão
turais, que envolvem modos de ação, operação, de modos compartilhados socialmente de agir,
relação, jeitos de movimentar-se, de perceber, pensar, significar, sentir em modos próprios,
de sentir, de agir, de simbolizar, de significar singulares de cada pessoa.
o que/quem lhe rodeia e tornar esses modos   Esse processo é resultante de interações que
próprios, internalizando-os e constituindo-se, as crianças vivenciam, mediadas pelos outros
com eles, como pessoa singular. que a rodeiam e pelo signo (linguagem)– que de
  Ao lado de movimentos sociais organizados início, se materializa em sinais gestuais, mími-
e suas reivindicações, podemos dizer que esses cas, expressões, sons e tons de vozes humanas,
estudos contribuíram, de forma significativa, risos, olhares, sensações corporais possibilita-
para o reconhecimento, tanto no plano teóri- das pelo toque de outros e de coisas do meio etc.
co, como legal, da importância de um trabalho   Esses conjuntos de ideias nos conduziram a
com função assumidamente educativa para as questões tais como: como é concebida e organi-
crianças de zero a cinco anos. zada, pelos professores responsáveis, a rotina
  Nesse sentido, a rotina passa a ser compre- de crianças de zero a dois anos na instituição de
endida como a estrutura básica organizadora da Educação Infantil? Assim, a pesquisa que aqui
vida coletiva diária na creche ou pré-escola, cujo apresentamos teve como objetivo analisar a ro-
papel manifesta-se da organização do ambiente, tina vivida por crianças de zero a dois anos em
instituição de Educação Infantil em relação às jogo das relações e de acesso à diversidade de
especificidades infantis. práticas da cultura. (Pino, 2005)
  Esse processo é definido por Pino (2005)
Nossa pesquisa como o duplo nascimento da criança – o
O campo de pesquisa escolhido foi um Cen- biológico e o cultural. É através do nascimen-
tro Municipal de Educação Infantil. Participa- to cultural que a criança é inserida no universo
ram da pesquisa seis professoras e 12 crianças das significações e, nesse universo, a criança se
no primeiro momento da pesquisa e outras 13 apropria dos meios criados pelo homem através
crianças no segundo momento. Essas professo- da linguagem sob suas diferentes formas.
ras – atuantes nos dois períodos de observação   Nesta perspectiva a criança é reconhecida
– se constituem como sujeitos da nossa pe- como ser inter-ativo, co-construtor, que, com
squisa, pois embora consideremos as crianças a mediação dos outros, se apropria da cultura
como sujeitos que produzem cultura e a tran- e produz cultura, atribuindo novos significados
sformam, dentro das possibilidades que lhes às coisas do mundo, recriando o que lhe é pos-
são propiciadas, o meio onde vivem, a pesquisa sibilitado mediante a imaginação, característi-
tomou,  como sujeitos, as professoras, pelo fato ca fundamental da brincadeira. Mas, para que
de serem elas que organizam as rotinas dentro possa viver e desenvolver seu rico potencial
das quais buscam conformar as crianças. simbólico, imaginativo, lúdico, a criança preci-
sa de possibilidades concretas em seu dia a dia,
As especificidades infantis seja junto à família, seja junto à instituição edu-
Sendo os contextos sócio-histórico-culturais cativa extrafamiliar – a creche, a pré-escola.
diversos, não existem etapas universais e   Desse modo, podemos também compreen-
imutáveis de desenvolvimento do indivíduo e der que a criança, bem como outros humanos,
sim caminhos ou oportunidades diferenciadas depende dos outros da cultura. Como sabemos
de desenvolvimento em que os fatores exter- durante muitos anos os bebês foram definidos
nos se entrecruzam com os internos num pro- como seres frágeis, incapazes e imaturos que só
cesso complexo e sempre singular, ainda que demandavam do meio providências no senti-
semelhantes. É desse entrecruzamento que, do de serem alimentados, postos para dormir
segundo Vygotsky (1984) se desenvolvem os e serem higienizados. Mediante as concepções
modos de funcionamento psicológico como acima sistematizadas, as crianças foram sendo
atividades tipicamente humanas: consciência, olhadas como sujeitos não apenas com neces-
vontade, imaginação, linguagem, pensamento, sidades e incapacidades, mas com capacidades.
raciocínio, abstração, generalização, percepção,   Essas características são ampliadas pelas ide-
memória, atenção, valoração, volição/emoções ias propostas por Henri Wallon, que em muitos
– elaboradas ao longo da vida do indivíduo me- pontos se aproxima das de Vygotsky. Segundo
diante sua interação com o meio social através Wallon, podemos compreender que as crianças
de sistemas de signos, sendo a linguagem, o possuem especificidades que as diferenciam das
principal. No período inicial da vida, quando as crianças maiores, assim como do indivíduo humano
crianças ainda não dominam a linguagem ver- de outros ciclos de vida, em função de sua pertença
bal, outros signos medeiam suas relações com à espécie humana, cujo desenvolvimento é resulta-
os outros com quem interage: o choro, os mo- do de interações entre fatores orgânicos e sociais.
vimentos, as expressões, os olhares, o riso, os (Wallon, 2005)
sons que produz ou aos quais reage, entre eles o   Assim, é possível reconhecer que as crianças,
som da voz humana, de quem lhes cuida. desde bebês, são seres integrais, com uma cor-
  Mas, para que tais manifestações das poreidade, uma cognição, uma afetividade e um
crianças se transformem em signos, em sinais, eu (em formação) que lhe compõem de modo in-
em formas de comunicação, é preciso que os dissociável; são, assim, vulneráveis e dependen-
outros com quem interagem, que lhes cuidam e tes dos adultos, mas, ao mesmo tempo, capazes
educam, atribuam significados, respondam aos de aprenderem e se desenvolverem rapidamen-
seus movimentos, olhares, expressões, gestos, te, de produzirem cultura em relação com as
como se fossem sinais e insiram as crianças no possibilidades de seu meio sociocultural.

76 MoMo 4 • Dicembre 2015


  Portanto, embora as crianças sejam reconhe- especificidades – necessidades e capacidades –
cidas como sujeitos únicos, que apresentam sejam respeitadas, exploradas, ampliadas, que
características singulares que as diferenciam elas possam vivenciar aprendizagens significa-
como cor, tamanho, comportamentos, origem tivas que impulsionem seu desenvolvimento,
ou contexto social, elas, simultaneamente, retomamos nossa questão de estudo:
apresentam características universais (Barbosa,   A rotina vivenciada por crianças de zero a
2009), ou seja, especificidades comuns, como já dois anos na Educação Infantil considera as
afirmou Sarmento (2007). especificidades das crianças?
  Essas especificidades têm sido afirmadas   Concebendo que as decisões acerca da or-
por autores como Formosinho (2002a, 2002b), ganização da rotina são tomadas pelos profis-
Dahlberg, Moss e Pence (2003), Sarmento sionais que assumem o trabalho e que estas
(2007) e Kramer (2006, 2009), Barbosa (2009, decisões são orientadas por suas concepções e
2010), Lopes (2011). Com base nesses estu- se manifestam – ainda que de modo não linear
dos, podemos compreender que as crianças, e nem sempre coincidente – em suas ações, a
enquanto sujeitos humanos em início de vida questão implicou outras duas:
apresentam, de modo dialético, características   • Como a rotina é concebida pelas professo-
que as especificam, embora também estas são ras do CEMEI?
vividas/consideradas de modo diferente em   • Como é organizada, pelos professores re-
cada contexto social (LOPES, 2011): a globa- sponsáveis?
lidade (não fragmentação de suas dimensões   • No contexto da prática pedagógica, a rotina
enquanto pessoa em desenvolvimento); vulne- constitui uma estrutura dentro da qual as ações
rabilidade (relativa)-dependência em relação de professores e crianças se organizam no coti-
aos adultos; capacidade (potencialidade para diano e, por sua vez, revela os modos como pro-
aprendizagem em condições de possibilidades) fessores e demais envolvidos na sua construção
de produzir cultura – imaginando, brincando. pensam a criança, a infância e sua educação.
  Nesse contexto, a rotina, enquanto prática   Os discursos que as professoras elaboraram
pedagógica, pode contribuir de modo efetivo mediante as entrevistas revelam que a rotina
para uma educação de qualidade das crianças assume, tal como nas significações sociais di-
de zero a dois anos respeitando-as em suas cionarizadas, diferentes sentidos/funções que
especificidades e oportunizando-lhes experiên- se configuram no dia a dia das crianças. A partir
cias desafiadoras e ricas de aprendizagem e de- de suas enunciações, a rotina é concebida como:
senvolvimento, mas sem o estabelecimento de   • meio de controle das ações – das professo-
controles rígidos e autoritários que as limitem ras e das crianças pelas professoras;
em suas possibilidades de construir linguagens,   • estratégia de produtividade e eficiência nas
conhecimentos e sua identidade. ações dos adultos;
  • contexto de aprendizagens das crianças –
A rotina e as especificidades das crianças de noções de tempo, espaço, sequência, obe-
de 0 a 2 anos no CMEI pesquisado diência e disciplinamento;
Ao definir a rotina como estruturante do am-   • meio de comunicar o trabalho para pais e
biente e das crianças – também dos adultos – visitantes.
nas instituições de educação infantil, Barbosa   Esses sentidos mostram-se nas enunciações
(2006) aproxima-se dessa dupla face da rotina, das professoras, ao serem questionadas acerca
ao enfatizar que a mesma é necessária, mas, da função da rotina no trabalho junto com as
ao mesmo tempo, pode restringir as possibili- crianças: […] as crianças já vão começando a en-
dades de construção de significados e sentidos tender que elas têm hora, vão ter noção de espaço,
possíveis nas ações e relações vividas pelos pro- tempo, de saber o que vão fazer, de responsabilida-
fessores e crianças. de. Contribui para a gente fazer os trabalhos com
  Considerando que o sentido da existência mais agilidade, ajuda mais no controle. (Professo-
da rotina nas instituições de educação infan- ra B, entrevista dia 07/12/2010)
til é contribuir para a realização do trabalho   Podemos assim perceber que, entre os sen-
pedagógico de modo que sejam atendidas as tidos enunciados, para as professoras, a rotina
tem função de controle e regulação das ações também na rotina deles. (Professora D, entrevi-
– delas e das crianças, garantindo que elas, sta dia 26/05/2011)
as crianças e as ações realizadas diariamen-   A fala da professora D dá pistas de que ain-
te não saiam do eixo, ou seja, a rotina funcio- da não há uma rotina pelo fato de seguirem os
na como contenção, moldura. Desse modo, as ritmos das crianças e não haver horários fixos.
concepções das professoras aproximam-se e Mas, adiantam que é uma questão de tempo e
afastam-se das significações sistematizadas na de ajustes necessários às condições impostas
atualidade acerca da rotina como instrumento pela instituição – alheias às singularidades das
pedagógico. crianças e do grupo, negando o proposto por
  Compreendemos que a prática pedagógica Proença (2004) com relação à necessidade de
envolve sempre intencionalidade e requer siste- que a rotina seja organizada e desenvolvida
maticidade para que as intenções se realizem. em sintonia com o tempo disponível, as atividades
Como nos aponta Zabala (1998) ao discutir so- propostas, o ritmo dos participantes e, em especial,
bre a prática educativa, é importante planejar alicerçada na concepção de criança.
o trabalho que será realizado, traçar objetivos   No segundo semestre, a partir da real roti-
e organizar uma rotina para que professores e na estabelecida e igual para todo o CMEI, foi
crianças tenham um norte (um eixo, tal como as possível perceber que havia uma repetição dos
professoras referiram) para suas ações. acontecimentos, ou seja, seguiam sempre a me-
  Mas, é preciso considerar, na prática educa- sma sequência, com as mesmas atividades, com
tiva, nos objetivos e procedimentos, os sujeitos horários e espaços constantes.
envolvidos, suas especificidades. Assim, em-   Era uma rotina igual para todas as turmas do
bora reconheçamos que a prática diária com CMEI alternando-se apenas a duração de cada
as crianças necessite ser planejada e envolva momento para mais ou menos tempo. Ou seja,
certa previsão, antecipação dos acontecimen- quando as crianças do berçário estão, por exem-
tos para todos os envolvidos, tal estruturação plo, dormindo, todas as outras crianças que se
não pode desconsiderar os ritmos, os interes- encontram no CMEI também estão dormindo
ses, as necessidades das crianças. Esse aspecto ou sendo postas para descansar. Segundo An-
não foi mencionado pelas professoras. Em sua drade (2002), essa situação presente também
omissão, emergem sentidos relativos à rotina na sua pesquisa, revela que parece ser norma que
como sendo uma prática a serviço das professo- todas as turmas devam começar e terminar uma
ras – para que elas realizem as ações de controle mesma atividade no mesmo período de tempo.
e disciplinamento, de ensino e de higiene das   Esta rotina é vivida diariamente sem nenhu-
crianças de forma mais ágil e eficiente. ma alteração e as crianças, agora adaptadas, a
  A rotina estabelecida para organização e uso seguem junto com as professoras. Nessa rotina,
do tempo das crianças, no primeiro semestre, os tempos e ritmos das crianças já estão todos
era estruturada de modo mais flexível respeitan- igualados não sendo mais possível presenciar
do as especificidades das crianças, embora para momentos em que, por exemplo, há crianças
as professoras, através de suas falas, é como se acordadas e crianças, dormindo, há crianças
essa rotina não pertencesse a elas, essa rotina, almoçando e crianças dormindo; agora, todas
que respeita os ritmos das crianças, é só das as crianças fazem as mesmas coisas ao mesmo
crianças e não funciona ainda (grifos nossos). tempo.
  Por enquanto as crianças não estão seguindo   Outro aspecto que merece destaque em re-
a rotina do CMEI, elas têm uma rotina própria… lação à rotina do segundo semestre – a rotina
Essa rotina, por enquanto, ainda não tem horários real – é o fato de agora, as crianças terem que
fixos devido a idade deles e o pouco tempo em que se ajustar, não apenas aos ritmos de todas as
estão no CMEI. Então, não temos horários fixos do próprio grupo, mas de todo o CEMEI! Com
de almoço e de lanche, na hora que vão acordando, horários fixos e inflexíveis.
vão almoçando, não existe um horário fixo da roti-   Desse modo, as crianças são desconsideradas
na hoje. Posteriormente, vamos ter horários fixos, em sua capacidade de participar, ao seu modo e
porque vamos depender de outras salas para usar de, no âmbito da rotina, produzir cultura, inse-
os ambientes coletivos, então isso vai interferir rir marcas na rotina, assumir sua condição de

78 MoMo 4 • Dicembre 2015


sujeito visível, como nos fala Sarmento (2007). ra, como momento de relaxamento, de prazer
Ao contrário, é a rotina estabelecida que (de) e ainda de cuidado da pessoa inteira e de edu-
marca as crianças no dia a dia, deixando in- cação, de aprendizagem.
visíveis as crianças concretas, com seus ritmos,   O banho, como todas as atividades que a
necessidades e possibilidades singulares. criança realiza, pode ir além da limpeza. Segun-
  Dentre as atividades que compõem a rotina do Búfalo (1997, p.49), o momento do banho
na instituição estaremos neste texto dando de- pode, como conduzido de modo adequado às
staque apenas a um – um momento de banho/ especificidades das crianças, propiciar um conhe-
troca e um momento de repouso/sono, embora cimento do eu e do outro, aspectos que são funda-
tenhamos observado e analisado outros mo- mentais para o crescimento de todo ser humano;
mentos presentes diariamente na rotina do necessidade biológica de higiene e necessidade de
CMEI. conhecimento; afeição, aceitação de si e do outro.
  Na situação observada, as práticas do banho
09h30min – As professoras e a monitora começam consideram e não consideram a criança inteira.
a organizar as crianças para o banho. A professora Algumas professoras conversam enquanto dão
B pega as toalhas; o banho será realizado na área banho e penteiam as crianças, indicando o re-
externa; as crianças já se encontram lá, pois estava conhecimento de sua presença como pessoa,
brincando no parque. As professoras e a monitora sujeito participante da situação, de diálogo, o
combinam entre si quem vai fazer o que. A monito- que, por sua vez, cria a possibilidade de que sua
ra vai dar o banho, a professora A vai ficar na sala identidade possa ser constituída, linguagens
para receber quem já tomou banho e pentear os ca- possam, ao serem compartilhadas, aprendidas.
belos e a professora B vai enxugar as crianças com   Mas, enquanto a relação se processava assim
a ajuda de uma ASG, que vai colocar as fraldas. A com a professora e a monitora, com a outra pro-
professora B enxuga as crianças devagar, com ca- fissional, não. Age bruscamente, não conversa,
rinho, conversando, enquanto a ASG age de modo não interage verbalmente com as crianças fa-
brusco, enxuga com força as crianças, desce-as as zendo com que suas ações assumam o caráter
da mesa puxando-as por um dos braços, coloca de uma produção em série visando tão somente
as fraldas, sem observar se estão bem colocadas, a um rendimento mais rápido da tarefa, consi-
se estão incomodando alguma criança. Já a mo- derando apenas o “produto” e não o processo.
nitora, enquanto dá o banho, mostra-se atencio-   O modo mecanizado e pouco sensível como
sa carinhosa com as crianças, conversa, deixa as desenvolve a tarefa nos faz pensar que as
crianças tentarem fazer sozinhas. Na sala, a pro- crianças, nesses momentos, são desconsidera-
fessora A arruma as crianças, penteia os cabelos e das em sua inteireza, visto que não são apenas
passa perfume. Nesse momento, o som está ligado corpos a serem lavados, enxugados e pentea-
com músicas mais calmas e a professora também dos; e em sua capacidade de aprender, não sen-
disponibiliza a casinha de papelão para as crianças do exploradas as múltiplas possibilidades da si-
que já estão prontas poderem brincar. É uma ca- tuação: de simbolização do corpo, da sensação
sinha de papelão toda decorada e muito bem feita, do banho, do valor/sentido que essa ação tem
dentro tem um colchão e as crianças adoram. Eles em nossa cultura.
ficam brincando na sala até as outras crianças fica-   Mas, dar banho em várias crianças num am-
rem prontas e o almoço ser servido. biente institucional implica em tempo e con-
Diário de Campo, dia 11/11/2010 dições adequadas para que essa tarefa não se
transforme, segundo Maranhão (1998) em uma
Refletindo sobre o observado, consideramos rotina massificada, centrada no adulto que faz pela
que, realizadas desse modo, mesmo que tenha- criança, impedindo que ela aprenda o auto-cuidado
mos percebido atitudes respeitosas e carinho- ou que experimente por mais tempo o prazer do
sas por parte da professora e da monitora, o contato com a água. E, principalmente, que não
que diferentemente dos modos de agir da ASG, compartimente as crianças, desconsiderando a
os banhos caracterizam-se, muito mais, pelo globalidade que lhe é específica.
ato de limpar as crianças, dando pouca margem   Nesse sentido, as ações evidenciam a re-
para que se configure, como é em nossa cultu- strição das possibilidades de construção de si-
gnificados e sentidos das ações compartilhadas
que pode decorrer da rotina, tal como propõe
Barbosa (2006).

Algumas considerações
O objetivo deste trabalho foi analisar a rotina
de crianças de zero a dois anos no contexto da
educação infantil tendo como foco suas espe-
cificidades infantis. O que buscamos foi siste-
matizar conhecimentos acerca de como, no
contexto da educação infantil, o modo como a
rotina é organizada/desenvolvida cria – ou não
– condições de as crianças poderem vivenciar
situações de aprendizagem e desenvolvimen-
to, considerando que, mesmo reconhecidas
como capazes de aprender e produzir cultura,
as crianças, principalmente as bem pequenas,
nos primeiros anos de vida, dependem também
dos adultos de seu meio social para que suas
potencialidades humanas sejam realizadas,
ampliadas e que sua inteireza de pessoa seja re-
speitada.
  Mediante a análise dos modos como a roti-
na opera na organização do tempo, do espaço e
das atividades do CEMEI foi possível perceber
que ela visa à homogeneização de ações e rit-
mos, não só das crianças do grupo, mas de toda
a instituição, o que imprime, em muitos mo-
mentos, um caráter de controle que contém/
impede a iniciativa das crianças. Mas, tam-
bém foi possível observar que, nos intervalos
da rotina, quando ela é flexibilizada, e outros
espaços, tempos e ações são possibilitados, as
crianças têm oportunidades de experimentar
e produzir modos diferentes de ação e relação
com o espaço, o tempo, os materiais, as outras
crianças e as professoras, sendo, portanto, re-
speitadas suas especificidades.
  Destacamos a importância de reflexões acer-
ca da rotina no contexto da Educação Infantil no
sentido de serem compreendidas suas funções
e a necessidade de sua construção assumir um
caráter múltiplo que respeite a pluralidade de
situações e as singularidades das crianças como
pessoas.

80 MoMo 4 • Dicembre 2015


Referências bibliográficas
Andrade, Rosimeire Costa de. Algumas reflexões saberes e os afetos, entre a sala e o mundo. In: Ma-
sobre a espera e ociosidade na rotina da creche co- chado, Maria Lucia A. Encontros e Desencontros
munitária de Fortaleza. In: 25º Reunião Anual em Educação Infantil. São Paulo: Cortez, 2002
da Anped. Caxambú, MG: 2002 www.ufpi.br/ Kramer, Sonia. A infância e sua singularidade.
subsiteFiles/ppged/arquivos/files/eventos/even- In: Ensino Fundamental de nove anos; orien-
to2002/GT.9/GT9_1_2002.pdf tações para a inclusão da criança de seis anos
Ávila, Maria José Figueiredo. As professoras de de idade. Ministério da Educação. Secretaria de
crianças pequenininhas e o cuidar e educar: um Educação Básica. Departamento de Educação
estudo sobre as práticas educativas em um CMEI Infantil e Ensino Fundamental. Brasília: FNDE,
de Campinas/SP. Dissertação de mestrado em Estação Gráfica, 2006
Educação. Campinas: SP, 2002 Subsídios para Diretrizes curriculares Nacionais
Barbosa, Maria Carmem Silveira. Por amor e por para a Educação Básica. Diretrizes Curriculares
força: rotinas na educação infantil. Porto Alegre: Nacionais Específicas para a Educação Infantil.
Artmed, 2006 MEC/SEB, 2009
Práticas Cotidianas na Educação Infantil – bases Leontiev, Alexis N. O desenvolvimento do psiqui-
para a reflexão sobre as orientações curriculares. smo. Lisboa: Horizonte, 1987
MEC, SEB. Brasília: 2009 Lopes, Denise Maria de Carvalho. Brincos: brin-
Especificidades da ação pedagógica com bebês. In: cadeira, linguagem e educação de crianças. In Jal-
Anais do I Seminário Nacional: Currículo em les, Antonia Fernanda; Araújo, Keila Barreto
movimento, perspectivas atuais. Belo Horizon- de. (Orgs.). Arte e cultura na infância. Natal,
te: 2010 RN: EDUFRN, 2011. (Coleção Faça e Conte).
Batista, Rosa. A rotina no dia a dia da creche: en- p.71-87.
tre o proposto e o vivido. 1998. 175f. Dissertação Pino, Angel. As marcas do humano: às origens da
(Mestrado em Educação) – Universidade Fede- constituição cultural da criança na perspectiva de
ral de Santa Catarina, Florianópolis, 1998. Lev S. Vigotski. São Paulo: Cortez, 2005
Búfalo, Joseane Maria Parice. Creche: lugar de Sarmento, Manuel Jacinto. Visibilidade Social e
criança, lugar de infância. Um estudo sobre as Estudo da Infância. In: Vasconcelos, Vera Maria
práticas educativas em um CMEI de Campinas. Ramos; Sarmento, Manuel Jacinto. Infância
Dissertação de mestrado em Educação. UNI- (in)visível. Araraquara, SP: Junqueira e Marin,
CAMP, Campinas, SP: 1997 2007
Dahlberg, Gunilla; Moss, Peter; Pence, Alan. Qua- Silva, Ana Paula Soares da; Pantoni, Rosa
lidade na educação da primeira infância: perspecti- Virgínia. Apresentação da série Educação de
vas pós-modernas. Porto Alegre: Artmed, 2003 crianças em creches. In: Educação de crianças em
Formosinho, Julia Oliveira. O desenvolvimento creches. Salto para o futuro. Ano XIX, No 15,
profissional das educadoras de infância: entre os sa- Outubro de 2009
beres e os afetos, entre a sala e o mundo. In: Formo- Vygotsky, L. S. A Formação Social da Mente. São
sinho, Julia Oliveira; Kishimoto, Tizuko Morchi- Paulo: Martins Fontes, 1984
da (Orgs.). Formação em Contexto: uma estratégia Wallon, Henri. A evolução psicológica da criança.
de integração. São Paulo: Pioneira, 2002 Lisboa: Edições 70, 2005
Formosinho, Julia Oliveira. O desenvolvimento Zabalza, Antoni. A prática educativa como ensi-
profissional das educadoras de infância: entre os nar. Porto Alegre: Artmed, 1998
Você tem fome de quê? Uma proposta de trabalho
com alimentação saudável na educação infantil
Maria de Fátima Araújo  Doutora em Educação - Professora do NEI-CAp-UFRN
Milene dos Santos Figueiredo  Mestre em Educação - Professora do NEI-CAp-UFRN
Vera Lucia Xavier Pinto  Doutora em Educação, Professora Departamento Nutrição- UFRN

No cenário contemporâneo brasileiro é possível gas em domicílio; Drive-thru e Fast-food quando


observar mudanças significativas nos hábi- se torna impossível o preparo ou consumo ca-
tos alimentares da população. Fatores como o seiro, mesmo que em tempo reduzido.
processo de urbanização acelerada e a inserção   Estas mudanças no estilo de vida são preo-
cada vez maior das mulheres no mundo do tra- cupantes, pois como consequência da alteração
balho são apenas alguns a serem considerados do consumo se deu a mudança do perfil epide-
como causas dessa mudança. No Brasil, de 1960 miológico nutricional dos brasileiros, que antes
a 1990 a proporção de pessoas vivendo em áre- tinha a desnutrição como problema mais rele-
as urbanas aumentou de 45% para 75%. (MON- vante e agora já tem a obesidade como um pro-
TEIRO, 1995, p. 248) blema de Saúde Pública. Em todo Brasil, obser-
  Como consequência desse processo temos va-se um recrudescimento da desnutrição e
a ocupação desorganizada do espaço urbano e uma ascensão da obesidade, inclusive nas cama-
a adoção de um novo estilo de vida no qual o das mais pobres da população, o que aumenta o
binômio espaço/tempo tem uma delicada in- risco das doenças crônicas não transmissíveis.
cidência sobre a forma de viver. Da mesma for- A tendência brasileira é a mesma verificada em
ma, a imersão das mulheres no mercado de tra- décadas passadas por países desenvolvidos. No
balho acarreta mudanças do hábito alimentar, Brasil, registra-se o aumento da prevalência de
pela necessidade de reorganização do tempo adultos obesos de 1974 a 1988 em torno de 50 a
destinado ao preparo dos alimentos. 70% (Mondine; Monteiro, 1995).
  A indústria alimentar responde eficiente-   Diante de tal constatação Monteiro et al (1995)
mente a essa necessidade de uma ampla parcela destacam as ações de educação em alimentação
da população, lançando no mercado produtos e nutrição como uma possibilidade para o não
que facilitam o fazer culinário. Assim, pré-cozi- agravamento deste quadro. Tal orientação está
dos, congelados, enlatados, liofilizados passam em sintonia tanto com a realidade da transição
a fazer parte do consumo, bem como as entre- epidemiológica em curso no Brasil, quanto com

82 MoMo 4 • Dicembre 2015


as orientações da OMS (WHO, 1989) de que os tal problema, sendo importante salientar que
países utilizem a prevenção primária como meio uma criança obesa tem 40% de chances de tor-
de alcançar a ingesta de nutrientes dentro dos nar-se um adulto obeso. Lembra ainda a porta-
limites aconselhados; e pelo tópico da promoção ria que as doenças crônicas não transmissíveis
em saúde, que no artigo 198, item II da Consti- são passíveis de serem prevenidas, a partir de
tuição brasileira, que estabelece prioridade para mudanças nos padrões de alimentação e ati-
as atividades preventivas. vidade física. No padrão alimentar da criança
  Não só população adulta necessita ser edu- brasileira encontra-se a predominância de uma
cada permanentemente em relação à adoção de alimentação Láctea, rica em açúcar, sal e gor-
hábitos alimentares saudáveis. Esse processo dura animal e reduzida em carboidratos com-
precisa ser iniciado, o mais cedo possível, com plexos, verduras e frutas, como mostra o estu-
as crianças, que foram alvo, nos últimos anos, do de Farias Junior e Osório (2005).
de um aumento na incidência de doenças crôni-   Os Parâmetros Curriculares Nacionais orien-
cas, como a obesidade e hipertensão. Recentes tam sobre a necessidade de que as concepções
estudos sobre o consumo de alimentos por crianças sobre saúde ou sobre o que é saudável, a valori-
e adolescentes tem demonstrado que a dieta destas zação de hábitos e estilos de vida, atitudes pe-
carece de frutas, vegetais e cereais, mas é rica em rante as diferentes questões relativas à saúde,
açúcar e gordura. (Brasil, 1999 Apud Gaglianone, perpassem todas as áreas de estudo, podendo
2006, p. 310) esta postura educativa em saúde processar-se
  A partir deste contexto, percebe-se a grande regularmente e de modo contextualizado no
importância da Educação Nutricional, uma vez cotidiano da experiência escolar.
que esta se preocupa com hábitos alimentares   Por outro lado, a pesquisa realizada por Pin-
saudáveis e consequentemente com a qualida- to (2006) na qual 81 alunos do curso de Nu-
de de vida da população. trição da Universidade Federal do Rio Grande
  Ao considerar o aumento da incidência de do- do Norte elaboraram autobiografias alimenta-
enças crônicas não transmissíveis; a prevalên- res, revela que a escola esteve praticamente au-
cia de doenças infecciosas devido à má nutrição sente na construção do saber sobre a nutrição
e desigualdade social; ao padrão alimentar e bons hábitos alimentares. Apenas uma aluna
atual do brasileiro que é rica em açúcar e gordu- relatou ter se interessado pelo tema a partir do
ra animal reduzida em carboidratos complexos estímulo recebido na escola. Entretanto, se-
e fibras; os objetivos do Programa Nacional de gundo Costa (2001), a escola se apresenta como
Alimentação escolar; a promoção da saúde pelo um espaço e um tempo privilegiados para pro-
Ministério da Saúde, Organização Mundial da mover a saúde, por ser um local onde muitas
Saúde e pela Política Nacional de Alimentação pessoas passam grande parte do seu tempo, vi-
e Nutrição, é que foi elaborada a Portaria inter- vem, aprendem e trabalham.
ministerial de nº 1.010 de 8 de Maio de 2006. É   A partir dessas reflexões e na tentativa de
iniciativa dos Ministérios da Saúde e Educação trazer essa temática para o espaço escolar,
e ratifica o compromisso brasileiro com as di- desenvolveu-se uma experiência pedagógica
retrizes da Estratégia Global para alimentação com o tema alimentação numa turma 4 (Turma
saudável, atividade física e saúde recomendada composta por 22 crianças na faixa etária de 5
pela OMS. a 6 anos, e duas professoras) do turno vesper-
  Este documento preconiza a importância de tino do Núcleo de Educação da Infância- NEI-
uma ação educativa em nutrição nas escolas, CAp-UFRN-, tendo como objetivo desenvol-
evidenciada pela análise da mudança no perfil ver estratégias e atividades propiciadoras de
epidemiológico brasileiro com o aumento das reflexões sobre a adoção de uma alimentação
doenças crônicas não transmissíveis, excesso de saudável.
peso e obesidade, especialmente entre crianças   O trabalho pedagógico desenvolveu-se por
e adolescentes. No Brasil, em 1989, havia cerca meio do Tema de pesquisa, metodologia ado-
de um milhão de crianças com sobrepeso. Hoje, tada pela instituição, permitindo às crianças a
segundo Kaufman (1999), existem cerca de três apropriação e o desenvolvimento de múltiplas
milhões de menores de dez anos apresentando linguagens, através de atividades diversificadas
e em consonância com os pressupostos de uma   • identificar tipos de alimentos (verduras,
alimentação saudável, com vistas à promoção legumes, frutas, carnes e doces) e as contribu-
da saúde e a educação para a vida (RÖHRS, ições de cada um para a nutrição e saúde;
2010).   • vivenciar e acompanhar o plantio de uma
horta e o crescimento das sementes;
E foi assim que tudo começou   • participar de preparações e degustações em
Na crença de que as crianças são investidas de oficinas culinárias;
poderes [e] se queremos verdadeiramente uma   • realizar releituras de obras de arte sobre o
renovação […] o desenvolvimento do potencial tema alimentação, utilizando diferentes técnicas;
humano é a tarefa que deve ser atribuída à edu-   • realizar contagem, agrupamentos e classifi-
cação. (RÖHRS, 2010, p.52), começamos por ou- cação de alimentos;
vir as crianças, suas ideias e impressões sobre   • construir tabelas e gráficos envolvendo o
o tema a elas apresentado, o que desencadeou tema alimentação.
um diálogo, do qual apresentamos um recorte:
Professora: O nosso grupo está trabalhando com o De acordo com a metodologia montessoriana,
tema alimentação, mas o que é alimentação? as crianças necessitam ter liberdade para sele-
Criança: Alimentação é o que se come, dá mais cionar os artefatos com os quais irão trabalhar.
energia! Daí a preocupação em oferecer materiais e/ou
P: E o que é energia? recursos didáticos mais aptos a atrair a atenção
C: Energia é o que faz a gente brincar e correr muito! destas para uma efetiva aquisição do conheci-
C: Alimentação dá muita energia para a gente! mento, enriquecendo, assim, o processo edu-
Professora: - E porque precisamos nos alimentar, cativo. Nesse sentido, selecionamos junto com
então? as crianças, materiais na biblioteca, na internet
C: Porque fica forte para levantar as coisas pesadas. e solicitamos também às famílias, como forma
C: Quando eu como, a minha energia fica forte. de envolvê-las no estudo. Conseguimos orga-
P: E quais os alimentos que são importantes para nizar um acervo de livros, revistas, textos da
nosso corpo? internet, DVD’s, receitas culinárias, folhetos
C: É importante comer maçã e outras coisas também. de divulgação de supermercados etc. Também
C: Eu gosto das frutas e como maçã e melancia na selecionamos material para que nós, profes-
hora do almoço. soras, pudéssemos estudar sobre este tema e
C: Banana e todas as frutas fazem crescer. nos apropriarmos de estratégias para melhor
P: E para onde vão os alimentos que comemos para abordá-lo com as crianças.
poderem virar energia?   Referindo-se à teoria de Piaget quanto ao de-
C: O alimento vai para a barriga. senvolvimento cognitivo da criança em relação
C: As coisas ruins que a gente come saem pelo cocô, à alimentação e nutrição de crianças de 2 a 7
mas as boas vão para o nosso estômago para nos anos, Krause e Mahan (1991, p. 234) traçam o
ajudar a ficar em pé. quadro 1 (>).
C: Se a pessoa não se alimentar ela morre, se ela se   Foi com este entendimento que iniciamos
alimentar ela vive. o estudo do tema, com a preocupação de não
fomentar preconceito em relação à ingesta de
Com essa discussão inicial, as crianças davam alimentos, como: não “proibir” as crianças de
pistas de que já possuíam muitas informações comer o que elas gostam ou de interferir nos
acerca da temática. Algumas, ao que parece, hábitos alimentares das famílias. Pelo con-
influenciadas pelo que ouviam em casa, na trário, baseados no que as crianças dessa idade
escola, na mídia etc. Tais ideias nos indicaram conseguem abstrair em relação á hábitos ali-
o caminho a ser trilhado, os objetivos a serem mentares saudáveis, procuramos instaurar um
alcançados com as crianças e os saberes a se- clima investigativo e reflexivo sobre as formas
rem construídos. Essas falas geraram os nossos de se alimentar na nossa cultura.
objetivos de estudo:
  • compreender a importância dos alimentos
para uma boa saúde;

84 MoMo 4 • Dicembre 2015


PERÍODO DE CARACTERÍSTICAS RELAÇÕES COM
DESENVOLVIMENTO COGNITIVAS ALIMENTAÇÃO E
NUTRIÇÃO
Os processos de A alimentação torna-se
pensamento se tornam menos o centro de atenção
internalizados: são não e secundária ao crescimento
sistemáticos e intuitivos. social, da linguagem e
desenvolvimento cognitivo.

O alimento é descrito pela


O u s o d e s í m b o l o s cor, forma e quantidade,
aumenta. mas há apenas uma
Pré-operações – 2 a 7 habilidade limitada de
anos. classificar o alimento em
“grupos”.

Os alimentos tendem a ser


O raciocínio é baseado classificados como “gosto” e
e m a p a r ê n c i a s e “não gosto”.
acontecimentos.
Os alimentos podem ser
A a b o r d a g e m d e identificados como “bom
classificação da criança é para você”, mas as razões
funcional e não sistêmica. s ã o d e s c o n h e c i d a s o u
equivocadas.
O mundo da criança é
visto egocentricamente.
Quadro 1

Você tem fome de quê? dos alimentos citados como preferidos eram
O nosso alimento preferido frutas. Porém, através de uma discussão tra-
Essa atividade tinha como objetivo diagnosti- vada com as crianças, pudemos compreender
car o alimento preferido das crianças. Pedimos melhor suas ideias iniciais sobre os alimentos
para que cada uma pensasse sobre o alimento até então “proibidos” para elas. Depois que to-
que mais gostava e solicitamos que fossem das haviam mencionado seu alimento preferi-
mencionando o nome de seu alimento preferi- do, uma das professoras falou: como a pergunta
do, à medida que íamos escrevendo no quadro foi qual o seu alimento preferido, o meu é cho-
em forma de tabela. Se um alimento se repetia colate, pois eu adoro chocolate!
íamos colocando tracinhos à frente da palavra Criança: Mas não pode professora, chocolate faz mal!
já escrita e, ao final, fizemos contagem para sa- Professora: Sim, mas a pergunta foi qual o seu ali-
ber qual alimento tinha ganhado na preferência mento preferido, e não qual seu alimento “saudável”
das crianças. preferido. Por isso minha resposta é chocolate!
  A partir da tabela construída com estas in- C: Mas não pode comer.
formações, propusemos a construção de um P: Por que não podemos comer chocolate?
gráfico. Convencionamos cada alimento con- C: Porque tem muito açúcar.
stante da tabela com uma cor e confeccionamos P: E não podemos comer muito açúcar?
quadradinhos de cartolina que foram disponi- C: Não, porque o açúcar faz mal para a saúde.
bilizados às crianças para montarem um gráfico P: Mas, e se não comermos todos os dias?
de colunas de seus alimentos preferidos. C: Hum, daí pode, comer só um pouquinho, a min-
  Propiciamos uma discussão sobre o que ha mãe não deixa eu comer chocolate todos os dias.
era legal comer e o que não era. Ouvimos as
crianças e percebemos o quanto elas tinham Este diálogo nos possibilitou perceber que as
consciência dos alimentos que fazem bem e dos crianças já tinham a compreensão de que alguns
que fazem mal para a saúde, já que a maioria alimentos podem causar problemas à saúde se
ingeridos frequentemente, além de podermos A origem de alguns alimentos, principalmente
identificar o quanto os hábitos familiares de os alimentos de origem animal, tende a causar
alimentação produzem nas crianças ideias e dúvidas nas crianças por desconhecerem o pro-
preconceitos em relação as suas preferências cesso de produção desses alimentos.
alimentares.   Através da elaboração de uma tabela, clas-
  Realizamos uma atividade em que as sificamos os alimentos, tendo como critério a
crianças representariam através de desenhos, sua origem: advindos de plantas e árvores e de
de um lado, os alimentos que elas consideram origem animal. Com a nossa ajuda, as crianças
que fazem bem para saúde, e de outro, os que produziram coletivamente uma listagem dos
não fazem bem. Em momentos posteriores de seguintes alimentos, assim classificados:
discussão, tentamos desmistificar o conceito
de alimento que não fazPlantas
bem e que, portanto
e árvores
Plantas e árvores
Plantas Plantas
e árvores
e árvoresAnimais Animais A
é proibido comer. As crianças perceberam que
esses alimentosTomate Tomate porém
podem ser consumidos, Tomate Tomate Peixe Peixe Peixe Peixe
com uma frequência menor.
Maçã Maçã Maçã Maçã Galinha Galinha GalinhaGalinha
Legumes x Verduras
Laranja Laranja Laranja Laranja Frango Frango Frango Frango
Ao percebermos, através das falas das crianças,
Manga
certa dificuldade em distinguirManga
legumes deManga
ver- Manga Ovos Ovos Ovos Ovos
duras, propusemos inicialmente a leitura de
textos sobre as Feijão Feijão
características principaisFeijão
de Feijão Camarão Camarão CamarãoCamarã
cada um dos grupos. Após essa leitura convida-
mos as crianças Pêra Pêra coletivo
a criar um painel Pêra
na Pêra Caranguejo CaranguejoCaranguejoCarangu
sala com o intuito
Batatade compreendermos
Batata asBatata
ca- Batata Leite Leite Leite Leite
racterísticas de cada um dos grupos. Esse pai-
Abacaxi
nel foi construído com imagens Abacaxi
de legumesAbacaxi
e Abacaxi Boi (carne) Boi (carne) Boi (carne)
Boi (ca
verduras.
  Ao produzirem Melancia Melancia
o painel as crianças MelanciaMelancia Carne de porco Carne de porco
consegui- Carne deCarne
porcod
ram identificar que uma das características que
Morango Morango MorangoMorango Coração Coração Coração Coração
distingue legumes de verduras é que as verdu-
ras são geralmente verdes, folhosas
Banana e todas Banana
Banana suas Banana Queijo Queijo Queijo Queijo
partes são comestíveis. Já o legume, classifica-
do como o frutoAçaí Açaínão podeAçaí
salgado da planta, ser Açaí Iogurte Iogurte Iogurte Iogurte
ingerido na sua totalidade. Entenderam, tam-
bém, que entreCacau Cacau
os legumes existem aquelesCacau
que Cacau
nascem embaixo da terra (tubérculos), como a
batata, a mandioca, o rabanete etc. Bebida é água, comida é pasto
Oficina de sanduíches
Do animal, da terra ou do supermercado? Uma atividade desenvolvida com o intuito de
Origem dos alimentos possibilitar às crianças o preparo e degustação
Esse momento foi dedicado à identificação da de alimentos foi a realização de uma oficina de
origem de alguns alimentos conhecidos pe- sanduíches: Sandubarco e Sanducirco, que pelas
las crianças, que em alguns momentos geram suas formas de barco e circo despertaram o in-
dúvidas quanto a suas origens, como pode ser teresse das crianças. Além dos sanduíches, pre-
evidenciado nesse fragmento de diálogo entre paramos um suco da horta, cujos ingredientes
professoras e crianças: eram: limão, couve, água e açúcar. Essa oficina
Professora: Vocês sabem de onde vem o leite? foi bastante significativa para as crianças, pois
Criança: Do supermercado! mesmo as que manifestaram antecipadamente
C: Não, é da vaca. não gostar de sanduíche e de suco verde, expe-
P: E o iogurte? rimentaram-nos.
C: Do supermercado.   Posteriormente a nossa turma foi convidada

86 MoMo 4 • Dicembre 2015


a preparar esses sanduíches e suco para a turma uma salada de frutas, tendo como objetivo que
1 do NEI. As crianças se uniram aos pequenos, as crianças diferenciassem as frutas, dentre as
ensinaram e montaram, passo a passo, os san- outras imagens de alimentos expostos da roda.
duíches e prepararam o suco com a ajuda das
receitas e das professoras. Eu planto, tu plantas, nós plantamos...
Horta na escola
Vamos contar nos dedos: dez passos para Um dos nossos objetivos do trabalho com esse
uma alimentação saudável tema de pesquisa era a construção de uma hor-
Avançando nas nossas discussões, trazemos ta na escola e trouxemos a discussão do culti-
para sala os Dez passos para uma alimentação vo de uma horta pela turma. Em suas falas, as
saudável, material produzido pelo Ministério crianças demonstraram ter muitas informações
da Saúde, e lemos para as crianças. Após a lei- sobre este espaço. Mas antes do plantio da hor-
tura e discussão desse documento, propomos ta propusemos um experimento para obser-
às crianças que representassem o passo que vação da germinação de uma semente, já que,
julgava mais importante. Estas o representa- na horta a semente é plantada sob o solo, não
ram e explicaram para o grupo o porquê de sua permitindo a visualização da germinação antes
escolha. de romper a terra. Usamos um pote de vidro
Outra atividade realizada foi a preparação transparente, folhas de papel toalha e sementes
de um prato que as crianças considerassem de feijão. Conforme orientação de um livro de
saudável, de acordo com as orientações dos Dez experimentos, colocamos as sementes de mol-
passos. Oferecemos para cada dupla de crianças ho e no dia seguinte as retiramos da água, fize-
a cópia de um prato vazio e imagens de alimen- mos um rolo de papel, colocamos as sementes
tos variados: carnes, legumes, verduras, grãos, entre este e as paredes do vidro e molhamos o
ovos, sanduíches, embutidos etc., para perce- papel toalha. Passamos a observar a nossa se-
ber as escolhas que as crianças iriam fazer na mentinha e combinamos com o grupo que dia-
montagem de seus pratos. Ao final, voltamos riamente faríamos registros das observações
para a roda e cada dupla apresentou seu prato feitas. Todos os dias elegíamos um escriba que
para o grupo. registrava num quadro afixado na parede, a sín-
  O grupo apontava o que, na escolha feita tese da observação feita pelo grupo.
pela dupla, estava a mais no prato ou não era   Para o plantio da horta contamos com o
saudável e sugeria a sua retirada. Algumas apoio de um funcionário da escola, que fez a
crianças que colocaram três tipos de carne limpeza e o adubo da terra, deixando-a pronta
numa única refeição receberam sugestões do para plantar. No dia marcado para a plantação,
grupo para retirada de uma ou duas; outras escolhemos com as crianças as sementes que
colocaram grande quantidade de batata frita e íamos plantar (rúcula, alface, agrião, tomate,
algumas duplas colocaram dois sanduíches no berinjela, couve, orégano…) e cada uma delas
prato, guiadas mais pelas suas preferências ali- plantou sua sementinha.
mentares do que pelas orientações do guia.   Passamos a visitar diariamente a nossa hor-
  Seguindo com a ideia de alimento saudável, ta para limpar, regar e fazer observações e regi-
propusemos o jogo saúde na panela x doença na stros. Assim, acompanhamos a germinação de
lixeira. Usamos uma panela confeccionada com várias sementes, a transformação em folhas co-
papelão, uma lixeira e imagens variadas de ali- mestíveis como a alface e a rúcula e, mais tarde,
mentos e objetos que não podem ser ingeridos o crescimento dos tomates, berinjelas etc. Estes
pelo ser humano. ingredientes eram colhidos e levados à cozinha
  Solicitamos às crianças que colocassem os pelas crianças para que passassem a compor o
objetos não comestíveis na lixeira e depois pro- cardápio da merenda escolar.
pusemos a preparação de uma sopa saudável. As
crianças, chamadas individualmente, iam co- Horta x pomar
locando na panela ingredientes que considera- Durante o estudo percebemos que as crianças
vam saudáveis e davam uma mexidinha. não conseguiam distinguir elementos que
  Terminada a sopa, propusemos o preparo de compõem uma horta. Em suas falas estavam
sempre presentes a plantação de árvores frutífe- A gente quer bebida, diversão, balé
ras. Criamos, então, dois espaços: a horta e o Educação física e alimentação
pomar, confeccionados com caixas de papelão e Procuramos inserir o tema alimentação tam-
areia. Instigamos as crianças a pensarem sobre bém em nossas brincadeiras, nos jogos e nos
a diferença entre os dois ambientes: o que era momentos das aulas de educação física. Reali-
característico da horta e do pomar. Através de zamos duas brincadeiras envolvendo o nome de
ilustrações de frutas, legumes e verduras cola- frutas: Anjo Bem e Anjo Mal e Passarás.
das em palitos de churrasco, as crianças foram   Na realização dessas brincadeiras consegui-
convidadas a plantarem esses alimentos nos mos perceber o repertório das crianças em re-
espaços e perceberam que a horta era um am- lação ao conhecimento do nome de frutas e a
biente preparado para o plantio de sementes, incorporação do conhecimento construído so-
verduras e legumes, e o pomar como um espaço bre o tema alimentação.
maior, para o plantio de árvores frutíferas.
A gente quer prazer pra aliviar a dor
A gente quer comida diversão e arte O afetivo e o social na alimentação
Alimentação e arte Buscando investigar as dimensões afetivas e
Julgamos interessante que as crianças apre- sociais/agregadoras da alimentação, solicita-
ciassem obras de arte que tivessem a alimen- mos aos pais que enviassem narrativas nas
tação como tema e apresentamos produções de quais constassem memórias de alimentos e/
vários artistas, em épocas distintas, como Giu- ou preparações importantes em suas famílias.
seppe Arcimboldo (KRIEGESKORTE, 2006). As Alguns pais enviaram suas histórias regadas de
crianças descobriram que esse artista produziu afeto e carinho, envolvendo o prazer de estar
obras usando alimentos para compor imagens juntos e degustar as iguarias de suas tradições
e paisagens, a exemplo das duas obras que são familiares.
partes da coleção Estações, utilizando elemen-   Cada história recebida era lida e apreciada
tos destas, em cada uma das obras, a exemplo pelo grupo de crianças que eram convidadas a
de A primavera e Verão, ambas de 1573. admirar e respeitar as opções alimentares de
  As imagens das obras de Arcimboldo foram cada grupo familiar. Dentre estas narrativas
apreciadas pelas crianças e estas perceberam destacamos a da família de uma das crianças,
que os alimentos também podem fazer parte cuja preparação tratava de delícia de abacaxi.
de nosso imaginário, até mesmo nas produções Seu pai aprendeu com uma ex-namorada e a fez
artísticas. pela primeira vez para conquistar a mãe da re-
  Outro artista apreciado pelas crianças foi ferida criança. Mais tarde veio a tornar-se sua
Edouard Manet, com a obra Figos e Uvas de esposa, passando a iguaria a reinar como o pra-
1864, Manet (2001). Analisamos a obra, perce- to especial da família.
bemos seus elementos técnicos (sombra, pla-   Ao final, montamos um painel para que
nos, texturas, cores) e propusemos uma relei- famílias e escola pudessem ter acessos a essas
tura partindo da técnica de criação de textura, narrativas e refletir sobre essa dimensão da ali-
usando giz de cera sobre papel peso 40 (para mentação em suas vidas.
a elaboração do plano de fundo) e da técnica
do giz de cera queimado para a pintura. Sob a Batuque na cozinha a vizinha não quer
orientação inicial de uma das professoras, as mas no NEI pode!
crianças mostraram-se fascinadas pelo efeito Como desfecho do nosso tema de pesquisa,
do giz de cera sendo queimado na vela e pela questionamos as crianças como poderíamos
possibilidade de criação a partir de sua utili- apresentar às outras turmas da escola, algo que
zação. Suas produções foram expostas num tínhamos aprendido em nosso estudo.
painel para apreciação das outras turmas da   Com isso, iniciou-se um grande debate e
instituição. várias sugestões. Até que uma delas sugeriu
que cantássemos a música SOPA, de Paulo Tat-
ti, já conhecida pelo grupo. A proposta foi acei-
ta por unanimidade e outra criança sugeriu que

88 MoMo 4 • Dicembre 2015


trocássemos a letra da música e que os instru-
mentos musicais fossem utensílios de cozinha
(colher de pau, panela, ralador de legumes, cho-
calhos feitos de grãos).
  Iniciamos o trabalho de construção da músi-
ca tendo como referência a letra original. Res-
saltamos que deveríamos utilizar palavras que
rimassem e trabalhamos cada estrofe escreven-
do no quadro as palavras sugeridas e analisan- Referências bibliográficas
do o final de cada uma delas, para descobrirmos Brasil. Ministério da Educação e do Desporto; Se-
quais as palavras que rimavam. No dia combi- cretaria de Educação Fundamental. Referencial
nado fizemos a apresentação musical, com uso Curricular Nacional para a Educação Infantil.
de instrumentos alternativos, para comunida- Brasília: MEC/SEF, 1998
de escolar. Ministério da Educação e do Desporto; Ministério
da Saúde Portaria Interministerial 1.010. Diário
Apreciação do trabalho: tecendo conside- Oficial da União. República Federativa do Bra-
rações sil, Brasília, n. 87, 09 mai. 2006
Consideramos que o trabalho realizado foi mui- Ministério da Saúde. Secretaria de Atenção a
to significativo para o grupo, permitindo a de- Saúde. Departamento de Atenção Básica. Ma-
scoberta e a reflexão sobre crenças e tabus em nual operacional para profissionais de saúde e de
relação à alimentação. As atividades desenvol- educação: promoção de alimentação saudável nas
vidas permitiram às crianças o acesso a infor- escolas. Brasília: Ministério da Saúde, 2008, 152
mações relacionadas à adoção de uma alimen- Farias Junior, G. de; Osório, M. M. Padrão ali-
tação saudável; a fazer escolhas na hora de se mentar de crianças menores de cinco anos. Rev.
alimentar e aos benefícios e prejuízos ocasiona- Nutr., Campinas, v. 18, n. 6, nov/dez, 2005, www.
dos por uma boa ou má alimentação. scielo.br/scielo.php?script=sci_arttext&pid=S1415-
  O tema desenvolvido de forma interdiscipli- 52732005000600010&lng=pt&nrm=iso
nar permitiu às crianças a construção de um José, E. Poesia é fruta doce e gostosa. São Paulo:
ambiente favorável à produção de diferentes FTD, 2006 (Série Arca de Noé)
linguagens, revelando que, quando as crianças Kaufman, A. Obesidade infanto-juvenil. Pediatr
participam ativamente de seu processo educa- Mod; 35 (4): 218-22, 1999
tivo, desenvolvem autonomia, conhecimentos Krause, M.; Mahan, L. K. Alimentos, nutrição &
e saberes que incidem sobre suas aprendiza- dietoterapia. 7. ed. São Paulo: ROCA, 1991
gens e desenvolvimento. Kriegeskorte, W. Giuseppe Alcimboldo. São
  As crianças desse grupo passaram a com- Paulo: Paisagem, 2006
preender a necessidade de adoção de hábitos Manet, E. Coleção de Arte. São Paulo: Globo, 2001
alimentares saudáveis; que não existem ali- Monteiro, C. A. (Coord). Velhos e novos males
mentos proibidos, devendo seu consumo ser da saúde no Brasil: a evolução do país e suas do-
controlado para não causar danos à saúde. Pas- enças. São Paulo: HUCITEC, 1995
saram, sobretudo, a consumir as hortaliças que Pinto, V. L. X. As coisas estão no (meu) mundo, só
elas próprias plantaram e cultivaram na horta que eu preciso apender: Autobiografia, Reflexivi-
da escola, e que, em outros contextos, jamais dade e Formação em Educação Nutricional. Natal:
haviam provado. UFRN, 2006. 277 p. (tese)
  Essas crianças viveram experiências e con- Röhrs, H. Maria Montessori. Trad.: Danilo Di
struíram conhecimentos e saberes que, certa- Manno de Almeida, Maria Leila Alves. – Recife:
mente, como todo processo educativo, serão Fundação Joaquim Nabuco, Editora Massanga-
acionados e farão a diferença no que diz respeito na, 2010. 142 (Coleção Educadores)
às escolhas alimentares, ao longo de suas vidas. WHO (World Health Organization) Study
Group on Diet, Nutrition and Prevention of Non
Comunicable Diseases. WHO Technical Report
Series 797. Geneva: WHO, 1989
O fantástico e o lúdico dos contos de fadas
na educação infantil
Maria de Fátima Araújo Doutora em Educação- Professora do Núcleo de Educação da
Infância- NEI-CAp/UFRN
Aline Constância de Figueiredo e Souza Especialista em Educação- Professora do Núcleo de
Educação da Infância- NEI-CAp/UFRN

Discutir o trabalho com Contos de fadas na Ariès publicou, nos anos de 1970, seu estudo sobre
educação de crianças remete-nos a uma di- a história social da criança e da família, analisan-
scussão mais ampla que diz respeito ao surgi- do o surgimento da noção de infância na sociedade
mento e contextos de produção da literatura, moderna, sabemos que as visões sobre a infância
já que sua caracterização está intrinsecamente são construídas social e historicamente [e que] a
condicionada a aspectos históricos, políticos, inserção concreta das crianças e seus papéis va-
econômicos e sociais vigentes, influenciando e riam com as formas de organização da sociedade.
sendo por eles influenciada. Essa nova concepção de infância surgiu, por-
  Segundo Costa (2012) a origem da literatura tanto, no contexto de uma sociedade capitalista,
está relacionada ao surgimento da escola bur- urbano-industrial, na medida em que mudavam a
guesa no século XVII, época em que a criança inserção e o papel social da criança na sua comuni-
era considerada adulto em miniatura, partici- dade. (Kramer, 2007, p. 14)
pando das mesmas atividades que os adultos,   Nesse sentido, muda-se não só a visão de
não havendo, portanto, uma literatura específi- criança, mas de infância, que passa a ser consi-
ca para o público infantil. derada como categoria social e como categoria da
  As discussões acerca de concepções que re- história humana (Kramer, 2007, p.15), engloban-
conhecem a criança como sujeito de fato e de do aspectos que afetam também o que se tem
direito, instauradas especialmente no mundo denominado de adolescência ou juventude.
ocidental, acentuou-se e ganhou adeptos no   Para a autora, mais que um estágio, a infân-
contexto brasileiro, no final do século passado e cia é categoria da história: existe uma história hu-
início deste, em vários campos do conhecimen- mana porque o homem tem infância (idem). Sendo
to: na psicologia, sociologia, filosofia, antropo- assim, a criança passa a ser vista como alguém
logia, história etc. que precisa de atenção, cuidado e respeito. (Costa,
  Sobre essa perspectiva, Kramer (2007, p. 14) 2012, p. 12)
afirma: desde que o historiador francês Philippe   No campo da literatura, cujas publicações do

90 MoMo 4 • Dicembre 2015


início do Séc. XX ainda estavam impregnadas criança brinca no campo da imaginação, crian-
de intenção didática, na qual o lúdico era um do e recriando imagens, objetos, personagens e
meio para a instrução, assiste-se a um movi- atua sobre eles fazendo escolhas, baseando-se
mento crescente na produção e publicação de no que já conhece do mundo e ampliando esse
obras voltadas para a Infância, redefinidas, so- conhecimento ao mesmo tempo.
bretudo pelo olhar da psicologia que trouxe à   A imaginação abre caminhos para a ludici-
discussão os estágios de desenvolvimento do dade presente na literatura infantil, sendo esta
ser humano. Segundo Coelho (1991, p. 26-27) a uma de suas características essenciais no que
partir desse conhecimento do ser humano, a noção diz respeito ao seu poder atrativo. Atrai exa-
de criança muda e nesse sentido torna-se decisi- tamente por permitir, em alto grau, o uso da
vo para a literatura Infantil/Juvenil adequar-se imaginação. Amarilha (1997) destaca alguns
ou conseguir ‘falar’ com autenticidade, aos seus componentes educativos que a atividade lúdica
possíveis destinatários. pode proporcionar à criança através da litera-
  Felizmente, a partir de meados do Séc. XX no tura. Segundo a autora, essa atividade promo-
Brasil, o público infantil pode contar com uma ve distanciamento temporário do real para um
gama de autores que escrevem textos a ele di- mundo imaginário. Este distanciamento, por
recionados, respeitando suas especificidades e sua vez, cultiva a atitude mental da abstração,
anseios. Nesse sentido, Amarilha (1997) elabora necessária posteriormente a atividades como
a seguinte reflexão: se em sua origem a Literatura planejar e elaborar projetos, precisando, assim,
Infantil serviu mais ao adulto e à aculturação da ser exercitada continuamente para que essa ca-
criança a novos padrões de comportamento, higie- pacidade seja ampliada progressivamente.
ne e virtudes, o fato é que, na atualidade, já se pode   Ainda segundo Amarilha (1997, p.51-52), o
falar de uma larga produção brasileira que leva em leitor que não consegue sustentar por muito tem-
conta a criança. […] Trazem nos textos proposições po o processo de abstração também não consegue
sugestivas que respeitam a criança na sua capaci- ler mais do que poucas páginas de um livro, porque
dade lúdica, poética e criativa para responder com a partir da abstração treina-se também a concen-
inteligência aos jogos propostos pela literatura. tração. Essa habilidade não se adquire repenti-
(Amarilha, 1997, p. 48) namente, mas é preciso um contínuo processo de
  Dentre os gêneros literários destinados às experimentá-la gradualmente, sistematicamente.
crianças, os contos de fadas ganham espaço (Amarilha, 1997)
privilegiado. Estudos realizados com essa   Held (1980) e Bettelheim (1980) oferece-
temática, na educação infantil, nos permitem nos o entendimento de que o distanciamento
compreendê-los como elemento importante na do real, citado anteriormente, é importante e
formação da criança, contribuindo para seu de- saudável ao processo de formação da criança,
senvolvimento global, sem deixar de considerar pois lhe confere segurança e liberdade para vi-
sua dimensão lúdica e criadora, elem de contri- venciar as histórias, sabendo que a história ter-
buir para o desenvolvimento do imaginário. minará e ela retornará a realidade. Dessa forma
tudo é permitido, possível, pois se trata de uma in-
A literatura infantil e o desenvolvimento venção. (Held, 1980, p. 102)
do imaginário na criança   E sendo invenção, permite à criança transitar
A literatura infantil imprime ampla relevância por mundos desconhecidos e impossíveis em
no desenvolvimento do imaginário infantil. No sua vida real. Assim: tendo levado a criança numa
ato de imaginar, o indivíduo coloca-se frente viagem a um mundo fabuloso, no final, o conto de-
a uma atividade cerebral na busca de imagens volve a criança à realidade, da forma mais assegu-
conhecidas e na criação do que desconhece. radora possível. Isto lhe ensina o que mais necessi-
Com base em Vygotsky, Costa (2012, p.14) di- ta saber neste estágio de desenvolvimento: que não
scute a imaginação como uma ação ou brinque- é prejudicial permitir que a fantasia nos domine
do, sendo o brincar, uma possibilidade de ação da um pouco, desde que não permaneçamos presos a
criança numa esfera cognitiva permeada por expe- ela permanentemente. No final da história o herói
riências sociais e de interação no meio físico e na- retorna à realidade, uma realidade feliz, mas desti-
tural. Sendo assim, ao apreciar uma história, a tuída de mágica (Bettelheim, 1980, p. 79)
  Com a abstração entra em ação o denomina-   O que nos motivou a desenvolver o trabal-
do jogo simbólico. Através deste, a criança se ho com essa temática foi o desejo de contribuir
torna capaz de representar pessoas e objetos para o desenvolvimento do imaginário e da ex-
que não se encontram presentes. Vai, ainda, pressão criadora das crianças (Held, 1980), que
trabalhando e aumentando o seu grau de ab- apresentavam bastante interesse pelos textos
stração que será muito necessário para seu fantásticos e pelo jogo simbólico.
aprendizado da leitura e da escrita, pois estas   Trata-se portanto, de um relato de expe-
também precisam da representação de algo riência e teve como objetivos, oportunizar às
que não se encontra necessariamente presen- crianças o acesso a contos de fadas e traçar um
te, junto à ela, o que é feito através do código perfil da lógica das crianças em relação ao enre-
gráfico. Piaget (2006) refere- se ao jogo simbóli- do, elementos, personagens e forma deste tipo
co da seguinte forma: É fácil dar-se conta de que de narrativa; contribuir para o desenvolvimen-
estes jogos simbólicos constituem uma ativida- to do imaginário e da expressão criadora; de-
de real do pensamento, embora essencialmente senvolver na criança a leitura e a escrita:
egocêntrica, ou melhor, duplamente egocêntrica.
Sua função consiste em satisfazer o eu por meio de Os contos de fadas na educação de crianças
uma transformação do real em função dos desejos: Embora os contos de fadas terminem logo depois
a criança que brinca de boneca refaz sua própria da décima página, o mesmo não acontece com a
vida, corrigindo-a à sua maneira, e revive todos os nossa vida. Somos coleções com vários volumes.
prazeres ou conflitos, resolvendo-os, compensan- Em nossa vida, ainda que um episódio possa termi-
do-os, ou seja, completando a realidade através nar mal, sempre há outro à nossa espera e depois
da ficção. Em suma: o jogo simbólico não é um jogo desse, mais outro. (Clarissa Pinkola Estés)
de submissão do sujeito ao real, mas, ao contrário,   A grande maioria das crianças gosta que lhe
uma assimilação deformada da realidade ao eu. De contem histórias e no contato com os livros
outro lado, a linguagem intervém nessa espécie de folheiam apreciando as imagens e fazendo lei-
pensamento imaginativo, tendo como instrumento tura, apoiando-se nelas.
a imagem ou símbolo. Ora o símbolo é um signo –   Bruno Bettelheim (1980) considera que para
como a palavra ou signo verbal – mas é um signo que uma história prenda a atenção de uma
individual elaborado sem o recurso dos outros e criança, esta deve entretê-la e despertar sua
muitas vezes compreendido pelo indivíduo, já que curiosidade. Mas para enriquecer sua vida, deve
a imagem se refere a lembranças e estados íntimos estimular-lhe a imaginação: ajudar a desenvolver
e pessoais. (Piaget, 2006, p. 28-29) seu intelecto e a tornar claras suas emoções. (Bet-
  Piaget (2006) apresenta o jogo simbólico telheim, 1980, p. 13)
como parte do desenvolvimento infantil mo-   É possível identificar na Literatura Infantil
strando ser necessário oportunizar situações vários aspectos como esses, que segundo Bet-
para que a criança coloque este jogo em ação. telheim enriqueceria a vida daquele que a ela
  A literatura infantil torna-se, então, terre- tem acesso. Um deles é o desenvolvimento do
no fértil para este trabalho, exatamente pelos imaginário. Impossível dissociar a Literatura
elementos lúdicos e por se constituir em um Infantil da imaginação, sendo as propriedades
canal significativo para o desenvolvimento do lúdicas desse gênero textual, uma de suas ca-
imaginário, função mental extremamente im- racterísticas essenciais que a torna atrativa por
portante no desenvolvimento infantil, já que, permitir em alto grau, o uso da imaginação.
por meio da ficção e da fantasia, a criança am-   Os contos de fadas permitem a criança, vi-
plia seus conhecimentos de mundo, e pode ain- venciar o processo de projeção e identificação
da, resolver conflitos e problemas de sua vida. com seus personagens, libertando-se de suas
(Bettelheim, 1980) dificuldades e problemas. Um exemplo é a iden-
  Este trabalho tem como objetivo apresentar tificação da criança com o herói da história.
uma experiência com contos de fadas numa   Esse herói tem um corpo, uma força ou uma
turma de 21 crianças, na faixa etária de 4 a 5 inteligência permitindo-o executar feitos mira-
anos de idade, no Núcleo de Educação da Infân- culosos. Segundo Bettelheim, (1980) identifi-
cia- NEI-CAp/UFRN. cando-se com ele, qualquer criança pode – em

92 MoMo 4 • Dicembre 2015


fantasia e através da identificação - se compen-   Clarissa Pinkola Estés considera que nos con-
sar de suas inadequações, reais ou imaginárias, tos de fadas acham-se gravadas ideias infinita-
do seu próprio corpo e de sua alma. Assim, en- mente sábias que durante séculos se recusaram
frentar a vida como uma aposta na possibilida- a se deixar mutilar, desgastar ou matar. As ide-
de de dominar as dificuldades. ias mais persistentes e sábias estão reunidas
  A Literatura Infantil abre caminhos à criança nas teias de prata a que chamamos contos. Ela
para a compreensão da realidade de forma cria- acrescenta, ainda, que: contar ou ouvir históri-
tiva e significativa. Ela se utiliza do imaginário as deriva sua energia de uma altíssima coluna de
para entrar por alguns instantes na história e seres humanos interligados através do tempo e do
viver momentos importantíssimos para seu de- espaço, sofisticadamente trajados com farrapos,
senvolvimento. mantos ou com a nudez da sua época, e repletos a
  Neste momento, ela se permite brincar de ponto de transbordarem de vida ainda sendo vivi-
faz-de-conta e transformar o mundo, as vestes da. Se existe uma única fonte das histórias e um
e os objetos em outros; ser o herói, o bandido, espírito das histórias, ela está nessa longa corrente
a princesa, a bruxa. Sendo assim, a Literatura de seres humanos. (Estés, 1998, p. 12)
Infantil se torna um canal significativo para de-   Conscientes da importância que tem para
senvolver a imaginação. crianças pequenas vivenciar a magia, lidar
  Por meio da ficção, da fantasia, a criança com todos os sentimentos que essas histórias
amplia seus conhecimentos de mundo. Mundo proporcionam como medo, alegria, morte, co-
este ainda obscuro devido sua pouca experiên- ragem, amor, determinação, inveja, solidarie-
cia, como afirma Bettelheim (1980): a fantasia dade, sem que precisem passar por situações
rica e variada é fornecida à criança pelas estórias reais, mergulhamos de cabeça no mundo dos
de fadas, que ajudam a impedir que sua imagi- contos de fadas em que depois do Era uma vez
nação fique atada aos limites reduzidos de alguns a magia contagiava a todos até o tão esperado
devaneios ansiosos ou de realização de desejos, cir- fim e foram felizes para sempre…
culando ao redor de algumas preocupações limita-   Iniciamos a pesquisa fazendo um levantamen-
das. (Bettelheim, 1980, p.152) to prévio das ideias iniciais das crianças sobre o
  Os contos de fadas mostram à criança de que que para elas seriam contos de fadas. A partir
modo ela pode personificar seus desejos de- das respostas, levantamos algumas questões
strutivos numa figura, obter satisfações deseja- norteadoras que orientaram nosso trabalho.
das de outra, identificar-se com uma terceira,   Inicialmente, priorizamos os contos mais
ter ligações ideais com uma quarta, e daí por conhecidos pelas crianças, porém procura-
diante, como requeiram suas necessidades mo- mos versões diferentes em outros livros como
mentâneas. Irmãos Grimm, organizado por Estés (2007).
  A criança não pode inventar estórias por sua   Essa ideia de ler o mesmo conto em várias
própria conta que ajudem-na a lidar com os pro- versões, tinha como objetivo que as crianças
blemas da vida. Todas as estórias que ela pode in- pudessem comparar com os já tradicionalmen-
ventar são expressões exatas de seus próprios de- te conhecidos e perceber que uma mesma hi-
sejos e ansiedades. Apoiando-se nos seus próprios stória pode ser contada de formas diferentes.
recursos, tudo que a criança pode imaginar são   Por muitos dias lemos para elas contos que
elaborações de onde está no momento, dado que traziam personagens como bruxas, fadas, prin-
não sabe para onde ir, nem como fazer para che- cesas e príncipes. Porém, depois resolvemos
gar lá. É aí que os contos de fadas fornecem o que trazer contos de fadas em que não tivessem
a criança mais precisa: começam exatamente onde presentes esses elementos para que as crianças
ela está emocionalmente, mostram-lhe para onde percebessem que os contos de fadas não têm
ir e como fazê-lo. Mas o conto de fadas o faz por necessariamente bruxas, príncipes e princesas
implicação, na forma de material fantasioso que como personagens. São, sim, histórias em que
a criança pode moldar como lhe parecer melhor, e o fantástico está sempre presente, em que ani-
por meio de imagens que tornam mais fácil para mais podem falar, pessoas podem voar e lutar
ela compreender aquilo que é essencial que compre- contra dragões ferozes; sapos podem virar prín-
enda. (Bettelheim, 1980, p.153) cipes; bonecos podem virar gente de verdade.
  Um elemento que está presente em todos os ram e, assim, demos início a nossa produção
contos é que sempre há um problema a ser en- que teve a participação de todos, com muito
frentado e no final o bem sempre vence o mal. interesse e alegria.
Dando continuidade ao estudo, assistimos ao   Em uma grande roda começamos a fazer os
filme O Mágico de Oz, em duas sessões, pelo fato questionamentos, querendo inicialmente de-
de o filme ser muito extenso. Foi uma experiên- cidir sobre quem seria o personagem principal
cia muito rica, pois a maioria das crianças não o da historia, depois qual seria seu nome, onde
conhecia e assistiram com muito interesse. Nas e com quem iria morar. Íamos acrescentando
aulas subsequentes, as crianças representaram, os detalhes, decidindo juntos, imaginando,
com desenho, os personagens da história, di- criando, e após algumas aulas, finalizamos
scutiram seu enredo, propuseram finais dife- nossa história, que ficou assim: Todo o proces-
rentes para a história etc. so foi vivenciado e construído coletivamente pelas
  Diante do interesse demonstrado pelas crianças. Tal processo assemelha-se ao orientado
crianças, decidimos representar de forma tea- pelo Método Montessoriano, visando a evolução da
tral a história, dividindo em três partes: início, criança em um aprendizado diligente, no qual cada
meio e fim. Decidimos, juntos, as sequências de aluno assume sua obrigação de responder pelos
acontecimentos que iríamos representar, possi- próprios atos no processo pedagógico. O saber não
bilitando que as crianças organizassem mental- é infligido compulsoriamente ao aprendiz, mas sim
mente essa sequência e depois representassem. construído por ele com o apoio de livros e objetos
  Conscientes de que a criança, através do en- didáticos […] que incitam os aspectos sensórios,
volvimento intelectual, emocional e imaginativo, motores, racionais e intelectuais do estudante.
experimenta fatos, sentimentos, realizações de (RÖHRS, 2010, p. 55)
prazer ou frustração (Amarilha 1997, p.19), ao   Uma vez criado o conto, conversamos com
final, na roda, discutimos, passo a passo, como as crianças e perguntamos para elas o que
cada criança tinha se sentido na pele de seu achavam de confeccionarmos um livro. Todas
personagem, e sentimentos diversos emergi- gostaram da ideia, então digitamos a história,
ram de suas falas. Em outra oportunidade deci- organizamos toda a estrutura do livro e deixa-
dimos apresentar um vídeo para as crianças, da mos espaços para a ilustração das crianças.
coleção dos Hoobs da enciclopédia Barsa (1995), Garantimos que cada criança ilustrasse seu li-
no qual os personagens, que moravam em ou- vro. Assim, durante dois dias, nos dedicamos
tro planeta, vinham aprender sobre leitura com a orientar a ilustração dos livros, lendo cada
as crianças da terra. Esse vídeo apresentava parte para elas, que no momento seguinte de-
diversos contos de fadas. Os personagens fala- senhavam. Foi uma atividade que contou com o
vam sobre a forma como as histórias eram pas- envolvimento das crianças, pois todas estavam
sadas de geração em geração, quando ainda não realmente dispostas a caprichar no seu trabal-
existiam os livros; mostravam como os livros ho para depois poder levar seu livro para casa e
foram inventados; a importância da biblioteca; mostrar orgulhosas a seus pais e familiares. O
as diferenças entre alguns tipos de histórias e, prazer de manusear e mostrar para o outro os
por fim, decidiam que iriam escrever também materiais produzidos por elas mesmas parecia
uma história, dizendo que todos nós podemos muito grande.
criar nossas próprias histórias. Passando por   Segundo o que afirma Röhrs (2010, p. 42) ba-
várias indecisões, em conjunto, criaram uma seado na método montessoriano, o aluno apren-
história, escolhendo o personagem principal, de a manipular os materiais despertando em si o
o local onde ele morava, criando um conflito, potencial inventivo e aliando-o ao desejo de conhe-
resolvendo o problema e finalizando a história cer e de erguer o véu do universo que ainda lhe é de-
com tudo, enfim, resolvido. sconhecido, por meio deste aprendizado prático. O
  No dia seguinte, conversamos com as professor não é o ser que focaliza a concentração do
crianças sobre o vídeo, discutimos sobre o que aprendiz, e sim aquele que examina atentamente o
elas mais gostaram, falamos sobre a história comportamento e o desenvolvimento das crianças,
criada e, enfim, propomos a elas escrevermos estimulando-as a buscar o saber de forma criativa,
nosso próprio conto de fadas. Todas concorda- prazerosa e lúdica.

94 MoMo 4 • Dicembre 2015


  Agindo de acordo com o que propõe (Röhrs,   Antes da apresentação em público, ensa-
2010), percebemos que o envolvimento das iamos várias vezes no espaço da sala de aula
crianças com o conto produzido se mostrava e no palco da escola, oportunidade em que as
intenso, propomos às crianças terminarmos crianças puderam experimentar diferentes
nosso estudo com uma peça teatral em que elas papéis. Muitas meninas tiveram a oportunida-
apresentariam a história. Todas vibraram mui- de de ser Aninha; alguns meninos de ser o mon-
to e então começamos a discutir como isso ia stro que virava príncipe etc. Após cada apresen-
acontecer. Dedicamo-nos a nossa apresentação, tação, sentávamos na roda e discutíamos como
inicialmente listando todos os personagens as respectivas crianças tinham vivenciado o
que faziam parte do conto e decidimos juntos, personagem, de que maneira poderia ser mel-
quem seria cada um dos personagens. Feito hor representado etc. Ou seja, a peça foi produ-
isto, nos dedicamos a pensar sobre o cenário, e zida pelas crianças, que tiveram oportunidade
as crianças decidiram que nele teria um castelo, de primeiro experimentar ser vários persona-
a floresta e a caverna. gens para depois escolher qual de fato queria
  Como tínhamos estudado também, nesse representar na apresentação pública da peça.
bimestre, os sólidos geométricos, e as crianças
já tinham construído conhecimentos a respeito Apreciação do trabalho
deles, decidimos que o nosso castelo seria fei- Para além de uma análise precipitada que pos-
to com sobreposição de caixas de papelão. Pe- samos fazer do nosso lugar de adultos, decidi-
dimos, então, para que os pais nos enviassem mos deixar as crianças falarem e expressarem
caixas de papelão. Vieram caixas de muitos suas visões sobre o trabalho com contos de fa-
tamanhos e colocamos numa roda para discu- das. A maioria destacou o conto que mais go-
tir de que maneira poderíamos sobrepor essas stou e disse o porquê. Assim, você leitor, que
caixas de forma que tivéssemos um castelo. nos acompanhou desde o início desse texto,
Muitas hipóteses foram levantadas e, por fim, pode fazer uma reflexão e tirar suas próprias
decidimos o formato do nosso castelo. Agora conclusões sobre a importância do estudo com
tínhamos a tarefa de pintar as caixas para que o contos de fadas na infância.
castelo tivesse uma cor uniforme. Cada criança   Deixemos falar agora nossas crianças:
de posse de seu rolo e em meio a muita tinta, > Gostei de Bambi e Branca de Neve. Gostei da
pintou sua caixa e, ao final, tínhamos todas princesa de Branca de Neve. Eu aprendi que tem
pintadas. coisa ruim, tem bruxa, elas fazem coisas ruins. Tem
  Em seguida, passamos a discutir o figuri- coisa boa, o príncipe beija na boca e casa bem lindo;
no que seria usado por cada personagem e os > Gostei do Gato de Botas, porque ele fica com as
efeitos especiais, uma vez que pretendíamos botas. Os contos têm bruxas, fadas, rei, às vezes
explorar um pouco dos conhecimentos que tem relâmpagos, feitiços. Tem coisa ruim, matam
as crianças adquiriram no estudo sobre a pro- as princesas, não gosto quando isso acontece. Às
dução de sons, criando uma sonoplastia para vezes a princesa nasce, isso é coisa boa;
dar mais emoção à peça. > Eu não gostei do Bambi porque tem o caçador que
  Marcamos o dia da apresentação e convida- matou a mãe. Eu não gostei do caçador é muito feioso;
mos as crianças da escola e os pais da turma para > Nos contos de fadas, uns tem fadas e outros não têm;
assistir. As crianças se apresentaram com muito > Uns tem príncipes, outros não tem princesas;
interesse e prazer, desempenhando seus papéis, > Gostei do Bambi. Gostei quando todos os amigos
incorporando os personagens, produzindo sons do Bambi se apixonaram. Os contos de fadas tam-
com objetos diversos, como fitas de papel, pau bém têm coisas ruins. No mágico de Oz a bruxa deu
de chuva, acetato (lâmina de radiografia) etc. um tempo e a menina ia morrer;
  Vale lembrar que como a turma era grande > Tem conto que é diferente;
e os personagens eram poucos, as crianças não > Gostei da Branca de Neve. Tem príncipes nas hi-
tiveram dificuldade em representar as árvores stórias, mas pode ter leão e coelho;
da floresta, a fonte e os animais. Algumas se > Gostei de todos os contos de fadas;
dedicaram a produzir os efeitos sonoros para > Gostei de todos. Na Bela Adormecida, o príncipe
compor a sonoplastia da peça. beija;
> Gostei mais do Mágico de Oz, é mais legal. Gostei
da floresta mau-assombrada da bruxa, porque eu
nunca andei nessa floresta;
> Gostei do Mágico de Oz. Gostei do boneco de lata
e da floresta da bruxa. Os contos de fadas têm pro-
blemas. Algumas bruxas prendem. Alguns contos
têm príncipe e alguns não têm príncipes, nem prin-
cesas, nem bruxa.
  O trabalho realizado permitiu o desenvolvi-
mento da expressão criadora das crianças, que
ouviram contos de fadas em diversas versões e
portadores textuais, além de contar e recontar
as narrativas trabalhadas. Permitiu, ainda, às
crianças, vivenciar o jogo dramático, produzir
um texto (conto), figurino, cenário, objetos Referências bibliográficas
para produção de som/sonoplastia e apresen- Amarilha, M. Estão mortas as fadas? Literatura
tação pública de uma peça em que deram vida infantil e prática pedagógica. Petrópolis, RJ: Vo-
aos personagens por elas criados. O trabalho zes, 1997- Natal: EDUFRN
permitiu concluir que quando as crianças par- Bettelheim. B. A Psicanálise dos Contos de Fadas.
ticipam ativamente de seu processo educativo, Rio de janeiro: Paz e Terra, 1980
tendo acesso, desde muito cedo, à literatura, Coelho, Nely Novaes. Literatura Infantil: teoria
nesse caso, aos contos de fadas, conseguem – análise – didática. 5ª Ed. São Paulo; Ática, 1991
dar vida a seus personagens, de forma lúdica Costa, Massilde Martins da. Literatura: seu
e criativa, vivenciando e compartilhando suas espaço e vivências na Educação Infantil. In: DI-
produções. Niz, Andréa M. (Org)...[et al]; Reencantando a
  Para concluir, tomamos de empréstimo as Educação: Literatura, Dança, Brinquedo e Ava-
palavras de Estes (2005) ao afirmar que, assim liação. Natal: 2012. p. 12-22
como nos contos de fadas mais antigos, a vida Estés, C. P. Mulheres que correm com os lobos: mi-
é um mundo em que as nossas fraquezas são em tos e histórias do arquétipo da mulher selvagem.
geral as nossas maiores dádivas, em que o mundo Rio de Janeiro: Rocco, 1994
da perda e o reencontro do coração e da alma são O dom da história: uma fábula sobre o que é sufi-
dolorosos, mas são em geral a única questão funda- ciente. Trad. Waldéa Barcellos. Rio de Janeiro:
mental e valiosa. (Estés, 2005, p. 19) Rocco, 1998
Contos dos Irmãos Grimm. Ilustrado por Arthur
Rackman, trad. Lia Wyler, Rio de Janeiro: Roc-
co, 2007
Held, Jacqueline. O Imaginário no poder: as
crianças e a literatura fantástica. 3ed. São Paulo:
Summus, 1980
Piaget, Jean. O desenvolvimento Mental da
criança. Seis Estudos de Psicologia. Rio de Janei-
ro: Florense Universitária, 2006. p. 13-65
Röhrs, H. Maria Montessori. Trad.: Danilo Di
Manno de Almeida, Maria Leila Alves. – Recife:
Fundação Joaquim Nabuco, Editora Massanga-
na, 2010. 142 p.: il. (Coleção Educadores)
Kramer, Sonia. Infância e sua singularidade. In:
Ministério da Educação. Secretaria da Educação
Básica. Ensino Fundamental de nove anos:
orientações para a inclusão da criança de seis
anos de idade. 2 ed. Brasília: MEC, 2007. p. 13-23

96 MoMo 4 • Dicembre 2015


Formação continuada para professores da
educação infantil: a reflexão sistemática da
prática pedagógica como conteúdo formativo
Zélia Granja Porto  Professora da Universidade Federal de Pernambuco, Brasil

Resumo dantes para a formação do professor autor de


A formação inicial e continuada de professores sua própria prática pedagógica.
tem suscitado, sobretudo nas três últimas déca-   No estudo são identificados enunciados que
das, intenso debate nas instituições acadêmi- expressaram os sentidos atribuídos pelas pro-
cas, associações sindicais e entidades repre- fessoras ao fazer pedagógico, agrupados nas
sentativas da área e na mídia, como condição categorias analíticas: a) surpresas e descober-
necessária para o fortalecimento de uma escola tas docentes face às descobertas infantis e b)
pública de qualidade. da insegurança do fazer ao exercício do pensar
  Esse debate, não sem conflitos e obstáculos, sobre o fazer docente. Os discursos revelaram
pautou as bases orientadoras da formação: in- avanços nas concepções e compreensões sobre
dissociabilidade entre teoria e prática, domínio a prática docente e, sobretudo, como possibili-
de conhecimentos e aquisição de competências dade de construção de espaço-tempo legítimo
específicas; reconhecimento das instituições para o exercício da relação teoria-prática que
universitárias como locus da formação inicial alimenta o saber-fazer e o ser docente.
em licenciaturas e o crescente padrão de qua-
lidade nas oportunidades de formação inicial Palavras chave
e continuada, em serviço. Nesse cenário, esse Formação continuada; profissionalização da
trabalho propõe análise de uma atividade de docência; professor da Educação Infantil.
formação continuada para professores da edu-
cação infantil, uma colaboração entre a univer- Introdução
sidade e duas secretarias de educação de mu- A busca pela qualidade do ensino tem instigado
nicípios do Estado de Pernambuco, Brasil. forte presença nos temas de pesquisas aplica-
  O trabalho expõe recorte dos discursos que das em sala de aula, nas últimas décadas, nos
emergiram em diários etnográficos mediante diversos campos do saber. Algumas experiên-
a experiência da observação e do registro, fun- cias realizadas nesse sentido têm suscitado
o aprofundamento do vínculo entre o ensino   Por outro lado, conforme pautado nas atuais
básico e as instituições universitárias na per- Diretrizes Nacionais para a Educação Infantil
spectiva de subsidiar políticas educacionais. (2009), os programas de formação são um direi-
(Porto, 1999; 2013; 2014) to das professoras e dos professores no sentido
  Por outro lado, vêm abrindo novas perspec- de aprimorar sua prática e desenvolver a si e
tivas no campo da formação de profissionais do sua identidade profissional no exercício de seu
magistério principalmente a partir do movimen- trabalho. Esses programas devem dar-lhes con-
to em favor da profissionalização da docência dições para refletir sobre sua prática cotidiana
esboçado nos anos 1980. Segundo Tardif (2013, em termos pedagógicos, éticos e políticos, e na
p. 561) o objetivo principal deste movimento é tomada de decisões, com autonomia em sala de
fazer com que o ensino passe do estatuto de ofício aula e na escola onde atuam, visando as melho-
para o de profissão em sua integralidade e que os res formas de mediar a aprendizagem e o de-
professores tenham como base formativa para senvolvimento infantil, considerando o coleti-
o desenvolvimento de práticas profissionais, o vo de crianças assim como suas singularidades.
conhecimento científico especializado, baseado   As professoras e os professores que atuam
na pesquisa acadêmica. Essa profissionalização, na educação infantil necessitam articular a con-
segundo o autor, induz a uma visão reflexiva do dição de organização dos espaços, tempos, ma-
ato de ensinar. Sob essa ótica, o presente arti- teriais e interações nas atividades, de modo que
go debruça-se sobre os conteúdos discursivos as crianças possam expressar sua imaginação
advindos da atuação de professoras da educação nos gestos, no corpo, na oralidade e/ou na lín-
infantil, no âmbito de um curso de formação gua de sinais, no faz de conta, no desenho, em
continuada, desenvolvido por um grupo de pe- suas primeiras tentativas de escrita, de contato
squisa e extensão sobre estudos da infância, com com os fenômenos da natureza e da sociedade.
o intuito de instigar professores pela busca de   Na explicitação do ambiente de aprendiza-
formação continuada, condição necessária para gens, é necessário pensar um currículo susten-
a consolidação da profissionalização docente. tado nas relações, nas interações sociais e em
  O estudo toma como foco, reflexões deriva- práticas educativas intencionalmente volta-
das da pesquisa científica sobre possíveis con- das para as experiências concretas da vida co-
dições de ensino que podem ser criadas em tidiana, para a aprendizagem da cultura, pelo
sala de aula e influir na direção da qualidade convívio no espaço da vida coletiva e para a
do ensino. Na interpretação de Kramer (2006) produção de narrativas, individuais e coletivas,
a formação do professor seria condição para a através de diferentes linguagens, tal como está
democratização da educação infantil atribuin- posto nas Diretrizes Curriculares Nacionais
do à formação condição para a construção da para a Educação Infantil. Tais questões se tor-
qualidade da educação infantil. Dessa forma, os nam mais relevantes com a entrada em cena do
professores/as de educação infantil são consi- novo ator – a criança, como sujeito de direitos.
derados como sujeitos de sua prática que têm   Nasce também um saber específico sobre a
direito à formação, aos conhecimentos científi- criança, saber oriundo das práticas político-
cos, à rememoração de suas histórias e à in- sociais de controle e vigilância, da sua indi-
serção crítica e criativa nas mais diversas insti- vidualidade, do seu tempo e de seu corpo. De
tuições sociais e culturais. fato, uma forma de poder-saber, dado que sa-
  Essa mesma autora destaca a importância da ber e poder são correspondentes, correlativos e
formação ter a cultura como eixo, daí a necessi- superpostos, conforme terminologia utilizada
dade de incluir nos programas formativos a ida por Foucault (1998), para quem a existência do
dos professores ao cinema, teatro, centros cultu- poder político pressupõe certo saber especia-
rais e outras experiências culturais. E diz a auto- lizado. Como é sabido, a vigência da Constitu-
ra: a questão central é identificar e conhecer ações, ição Federal de 1988, o Estatuto da Criança e
relações e interações de crianças e adultos, conside- do Adolescente-ECA (Lei no. 8.069/90), a Lei de
rando a dinâmica da cultura e da sociedade contem- Diretrizes e Bases da Educação Nacional-LDBN
porânea, entendendo que a cultura marca, constitui, (Lei no 9.394/96), os Referenciais Curriculares
institui, nomeia, identifica. (Kramer, 2006, p. 7) Nacionais para a Educação Infantil (1998) e do-

98 MoMo 4 • Dicembre 2015


cumentos orientadores de política educacional referenciais curriculares da educação infantil
são um atestado disso, uma vez que foi a partir foi a principal característica do curso. E, nesse
das deliberações encaminhadas sob a influência sentido, pretendeu criar condições de natureza
desse conjunto de leis e documentos normati- didático-pedagógica, numa perspectiva de en-
vos e suas consequências para a área de edu- sino com pesquisa, de modo a contribuir no
cação infantil que os desafios e as perspectivas processo de formação continuada de professo-
têm sido colocados. res, na perspectiva da re-significação de saberes
  Por outro lado, há um conjunto de produção e fazeres a serem mobilizados no contexto da
acadêmica acumulada sobre o tema que também prática docente, na relação entre os desafios do
vem subsidiando o debate contemporâneo da cotidiano da sala de aula, sintonizados com re-
área (Porto, 2013). Mais recentemente, em 2009 ferenciais curriculares da educação infantil.
foram aprovadas pelo Conselho Nacional de Edu-   Em suma, criar um conjunto de condições,
cação, as novas Diretrizes Curriculares para a um conjunto de regras, um conjunto de lógica
Educação Infantil. Nesse documento, o currículo de trabalho, de trocas de experiências, de par-
de educação infantil é entendido como um con- tilha de saberes de modo a possibilitar vivências
junto de práticas que buscam articular as experiên- de atitudes reflexivas e de análise sistemática
cias e os saberes das crianças cm os conhecimentos da prática, de formas diversas, individuais e co-
que fazem parte do patrimônio cultural, artístico, letivas, de pesquisa e de intervenção pedagógi-
ambiental, científico e tecnológico, de modo a pro- ca realizada pelas próprias professoras, sujeitos
mover o desenvolvimento integral de crianças de 0 a da ação do Curso de formação continuada.
5 anos de idade. (art. 3o, Brasil, CNE, 2009)
  Essa concepção expressa que a instituição de Método
educação infantil constitui-se como um espaço A formação continuada teve como objeto de
no qual, por meio de práticas planejadas e estudo os referenciais curriculares nacionais
permanentemente avaliadas, as crianças têm, para educação infantil e os referenciais curricu-
possibilidades de ampliação do desenvolvimen- lares municipais, elaborados por equipe local,
to das suas capacidades de expressão, pensa- assessorada por pesquisadores da Universidade
mento, interação e comunicação. Por sua vez, Federal de Pernambuco, citados anteriormente
a intencionalidade educativa na instituição de nesse trabalho.
Educação Infantil deve assumir um caráter de   Tratou-se de Curso de formação situada de-
planejamento prévio, acompanhamento e ava- finida como processo sistemático de reflexão
liação que vai muito além daqueles encontrados teoria-prática-teoria e análise dos impactos po-
na família ou em outras instâncias educativas. sitivos dessa formação em contextos geradores
  A consolidação dos avanços sinalizados e das de aprendizagens de crianças. As relações de
realizações empreendidas ao longo das últimas trabalho desses profissionais eram redefinidas,
décadas requer o reconhecimento da enorme reafirmadas, consolidadas, na medida em que
dívida que ainda acumulamos em relação à incorporavam, ao seu cotidiano, a investigação
infância brasileira, em particular a pernambu- e a pesquisa.
cana – a profissionalização da docência na pri-   O processo formativo envolveu a elaboração
meira infância. Daí a oportunidade de oferecer- de um diário etnográfico, por cada participan-
mos momento formativo mediante a realização te, e observações participante, encaminhada
desse Curso de Extensão, uma contribuição por três estudantes do Curso de Pedagogia da
para a formação continuada de 80 (oitenta) Universidade Federal de Pernambuco, em uma
professoras que atuam na educação infantil. amostra de três escolas de educação infantil,
  O curso contou com financiamento público, situadas no estado de Pernambuco. O diário
graças à submissão a edital de interiorização da etnográfico é um caderno no qual o professor
pesquisa e da extensão, da Universidade Fede- documenta, registra suas reações ao que obser-
ral de Pernambuco e convênio de cooperação vou no dia-a-dia de acontecimentos e eventos
com dois municípios de Pernambuco. Desen- cotidianos; nele, escreve ou anota fatos, desco-
volver processo de sistematização e reflexão da bertas, encontros, reuniões, leituras, reflexões;
prática pedagógica dos professores a partir dos exercícios, tarefas, regras, normas, atividades.
  De acordo com Kramer (2001), pode ser vivenciados simultaneamente no percurso for-
difícil no começo, mas, se entendemos que o re- mativo e no exercício da docência na educação
gistro é um instrumento de trabalho do educa- infantil.
dor, a dificuldade não pode ser argumento para   As observações participante tiveram o obje-
não fazê-lo. Além disso, a ideia de registrar ex- tivo de subsidiar o acompanhamento e a análi-
periências e não apenas de anotar informações se da prática pedagógica realizada nas escolas,
recebidas, se coloca como elemento motivador mediante trabalho conjunto de reflexão que
para o professor na ação de registrar memórias articula teoria e prática, no intuito de compre-
geradas das suas reflexões, pois como afirma ender e redefinir dificuldades e possibilidades
Weffort (1995, p.10): a reflexão registrada tece a para concretização de uma prática pedagógi-
memória, a história do sujeito e de seu grupo. Sem ca voltada para a interação adequada entre
a sistematização deste registro refletido não há crianças e o currículo escolar.
apropriação do pensamento do sujeito-autor. […]   Os registros das observações e do diário et-
Sujeito alienado do próprio pensamento torna-se nográfico refletiam a atuação das professoras
um mero copiador da teoria do outro. indicando em que medida a prática era influen-
Para Kramer (2001, p.35) é preciso que os profes- ciada pelos estudos e orientações recebidas no
sores se tornem narradores, autores de suas práti- Curso de extensão1, verificadas na medida em
cas, leitores e escritores de suas histórias, para que que atividades passavam a ser adotadas em sala
possam motivar, encantar os educandos com a de aula, em diferentes aspectos relativos à inte-
escrita real, ou seja, aquela escrita que resulta ração e às atividades propostas.
da leitura de mundo, da escuta do outro e tece   Dessa forma, entendemos que o conheci-
o registro das experiências individuais e coleti- mento se constrói e se transforma ao ser usado
vas, uma escrita com sentido, tal como propõe em trabalho que não separa ação, pensamento,
a adoção do diário etnográfico. E também para sentimentos e formas individuais e coletivas,
indagar sobre qual lugar ocupa a partir dos sen- históricas e culturais de atividades significati-
tidos que são atribuídos aos acontecimentos, vas. O objetivo do diário é permitir a quem o
aos momentos, aos movimentos cotidianos, escreve o acompanhamento das próprias ações
às atitudes e aos comportamentos nomeados e as implicações no meio onde atua. Dessa for-
e tornados compreensíveis por meio das pala- ma, fornecerá ao ator (professor, educando, co-
vras, como nos lembra Larrosa (2007). ordenador pedagógico) um perfil de seu fazer
  Segundo Souza (2006), o diário pode funcio- pedagógico (Souza, 2006). Ao fazer o registro
nar como instrumento de formação profissio- de suas ações, na prática de sala de aula, o pro-
nal, como método de pesquisa e como meto- fessor potencializa a reflexão e teorização.
dologia de intervenção. Como instrumento de   Como vislumbrava Maria Montessori a ex-
formação pessoal e profissional, mediante o re- periência da observação e do registro eram
gistro e reflexão, poderá promover a melhoria fundantes para a formação do professor au-
das ações didáticas e o desenvolvimento pesso- tor de sua própria prática pedagógica, pois,
al do educador. Como método de pesquisa pos- a apropriação do fazer pedagógico envolve a
sibilita ao professor assumir o papel de pesqui- elaboração de anotações em cadernos de auto-
sador que lhe é peculiar e como metodologia de ria. Para transformar a teoria em prática é ne-
intervenção, o diário alimenta e é alimentado cessário que o professor elabore suas próprias
pelo planejamento da ação docente. anotações registrando-as, desenvolvendo a ca-
  Sob esta ótica, o diário etnográfico foi ado- pacidade de observação, mantendo atitude de
tado no curso. Na medida em que buscou insti- respeito ao outro, na perspectiva de melhorar
gar a capacidade de observação dos professores cada vez mais sua prática e poder mobilizar
cursistas, proporcionava a melhoria de suas a curiosidade, a imaginação e autonomia da
atuações didáticas, suscitadas e materializadas criança (Montessori, 2003). Para Montessori
mediante o registro das reações individuais e (1957) é necessário que os professores inician-
coletivas aos acontecimentos constitutivos de tes no espírito do cientista adquiram consciên-
suas experiências. Acontecimentos como ver, cia que, mais cedo ou mais tarde, deverão tran-
escutar, ler e sentir a si mesmo e aos outros, sformar-se em observadores da humanidade.

100 MoMo 4 • Dicembre 2015


  E assim, os conteúdos formativos eram con- pante, os quais instigaram os estudantes a de-
stituídos pela própria prática das professoras. senvolver a capacidade de observar, interrogar
Entendidas como processos formativos, as ex- e decidir a melhor forma de intervir em con-
periências do registro, da leitura dos registros textos de aprendizagens, na educação infantil.
das leituras de artigos proporcionadas pelo
Curso, foi possível discutir sobre: as atividades Discursos que emergiram nos diários et-
propostas e o modo de como eram realizadas, as nográficos
instruções e os apoios oferecidos às crianças in- Reafirmamos o objetivo deste trabalho de con-
dividualmente e ao coletivo de crianças, a forma tribuir nos processos de reflexão e sistemati-
como a professora respondia às manifestações zação da prática pedagógica de professoras que
e às interações das crianças, os agrupamentos atuam na Educação Infantil, no propósito de
que as crianças formavam, o material ofereci- (re) significar saberes e fazeres construídos na
do e o espaço e o tempo pedagógico garantidos relação entre os desafios do cotidiano da sala de
para a realização das atividades. Para Larrosa aula sintonizados com os referenciais curricu-
(p.132) tomar a sério a leitura como formação lares nacionais e local propostos.
poderia ser um modo de afirmar a potência forma-   Os registros contidos nos diários etnográfi-
tiva e trasformativa (produtiva) da imaginação. cos foram organizados, como um álbum de au-
  Para este autor trata-se de pensar a leitura toria e elaborados pelas professoras cursistas. A
como algo que nos forma (ou nos de-forma e nos leitura dos registros apresentados permite iden-
trans-forma), como algo que nos constitui ou nos tificar avanços na prática docente que apontam
põe em questão naquilo que somos. (p.130) para consecução dos objetivos propostos.
  E neste sentido pensar a leitura como for-   Dentre outros materiais que compõem os
mação é pensá-la como um tipo de relação que diários etnográficos destacamos os seguintes:
mobiliza nossa capacidade de escutar (ou de ler) planos de aula com descrição detalhada das
isso que essas coisas têm a nos dizer. (p.133) atividades propostas pela professora; exem-
  Como é sabido, o dia a dia oferece muitos plares de exercícios realizados pelas crianças;
momentos que exigem que o professor exerci- fotografias das turmas, em atividades diver-
te sua capacidade de observar as crianças para sas; comentários das professoras a partir das
decidir sobre a melhor maneira de intervir de próprias reflexões acerca de suas práticas. Pois,
forma crítica. Para analisar os discursos das percebemos que em sala de aula, as professo-
professoras participantes do curso (vale regi- ras começam a mobilizar saberes apreendidos
star que eram todas mulheres), que emergiram no Curso, experimentando formas diferentes
nos diários etnográficos, recorremos à aborda- das que são recorrentes, conforme narrativas
gem teórico metodológica do discurso proposta a seguir: Foi muito satisfatório o resultado, pois
por Fairclough (2001) e Porto (2009). Sob essa o material concreto faz toda diferença no resulta-
ótica, a análise envolveu um corpus garimpado do (Profª EC); O Curso colaborou para meu cre-
dos diários etnográficos elaborados pelas pro- scimento profissional [...] contribuição de grande
fessoras. Convém ressaltar que a articulação valia (Profª V); Depois que iniciei o Curso mudei
entre pesquisa, ensino e extensão ficou eviden- a rotina de minhas aulas, pois no decorrer do Cur-
te, na concepção e na metodologia adotada, so fui adquirindo mais experiências (Profª MC);
posto que integrou estudantes do Curso de Pe- Estou reescrevendo a minha história como Profes-
dagogia, os quais tiveram oportunidade de re- sora, isto é, o Curso em Educação Infantil propor-
lacionar os conhecimentos adquiridos no Curso cionou a mudança da minha prática pedagógica.
de Pedagogia à pesquisa e à extensão. Ao me- (Profª MJ)
smo tempo em que produziram conhecimen-   As narrativas enunciam a compreensão que
to, igualmente, o disseminaram, numa relação as professoras atribuem à formação continua-
dialética teoria-prática-teoria. da como um processo que contribui para a (re)
  O curso complementou-se com pesquisa- significação de saberes e fazeres que vão for-
ação ao delinear percurso metodológico que mulando ao longo de suas trajetórias profissio-
incluiu ferramentas investigativas, a exemplo nais. De fato, o saber docente constitui-se num
do diário etnográfico e da observação partici- conjunto de conhecimentos, habilidades, com-
petências, ações e atitudes dos docentes, que se que envolve a criança como sujeito ativo nesse
vão construindo e se reconstruindo num con- processo, uma vez que o jogo simbólico permite
stante processo de aprendizagens que perpassa que elas resolvam, usando a imaginação e a fan-
toda sua história de vida e, sobretudo, emerge tasia, conflitos sociais, intelectuais e afetivos,
e adquire sentido no contato com as situações com autonomia e criatividade. Brincadeiras, jo-
práticas da docência e formação continuada. gos de faz de conta, expressão musical e plástica
  São, pois, os saberes que se expressam nos têm significado e sentido para o mundo infantil
fazeres e vice versa, que se vai construindo e e contribuem para o desenvolvimento integral
se constituindo a prática docente, conforme da criança. Através das atividades lúdicas, em
estudos de Tardif (2002) e outros autores estu- que as crianças jogam, cantam, as professoras
diosos da temática que vem tomando lugar de vão descobrindo a alegria e a curiosidade que
destaque no debate acadêmico, nas últimas estas atividades vão suscitando nas crianças
décadas. Tardif e Lessard (2005), por exem- e permitindo que tomem gosto por aprender,
plo, ressaltam a relevância dos saberes expe- inclusive, permitem identificar estágio de de-
rienciais, no conjunto de saberes necessários à senvolvimento da criança, nas áreas de conhe-
docência. O que leva a ratificar a importância cimento, a exemplo da leitura e da escrita e da
de se criar condições para que a docência seja matemática. O que remete a noção do ensino,
pensada e concebida pelas próprias professoras numa perspectiva dialética (Vasconcelos, 1995),
no exercício da docência, o que requer tempo e em que o ensino só se faz na medida em que
lugar próprios. aprendizagens, efetivamente, são realizadas,
  A mediação do Curso, a nosso ver, se consti- superando a ideia de que ensinar é passar o
tuiu como uma possibilidade de espaço-tempo conhecimento de um, o professor que sabe, para
legítimo para o exercício da relação teoria- outro, a criança que nada sabe.
prática que alimenta o saber-fazer e o ser do-   O processo de construção do conhecimento
cente. A diversidade de atividades apresenta- que ocorre quando há envolvimento da criança,
das nos diários etnográficos, acompanhada de na medida que encontra sentido e gosto pelo
comentários e reflexões das professoras são a que faz, rompe com a ideia da mera reprodução
expressão dos avanços da prática docente, nes- de conhecimentos. No contexto da análise
sa situação de formação continuada, a exemplo temática, foi possível identificar alguns enun-
de: brincadeiras, jogos; atividades individuais ciados que expressaram os sentidos atribuídos
e coletivas de recorte, colagem, pintura, músi- pelas professoras ao fazer pedagógico, agrupa-
ca; histórias contadas pelas professora com a das nas categorias analíticas:
releitura das crianças; rótulos e receitas como   a) Surpresas e descobertas docentes face às
material de leitura; ditado, bilhetes, confecção descobertas infantis;
de cartazes como forma de aprendizagem da   b) da insegurança do fazer ao exercício do
escrita; feitura de bolinhas de papel, arrumação pensar sobre o fazer docente.
e contagem de garrafas coloridas, no sentido do   Essas categorias são temáticas tomadas
desenvolvimento da lógica matemática; cuida- como objeto de discussão a seguir: Surpresas
do com o corpo e a alimentação; comemorações e descobertas docentes face às descobertas in-
de datas históricas; trabalho com leituras de te- fantis. Nesse contexto de formação continua-
las de artistas plástico. Tudo isso realizado com da, por vezes, as professoras começam a ter um
objetivos definidos, previamente, nos planos olhar mais crítico-reflexivo em torno de suas
de aula e nas sequências didáticas formuladas próprias práticas e desta forma vão realizando
pelas professoras, na perspectiva das aprendi- desconstruções e reconstruções teóricas e rede-
zagens infantis, conforme orientações curri- finindo ou consolidando suas práticas. Pois, na
culares discutidas e apreendidas ao longo da medida em que as professoras refletem sobre o
intervenção. seu fazer, por vezes intuitivos, e experimentam
  Na nossa interpretação, essas atividades re- novas atividades pautadas em pressupostos
velam o cuidado docente com as escolhas que teórico-metodológicos, consistentes do ponto
faz considerando princípios fundamentais das de vista epistemológico, elas mesmas vão se
aprendizagens infantis, a exemplo da ludicidade surpreendendo.

102 MoMo 4 • Dicembre 2015


  Sim, as professoras se surpreendem com ação, existe, primeiramente, um momento de
as respostas das crianças às novas propostas surpresa: um professor reflexivo permite-se
didáticas e, ao mesmo tempo, ficam surpresas ser surpreendido pelo que o aluno faz. Num
com suas próprias descobertas. segundo momento, reflete sobre esse fato, ou
  Diz uma professora: Assim, distribuí cartelas e seja, pensa sobre aquilo que o aluno disse ou fez
pedi para eles localizarem as letras pertencentes ao e, simultaneamente, procura compreender a
título da história lida e escutassem o som de cada razão por que foi surpreendido (NÓVOA, 1992).
uma, mas simultaneamente eles começaram a pro-   Dizem, ainda, as professoras: [...] curiosidade
curar as letras do próprio nome. Bela descoberta! e alegria da descoberta dos sons das palavras fize-
Começaram a preencher a cartela. Assim estuda- ram parte do mundo novo dessas crianças (Profª
mos o alfabeto sem ser de uma maneira seca, mas CV); [...] durante as atividades, brincadeiras e
bem divertida! (Profª MR) eventos propostos, os alunos mostraram-se dispo-
  A professora tem um estranhamento diante stos e interessados em participar. No decorrer das
da prática, até então recorrente, para ela me- atividades é possível ver a participação intensa
sma, agora esvaziada de sentido (estudamos o das crianças, demonstrando entusiasmo (Profª
alfabeto sem ser de uma maneira seca…) e busca V); Todos participaram e conseguiram alcançar o
um novo que dê prazer e sentido e, assim possa objetivo, ou seja, houve aprendizagem significati-
mobilizar aprendizagens (…bem divertida). Aca- va, alguns precisando de ajuda minha ou de outro
bei descobrindo que Eliseu escreve seu nome, mas, colega. (Profª EC)
na leitura do mesmo, ele ler letra por letra (Profª   Na medida em que as professoras avançam
MJ); Observei que os colegas já reconheciam até em suas práticas, no sentido de superar as
a letra que começava o nome do outro. Fiquei sa- improvisações que nascem, muitas vezes, da
tisfeita, alcancei o que nem esperava! (Profª EC) reprodução de experiências vivenciadas, ante-
  As professoras começam a observar melhor riormente, vai se instalando a segurança, uma
as crianças e vão compreendendo que o papel vez que começam a compreender as bases epi-
do professor é desafiar, criar condições para stemológicas do seu fazer que subsidiam seu
que o aluno aprenda, pois é nele, no próprio olhar, suas escolhas, suas intervenções. Da in-
aluno, que se dá o processo, ainda que a sua segurança do fazer ao exercício do pensar sobre
intervenção seja fundamental para que isso o fazer docente. De fato, na medida em que têm
aconteça. Pois, o sentido da prática não se revela a oportunidade de pensar a docência, idividual
mecanicamente, mas só se dá a um sujeito que seja e coletivamente, no que se refere à problemáti-
capaz de lê-lo […]. A teoria, no seu sentido amplo, é ca que envolve a complexidade da sala de aula,
o esforço de realizar essa leitura e explicitar o sen- aos paradigmas pedagógicos, aos fundamentos
tido imanente à prática (Severino, 2001, p.9). epistemológicos da prática docente, as profes-
  Nesse mesmo sentido, diz uma professora: Vi soras desenvolvem um processo de afirmação
durante o Curso que estimular e encorajar nossas ou ressignificação de suas práticas, diante das
crianças no mundo da imaginação e da criação é demandas do cotidiano, uma vez que começam
caminho certo de motivação. Por isso, criei o acam- a compreender os fundamentos teórico-meto-
pamento de leitura […] o difícil foi tirá-los de lá! dológicos que sustentam o seu fazer.
(Profª MJ); […] foi o maior alvoroço, eles achavam   Assim as professoras transitam da insegu-
que não sabiam escrever e num primeiro momento rança do fazer ao exercício do pensar sobre o
recusaram. Mas consegui reverter e fiz o trabalho fazer docente, a exemplo do que afirmam: A
da escrita e pude ver o quanto eles estão evoluindo. formação continuada é um processo que nos deixa
(Profª MR) mais seguras do que vamos fazer em sala de aula. É
  As professoras se surpreendem e aprendem muito importante a reciclagem para entendermos
com o fato de que a mobilização é um caminho melhor as fases e necessidades do novo alunado
para que as aprendizagens se efetivem. Segun- (Profª MR); O Curso me ajudou principalmente
do Vasconcelos (1995) o ensino, numa perspec- a ver meus alunos com outros olhos entender que
tiva dialética requer, sobretudo, significação, cada um tem o seu próprio tempo. […] O professor
contextualização, problematização do objeto precisa entender que sempre temos algo a aprender
a ser conhecido. No processo de reflexão-na- e principalmente quando este aprendizado auxilia
no seu dia a dia com seus alunos. (Profª MJ) mostra problemática. As desigualdades que
  Essas são mais algumas vozes, expressão das caracterizam a sociedade e a escola brasileira
certezas/incertezas das professoras diante do são muito mais visíveis quando se observam os
novo e do reconhecimento da precariedade de dados regionais no que tange à formação dos
sua formação pedagógica como requisito ne- professores: nos estados do centro-oeste, por
cessário para a compreensão de sua prática. exemplo, enquanto 84,3% dos professores pos-
  Pois, não são apenas os saberes apreendi- suem formação em nível superior, no nordeste
dos na formação inicial, mas os saberes da ex- são 58,1% e no norte 63,9%. Embora, o fato do
periência construídos na prática docente e os professor ser portador de diploma em curso de
saberes didático-pedagógicos atualizados, que licenciatura não signifique que ele esteja em
fazem o ser professor (Tardif & Lessard, 2005). exercício na área de conhecimento para a qual
  O que não significa dizer que intuitivamente, é habilitado.
haja professores que, a partir de esforços pes-   Além disso, persistem a dupla e tripla jor-
soais, vão fazendo experiências e de repente nada de trabalho, baixos salários, ausência ou
constatam que estão dando certo. Essas con- falta de atualização de planos de carreira con-
statações ocorrem na medida em que começam tratação de professores sem concurso público a
a refletir cuidadosamente sobre o que fazem título temporário e dificuldades de alguns mu-
e porque escolhem esses e não àqueles outros nicípios para adotar as referências nacionais
conteúdos e formas de ensinar. para a valorização do magistério, em que pese
  Por fim, quando têm o tempo, o espaço e as os avanços normativos legais neste sentido –
possibilidades estruturais e teóricas de ressigni- piso salarial, hora aula atividade destinada à
ficação da prática, as professoras reafirmam o lu- formação continuada e planejamento das ativi-
gar da teoria na base do seu fazer e com isso vão dades docentes, em serviço. Esses obstáculos à
se sentindo mais seguras nas escolhas que fazem. profissionalização aumentam se consideramos
  E vão passando, como ensina Freire (1996), a docência na educação infantil, onde os desa-
da curiosidade ingênua para a curiosidade epi- fios e necessidades formativas são enormes.
stemológica; vão produzindo novos conheci-   Considerando tais desafios formativos e,
mentos na relação entre o conhecimento do num contexto atual de mercantilização da edu-
senso comum e o dito científico; avançam na cação, como então, traçarmos novos caminhos
sua profissionalidade, nas suas representações e perspectivas que ainda não foram incorpora-
sociais, nas suas concepções, nos seus discur- das, para que as mesmas sejam incluídas, mel-
sos sobre educação, ensino, aprendizagem, que horadas, ratificadas, retificadas na perspectiva
presidem a docência. de construção da qualidade socialmente refe-
renciada da educação e da profissionalização e
Considerações finais valorização dos profissionais do magistério que
O exemplo aqui trazido demonstra a importan- atuam na educação infantil?
te contribuição de universidade local na con-
strução da qualidade da formação continuada
em serviço de professores, no aperfeiçoamen-
to, acompanhamento e avaliação da prática pe-
dagógica dos que atuam na educação infantil.
  Nessa perspectiva, a formação continuada
está na ordem do dia e propostas institucionais
levantam-se com alternativas de intervenção,
na direção de contribuir na atualização didáti-
co-pedagógica e no desenvolvimento profissio-
nal da docência na educação infantil.
  Daí a importância de iniciativas como estas,
sem deixar de considerar que, embora o cenário
do nível de formação dos professores aponte
conquistas significativas, a realidade ainda se

104 MoMo 4 • Dicembre 2015


Referências bibliográficas Montessori, Maria. Ideas sobre mi método. Bue-
Brasil. Constituição da República Federativa do nos Aires, 1957
Brasil, de 05 de outubro de 1988. Diário Ofi- Montessori, Maria. Para educar o potencial hu-
cial da União, Brasília, DF, 05 de out. 1988. Di- mano. São Paulo: Papirus, 2003
sponível em www.planalto.gov.br Nóvoa, Antonio (Org.). Os professores e sua
Brasil. Lei 8.069, de 13 de julho de 1990. Dispõe formação. Lisboa: Dom Quixote, 1992.
sobre o Estatuto da Criança e do Adolescente e dá Porto, Zélia G. Relações entre universidade e
outras providências. Disponível em www.planal- educação básica: repercussões para a formação de
to.gov.br Acesso em: 20 mar. 2013 professores. Cadernos de Extensão (Impresso),
Brasil. Lei nº 9.394, de 20 de dezembro de 1996. Recife, v.n.2, jun. p. 21-26, 1999
Estabelece as diretrizes e bases da educação Porto, Zélia G. Participação social e políticas de edu-
nacional. Diário Oficial da União, Brasília, DF, cação infantil no Brasil. Lugares de produção e circu-
23 dez. 1996. Disponível em www.mec.gov.br/ lação de discursos. Recife, Edições Bagaço, 2009
legis/pdf/LDB.pdf Acesso em: 21 mar. 2013 Porto, Zélia G. Das políticas gloabais às especifi-
Brasil. Ministério da Educação e do Desporto. Se- cidades locais: o papel indisipensável da produção
cretaria de Educação Fundamental. Referencial do conhecimento. Anais do XXIX Congresso Alas,
curricular nacional para a educação infantil. Mini- Chile. Crisis y Emergencias Sociales em Améri-
stério da Educação e do Desporto, Secretaria de ca Latina, Santiago do Chile, 2013
Educação Fundamental. Brasília: MEC/SEF, 1998 Porto, Zélia G. Processo de profissionalização do-
Brasil. Conselho Nacional de Educação. Resolução cente no Brasil: tensões e desafios. Revista Interu-
CNE/CEB n. 20/2009. Revisão das Diretrizes niversitária. História de la Educación (Impres-
Curriculares para a Educação Infantil. Brasília, so), Salamanca, v.33, 2014, pp. 149-163
11 de novembro de 2009 Severino, Antônio Joaquim. Educação, sujeito e
Brasil. Conselho Nacional de Educação. Resolução história. São Paulo: Olho d’ Água, 2001
CNE/CEB n. 05/2009. Fixa as Diretrizes Curri- Souza, João Francisco. O diário etnográfico: um
culares para a Educação Infantil. Brasília, 17 de instrumento de pesquisa educacional para a for-
dezembro de 2009 mação da educadora e do educador. In: Souza,
Fairclough, Norbert. Discurso e mudança social. Adriana Fornari; Souza, João Francisco; Car-
Brasília: Editora Universidade de Brasília, 2001 valho, Rosângela Tenório. Sabres em construção
Freire, Paulo. Pedagogia da autonomia: saberes na Escola na Zona da Mata Pernambucana: Proje-
necessários à prática educativa. São Paulo: Paz e to Promata. Recife: NUPEP, 2006
Terra, 1996 Tardif, Maurice. Saberes docentes e formação pro-
Foucault, Michel. Technologies of the self. In: fissional. Petrópolis: Vozes, 2002
Hutton, Patrick H.; Gutman, Huck; Martin, Lu- Tardif, Maurice; Lessard, Claude. O trabalho do-
ther H. (Ed.) Technologies of the self. A semi- cente: elementos para uma teoria da docência como
nar with Michel Foucault. Amherst: University profissão de interações humanas. Petrópolis, Rio
of Massachusetts Press, 1998 de Janeiro, Vozes, 2005
Kramer, Sonia. As políticas de educação infantil e Tardif, Maurice. A profissionalização do ensino
as práticas cotidianas com crianças: desafios para a passados trinta anos: dois passos para frente, três
conquista de qualidade. Em: Anais, Encontro Na- passos para trás, Educação & Sociedade (Impres-
cional de Didática e prática de ensino. Educação, so), Campinas, v. 34, p. 551-571, 2013
questões pedagógicas e processos formativos: Vasconcellos, Celso dos Santos. Metodologia
Compromisso com inclusão social. Recife, 2006 dialética em sala de aula. AEC, v.21, n.83, 1995
Kramer, Sonia; Oswald, Maria L. (Orgs.).
Didática da linguagem: ensinar a ensinar ou Ler e 1 Trata-se de Curso de Extensão, com 60 (sessenta)
escrever? Campinas, SP: Papirus, 2001 horas distribuídas em encontros quinzenais ao lon-
Larrosa, Jorge. Literatura, experiência e for- go de 08 (oito) meses, realizado em duas versões,
mação. Em: COSTA, Marisa Vorraber (org.) nos anos de 2013 e 2014. Contou com a participação
Caminhos investigativos I: novos olhares na da Profa. Telma de Santaclara Cordeiro, do Centro
pesquisa em educação. 3.ed. Rio de Janeiro: de Educação/UFPE, que assumiu a vice coorde-
Lamparina editora, 2007 nação do e colaborou na elaboração deste artigo.
Nascer, crescer, morrer e aprender:
um estudo sobre as fases da vida humana
na educaçao infantil
Cibele Lucena de Almeida  Professora do Núcleo de Educação da Infância - NEI/CAp/UFRN
Sandro da Silva Cordeiro  Professor do Núcleo de Educação da Infância - NEI/CAp/UFRN

Introdução   Conforme aponta Rêgo (1999), a metodolo-


Quando damos vozes às crianças, emergem gia do Tema de Pesquisa é sustentada por três
em seus discursos diferentes experiências que momentos inter-relacionados, a saber: estudo
acontecem dentro e fora da escola. Ao obser- da realidade (ER), organização do conhecimen-
varmos com um olhar mais apurado as cenas to (OC) e aplicação do conhecimento (AC).
trazidas, percebemos que tais contribuições   Um dos critérios de escolha dos temas de
podem constituir-se em importantes temas a pesquisa é o contexto sociocultural da criança,
serem estudados e debatidos no interior das destacando as suas vivências familiares e as
instituições educativas. Nesse sentido, como dos demais grupos sociais. Por esta razão, con-
forma de desenvolver as ações educativas no sideramos relevante ouvir as crianças, dando
Núcleo de Educação da Infância NEI/CAp/ elementos para que reflitam sobre o que gosta-
UFRN, encontramos a metodologia do Tema de riam de pesquisar e, assim, exercitar o poder
Pesquisa, fundamentado em uma perspectiva argumentativo.
de conhecimento em rede. As diretrizes dessa   Desse modo, no ano de 2011, trabalhamos
proposta consideram que tanto os professores com um grupo de crianças da turma 4 da Edu-
quanto as crianças tem autonomia para definir cação Infantil, com idades ente 5 e 6 anos.
as temáticas a serem estudadas, desde que o   Depois do recesso escolar brasileiro, ocorrido
critério de escolha seja pautado nos interesses e geralmente entre os meses de junho e julho, o
necessidades do grupo. As decisões sobre o que grupo foi surpreendido por dois acontecimen-
deve ser estudado são negociadas democratica- tos significativos e extremos: a gravidez de uma
mente entre as crianças e os professores. Isso de suas professoras, Cibele, e o falecimento da
implica considerar que os discentes podem su- coordenadora de pesquisa e extensão do NEI/
gerir o tema, assim como os docentes também CAp/UFRN, a professora Fernanda Jalles.
pode lançar proposições de estudo, partindo de   Diante das circunstâncias, diversas questões
constatações feitas no cotidiano escolar. emergiram nos discursos dos meninos e meni-

106 MoMo 4 • Dicembre 2015


nas, mobilizando a curiosidade sobre os assun- processo de consolidação da leitura e escrita,
tos e a formulação de conversas informais na assim como para o desenvolvimento social, afe-
escola. Vida e morte passaram a fazer parte do tivo e cognitivo das crianças.
cotidiano do grupo e a mobilizar diversos que-
stionamentos. Organização do estudo: questões de parti-
  Quando propomos a votação para a escolha da, rede temática e objetivos
do tema de pesquisa do 3º bimestre, obtivemos Mediante a escolha do tema As fases da vida hu-
as seguintes sugestões: bebês, cemitério, o cor- mana, partimos para os procedimentos comuns
po humano, búfalo, árvores, flores, o planeta/ à nossa metodologia de trabalho, registrando
espaço, cobra, coelho, vampiro, sereia e carros as questões e os conhecimentos prévios das
antigos. Os temas mais votados foram bebê e crianças. Na organização do tema de pesqui-
cemitério, motivados pelos acontecimentos su- sa, elencamos as primeiras concepções das
pracitados. crianças acerca das fases da vida, de modo que
  O tema bebê foi o mais votado, mas grande emergiram as seguintes afirmativas: Figura 1
parte do grupo mostrou-se descontente. Dian- (>): Conhecimentos prévios.
te desse impasse, decidimos coletivamente pela   A ideia de listar as ideias iniciais das crianças
agregação dos temas mais cotados, o que fez exemplifica o entendimento de Harlen (1989)
emergir o estudo denominado As fases da vida acerca das competências infantis. Este autor
humana. Assim, a pesquisa foi alargada, con- preconiza que as crianças, mesmo sem apre-
templando outras fases da vida que não haviam sentar os conhecimentos formais sobre ciência,
sido citadas pelas crianças: adolescência, idade podem opinar e desenvolver conjecturas sobre
adulta e velhice. o mundo natural, emitindo entendimentos li-
  Ao considerarmos que as crianças estão gados ao seu entorno.
imersas em um ambiente social e natural, in-   Dos conhecimentos prévios mencionados,
teressadas em fornecer significados ao que pre- também incitamos as crianças para o levanta-
senciam, estamos justificando a importância mento de suas questões/inquietações acerca da
desse estudo para o desenvolvimento infantil. temática, gerando as indagações a seguir: Figu-
As crianças não permanecem alheias diante dos ra 2 (>): Questões de pesquisa.
acontecimentos que presenciam. Elas lançam   Goulart (2005) preconiza que as escolas com
questões, que aparecem em forma de texto propostas inovadoras de ensino tem considera-
verbal, ou mesmo em situações de brincadeira do relevante a transformação da curiosidade e
e manipulação de objetos diversos, canais im- das perguntas das crianças em conhecimentos
portante de comunicação infantil. A escola é a serem explorados, com intenções educativas
o lugar, por excelência, no qual essas questões claramente definidas. A partir das questões le-
podem ser exploradas, transformando a curio- vantadas acima, tivemos um panorama geral
sidade em ações concretas de conhecimento do estudo, o que mobilizou a construção das
sistematizado e significativo (Goulart, 2005). estratégias didático-pedagógicas a serem con-
Essa investigação permitiu o desvelamento de sideradas para o desenvolvimento deste tema
questões cruciais da existência humana, de for- de pesquisa.
ma contextualizada, sem descuidar das especi-   Dessa forma, a nossa questão central situa-
ficidades próprias desse público-alvo. se no entendimento da origem da vida humana,
  Mesmo tendo como característica marcante destacando as fases da existência intrauterina,
a vinculação desse tema com a área de História infância, adolescência, idade adulta, velhice e
– Ciências Humanas – as questões levantadas morte.
pelas crianças permitiram a vinculação com ou-   A relevância do estudo deve-se ao fato deste
tras áreas do conhecimento, possibilitando um mobilizar várias áreas do conhecimento huma-
trabalho interdisciplinar com diferentes cam- no em busca de respostas para as curiosidades
pos do saber e a vivência de práticas diversas e inquietações das crianças acerca do desen-
de leitura e de escrita. Com isso, essa temática volvimento físico do ser humano e as suas re-
contribuiu para o atendimento das necessida- lações com a cultura, com a economia e com a
des de uma turma 4 da Educação Infantil, em sociedade. Situação que demanda o diálogo en-
• As fases da vida são: bebê, criança, adolescente, adulto e velhinho;
• A gente vai crescendo, crescendo e, de repente, morre;
• Quando a pessoa morre o espírito vai para o céu ficar com deus;
• No cemitério, a carne apodrece;
• O bebê pode ouvir tudo da barriga da mãe;
• O bebê aprende a falar e a andar;
• Quando a gente ainda é bebezinho toma leite no peito da mãe;
• O bebê sente tudo o que a mãe sente;
• Alguns bebês já nascem com dentes e outros ganham dentes quando estão
crescendo;
• Os bebês nascem pequenos e vão crescendo;
• As crianças brincam e estudam;
• O adolescente é uma pessoa grande que parece um adulto;
• O adulto é um trabalhador;
• Os velhinhos não trabalham porque tem os ossos moles.
Figura 1: Conhecimentos prévios
• Como as pessoas nascem?
• Por que as pessoas morrem?
• Por que a gente vai para o céu?
• É verdade que quando a gente morre o espírito sai?
• Por que os bebês fazem tanto cocô?
• Como os bebês crescem na barriga?
• Por que os bebês pequenos não podem sair de casa?
• Por que os adultos têm que ter filhos?
• Como os bebês aprendem a andar?
• Por que algumas crianças já nascem com dentes?
• Por que os velhinhos não podem trabalhar nem dirigir?
• Por que alguns velhotes não têm dentes e andam de bengalas?
Figura 2: Questões de pesquisa

Eixo 1 – Vida intrauterina

Eixo 2 – Infância

Eixo 3 - Adolescência

Eixo 4 - Adultice

Eixo 5 – Velhice

Eixo 6 - Morte
Figura 3: Eixos de trabalho

tre diversos campos das Ciências sociais e na- larmente quando consideradas na elaboração dos
turais e Religião. As indagações lançadas pelas programas. […] Definidos os temas ou as situações
crianças apontaram para a organização de seis significativas a eles relacionadas, estes podem ser
eixos de trabalho, vinculados a diferentes áreas interpretados pelos conhecimentos de que os alu-
do conhecimento, conforme apresentados no nos dispõem. Um dos objetivos é a obtenção e pro-
quadro da Figura 3: Eixos de trabalho. blematização. (Angotti; Delizocoiv; Pernambu-
  Ao organizamos os eixos de trabalho, visua- co, 2002, p.288)
lizamos a disposição dessas informações em   A rede temática construída nessa perspecti-
uma rede temática, em que o tema é desdobra- va está destacada na Figura 4: Rede temática do
do em subtemas interligados. A tarefa de arti- tema de pesquisa: As fases da vida humana. (>)
culação entre temas e conteúdos que expressam os   A partir das falas das crianças, sistema-
eixos estruturantes do estudo tem como ponto de tizadas e personificadas na rede temática, é
partida as questões das crianças, que aqui podem possível perceber as áreas de conhecimento
ser entendidas como questões geradoras. (Angotti, contempladas pelo tema de pesquisa. Essas in-
Delizocoiv; Pernambuco, 2002) formações são de suma importância para a defi-
  Com essa base, os objetivos e as estratégias nição dos conteúdos e estratégias metodológi-
são resultados de uma problematização pla- cas necessárias à tentativa de respondermos às
nejada, de modo que seja possível um […] questões do grupo, conforme visualizado na
enfrentamento das tensões entre fragmentos e Figura 5: Conteúdos e áreas do conhecimento tra-
totalidades do conhecimento elaborado, particu- balhadas. (Outra pagina)

108 MoMo 4 • Dicembre 2015


Figura 4: Rede temática do
tema de pesquisa: As fases da
vida humana
CONTEÚDOS

- Concepção do bebê;

- Vida intrauterina;

- Características da infância;

- Características da adolescência;

- Características da adultice;

- Conceito de morte e seus desdobramentos.

ÁREAS DO CONHECIMENTO

- Literatura: narrativas sobre as fases da vida humana;


- Língua portuguesa: produções textuais (individuais e coletivas) envolvendo os
estudos desenvolvidos estudo do gênero textual “biografia”;

- Ciências Humanas: aspectos sociais e políticos ligados as fases da vida humana;

- Ciências da Natureza: aspectos físicos e psicológicos das fases da vida humana

- Artes: releituras e produções diversas envolvendo o tema de pesquisa em foco.


Figura 5: Conteúdos e áreas do
conhecimento trabalhadas

  Partindo da construção da rede, chegamos levá-las a conhecer mais sobre a temática em


à definição dos objetivos do tema de pesquisa, evidência.
considerando os seis eixos articulados: Figura 6:   O tópico inicial do estudo perpassou a fase
Objetivos do estudo. da vida intrauterina. Para este momento, utili-
zamos o livro Mamãe botou um ovo, de Babette
Atividades desenvolvidas Colli e o vídeo documentário O guia completo
Ao consultarmos Deheinzelin (1994), percebe- da gravidez, da Discovery Channel, que inseri-
mos que a interdisciplinaridade pode ser en- ram a turma no cerne das questões necessárias
carada como princípio do estudo das ciências, para o entendimento desta etapa: o encontro
especialmente no âmbito da Educação Infantil. do espermatozóide com o óvulo e a anatomia
Esse olhar global e agregador permite que as interna feminina envolvida na gravidez (bebê,
atividades sejam construídas considerando a cordão umbilical, placenta e bolsa gestacional).
necessidade de associá-las as áreas do conheci- Figura 7: Primeiras descobertas
mento consideradas importantes para a etapa   O acompanhamento da gravidez da profes-
de ensino mencionada. sora Cibele também se constituiu em atividade
  Esse fato permite uma ampliação no leque contínua. Periodicamente, havia a socialização
de atividades a serem propostas. Com base nas dos exames de ultrassonografia e vídeos caseiros
ideias iniciais das crianças sobre o assunto em preparados ao final de cada exame, o que permi-
pauta, organizamos atividades que pudessem tiu perceber concretamente a evolução do bebê.
Eixo 1 – Vida intrauterina

- Refletir sobre como as crianças nascem, destacando as fases da vida intrauterina;

- Conhecer a anatomia da mulher grávida, destacando suas principais partes.

Eixo 2 - Infância

- Mostrar como as crianças crescem e se desenvolvem em seus aspectos físico,


social e cultural;

- Apresentar os marcos legais brasileiros que amparam as crianças enquanto sujeito


de direitos.

Eixo 3 – Adolescência

- Conhecer as características da adolescência, percebendo a importância dessa


etapa, bem como as expectativas para a adultice;

Eixo 4 – Adultice

- Apontar a fase adulta como ápice do desenvolvimento humano, identificando suas


especificidades;

Eixo 5 - Velhice

- Compreender as mudanças mais significativas ocorridas na velhice humana;

Eixo 6 - Morte

- Pensar sobre a morte como estágio natural da existência humana, destacando


como as diferentes crenças lidam com essa problemática.

Figura 6: Objetivos do estudo


Nossas primeiras descobertas sobre a gravidez

• O vídeo fala sobre o nascimento dos bebês;


• Começa com um monte de mães grávidas;
• Cada mãe está com um tempo de gravidez;
• Quando tem 10 semanas, os olhos do bebê estão se formando;
• Tem a mãe e o pai namorando;
• O pai bota espermatozóide na mãe, tem a coisinha do óvulo que se fecha, aí
nenhum outro espermatozóide pode mais entrar;
• O vídeo lembra o filme “Marley e eu”, quando o bebê morreu na barriga da
mãe;
• O bebê começa como um caroço de feijão;
• Em 15 semanas o bebê já consegue ouvir;
• Até 12 semanas o bebê se chama embrião.
Figura 7: Primeiras descobertas

  Envolvidas com os materiais trazidos pela preensão aos materiais que já manuseavam em
professora, algumas crianças começaram a casa (exames e fotos). Observamos um misto
apresentar na roda inicial, espontaneamente, os de alegria e orgulho nos olhares dos pequenos.
exames de ultrassonografia de suas mães (con- Outros materiais impressos também foram di-
vencionais e em terceira dimensão), fotografias sponibilizados pelas famílias, tais como: livros
da época de namoro dos pais, das gestações e de de literatura, enciclopédias, cartazes confeccio-
quando já tinham nascido e eram bebês. nados em parceria com as crianças, desenhos,
  Essas vivências foram muito significativas pesquisas da internet, bonecas grávidas e seus
para a turma, pois além das crianças estarem bebês.
compartilhando um pouco de suas histórias, ti-   A visita do professor de Embriologia da
veram a oportunidade de atribuir sentido/com- UFRN, Ruthnaldo, constituiu-se como outro

110 MoMo 4 • Dicembre 2015


momento de grande relevância para o estudo.   Colocamos em votação a escolha das telas,
Antes desse encontro, construímos com as para que pudéssemos explorá-la com maior
crianças um roteiro contendo questões/dúvi- minúcia na realização de uma releitura. As
das surgidas sobre o desenvolvimento do bebê. crianças elegeram o primeiro quadro, A mulher
Esse roteiro foi enviado ao professor para que, grávida, no qual percorremos as etapas de:
com base nas questões surgidas, pudesse orga- apreciação, contextualização e o fazer artístico.
nizar a sua apresentação.   Neste último momento, precisamos de três
  No grande dia, Ruthnaldo conversou com aulas para a sua conclusão. As crianças pinta-
o grupo sobre a sua presença na escola e nos ram o fundo, desenharam, pintaram e colaram
convidou para assistir a uma sequência de sli- tecidos na mulher grávida e, por fim, fizeram
des mostrando o momento da fecundação e o o acabamento da tela (colagem do desenho no
crescimento do embrião até tornar-se feto. Em fundo e aplicação de glitter em toda a tela).
seguida, exibiu para o grupo peças em biscuit   Na etapa em que refletimos sobre a infância,
das fases iniciais do embrião e uma bandeja tivemos o objetivo de ampliar a ideia que a tur-
com alguns fetos, em diferentes períodos da ma possuía de que todas as crianças só estudam
gestação. e brincam. Para tanto, nos apoiamos no vídeo A
  Levando em conta uma das perguntas rea- invenção da infância, de Liliana Sulzbach, que
lizadas pelas crianças: “Por que alguns bebês retrata a vida de diferentes crianças brasileiras,
morrem dentro da barriga da mãe?”, o profes- indo por realidades extremas: aquelas que são
sor Ruthnaldo utilizou a atividade de medir os de classe média e vivem nos centros urbanos;
fetos, junto com as crianças e com o apoio de outras que residem na zona rural, trabalham
uma régua, a fim de verificar o tamanho míni- para sobreviver e, ainda, estudam.
mo necessário para a sobrevivência do bebê   Para refletir sobre esse assunto, propomos a
fora da barriga da mãe – 19 centímetros. As construção do autorretrato das crianças, assim
crianças não puderam manipular esse material, como o lançamento da seguinte questão: Ser
apenas observar. Somente Ruthnaldo fazia esse criança é… Com essas atividades, montamos
contato com a utilização de luvas. um mural, expondo os desenhos e a opinião de
  Além de ter se constituído como uma ativi- cada criança sobre a etapa da vida que viven-
dade problematizadora, que explorou o conhe- ciam nesse momento.
cimento matemático (números, instrumento   No estudo sobre a adolescência, destaca-
convencional de medida, comparação de ta- mos a entrevista realizada com os irmãos das
manhos) das crianças, elas ficaram bastante crianças Sofia de Paiva (Vitor) e José Iago (So-
impressionadas ao visualizarem os bebês na fia). O procedimento para a entrevista previu
bandeja sem vida. O que contribuirá para que, a elaboração de questões, a serem socializadas
com o tempo, elas compreendam que a morte posteriormente na presença dos entrevistados.
faz parte da natureza humana, mesmo entre os   No dia das entrevistas, cada criança que fez o
bebês. Observamos, também, que essa vivência questionamento poderia perguntar diretamen-
instigou-as ainda mais para a última fase do te aos irmãos adolescentes. Num clima descon-
estudo - a morte. traído, foi possível compreender um pouco das
  Para Montessori apud Rohrs (2010, p. 26), inquietações dessa fase da vida humana e per-
o contato com objetos e demais situações fac- ceber qual a perspectiva dos adolescentes em
tuais, formas de percepção direta da realidade, relação aos irmãos mais novos. Ao final, cada
auxiliam na compreensão do mundo real. Nen- adolescente trouxe um objeto que considerava
huma descrição, nenhuma imagem de nenhum importante para mostrar as crianças, explican-
livro, pode substituir a vista real das árvores em do o porquê dessa escolha. Foi um momento
um bosque com toda a vida que acontece em vol- importante, pois promoveu a integração esco-
ta delas. Para concretizar esse tópico do nosso la-família no estudo desse tema de pesquisa.
estudo (gravidez), escolhemos duas obras que   Quando tratamos, ligeiramente, da idade
representavam mulheres grávidas. A mulher adulta, pensamos na oportunidade das crianças
grávida de Rafael Sânzio e a Mulher grávida son- externarem as suas opiniões e que falassem das
hando de Jesus. profissões dos adultos mais próximos/conheci-
dos – os seus pais. Tentamos desmistificar, ain- to sujeito ativo e participativo na sociedade, o
da, a visão de que todo adulto trabalha fora de estreitamento dos laços entre escola e família,
casa e que precisa ter filhos. Lançou-se a ideia uma vez que reconhecemos a importância de
de que a fase adulta envolve responsabilidades, aproveitar os conhecimentos e as habilidades
especialmente com a sua participação no mun- dos familiares para enriquecer as vivências das
do do trabalho. crianças no espaço escolar. (Brasil, 1998)
  No estudo sobre os idosos, procuramos de-   Na última etapa do estudo (a morte), envolta
sconstruir o entendimento de que são velhos, em mistérios e expectativas da turma, procu-
de que é nessa etapa que caem os dentes, que os ramos direcionar as atividades para responder
ossos ficam moles e de que não podem mais di- às perguntas feitas pelas crianças, situadas em
rigir. Havia uma compreensão de fase terminal, sua maioria para o pós-morte e os rituais de ce-
de deterioração do corpo. lebração fúnebre. Começamos respondendo ás
  Para isso, assistimos a alguns vídeos do you- questões lançadas no inicio do tema de pesqui-
tube: Bom humor e alegria fazem a diferença sa, a partir de conversas na roda e da visuali-
na vida dos idosos de Copacabana; Atleta idoso; zação de imagens.
Idosos mantêm rotina saudável para ter saúde,   Dando continuidade às discussões sobre essa
mostrando que muitos idosos optam por um etapa, convidamos a professora Socorro Melo,
estilo de vida mais saudável, com qualidade especialista em estudos sobre morte e edu-
de vida. Praticam esportes, tem um círculo de cação, para aprofundarmos os conhecimentos
amigos considerável e desenvolvem alguma ati- referentes à morte. Recorremos, outra vez, ao
vidade de trabalho. Ou seja, vivem plenamente procedimento para entrevistas (organização
a vida. antecipada do roteiro).
  A fim de concretizar tais afirmativas, con-   Na visita de Socorro ao NEI, as crianças co-
vidamos a avó de Filipe Dantas, Dona Gorete, meçaram a fazer os seus questionamentos e,
como exemplo de idoso “jovial”, para preparar em algumas situações, outras inquietações fo-
uma receita culinária com o grupo: o cup cake. ram emergindo, dada a curiosidade despertada
Como de costume, exploramos a escrita da re- pelo tema. Concluída essa etapa, nossa convi-
ceita (ingredientes e modo de fazer), antes de ir- dada trouxe uma historia infantil intitulada
mos para a cozinha experimental. Nesse espaço, Tempos de vida: uma bela maneira de explicar a
as crianças participaram da elaboração da recei- vida e a morte às crianças, de Bryan Mellonie e
ta, ajudando a medir os ingredientes, a mexer a Robert Ingpen, que trata sobre a existência da
massa e a decorar os bolinhos já assados. morte entre todos os seres vivos, incluindo os
  Outra oportunidade de refletir sobre a mel- humanos.
hor idade aconteceu quando recebemos a visita   A morte, dentro da concepção tratada por
da mãe de Anne Caroline (Luciana), que é assi- Socorro, é encarada como parte do ciclo da vida.
stente social e desenvolve um trabalho de lazer Este momento serviu para ampliar a discussão
e qualidade de vida com idosos no interior do e abordar esse tema considerado tabu. Ao final,
Estado. Novamente, recorremos à estratégia um fato curioso ocorreu: Filipe Dantas interpe-
que realizamos para as entrevistas (organização lou Socorro, falando que depois desse estudo,
previa das questões e socialização posterior das ele não tinha mais medo da morte, ficando expli-
perguntas com a entrevistada). Tal roteiro con- citada a sensibilização gerada pela discussão.
templou indagações referentes ao modo como   Para o fechamento deste tema de pesqui-
Luciana trabalhava com os idosos. sa, propomos às crianças a construção de um
  Na entrevista propriamente dita, as questões quadro (lista), contendo algumas ideias do que
foram respondidas e Luciana trouxe algumas aprendemos sobre as fases da vida humana.
fotos de momentos vividos com o grupo de ido-   Essa atividade permitiu que construíssemos
sos, em atividades de lazer (festa junina e pas- uma síntese de tudo que foi estudado pelas
seios diversos). Como pode ser observado nas crianças, traçando uma trajetória das aprendi-
fotos a seguir: zagens construídas.
  Nessas atividades, mais uma vez, objetiva- Figura 15: Texto coletivo
mos, além da compreensão do adulto enquan-

112 MoMo 4 • Dicembre 2015


O que aprendemos sobre as fases da vida humana

- “Para a mulher engravidar precisa juntar o óvulo dela com o espermatozóide


do homem”;
- “Só um espermatozóide entra no óvulo e forma um embriâo. Os outros
espermatozóides morrem”;
- “Ruthnaldo explicou que a mulher que está grávida nâo pode fumar nem
tomar bebiba, senâo o bebê morre”;
- “As partes do corpo da mulher grávida são: barriga, útero, placenta, cordâo
umbilical e bebê”;
- “Aprendemos que algumas crianças trabalham para ajudar aos pais. Outras,
são como a gente: vão para a escola, fazem balé, jogam tênis e fazem natação”;
- “Os adolescentes namoram, brigam com os pais, jogam gta, tem espinhas,
estudam e batem nos irmãos mais novos”;
- “Sofia e Vítor falaram que os adolescentes fazem cursos, ginástica, gostam
de música e de ficar no computador”;
-“Os adultos trabalham muito para ganhar dinheiro e ficam cansados. Eles
fazem cursos e nem todos se casam e tem filhos”;
- “Aprendemos com a avó de Filipe e a mâe de Anne Caroline, que alguns
idosos são fortes, por que fazem esportes, comem coisas saudáveis e tem muitos
amigos”;
- ”A avó de Filipe nos ensinou a fazer cup cake, um bolo no copinho muito
gostoso”;
- “Sobre a morte, aprendemos que nem todo mundo acredita que a alma vai
para o céu”;
- “As pessoas morrem por que o corpo fica fraco e o coração para. Pode ser
por doença, acidente, parto ou velhice”;
- ”Socorro Melo disse que todos os seres vivos morrem”.

Figura 15: Considerações finais


Texto coletivo Os estudos oriundos dos conhecimentos advin-
dos das Ciências Humanas e Naturais precisa
considerar a necessidade de ampliação das ex-
periências infantis, assim como contribuir para
a edificação de saberes diversificados relativos
ao meio social e natural.
  Essa premissa norteou a construção dessa
proposta educativa, na intenção de oferecer
as crianças oportunidades significativas e con-
textualizadas de contato com discussões vol-
tadas para o desvelamento do mundo em que
vive. Isso permitirá que as crianças possam,
gradativamente, diferenciar mitos, lendas, ex-
plicações advindas do senso comum e o conheci-
mento científico (BRASIL, 1998).
  A opção de envolver em nossa pesquisa dois
temas sugeridos pelas crianças, ampliando-os,
propiciou um maior envolvimento com as que-
stões lançadas, tendo em vista que todo o grupo
acabou sendo contemplado num único estudo.
  A presença dos familiares (irmãos adolescen-
tes, mãe e avó) também precisa ser reconheci-
da como empreitada importante na abertura
da escola para a família, permitindo que as
crianças/familiares trouxessem suas expe-
riências para o interior da escola e pudessem
contribuir com o desenvolvimento dos nossos
estudos. A criança, em especial, se sente presti-
giada quando alguém de sua família comparece
á escola, a fim de mostrar o seu cotidiano.
  Ao convidarmos os diversos profissionais
que colaboraram com o nosso estudo (embrio-
logista, assistente social, mestra em educação
– estudos da morte – professora aposentada),
fortalecemos a compreensão de que a apro-
priação do conhecimento requer o uso de di-
ferentes estratégias e o contato com as mais
diversas fontes de informações sobre o objeto
pesquisado: leitura de materiais diversos (víde-
os, textos, imagens) observação/ realização de
experiências; conversas e entrevistas com espe-
cialistas, gerando um maior aprofundamento
das questões levantadas pelo grupo.
  Outro ponto que convém ainda mencionar,
diz respeito ao preconceito de abordar tema Referências bibliográficas
considerado tabu, tanto nas escolas quanto Babette, Cole. Mamãe botou um ovo. São Paulo:
nas famílias: a morte. Este é um assunto que Editora Ática, 2002
ninguém gosta de abordar, mas mostra-se rele- Barbosa, Ana Mae. A imagem no ensino da arte.
vante começar a inserir as crianças nessa pauta, São Paulo: Perspectiva/Iochpe, 1991
tendo em vista que necessitam adquirir grada- Brasil. Referencial Curricular Nacional para a
tivamente maturidade e equilíbrio para enfren- Educação Infantil. Ministério da Educação e do
tar esta fase da vida que é inevitável. Desporto, Secretaria de Educação Fundamen-
  Em principio, algumas famílias demon- tal. 3 volume. Brasília: MEC/SEF, 1998
straram preocupação, com a ideia de causar Deheinzelin, Monique. A fome com a vonta de co-
possíveis traumas nas crianças. O estudo se li- mer: uma proposta curricular de Educação Infan-
mitou a responder ás questões lançadas pelas til. Petrópolis: vozes, 1994
crianças, de modo a satisfazer a curiosidade de- Goulart, Maria Inês Maíra. Conhecimento do
stas. Supõe-se que estivessem preparadas para mundo natural e social: desafios para a Educação
conhecer aquilo que indagaram. Ao contrário Infantil. Revista Criança. Brasília, n. 39, po. 25-
do que imaginavam alguns pais, o estudo ser- 29, 2005
viu para que as crianças visualizassem a morte Harlen, W. Enseñanza y aprendizage de las ciên-
de outra forma, compreendendo-a a como esta- cias. Madrid: Ediciones Morata, 1989
gio natural da vida. Mellonie, Bryan; Ingpen, Robert. Tempos de
  Ao final do estudo, nos damos conta da di- vida: uma bela maneira de explicar a vida e a morte
versidade de atividades desenvolvidas, da às crianças. Tradução José Paulo Paes. São Pau-
dinâmica construída e de como as crianças lo: Editora global, 1998
conseguiram aprender com o tema de pesquisa Rêgo, Maria Carmem Freire Diógenes. O
investigado. Foi um trabalho de grande fôlego currículo em movimento. Caderno Faça e Conte.
e instigante para o grupo, pois em nenhum mo- Natal, v. 2, n.2, 1999
mento percebemos desinteresse. Isso reafirma Röhrs, Hermann. Maria Montessori. Tradução
a importância da escolha dos temas de pesquisa Danilo Di Manno Almeida e Maria Leila Alves.
pela turma, que assegura o maior envolvimento Recife: Fundação Joaquim Nabuco, Editora
e a participação de todos. Massagana, 2010

114 MoMo 4 • Dicembre 2015


O circo: leituras e criação de movimentos na
infância
Gilvânia Maurício Dias de Pontes  NEI/CAP/UFRN

Quem não brincou de circo quando criança? Quem significativa às manifestações culturais que
não sentiu vontade de correr atrás do palhaço gri- se presentificam no circo. O semioticista Eric
tando que ele é ladrão de mulher? Quem não caçou Landowski (2001), discutindo a relação entre
gatos malhados pela rua, imaginando tigres a se- textos e práticas, salienta que, empiricamen-
rem domados? Quem não roubou o lençol, escondi- te, são gêneros de objetos diferentes; cada um
do da mãe, para fazer a empanada do circo? Quem faz sentido, mas não da mesma maneira, pois
não destruiu maquiagens para se transformar em pertencem a ordens de manifestações diversas.
palhaço? Todos esses desejos com sabor de infância A prática é o acontecimento em processo, en-
e parecem sobreviver às transformações do tempo quanto o texto é o que foi produzido, e ele pode
vindo à tona sempre que um novo circo chega à ci- ser lido para compreender as práticas.
dade. (Pontes; Vasconcelos, 2002)   No entanto, quem lê constrói o sentido dos
textos de pontos de vista diferentes. A leitura
Um convite acaba por adquirir o estatuto de uma prática na
Este artigo apresenta, como tema central, expe- qual aquele que lê não o faz distanciado daquilo
riências com a linguagem circense, vivenciadas que defende e fundamenta o seu agir no mun-
por crianças de quatro anos do Núcleo de Edu- do. Não somente o sentido do texto se constrói,
cação da Infância (NEI), da Universidade Fede- mas o próprio ato de leitura. Dessa forma, fa-
ral do Rio Grande do Norte- Brasil. Ele aborda a zemos um convite ao leitor: o de percorrer o
relação entre arte e Educação Física na prática texto interagindo com ele, acrescentando-lhe
pedagógica para a infância. Trata da produção suas inferências e revisitando suas próprias
de sentidos para os conteúdos/linguagens que experiências com o circo e com as práticas que
compõem o universo circense; esse trabalho foi optam pela abordagem da linguagem circense
realizado por duas professoras e vinte crianças. na infância.
  A construção deste texto – que é a escrita de   Mas, antes de aceitar tal convite, e de viajar
uma prática – oportunizou-nos uma visitação com o nosso circo, é preciso lembrar aos leito-
res que as crianças, protagonistas da prática   Nesse intento, concordamos com Mendes e
pedagógica aqui tematizada, vivenciam senso- Rocha quando afirmam que: A esse conteúdo cul-
rialmente as experiências culturais que caracte- tural corresponde comportamento de movimento,
rizam a arte circense. formas de movimentar-se, caracterizando assim a
  A produção de sentidos para os conteúdos cultura de movimento. O conceito de cultura de mo-
dessa arte foi mediada por um corpo em mo- vimento, então, refere-se às relações existentes en-
vimento que entra em contato com aquilo que tre as formas de se movimentar e à compreensão de
vê, ouve, cheira e toca. O lugar da criança como corpo de uma determinada sociedade, comunidade,
protagonista de seu aprendizado, sujeito ca- de uma cultura. (Mendes; Rocha, 2004, p. 172)
paz de exercer sua autoeducação, e a sensibili-   As linguagens são socialmente produzidas
dade sensorial como princípio desse processo e significadas e sua recepção tem como matriz
de educação são pressuposto que nos foram inicial a ação corporal no e sobre o entorno.
legados por Montessori. Aliado a estes pres- As produções são concretizadas e difundidas
supostos está o princípio da liberdade que, ao corporalmente, e o sentido dessas emerge do
ser observado, possibilitou às crianças o desen- diálogo homem-mundo, não podendo ser lo-
volvimento de sua sensibilidade ao entorno e a calizado no sujeito ou no objeto. (Kunz, 1991)
ampliação de seus repertórios de saberes sobre Esses fazeres/sentidos da ação corporal sobre e
o circo. Foi observando esses princípios que os em acontecimentos, marcados por determina-
percursos da prática pedagógica que narrare- do tempo e espaço, são resultantes e provêm do
mos a seguir foram produzidos. movimento entre corpo e cultura.
  Na Abordagem Triangular de Ensino da Arte,
Percursos da prática e do texto o componente cultural das expressões artísti-
Percurso é uma palavra significa ação, movi- cas é ressaltado, também, ao reconhecer a pos-
mento de ir de um ponto a outro. Ela se refere sibilidade de acesso aos conteúdos/linguagens
também às transformações, às mudanças de da Arte por meio das ações de ver/contextua-
rumo que esse movimento provoca e aos sujei- lizar/fazer.
tos que põem em curso o movimento.   Aproximar-se da arte fazendo leituras, en-
  Para percorrer o tema do circo com as crianças tendendo o lugar da arte na cultura e em re-
e construir percursos, escolhemos, como ele- lação ao contexto do leitor e vivenciando pro-
mentos norteadores, a Cultura de Movimento cessos de criação nas linguagens artísticas,
em interface com a Abordagem Triangular de são formas de aproximação ao conteúdo desse
Ensino da Arte. Cultura de Movimento é um campo de conhecimento que é constituído pelo
critério organizador do conhecimento da Edu- repertório cultural das linguagens artísticas.
cação Física escolar e a Abordagem Triangular   Num texto mais recente, Ana Mae Barbosa
de Ensino da Arte é uma importante tendência faz uma reflexão sobre os modos de apropriação
contemporânea em arte/educação brasileira. da Abordagem Triangular pelos professores,
  Ter a Cultura de Movimento como elemento acrescentando que, Parece-nos mais adequado
organizador do conhecimento escolar da Edu- representá-la pela figura do zigue-zague, pois os
cação Física é perceber que o movimento huma- professores nos têm ensinado o valor da contextua-
no não é o simples deslocamento do corpo do lização tanto para o fazer como para o ver. O proces-
espaço, e sim um movimentar-se intencional, so pode tomar diferentes caminhos contextualizar/
repleto de significações culturais. O corpo em fazer/contextualizar/ver ou ver/contextualizar/
movimento é inseparável do mundo em que ver/contextualizar. (Barbosa, 2009, p XXXIII)
vive; faz leituras de mundo e produz sentidos   Neste trabalho, as linguagens da Arte e da
enquanto exerce o movimento. Educação Física foram abordadas como práticas
Assim, tomar como pressuposto organizador corporais diante das quais é possível exercer as
do trabalho a Cultura de Movimento signifi- ações de leitura, contextualização e fazer. Des-
cou assumir que as práticas corporais do circo sa forma, assumimos a Abordagem Triangular
encarnam-se e são significadas culturalmente; com forma de organizar o percurso para viven-
são conteúdos/linguagens da cultura e de mo- ciar as expressões da Cultura de Movimento
vimento. que estão presentes no circo.

116 MoMo 4 • Dicembre 2015


  Sobre as especificidades da dos conteúdos/ soas que estavam sentadas… Uma pessoa colocou
linguagens do circo no espaço escolar, salienta uma coisa dentro da caixa e apareceu uma mulher.
Duprat e Gallardo (2010, p.56), […] o circo con- No circo de Espaguete e Ferrugem, não tem ani-
stitui-se como um conjunto de atividades expressi- mais. Tem dois homens segurando uma corda para
vas, possuindo uma teatralidade múltipla no fazer a mulher andar.
artístico. Esta característica desenvolveu-se ao lon-   A expressão oral das experiências das
go de sua história que incorpora, copia e recria dife- crianças nos remeteu a dois circos de origens
rentes manifestações artísticas, tais como música, diferentes, com práticas diversas da linguagem
dança, teatro, arte dos funâmbulos e saltimbancos, circense: circo Beto Carrero e o circo Grock.
dos cavaleiros militares, entre outras. Dessa forma,   O circo Beto Carrero, originalmente, está li-
integra o grupo de atividades rítmicas expressi- gado à empresa de entretenimento Beto Carre-
vas que devem incluir as manifestações da cultura ro World, com sede em Santa Catarina - Brasil.
corporal que tem como característica comum a in- Essa empresa optou pela estética dos parques
tenção explícita de expressão e comunicação por temáticos norte-americanos, instalando, no
meio dos gestos, da presença de ritmos, sons e da Brasil, em 1991, o maior parque multitemáti-
música na construção da expressão corporal. co da América Latina. Os circos Beto Carrero
  A interface entre os campos de conhecimen- que percorrem as cidades brasileiras, apesar da
to da Arte e Educação Física é inquestionável manutenção do nome, foram terceirizados; eles
quando o assunto é circo. Na educação da não estão mais vinculados ao Parque Temático
infância, esses conhecimentos podem ser vi- Beto Carrero.
venciados pelas crianças ludicamente como lin-   O circo Grock é uma criação da Cia teatral
guagens, práticas corporais que podem passar Cara Melada, de Nil Moura e Gena Leão, arti-
a fazer parte do seu repertório de movimento. stas potiguares que baseiam seu fazer artístico
  No intento de ampliação das leituras e faze- na relação entre o circo e o teatro. A escolha do
res das crianças sobre as linguagens circenses, nome Grock é demonstrativa da interfase en-
organizamos as situações de aprendizagem re- tre as referências culturais de movimento dos
ferentes a esse tema. dois campos – teatro, circo. O palhaço Grock ou
Charles Adren Wettach (1880-1959) foi um arti-
Vai, vai, vai começar... sta suíço – compositor, músico, cantor e mími-
No reinício do segundo semestre, na roda de co – um dos mais importantes clowns europeus
conversas, vários meninos comentaram sobre a do início do século XX. Grock criou números
ida ao circo Beto Carrero, que se encontrava em clássicos de piano e violino. Era um clown Au-
Natal/RN/Brasil. Conversamos com a turma, e gusto, que sincretizava a linguagem do palco
decidimos que o nosso estudo do bimestre teria teatral com a do picadeiro. Tinha a forma de in-
o circo como tema desencadeador. terpretar do ator e usava o tempo de interpre-
  Para introduzi-lo, ouvimos das crianças as tação do palhaço no picadeiro; essa prática que
suas experiências com o circo: O circo Beto Car- se organizou observando o sincretismo entre o
rero tinha mágico. Vi uma cachorrinha desfilando. teatro e o circo e o teatro é referência para os
Tem uma moto que fica rolando naquela bola gran- palhaços Espaguete e Ferrugem do circo Grock.
de, quatro motos. Tem brincadeira de palhaço... Na visita ao Circo Beto Carrero, instalado em
dois palhaços e uma cadeira. Quando um sentou, Natal, as crianças puderam observar a vida dos
o outro puxou. Quando ele puxou de novo, colocou artistas fora do espetáculo. Esse momento foi
uma bomba debaixo. registrado em um texto coletivo com a apre-
  Um negócio parecido com uma porta… aí o ciação da turma sobre essa experiência.
palhaço, com um pano na cabeça, fica tentando   Hoje fomos visitar um circo. O circo de Beto
acertar o outro com uma faca. Ele não acertava Carrero. Quando chegamos lá, vimos os camelos,
nunca! Tem cavalos dançando e também os came- depois a gente entrou e estava tudo escuro. O Sr.
los e o homem com o chicote. Beto Carrero já mor- Castilho nos mostrou o picadeiro, lugar onde fica
reu. Ele não está no circo, mas tem o cavalo dele. a corda bamba e o trapézio. A gente sentou nas ca-
  Eu fui no “Espaguete e Ferrugem”. Vi umas deiras e, de repente, começou a tocar uma música
crianças com flores na mão e davam para as pes- muito alta que nos assustou. Depois chegou um ho-
mem no picadeiro e amarrou uma aranha de brin-   • artes circenses na China – adestramento
cadeira. No circo tem uma criança que trabalha para formar guerreiros por meio do equilibri-
como domadora de cachorrinhos. O nome dela é smo, contorcionismo e acrobacia;
Gabriela; ela tem 11 anos. Encontramos o tratador   • circo de Roma – leões X cristãos; corrida de
de animais, que nos mostrou os camelos, os cavalos bigas e gladiadores;
e os pôneis. Vimos também a casa do palhaço que é   • saltimbancos na Idade Média e na atualida-
um ônibus, mas o tratador de animais não mora lá; de – artistas nômades que se apresentam em
ele mora na casa carreta. O globo da morte tinha praças, feiras, ruas, sinais de trânsito, igrejas;
quatro motos: três motos novas e uma moto velha.   • circo Moderno – Phillip Asteley - espetáculo
O palhaço apareceu, mas, como estava trabalhan- com cavalos;
do, só disse oi e tchau. Tinha também o trailer em   • circos Contemporâneos – Cirque du Solleil.
que mora o cachorrinho do circo. Ele apareceu na
porta, mas entrou bem rapidinho. Ele era muito fo- Em Pillar (2002), a educação do olhar passa pela
finho, todo branquinho. Nosso passeio ao circo de reflexão sobre o papel da Arte relacionada aos
Beto Carrero foi muito divertido. Quando a gente aspectos artísticos e estéticos do conhecimen-
estava indo embora, tinha outros palhaços lá fora. to. Uma educação estética, na escola, tem o en-
Eles chamavam o nome da gente errado. sino de Arte como lugar privilegiado para pro-
  Nessa experiência, foi possível ver a estrutu- posição de leituras, tanto do cotidiano quanto
ra do circo e comportamento dos animais. As da arte, às crianças.
crianças conversaram com alguns integrantes   Pillar ressalta a relevância da leitura como
do circo e assistiram ao ensaio que antecedia forma de refletir sobre o que se está olhando.
uma apresentação. Nós saímos de lá no mo- Olhar e ver são diferentes ações presentes nos
mento em que ele se abria para o público. processos de leitura. O homem participa da vida
  A experiência de vê-lo por dentro, como um cotidiana como um fruidor de imagens, ativo e
lugar de trabalho, de pessoas que preparam o receptivo. Ele olha. No entanto, não tem tempo
espetáculo, possibilitou às crianças produzirem e nem possibilidade de absorver, de forma in-
outros sentidos sobre o fazer circense, como teira e intensa, todos os aspectos daquilo que
trabalho que se constrói até chegar à apresen- olha. É só quando passa do limiar do olhar para o
tação no picadeiro. universo do ver que se realiza um ato de leitura e de
reflexão. (Pillar, 2002, p. 73)
Faz de conta que...   Para ela, ver é atribuir significados, e isso é
A visita ao espaço do circo serviu de inspiração feito quando se estabelecem relações entre a
para jogos de faz de conta; o parque da escola experiência própria e o que se está vendo. Des-
foi transformado em um grande circo com brin- se modo, a atribuição de significados acontece
quedos ressignificados que tornaram possível a no entrelaçamento entre as informações do
recriação e a criação de movimentos presentes contexto sociocultural da situação de leitura e
na cultura circense. O faz-de-conta foi viven- os valores e as referências anteriores do leitor.
ciado pelas crianças com ações que envolviam
equilíbrio, atividades aéreas e saltos. Assim, O palhaço o que é?
os movimentos surgiam na corda-bamba, nos Uma das personagens que mais incitou a
trapézios, no saltador mortal e na perigosa atenção das crianças foi o palhaço; em vários
ponte que cai. momentos falamos sobre o tema. O palhaço
é palhaço todo o tempo? Para ser palhaço, é
O circo tem histórias necessário nariz vermelho e rosto pintado de
Para reconstruir a história do circo com as branco? Estamos falando de clown ou palhaço?
crianças, lemos o material sobre o tema circo, A história do palhaço se funde na história do
que solicitamos às famílias e nos foi enviado circo e modifica-se com ela. Essa personagem
pelos pais, e buscamos imagens em livros e na tem sua origem relacionada à função de bobo
internet. A partir dessas leituras, aproximamo- da corte (2500 anos a.C.). A Comédia Del Arte,
nos de alguns significados assumidos pelo circo na Europa do século XVI, resgata a figura do
em tempos e espaços diversos: bobo da corte para criar seus espetáculos.

118 MoMo 4 • Dicembre 2015


  Máscaras, roupas largas, sapatos engraçados C. 3: No Cirque de Solleil, ele andava de perna de pau.
faziam parte do figurino do ator na Comédia C. 3: O palhaço mora no circo.
Del Arte. Essa estética é assumida também pe- C. 4: Não. Qquando chega a noite, vai pra casa, tira
los artistas de circo. Assim, entre o circo e o te- a tinta e vai buscar o seu filho na escola.
atro foi sendo produzida a imagem do clown ou C. 5: O palhaço fica em casa porque mora em casa.
palhaço.
  Sacchet (2010), pesquisando os significados Onde clownear/palhaçar?
que envolvem a polêmica que coloca a dualida- C. 1: No circo!
de entre clown e palhaço afirma ser uma que- C. 2: No shopping!
stão pouco definida, que tem causado confusão C. 3: No trabalho, porque ele fica se apresentando.
inclusive entre os cômicos. A diferenciação en- Até na FAL ele vai. A FAL é um trabalho. FAL é um
tre os termos é originária das práticas diferen- colégio. Meu pai estuda lá.
tes de clownear/palhaçar por aqueles que tra- C. 4: É um colégio onde as pessoas trabalham. O
balham a partir da comicidade corpórea. Uma palhaço coloca tinta nos lábios.
das razões que originaram essa dualidade esta-
ria relacionada à maneira como se dá o apren- Pofª: Só é palhaço quando se fantasia de palhaço?
dizado de tais práticas corporais. O palhaço é C. 1: Uma pessoa, um homenzinho.
identificado como o artista cujo aprendizado Profª: Então os palhaços são homens?
ocorreu no circo, geralmente, como herança C. 1: Não. Tem Ferrugem, que é mulher. Ela pinta
familiar; o clown é identificado como aquele a bochecha e o nariz, sem pintar dentro.
que aprendeu em escolas de teatro, embora se C. 2: Usa calção colorido e camisa colorida.
inspire no trabalho do palhaço circense. Para C. 3: Ele se apresenta no circo; o palhaço dorme
essa autora, a relação clown-palhaço é bastan- quando fica na hora de dormir. Ele tira a tinta para
te complexa e não deve ser simplificada, colo- dormir e para comer.
cando as práticas de clownear e palhaçar como C. 4: Quando ele vai de novo apresentar, coloca tin-
polaridades, pois essa relação pode ocorrer por ta demais.
meio de trocas produtivas e contágios entre es- C. 5: O palhaço é uma pessoa que se apresenta em
ses tipos de atuação cômica. todos os lugares: nas feiras, nas ruas, nos colégios,
  Propusemos às crianças algumas experiên- nos sinais, nas festas. Quando vai dormir, tira a tin-
cias de leitura de imagens – fixas e móveis – re- ta, a roupa de palhaço, coloca o pijama e vai dormir.
lacionadas ao tema circo e à comicidade corpo- C. 6: Palhaço também faz outras coisas. Quando
ral. Nosso intento foi o de colocá-las diante de chega do trabalho, tira a maquiagem e assiste te-
práticas corporais diversas em arranjos de lin- levisão. Quando vai anoitecendo, ele vai dormir.
guagens diferentes. Assim, assistimos a docu- E, no outro dia, pinta o rosto novamente e vai tra-
mentários, a filmes, lemos livros com fotografia balhar.
sobre o assunto, lemos pinturas e outros mate-
riais. Para construir o conceito de palhaço, ini- E o palhaço quem é?
cialmente assistimos com as crianças a vários Profª: No filme Saltimbancos Trapalhões...
filmes em que apareciam palhaços/clown di- C. 1: Tinha Didi. Ele fazia palhaçada e hipopotizou
ferentes: Saltimbancos Trapalhões – Renato o mágico.
Aragão/ Didi; O Garoto – Charles Chaplin/ o C. 2: Nem vestia roupa de palhaço e nem tinha
Vagabundo; As Férias de Mr. Bean; Odisseia chapéu de palhaço.
Barroca – Cirque de Solleil. Durante as leituras,
alguns diálogos se estabeleciam: Profª: E, no filme do Mr. Bean, tinha palhaço?
C. 1: Ele era o palhaço!
Sobre o clown/palhaço... C. 2: Tem alguns palhaços que, nos filmes, não têm
C. 1: É uma pessoa! Uma pessoa que bota branco no rosto pintado.
rosto e depois vermelho. C.3: Alguns têm. Como os saltimbancos.
C. 2: Eles estavam fantasiados de uma roupa dife- C. 4: Os palhaços gostam de fazer palhaçadas.
rente que tinha um nariz comprido e outro de nariz
pequeno.
Que palhaço sou eu?
As referências de leituras que as crianças foram peculiaridades dos movimentos foram enfati-
construindo a partir do contato com os vários zadas, e as linguagens, experienciadas de forma
clown/palhaços, durante o estudo sobre circo, significativa. Assim, todos nós fomos tocados
fizeram-se presentes num diálogo quando as pela arte do circo em seus fazeres e encanta-
desafiamos a criar seu próprio palhaço. Aspec- mentos.
tos da comicidade corporal observados nos fil-
mes foram relembrados nos gestos para formar
as duplas de palhaços.
Antes de formar as duplas, lembramos dos
clown/palhaços que conhecemos durante o
estudo: Ferrugem e Espaguete (circo Grock);
Chumbrega, Charreta e Charretinha (circo Beto
Carrero); o Vagabundo (Charles Chaplin); Mr.
Bean; Didi (Renato Aragão).
Como cada palhaço/clown tem um nome, uma Referências bibliográficas
personalidade, uma gestualidade própria, as Barbosa, Ana Mae. A imagem no ensino da arte:
crianças nomearam seus palhaços e a eles de- anos 1980 e novos tempos. 7ª ed. Ver. São Paulo:
ram expressão; uma expressão própria, que não Perspectiva, 2009
era cópia do que fora lido, mas um gesto em in- Barbosa, Ana Mae. Tópicos Utópicos. Belo Hori-
teração de cada criança com a outra, com a qual zonte: C/Arte, 1998
estava palhaçando. Duprat, Rodrigo Mallet; Gallardo, Jorge Ser-
C. 1: É! Eu sou a palhacinha Choroninha! gio Pérez. Artes Circenses no âmbito escolar. Ijuí:
C. 2: E eu sou Bochechinha! Unijuí, 2010
C. 3: Meu nome é Carequinha! Landowski, Eric. O olhar comprometido. Revista
C. 4: Eu sou Tremidinha! Galáxia. São Paulo, n. 2, p. 19-56, 2001
C. 5: Palhaço Tortinha! Mendes, Isabel Brandão Souza de; Rocha, Vera
C. 6: Eu sou Torta! Lourdes Pestana da. Corpo e Cultura de Movi-
C. 7: Eu não sei! mento. In: III Encontro Nacional de Ensino de
C. 8: E eu sou palhaço Briti! Arte e Educação Física: saberes do corpo – pos-
C. 9: Palhaço Picolé! sibilidades para o conhecimento da arte e da
Educação Física na escola. Natal, Anais do III
Pernas para que te quero... Encontro Nacional de Ensino de Arte e Edu-
Para finalizar o tema, as crianças entrevista- cação Física, 2006, p. 172 -178
ram a atriz Lourdes Silva, do Grupo Estandarte Pillar, Analice Dutra. A Educação do Olhar no
de Teatro, Natal/RN. Lourdes falou sobre suas Ensino de Arte. In: BARBOSA, Ana Mae Tavares
experiências com o circo e com o teatro, ouviu Bastos (Org.). Inquietações e mudanças no en-
as crianças, respondeu as suas perguntas e se sino da arte. São Paulo: Cortez, 2002. P. 71-82
transformou, na frente delas, para sair pela Pontes, Gilvânia Maurício Dias De; Vascon-
escola em suas pernas de pau. As crianças a celos, Elba Rosa. A aventura do circo no Circo
acompanhavam com seus pés de coco, convo- da Aventura. Natal, 2002. 20 p. Documento do
cando as outras turmas para aquele contanto NEI, não publicado
significativo com a arte. Sacchet, Patrícia Oliveira Freitas de. Clown ou
palhaço: as permeabilidades do clownear-palhaçar.
Algumas considerações Dissertação (Mestrado). Universidade Federal
O tema possibilitou às crianças o acesso às lin- do Rio Grande do Sul. Instituto de Artes. Pro-
guagens da arte e da Educação Física e fez com grama de Pós-Graduação em Artes Cênicas.
que ampliassem os seus repertórios sobre o Porto Alegre, BR-RS, 2009
circo como uma produção cultural. O corpo em Silva, Eliane Gomes da. Educação (Física) infan-
movimento, que está presente no circo, fez-se til: a experiência do se movimentar. Ijuí: Unijuí,
presente também no cotidiano das crianças. As 2010

120 MoMo 4 • Dicembre 2015


O pedagogo e a educação musical infantil:
uma experiência em sala de aula.
Adriana Carla Oliveira de Morais Vale  UNIFAP/Brasil
Teresa Régia Araújo de Medeiros  UFRN/Brasil

O presente relato se constitui em um recorte da   Ao nascer, a criança se depara com um mun-


prática pedagógica em Educação Musical, reali- do repleto de novos sons e, progressivamente,
zada no Núcleo de Educação da Infância –NEI - passa a descobrir aqueles que seu próprio cor-
CAp/UFRN, com vinte crianças da Educação In- po é capaz de produzir, como: palmas, batidas
fantil. Durante esta prática, criamos situações dos pés, os sons com a boca, dentre outros. Aos
que possibilitaram o desenvolvimento de uma poucos, começa a emitir repetidamente alguns
ação significativa com os alunos, favorecendo a sons, para, em seguida, cantarolar uma melodia
ampliação do repertório musical de cada um, a realizando movimentos bilaterais (para frente/
reflexão sobre aspectos da música e a vivência trás, para um lado/outro lado…). Inicia-se, as-
dessa linguagem. sim, uma relação entre o gesto e o som. Segun-
  A Arte, como outras áreas de conhecimento, do Jeandot (1998), é a partir dessa relação que
é um importante componente do currículo para a criança, ao ouvir, cantar, imitar, dançar, con-
o desenvolvimento das crianças, uma vez que strói seu conhecimento sobre a música, percor-
é constituída por linguagens que propiciam o rendo o mesmo caminho do homem primitivo
desenvolvimento do pensamento, da sensibili- na exploração e na descoberta dos sons.
dade, da percepção e da imaginação da criança,   O contato com os objetos e as partes do cor-
além de fazer com que os pequenos compreen- po, bem como a descoberta dos sons produzi-
dam algumas questões sociais. (Pontes, 2005) dos por eles, suscita na criança interesse e cu-
  Destacando a música, entre as linguagens riosidade em ampliar este mundo sonoro. Esta
artísticas, podemos afirmar que ela se encon- ampliação pode ser favorecida pelas atividades
tra presente na vida do ser humano, até mesmo de musicalização, que segundo Chiarelli e Bar-
antes dele nascer, uma vez que, ainda no útero reto (2008), Hentschke (1995) e Joly (2003),
materno, ele está imerso num meio onde o rit- permitem que as crianças desenvolvam sua
mo das pulsações do coração da mãe o acom- noção de esquema corporal, seu potencial cria-
panha e os sons já são percebidos. tivo, um sentido histórico da nossa cultura, a
comunicação verbal e não-verbal, a imaginação, música simples a partir dos sons e, aos poucos,
o ritmo etc. canta a música por completo.
  A partir dos estudos e pesquisas (Gainza,   No período operatório concreto, acontece
1988; Penna, 1990; Beyer, 1999) sobre a música a passagem do domínio figurativo para o ope-
como elemento favorecedor do desenvolvimen- ratório da música. A criança já tem condições
to infantil, temos percebido que a abordagem de desconstruir e construir uma canção nova-
piagetiana tem dado grandes contribuições mente, analisando cada parte, apreendendo
para tal reconhecimento. Segundo Beyer (1999, como funciona e quais são as suas relações. Esta
p. 29), os estudos de Piaget têm contribuído fase antecede a aquisição da escrita musical. A
para possibilitar a reintegração entre a teoria e princípio, serão feitas tentativas de codificação
a prática, entre a música com a mente e a músi- própria, até chegar ao código musical oficial.
ca com o corpo, entre os estudos musicológicos e a   No período operatório-formal, o individuo
educação musical. consegue chegar às suas conclusões sem a pre-
  Para Piaget (1978), o pensamento ou sujeito sença do concreto. Nessa fase, já se tem a ca-
epistêmico não existe sem o corpo, que é con- pacidade de comparar harmonias, entender
siderado o biológico, assim como a existência formas musicais, improvisar melodicamente
do sensorial e do motor, em sua perspectiva, e fazer comparações entre teorias e processos
depende do corpo. Segundo a concepção pia- históricos.
getiana, o desenvolvimento da criança é um   Outros autores, como François Delalande
processo que depende essencialmente da equi- (1999) (François Delalande é um francês que re-
libração, que é a capacidade natural de auto- aliza pesquisas em instituições de educação da
regulação do indivíduo. Assim, as estruturas França e da Itália, documentando as etapas de
cognitivas da criança são elaboradas e reelabo- exploração sensório-motora, do jogo simbólico
radas continuamente a partir da ação (física ou e do jogo com regras, de crianças de 6 meses até
mental) sobre o meio. Desse modo, Bundchen e 12 anos) estabelece que há uma relação entre o
Kebach (2005, p.141) compreendem que a con- estágio de atividade lúdica de Jean Piaget e a
strução do conhecimento musical está relacionada linguagem musical.
à atividade corporal em consonância com as inte-   Segundo Brito (2003, p. 31), Delalande classi-
rações mentais e com o ambiente, sobretudo, num fica as condutas da produção sonora da criança
primeiro momento de construção musical, já que a em: exploração, expressão e construção, re-
ação motora precede a compreensão. ferentes, respectivamente, ao jogo sensório-
  Em seus estudos sobre a construção do motor, ao jogo simbólico e ao jogo com regras.
conhecimento musical, Beyer (1999), mantém Brito faz uma análise da pesquisa de Delalan-
a classificação dos estágios do desenvolvimen- de, esclarecendo algumas questões que nos re-
to cognitivo elaborada por Piaget (1999). (Na metem às condutas de exploração, expressão e
abordagem cognitivista de Piaget, o processo construção e nos transportando do ambiente
de desenvolvimento humano apresenta perío- sonoro ao musical.
dos ou estágios definidos que ele os classificou   A conduta de exploração, relacionada à fase
como: período Sensório-motor (0 a 2 anos), sensório-motora, caracteriza-se pela explo-
período Pré-operacional (2-7 anos), período das ração dos objetos que produzem ruídos pelas
Operações concretas (7-12 anos) e período das crianças. Nesse período, a criança entra em
Operações formais: 12 anos em diante). contato permanentemente com o mundo dos
  Segundo a autora, no período sensório-mo- sons. No ventre, ela já está se familiarizando
tor a percepção auditiva e os demais órgãos dos com os sons internos e externos do mundo que
sentidos estão se formando e a audição é uma a cerca, por isso é importante, nesta fase, que a
das primeiras a se desenvolver, pois o bebê den- mãe amplie o repertório musical com músicas
tro do ventre já ouve a voz da sua mãe. infantis, parlendas, cantigas de rodas etc, pois,
  No período pré-operatório, a criança passa momentos de troca e comunicação sonoro-musicais
aos poucos a diferenciar os sons que estão a sua favorecem o desenvolvimento afetivo e cognitivo,
volta, começando a captar com mais profundi- bem como a criação de vínculos fortes tanto com os
dade os parâmetros do som. Ela cantarola uma adultos quanto com a música. (Brito, 2003, p. 35)

122 MoMo 4 • Dicembre 2015


  Também se deve utilizar atividades que rela-   Ou seja, a princípio, se estabelece uma relação
cionem o som e o gesto, pois a criança poderá a nível intuitivo e espontâneo com a expressão
fazer gestos para produzir sons e se expressar musical, o que consiste num ponto inicial para
através do corpo para representar o som que o processo da musicalização. Visto ser a música,
ouve. Desse modo, a criança estará, ao mesmo com o código de sua construção, uma linguagem
tempo, explorando o universo sonoro e desen- artística, estruturada e organizada histórica e
volvendo também a habilidade motora. socialmente, ela se caracteriza como um meio de
  O procedimento da expressão, relacionada à expressão por objetivar e dar forma a uma vivência
fase do jogo simbólico, está ligada à represen- humana, e de comunicação por revelar esta expe-
tação real do som, com grande colaboração dos riência pessoal de modo que possa alcançar o outro
estados afetivos da criança. A representação e ser compartilhada. (Penna, 1990, p. 20)
é considerada como um jogo simbólico e, na   No entanto, ainda segundo Penna (1990),
Educação Infantil, quando trabalhamos com a esse compartilhar só é possível a partir de uma
música, há uma necessidade dos gestos e movi- compreensão do código que, além de ter sido
mentos corporais. Através disso será mais fácil socialmente construído, é também apreendido
a criança entender a música. Pode-se também a partir das vivências, do contato cotidiano, da
utilizar variados sons para se trabalhar com familiarização e também da escola. E esta deco-
crianças dessa idade, usando a percepção au- dificação, apreensão e compreensão, dependem
ditiva para saber qual é o som que está sendo do domínio prévio dos instrumentos de per-
ouvido. cepção, isto é, dos esquemas de interpretação.
  As atividades que poderão ser desenvolvidas Isto nos leva a refletir sobre o quanto não é ver-
nessa fase do jogo simbólico são aquelas que dadeira a crença do dom para o desenvolvimen-
buscam o significado da música, a expressão e to musical do sujeito. A sensibilidade à música
sentimento, que também contribuem para o consiste num processo adquirido, construído
desenvolvimento da linguagem. Outras ativida- de forma consciente ou não, na qual a discrimi-
des são os jogos musicais que envolvem a estru- nação auditiva, a emotividade, de cada sujeito,
tura da música, a organização e a socialização são trabalhadas e preparadas, de modo a fazê-lo
entre as crianças, pois elas precisam ouvir uns reagir aos estímulos musicais.
aos outros e esperar a sua vez; isso permite que   Com base no que foi escrito neste artigo, con-
a criança desenvolva a noção de organização e cordamos com Penna (1990, p. 22), em relação
de disciplina. ao conceito de musicalização, quando diz que:
  Na fase da construção há uma necessidade de musicalizar é um processo que visa desenvolver os
organização da música, dando-lhe uma forma. instrumentos de percepção necessários para que o
Surge por volta de seis ou sete anos, quando o indivíduo possa ser sensível a música, apreendê-la,
jogo de regras predomina na atividade lúdica recebendo o material sonoro/musical como signifi-
das crianças. (Delalande, 1999, p.50). cativo, pois nada é significativo no vazio, mas ape-
  Em seu livro Música na educação infantil, Bri- nas quando relacionado e articulado no quadro das
to (2003) nos dá uma visão da música como ele- experiências acumuladas, quando compatível com
mento importante para a formação do homem. os esquemas de percepção desenvolvidos.
A música deixa de ser só passatempo e passa
a agir como elemento para o aprendizado, A música em nossa sala de aula
estímulo da percepção e desenvolvimento das Concebendo a música como uma linguagem,
linguagens. É através dos sons e dos gestos pro- cujo conhecimento se constrói, iniciamos um
duzidos e expressos pela criança que ela começa trabalho de musicalização baseado nos pres-
a se comunicar com o mundo, valendo ressaltar supostos teóricos contidos nos Referenciais
que esta comunicação só é possível a partir da Curriculares Nacionais para a Educação In-
compreensão do significado desses sons e ge- fantil (Brasil, 1998), elegendo como objetivos
stos, os quais são significados e ressignificados específicos:
por um outro.   • possibilitar o desenvolvimento das capaci-
  A relação com a música não é tão diferente dades das crianças de escutar, perceber e discri-
disso, embora tenha as suas especificidades. minar sons de fontes variadas;
  • favorecer situações que vivenciem a imitação, pelo corpo, as crianças começaram a perceber
criação e recriação de ritmos e movimentos; que para obter um som se necessita de um mo-
  • possibilitar momentos de apreciação de di- vimento. Realizamos, então, algumas experiên-
ferentes estilos musicais; cias do livro Ciências Divertida: som de Taylor,
  • explorar e identificar algumas característi- B. e Cash, T. (1991), com o objetivo das crianças
cas do som; adquirirem noções sobre o processo de pro-
  • interagir com os outros e ampliar os seus dução do som, ou seja, de como o movimento
conhecimentos de mundo; do ar, por meio de suas vibrações, formam on-
  • perceber e expressar sentimentos, sen- das sonoras que, ao chegar no ouvido humano
sações e pensamentos por meio de improvi- são ouvidas, materializadas no que chamamos
sações, composições e interpretações. de som.
  Assim, com a intenção de despertar nas   As experiências realizadas também abriram
crianças uma capacidade de escuta mais espaço para explorar um pouco as estruturas e
sensível e ativa, reservamos em nossa rotina o funcionamento do ouvido. Livros, documen-
semanal dois dias para desenvolvermos ativi- tos, fotos e outras experiências foram as fontes
dades de música de uma forma sistematizada. que usamos para obter as informações deseja-
Iniciamos as nossas aulas listando uma relação das: as partes do ouvido, a sua composição e as
de músicas apreciadas pelo grupo, as quais fo- suas funções na audição, a trajetória das ondas
ram submetidas a um processo de seleção, me- sonoras no ouvido até que sejam interpretadas
diante votação. Estas músicas passaram a ser pelo cérebro etc.
ouvidas pelas crianças e como era de se esperar,   Este aspecto do estudo serviu de elo para
o foco de atenção se encontrava na letra. Ao conhecermos um pouco sobre a trajetória de
perguntá-los sobre quais sons haviam escuta- vida do compositor e pianista Beethoven, que
do, que instrumentos, eles mostravam, muitas foi perdendo a audição gradativamente, o que
vezes, que não haviam percebido. nos possibilitou levar para a sala de aula algu-
  De acordo com Noisett (Noisette, Claire. mas de suas músicas clássicas instrumentais,
L’enfant, Le geste et le son. Paris: Cite de la Mu- favorecendo assim, a ampliação do universo
sique, Centre de Ressources Musicales et Dan- musical das crianças. Buscamos com isto, pos-
ce, 1997) (1997 apud Bundchen e Kebach, 2005. sibilitar que as crianças escutassem este gêne-
p. 138), para que a criança descubra a matéria ro musical, se apropriando dele como um bem
do som, é necessário criar situações em que simbólico, de modo que pudessem ser capazes
sejam realizados jogos e exercícios de escuta de significar tal gênero, decidindo se lhes inte-
ativa, que favoreçam a ação da imaginação e a ressava ou não.
iniciativa de cada participante, assim como a   A partir das músicas instrumentais, as
realização de pesquisas sonoras, de modos va- crianças começaram a perceber e a discriminar
riados. Assim, para desenvolver uma melhor com maior segurança os sons dos instrumen-
percepção em nossos alunos, propomos uma tos, ora tocados individualmente, ora fazendo
escuta de campo, ou seja, escutar os sons que parte de uma orquestra. Identificaram quais in-
estavam ao nosso redor, procurando identificá- strumentos poderiam estar produzindo deter-
los. Esta exploração implicou também na exe- minados sons (o timbre), assim como a duração
cução dos sons produzidos pelo próprio corpo. (longa ou curta), a altura (grave/agudo) e a va-
  Em seguida, brincamos de que som é este?, riação de ritmos (rápido e devagar).
levando para a sala uma infinidade de objetos   As crianças ainda tiveram a oportunidade de
(pedras, latas, caixas de papel, chaves, colheres, conhecer vários instrumentos musicais, ao re-
blocos de madeira etc.) e pequenos instrumen- ceberem a visita de estudantes de música e de
tos musicais (chocalhos, triângulos, pandeiros, pais músicos em nossa sala, bem como ao irem
clavas, gaitas, apitos), a fim de que as crianças visitar a Escola de Música da UFRN, que está
identificassem a fonte do som que estavam localizada ao lado do prédio de nossa escola.
escutando.   Nessas ocasiões, os músicos falaram um pou-
  Aqui abrimos um parêntese para dizer que, co sobre os seus instrumentos e tocaram algu-
durante as descobertas dos sons produzidos mas músicas.

124 MoMo 4 • Dicembre 2015


  A partir deste contato, a exploração das qua-   Como afirma Brito (2003), para que a criança
lidades do som e a classificação dos instrumen- compreenda música, se faz necessário que ela
tos segundo a forma em que produz esse som construa o conceito de som e de silêncio. O
(instrumentos de corda, de sopro, de percussão estudo do silêncio é de grande importância
e eletrônicos) tiveram um outro lugar no grupo. no desenvolvimento da percepção auditiva da
Realizamos, então, diversas atividades. criança: som e silêncio são partes de uma única
  As crianças imitaram com a voz o que escuta- coisa, e, nesse sentido, podemos dizer que são opo-
vam, classificaram o tipo de som ouvido, assim stos complementares (BRITO,2003, p. 18).
como expressaram as suas percepções por meio   Esse trabalho com a música foi desenvolvido
do movimento: nos sons graves inclinavam o ao longo do ano e durante esse período canta-
corpo para a frente; nos sons agudos, eleva- mos e escutamos diversas músicas, como O Gi-
vam as mãos; nos longos, se equilibravam nas rassol (Vinícius de Moraes), Aquarela (Toquinho
pontas dos pés; nos os curtos, representavam e Vinícius), Trem das Onze (Adoniran Barbosa),
com saltos ou batendo as mãos ou os pés rapi- A Lua (Renato Rocha), Ciranda do anel (Bia Be-
damente. dran), João e Maria (Chico Buarque), O Coco da
  Em outros momentos, levamos para a sala Lagartixa (Antônio Nóbrega), dentre outras.
de aula um teclado e, com este instrumen- Foram momentos em que as crianças aprecia-
to, foi possível realizar atividades de audição ram as músicas.
de seqüências sonoras, as escalas, levando as   Para Brito (2003, p. 187) a apreciação ou
crianças a perceber o movimento crescente e escuta sonora faz parte do processo de formação
decrescente dos sons. Realizamos também ati- de seres humanos sensíveis e reflexivos, capazes de
vidades para registrar, num papel, o movimen- perceber, sentir, relacionar, pensar, comunicar-se.
to dos sons tocados, quando registraram lin-   E Bastião (2004 apud Stifft, 2009, p. 29) com-
has crescentes e decrescentes. Ampliando esta plementa dizendo que a atividade de apreciação
atividade, espalhamos pelas paredes da sala musical deve focar o senso crítico (estético), o
os registros e as crianças, ao ouvirem alguma analítico (forma, tonalidade, estilo) e também
seqüencia, tinham que identificar qual o regi- os aspectos de significação pessoal (pensamen-
stro que a representava, se deslocando rapida- tos, sentimentos, vivências). Foi por isso que,
mente ao seu encontro. Percebemos, então, que durante as apreciações musicais, as criança te-
o ritmo esteve presente durante todas as ativi- ceram comentários sobre as melodias, os rit-
dades musicais, já que é o elemento essencial mos e as letras, identificando os instrumentos
da música. Como disse Jeandot (1998), o ritmo tocados, assim como expressaram verbalmente
determina o movimento e a palpitação da músi- o que aquela música significava para cada um.
ca e representa, em última análise, o contraste Esta apreciação também ocorreu com as músi-
entre o som e o silêncio. O ritmo está presente cas instrumentais, de compositores como Cho-
no mundo inorgânico e também na vida. Indica pin, Bach, Ravel etc.
uma espécie de ordenação, ainda que aleatória,   A dança também fez parte da nossa rotina
do universo. durante este projeto, uma vez que é pratica-
  As crianças também improvisaram acom- mente impossível separá-la da música. Assim,
panhamentos rítmicos para as canções de roda em algumas aulas tivemos um momento de-
e outras para o universo popular brasileiro, ora dicado à dança, durante o qual contemplamos
batendo palmas e pés no chão, ora utilizando algumas atividades encontradas em propostas
instrumentos de percussão (coco, clavas, ma- elaboradas por autores contemporâneos (Wei-
racás- confeccionados por eles mesmos); na gel, 1998; Vieira E Capistrano, 2005), que têm
oportunidade, repetiram seqüências rítmicas e se dedicado a este tema.
depois criaram as suas próprias.   As crianças, à princípio, se movimentaram
  Durante essas atividades rítmicas enfatiza- seguindo orientações, como: andar, sem bater
mos o som e o silêncio por meio dos jogos e nos colegas, de acordo com o ritmo da música;
brinquedos musicais, transmitidos oralmente, mexer somente um braço, mexer os dois, mexer
como a brincadeira de estátua, adoleta, trem de só as pernas, acrescentar a cabeça, só os om-
Pernambuco, entre outros. bros, o quadril… enfim mexer o corpo todo!
  Em outros momentos elas dançaram livre- O Natal é uma festa legal, legal!
mente, de forma individual ou em duplas, trios, É uma festa da família, família.
etc. Nesses momentos de dança, utilizamos O que tem no Natal?
alguns materiais como: fitas de papel, bola de Tem presépio, sinos, velas
encher, cabo de vassoura, entre outros mate- Tem árvore de Natal, entrega de presentes
riais. As crianças improvisaram movimentos, Tem o menino Jesus...
assim como conseguiram criar seqüências de E tem Papai Noel!
passos, dando origem a algumas coreografias O que sentimos no Natal?
diferentes das existentes em nossa sociedade. Alegria, amizade, paz
Ressaltamos que, depois de cada atividade vi- E muito amor, amor, amor.
venciada, realizamos registros expressando E o que é o Natal?
esses momentos desenhando e/ou escrevendo, É o aniversário de Jesus.
dando novos sentidos e sistematizando o que FELIZ NATAL!
foi experienciado.
  Durante estas atividades de dança, foi Finalizando, constatamos que as crianças am-
possível também realizarmos momentos de pliaram o seu conhecimento de música. No fim
apreciação musical. Segundo Rodrigues (2009, do ano, quando escutávamos algumas canções,
p. 43), sendo a dança um fenômeno corporal, o ge- elas pediam para que trouxéssemos a letra por-
sto expressivo, liberado de forma espontânea, pode que queriam ler e aprendê-la, queriam dançar,
configurar-se em uma maneira diferente de o aluno criar movimentos de acordo com o ritmo, bem
entrar em contato com a música, uma nova expe- como brincar da dança da cadeira, estátua, den-
riência em apreciação musical. tre outras atividades que havíamos desenvolvido.
  Assim, depois das crianças realizarem os seus
movimentos, ora espontaneamente ora sob a Considerações finais
orientação da professora, lhes foi perguntado A partir deste trabalho as crianças desenvolve-
sobre o nome que dariam a música que haviam ram maior capacidade de escuta e de apreciação
dançado/escutado, quais os instrumentos que de diversos gêneros musicais, assim como se
conseguiram identificar e o que havia sentido apropriaram de alguns conceitos da lingua-
ao escutar e se movimentar etc. gem musical. Elas ampliaram o seu universo de
  Por fim, terminamos o ano letivo com uma música e demonstraram estar mais sensíveis,
apresentação musical de comemoração do Na- percebendo o mundo com outro olhar.
tal. Na ocasião, cada turma deveria escolher   Assim, consideramos que:
uma música natalina e a nossa preferiu criar   • O ensino da música deve fazer parte dos
um rap. A letra foi elaborada a partir das re- currículos escolares desde a Educação Infantil,
spostas à entrevista que as crianças fizeram oportunizando uma educação musical;
em casa com seus familiares, quando onde per-   • para um ensino da música adequado é ne-
guntaram sobre o que era o Natal e como se cessário um profissional habilitado, assim
comemorava. Com as respostas em mãos, foi como recursos materiais de qualidade;
possível agrupá-las em quatro blocos: o que as   • para os professores sem formação específi-
pessoas achavam do Natal, o que tem nesta fe- ca em música, as escolas devem oferecer cursos
sta, o que sentimos e o que é de fato o Natal. na área, para que o trabalho a ser desenvolvido
  As crianças já tinham noção de que no rap há seja de qualidade;
muito discurso ritmado e pouca melodia, e que   • é preciso que nós, como educadores da
normalmente tem um DJ para os efeitos sono- infância, valorizemos e acreditemos que o en-
ros. No nosso caso, o ritmo seria feito com as sino da música pode fazer alguma diferença na
clavas e todos iriam cantar a letra. vida das crianças, tornando-as mais sensíveis,
  O nosso rap ficou assim: mais espontâneas, mais críticas, mais coopera-
tivas; enfim, mais humanas e mais cidadãs.
O RAP DO NATAL
Hei, hei chegou a nossa turma
Hei, hei pra falar do Natal.

126 MoMo 4 • Dicembre 2015


Referências bibliográficas
Bastião, Z. Pontes educacionais: uma posposta Hentschke, Liane e Delbem, Luciana (Org.)
pedagógica em apreciação musical. In: Encontro Educação e Educação Musical: conhecimentos para
Anual da ABEM. Rio de Janeiro 2004 compreender a criança e as suas relações com a
Beyer, Esther. Fazer ou entender música? IN: música. São Paulo: Moderna, 2003. p.113-125
Beyer, Esther (Org.). Idéias em educação musical. Penna, Maura. Reavaliações e Buscas em Musica-
Porto Alegre: Mediação,1999. p. 9-31 lização. São Paulo: Loyola, 1990
Brasil. Ministério da Educação e do Desporto. Se- Piaget, Jean. A linguagem e o pensamento da criança.
cretaria de Educação Fundamental. Referencial 7ª Ed. Rio de Janeiro: Martins Editora, 1999
Curricular Nacional para a Educação Infantil. Piaget, Jean. A formação do símbolo na criança:
Brasília: MEC/SEF, 1998 imitação, jogo e sonho, imagem e representação. 3ª
Brito, Teca Alencar de. Música na educação infan- ed. Rio de Janeiro: Zahar, 1978
til: proposta para a formação integral da criança. Pontes, Gilvânia Maurício Dias. Elementos con-
São Paulo: Peirópolis, 2003 stitutivos do ensino de arte. In: Capistrano, Naire
Bundchen, Denise e Kebach, Patricia. A criação Jane; Melo, José Pereira de; Pontes, Gilvânia
de novos esquemas musicais com base na relação Maurício (Orgs.). O ensino de Artes e Educação
som-movimento. In: Beyer, Esther (Org.). O som Física na infância. Natal: UFRN/PAIDÉIA/
e a criatividade: reflexões sobre experiências musi- MEC, 2005
cais. Santa Maria: UFSM, 2005. Rodrigues, Márcia Cristina Pires. Apreciação
Chiarelli, Ligia Karina e Barreto, Sidirley de Je- musical através do gesto corporal. In: Beyer, Es-
sus. A importância da musicalização na educação ther e Kebach, Patrícia (Orgs.). Pedagogia da
infantil e no ensino fundamental. Disponível em Música: experiências de apreciação musical. Porto
www.iacat.com/revista/recreart/recreart03.html Alegre: Mediação, 2009
Acesso em: 19/12/2008 Stifft, Kelly. Apreciação musical: conceito e práti-
Delalande, François. A criança do sonoro ao mu- ca na Educação Infantil. In: Beyer, Esther e Ke-
sical. In: Anais do VII Encontro Anual da Asso- bach, Patrícia (Orgs.). Pedagogia da Música: ex-
ciação Brasileira de Educação Musical. Trad. periências de apreciação musical. Porto Alegre:
Bernadete Zagonel. Curitiba: Abem, 1999 Mediação, 2009
Gainza, Violeta Hemsy de. Estudos de psicope- Taylor, Barbara e CASH, Terry. Ciências Diverti-
dagogia musical: novas buscas em educação. São da: som. São Paulo: Melhoramentos, 1991.
Paulo: Summus Editorial LTDA, 1988 Vieira, Ana Lúcia Xavier e Capistrano, Naire
Hentschke, Liane. Educação musical: um tom aci- Jane. É tempo de dançar e celebrar. In: Melo, José
ma dos preconceitos. Presença Pedagógica, ano 1, Pereira de; Pontes, Gilvânia Mauricio Dias; Ca-
n.3, p. 28-35, mai/jun. 1995 pistrano, Naire Jane (Org.). O ensino de arte e
Jeandot, Nicole. Explorando o universo da músi- educação física na infância. Natal: Paidéia, 2005
ca. São Paulo: Scipione, 1998 Weigel, Ana Maria Gonçalves. Brincando de músi-
Joly, Ilza Zenker Leme. Ensino de Música: pro- ca: experiências com sons, ritmos, músicas e movi-
posta para pensar e agir em sala de aula. In: mentos na pré-escola. Porto Alegre: Kuarup, 1998
Educação musical e o legado montessoriano:
Música, Movimento e Palavra na Educação Infantil
Maristela de Oliveira Mosca  Doutoranda do Instituto de Educação – Universidade do Minho/
Portugal, Núcleo de Educação da Infância – Universidade Federal do Rio Grande do Norte – NEI-
CAp/UFRN

Resumo sua energia construtiva, em vivências musicais


Compreendendo a Música como campo de ex- de apreciação, desfrute e criação, tendo o mo-
periência e linguagem de conhecimento na vimento como particular expressão da sua vi-
formação da criança, este trabalho tem como talidade.
objetivo compartilhar os desenhos do currículo   O legado de Maria Montessori para a nova
do Ensino de Música em uma Escola de Edu- Escola de Educação Infantil se desenha nos fa-
cação Infantil. A construção do conhecimento zeres do Núcleo de Educação da Infância – Uni-
musical é o foco de um currículo interdiscipli- versidade Federal do Rio Grande do Norte/Bra-
nar que privilegia o respeito ao conhecimento sil se desenha em um currículo em movimento
musical e o desenvolvimento da criança; a valo- que tem a criança como foco da educação. As-
rização da música, do movimento e da palavra sim, temos na Educação Musical – trama de
nos processos de aprender e ensinar música; uma rede de fazeres que envolvem a criança –
o aprender pela vivência e pela socialização; o um processo natural que se desenvolve espon-
favorecimento da criatividade, do senso de co- taneamente, a partir das vivências preparadas
letividade, do respeito, do afeto e do acesso a pelo professor que alinhava as tramas dessa
diferentes materiais concretos. rede de conhecimentos que não podem ser
  Nesse currículo em movimento, podemos transmitidos pela palavra, mas sim pela ação.
observar a importância de reconhecermos o
currículo a partir das vertentes da instituição, Palavras-chave
situando-o dentro de um plano comum de or- Educação Infantil e Maria Montessori; Edu-
ganização social, política e escolar, bem como cação Musical; Currículo de Música.
a didática, que ocorre a nível dos fenômenos
curriculares da sala de aula. Fazendo parte do Primeiro Movimento – a criança e a música
cotidiano escolar da Educação Infantil, espera- Cada melodia, dança ou história tem seu
mos que a música possa despertar na criança próprio movimento, que rege o enredo contado

128 MoMo 4 • Dicembre 2015


de maneira peculiar, procurando contextualizar   Ambígua no sentido em que o currículo, na
o tempo presente, mas com um tema em co- tradição técnica, é desenhado linearmente,
mum que interliga cada movimento trazendo a marcando: […] o conjunto de todas as experiên-
unicidade para o todo. Educação Infantil, Músi- cias planificadas no âmbito da escolarização dos
ca, Movimento e Maria Montessori compõem o alunos, vinculando-se a aprendizagem a planos de
enredo desse trabalho, que se divide em movi- instrução que predeterminam os resultados e valo-
mentos para uma organização cognitiva do lei- rizam os fundamentos de uma psicologia de natu-
tor, mas que traz em seu enredo o mesmo tema: reza comportamentalista. (Pacheco, 2005, p. 33)
a educação da criança.   Já, nos estudos curriculares que compreen-
  Sendo a Escola de Educação Infantil um dem o currículo a partir de uma perspectiva
espaço de experiência social, privilegiamos prática e emancipatória, as decisões curricula-
também esse espaço como de organização da res devem ser tomadas coletivamente, a partir
psique, de movimento, de aprendizagem, con- de diferentes contextos – que não percebe os
struindo coletivamente uma comunidade tra- processos de ensino e aprendizagem somente
balhadora, que tem a criança no centro de inte- no plano das intenções, mas também no das
resse e investigação. (Montessori, 1971) realizações em determinada estrutura organi-
  Compreendemos a Música na Educação In- zacional.
fantil como Linguagem e Campo de Experiên-   Complexa porque, ao nos afastarmos da
cias e Conhecimento, trazendo nesse artigo compreensão de currículo como o plano que
reflexões e indagações sobre o legado Montes- versa sobre o que, quando e como ensinar, po-
soriano para a Educação Musical na Educação demos nos aproximar de uma proposta curricu-
Infantil tendo como pressupostos uma escola lar que deve ser uma construção cultural e so-
que: permita que a criança viva as maravilhas cial, respeitando os pressupostos de sociedade,
da música brincando; compreenda o seu movi- cultura, aluno e ideologia/hegemonia.
mento como expressão da sua vitalidade; de-   Nesse sentido, nos aproximamos das con-
sperte sua energia construtiva cotidianamente; cepções de Maria Montessori sobre a educação
permita que a criança “tome posse” do ambien- da criança, desenhando um currículo que tenha
te com suas mãos e que finalmente tenha no a tarefa de favorecer, no seu sentido mais comple-
professor a figura do mediador que respeita os to, o desenvolvimento do potencial criativo, da ini-
tempos e expressões de cada criança e que cen- ciativa, da independência, da disciplina interna e
tre nela suas ações. da confiança em si mesmo. (omb.org.br/educacao-
  Assim, temos como objetivo compartilhar montessori/metodologia)
os desenhos da concepção de currículo do En-   Assim, vamos à busca da compreensão de
sino de Música na Escola de Educação Infantil pressupostos curriculares – que formam os nós
do Núcleo de Educação da Infância da Univer- das redes que pretendemos tecer – pensando
sidade Federal do Rio Grande do Norte/UFRN em experiências educativas e os roteiros/pla-
- Brasil, a partir das experiências vividas, tendo nos/propostas que circundam os processos de
como recorte desse trabalho as contribuições ensinar e aprender. Para tanto, pensamos em
de Maria Montessori para as nossas concepções um currículo do ensino de música onde: […] é
de criança e prática pedagógica. preciso ver o ensino não na perspectiva de ser ativi-
  Compreendemos a Escola de Educação Infan- dade instrumento para fins e conteúdos pré-espe-
til como um espaço de aprendizagem sistema- cificados antes de empreender a ação, mas como
tizada, onde seus atores – alunos, professores, prática, na qual esses componentes do currículo
gestão, família e comunidade – podem tecer são transformados e o seu significado real torna-se
cenários vivos e redes de aprendizagens inter- concreto para o aluno/a. (Sacristán, 1998, p. 123)
disciplinares. Para tanto, são desenhadas pro-   Ao colocarmos essa prática como condição à
postas para que a escola se organize, proponha construção do currículo, trazemos significados
seus caminhos e oriente sua prática pedagógi- para a aprendizagem, que nasce da curiosida-
ca. Denominando esses processos de currículo, de e desperta o desejo, sabendo-se que a esco-
podemos dizer que estamos diante de uma que- la não dá conta de tudo ensinar, nem o aluno
stão ambígua e complexa (Pacheco, 2005). de tudo aprender. Montessori (s.d.) nos afirma
que o primeiro movimento para a educação na partir das vertentes da instituição, situando-
Escola de Educação Infantil seria a preparação o dentro de um plano comum de organização
do ambiente, adaptando-o as necessidades da social, política e escolar, bem como a didática,
criança. Nesse ambiente preparado a criança que ocorre a nível dos fenômenos curriculares
tem a oportunidade de libertar-se e expressar da sala de aula.
suas necessidades, descobertas e anseios – exi-   As concepções do Método Montessoriano
stindo na escola – para então o professor traçar nos permitem refletir sobre os processos de
os caminhos para auxilia-la nesses processos. aprender e ensinar na Educação Infantil, já que,
  Nessa preparação desenhamos nosso de acordo com Montessori (1971, p. 15) […] a
currículo do ensino de música, que desejamos educação não é aquilo que o professor dá, mas é
ser um currículo em movimento, onde o conhe- um processo natural que se desenvolve espontane-
cimento musical da criança se constrói no chão amente no indivíduo humano; que não se adquire
da escola, um conhecimento contextualizado, ouvindo palavras, mas em virtude de experiências
que parte das experiências individuais para a efetuadas no ambiente.
vivência coletiva; das formas de fazer e perce-   O conhecimento musical deve acompanhar o
ber a música do entorno para encontrar a músi- desenvolvimento da criança. Compreendemos
ca do mundo; dos significados da música para a que, sendo um ser brincante, a criança deve re-
formação do indivíduo para a música que se faz lacionar-se com o fazer musical a partir de de-
na sociedade. scobertas da sonoridade e músicas do entorno.
  Nesse desenhar um currículo que atenda às Para tanto, a escola deve abrir as portas sono-
necessidades das crianças, dialogamos sobre as ras do mundo: da música vocal e instrumental,
práticas curriculares em música no Núcleo de dos jogos e cantigas tradicionais da infância,
Educação da Infância – Colégio de Aplicação, da das canções locais e do mundo, dos gêneros
Universidade Federal do Rio Grande do Norte diversos, expandindo as possibilidades de ex-
– NEI-CAp/UFRN. Permeado pela vivência em pressões sonoras, que reflitam a consciência, o
sala de aula, pretendemos dialogar acerca de modo de perceber, pensar e sentir de indivíduos,
um currículo em movimento que se inicia na comunidades, culturas, regiões, em seu processo
prática, no trabalho cotidiano junto às crianças, sócio-histórico. (Brito, 2003, p. 28)
aos professores e a comunidade escola em seus   Cabe ao professor aproximar as crianças
saberes, anseios e desejos. da linguagem musical, não em sequências de
  Tendo a prática como leme que nos leva para lições, mas em vivências de apreciação, do fazer
mares muitas vezes desconhecidos, vemos que artístico e da contextualização do fazer musi-
o currículo define um território prático sobre o qual cal. Procedendo dessa forma, a aprendência
se pode discutir, investigar, mas, antes de tudo, so- musical se baseia na integração entre a música,
bre o qual se pode intervir. (Sacristán, 1998, p. o movimento e a palavra, em propostas cria-
145) tivas de experimentação, criação e aprendiza-
gem, pois a arte nos chega através dos sentidos,
Segundo Movimento – Maria Montessori e portões de toda experiência. (Dewey, 2010, p. 30).
a Educação Musical centrada na criança   Nesses processos a criança deve ter a opor-
A construção do conhecimento musical é o foco tunidade de sentir, apalpar, brincar e desfrutar
de um currículo interdisciplinar que privilegia a música em vivências expressivas e criadoras
o respeito ao conhecimento musical e o desen- – despertando suas potencialidades musicais.
volvimento da criança; a valorização da músi-   Podemos afirmar que o movimento é ine-
ca, do movimento e da palavra nos processos rente à criança e não deve ser considerado na
de aprender e ensinar música; o aprender pela Educação Infantil um instrumento para atuar
vivência e pela socialização; o favorecimen- no mundo, mas sim como sendo a própria encar-
to da criatividade, do senso de coletividade, nação funcional da energia criadora que eleva o
do respeito, do afeto e do acesso a diferentes homem à altura da sua espécie. (Montessori, s.d.,
materiais concretos. Nesses processos de (re) p. 139)
construção curricular, podemos observar a   Ainda de acordo com autora, o movimento
importância de reconhecermos o currículo a não é somente a expressão da criança, mas fa-

130 MoMo 4 • Dicembre 2015


tor para a construção da sua consciência, pois brincar com música, imitando, inventando e
é por meio do movimento que ela mantém reproduzindo; explorar e identificar os elemen-
relações com o exterior, concebe o mundo e o tos da música; perceber e expressar sensações,
compreende. sentimentos e pensamentos por meios musi-
  Dessa forma, o movimento surge do impulso cais; sendo conduzidas com responsabilidade e
da música e a música do ritmo do movimento respeito pelo educador musical.
– tornando-os inseparáveis. (Haselbach, 2011)   De acordo com Maria Montessori, o profes-
  Essa unidade entre a música, o movimento sor deve primeiramente preparar o ambien-
e a palavra é defendida por Carl Orff – compo- te de trabalho – condição para um trabalho
sitor alemão que desenvolveu a abordagem de frutífero – concentrando-se nele e concedendo
Educação Musical Orff-Schulwerk – quando uma liberdade que permita a manifestação de
nos diz que a música nunca é música sozinha, cada criança.
mas forma uma unidade com o movimento,   Ao sensibilizar-se com as necessidades de
com a dança e com a palavra. (ORFF, 1978) cada criança, promovendo o espírito de grupo e
  Tal concepção vem do ideal grego antigo mou- o trabalho coletivo, a professora verá na sua aula
sike, considerado a convergência entre a músi- florirem as qualidades sociais de modo surpreen-
ca, o movimento e a palavra. Essa triangulação dente, e gozará observando essas manifestações do
foi compreendida por Carl Orff como a ligação espírito infantil. (Montessori, 1971, p. 329)
inata entre esses elementos, base da sua abor-   Nesse ambiente, o professor deve oportu-
dagem de Educação Musical. (Goodkin, 2004) nizar que a criança apreenda o mundo a partir
  Reafirmando as concepções de Orff (1978) de suas experiências internas, tendo em suas
e Montessori (1971), Goodkin (2004) nos diz mãos o instrumento de “chegada” e “posse” até
também sobre as relações entre esses elemen- ele. (Montessori, s.d.)
tos, que não devem ser separados na Educação   Assim, vemos que um ambiente musicali-
Musical dos pequenos, afirmando que: Música zador deve primeiramente ser um ambiente
é o som do movimento, o movimento é um som de movimento para as crianças, um lugar de
dançado. O corpo naturalmente ‘dança’ ao ouvir dançar, pular, cantar e expressar. Para as nos-
uma música, a criança corre dançando – a música sas vivências musicais tiramos os sapatos e
desperta o movimento, seja ele interno ou não, ma- nos libertamos de cadeiras e utensílios que re-
cro ou micro movimento. (Goodkin, 2004, p. 18) primam o livre movimento. Nos sentamos em
  A união das linguagens linguística e musical roda, nos juntamos em espaços diferentes ou
com o movimento permite a criança vivenciar nos dividimos em vários grupos.
os prazeres da música, despertando seu espíri-   Esse espaço também oferece às crianças in-
to para a vivência musical. Sendo a música uma strumentos musicais, objetos sonoros, fitas,
história elaborada em palavras, sons e movi- bolas, bambolês, papel e todo tipo de mate-
mentos, compreendemos que o fazer musical rial que possa ser experimentado, desfrutado
na Educação Infantil envolve todos os proces- por todas as crianças. Tocar um instrumento
sos que permeiam a criação musical ao cantar, na primeira infância é descobrir sonoridades,
dançar, executar e dramatizar musicalmente maneiras de produção sonora e criar jeitos de
com as crianças – que deve ser aprimorado a executar. Assim, afirmamos que dentro de uma
partir da compreensão das crianças sobre a ex- rica experiência em educação musical quanto
periência musical, os elementos da música e o maior a variedade de fontes sonoras, mais ricas
prazer em fazer música coletivamente – abrin- serão as atividades de prática instrumental.
do-se a sensibilidade musical, revelando assim   Ao utilizarmos instrumentos, materiais so-
a essência e a beleza da música. noros e outros objetos, nos atentamos ao ta-
  De acordo com os Referenciais Curricula- manho e peso adequados a idade das crianças,
res Nacionais para a Educação Infantil/RCNEI bem como na intensidade do som (já que alguns
(Brasil, 1998), o trabalho com música na Edu- instrumentos possuem intensidade forte de-
cação Infantil deve organizar-se de maneira mais para a utilização em salas com crianças
que possibilite às crianças serem capazes de pequenas), oportunizando também a estimu-
ouvir, perceber e discriminar eventos sonoros; lação para a pesquisa de possibilidades de cada
instrumento, não se preocupando em ensinar cantar e brincar em sala de aula – experiencian-
um único modo, tido como correto, de tocar do os prazeres de fazer música.
cada instrumento.   Dessa forma, compreendemos que a músi-
  Entretanto a preocupação primeira não ca se faz no movimento e a base musical deve
deve ser com a variedade de instrumentos, e se constituir no movimento, como nos afirma
sim a maneira de utiliza-los em sala. Quando Warner (1991, p. 68): Sempre me pareceu que o
a criança é forçada a tocar um instrumento de- começo organizado do desenvolvimento musical é o
terminado pelo professor, bem como a maneira mais importante como também o mais difícil para
e o padrão rítmico a ser executado; ou quando ensinar porque eles formam a base. Esta base deve
o professor deixa a criança sem mediação, não ser bem construída para apoiar o crescimento mu-
há aprendizado musical. No primeiro caso, há o sical de nossos estudantes.
treino, e no segundo a indisciplina, não haven-   Dessa forma, valorizamos e investimos na
do aprendizado efetivo de música. construção da autonomia moral e intelectual
  Nessas vivências musicais a criança se for- da criança e acreditamos em um currículo em
ma musicalmente a partir das impressões que movimento, onde todas as linguagens são va-
corporalizam a música dentro de si. Montessori lorizadas, bem como as necessidades indivi-
nos diz das maravilhas do saber que entram em duais dos sujeitos atuantes em nossa comuni-
nossa mente pela vivência: […] simplesmente vi- dade escolar. Superando a visão de espaço de
vendo, sem requerer esforço maior do que aquele transmissão de conhecimentos, investimos na
que nos custa respirar ou alimentarmo-nos. Pri- construção de conhecimentos, tendo a criança
meiro não notaríamos nada de particular, depois, como foco desse trabalho.
de repente, as cognições adquiridas revelar-se-iam   Nesse desenho do currículo em movimento
na nossa mente como brilhantes estrelas de conhe- temos a oportunidade de delinear outros ca-
cimento. Começaríamos por notar que elas esta- minhos e assim encontrar novas estratégias. É
vam ali presentes e estávamos sabedores de todas um trabalho sistemático onde reconhecemos
as noções tornadas, sem esforço, patrimônio nosso. a importância dos processos, a relevância do
(Montessori, 1971, p. 37) planejamento, valorizando o percurso e a ava-
  Essas impressões se transformam em conhe- liação como caminhos na formação musical da
cimento musical quando favorecemos nesses criança.
processos a criatividade, oportunizando que a   Temos sempre um caminho a percorrer, mas
criança se expresse musicalmente; o senso de sabemos ser possível alterar nossa rota, paran-
coletividade, valorizando o compartilhar de do mais vezes em algum espaço ou menos em
descobertas e o trabalho em grupo; o respeito outros. É uma dança inclusiva, que dança com
e o afeto, vivenciando momentos onde todos todos juntos, muitas vezes em ritmos diversos,
são valorizados pelos seus saberes e descober- mas juntos e de mãos dadas.
tas, bem como oportunizando ajuda mútua
aos colegas em um ambiente que se pretende Finale – conclusão em movimento
harmonioso nas relações e, especialmente, o Ao refletirmos sobre os desenhos de um currícu-
acesso a diferentes materiais concretos, dispo- lo em movimento, podemos afirmar que para
nibilizando as crianças diferentes maneiras de que a Educação Musical possa ser significativa
expressão. na vida e na formação da criança na Educação
  Nesses processos de perceber a música como Infantil ela deve centrar seu currículo na for-
um processo de fazer e de criar, Dewey (2010, mação da criança, respeitando seu desenvolvi-
p. 126) nos diz que toda arte faz algo com algum mento e seus interesses; preparar um ambiente
material físico, o corpo ou alguma coisa externa a de trabalho acolhedor e que favoreça a liberda-
ele, com ou em o uso de instrumentos intervenien- de, de acordo com as necessidades da criança;
tes, e com vistas à produção de algo visível, audível promover uma aprendizagem que respeite o
ou tangível. movimento da criança, como necessário à sua
  Por isso desejamos vida na sala de música, vida psíquica e desenvolvimento; que compre-
em um movimento intenso de cada criança, enda o conceito de respeitar e esperar o tempo
que pode pular, saltar, caminhar, dançar, tocar, de cada criança, fomentando a experiência in-

132 MoMo 4 • Dicembre 2015


dividual; promova a socialização das crianças,
pela colaboração e compartilhamento de expe-
riências e descobertas.
  Nesse fluxo a música se faz viva nas expe-
riências individuais e coletivas, o movimen-
to trás a música e a música impulsiona o mo-
vimento. Uma Educação Musical que tem a
criança como foco de suas ações, o movimento
como condição para o desenvolvimento infan-
til, o ambiente como espaço de aprendizagem
e o professor como mediador das vivências da
criança. Um currículo que não se encerra em Referências bibliográficas
seus escritos, mas compreende os processos de Brasil. Referenciais curriculares nacionais para a
ensinar e aprender como um movimento con- educação infantil. Volume 3: conhecimento de
stante para chegar a verdadeira educação nova: mundo. Ministério da Educação e do Desporto,
chegar primeiramente à descoberta da criança e Secretaria de Educação Fundamental. Brasília:
realizar sua libertação. (Montessori, s.d., p. 155) MEC/SEF, 1998
Brito, Teca Alencar de. Música na educação infan-
til: propostas para a formação integral da criança.
São Paulo: Petrópolis, 2003
Dewey, John. Arte como Experiência. Trad. Vera
Ribeiro. São Paulo: Martins Fontes, 2010
Goodkin, Doug. Play, sing, & dance: an introduc-
tion to Orff Schullwerk. 2.ed. New York: Schott,
2004
Haselbach, Barbara. Reflexiones sobre los aspec-
tos educativos de la danza em el Orff-Schulwerk
(1984/2010). In: Haselbach, Barbara (Org.).
Textos sobre teoría y práctica del Orff-Schulwerk.
Volumen I. Textos básicos sobre el Orff-
Schulwerk Años 1932-2010. Vitoria-Gasteiz:
Agruparte, 2011.p. 71-78
Montessori, Maria. A criança. Lisboa: Por-
tugália Editora, s.d.
Montessori. A mente da criança (mente absorven-
te). Trad. Pedro da Silveira. Lisboa: Portugália
Editora, 1971
OMB Organização Montessori do Brasil.
www.omb.org.br/educacao-montessori/filosofia
Orff, Carl. The Schulwerk. New York: Schott Mu-
sic Corp., 1978
Pacheco, José Augusto. Escritos curriculares.
São Paulo: Cortez, 2005
Sacristán, J. Gimeno. O currículo: os conteúdos
do ensino ou uma análise prática? In: Sacristán,
J. Gimeno; Gómez, A. I. Pérez. Compreender e
transformar o ensino. Trad. Ernani F. da Fonseca
Rosa. 4. ed. Porto Alegre: ArtMed, 1998
Warner, Brigitte. Orff-Schulwerk: applications
for the classroom. Upper Saddle River: Prentice
Hall, 1991
A Educação Infantil para as crianças da CEU:
um direito ainda sem garantias?

Keila de Oliveira Urrutia Pedagoga, mestranda em educação no Programa de Pós-Graduação em


Educação da UFSM.
Sueli Salva Pedagoga, Drª em Educação pela UFRGS, Professora do departamento de Metodologia do
Ensino da UFSM, Professora do Programa de Pós-Graduação da UFSM, atualmente em licença para a
realização de Pós-doutorado na UNIMI/Itália.

Resumo nº 12.796, de 04 de abril de 2013, torna a edu-


Este artigo versa sobre as crianças que residem cação básica obrigatória a parir dos 4 anos de
na Casa do Estudante Universitário II (CEU idade. Como esse direito está sendo garantido
II) da Universidade Federal de Santa Maria a essas crianças? É o que pretendemos abordar
(UFSM). Emerge de um projeto de pesquisa de- neste artigo.
senvolvido com as crianças e seus pais durante
o período de quatro anos. Palavras-Chave
  A pesquisa inspira-se nos pressupostos da Crianças; Educação Infantil; Direito
etnografia e apresenta diferentes nuances que
delineiam um quadro figurativo das vidas de Introdução
crianças e jovens. Durante o tempo de vigência Esta reflexão emerge do projeto de pesquisa re-
da pesquisa pudemos acompanhar esses sujei- alizado com as crianças e jovens que moram na
tos no espaço da educação infantil mais preci- Casa do Estudante Universitário II (CEU II) da
samente na Unidade de Educação Infantil Ipê Universidade Federal de Santa Maria (UFSM).
Amarelo (UEIA) e perceber a importância desta   A pesquisa intitulada Infância, Juventude e
para o desenvolvimento das crianças e como Formação Educacional: um estudo sobre a vida co-
aliada das jovens mães no cuidado e educação tidiana dos ‘pais’ e das crianças que vivem nas CEU
das crianças viabilizando a permanência destas da UFSM foi desenvolvida no período de maio
na Casa do Estudante. de 2010 a agosto de 2014.
  Nesse artigo nos deteremos nas dificuldades   A investigação é de caráter qualitativo, lon-
enfrentadas por jovens e crianças para garan- gitudinal, construída a partir dos pressupostos
tir o acesso das crianças moradoras da CEU a da etnografia.
educação infantil, problematizando aspectos   Conforme Angrosino (2009, p.30) a etno-
relativos ao direito a educação infantil e agora a grafia é a arte e a ciência de descrever um grupo
obrigatoriedade a partir da promulgação da Lei humano – suas instituições, seus comportamentos

134 MoMo 4 • Dicembre 2015


interpessoais, suas produções materiais e crenças, dade e passa a ser uma Unidade de Educação
é uma abordagem que prevê um contato direto Infantil, que passa a ser denominada de Unida-
com o grupo investigado. Segundo André (2000) de de Educação Infantil Ipê Amarelo (UEIIA), ou
a etnografia possibilita uma grande quantidade seja, torna-se uma escola pública de educação
de dados descritivos, principalmente através da infantil ligada a UFSM.
observação participante que permite ao pesqui-   Portanto, desde o ano de 2011, o que era antes
sador realizar descrições, seja de fatos, ações, denominado carinhosamente de “Ipê Amarelo”
comportamentos e assim delinear um quadro passa a ser uma Unidade da Educação Infantil
figurativo para realizar interpretações sobre da UFSM e deve atender a toda a comunida-
aquela realidade. de. A disponibilidade de vagas não pode mais
  A observação participante é uma estratégia ser feita por meio de reserva aos/as filhos/as
que permite ao pesquisador se envolver nas ati- de estudantes, de servidores e professores da
vidades rotineiras do grupo estudado, mas não UFSM. Nesse sentido, as crianças filhos/as dos/
pode ser considerada um método de pesquisa. as jovens que nasceram depois de 2011 só po-
Segundo Angrosino (2009, p. 77) a observação dem ter a vaga garantida através de sorteio. As
participante é uma combinação do pesquisador jovens mães que não conseguem vaga para os/
(participante de algum modo) com a técnica real as seus/as filhos precisam deixa-los/as aos cui-
de coleta de dados (observação). Diante disso, a dados de outras jovens estudantes ou matricu-
pesquisa utilizou como método de produção de lar as crianças em outras instituições.
dados a observação do cotidiano das crianças   Nesse artigo nos deteremos nas dificuldades
na CEU e nas instituições de Educação Infan- enfrentadas por jovens e crianças para garan-
til e registro em diário de campo, entrevista, tir o acesso das crianças moradoras da CEU a
análise documental. O interesse em realizar a educação infantil, problematizando aspectos
pesquisa surge do estranhamento ao saber que relativos ao direito a educação infantil e agora a
existiam crianças que habitavam com os jovens obrigatoriedade a partir da promulgação da Lei
pais e mães as residências universitárias. nº 12.796, de 04 de abril de 2013, torna a edu-
  Em relação a inserção das crianças na edu- cação básica obrigatória a parir dos 4 anos de
cação infantil, tínhamos a hipótese que esse idade. Como esse direito está sendo garantido
direito estava preservado, uma vez que no cam- a essas crianças? É o que pretendemos abordar
pus da UFSM encontrava-se o Núcleo de Edu- neste artigo.
cação Infantil Ipê Amarelo (NEIIA), que aten-
dia as crianças filhos/as dos/as servidores/as, A Casa do Estudante Universitário II (CEU II)
funcionários/as e estudantes da universidade A pesquisa foi desenvolvida nas Residências
através de um Projeto de Ensino, Pesquisa e Universitárias da UFSM, principalmente da
Extensão ligado ao Núcleo de Desenvolvimen- Casa do Estudante Universitário II (CEU II), lo-
to Infantil do Centro de Educação da UFSM. calizada no Campus da UFSM, já que na Casa do
Observamos que esse atendimento ocorria com Estudante Universitário I (CEU I), localizada no
as crianças com mais de um ano de idade até Centro da cidade, havia uma criança no segun-
o ano de 2011. A garantia dessas vagas estava do semestre de 2010 (a partir de Junho de 2010,
ancorada no fato dos/as jovens pais e mães pos- quando iniciamos a pesquisa qualitativa). Esta
suírem benefício Socioeconômico (O Benefício criança foi embora juntamente com sua mãe,
Socioeconômico (BSE) é um direito do aluno que havia concluído o curso de graduação em
da UFSM, regularmente matriculado em cur- Dezembro de 2010. Segundo dados (disponível
sos presenciais, que se encontra em situação em: http://w3.ufsm.br/ceu2/site/?page_id=41.
de vulnerabilidade social. Abrange os seguintes Data de acesso: 09 de Julho de 2013) a CEUII foi
benefícios: Moradia Estudantil, Alimentação e criada em 1968 para atender a necessidade de
Transporte) e também através de um acordo moradia dos alunos de baixa renda provenien-
entre a Pró-Reitoria de Assuntos Estudantis tes de cidades do interior do estado, inicialmen-
(PRAE) e o Projeto do NEIIA. te destinada apenas para alojamento masculino
  Contudo, em 2011, o NEIIA passou a fazer e, embora pareça contraditório, era necessário
parte da estrutura organizacional da universi- pagar mensalidade. A persistência dos alunos
em busca de melhorias fez com que no início se divertem, choram, sorriem, aprendem e en-
da década de 70 fossem criadas políticas de as- sinam. Essas crianças, ao habitarem num lugar
sistência estudantil para que as mensalidades criado para a moradia de estudantes, se estabe-
fossem extintas. lecem como atores e transformadores sociais.
  A década de 1970 também marcou o início Segundo Certeau (1994, p.201-202) um lugar é a
de uma grande conquista: a moradia estudantil ordem (seja qual for) segundo a qual se distribuem
feminina. Isso aconteceu porque duas alunas elementos nas relações de coexistência e o espaço é
não tinham onde morar e resolveram ir morar um lugar praticado. Com isso, quer nos dizer que
em um bloco da CEUII. Apesar da resistência de um lugar pode ser transformado num espaço
alguns moradores, as alunas não saíram mais pelas ações do ser humano. Assim, a Casa do
da Casa, dando abertura para que até hoje as Estudante Universitário, é transformada pelas
mulheres também tenham acesso à moradia crianças num espaço onde a infância também
estudantil que hoje não faz mais distinção de constrói história e sentido.
sexo e nem de gênero.
  A estrutura física da Casa é composta por A Unidade de Educação Infantil Ipê Ama-
22 blocos com três (3) andares cada um, alguns relo (UEIIA)
apartamentos possuem espaço para dois (2) A UEIIA, antes denominada Núcleo de Edu-
estudantes, outros para quatro (4) e outros cação Infantil Ipê Amarelo, existe desde 1970
para seis (6). As crianças não possuem oficial- em projeto do reitor fundador da Universida-
mente um espaço exclusivo, mas por conta de de Prof. Mariano da Rocha que colocou a pedra
acordos internos com a diretoria da Casa, as fundamental no local em que anos mais tarde
mães (falamos em mães porque atualmente não seria construída a Creche Ipê amarelo. No en-
há o caso de um pai morando sozinho com o/a tanto, um longo caminho foi percorrido até ser
filho/a), em alguns casos, podem ficar sozinhas inaugurada em 24/04/1989. Surgiu a partir da
com as crianças no apartamento. Conforme in- luta dos servidores (Docentes e Técnico-admi-
formações de integrante da diretoria da Casa nistrativos da UFSM) por um lugar que pudes-
isso não é oficializado, mas no cadastro que se acolher com qualidade seus filhos e filhas no
cada estudante mantém, junto a seu respecti- período de trabalho.
vo apartamento é colocado o nome da mãe e ao   De 1989 a 1992 funcionou de forma gratuita
lado “criança”, assim a vaga não fica aberta. Há aos filhos dos servidores e, em 1993 o governo
casos também de crianças que residem com a federal instituiu o auxilio “pré-escolar”, o que
mãe ou pais e com outros estudantes. levou a Universidade desobrigar-se de atender
  O interior dos apartamentos e o Ipê Amarelo aos filhos dos servidores. A creche necessitou
(no caso da criança) foram os locais onde acon- então ser subsidiada pelos pais e ficou vincu-
teceram a maior parte dos acompanhamen- lada a Coordenadoria de Qualidade de Vida da
tos das rotinas dos/das jovens e crianças. No Pró-Reitoria de Recursos Humanos. A partir de
espaço do apartamento, por vezes sentada nas 16 de dezembro de 2002, o NEIIA foi transferi-
camas ou no chão brincando com as crianças, do para o Centro de Educação onde as atividades
foi possível aproximação com as crianças e da serão desenvolvidas na forma de projeto de ensino,
realidade vivenciada por elas e suas companhias pesquisa e extensão […] mediante apresentação
jovens. Compõe o ambiente dos apartamentos por parte de sua coordenação de uma Proposta
além da cama, o fogão, a geladeira, alguns li- Modelo Didático/Pedagógico a ser implantada.
vros de estudo, papéis, computador, brinque- (CANCIAN, 2009, p. 176-177)
dos, livros infantis, mamadeira, fraldas e às   Em 2011, a partir da Resolução N° 1 de 10 de
vezes berço. Os objetos relacionados à infância Março de 2011 as Unidades de Educação Infantil
e às crianças de alguma forma eram marcas da- mantidas e administradas pelas Universidades são
quele espaço em que habitavam estudantes e consideradas como instituições públicas de ensino,
crianças. O espaço do Ipê Amarelo também foi mantidas pela união e integram o sistema federal
um lugar compartilhado com as crianças. de ensino. (SILVA, 2012, p.91)
  A Casa do Estudante é o espaço que as   A partir disso em 18 de Novembro de 2011
crianças reconhecem como seu, onde brincam, através do parecer favorável do Conselho de

136 MoMo 4 • Dicembre 2015


Ensino, Pesquisa e Extensão o Ipê Amarelo pas- construção social e histórica do ocidente, que
sa a fazer parte da estrutura organizacional da não existe desde sempre e que foi elaborada ao
universidade e a ser chamado de Unidade de longo do tempo.
Educação Infantil Ipê amarelo. (UEIIA) (Silva,   O que Ariès demonstra é a construção hi-
2012) stórica de um sentimento da infância, isto é,
  Portanto, desde 2011 o Ipê Amarelo passa a ser a definição de uma particularidade da infân-
uma Unidade da Universidade Federal de Santa cia em relação a vida adulta. Os estudos mais
Maria e que deve atender a toda a comunidade contemporâneos como da Sociologia da Infân-
diferente de anos atrás em que havia reserva de cia compreendem a ideia de que as crianças não
vagas aos filhos de servidores, professores e alu- são e não existem como seres abstratos e genera-
nos da universidade que possuíssem Benefício lizáveis. (Barbosa, 2007, p. 1065)
Socioeconômico. Entretanto segundo infor-   Não há como pensar a infância como uma ex-
mações de uma professora ligada a instituição, periência heterogênea e absorta de sentidos e
o Ipê Amarelo passou por um período de tran- significados próprios, como seres que somente
sição. No período de 2011 a 2014 não são abertas sofrem influências culturais e sociais. Enten-
para as crianças em decorrência da dificuldade demos que as crianças constroem novas cultu-
de pessoal para atendimento uma vez que não ras e contribuem para a transformação social.
havia ainda vaga para docentes (Em 2014 foram Conforme Trevisan, 2007, p.42: A criança recebe,
liberadas seis vagas para docentes atuarem na transforma, e recria aquilo que absorve, modifica
Unidade de Educação Infantil Ipê Amarelo, as e lhe dá novos significados. Não é então possível
quais tomaram posse em janeiro de 2015.) continuar falar de infância, mas de infâncias, as-
  Nesse sentido, as crianças filhos/as dos/ sumindo-se que ela varia de cultura para cultura,
as jovens que nasceram depois de 2011 não de sociedade para sociedade e mesmo dentro de
estão frequentando a instituição, (atualmente grupos aparentemente uniformes.
somente uma criança, que já era aluno do Ipê   Das novas propostas de estudo sobre a infân-
Amarelo desde 2010, é aluno da unidade) o que cia emerge também o conceito de culturas in-
faz com que os/as jovens se revezem no cuida- fantis. As crianças possuem formas próprias e
do com as crianças (em um turno a criança fica específicas de agir, de pensar, de interpretar e
com o pai (quando este reside na CEU), em ou- de estar no mundo, que podem ser diferentes
tro com a mãe, ou ainda com alguma amiga que das dos adultos ou possuir alguma relação com
se dispõe ajudar, ou matriculem as crianças em aquilo que vivenciam e apreendem em seus
outras instituições que são, por vezes, de difícil contextos.
acesso já que para chegar precisa de ônibus ou   A infância é simultaneamente uma categoria
caminhar um longo trecho. Conforme infor- social, do tipo geracional, e um grupo de sujeitos
mações de um integrante da diretoria da Casa, ativos, que interpretam e agem no mundo. Nessa
as mães estão recebendo um auxilio-creche (O acção estruturam e estabelecem padrões culturais.
auxílio creche é fornecido pela Pró-Reitoria de As culturas infantis constituem, com efeito, o mais
Assuntos Estudantis PRAE)que pode, de algu- importante aspecto na diferenciação da infância.
ma forma, facilitar o acesso das crianças a edu- (Sarmento apud Barbosa, 2007, p.1066).
cação infantil.   Ao considerarmos a Antropologia, Cohn
(2005, p. 21) nos diz que a infância é um modo
As crianças da CEU universal e não particular de pensar a criança.
A infância nem sempre foi da mesma maneira,   Conforme a autora devemos considerar que a
assim como as crianças nem sempre foram vi- ideia de infância em outras culturas e socieda-
stas da mesma forma. Durante um longo perío- des pode ser diferente ou mesmo nem existir.
do da história as crianças ficaram ausentes dos Por isso a importância de pensar as crianças a
registros. Desde a publicação dos primeiros partir de seus contextos.
estudos sobre a infância percebemos uma signi-   Ao longo da pesquisa (no período de Junho
ficativa mudança em relação ao que pensáva- de 2010 a Dezembro de 2012), tivemos contato
mos sobre o que é a infância. O estudo de Ariès com treze (13) crianças, oito (8) do sexo femini-
(2006) demonstra que a ideia de infância é uma no e cinco (5) do sexo masculino. As idades va-
riaram de alguns meses de vida, dois anos, três, creches e pré-escolas as crianças de 0 a 06 anos de
quatro, cinco e seis anos. idade. (Brasil, 1990)
  Das treze (13) crianças, oito (8) nasceram na   Em 1996, a Lei de Diretrizes e Bases da Edu-
CEU II, ou seja, são frutos de relacionamentos cação LDB9.394/96 estabelece a Educação In-
dos jovens quando já eram estudantes, e cinco fantil como a primeira etapa da educação Básica
(5) já vieram com suas mães residir na Casa. e inclui a Educação Infantil entre as diretrizes
Quatro (4) crianças moram com o pai e a mãe que regem a educação.
e outros estudantes, seis (6) moram somente   Os Parâmetros Nacionais de Qualidade para
com as mães e três (3) moravam com a mãe e Educação Infantil (2006) têm como principal
outros estudantes. objetivo estabelecer padrões de referência orien-
  Entre as crianças que não moravam com o tadores para o sistema educacional no que se refere
pai, uma morava em frente ao apartamento de à organização e funcionamento das instituições de
sua residência e não mantinha mais relaciona- Educação Infantil (Brasil, 2006, p.7) e apontam
mento amoroso com a mãe. Três (3) crianças diferentes aspectos sobre uma prática educa-
tinham pais que residiam em outra cidade ou tiva que respeite os direitos das crianças em
em Santa Maria e mantinham relacionamento busca de uma sociedade mais democrática. As
amoroso com a mãe. Quatro (4) tinham pais Diretrizes Curriculares Nacionais para a Edu-
que residiam em outra cidade ou em Santa Ma- cação Infantil definem é obrigatória a matrícula
ria, e não mantinham relacionamento amoroso na Educação Infantil de crianças que completam 4
com a mãe. ou 5 anos até o dia 31 de março do ano em que ocor-
  Conforme Finco (2010, p. 102) fazer pesquisa rer a matrícula. (Brasil, 2010 p.15)
etnográfica com crianças pequenas envolve certo   A Lei nº12.796, de 04 de abril de 2013 no Ar-
número de desafios uma vez que os adultos são tigo 4° inciso I institui a educação básica obri-
percebidos como poderosos e controladores da vida gatória e gratuita dos 4 (quatro) aos 17 (dezessete)
das crianças. Para evidenciar o protagonismo e anos de idade. (Brasil, 2013)
importância das crianças buscamos sempre va-   Em todos os documentos as crianças estão
lorizar suas falas, as maneiras como se relacio- contempladas, mas ainda assim o esforço, tan-
navam com os/as jovens, funcionários da uni- to dos movimentos sociais, sociedade civil e
versidade e outras crianças, e principalmente instituições deve ser contínuo para que o aten-
suas brincadeiras. Ao valorizarmos a condição dimento a criança em creches e pré-escolas se
infantil brincante (FINCO, 2010) conseguimos efetive e mais do que isso, que seja um atendi-
nos aproximar das crianças. mento de qualidade.
  No intuito de contribuir para a reflexão sobre
Criança: Sujeito de direito a educação a importância da educação para a criança enfa-
Ao refletirmos sobre os direitos das crianças tizamos que é fundamental que as crianças mo-
devemos ter como premissa que as elas não são radoras da Casa do Estudante possam frequen-
um vir a ser, elas merecem atenção e políticas tar a educação infantil garantindo o direito de
que atendam o seu presente e não simplesmen- convivência com outras crianças e aproximação
te pensem somente no seu futuro. Para Faria com o conhecimento científico. Essa reflexão é
apud Finco (2010, p.64) enxergar a criança como importante não só porque a Lei nº12.796 torna
sujeito de direito possibilita a desconstrução a ide- a educação básica obrigatória dos quatro aos
ia de sua incompletude com relação ao adulto. dezessete anos, instituindo como atendimen-
  Um breve traçado histórico sobre a con- to obrigatório a crianças na educação infantil,
strução de políticas públicas para as crianças mas também porque em muitos contextos ain-
aponta que a Constituição Federal de 1988 in- da prevalece a ideia de que a criança pequena
stitui a Educação Infantil como um dever do precisa apenas ser cuidada e assistida conside-
Estado e um direito de todas as crianças. rando, principalmente, necessidades de higiene
  Em 1990, o Estatuto da Criança e do Adole- e alimentação.
scente através da Lei n° 8.069/1990 Art. 54 ga-   Conforme Abramowicz (1990, p. 15) a ideia
rante que é dever do Estado assegurar a criança e de cuidar sempre esteve mais associada a educação
ao adolescente […] Parágrafo IV: Atendimento em das crianças pobres, tal ideia faz parte do ideário

138 MoMo 4 • Dicembre 2015


construído, sobretudo pelas ciências humanas, que era gerado na barriga.
vê os pobres como aqueles a quem tudo falta.   Outro aspecto importante é que a escola e
  Essa prática está associada a uma visão assi- especialmente a UEIIA para as crianças mora-
stencialista da educação Infantil que ao longo doras das CEUs possibilita a interação e socia-
dos anos vem sendo desconstruída graças aos lização com seus iguais o que por vezes é difícil
avanços nos estudos dessa área, as lutas dos no interior das CEUs. O que nos leva a pensar
movimentos sociais e instituições educacionais que aquele era um espaço privilegiado para as
e aos avanços nas políticas de direitos destina- crianças das CEUs.
das as crianças pequenas.   É recorrente no discurso das crianças falar
  As Diretrizes Curriculares Nacionais para que gostam muito da escola e contarem suas
a educação Infantil de 2010 apontam o cuida- experiências no interior da mesma quando
do como algo indissociável ao processo educativo. dizem: eu gosto muito das coisas que faço na
(Brasil, 2010, p. 19) minha escola ou eu estou aprendendo sobre
  Podemos perceber que tantos os Referenciais os dinossauros na escola! Hoje eu fiz um bolo
Curriculares quanto as Diretrizes Curriculares na minha escola! Sabia que eu dormi na escola
defendem a indissociabilidade do cuidar e edu- sozinho! As jovens mães também reconheciam
car na Educação Infantil. Ao falamos do trabal- a importância da Unidade para a educação das
ho na educação infantil que leve em conta essa crianças, se consideravam privilegiadas por te-
prática consideramos que: na organização inten- rem os filhos matriculados na instituição e in-
cional de um trabalho de cuidar dessas crianças e feriam que esta era de suma importância para
educá-las, que tenha como perspectiva possibilitar o prosseguimento de seus estudos uma vez que
que elas aprendam determinados conhecimentos, a criança ficava na instituição enquanto elas
instrumentos, procedimentos e valores da cultu- estudavam e trabalhavam.
ra, os professores deverão adequar sua prática pe-   Dessa forma, a educação infantil como um
dagógica as necessidades especificas e as possibili- direito constituído para as crianças e mais re-
dades de desenvolvimento e aprendizagem. (Dias centemente como uma etapa obrigatória do
2007, p.53) ensino básico é para as crianças das CEUs um
  Nesse sentido, a educação infantil pode se lugar onde aprendem outras formas de inter-
estabelecer como aquela que de alguma maneira pretar o mundo talvez diferente das aprendi-
contribui para que as crianças transformem seus das nas CEUs, é o lugar onde se relacionam e
conhecimentos informais adquiridos através de interagem com outras crianças, um lugar onde
suas práticas sociais estabelecidas no seu dia-a-dia exprimem suas formas de vidas.
em conhecimentos formais. (Ibidem, 2007)   Entretanto, o direito a educação infantil não
  A rica vivência das práticas sociais, num garante a vaga para as crianças nas escolas de
processo de apropriação e transformação dos educação infantil. Com a institucionalização
conhecimentos informais, emerge, muitas ve- da UEIIA não há garantias de vagas para es-
zes da curiosidade e interesse das crianças, a sas crianças o que leva as mães a procurarem
necessidade de buscar o conhecimento formal vagas em outras instituições localizadas em
para melhor conhecer e compreender a realida- lugares distantes da CEU onde também mui-
de física e social. (Dias, 2007, 54) tas vezes não conseguem vagas. Muitas vezes
  Isso pode ser percebido nas vivencias das as jovens não conseguem manter a criança na
crianças na UEIIA, quando ainda era NEIIA e escola e quando a criança deixa de ir a escola e
que várias crianças filhas/os de estudantes fre- mãe também interrompe parte de seus rotina
quentavam. Em um dos momentos de obser- acadêmica, ou seja, tem suas trajetória forma-
vação um menino mostrou um desenho e disse tiva dilatada. Percebe-se assim, que os rastros
que era sua mãe com ele na barriga. Ele con- de história de exclusão de mulheres e crianças
tou que na escola estavam aprendendo sobre os ainda se reeditam no presente e nos leva a pen-
bebês. A mãe explicou que na turma do menino sar que para ter equidade é preciso ir além de
na escola estava sendo desenvolvido um proje- direitos iguais para todos. Direitos iguais não
to sobre a gestação que teve origem a partir de garante igualdade de oportunidades.
uma pergunta das crianças, sobre como o bebê   Isso nos leva a pensar que este é um direito
ainda sem garantias já que, muitas vezes, não
é oferecido um número de vagas suficiente que
atenda a demanda das crianças pequenas, pois
entendemos que este é um direito das crianças
independente da condição financeira ou de tra-
balho de seus pais/mães.

Considerações Finais
Neste artigo tentamos apresentar e problemati-
zar alguns elementos que constituem a pesqui-
sa realizada com as crianças e jovens moradores
da Casa do Estudante da UFSM, principalmen-
te no que se refere à relação delas com a insti-
tuição de educação infantil e o acesso delas a
essas instituições.
  Durante a realização da pesquisa pudemos
perceber a importância dessa etapa do ensino
na vida das crianças e das jovens mães. Além
de auxiliar na aprendizagem, desenvolvimen-
to e socialização das crianças a instituição de
educação infantil possibilita que as mães conti-
nuem suas trajetórias acadêmicas uma vez que
durante o tempo que as crianças estão na in-
stituição elas frequentem as aulas e trabalham.
  Contudo, apesar de legalmente existir o di-
reito das crianças a educação infantil, muitas
vezes, não há garantia de vagas há dificuldade
de acesso das crianças as instituições. Isso nos
leva a pensar que é necessário não somente leis
que regulamentem o acesso das crianças nas
instituições de educação infantil, mas também
que existam investimentos estruturais que ga-
rantam a disponibilidade de vagas uma vez que
esse é um direito da criança e também políticas
especificas direcionadas as jovens universitári-
as, residentes na CEU, mães ou não com vistas
a problematizar a situação, tanto das crianças
que vivem na CEU, como das mães. Diante dis-
so, faz-se necessário a emergência de uma pro-
blematização em torno desses aspectos, a fim
de que as políticas voltadas às crianças sejam
efetivadas.

140 MoMo 4 • Dicembre 2015


Referências bibliográficas
Abramowicz, Anete. O direito das crianças à edu- ccivil_03/_Ato2011-2014/2013/Lei/L12796.htm
cação infantil. Pro-Posições, Campinas, v.14, n.3 Brasil. Referenciais Curriculares Nacionais para a
(42), p. 13-22, set/dez. 2003 Educação Infantil. Ministério da Educação/Se-
Andre, M.; Ludke, M.. Pesquisa Em Educação: cretaria de Educação Básica, Brasília, DF, 1998
Abordagens Qualitativas. São Paulo: EPU, 2000 Cancian. Viviane Ache. Núcleo de Educação Infantil
Angrosino, Michael. Etnografia e Observação Ipê Amarelo. In Ferreira, Ione Mendes Silva. Unida-
Participante. Tradução: José Fonseca. Porto des de Educação Infantil nas Universidades Federais:
Alegre: Artemed, 2009, p. 138 os caminhos percorridos. Goiânia: Funape, 2009
Ariès, Philippe. História Social da Criança e da Certeau, Michel. A Invenção do Cotidiano - as ar-
Família. Rio de janeiro: LTC, 2006. tes de fazer. Petrópolis: Vozes, 1994
Barbosa, Maria Carmem Silveira. Culturas esco- Cohn, Clarice. Antropologia da Criança. Rio de
lares, Culturas de infância e Culturas Familiares: Janeiro: Jorge Zahar Ed., 2005
as socializações e a escolarização no entretecer de- Dias, Fátima Regina Teixeira de Salles; Faria,
stas culturas. Educação e Sociedade, Campinas, v. Vitória Líbia de Barreto. O currículo na educação
28, n.100, p. 1050-1079, out. 2007. infantil. Presença Pedagógica. [SL], v.13, n. 17, p.
Brasil. Constituição (1998). Constituição da 48-57, mar/abr. 2007
República Federativa do Brasil: promulgada em Finco, Daniela. Educação Infantil, espaços de con-
5 de outubro de 1988. www.planalto.gov.br/cci- fronto e convívio com as diferenças: Análises das
vil_03/Constituicao/Constituicao.htm interações entre professoras e meninas e meninos
Brasil. Estatuto da Criança e do Adolescente. Bra- que transgridem as fronteiras de gênero. São Pau-
silia, DF, 13 Jul. 1990. www.planalto.gov.br/cci- lo, 2010. Tese (Doutorado em Educação) – Facul-
vil_03/leis/l8069.htm dade de Educação, Universidade de São Paulo.
Brasil. Lei de Diretrizes e Bases da Educação. www.teses.usp.br/teses/disponiveis/48/48134/
Brasília, DF, 20 Dez. 1996. www.planalto.gov.br/ tde-20042010-135714
ccivil_03/leis/l9394.htm Silva, Vania Maria Almeida. A trajetória da Edu-
Brasil, Referenciais Nacionais de Qualidade para a cação Infantil na UFSM: 23 anos de história do Ipê
Educação Infantil. Ministério da Educação/Secre- Amarelo. Ipê Amarelo. 2012. 143 f Dissertação
taria de Educação Básica, Brasília, DF, v I, 2006 (Mestrado em Educação). Universidade Federal
Brasil. Diretrizes curriculares nacionais para a de Santa Maria, Santa Maria, 2012
educação infantil. Ministério da Educação/ Se- Trevisan, Gabriela de Pina. Amor e afectos entre
cretaria de Educação Básica. Brasília, DF, 2010 crianças: A construção social de sentimentos na in-
Brasil. Lei nº12.796, de 04 de abril de 2013 alte- teração de pares. In: Sarmento, Manuel Jacinto
ra a Lei no 9.394, de 20 de dezembro de 1996 [et.al.]; Dornelles, Leni Vieira (Org.). Produzin-
Diário Oficial [da] República Federativa do Brasil, do pedagogias interculturais na infância. Petrópo-
Brasília, DF, 4 Abril 2013. www.planalto.gov.br/ lis, RJ: Vozes, 2007. Cap. 2, p.41
O letramento em língua inglesa na educação
infantil: um olhar sobre a prática pedagógica
Juliana Pereira Souto Barreto  Mestre em Linguística Aplicada; professora de Língua
Inglesa do Núcleo de Educação da Infância – NEI/CAp – UFRN e aluna de Doutorado em
Linguagem pela PUC/SP.

Resumo cias empíricas no âmbito da pesquisa e da práti-


O objetivo deste trabalho é analisar como se ca docente relativa ao ensino de língua inglesa
dá o processo de letramento da língua inglesa no contexto da Educação Infantil.
como língua estrangeira a partir da prática pe-   A respeito dos resultados obtidos foi possível
dagógica com crianças de 4 e 5 anos na Educação concluir que, a depender da escolha do fazer e
Infantil. Caracteriza-se aqui a língua estrangei- da ação, observando os cuidados e planejamen-
ra como recurso de formação de cidadania e de tos que se devem ter ao trabalhar com crianças
estímulo cultural, além de elemento facilitador nesta faixa etária e não deixando de lado as
de interação entre as diferentes culturas e po- peculiaridades necessárias à aquisição de uma
vos. Esta pesquisa justifica-se uma vez que se língua, o letramento em língua inglesa pode le-
faz necessário uma investigação mais apurada var as crianças a uma percepção maior da lin-
quanto às ações pedagógicas que possam pro- guagem em seu entorno, relacionando aspectos
porcionar uma produção linguística, que im- da cultura do outro, de forma a desenvolver
plique no processo de letramento da língua em maior consciência e valorização do processo de
questão. letramento da língua materna, bem como da
  Considerando as teorias de Piaget, Vygotsky, própria cultura.
Montessori e Chomsky, apontam-se questio-
namentos relacionados as atividades pensadas Palavras-chave
para a sala de aula, os benefícios proporciona- Letramento; Língua Inglesa; Prática Pedagógi-
dos pelas atividades e, por fim, de que forma ca; Educação Infantil.
a escolha da ação, ou seja, dessa prática pe-
dagógica contribui para o letramento dessas Ao pensarmos o processo de aquisição da Língua
crianças em língua inglesa. Do ponto de vista Inglesa por crianças na Educação Infantil acaba-
metodológico, trata-se de uma pesquisa de mos por relacionar fatores próprios da infância
caráter teórico-reflexivo a partir de experiên- com o desenvolvimento da prática pedagógica.

142 MoMo 4 • Dicembre 2015


Observamos fatores como a maturidade cogniti-   Ao analisarmos o trabalho que se faz com a
va e emocional, as relações sociais com o meio em língua, seja esta a materna ou não, faz-se ne-
que vive, bem como o desenvolvimento orgânico cessário estabelecermos uma referencia direta
e biológico da criança. Todos esses fatores, asso- com as teorias de aquisição de linguagem e com
ciados a um planejamento bem articulado e que a analise psicológica do comportamento verbal.
atenda as características da Educação Infantil,   Dessa forma, ao tratarmos de língua como
priorizando as particularidades da aquisição de objeto de estudo, devemos considerar as habili-
uma língua estrangeira, nos leva a crer que o dades e os estilos de aprendizagem da expressão
letramento em Língua Inglesa é capaz de gerar linguística própria de cada aluno, respeitando
na criança uma percepção maior da linguagem seu tempo e seu processo de construção.
em seu entorno. Essa percepção acontece uma   No intuito de compreendermos de for-
vez que a criança está apta a relacionar aspec- ma mais consciente como se dá o processo de
tos da cultura do outro de forma a desenvolver aquisição da linguagem, recorremos à psicolin-
uma maior consciência e valorização do processo guística, uma vez que a linguagem se constrói a
de letramento da própria língua materna, bem partir da interação do individuo com o meio e
como da cultura que a circunda. suas relações representativas. Ao trabalharmos
  E como tudo isso acontece? Para início de com a aprendizagem de uma língua estrangei-
conversa, quando consideramos os aspectos a ra, sem estarmos aqui a analisar o bilinguismo,
cima mencionados, percebemos que a criança deparamo-nos com um complexo panorama de
da Educação Infantil já possui uma bagagem problemas que ainda não puderam ser solucio-
cultural significativa em relação a própria lín- nados quando relacionados à aquisição de uma
gua materna. Tal percepção facilita o processo língua estrangeira. Um destes problemas refe-
de aprendizagem de uma nova língua uma vez re-se ao tempo necessário da apreensão dos ele-
que a criança possui um prazer natural pela mentos em uma língua estrangeira e a relação
imitação, o que a leva a uma constante assimi- destes com o concreto.
lação do mundo externo.   Em língua maternal, relacionamos cada pa-
  A criança, nessa fase, é essencialmente cu- lavra com um objeto concreto existente ou
riosa e não tem medo de experimentar o novo. muito conhecido pela memoria auditiva do
Assim, o desenvolvimento de atividades lúdi- falante. Quando trabalhamos com uma língua
cas, que ajudam na construção e articulação da estrangeira, acabamos por estabelecer ligações
Língua Inglesa, torna-se de fácil formatação e de tradução, impossibilitando a organização
propícia a fase aqui estudada. mental desta linguagem e favorecendo somen-
  Outro ponto importante a ser observado e te a estrutura fonética entre os elementos das
analisado é a capacitação e motivação do pro- duas línguas, o que, muitas vezes, dificulta uma
fissional mediador deste processo. Este profes- compreensão geral da língua e não faz com que
sor necessita ter claro os processos de apren- o aluno realmente se expresse e se encontre na
dizagens inerentes a cada fase da criança, bem aquisição do novo idioma.
como saber selecionar e ter consciência do que   A psicolinguística questiona a reação entre o
oferecer, enquanto conhecimento, aos seus alu- aprendizado visual, ocorrido na língua mater-
nos, observando a funcionalidade da língua e na, e o auditivo, geralmente, ocorrido na lín-
a relevância de seu aprendizado para a criança. gua estrangeira, e até que ponto esta diferença
pode dificultar o processo de aprendizagem. A
O que nos diz a Linguística e os teóricos da diferente relação estabelecida, ao longo do pro-
Linguagem? cesso de aquisição da língua estrangeira, entre
A orientação básica e norteadora da prática pe- significante e significado faz com que a criança
dagógica com crianças é sempre a de que cada constantemente questione a funcionalidade da
uma delas possui seu próprio ritmo de maturi- segunda língua que aprende.
dade e de desenvolvimento, e que cada passo   O desenvolvimento cognitivo da criança na
dado por ela, seja qual for a área do conheci- Educação Infantil, especificamente de 4 e 5
mento, possibilita a construção das sequencias anos, necessita de um movimento concreto, o
linguísticas. qual viabilize o processo de assimilação e aco-
modação da informação. A construção da lin- tam. Para Timone (1983), o tipo de aprendiza-
guagem em outra língua torna-se abstrata por gem influencia também na aptidão linguística.
não relacionar-se com o significado, mas sim Esta aptidão encontra-se presente em todos os
com o significante da língua materna. Tal fato grupos que estabelecem relações com línguas
torna-se ainda mais explícito ao percebemos estrangeiras. J. B. Carol (1960, p. 14) afirma
que a criança não possui uma noção da exi- que: extensos estudos por mim realizados evi-
stência de milhares das línguas espalhadas pelo denciaram diferenças notáveis na aptidão para o
mundo, para ela, quando alguém lhe oferece estudo das línguas estrangeiras. Isto é verdadeiro
uma outra palavra para algo que ela já havia no- no que se refere tanto a crianças, quanto a adole-
meado anteriormente, seria como se estivesse scentes e a adultos. Mesmo que ficasse provado que
negando seu conhecimento prévio e/ou refu- as crianças aprendem as línguas mais rapidamen-
tando a primeira palavra aprendida. te do que os adolescentes, permanece de qualquer
  Para uma criança entender que em cada lu- modo o fato de que muitas entre ela encontram
gar se fala de uma maneira diferente seria ne- uma grande dificuldade.
cessário uma forte noção de tempo e espaço.   Assim, podemos entender que as crianças de
O que nos leva a pensar sobre qual seria o ta- Educação Infantil tenham uma maior facilida-
manho do mundo para uma criança. A resposta de de apreensão da língua, mas nunca se deve
mais apropriada parece ser a de que o mundo é esquecer que esta não é uma regra, e que pode-
do tamanho do seu conhecimento de mundo, mos nos deparar com dificuldades com as quais
assim o mundo se resume à escola, à família, não esperávamos.
ao lar e, quem sabe, à casa de alguns amigos e   Estudos mostram que a aptidão linguística
algumas partes da cidade, que a marcaram por está, provavelmente, associada a habilidades
algum motivo especifico. áudio-orais, como, imitar as series de sons da
  Ao fazer-se esta primeira analise já podemos nova língua; poder construir uma memoria
ver o grau das questões existentes quanto ao mecânica e auditiva para com esta língua; di-
ensino de uma nova língua: como inserir novos scriminar os sons além de reproduzi-los etc.
valores de forma efetiva sem negar os conhe-   Podemos ainda ressaltar a teoria chomskya-
cimentos já aprendidos, que acompanham a na na qual cada individuo nasce com uma carga
criança desde sempre, recebidos pelo contato inata de estruturas linguísticas biologicamen-
direto com sua língua materna? Se conceituar- te programadas, forma fonética, morfológica
mos língua como uma habilidade, teremos a e, até mesmo, sintática, o que muitos chamam
primeira língua como algo mecânico, diferente de gramatica internalizada. Sendo assim, pos-
do processo de construção da segunda língua e, suir-se-ia a gramatica internalizada de todas as
por isso, língua estrangeira. línguas do mundo e apenas ativar-se-ia a que
  Desse ponto de vista, trata-se de um proces- lhe fosse conveniente, no caso da infância, e da
so demorado, sistemático, sequencial e que deve língua materna. Este seria o motivo pelo qual
considerar a etapa do desenvolvimento cogniti- crianças tenderiam a ter mais aptidão linguísti-
vo próprio de cada fase do desenvolvimento da ca que adultos.
criança. Para que esta construção seja funcional   Para alguns estudiosos da área, a criança com
e relevante, o aluno deve sentir-se a vontade menos de 11 anos possui os esquemas cerebrais
com a aquisição de novas expressões, entenden- com maior flexibilidade, o que a predispõe para
do pouco a pouco que uma língua não restringe a aquisição de conhecimentos. Temos ainda a
a outra, pelo contrario a complementa. visão de Vygotsky, que afirmou que o conheci-
  Neste contexto, apontamos ainda para a mento se dá por meio da interação do pensa-
existência do obstáculo da aptidão linguísti- mento com a linguagem, sendo necessário a
ca, um fato praticamente irrefutável e que diz influencia do meio para a efetivação deste pro-
respeito a facilidade que um aluno possui na cesso. Seria necessário ainda, consideramos a
construção de um conhecimento em uma de- arbitrariedade aparente da aptidão linguística
terminada área. Isto nos possibilita entender ou os aspectos do desenvolvimento como fato-
a construção da língua estrangeira quando as res que poderão vir a influenciar no processo de
motivações do professor e do aluno se comple- construção da língua estrangeira.

144 MoMo 4 • Dicembre 2015


  A partir de pressupostos motessorianos, a desenvolver-se em diversas áreas, como na
compreendemos que a criança interage com o área cognitiva e afetiva, o que pode levá-lo ao
meio e, a partir deste, busca motivação para desenvolvimento integral, no qual ele passa a
suas realizações. dominar a linguagem, que se mostrará funda-
  Quando tratamos da língua materna, o mental para ele, respeitando os eixos da Edu-
próprio organismo constrói conhecimento por cação Infantil, bem como seu conhecimento de
meio de estímulos do meio, é a língua falada mundo, o que o levará a busca do conhecimento
por todos, entendida por todos e presente em de si mesmo.
quase todos os momentos da vida da criança,   Ao trabalhar com uma língua estrangeira, em
do jovem e do adulto. Podemos embasar este especial, a Língua Inglesa, a criança acaba por
pensamento também com o que nos diz as teo- desenvolver prazer pelo aprendizado, passando
rias de Jean Piaget quanto a assimilação, que é a buscar uma funcionalidade para os conteúdos
um processo no qual se desestabiliza o conjun- desenvolvidos pelo professor. Em alguns ca-
to de informações pré-existentes, o qual recebe sos, há ainda um aprofundamento baseado na
a informação que passa ser internalizada, com- automotivação, fator primordial no ensino da
preendida e utilizada quando há internalização, língua estrangeira, quando dado início desde a
entendimento com o processo de acomodação Educação Infantil, pois esta leva o aluno a se de-
que é o tempo individual que esta informação safiar, a buscar novos objetivos e a crescer por si
necessita para ser utilizada novamente. Esse só́. É aqui onde reside a diferença entre quem
processo é cíclico. viveu com o desafio e passou a necessitar deste
  Já, de acordo com o método Montessoria- e quem nunca o teve e passa a vida acomodado.
no, a evolução mental da criança acompanha Acredita-se que a ampliação do conhecimento
o crescimento biológico e pode ser identificada linguístico faz com que surja, simultaneamen-
em fases definidas, cada uma mais adequada te, uma reconstrução de conhecimentos em ou-
a determinados tipos de conteúdo e aprendi- tras áreas, desde gostos a comportamentos.
zado. Maria Montessori acreditava que nem   BUENO e LEAL (2003, p. 55) afirmam que,
a educação nem a vida deveriam se limitar às como elemento de autoconhecimento e de conheci-
conquistas materiais. Os objetivos individuais mento do outro, o estudo e aprendizagem de uma
mais importantes seriam: encontrar um lugar língua estrangeira contribui para o aperfeiçoamen-
no mundo, desenvolver um trabalho gratifican- to das relações pessoais e sociais, sendo assim,
te e nutrir paz e densidade interiores para ter a língua estrangeira torna-se um elemento de
capacidade de amar. A educadora acreditava construção social e interação cultural, que pas-
que esses seriam os fundamentos de quaisquer sa a ser importante para a formação cognitiva e
comunidades pacíficas, constituídas de in- social da criança.
divíduos independentes e responsáveis. A meta   A metodologia para o ensino de uma língua
coletiva é vista até hoje por seus adeptos como estrangeira mostra-se, em alguns aspectos, di-
a finalidade maior da educação montessoriana. ferente das metodologias aplicadas ao ensino
  Assim, este trabalho buscou, com base em da língua materna. Segundo Veiga (1991, p.93),
observações de práticas pedagógicas aplicadas a metodologia do ensino passa a se preocupar com
ao ensino da Língua Inglesa na Educação In- a atividade teórico-prática da acabo didática a par-
fantil, compreender e delinear quais os aspec- tir de uma concepção histórico-dialética do mundo
tos pedagógicos necessários e relevantes a para a compreensão e a intervenção no processo
construção da aquisição da Língua Inglesa por educativo.
alunos da Educação Infantil, tendo como eixo   Sendo assim, faz-se necessária a compre-
norteador premissas oriundas da escola mon- ensão do contexto e da valorização dos fatos
tessoriana. históricos para que haja uma construção de
diferentes conceitos, utilizando-se de métodos
Por que a Língua Inglesa? variados, que venham a atender à realidade.
Acreditamos que trabalhar com uma forma   Nos últimos séculos, diferentes métodos ou
diferente de linguagem, nesse caso, uma ou- abordagens surgiram, voltadas para o ensino
tra língua, na Educação Infantil, leva o aluno de línguas. No entanto, resulta que cada nova
metodologia ou abordagem surgida implicava estrangeira, os quais, basicamente, se resumem
no rompimento com a que lhe antecedia. Pode- a motivação externa. Acreditamos que a moti-
mos citar diferentes abordagens, como, a Abor- vação vinda do professor deve gerar no aluno
dagem da Gramática e Tradução e Abordagem curiosidade, interesse e desejo de aprender para
Direta, as quais possuem seus pressupostos que este perceba a funcionalidade do conteúdo
teóricos bem definidos. desenvolvido. O professor tem, como seu alia-
  A Abordagem da Gramatica e da Tradução, do, neste processo, diferentes possibilidades
conhecida como AGT, consiste no ensino da metodológicas, bem como o próprio aluno que
segunda língua tendo como referencia a língua é o foco do seu trabalho.
materna, sendo essencial três procedimen-   Com base em observações de sala de aula,
tos: memorização, conhecimento das regras aprendemos que o professor deve estar atento
necessárias para a utilização da língua e exer- as respostas dos alunos para que possa, quando
cícios de tradução e versão. O objetivo desta necessário, se adaptar as diferentes situações
abordagem é fazer com que o aluno domine a de aprendizagem. O aluno funciona como seu
gramatica da língua estrangeira e aprimore-se avaliador, quando este se mostra desinteressa-
na escrita desta. Em oposição, no sec. XVI sur- do, o professor necessita mudar sua estratégia
ge a Abordagem Direta, AD, que valoriza a lin- até que seu aluno demonstre que percebe um
guagem oral, estimulando o processo cognitivo significado no que vai aprender e supere as di-
para a utilização da língua. ficuldades com a proposta metodológica apre-
  Para esta abordagem, a linguagem escrita sentada pelo professor, que deve conscientizá-
torna-se complemento do processo de apren- lo do esforço necessário para construir uma
dizagem, que está fundamentado em ouvir, aprendizagem significativa. As motivações do
falar, ler e escrever respectivamente. Ao com- professor e do aluno serão os eixos norteadores
preender que esta abordagem quer que o aluno do trabalho pedagógico, pois ambas as partes
pense na língua estrangeira, a tradução não é percebem a importância do processo de ensino-
utilizada como recurso didático e a construção aprendizagem.
da língua se dá pela pratica ou pelo contexto.   O encaminhamento didático do professor
  Na Educação Infantil, os desenvolvimentos deve atender aos objetivos definidos previa-
da linguagem e do pensamento estão atrelados, mente e os estímulos do meio devem ser consi-
logo o processo de aprendizagem de uma língua derados quando falamos da construção de uma
estrangeira necessita de um encaminhamento língua estrangeira. Para o aluno pode parecer
didático pedagógico, que atenda à especifici- que a motivação e/ou a metodologia são fatores
dade deste nível de ensino. Considerando que irrelevantes na aquisição da língua. Sendo as-
as abordagens AGT e AD podem ser utilizadas sim, a motivação deve estar presente por meio
simultaneamente, bem como paralelamente de jogos, musicas, atividades lúdicas, sempre
quando necessário. O ecletismo destas propo- levando em conta as necessidades das crianças
stas metodológicas terá seu valor desde que em uma sala de aula dinâmica, em que o profes-
utilizado com consciência e objetividade. Con- sor possa mostrar sua intimidade e afetividade
forme afirma Merani (1977, p. 83), […] estão em para com a língua estrangeira, no caso, a Língua
função de experiência empírica, portanto, devem Inglesa , utilizando-a sempre, pois, a partir da
ser superados por uma nova experiência. É a partir sua experiência e da percepção da funcionalida-
desta visão aliada ao pressuposto de que todo pro- de da mesma, a criança construirá sua própria
cesso de ensino pressupõe ordenação de princípios motivação, já que o professor acaba lhe servin-
e de normas para o seu desenvolvimento, que surge do como exemplo.
a importância do método de ensino no âmbito da   A Língua Inglesa, por si mesma, já estabele-
educação escolar. ce uma relação de abstração com o aluno, além
de, muitas vezes, apresentar-se fora de sua
Um olhar sobre a prática pedagógica realidade, por isso deve-se ter um cuidado ao
Tendo feita as devidas explanações, a partir trabalhar com ela. Primeiramente, na escolha
de agora, nos debruçaremos sobre os fatores dos eixos temáticos abordados na Educação In-
extrínsecos a aprendizagem de uma língua fantil, há necessidade de se verificar os elemen-

146 MoMo 4 • Dicembre 2015


tos que estejam presentes no contexto, porem conhecimentos acessível a todos, independen-
não há problema em inserir aspectos da cultura temente, da idade. E ao integrar o trabalho
estrangeira como fator motivador para a con- musical com a Língua Inglesa deve-se ter o cu-
strução de diferentes conceitos, mas, deve-se idado de não deixar de lado aspectos musicais
ter em mente que as crianças da Educação In- específicos que permitem o desenvolvimento da
fantil possuem entre 2 e 5 anos e os encaminha- musicalização. A musica é essencial no processo
mentos didáticos devem atender as diretrizes de aprendizagem e traz inúmeras vantagens ao
nacionais, priorizando o brincar e o conheci- aprendizado da língua, independentemente de
mento de mundo para a formação integral da ser uma língua materna ou estrangeira. É por
criança. meio de ações como estas que os alunos, de for-
  O trabalho com a Língua Inglesa, conside- ma inconsciente, passam a ter contato com a
rado muitas vezes como extracurricular, deve pronúncia da língua em questão, de seus sons
causar prazer, curiosidade nos alunos, não mais conhecidos e mais peculiares como tam-
podendo estabelecer-se como uma obrigação, bém enriquecem o vocabulário, pois a musica
pois, assim, não existirá a motivação de que já não pode ser trabalhada isoladamente, quan-
tanto falamos. Deve-se, portanto, estabelecer do consideramos que faz parte do contexto de
relações lúdicas com o prazer pelo aprender das aprendizagem da criança, caso não seja desta
crianças, utilizando-se de musicas, acompanha- forma considerada perde uma função impor-
das ou não de gestos, construção de faz de con- tante na área do vocabulário, uma das partes
ta, repetição, jogos e brincadeiras, os quais de- mais difíceis de ser apreendida pela criança de
vem estar sempre presentes nesta faixa etária. Educação Infantil. Com a música, o professor
pode trabalhar com movimentos de expressão,
Experimentos e fazeres em sala de aula artes cênicas, artes visuais, entre outras, o que
A musica é um recurso didático que, quando prioriza a construção do vocabulário, podendo
utilizado de forma adequada, possibilita aos elevar a musica a instrumento auditivo e visual
alunos o desenvolvimento de vários aspectos no conhecimento de uma nova linguagem.
no que se refere a construção de pré-requisitos   Nesta idade, a capacidade de guardar nomes
necessários para a construção da linguagem oral na memoria curta mostra-se ainda em desen-
e escrita da criança após a Educação Infantil. volvimento, assim é muito comum à criança
  Sabemos que a musica é uma forma de lin- não lembrar-se do que foi ensinado na ultima
guagem que, quando bem utilizada, auxilia a aula, lembra e relata em sua língua materna,
expressão e a comunicação de sentimentos, mas lembrar-se dos termos aprendidos em Lín-
sensações, e pensamentos. Hoje, a música é gua Inglesa, mostra-se incomum.
considerada como um suporte no processo   Por isso a necessidade de estar sempre repe-
educativo, pois possibilita ao aluno a formação tindo os termos já ensinados é muito comum
de hábitos, memorização de conteúdos, com- principalmente quando utilizamos da musi-
preensão da função de diferentes linguagens ca. Porém, quando falamos de repetição não
existentes, não podendo ser utilizada de forma estamos nos referindo ao massacre de orali-
impensada. Quando a repetição e a imitação são dade a base de pressão realizada no sistema
as estratégias vivenciadas surge a necessidade tradicional de ensinar, mas deve ser uma repe-
de se ter clareza sobre qual o objetivo da mu- tição espontânea, como começar a palavra e as
sica para aquela aula. Deve-se pensar a músi- crianças acabarem.
ca como uma forma de linguagem que está ali   Em uma situação de contexto, a palavra en-
para proporcionar a produção de conhecimen- sinada deve ser repetida para que haja compre-
tos, que serão desenvolvidos e/ou construídos ensão do vocabulário no contexto. Um recurso
de uma forma agradável a todos. Ao considerar interessante a ser utilizado no ensino da língua
estes aspectos se faz necessário aceitar a musica estrangeira é a lição de três tempos desenvolvi-
como linguagem e forma de conhecimento. (RCN, da por Maria Montessori, a qual planeja o ato
V.3, p. 48) de aprender e compreender em três tempos:
  Ao trabalhar com a musica devemos con- primeiramente a apresentação, na qual o pro-
siderá-lá como meio de expressão e forma de fessor apresenta o item ao aluno e pode fazê-
lo repetir seu nome algumas vezes; em seguida junto à explicação realizada pelo professor so-
vem o momento do reconhecimento, no qual bre o conteúdo especifico, seguindo a execução
cabe ao aluno reconhecer e mostrar o item no- e o procedimento desenvolvido em pequenos
meado pelo professor; por fim cabe ao aluno grupos. O professor atende as necessidades
nomear o item apresentado pelo professor. Cla- individuais e, após este procedimento, a comu-
ro que, cada uma destas fases de trabalho pode nicação do que foi desenvolvido nos pequenos
levar certo tempo, principalmente, devido as grupos será compartilhada com o grande gru-
questões de aptidão que vimos anteriormente po, o qual sugere novas questões sobre o tema
e a complexidade do conteúdo proposto. desenvolvido.
  Ao considerar que a criança é um ser históri-   E, para finalizar, o processo de avaliação, que
co social, esta desenvolve seu processo de con- considera todos os procedimentos, pontuando
strução de conhecimento utilizando diferentes os aspectos fundamentais do professor, bem
linguagens, quando exercem a capacidade de le- como dos alunos na construção dos conceitos
vantar ideias e hipóteses, tendo como referen- desenvolvidos na Educação Infantil.
cia seu contexto e suas experiências.   A construção da Língua Inglesa na Educação
  O conhecimento é entendido não como uma Infantil precisa estar vinculada ao contexto dos
cópia da realidade, mas sim de um resultado de alunos, bem como atendendo aos processos de
interação, significação e ressignificação da vi- construção de saberes, do contexto e da funcio-
vencia com a individualidade. Este pensamento nalidade da língua para cada criança. Sendo as-
tem como fundamento as abordagens de Pia- sim, este processo há de ser prazeroso, criativo,
get, Vygotsky e Walton. motivador e capaz de proporcionar aos alunos
  A aprendizagem da criança de Educação In- o prazer pelo aprender a Língua Inglesa. Outro
fantil passa primeiro pela a forma de compreen- aspecto de suma importância é a relação que o
der que não aprendemos sozinhos, a interação aprendizado da Língua Inglesa necessita man-
com o outro é fundamental. Mais adiante, te- ter com as outras áreas do conhecimento para
mos, como resultado desta interação, o desen- que todos realizem uma proposta pedagógica
volvimento das linguagens. A imitação é um coerente, valorizando a especificidade da faixa
recurso pelo qual a criança observa e identifica etária como das diferentes áreas do conheci-
ações e desejos, pois, somos modelos uns apara mento.
os outros, independente da faixa etária que nos
encontramos. Considerações Finais
  Na Educação Infantil, as crianças estão esti- Nossas experiências nos mostrou que a Língua
mulando o seu desenvolvimento cognitivo. O Inglesa possibilita algumas reflexões quando
termo cognitivo nos remete à estruturas do utilizada como área do conhecimento na Edu-
pensamento, que, nesta faixa de idade, estão cação Infantil. A Língua Inglesa é capaz de in-
consolidadas nas práticas, nas vivências, ainda fluenciar o desenvolvimento cognitivo, relacio-
não há abstração, portanto, se faz necessário a nal e acadêmico das crianças de 4 e 5 anos. Além
utilização de estratégias e recursos concretos disto, observamos que a Língua Inglesa possibi-
que possibilitem a organização do pensamento, lita uma maior abertura para o desenvolvimen-
tendo como foco o significado e funcionalidade to de um saber cultural na criança, pois propor-
das vivências. ciona acesso as informações e, assim, funciona
  A aprendizagem passa por quatro aspectos como ampliador de conhecimentos.
relevantes sendo: a conversação: é o momento   No Referencial Curricular para a Educação
em que a criança expressa seus conhecimentos Infantil (v.1) consta a importância do acesso a
sobre os temas do seu contexto, sendo posi- estas informações: … o acesso das crianças aos
cionado e mediado pelo professor. O segundo bens socioculturais disponíveis, ampliando o desen-
aspecto é a atividade coletiva, quando, juntas, volvimento das capacidades relativas à expressão,
as crianças vivenciam atividades lúdicas e fa- à comunicação, à interação social, ao pensamento,
lam sobre os conteúdos mediados pelo profes- à ética e a estética. Podemos, então, relacionar
sor. Seguindo o processo, temos a planificação, aquisição da Língua Inglesa com a construção
que é a exploração de atividades diversificadas do conhecimento do aluno para o convívio em

148 MoMo 4 • Dicembre 2015


sociedade e para as trocas culturais visando, as-
sim, a experiência educativa na qual a criança
atuará no contexto em que for inserida.
  Não se tenta aqui criar uma metodologia
para o ensino da Língua Inglesa, pois, ao con-
siderar que existem diferentes metodologias
e diferentes contextos, se faz necessário de-
senvolvê-lãs para que haja funcionalidade dos
conteúdos desenvolvidos no ensino, tanto para
crianças quanto para adultos. Sendo assim, as
metodologias devem ser adequadas à turma, à
realidade da criança, a seus conhecimentos de
mundo e ao seu nível de desenvolvimento.
  Desta maneira, o que se tenta defender aqui
é a utilização de uma didática da Língua Inglesa
na Educação Infantil para que se possa garantir
o processo de ensino e aprendizagem utilizan-
do-se de um conhecimento sistematizado para
que haja a formação integral da criança, tendo
a Língua Inglesa como um recurso para a con- Referências bibliográficas
strução de novos conhecimentos. Brasil. 1998. Ministério da Educação e do De-
sporto. Secretaria de Educação Fundamental.
Referencial Curricular Nacional para Educação
Infantil (RCN). Brasília: MEC/SEF
Bueno, Jayme Ferreira; LEAL, Maria Rute. O
ensino e a aprendizagem de uma língua estrangei-
ra. Revista Educação em Movimento, Curitiba,
v.2, n.6 , p.45-56, set./dez. 2003
Carroll, John B. Foreign languages for children –
What research says, “The Natl. Elem. School Prin-
cipal”, 39, 6, 12-15, 1960
Chagas, R. Valnir C. Didática especial de língua-
slínguass. São Paulo: Nacional, 1957
Leffa, Vilson J. Metodologia do ensino de línguas.
In Bohn, H. I.; Vandresen, P. Tópicos em linguísti-
ca aplicada: O ensino de línguas estrangeiras. Flo-
rianópolis: Ed. da UFSC, 1988. p. 211-236
Godard, Roger. Deus langues viventes à l’école.
Revue International d’Éducation. Sévres: 3, n.9
Merani, Alberto L. Psicologia e alienação. 2. ed.
Rio de Janeiro: Paz e Terra, 1977. 102 p. MON-
TESSORI, Maria. Pedagogia cientifica: a desco-
berta da criança. São Paulo: Flamboyant, 1965.
307 p. 1965
Titone, Renzo. Psicolinguística aplicada: intro-
dução psicológica à didática das línguas. São Pau-
lo: Summus, 1983. p. 215
Veiga, I. P. Alencastro. Repensando a didática. 5.
ed. Campinas: Papirus, 1991, p.158, 1991
Vygotsky, L. S. Pensamento e linguagem. Mar-
tins Fontes – São Paulo. 1987
O papel do professor no desenvolvimento da
criatividade em crianças da educação infantil
Carla Spagnolo  Licenciada em Educação Física pela Universidade de Caxias do Sul. Mestre em
Educação e Doutoranda em Educação pelo Programa de Pós-Graduação – PUCRS – Porto Alegre -
RS – Brasil

Resumo to humano, em decorrência das oportunidades


Este trabalho apresenta um breve relato sobre e dos estímulos propiciados pelos ambientes,
projetos de leitura na Educação Infantil e sua seja do convívio familiar ou escolar.
importância para o desenvolvimento da cria-   O enfoque desse trabalho está voltado para o
tividade. Objetiva tematizar a importância do ambiente escolar e no desenvolvimento Infan-
papel do professor no processo de ensino e til, considerando a idade pré-escolar. A infância
aprendizagem para a criatividade. é considerada como sendo o período que mais
  Com base na metodologia qualitativa utili- se desenvolve a criatividade, pelas inúmeras
zou-se a observação e entrevista com uma pro- possibilidades e pela espontaneidade de explo-
fessora de uma escola pública municipal do Rio rar os objetos e espaços. Todavia, isso ocorre
Grande do Sul/Brasil. Os resultados apontam quando os estímulos e experiências necessári-
para o envolvimento e empolgação das crianças as para o amadurecimento das capacidades são
nas atividades e a satisfação dos professores propícios e atendam as peculiaridades de cada
por perceberem os resultados positivos na criança.
aprendizagem e criatividade.   Nesse sentido, ao tratar da educação escolar,
ressaltamos o papel do professor como essen-
Introdução cial para estimular a criatividade e despertar
A questão da educação para o desenvolvimen- nas crianças o gosto e interesse pela aprendiza-
to da criatividade na infância é fundamental, gem, partindo de algumas indagações e inquie-
diante do cenário cambiante que vivemos na tações: Como desenvolver a criatividade das
atualidade. Ao mesmo tempo, sabemos que o crianças na sala de aula da Educação Infantil?
processo para aprendizagens mais criativas, Quais atividades podem ser desenvolvidas para
depende de distintos fatores, os quais estão potencializar a criatividade? Como as históri-
relacionados por experiências vivenciadas no as infantis podem contribuir para desenvolver
decorrer das etapas de todo o desenvolvimen- a criatividade, a cooperação e colaboração das

150 MoMo 4 • Dicembre 2015


crianças? Qual o papel do professor nesse pro- princípios fundamentais como éticos, políti-
cesso? cos e estéticos, que poderão guiar as propostas
  Este artigo tem como objetivo tematizar a pedagógicas. Com base na legislação vigente,
importância do papel do professor no desen- percebem-se perspectivas fundamentadas em
volvimento e no estímulo à criatividade das eixos que permitem o desenvolvimento dos
crianças da Educação Infantil, tendo como pon- processos de ensino e aprendizagem e respei-
to de partida projetos de leituras que envolvam tem as fases das crianças, ao mesmo tempo em
a contação de histórias. A pesquisa é resultado que possibilitam o estímulo das capacidades e
de um relato de experiência de atividades desen- habilidades de maneira lúdica e criativa.
volvidas com uma turma de crianças de quatro   Nessa mesma via de conceituação, Zabalza
anos de uma escola pública do Rio Grande do (1987) descreve sua percepção sobre o assunto,
Sul – Brasil, que tiveram a oportunidade de vi- afirmando que o papel da escola com a criança,
venciar momentos de aprendizagens criativas, é potencializar o desenvolvimento pessoal, in-
a partir de um projeto envolvendo histórias stigar a curiosidade e despertar os interesses
infantis. Do ponto de vista metodológico será das crianças através de ambientes ricos em
utilizada a abordagem qualitativa com base em estímulos e oportunidades de ação.
observações e entrevistas. Para discussão da   O que temos de estudo atualmente provém
temática proposta também buscaremos apoio de um caminho epistemológico, o qual se consti-
nas ideias de distintos autores para sustentar tuiu ao longo dos anos. Para Rodriguez (2012),
a temática sobre a criatividade no processo de foram os pedagogos da Revolução Francesa que
ensinar e aprender na infância. começaram a formular o direito no contexto
escolar e demais direitos individuais. Além dis-
A Educação Infantil e a criatividade so, os criadores da Escola Nova se preocuparam
A Educação Infantil é considerada a primeira pela Educação Infantil de uma maneira geral.
etapa da Educação Básica. Em termos muito Porém, a tarefa mais urgente era começar para
genéricos, Zabalza (1987) define num primeiro crianças e adolescentes uma educação básica
momento, como um conjunto de intervenções holística e universal, a partir de uma perspec-
educativas, realizada na escola com crianças de tiva ético-crítica, personalista e democrática.
0 a 6 anos. Aprofunda o conceito afirmando Inserida nessa perspectiva, estava Maria Mon-
que se trata de um sistema, uma união de ele- tessori a qual dedicou seus estudos e práticas
mentos que atua solidariamente com objetivos objetivando fundamentar criticamente a etapa
em comum. Esse sistema está composto por di- educativa de 0 a 6 anos. (Rodriguez, 2012)
versos conjuntos diferenciados: Meio socioam-   Na pedagogia montessoriana, a função prin-
biental que pertence; características dos sujeitos; cipal do educador é diagnosticar os períodos
ação educativa propriamente dita; mecanismos in- críticos do desenvolvimento de cada criança
stitucionais e ou marco normativo (legal, político, e preparar o ambiente da aprendizagem mais
organizativo) que determina a intervenção escolar. apropriado para facilitar esse desenvolvimen-
(p.14) to. O principio fundamental é a autoeducação
  De acordo com o Ministério da Educação da criança e o desenvolvimento espontâneo
do Brasil, a Educação Infantil é oferecida em de suas potencialidades, estimulando sua ati-
creches e pré-escolas, às quais se caracterizam vidade. Conceituou as crianças como um ser
como espaços institucionais não domésticos que não é adulto em miniatura, mas sim uma
que constituem estabelecimentos educacionais personalidade imatura. A tarefa pedagógica é
públicos ou privados que educam e cuidam de de estruturar a sala de aula como um ambiente
crianças de 0 a 5 anos de idade no período diur- preparado para dar significado as experiências
no, em jornada integral ou parcial, regulados e e expressões das crianças. O ponto de partida
supervisionados por órgão competente do si- da didática montessoriana é a educação senso-
stema de ensino e submetidos a controle social. rial. A estrutura da sala tem que facilitar a liber-
(Brasil, 2010) dade dos movimentos. (Rodriguez, 2012).
  As diretrizes curriculares nacionais brasi-   Atualmente, mesmo que tenhamos a clareza
leiras (DCNs, 2010) também apontam alguns de que as etapas não são fixas, a contribuição
do método Montessori é importante, pois deu das alternativas interessantes da escola em que-
início a um movimento que rompeu com a stão. Trata-se de sensibilizar as crianças para a
visão linear e limitada sobre a educação infan- imaginação, espontaneidade, autonomia, inte-
til. Principalmente quando se trata da educação ração e sem dúvidas, para a criatividade.
sensorial e num espaço propício para o desen-
volvimento mais íntegro das crianças. A criatividade literária: relato de uma ex-
  Para Ortega (2007), o principal objetivo da periência
Educação Infantil é o desenvolvimento de to- As escolas criativas estão formadas por pessoas
das as capacidades humanas como: físicas, afe- inquietas, criativas, capazes de buscar, reconec-
tivas, intelectuais, sociais e morais. Este nível tar saberes e reconstruir realidades, capazes de
educativo se apoia em três níveis fundamentais serem amorosas e éticas com aqueles com quem
que podem servir de referência para os proces- convivem. (Suanno, 2009)
sos de ensino e de aprendizagem desta etapa.   Esta é a proposta a qual trabalham os pro-
Primeiro, o desenvolvimento infantil é um pro- fessores da Escola Municipal Caminhos do
cesso contínuo. Segundo, as mudanças psico- Aprender. A escola está localizada na região
físicas na infância, não acontecem ao mesmo sul do Brasil, a 180 km da capital Porto Alegre.
tempo em todas as crianças, e por último uma Atualmente atende todas as faixas etárias da
criança não apresenta necessariamente o me- Educação Infantil (0 a 6 anos) e o Ensino Fun-
smo grau de desenvolvimento em todas as suas damental até 5º ano. A proposta curricular ba-
capacidades. Ou seja, mesmo que exista uma seia-se no currículo integrado e a metodologia
organização prevista para a Educação Infantil, pela elaboração de projetos com a participação
o mais importante é levar em consideração as de toda a comunidade escolar.
particularidades de cada criança.   Nesse estudo, iremos relatar um pouco das
  Soriano e Ríos (2007) consideram importan- atividades pedagógicas realizadas com crianças
te fomentar a criatividade nas crianças, princi- de 4 anos, levando em consideração o projeto
palmente nessa etapa, estimulando-as através de leitura, intitulado “Imagens que falam”, com
de distintas circunstâncias como a música, o objetivo de instigar nos alunos a criatividade,
pintura, assuntos sociais, ciência, tecnologia, autonomia, aceitação, autoestima e a adaptação
mecânica, entre outros. As autoras assinalam e integração de crianças com necessidades edu-
ainda que o reforço da diversidade de ações cacionais especiais a uma sala de aula conven-
com atividades lúdicas recreativas (jogos, cu- cional, de maneira lúdica, divertida e criativa.
bos, pinturas, desenhos) pode contribuir para O livro escolhido para iniciar o projeto chama-
que as crianças achem formas alternativas de se Tudo bem ser diferente. A professora trabal-
resolver alguma situação e assim, estimular a hou com a contação da história, partindo dos
criatividade. dizeres do livro: tudo bem... usar óculos, ser
  Cabe ressaltar os estudos de Ostrower (2009) tímido, ter um nariz diferente, ter um amigo in-
sobre a criatividade. A autora considera o pro- visível, ter mães e pais diferentes... e explorou as
cesso de criação em seu sentido mais significati- imagens, já atentando para as questões sociais,
vo e mais profundo e como uma das premissas, tendo como referência o conhecimento e as hi-
a criança como expressão, pois a criatividade stórias dos próprios alunos.
espontânea é própria da condição do ser huma-   A professora relata com entusiasmo: Os de-
no. Deve-se levar em conta ainda as peculiari- senhos são graciosos, as páginas coloridas, o texto
dades do estado de ser humano, provenientes de fácil compreensão para a leitura compartilhada
das ações naturais - espontaneidade, autentici- ou para o pequeno que já consegue ler sozinho.
dade, imaginação, o saber conviver com o outro   Durante o tempo em que a turma trabal-
e, sobretudo, ser sensível – porque a criativi- hou com esse projeto, foi proporcionando aos
dade envolve toda a sensibilidade do ser humano alunos vivências distintas, problematizando a
(Ostrower, 2009, p.7), e para ser sensível, a ge- temática do livro, a fim de instigar a criativi-
nialidade não precisa estar presente. dade no intuito de solucionar as necessidades
  Desenvolver a capacidade de criar através da cotidianas das pessoas. A professora sentiu-se
contação de histórias e leituras tem sido uma realizada quando em um tempo depois, presen-

152 MoMo 4 • Dicembre 2015


ciou momentos em que as crianças puderam O papel do professor
colocar em prática todas as aprendizagens que A satisfação das crianças constitui o eixo da
emergiram do projeto: A certeza de dever cum- intervenção do professor na aula. Para Rami-
prido confirmou-se quando vi Estefani abraçan- rez (2007), é função do professor adequar as
do Pietro que só lhe devolveu um enorme sorriso. situações e contextos de aprendizagem, conhe-
Quando ela percebeu que eu olhava na sua direção cimentos, capacidades, habilidades que as
disse: “Tudo bem se ele é difeenti, né pofi”. Não crianças já tenham desenvolvido, de forma que
pude resistir sem abraçá-la, em resposta afirmei: possam atualizar seus saberes e lhes estimulem
“Tudo bem ser diferente, e que bom que podemos a progredir a níveis mais avançados.
ser diferentes e felizes”.   Para Vigotsky (2014) tudo o que o professor
  A experiência proporcionada para os alunos pode fazer pelas crianças é orientar seu tra-
de maneira criativa e inovadora promoveu uma balho. Para alcançar objetivos que envolvam
aprendizagem com significado intenso, conec- a criação literária, faz-se necessário atentar
tando com o todo. Dessa maneira, a aprendiza- para alguns pontos importante: propor o ma-
gem teve sentido, pois ultrapassou os limites ior e mais variado conjunto de temas; oferecer
impostos pelo isolamento de conteúdos e rom- à criança livros infantis; despertar na criança,
peu com o esquema disciplinar do currículo. É formas de expressar sua experiência pessoal.
inteiramente coerente que a escola mire para a Assim, a verdadeira educação consistem em de-
integridade do ser e do saber. spertar na criança aquilo que ela já tem em si,
  A professora relata como tudo isso interfere ajuda-la a desenvolver e orientar seu desenvol-
na interação, criatividade e no gosto pela leitu- vimento em determinada ação.
ra: As crianças gostam e querem interagir e opinar   Moraes (2013) fala que precisamos fugir de
sobre o desenrolar da história. Tendo sempre uma propostas educacionais que enfatizam o con-
imaginação incrível e resposta para tudo. Quando formismo, a sobrevivência e a passividade, que
já conhecem a história, querem contar antes da não percebam o lado construtivo e criativo do
professora e quando não conhecem querem inven- erro e do acaso em nossas vidas e que não va-
tar e/ou descobrir depressa. Gostam de histórias lorizam a autonomia e a capacidade do apren-
contadas e assistidas. Porém, interagem muito diz de ser autor de sua própria história e gestor
mais com histórias contadas.  de sua própria vida. Na carreira profissional
  Vigotsky (2014), quando escreve sobre a ima- docente, torna-se indiscutível atentar para as
ginação e a criatividade na infância, afirma que próprias crenças, valores, desejos e intenções,
é muito mais fácil desenvolver o gosto literário pois as mesmas se revelam em nossa maneira
na criança, e tem-se mais sucesso quando se de conhecer, de aprender, de educar e de ser.
convida a criança a ouvir ou escrever sobre   O papel do professor, todavia, deve ser de
um tema que ela compreenda, que a emocione observador, investigador, para perceber o sen-
e, especialmente, a estimule a expressar com timento e as aprendizagens das crianças no
palavras o seu mundo interior. Por isso, é ne- decorrer dos processos. É preciso colocar em
cessário envolver a criança, através do proces- primeiro lugar a capacidade de exploração, or-
so de ensino e aprendizagem que lhe interessa ganizar informações e tecer múltiplas relações
fortemente e sobre o que ela pensou com mais entre diversas temáticas. É imprescindível am-
intensidade. pliar os espaços da sala de aula para a criativi-
  É possível uma aproximação da obra de Vigo- dade, e estimular a participação ativa dos alu-
stky, com o pensamento de Montessori, quan- nos e demais pessoas que podem fazer parte do
do ambos constatam que a verdadeira tarefa da processo.
educação consiste, não em inculcar prematura-
mente na criança a linguagem dos adultos, mas
em ajudar a criança a desenvolver e formar a
sua própria linguagem. Nesse sentido o papel
do professor, bem como seu conhecimento são
fundamentais para desenvolver as distintas ca-
pacidades e habilidades das crianças.
Considerações
Precisamos aprender a viver e a conviver com a
mudança, aprender a pensar no futuro, apren-
der a olhar com novos olhos o desenvolvimento
das capacidades do ser criativo. O ser criativo
significa estar crescendo continuamente como
pessoa e viver em uma dimensão integral de
conceitos de mundo e sociedade.
  É possível fazer da escola um ambiente de no-
vas possibilidades cognitivas, afetivas, motoras
e sociais. Uma escola criativa e transformadora,
em que a prática pedagógica e os processos de
ensinar e aprender sejam imersos pelas ações Referências bibliográficas
de criar, amar, de harmonizar, ser feliz, respei- Brasil. Ministério da Educação. Secretaria de Edu-
tar, compartilhar, sentir-se parte e não único cação Básica. Diretrizes curriculares nacionais
da imensidão do nosso planeta. para a educação infantil / Secretaria de Educação
  A relevância desse trabalho consiste em va- Básica. Brasília: MEC, SEB, 2010
lorizar pequenas ações e projetos realizados na Moraes, Maria Cândida. A construção do pensa-
sala de aula da Educação Infantil, porém, per- mento ecossistêmico e a educação hoje. In: La Tor-
ceber os grandes resultados obtidos no proces- re, Saturnino de; Pujol, María Antonia; Silva,
so de ensino e aprendizagem. Como resultado Vera Lucia de Souza(org.). Inovando na sala de
dessa experiência, pode-se concluir que o proje- aula: Instituiçoes transformadoras. Blumenau:
to com histórias infantis, envolvendo questões Nova Letra, 2013
sociais como a diversidade, podem potenciali- Ortega, José Luis Gallego. Reforma, Educación
zar a interação, a aceitação, a criatividade, en- Infantil y LOGSE. In: Ortega, José Luis Gallego
tusiasmo e o maior envolvimento das crianças. (org). Educación Infantil. Ediciones Aljibe: Mála-
  Disso tudo, emerge também intenção de ga, 2007
ampliar visões e abrir caminhos para novas Ostrower, F. Criatividade e processo de criação.
perguntas, dúvidas e reflexões. Não há dúvi- Editora Vozes: Rio de Janeiro, 2009
das que tratar dos processos de aprendizagens Ramirez, Antonio Rodríguez. Papel del adulto:
ultrapassa pensamentos e práticas lineares do los profesores y la familia. In: Ortega, José Luis
desenvolvimento humano. Gallego (org). Educación Infantil. Ediciones Alji-
be: Málaga, 2007
Rodriguez, José Domínguez. Educadores y edu-
candos infantiles: una utopia posible. Safekat:
España, 2012
Soriano, M. Carmem Luciano; Ríos, Fancisca
López. Desarrolo afectivo y de la personalidade.
In: Ortega, José Luis Gallego (org). Educación
Infantil. Ediciones Aljibe: Málaga, 2007
Suanno, João Henrique. La cratividad en la edu-
cación Infantil: Una mirada compleja y trandisci-
plinar. In: De La Torre, Saturnino; Pujor, María
Antonia. Cretaividade e innovación: enseñar e
investigar con otra conciencia. Editorial Univeri-
stas: Madrid, 2010
Vigotsky, L.S. Imaginação e Criatividade na
Infância. Tradução João Pedro Fróis. São Paulo:
Editora WMF Martins Fontes, 2014
Zabalza; Miguel A. Didáctica de la educación in-
fantil. Notigraf: Madrid, 1987

154 MoMo 4 • Dicembre 2015


Un rayo de luz
Beatriz Alcalá García  Estudiante
María Cotos Díaz  Estudiante

María Montessori nace el 31 de agosto de 1870 disminuidas, que estos pueden desarrollar. Se
en Chiaravalle, provincia de Ancona, Italia. Co- esfuerza por darles una vida mejor sin que su-
menzó estudiando ingeniería a los 14 años, más pongan una carga para la sociedad. En este mo-
tarde biología y tras ello medicina, graduándo- mento decide dedicar su tiempo a la educación
se en 1896 como la primera mujer médico en durante el resto de su vida.
su país. Años más tarde cursó antropología y   En 1907 por petición del Instituto dei Beni
obtuvo un doctorado en filosofía. Stabili de Roma, abre en uno de los nuevos
  Con la unificación de las provincias italia- barrios obreros la primera “Case dei bambini”
nas y la independización de Italia, se produce tomando el carácter de institución educativa
un deterioro económico en el país. Es en este independiente organizada bajo un método ori-
momento cuando comienza a interesarse por ginal de educación infantil.
las condiciones sociales, especialmente de las   Desde allí la idea se difunde por Italia y tam-
mujeres. En dos congresos celebrados en Berlín bién por el resto del mundo.
(1896) y en Londres (1900) habla de las mujeres   Su involucración en el proyecto es total.
y de los niños, resaltando la importancia reper- Crea cursos para maestros, publica numerosas
cusiva que dichas circunstancias tienen sobre la obras y recorre el mundo difundiendo el méto-
vida de la sociedad. do montessori. Montessori desarrolla su labor
  En Turín (1898) manifiesta la importancia de pedagógica a partir de los trabajos de dos médi-
la educación y atención a niños con deficiencias cos franceses: Jean Itard y Édouard Séguin. Del
mentales; además de abordar la estrecha rela- primero de ellos, considerado el “padre” de la
ción entre el abandono infantil y el desarrollo nueva pedagogía, recoge la importancia de la
posterior de la delincuencia. observación en los niños y de que a estos no se
  Es este el año en que comienza a trabajar con les puede imponer nada.
niños considerados perturbados mentalmente   Del segundo francés tiene en cuenta los ejer-
y se da cuenta de las potencialidades, aunque cicios y materiales creados para ayudar al niño

155 MoMo 4 • Dicembre 2015


a desarrollar sus facultades. También estudia siendo un problema secundario de la civilización.
detalladamente el caso del denominado niño La educación debe basarse sobre las leyes científi-
salvaje de Aveyron. cas, una de las cuales, la esencial, coloca en primer
  Años más tarde con la influencia de Pestaloz- término el respeto a la personalidad del niño, con-
zi cae en la cuenta de la necesidad de prepara- siderándolo como el tesoro más sagrado de la hu-
ción del maestro, que en primer lugar debe mo- manidad. (Montessori, 1963a, págs. 242-245)
strar un cambio en su persona al mismo tiempo   La italiana propone mirar al niño como una
que amar su trabajo y a sus alumnos. esponja. Los más pequeños tienen una mente
  María fallece el 6 de mayo de 1952 en Holan- absorbente que posee una capacidad maravil-
da dejando una huella muy profunda en el cam- losa y única. Aprenden todo de manera incon-
po de la educación. Sin duda alguna nos encon- sciente pero poco a poco pasa del inconscien-
tramos ante una referencia a nivel mundial a la te a la conciencia. La única diferencia entre la
que debemos estarle eternamente agradecidos. esponja y el niño es que la primera tienen una
Lo que busca Montessori es una reforma educa- capacidad de absorción limitada.
tiva, a raíz de lo que ella observa en los alumnos   Los infantes siguen leyes innatas y de esta
y determina como sus necesidades; tratándoles manera es como desarrollan su propio apren-
así como el centro de la educación, y más im- dizaje. Ellos pueden autoeducarse utilizando
portante todavía de la vida. todo lo que el ambiente les proporciona, pero
  El método consiste en desarrollar la auto- cualquier directriz del maestro es inútil y detie-
nomía del niño, la italiana concibe a los niños ne su evolución.
como la esperanza de la humanidad. Dándoles   Solemos anticiparnos a las acciones y no les
oportunidades de aprendizaje y dejándoles uti- dejamos actuar o hacer, porque creemos que
lizar su libertad los pequeños se convierten en aún no tienen capacidad de realizar cosas solos,
adultos con la capacidad de hacer frente a los por evitar que se hagan daño, o por comodidad
problemas de la vida. para conseguir resultados más rápidos.
  Se trata de descubrir la vida del alumno y   La educación tiene como misión conocer
ayudarlo a alcanzar su potencial interior como cuáles son las capacidades reales de cada niño,
ser humano. El niño posee dentro de sí el pa- para poder ayudarle en su justa medida. Se debe
trón para dirigir su crecimiento, construyendo dar la oportunidad de experimentar, de equivo-
así su personalidad y su propio conocimiento carse, de acertar, y todo eso lleva un tiempo,
del mundo. que según la edad es mayor o menor. Debemos
  La infancia es una etapa con significado pro- escuchar lo que los niños nos dicen y respetar
pio dentro de la evolución. El niño no es un sus decisiones de actuación, no olvidemos que
adulto en miniatura, sino que tiene necesida- una mayor autonomía favorecer una buena au-
des e intereses propios, y esto lo sabe la peda- toestima.
goga, que durante toda su vida trato de prote-   Además María destaca la existencia de unas
ger y prolongar la infancia. Montessori en un etapas en las cuales los niños pueden adquirir
artículo escrito expresamente para la Revista conocimientos con mucha facilidad, los perío-
de Pedagogía insiste en que El niño ha sido siem- dos sensibles. La plasticidad cerebral de los
pre considerado como un ser débil, inútil, sin valor niños muestra que la educación de las poten-
social, un ser extrasocial, en una palabra, al cual cialidades deber ser explotada tempranamente.
hay que enseñarle todo, infiltrando en él desde la La metodología montessoriana se funda en la
verdad al carácter, sometiéndole a una disciplina vida social escolar.
previa, tanto en el hogar como en la escuela. (…)   La convivencia diaria en las escuelas pro-
Nadie hasta ahora ha considerado al niño en su mueve la formulación de límites claros y con-
propio valor como un gran artista, un trabajador secuencias lógicas, desarrollando una libertad
infatigable, puesto que tiene que ir construyendo consciente en los más pequeños. El niño esta
por sí y de sí mismo el más noble y bello edificio dotado de grandes energías creativas, que no
entre todas las obras de la naturaleza: el del hom- pueden ser desperdiciadas. Día a día se cultivan
bre adulto. (…) La preocupación por el desarrollo la libre elección y la independencia, indispensa-
psíquico normal no puede permanecer más tiempo bles ambas.

156 MoMo 4 • Dicembre 2015


  El niño, con su enorme potencial físico e intelec- los, porque corregirles de manera constante
tual, es un milagro frente a nosotros. Este hecho produce una inseguridad en los niños que pro-
deber ser transmitido a todos los padres, educa- voca que necesiten la aprobación de los adultos
dores y personas interesadas en niños, porque en todo momento. Esta cualidad además les
la educación desde el comienzo de la vida podría permite identificar muchas cualidades de los
cambiar verdaderamente el presente y futuro de la niños que en un primer momento no aprecian
sociedad. Tenemos que tener claro, eso sí, que el de- y que les ayudan a conocerlos.
sarrollo del potencial humano no está determinado   Este también debe centrarse en la importan-
por nosotros. Solo podemos servir al desarrollo del cia del niño, ya que él es el verdadero núcleo
niño, pues este se realiza en un espacio en el que de la educación y así caminar con el durante su
hay leyes que rigen el funcionamiento de cada ser evolución, apoyándolo siempre, no solo a nivel
humano y cada desarrollo tiene que estar en ar- de presentarle nuevos conocimientos sino que
monía con todo el mundo que nos rodea y con todo debe en cierto modo proporcionarle un ambien-
el universo. (pág. 204) te acogedor ya que los infantes en estas edades
  Un aspecto importante en la pedagogía de son muy pequeños y necesitan amor, una figura
Montessori, son los maestros ya que son los que maternal.
conviven con los pequeños y les acompañan a lo   Montessori, en un primer momento piensa
largo de su etapa educativa ofreciéndoles mu- que las profesoras deben de ser mujeres, estas
chas capacidades tanto afectivas, cognitivas… ayudarán a trabajar, a concentrarse y a apren-
por ello se hace una especial mención a como der sirviéndose del material y del entorno ade-
estos deben comportarse en las escuelas para cuado; esta nueva concepción funcionará como
que los niños puedan sentirse seguros y reali- recurso para los pequeños ofreciéndoles así re-
zar actividades de manera autónoma aprove- cursos y observando su progreso en todo mo-
chando al máximo su potencial. También deben mento. A estas mujeres se les caracteriza con
inculcar en ellos valores como la humildad, la adjetivos como la humildad, la paciencia y la
responsabilidad y el amor. calma, estas son sus mayores virtudes y no sus
  La maestra enseña poco, observa mucho y tie- conocimientos.
ne la misión de dirigir la actividad psíquica de los   Según Montessori, el verdadero éxito de los
niños y su desarrollo fisiológico, por eso se ha cam- profesores está en los niños están trabajando
biado el nombre de maestra por directora, con esta como si yo no existiera. Con esto vemos como los
cita Montessori dota de importancia a las direc- pequeños tienen la suficiente autonomía como
toras y realza su oficio. para construir por si mismos su aprendizaje,
  La Directora está siempre a la disposición de las sin necesidad que la figura de un adulto le con-
madres, y su vida de persona culta y educada sirve dicione a la hora de hacer las cosas. Estos solo
de constante ejemplo a los habitantes de la casa, deben estar ahí para ayudarles o guiarles en su
porque hay que advertir que tiene la “obligación aprendizaje, porque muchas veces los propios
imprescindible” de alojarse en el mismo edificio y pequeños se ven condicionados por los propios
estar en constante contacto con las familias y con actos de los mayores, de ahí que les debemos
sus discípulos. (…) Verdadera misionera y reina dejar que ellos manipulen, investiguen, explo-
moral del pueblo, si tiene suficiente tacto y buen ren… porque así van a aprender a base de con-
corazón recogerá extraordinarios frutos de su obra fundirse y como dijimos anteriormente en co-
social. (págs. 130-131) nexión con sus ambiente social.
  Con respecto al papel del profesor en las   En los métodos en que mayor es la liberta apa-
escuelas montessorianas, es totalmente de rente, el Montessori, por ejemplo, la libertad, no es
guía. Este le ofrece al niño el ambiente, tanto de otra cosa que una predeterminación en el autor del
una forma cariñosa como respetuosa. Además método y en el maestro que lo emplea (…). El mu-
de que este debe de ser un buen observador, chacho puede elegir entre varias actividades pre-
haciéndose así consciente del desarrollo de los dispuestas, pero solo entre ellas. Tiene necesaria-
niños como de su aprendizaje. El maestro ac- mente que, o bien elegir una de las mismas, o bien
tuará mirando a los alumnos y viendo en que permanecer activo y silencio, tormento demasiado
casos debe intervenir o por el contrario dejar- grande para una criatura de pocos años.
  Por eso los maestros ingenuos que sin un méto- el ambiente algo organizado en la relación con su
do o norma controlada de trabajo se aventuran a organismo interno que se está desarrollando por
dejar que sus chicos hagan lo que quieran, sufren leyes naturales. (…) El secreto del libre desarrollo
el mayor de los desencantos. La clase abandona- del niño está todo él en organizar los medios nece-
da a sí misma es para maestros y muchachos una sarios para su nutrición interna; medios que han
pesadilla. (…) ¿En qué consiste, pues, la libertad de corresponder a un impulso primitivo del niño.
escolar? Libertad, libertarse, liberarse equivale a (…) En la satisfacción de este impulso primitivo,
saber y poder superarse los obstáculos que se opo- de esta hambre interior es en lo que la personali-
nen a que el yo, prescindiendo de las contingencias dad del niño empieza a organizarse y a revelar sus
perturbadoras del momento, pueda entregarse por caracteres; así como nutriéndose es como el recién
completo, con íntimo gozo, a su propia creación. (C. nacido va organizando su cuerpo y sus movimiento
Sainz-Amor, La libertad en la educación, Revista naturales en función al espacio. (Montessori, s.a.
de Pedagogía, 173, Madrid, 1936, pág. 207) [1920?], pág. 61)
  Además de que este comportamiento de los   La movilidad por el espacio es vital para que el
maestros en las aulas propicia lo que Montes- niño se sienta seguro, cómodo y ponga todo de
sori aludía como la autorregulación. En este su parte para desarrollar al máximo su potencial
momento los niños, por voluntad propia, se fa- interior. Por otro lado, los directores, deben re-
vorecen a través de la actividades, avanzando spetar a los niños en su totalidad junto con las
en su propio aprendizaje. Todo ello ayudará a necesidades que ellos poseen. Además de que
crear un ambiente cálido en el aula. el lenguaje que se utilice para dirigirse a los pe-
  Este debe de ser una figura importante a queños debe de ser claro y conciso, utilizando en
nivel motivador de los niños ya que en cierto muchos casos palabras en cierto modo más “téc-
modo tendrá que propiciar en los pequeños las nicas”, porque de manera inconsciente se irán
ganas por avanzar, por seguir con la investiga- incorporando en el niño. Con esto queda claro
ción junto con los deseos de aprender. que se deben evitar las palabras incorrectas.
  Los maestros no imponen reglas de gran car-   A continuación resaltamos una de las cla-
ga disciplinar, sino que en los centros Montes- ves principales del papel de las maestras en las
sori se cuenta con muy pocas normas; lo que les escuelas Montessori. Esta se centra en que se
ayuda a los niños a trabajar libremente, además debe enseñar al niño a manipular los objetos
de cumplirlas debido a su implicación. con dulzura, para que así aprenda como usarlos
  Otro papel importante que debe desempeñar de manera breve, simple y directa.
el adulto, es el de mantener un ambiente en   No se deben utilizar premios como recompen-
clase, de forma que esté cuidado (tanto a ni- sa al aprender un ejercicio o realizar una activi-
vel de limpieza como de orden), y adaptado a dad con éxito. Esto es algo muy valioso y sin utili-
los alumnos y sus necesidades. Así los infantes zar galardones el niño desarrollará en su interior
puedan disponer de él sin problema ya que los las ganas de aprender y no de hacerlo a cambio de
materiales suelen estar a una altura que les per- recibir algo extrínseco. Buscamos un aprendizaje
mita cogerlos siempre que lo precisen sin nin- guiado por una motivación intrínseca, por ejem-
guna barrera. plo, el mero hecho de formarse en algo nuevo.
  En el aula los materiales se disponen ordenados   A la hora de la explicar una actividad, debe
al alcance de los niños evitando así la confusión y intentar que los niños estén concentrados, para
facilitando la concentración, el interés y creando el así evitar las interrupciones y que los niños
sentido del orden en el niño. Porque como bien puedan captar el contenido de la actividad y no
dice esta cita de María Montessori, con esta perderse en la realización del ejercicio. Durante
rutina se van instaurando en el niño ciertos la explicación se debe evitar levantar el tono de
hábitos. Además de suscitar así un interés en voz, porque esto provocará un ambiente pertur-
las herramientas que poseen en el aula, ya que bador, lo que hará que los niños le acaben co-
si estuvieran fuera de su alcance o no a la vista, giendo miedo a la maestra; cosa que no puede
no las utilizarían tanto como en esta ocasión. suceder porque debe ser su figura de referencia a
  Para progresar en su expansión, el niño, libre la cual acudir cuando tengan un problema o ne-
de manifestar sus actividades debe encontrar en cesiten cualquier cosa.

158 MoMo 4 • Dicembre 2015


  Esto desconcentraría a los alumnos y crearía   Nosotros no hemos pretendido nunca hacer del
inseguridades múltiples en ellos. maestro primario un perfecto auxiliar de laborato-
  Los maestros deben respetar en todo mo- rio de Antropología ni un higienista de la infancia
mento la labor de los infantes, porque ellos ni de la escuela; queríamos tan sólo orientarlo en
experimentan e investigan con el material, el sentido de la ciencia experimental, enseñándo-
además de observar todos los descubrimientos le a manejar algunos instrumentos, de la misma
que los pequeños realizan a través de la mani- manera que queremos hoy orientarlo, siempre te-
pulación. En el caso de que el niño se tome un niendo en cuenta el límite de sus funciones, en el
descanso se tiene que respetar, porque no tie- camino del espíritu científico. (…) [Debemos] ca-
ne que exigírsele un trabajo constante, además pacitarles para que se conviertan en intérpretes del
que es un tiempo que le sirve para observar al espíritu de la naturaleza; del mismo modo que los
resto de sus compañeros y así aprender de los que habiendo alcanzado el dominio suficiente de
demás, porque es muy positivo la adquisición la lectura llegan por medio de los signos gráficos a
de conocimiento de unos a otros. compenetrarse con el pensamiento de Shakespeare
  Como aludíamos con anterioridad, debemos o de Goethe o de Dante. (pág. 95)
intentar no corregir a los niños en exceso. In-   En definitiva, un maestro de las escuelas
terrumpir su trabajo, además de proporcionarle montessorianas debe funcionar como guía,
inseguridad a la hora de desarrollar su auto- dejando así al niño libre en el entorno permi-
nomía, impide aprender a partir de los errores. tiéndole experimentar, manipular, investigar…
Entonces, si constantemente reciben refuerzos   También debe ofrecerle retos que le permi-
negativos no se enfrentarán a nuevos retos sino tan estar motivado y así tener como objetivo
que les costará fijarse nuevas metas. En el caso aprender por él mismo de manera autónoma e
de que se equivoquen constantemente en lo mi- individual, y en cierto modo dejarle que tam-
smo querrá decir que no han comprendido bien, bién observe a sus compañeros y el trabajo que
entonces se lo explicaremos de nuevo desde el ellos realizan, para que aprenda de los demás.
principio, para al final ver donde esta el pro- Y es que en muchos casos a los pequeños le re-
blema e intentar solucionarlo. Volver al punto sulta mucho más fácil aprender unos de otros,
inicial e intentar erradicar errores del proceso, que trabajar la materia tras la explicación de un
esa debe de ser la actuación, pues sino estos se adulto. Y es que realmente, la única disciplina
enquistarán y serán más difíciles de erradicar. verdadera es la de uno mismo.
  Es el maestro el que debe formar al discípulo;   Otro de los aspectos más importantes es
en sus manos está el desarrollo de la inteligencia el ambiente en el aula. Este debe de estar or-
y la cultura del niño. El maestro se atribuye una ganizado según las necesidades de los niños,
misión dificilísima y carga con una responsabilidad teniendo en cuenta la constante curiosidad de
formidable. Los problemas que tiene que resolver los pequeños. Estos buscan completar un buen
son innumerables y gravísimos y forman como una desarrollo y aprendizaje y para ello no se les
barrera de espinos que los separan de sus alumnos. debe presentar ningún obstáculo, sino que se
(…) lo primero que hace falta es disciplina la cla- les debe ofrecer un camino limpio y preparado.
se. Si no puede ser por amor se induce por fuerza   Uno de los aspectos que cambia este método
a los alumnos a prestarse a secundar la obra del con respecto a las escuelas tradicionales es que
maestro. Sin esta base toda la educación y la in- se suprimen los bancos, que los niños entren y
strucción serían imposibles, la escuela sería inútil. salgan libremente de las aulas, armarios adap-
(Montessori, s.a. [1920?], pág.31) tados, sillones fáciles de transportar (ligeros).
  Con este método también se busca que los   O sea es un gran cambio para las aulas ya
pequeños aprendan a leer, escribir, contar y su- que en un principio el ambiente estaba más
mar antes de completar los 6 años de edad de enfocado a un niño tratado como un adulto en
ahí que la profesión del maestro sea algo serio y miniatura”de hecho Montessori incluso hace
exija una gran preparación, porque así los niños una comparación a nivel de que la criatura es
pueden nutrirse de ellos. Podremos resumir la un esclavo, debido a que no se pueden mover li-
pedagogía de Montessori como la educación me- bremente y se utilizan los métodos de premios-
diante la libertad en un medio preparado. castigos con lo que se siente esclavizado.
  Sin embargo este método renueva las anti- aquí se desarrollarán tanto aspectos sociales,
guas concepciones y el espacio pasa a estar to- como emocionales e intelectuales. Esto va a
talmente a disposición del pequeño dando así favorecer a el crecimiento del niño de manera
un gran cambio, que es el de tener en cuenta al autónoma, sin presencia de un adulto, porque
alumno en todo momento. se sentirán protegidos por el propio ambiente.
  Este contexto le aporta grandes beneficios al El salón del aula esta equipada a través de mue-
niño. Le permite cultivar su atención, su volun- bles adaptados para los niños, para así impedir
tad, su imaginación creativa y su educación mo- cualquier tipo de barrera a la hora de desplazar-
ral, organizándolo de manera que el pequeño se por el medio, de manera que todo este co-
sea el propio protagonista de todo. El aula debe nectado con estanterías las cuales contienen en
de estar constantemente ordenada porque así su interior el material necesaria para cada área,
también se integra una estructura mental de teniendo en cuenta que estos están organiza-
orden en el pequeño. dos de manera sistemática y dependiendo de su
  Una característica que le hace peculiar es su dificultad.
carácter autocorrector, que lo que permite es   Nosotros lo hemos visto [al niño] en las “Case
una educación autónoma de la cual no depen- dei bambini” feliz, paciente, lento y exacto como el
dan de un adulto, sino que se eduquen a sí mi- obrero más perfecto y el más escrupuloso conser-
smos. Es el principal aspecto de la pedagogía de vador de objetos. Para hacerlo feliz basta la cosa
Montessori, ya que es un carácter innovador. mas insignificante: poder colgar, por ejemplo sus
  Se alude a que la mala educación viene por vestidos en un perchero colocado a poca altura al
la mala estructuración del ambiente, porque en alcance de su mano; abrir una puerta que no sea
vez de ser facilitador, resulta un obstáculo y un muy pesada y tenga un pomo proporcionado a su
territorio que conquistar ya que todo esta pen- mano; cambiar de lugar sin hacer ruido una silla
sado para personas adultas. Con lo que Mon- cuyo peso esté adaptado a la fuerza de sus brazos;
tessori proporcionará un cambio en el sentido en una palabra poder vivir en un ambiente en el
de que las Casas de los Niños son como una cual todas las cosas estén construidas según sus
especie de casas en miniatura. proporciones. (Montessori, s.a. [1920?], pág.22)
  Esta capacidad, es muy importante porque   Este ambiente no provocará en los alumnos
ayuda a los niños a desarrollarse a nivel so- una competencia sino que de manera contraria
cial porque aquí los niños pueden interactuar será transmisor de respeto y valor de cada uno
unos con otros y también desarrollar aspectos de ellos de manera individual, respetando así
de carácter emocional e intelectual, que asegu- sus distintos ritmos de aprendizaje y exigiendo
rarán un orden y proporcionarán seguridad en a cada uno lo que le corresponde. Uno de los
los niños. A la hora de llevar a cabo este entor- principios que debe cumplir este entorno es que
no se tendrán en cuenta los principios de sim- sea estimulante para los pequeños, y que este
plicidad, belleza y orden, para crear así un clima preparado, es decir, se deben buscar medios
cálido y estimulante para los más pequeños. ineludibles y adecuados a las necesidades psi-
  Los espacios son tan luminosos como cálidos cológicas de los niños. Este espacio cuenta con
dando así una amplitud del lugar y una confian- ejercicios de vida práctica, gimnasia, juegos al
za que permita que los infantes se entreguen a aire libre y un cultivo del pequeño huerto, por-
los profesionales del centro. que es muy importante que los infantes estén
  En estas escuelas habrá tanto plantas, como en contacto con lo que les rodea llenándose así
música, y también libros… porque se querrán de todos los estímulos que puedan captar. Una
abarcar muchas capacidades relevantes para los de las curiosidades que podemos destacar de las
más pequeños, un ejemplo claro es el contacto aulas, es que desaparecen los pupitres para dejar
con la naturaleza. un espacio libre por el cual los niños puedan mo-
  Para poner en marcha este espacio debemos verse sin dificultades. Recordemos además que
organizarlo con anterioridad y de manera cui- tanto las sillas, los cuadros, los instrumentos o
dadosa, cuidando al máximo los pequeños de- las mesas, entre otros están totalmente adapta-
talles intentando que no se nos escape ningu- mos para ellos; facilitando en todo momento las
no, porque como aludíamos con anterioridad actividades que llevan a su propio desarrollo.

160 MoMo 4 • Dicembre 2015


  Los encargados de poner en marcha este   La desconfianza hacia la experiencia natural y
espacio serán los maestros que según Montes- la consiguiente exageración del control exterior se
sori, están formados de manera científica. Con revelan tanto en el material suministrado como en
esto queremos decir que están más capacitados el contenido de las órdenes del enseñante. El temo
que nadie para prepararlo y permitir así las li- al material bruto se muestra en el laboratorio, en
bres manifestaciones de los niños. Sin duda el taller de adestramiento manual, en los Kinder-
alguna esto exige una gran responsabilidad garten frobelianos y en las Casas de los Niños de
para estos profesionales. Montessori. Se exigen materiales que hayan sido
  Los materiales se crearon para provocar un sometidos ya al trabajo de refinación de la inteli-
desarrollo tanto a nivel intelectual como de los gencia; tal exigencia se impone tanto para las disci-
sentidos (se conocer las tablillas con superficies plinas de las ocupaciones como para el aprendizaje
ásperas y lisas, las cubiertas de hilos de diversos más propiamente académico. Es cierto que este
colores, las formas geométricas, los ejercicios material controlará las operaciones de los alumnos
de silencio…). Su selección es muy difícil para el de forma que puedan prevenirse los errores. Pero
director, ya que no pueden agotar en exceso la la idea de que un alumno que trabaja con este ma-
mente sino más bien divertir al pequeño; tam- terial absorberá de alguna manera la inteligencia
poco podemos permitir que sean aburridos, y implicada originariamente en su formación, es fal-
mucho menos caer en la monotonía, es decir, sa. (…) Cuando la finalidad de la actividad se halla
repetirlos frecuentemente. limitada a la comprobación de estas cualidades, el
  En ellos se busca que sean correctores multi- conocimiento que de ella se deriva es sólo técnico.
sensoriales, es decir, secuenciales para que faci- (Dewey, en Bartolomeis, 1979, págs. 160-161)
liten el autoaprendizaje, porque lo principal en   Todas estas herramientas reúnen en sí cua-
esta pedagogía es que los niños aprendan tanto tro características comunes que son: funcional,
de lo bueno como de lo malo de forma autóno- experimental, de estructuración y de relación,
ma. Estos van a ayudar a coordinar tanto el además de la autocorrección que estos poseen.
cuerpo como la mente. Con esto, se ayudará a Esto facilita que los pequeños nunca se equivo-
los niños a ordenar y a clasificar las propieda- quen sin que se den cuenta ellos mismos. En
des físicas del mundo en el que viven. En el caso el caso de que no se entienda la utilización del
de los materiales que tienen que ver con las material o la elaboración de las actividades, los
matemáticas, estos nos ayudan a adquirir con- maestros deben observar el problema y explicar
ceptos relacionados con esta ciencia. También el funcionamiento desde el principio.
existe un material dedicado al lenguaje que   También se tendrán en cuenta tanto las
ayuda a prepararse para leer y escribir, sin exi- texturas, como los colores, las figuras geométri-
gencias. Este permite que los pequeños vayan cas, las formas… Diferencias o aspectos comu-
poniéndose en contacto con estas destrezas y nes que los alumnos conocerán a través de la ca-
que cuando estén listos se lancen a aprenderlas, pacidad de manipular. Desarrollando al mismo
de manera que esta progresión sea natural. tiempo una capacidad creativa.
  M. Montessori, crea un material didáctico   En cuanto a los materiales sensoriales, debe-
específico que es un punto fundamental para la mos resaltar su importancia ya que en la peda-
implantación de la pedagogía, el cual ayuda tanto gogía no se deben medir las sensaciones sino
a los maestros a enseñar, como a los estudiantes educar los sentidos. Estos se agrupan según las
a aprender. Lo que busca es captar la curiosidad distintas percepciones.
de los pequeños y guiarlos en cierto modo, de tal   El método que he empleado consiste en hacer un
manera que por ellos mismos construyan su pro- experimento pedagógico con un objeto del material
pio conocimiento. Estos materiales se pueden de enseñanza y esperar la reacción espontánea del
utilizar tanto a nivel individual como en grupos, niño. (…) Hago uso de un material de enseñanza
ya que en ambos casos se les puede sacar un gran que a primera vista podría tomarse por un mate-
partido. En el caso de que una tarea se realice rial psicométrico. (…) La profunda diferencia entre
con los compañeros ayudará a que estos puedan ambos materiales radica en lo siguiente: los este-
interactuar unos con otros, generando así un in- siómetros sirven para medir mientras que mis in-
tercambio de opiniones, ideas, culturas… strumentos sirven para hacer ejercitar los sentidos.
  En un primer momento el tacto se trabaja a ción del niño al mismo tiempo que componen
partir del agua a diferentes temperaturas; esta otra clasificación. Con este sentido se trabajan
se puede tocar y así apreciar las diferencias. Con términos como la longitud, la altura o el ta-
esto también trabajamos contenidos relacionas maño.
con el cuidado personal, como por ejemplo,   Por último el oído. Lo más destacable de este
inculcar unos hábitos de limpieza. En cierto es la importancia de que se desarrolle, porque
modo si no tienen las manos limpias no podrán de él depende la educación del lenguaje, conte-
apreciar las sensaciones de manera precisa. nido muy importante en la educación infantil.
Este sentido se trabaja a partir de las regiones También es beneficioso que se les enseñe a los
de la mano, con lo que se le enseña a como to- más pequeños a agudizar este sentido para que
car los distintos objetos. Una variable que se le puedan distinguir los sonidos más ligeros y los
puede añadir es que toquen las cosas con los más fuertes y así poder compararlos y diferen-
ojos cerrados para que se puedan centrar más ciarlo. Esta discriminación evoluciona de mane-
en este sentido y percibir mejor tanto las di- ra gradual, poco a poco. Es necesario crear una
ferencias como las similitudes de los objetos. disciplina que consista en distinguir sonidos ya
Esto les gusta tanto que lo repiten en numero- que para esto se necesita un absoluto silencio.
sas ocasiones. En el aula se tienen que cuidar los gritos y el
  Otros ejemplos para poder trabajar son a exceso de ruido a la hora de mover el mobilia-
través de otros papeles, cartulinas, telas… rio. Para perfeccionar esto, la clase cuenta con
  En cuanto al sentido estereognóstico, rela- numerosos objetos musicales, los cuales apor-
cionado también con la vista, este es el que le tan distintas tonalidades, alturas, timbres…
ofrece a los niños la posibilidad de utilizar sus que ayudarán a agudizar el oído además de dar
ojos como si fuesen las manos. Se trata de re- la oportunidad de poder distinguir entre una
alizar una serie de ejercicios con cubos de la- gran variedad de sonidos.
drillos. Tras la discriminación visual y el esta-   Otras características a resaltar son: la impor-
blecimiento de esta en la mente se manipulan tancia de la manipulación a la hora de aprender;
los objetos y se aprecian de forma manual las el autocontrol en el cual los niños aprenden a
muchas más diferencias. partir de ensayo-error y así ven las diferencias,
  Con respecto al olfato. Está muy poco desar- también puede resultar positivo la revisión de
rollado en estas edades lo que resulta complica- aprendizajes posteriores tomándolos así como
do llevarlo a cabo. A pesar de ello se experimen- punto de partida; y la polivalencia de los mate-
tan con los niños las distintas intensidades que riales, que con un solo material se pueden ha-
pueden tener los olores. Este sentido se com- cer más cosas, por sus distintos usos. Una par-
plementa con el gusto que también resulta en- ticularidad de esta última característica es que
gorroso para proponer en el aula, pero sin duda esto se realiza de forma individual y le ofrece
alguna, un momento propio para resaltar estos a cada uno de los pequeños la oportunidad de
dos factores es el momento de la comida, ya que determinar peculiaridades y utilidades de cada
esta llena de estos elementos. Así se relacionan elemento.
de forma práctica contenidos educativos con   La elección de cada material es única y exclu-
otros de la vida diaria. Poco a poco se desarrol- sivamente decisión del alumno, nel maestro no
lan las capacidades y surge un aprendizaje. puede imponer el uso de ningún elemento. De
  La vista se trabaja a partir de figuras de dife- esta manera se favorece la autoeducación, la in-
rentes tamaños, utilizando la correspondencia dependencia, la coordinación, el orden…
término a término, etc. En estas actividades se   Existe en ellos una progresión, por lo que se
permite ver los distintos tamaños de los ele- pasa de los más sencillos a los más complejos en
mentos y sirven para establecer una clasifica- grado de utilización. Esta es la huella que María
ción de los objetos, porque a pesar de que en un Montessori deja en el sistema educativo, una
primer momento los alumnos no sean capaces metodología que renueva la escuela y las prácti-
de verlos, más adelante lo harán de manera in- cas educativas. Su cientificidad combinada con
consciente. Aquí también juegan un papel muy el mínimo con el que cuida cada pequeño detal-
importante los colores, porque captan la aten- le hace de su propuesta un referente actual y fu-

162 MoMo 4 • Dicembre 2015


turo para cualquier diseño educativo centrado del adulto y es capaz de retener la información
en la etapa infantil. el tiempo suficiente para sacar un sobresaliente
  Yo creo que con mi método he logrado establecer en el examen.
las condiciones de estudio necesarias para llegar a   En las Casa dei Bambini el niño era feliz, pa-
alcanzar una pedagogía científica; y el que adop- ciente, lento y exacto. Los pequeños disfrutaban
te este método abrirá por este solo hecho en cada del aprendizaje y deseaban continuarlo. ¿Por
escuela y en cada clase un laboratorio de pedagogía qué actualmente la mayoría de los jóvenes se
experimental. De aquí ha de venir la solución po- aburren y rechazan el estudio?
sitiva de todos los problemas pedagógicos de que   Igual que la italiana, creemos que la disci-
se habla. Algunos como la libertad de los niños, la plina surge de la libertad. Queremos dar a los
autoeducación y la armonía entre la acción educa- infantes la oportunidad de llegar a ser la mejor
tiva de la escuela y la de la familia, han quedado versión de sí mismos, de gozar con sus propias
resueltos. (págs. 353 -354) creaciones y de descubrir el potencial interior
  A pesar de que en la actualidad existen mate- que los convertirá en artistas, escritores, médi-
riales inspirados en las ideas montessorianas, cos, arquitectos, músicos… El orden exterior
éstos no se utilizan ligados a un verdadero re- permite y facilita el orden en la estructura men-
speto por el niño y sus estadios de desarrollo. tal y la concentración en la tarea. Los errores
La metodología se ha separado del espíritu que son los pasos previos al éxito. Con todo ello
la fundamentaba. Por este motivo, desde aquí queremos decir que nuestra fe en el niño es cie-
hacemos un llamamiento a todos los maestros ga; que en él vemos un ser capaz de superarse
que aman su trabajo, y les recordamos la inmen- diariamente y de conseguir todo aquello que se
sa responsabilidad de su trabajo. Y es que como proponga.
indicó la pionera: Tocar al niño es tocar el punto   Nadie más que nosotros tiene la posibilidad
más delicado y vital. Donde todo puede decidirse de cuidar lo más valioso de la vida, los niños.
y renovarse; donde todo está lleno de vida; donde
se hallan encerrados los secretos del alma. Allí se
elabora la educación del hombre del mañana.

Nuestra reflexión personal


Hace tres años decidimos apostar por nuestra
vocación y centrar todos nuestros esfuerzos Referências bibliográficas
en convertirnos en maestras. Desde entonces Agricultura sustentable. (s.f.). En Biografías y vi-
hemos aprendido mucho; en la Universidad das. Recuperado de www.biografiasyvidas.com/
adquirimos la base teórica necesaria para en- biografia/m/montessori.htm
tender, primero, y actuar después y, gracias a Agricultura sustentable. (s.f.) En Asociación
los periodos en los que observamos la realidad Montessori Española. asociacionmontessori.net
de la práctica en las escuelas, cada día estamos Baltazar, G. (2012). El manual personal de la doc-
más preparadas para escoger aquello que, con- tora Montessori: Traducción de “Dr. Montessori’s
fiamos, nos permitirá desempeñar nuestra la- own handbook”. España: Createspace
bor de la mejor manera posible. María Montes- Campo, O. (2003). Método Montessori. Psicope-
sori amaba su profesión y a ella dedicó toda su dagogía II Semestre. Recuperado de http://www.
vida. Consideramos que la ilusión, la pasión y el psicopedagogia.com/articulos/?articulo=350
valor deberían ser los primeros requisitos para Méndez, L. (2010). María Montessori y su méto-
ejercer como docente. Basta con tener confian- do en la Educación Infantil. España: lulu.com
za: en uno mismo y, sobre todo, en las infinitas Sanchidrián, C. (2013). El método de la Pedagogía
posibilidades de los niños. cientifica. Aplicado a la educación de la infancia.
  A lo largo de nuestra experiencia como estu- Madrid: Biblioteca Nueva
diantes, nos hemos sentido presionadas, me- Standing, E. (2002). La revolución Montessori
morizando desde pequeñas datos que pronto en la educación. España: Siglo XXI
olvidaríamos. Un buen estudiante es aquel que Trilla, J. (2001). El legado pedagógico del siglo XX
se mantiene callado, obedece las instrucciones para la escuela del siglo XXI. España: Graó
La competencia lingüística: experiencia
educativa en las escuelas andaluzas
Josefa Beltrán Ruiz  Centro del Profesorado de Málaga
Mª Rocío Pascual Lacal  Centro del Profesorado de Málaga

La lectura como competencia clave para un niño o niña alfabetizado es hoy por hoy in-
desarrollo del discente suficiente. Un buen lector en nuestra sociedad
El aprendizaje de la lectura y la escritura se logra es un lector polivalente y competente que debe
en el niño de forma natural. Al convivir e inter- dominar diferentes formas de lectura, asimilar
cambiar experiencias con compañeros mayores que diferentes tipos de textos y manejar diferentes
ya leen y escriben, propicia en el niño su deseo de soportes. Es un lector que desarrolla la activi-
hacerlo. Según las habilidades e intereses propios dad lectora movido por diferentes razones, y
de su edad, creará una atmósfera que favorezca su lo hace en distintos contextos y situaciones. El
desarrollo. Montessori 1937 lector actual busca información para decidir,
  Leer es una actividad fundamental e impre- para adquirir conocimientos, para realizar dife-
scindible en la sociedad del siglo XXI dada la rentes acciones, para construir su visión de la
enorme repercusión que los textos escritos tie- realidad, para disfrutar y entretenerse, para co-
nen en las actuales formas culturales y máxime municarse con los demás. Es un sujeto que lee
desde que las tecnologías de la información y la comprensivamente; sabe interpretar lo que lee;
comunicación han otorgado una nueva dimen- es capaz de emitir juicios críticos; reformula y
sión y un gran protagonismo a los medios escri- transforma los contenidos…
tos. Conseguir que las nuevas generaciones   Los cambios que ha experimentado la so-
sean buenos lectores es un reto necesario no ciedad en el último tiempo no han sido indife-
sólo para lograr que comprendan y produzcan rentes para el sistema educativo. Al contrario,
textos sin dificultad, sino también para que han influido notoriamente, modificando las
sean capaces de elegir y manejar la información formas de aprender y de facilitar el aprendiza-
que nos llega por diferentes vías. je. Específicamente, en el área de la lectura, los
  Leer y escribir son acciones complejas que re- hábitos han cambiado, el contexto y las posibi-
quieren mucho más que descodificar un texto. lidades que éste ofrece son otras, y han exigido
  Lo que hace algunos años era considerado ajustar las prácticas pedagógicas.

164 MoMo 4 • Dicembre 2015


  La generación actual de niños y niñas han las revoluciones violentas se volverán imposibles.
perdido el camino hacia el placer de la lectura, Montessori, 1994
por lo cual es necesario encontrar un modo de   El educador del siglo XXI requiere un perfil
regreso hacia este; una manera de conseguirlo de un profesional autónomo, flexible, investi-
es no transformar este placer en carga, hay que gador e innovador, que sea capaz de adaptar los
mantener por encima de todo ese goce hasta currículos a las características del centro y del
que sin darse cuenta, tanto los individuos de alumnado con el que desarrolla su tarea y de co-
toda edad lo conviertan en un deber. Por su ex- laborar con sus colegas y con las familias.
periencia como docente, Pennac (1993) subraya   Su intervención antes, durante y después de
la importancia de entusiasmar a los alumnos la puesta en marcha de las secuencias de apren-
para que comiencen a leer por puro placer. dizaje requieren de habilidades que hagan po-
  Insiste en que para hacer nuevos lectores a sible el desarrollo integral del alumnado, para
los niños y niñas hay que intentar contagiar el ello es importante:
amor por la lectura en lugar de machacar con   • asegurar la creación de un clima seguro y
lecturas obligatorias y aburridas. relajado en el centro de Educación Infantil;
  Apoyándose en Vigotsky, Rodari (2000) aco-   • estar atento a las propuestas e intereses de
pló retórica y juego, para potenciar las asam- los niños y niñas;
bleas de los niños. Los cuentos populares eran   • fomentar y motivar a los niños;
su materia prima, especialmente los de Ander-   • crear un entorno que propicie la acción y la
sen. De Vigotsky aprendió Rodari que la imagi- experimentación;
nación del niño, aplicará sus instrumentos en   • planificar e implantar proyectos y activida-
todos los aspectos de la experiencia que provo- des globalizadas;
quen su intervención creativa.   • interactuar con los alumnos y ayudarlos a
  Los educadores al iniciar en las escuelas el aprender y desarrollarse;
aprendizaje lector deben tener en cuenta qué   • observar al alumnado y estar atentos en la
saben los niños acerca de la lectura, cuál ha sido marcha del proceso de enseñanza- aprendizaje;
su información familiar acerca de su riqueza y   • intervenir en ese proceso modificando lo
funcionalidad. Deben motivarlos a “leer” todo que sea necesario, de forma contingente a los
lo que quieran y les interese, aprovechando su progresos y dificultades que los niños y niñas
innata curiosidad por obtener respuestas del vayan manifestando.
mundo que los rodea. Es necesario presentar-   Este perfil profesional se podría concretar
les actividades sumamente atractivas y, so- en las funciones de orientador del menor y la
bre todo, participativas, en las que los niños familia, tutor, reflexivo, investigador, organi-
y niñas al descubrir el código (decodificación) zador, y promotor de la actividad, variedad y
logren atribuir significado a lo que leen. cambio escolar.
  Para el alumnado de Educación Infantil, la   Para Zabalza (1992), el profesor como profe-
lectura solamente tendrá sentido en la medi- sional del currículo implica ir más allá de lo que
da en que satisfaga sus intereses lúdicos y les podría significar el referirnos a él en la acepción
aporte alguna utilidad. más habitual de profesional de la enseñanza, ya
  La finalidad de este aprendizaje lleva a una que no sólo ha de enseñar su materia o atender
lectura verdaderamente comprensiva, que per- a su aula, sino que desarrolla un currículo, es
mita disfrutar, informarse, aprender autóno- decir, integra su trabajo en un proyecto forma-
mamente, logrando que sea útil para la escuela tivo global del que él mismo es parte. Esta nue-
y para la vida. va visión le exige, por tanto un nuevo reperto-
rio de competencias profesionales que van más
El perfil docente para una escuela infantil allá de una mera actitud positiva hacia el cam-
de calidad. medidas de impulso en la for- bio y el trabajo cooperativo.
mación continua del profesorado   Por lo pronto, la incorporación de niños y
La nueva educación debe destruirlos y mostrar niñas de tres años al segundo ciclo de la Edu-
un horizonte libre. La nueva educación es una re- cación Infantil ha revolucionado, en cierta ma-
volución. Una revolución no violenta: si triunfa, nera, la organización del aula y del trabajo de
los profesionales de esta etapa, que tienen que te y autónomo en los individuos de modos propios
tratar con niños y niñas escasamente socia- de pensar, sentir y actuar. En definitiva, la poten-
lizados, vivos y dinámicos, a los que le cuesta ciación del sujeto. (Pérez Gómez, 2000)
mucho central su atención en las actividades,   En este marco, la investigación-acción se
atender instrucciones, aceptar las reglas bási- convierte en el mejor aliado de los maestros y
cas, mantenerse dentro de procesos prolonga- maestras para resolver los problemas que se
dos, etc. Todos estos aspectos se convierten en plantean en su aula y mejorar sus prácticas. Se
contenidos del aprendizaje en el primer curso pretende con ella resolver asuntos o situacio-
del ciclo. El instrumento fundamental de que nes concretas sin ánimo de realizar ninguna ge-
dispone el maestro o la maestra es su propia neralización con pretensiones teóricas. El perfil
presencia y el disponer de un espacio físico actual del docente investigador sería:
especialmente enriquecido y estimulante.   • reflexiona sobre la práctica docente;
  Vemos, pues que, aunque las funciones de   • busca relacionar la práctica con la teoría e
la profesionalidad docente y sus exigencias es investiga para mejorar su tarea;
aplicable a todos los niveles del sistema edu-   • intenta comprender en profundidad la si-
cativo, las competencias del profesorado de tuación que investiga;
Educación Infantil poseen perfiles propios.   • trabaja en colaboración con colegas, familia
Además, la vertiginosidad de los cambios socia- y expertos;
les, culturales y económicos que se vienen pro-   • se plantea preguntas relevantes;
duciendo, sobre todo, en los últimos años hace   • busca información selectiva para funda-
que el profesorado tenga que asumir papeles no mentar su trabajo;
considerados hasta ahora, a fin de poder aten-   • utiliza los medios e instrumentos adecua-
der a las demandas de una sociedad compleja y dos para la recogida de datos;
en permanente evolución.   • indaga los aspectos y variables ocultas del
  Como apunta Imbernón (1994) para que la problema que investiga;
institución educativa eduque realmente en la   • selecciona, organiza, analiza y valora la in-
vida y para la vida del futuro ha de dejar de ser formación;
un lugar exclusivo en el que se aprende única-   • comparte sus conocimientos;
mente lo que es básico: las cuatro reglas, los va-   • lleva a cabo propuestas de acción como un
lores más elementales, la socialización humana, supuesto de mejora de la práctica.
un oficio… Ya que cada vez más (y ésta es una   • fundamenta sólidamente sus afirmaciones.
de las grandes diferencias con épocas anterio-   Los Centros de Profesorado desempeñan
res) comparte el poder de la transmisión de co- un papel relevante, constituyéndose en espa-
nocimiento con otras instancias socializadoras: cios que dinamizan, asesoran y favorecen las
televisión, medios de comunicación de todo iniciativas de formación en grupos de trabajo
tipo, redes informáticas y telemáticas, mayor del profesorado de su zona, los acompañan en
cultura social, educación no formal... y la insti- la formulación, desarrollo y evaluación de sus
tución educativa necesita de estas instancias de proyectos, facilitan información y recursos
socialización para educar a los niños y para asu- para la realización de estas actividades, las ar-
mir que ella es también una manifestación de la ticulan e integran como parte destacada de su
vida en toda su complejidad. (Imbernón, 2004) plan de acción, difunden sus logros o resulta-
  En este contexto de intensos, ambiguos y dos y promueven la organización de estos gru-
complejos cambios tiene lugar el proceso de pos en redes través de las que se pueda producir
socialización de los niños, precisamente en la un intercambio enriquecedor de conocimiento
etapa más permeable de su desarrollo. En con- y experiencias (Orden 6/9/02).
secuencia, como señala Pérez Gómez: La tarea   Podríamos contemplar tres modalidades di-
educativa de la escuela requiere la utilización del ferentes de actuación según el ámbito de imple-
conocimiento y la experiencia más depurados y ri- mentación:
cos de la comunidad humana para facilitar la adap-   • proyectos impulsados por un centro educati-
tación a los cambios, favorecer la integración social vo en los que se pretendan transformaciones de
y, al mismo tiempo, facilitar el desarrollo conscien- la cultura pedagógica y organizativa del mismo;

166 MoMo 4 • Dicembre 2015


  • proyectos de colectivos de profesores de que se estructura en un marco de colaboración;
un área o nivel (de uno o varios centros) en los   • con un seguimiento que verifica los logros
que se someta a experimentación un enfoque de las actuaciones;
didáctico específico;   • con el punto de vista puesto en su integra-
  • proyectos de profesores de diferentes cen- ción en la vida institucional.
tros, áreas o niveles que comparten un enfoque   En definitiva, se hace imprescindible que nos
pedagógico y didáctico general (art. 6.1, Orden concienciemos que la formación es esencial ya
9/6/03). que promueve el conocimiento, las habilidades
  Es evidente que los grupos docentes del mi- y las actitudes del profesorado, mejora y tran-
smo centro pueden convertirse en grupos de sforma la cultura profesional. Todo lo cual re-
trabajo estables con necesidades compartidas dunda en los resultados escolares y en la cali-
derivadas de una misma realidad, y en este dad de la educación.
enclave es donde el asesor de referencia de los
centros del profesorado incide. Este marco es La competencia lingüística en las escuelas
el idóneo para la reflexión, autoevaluación y la infantiles andaluzas
acción de los docentes sobre su propia práctica La libertad del niño debe tener como limite el inte-
y es, además, el medio ideal para la formación rés colectivo, y como forma lo que universalmente
permanente del profesorado y, como conse- consideramos “buen comportamiento”. Debemos,
cuencia, para la mejora de la calidad educativa. por tanto, controlar en el niño todo lo que ofenda o
  No obstante, la inestabilidad de la plantilla moleste a otros, o cualquier cosa que apunte hacia
de algunos centros educativos dificulta enorme- actos rudos o de mal gusto. Montessori, 1937
mente esta tarea. Por lo que, también podrán   La escuela infantil proporcionará la oportu-
constituirse grupos de trabajo con maestros y nidad a los niños y niñas de este ciclo de con-
maestras de distintos centros que comparten tinuar acercándose al uso y aprendizaje del
necesidad e inquietudes. lenguaje escrito como medio de comunicación,
  Esta modalidad de formación –docentes de información y disfrute.
un mismo centro educativo– facilita el análisis   Desde la incorporación a este ciclo, los niños
crítico de la realidad, lo que les permitirá pro- y niñas aprenderán a diferenciar entre las for-
fundizar en sus prácticas educativas ante el mas escritas y otras formas de expresión gráfica
contexto que los engloba. Por lo tanto, el centro como el dibujo y, progresivamente, aprenderán
educativo es, sin lugar a dudas, el espacio donde las convenciones del sistema de escritura: Line-
emanan las necesidades de formación ligadas al alidad, arbitrariedad, etc., e identificarán letras
contexto más próximo, y donde los principios y palabras muy significativas como su nombre
de protagonismo, autonomía y funcionalidad propio y el de algunas personas que los rode-
cobran un sentido pleno. Es, precisamente, en an. Así, la iniciación al conocimiento del código
los centros (en el quehacer diario), donde sur- escrito se realizará a través de palabras y frases
gen las dificultades concretas y tangibles a las muy significativas o usuales como el nombre
que los profesores y profesoras nos enfrenta- propio, título de cuentos.
mos en primera persona y es, justamente ahí,   Los niños y niñas irán usando gradualmente,
donde deben surgir también las soluciones dia- de forma autónoma, los diferentes soportes de
logadas y concretas para paliarlas. la lengua escrita como libros, revistas, periódi-
  Los principios que han de llevar implícito cos, folletos publicitarios, guías de viajes, car-
cualquier plan de autoevaluación y mejora de teles, etiquetas de productos y, desde luego, las
las prácticas educativas, debería: pantallas de los diversos instrumentos que nos
  • derivado de un proceso sistemático de auto- ofrece la sociedad del conocimiento y las nue-
evaluación y diagnóstico; vas tecnologías.
  • realista y vinculado a las necesidades senti-   A través de la utilización del formato y del
das y expresadas por las personas implicadas; contenido de los mismos irán comprendiendo
  • concreto y sencillo en su planteamiento; que cada texto suele presentarse en un soporte
  • planificado en un proyecto articulado; determinado, en función del cual, es posible an-
  • con responsabilidades fijadas, sin olvidar ticipar el tipo de texto.
  La experiencia en situaciones diarias de lec-   Especial atención cobra a estas edades las
tura en voz alta convertirá a los niños y niñas lecturas de cuentos y otras obras literarias. Con
de esta etapa en partícipes de prácticas letradas estas lecturas, convertidas en momentos gra-
compartidas, siendo ellos quienes realmente tificantes y afectivos, los niños y niñas apren-
están leyendo, comprendiendo e interpretando derán a sumergirse en el texto mientras su ima-
el contenido del texto, vivenciando momentos ginación va creando personajes y escenarios
mágicos donde las grafías del texto se convier- únicos, aprendiendo a vivenciar y a enamorarse
ten en lenguaje oral. Se ayuda de esta forma, a de la literatura, acercándose a este arte univer-
entender las funciones y estructura del lenguaje sal a través de la magia de sus relatos, lo que
escrito, así como a la utilización gradual de las creará interés por compartir interpretaciones,
mismas. Estas lecturas, escuchadas con interés sensaciones y emociones.
y atención, versarán sobre todo tipo de textos   La dramatización de algunos de estos textos
sociales, y responderán a los usos sociales y cul- generará disfrute e interés por expresarse con
turales del lenguaje escrito como medio de co- ayuda de recursos extralingüísticos. También
municación, información y disfrute ayudando se acercarán a la literatura a través de las sen-
progresivamente a entender la importante fun- saciones, comprensión y recitado de algunos
ción que cumple al conservar la información. textos poéticos, del rico acervo cultural anda-
  Leer es comprender un texto escrito. Es un luz, representado por la tradición cultural y la
proceso activo donde cada lector tiene un obje- obra de poetas andaluces, disfrutando de las
tivo determinado, un por qué leer, construyen- sensaciones que el ritmo, la rima, y la belleza de
do el significado al interactuar con el mismo, las palabras producen. Igualmente, se tendrán
poniendo en juego sus conocimientos previos. en cuenta otras manifestaciones literarias re-
  La lectura, así entendida, genera pensamien- flejo de la pluralidad cultural de la sociedad an-
tos, sentimientos, ideas y emociones, poten- daluza actual. En todo caso, los textos leídos a
ciando la idea de lectura como un proceso de los niños y niñas en la escuela han de responder
interpretación y comprensión, más que la aso- a las más altas exigencias de una obra literaria.
ciación de sonidos a letras. Se trata, de esta for-   Se promoverán y se crearán desde muy tem-
ma, que los niños y niñas lean y escriban como prano momentos donde se invite a escribir en
un proceso de acercamiento progresivo al cono- situaciones reales: Expresar mensajes, hacer li-
cimiento del lenguaje escrito. stas de compra, escribir el nombre a las produc-
  Las oportunidades que los niños y niñas tie- ciones propias, etc. Los primeros intentos de
nen de asistir a sesiones donde otras personas escritura -trazos no convencionales- irán dan-
transmiten o leen, de forma interactiva, com- do paso, en una secuencia, a la utilización de
partida, así como las que tienen de producir algunas convenciones del sistema de la lengua
textos orales similares a los escuchados influyen escrita como arbitrariedad, linealidad, orienta-
en el desarrollo del lenguaje verbal, tanto oral ción y organización en el espacio.
como escrito. Por este motivo el profesorado   Los niños y niñas descubrirán el placer de
que ejerza la tutoría, diariamente, creará situa- producir mensajes que progresivamente, re-
ciones donde los niños y niñas escuchen y com- spondiendo a la evolución de sus ideas sobre la
prendan textos orales como cuentos, relatos, escritura, serán cada vez más precisos, conven-
leyendas, poesías, rimas, adivinanzas, trabalen- cionales y legibles.
guas tradicionales o contemporáneas-, etc. que   Escribir supone un complejo proceso cogniti-
recojan la riqueza cultural andaluza, como fuen- vo o intelectual que acaba con la producción de
te de placer y de aprendizaje. Algunas de estas un texto. Este proceso incluye la planificación
situaciones incluirán el recitado de textos de de aquello que se va a transmitir, su fijación en
carácter poético, de tradición cultural o de au- un soporte determinado (papel, pizarra, etc.) y
tor, disfrutando de las sensaciones que el ritmo, la revisión de lo escrito.
la rima y la belleza de las palabras producen. En   Debemos ofrecer oportunidades de escritura
otras ocasiones estarán centradas en la escucha en educación infantil que contemplen este pro-
con interés y atención de explicaciones, instruc- ceso, en situaciones y contextos significativos.
ciones o descripciones transmitidas o leídas.   Dichas situaciones no tienen por qué supo-

168 MoMo 4 • Dicembre 2015


ner el trazado directo por parte de los niños   Consecuentemente, respondiendo a lo que
y niñas. Dictar el texto a una persona adulta puede encontrarse en toda buena biblioteca, ha
o a otro niño o niña con mayor dominio de la de contener textos de uso social que favorezcan
escritura, además de crear importantes inte- la interacción y ayuden a generar ideas sobre la
racciones, convertirá a los niños y niñas de esta funcionalidad y la utilidad de los mismos: cuentos
etapa en auténticos escritores y escritoras. y otros géneros literarios, comics, enciclopedias,
  En el segundo ciclo de la educación infan- diccionarios, biografías, libros de arte, revistas,
til, el trabajo en torno a textos de uso social periódicos, mapas y guías turísticas, recetarios de
irá generando conocimientos sobre cada cocina, textos en otros idiomas, etc., ya sean im-
uno de ellos en función de su utilización en presos o en formato digital. Los niños y niñas, a
situaciones de la vida cotidiana. A través de través de su uso, aprenderán a respetarla, cuidarla
estas situaciones de aprendizaje, los niños y y, la enriquecerán aportando textos, compendios
niñas tendrán la oportunidad de interactuar y libros producidos por ellos mismos o recupera-
con los textos, interpretando y produciendo, dos de su entorno. Será así como aprendan a valo-
leyendo y escribiendo de forma compartida. rar la biblioteca como un recurso informativo, de
  A través de aproximaciones sucesivas, que entretenimiento y disfrute. La presencia en el aula
les permitirán ir profundizando en el objeto de otros textos de uso social habitualmente no
de conocimiento, será como los niños y niñas presentes en la biblioteca como folletos publicita-
irán aumentando su capacidad para producir rios, prospectos y recetas médicas, envases y eti-
e interpretar los textos que utiliza la socie- quetas de productos, instrucciones de montaje de
dad letrada y democrática. juegos o muebles, notificaciones del banco, etc…,
  Las situaciones de la vida cotidiana ofre- ayudarán a los niños y niñas en su aproximación
cen oportunidades donde es necesario utili- a los usos reales del lenguaje escrito. Estos textos
zar el lenguaje escrito y por tanto, promue- podrán estar presentes en aquellos espacios don-
ven el deseo e intento de apropiarse de los de, en situaciones de la vida cotidiana, puedan ser
usos culturales de lectura y escritura por par- utilizados con el fin para el que fueron creados.
te de los niños y niñas. Será importante ofre-   Los teclados y pantallas de la sociedad del co-
cer modelos lectores, tanto cuando se lee en nocimiento, instalados en la biblioteca o en otro
voz alta como cuando se hace de forma natu- espacio, serán un recurso necesario para acercar
ral, en silencio. Así mismo, los niños y niñas a los niños y niñas al lenguaje escrito. La utiliza-
necesitan ver cómo alguien experimentado ción de ciertos programas informáticos y procesa-
escribe, tanto si lo hace para sí, concentrado dores de textos con los que se hace necesario leer
-una nota a la familia, el diario de aula, un y escribir como en la vida real, la utilización de
poema, etc-., como cuando lo hace interac- internet donde es posible encontrar todo lo que
tuando con ellos, resolviendo dudas, escri- busque y comunicarse con el resto del planeta,
biendo a su dictado, mostrando una disposi- etc., serán necesarios para comprender y elaborar
ción y actitud favorable hacia la complejidad conocimientos sobre los usos del lenguaje escrito
de este proceso. El aprendizaje se produce en las escuelas andaluzas del siglo XXI.
en función de las oportunidades que tienen
de interactuar en compañía de otros con el Programas educativos sobre formación del
objeto de conocimiento. Por este motivo tu- profesorado en lectura de ámbito andaluz
tores y tutoras, partiendo de los conocimien- Es preciso que la escuela permita las libres manife-
tos previos de cada niño y niña los invitará a staciones de los alumnos, libertad que permita el de-
escribir valorando sus producciones, los esti- sarrollo de las manifestaciones espontaneas del niño.
mulará para que aventuren el contenido y si- Montessori, 1937
gnificado de textos, intentando comprender   En el ámbito de la Comunicación Lingüística, la
el particular proceso de aprendizaje de cada Consejería de Educación ha puesto a disposición
uno de ellos. La biblioteca de aula se perfila de los centros educativos andaluces una serie de
como un espacio imprescindible tanto para el programas destinados a la mejora de esta compe-
acercamiento a la literatura como a todo el tencia, incluyendo la lectura, la escritura, la crea-
lenguaje escrito. tividad y las alfabetizaciones múltiples.
  Dentro de la misma estrategia de apoyo milia y la escuela. La anterior recomendación
a la Competencia Linguística , la Consejería se desarrolla ampliamente en la sección 1ª del
de Educación de la Junta de Andalucía puso capítulo IV del Título I de la LEA, dedicada a
en marcha por primera vez durante el curso la participación de las familias en la comunidad
2013-2014,cuatro programas con el objetivo de educativa.
fomentar en el alumnado la capacidad lectoa   Las familias desempeñan un papel funda-
que llegaron a 169.000 estudiantes de Infantil, mental en la educación de sus hijos e hijas y,
Primaria y Secundaria. Además, 1064 centros más concretamente, en el desarrollo de la com-
escolares solicitaron participar en alguno de los petencia comunicativa y en el afianzamiento
cuatro programas y 13.055 docentes han recibi- del hábito lector. Sin embargo, no siempre pue-
do formación específica para impartirlos. Tan- den realizar su función educadora satisfacto-
to desde el punto de vista del alumnado como riamente por muy diversos motivos: escasez de
del punto de vista del profesor, los programas tiempo, carencia de formación específica, falta
resultan especialmente atrayentes porque ofre- de conexión con el trabajo pedagógico desarrol-
cen posibilidades de actuación para conseguir lado en el centro, etc.
un aprendizaje más efectivo.   En el Programa Eurydice, de la Unión Euro-
  La fundamentación de dichos programas se pea, de 2011 se afirmaba que los estudios inter-
basa en concebir el aprendizaje como un proce- nacionales indican que los niños cuyos padres leen
so activo, resultado de muchos factores y que libros con ellos, les cuentan cuentos, les enseñan
abarca fases distintas pero relacionadas estre- el alfabeto o juegan a juegos de palabras, tienen
chamente y su importancia radica en que bu- mejor nivel de lectura que aquellos niños con los
scan apoyar a los docentes en el desarrollo de la que nadie realiza ese tipo de actividades en casa.
competencia lectora proporcionándoles nuevas Por este motivo, muchos de los programas de alfa-
estrategias. betización de los países europeos ofrecen orienta-
  La propuesta de trabajo que se establece en ción y formación a los padres, la mayoría de ellos
estos proyectos consiste básicamente en tra- subrayando la importancia de leer en alto a los
bajar en las aulas respaldando la lectura desde niños.
cuatro puntos de vista:   Así, desde el programa familias lectoras, se
  a) la más tradicional, con el programa Clási- pretende potenciar las relaciones del profeso-
cos Escolares que desarrolla el trabajo con obras rado con el entorno social de los centros edu-
del canon literario, cativos, así como la interacción con las familias
  b) desde la escritura a través del proyecto a fin de favorecer la mejora de los resultados
Creatividad literaria, escolares y la formación integral de los alum-
  c) a partir de las nuevas alfabetizaciones di- nos, fortaleciebdi kas rekacuibes entre las fa-
gitales y tecnologías: comunicación, milias y centros educativos, desarrollando com-
  d) y un cuarto programa dirigido a las fami- promisos recíprocos que promuevan una acción
lias para desarrollar en coordinación con los concertada en beneficio de los alumnos, las fa-
centros docentes: familias lectoras. milias y la propia institución escolar.
  Este programa pretende ser un instrumento
Familias lectoras que ayude a los padres, madres y demás miem-
La Consejería de Educación, Cultura y Depor- bros de la familia a desarrollar su labor educa-
te pone a disposición de los centros educativos dora y, en colaboración con el centro educativo,
andaluces el programa Familias Lectoras. La les oriente y anime a despertar en sus hijos e
educación es el resultado del esfuerzo conjun- hijas la afición por el libro, mejorar su compren-
to de las familias y del centro educativo. Así lo sión lectora y afianzar el hábito de la lectura.
reconoce la LOE cuando en su artículo 118.4   Todo ello sin olvidar que es necesario que la
recomienda que, a fin de hacer efectiva la corre- enseñanza escolar contribuya a crear lectores
sponsabilidad entre el profesorado y las familias de textos diversos, a promover actitudes críti-
en la educación de sus hijos, las Administraciones cas y reflexivas y a la difusión de la cultura.
Educativas adoptarán medidas que promuevan   El papel del centro consiste en ayudarles faci-
e incentiven la colaboración efectiva entre la fa- litándoles guías sobre qué leer y realizando un

170 MoMo 4 • Dicembre 2015


reconocimiento público a las mejores familias todas las áreas del currículo, de la misma forma
lectoras del año. Además, cada mes el centro que ayuda a los centros a generar recursos digi-
lanza un tema y a lo largo del año se establece tales y audiovisuales para difundir sus prácticas
un calendario de actividades a realizar en casa docentes o experiencias de interés.
o en la calle con el alumnado: pueden ser visitar   Por otra parte responde a lo que la Ley Ge-
una biblioteca y hacerse socios toda la familia, neral del Audiovisual, aprobada en 2010, esta-
acudir a un gran almacén y elegir cada uno un blece al señalar que es obligación de los poderes
libro, o dedicar un tiempo de lectura a la sema- públicos contribuir a la alfabetización mediáti-
na todos juntos. ca. La educación mediática debe formar parte
de la educación formal a la que tienen acceso
Comunicación todos los niños y niñas y ser parte integrante
Los medios de comunicación, la sociedad de la de los planes de estudios de todos los niveles
información y las nuevas tecnologías forman de educación escolar. Así mismo, el Parlamen-
parte de nuestro sistema de aprendizaje. Este to Europeo ha instado en numerosas ocasio-
programa nace con la intención de que estos nes a los estados miembros a fortalecer en sus
medios se conviertan en lugares para el desar- currículos la enseñanza sobre medios. Comu-
rollo creativo, crítico e innovador de las comu- nicAcción, además, enlaza con el primero de
nidades educativas. El punto de partida es crear los objetivos de las Instrucciones sobre el tra-
un medio de comunicación, con lo que implica tamiento de la lectura para el desarrollo de la
en relación al uso de las TICs y al conocimiento competencia en comunicación lingüística de los
del periodismo, el diseño, el arte y la comunica- centros educativos públicos que imparten Edu-
ción en general. cación Primaria y Secundaria: Desarrollar en el
  El programa ComunicAcción está centrado alumnado las competencias, habilidades y estrate-
en la elaboración de un proyecto para trabajar gias que les permitan convertirse en lectores capa-
los medios audiovisuales en el aula, obtenien- ces de comprender, interpretar y manejar textos en
do un producto final: revista escolar, canal de formatos y soportes diversos. Forma, por tanto,
radio, canal de televisión, cortometraje de fic- parte de los programas de apoyo a la lectura.
ción o documental… Se trata de poner en mar-
cha acciones de comunicación que permitan Creatividad literaria
al alumnado emprender proyectos autónomos El programa Creatividad Literaria tiene como
relacionados con los medios de comunicación. objetivo desarrollar la competencia en comu-
Los centros educativos se podrán acoger de for- nicación lingüística, la competencia digital, así
ma voluntaria a dichos programas, recibiendo como las competencias propias de la cultura
de la Consejería de Educación asesoramiento, emprendedora, incorporando al ámbito educa-
formación y materiales. tivo nuevas propuestas, espacios, metodologías
  Cada centro puede desarrollar el Programa de y recursos.
la forma que mejor se ajuste a sus necesidades y   Las actividades de Creatividad Literaria están
características, tanto de forma transversal en va- enfocadas a desarrollar el talento, la creatividad
rias áreas o bien como temática independiente. y capacidad de innovación del alumnado, afron-
Este programa se inserta en la línea de actua- tando las posibles dificultades que se puedan
ción Programa ComunicAcción del Plan de Cul- encontrar en su desarrollo de una manera crea-
tura Emprendedora. Los proyectos desarrolla- tiva, buscando soluciones diversas y originales.
dos deben contribuir a promover la innovación,   Cada centro puede desarrollar los contenidos
la creatividad, la responsabilidad y el empren- del Programa de la forma que mejor se ajuste
dimiento en los centros educativos, donde tan- a sus necesidades y características. Pueden de-
to profesorado como estudiantes se impliquen sarrollarse de forma transversal en varias áreas
en el pensamiento y el conocimiento creativo y o bien como temática independiente.
las iniciativas emprendedoras.   El programa se propone conseguir que el
  Este Programa ofrece a los docentes y alum- profesorado propicie en el alumnado una refle-
nado una herramienta eficaz e integradora para xión personal y crítica sobre su tradición lite-
trabajar todas las competencias claves y desde raria, impulsando la creación de textos, como
modo de construcción del propio pensamiento,   La lectura de los clásicos plantea múltiples
de expresión personal y de goce. posibilidades, desde las más tradicionales a las
  El programa Creatividad Literaria ofrece más innovadoras. Si es importante leer, más
estrategias, herramientas y recursos que favo- aún es necesario facilitar al alumnado el acceso
recen el desarrollo de las competencias claves y la comprensión de textos literarios, especial-
del alumnado, el intercambio de experiencias mente de los clásicos de todos los tiempos. Se
educativas, el trabajo en equipo, la creación de trata de acompañar al profesorado y facilitar el
redes profesionales, el trabajo por proyectos, diseño de actividades lectoras centradas en los
así como el desarrollo de metodologías innova- textos clásicos. Dichas actividades presentan
doras que propicien un cambio educativo. muy diversas posibilidades: se puede encarar
  Entre los enfoques metodológicos de demo- el trabajo desde actividades que afecten a los
strado éxito educativo, el trabajo por proyectos centros escolares en su conjunto hasta otras
plantea aportaciones que consideramos espe- centradas en materias específicas, pasando
cialmente adecuadas al programa de creativi- por actividades interdisciplinares u otras que
dad literaria y que pueden sumar un carácter se puedan insertar en proyectos integrados
más globalizador e integrador a las actividades o módulos horarios de libre disposición. Las
propuestas. temáticas de referencia serán:
  Si la adquisición de las Competencias Básicas   • El tránsito de la animación lectora a la edu-
brinda la posibilidad de desarrollar una educa- cación literaria: la formación del lector compe-
ción integral, que abarque las dimensiones de tente. Expectativas, inferencias, comprensión e
saber, saber hacer, saber ser y saber estar (De- interpretación de textos literarios;
lors et al., 1996), potenciar una educación de la   • Posibilidades de desarrollo de las competen-
creatividad nos permite ir más allá de lo cogni- cias básicas partiendo de la lectura de los clásicos;
tivo, crear nuevos espacios de expresión en el   • propuestas educativas para trabajar los
ámbito escolar y profundizar en el papel de la clásicos;
personalidad, la motivación y la emoción en el   • leer a los clásicos y qué clásicos leer;
desarrollo del individuo. En el programa pue-   • conocer y disfrutar del canon literario clásico;
de participar profesorado de cualquier área. El   • los clásicos en el canon escolar. Hacia una
programa se estructura en torno a actividades definición de canon escolar: de lo folclórico a la
y talleres para desarrollar la creatividad me- literatura de autor;
diante un abanico de posibilidades adaptadas a   • el canon literario: de la Edad Media a nue-
los niveles de experiencia, perfil e intereses del stros días.
alumnado.   El programa contempla la realización de una
serie de tareas a lo largo del curso escolar para
Clásicos escolares propiciar el acercamiento a los textos clásicos.
El último de los programas consiste en acercar Se trata de acompañar al profesorado y facilitar
las grandes obras del cánon de la Literatura a el diseño de actividades lectoras centradas en
las aulas y hacerlos accesibles al alumnado. los mismos. Dichas actividades presentan muy
  El objetivo primordial del programa Clási- diversas posibilidades: se puede encarar el tra-
cos Escolares es ofrecer materiales educativos bajo desde actividades que afecten a los centros
complementarios al currículum escolar, que escolares en su conjunto hasta otras centradas
incluyan contenidos y estrategias destinados al en materias específicas, pasando por activida-
conocimiento y disfrute de la literatura clásica des interdisciplinares u otras que se puedan
en el aula. insertar en proyectos integrados o módulos ho-
  El Programa propone una metodología par- rarios de libre disposición.
ticipativa basada en el Trabajo por Proyectos   Además, la Junta ha editado una colección
y en la interdisciplinariedad (participación del de clásicos populares adaptados para el público
profesorado de distintas materias, relación de escolar.
las actividades del programa con distintas áreas
de conocimiento), por lo que se requiere del tra- Reflexiones finales
bajo colaborativo entre el profesorado. Las aulas de educación infantil han trabajado

172 MoMo 4 • Dicembre 2015


la competencia lingüística durante un tiempo tro de su autonomía pedagógica, lo desarrollen
específico de manera diaria; no obstante, sin de la manera más conveniente.
descuidar esta práctica, los programas han su-
puesto además dedicarle tiempo a otra dimen-
sión de la competencia como la reflexión, la in- Referencias bibliográficas
terpretación , la síntesis, la creación... Decreto 428/2008, de 29 de julio, por el que se
  Todos estos programas están pensados establece la ordenación y las enseñanzas cor-
para construir el proyecto lector de cada cen- respondientes a la Educación Infantil en Anda-
tro escolar, es decir, el conjunto de estrategias lucía. (BOJA 19-8-2008)
de las que el profesorado se sirve para que el Delors, J. (1996). La educación encierra un tesoro.
alumnado sea un lector competente, compren- Madrid: Santillana Ediciones UNESCO
da los conocimientos, investigue sobre ellos y EACEA. Eurydice. La enseñanza de la lectura en
le proporcione, como resultado, la capacidad Europa: Contextos, políticas y prácticas Bruselas:
de transmitir y comunicar lo que ha aprendi- Eurydice
do. Proporcionan, además, la oportunidad de Imbernón F. (1994). La formación y el desarrollo
abarcar y contemplar de una forma conjunta profesional del profesorado. Hacia una nueva cul-
los aspectos que conforman la competencia tura profesional. Barcelona: Graó.
linguistica y que son valorados en las pruebas Imbernón, F. (2004) (coord.). La investigación
de evaluación internacionales (PISA, PIRLS...) educativa como herramienta de formación del pro-
así como en las autonómicas: el saber escuchar, fesorado. Barcelona: Graó.
la práctica de la escritura, la interprestación de Ley Orgánica de Educación (LOE) 2/2006, de 3 de
textos de toda índole, la expresión oral y la lo- mayo (BOE nº 106, 4-5-06)
calización de la información en un soporte di- Ley de Educación de Andalucía (LEA), Ley
gital o impreso. 17/2007, de 10 de diciembre, de Educación de
  Estos programas han obligado al profeso- Andalucía (BOJA 26-12-07)
rado a un cambio en la metodología de la en- Orden de 6 de septiembre de 2002, por la que se
señanza de los contenidos, para que el apren- establece el marco de actuación de los Centros de
dizaje curricular se haga simultáneamente con Profesorado para promover la formación en grupos
el aprendizaje de las competencias lingüísticas. de trabajo y estimular la consolidación de redes
Teniendo en cuenta los objetivos generales de profesionales. (BOJA 8-10-2002)
cada uno de los programas, los centros educati- Orden de 9 de junio de 2003, por la que se aprueba
vos han establecido las actuaciones encamina- el II Plan Andaluz de Formación Permanente del
das a la mejora del proceso de la competencia Profesorado. (BOJA 26-6-2003)
y hábito lector en coherencia con los ejes de Orden de 5 de agosto de 2008, por la que se desar-
actuación que se establezcan en cada Proyecto rolla el Currículo correspondiente a la Educación
Educativo de Centro: lectura diaria en todas las Infantil en Andalucía. (BOJA 26-8-2008)
áreas, conocimiento de fuentes de información, Montessori, M. (1937). El método de la Pedagogía
nociones de creación, exposiciones orales, etc., Científica. Barcelona: Araluce
convirtiéndose de esta manera en un elemento Montessori, M. (1994). Ideas generales sobre el
dinamizador del centro y de su entorno en lo método. Madrid: CEPE
que respecta al desarrollo de la competencia co- Pérez Gómez, A. (2000) Comprender y transfor-
municativa y al fomento del hábito lector. mar la enseñanza. Madrid: Morata
  El principal recurso del que se ha dispuesto Rodari, G. (2000). Gramática de la fantasía: in-
para hacer realidad estos programas, sin dejar a troducción al arte de inventar historias. Barcelo-
un lado los medios digitales e informativos fun- na: Aliorna
damentales en las escuelas del siglo XXI, ha sido Vigotsky, L.S. (2003). La imaginación y el arte en
la formación del profesorado, imprescindible para la infancia. Madrid: Akal
hacer realidad un cambio de metodología que Zabalza Beraza, M. (1992). Curriculum y ter-
atienda a los diferentes estilos de aprendizaje. ritorio:  aportaciones del ambiente al desarrollo
  Por tanto, cada programa ha contado con un curricular en las escuelas. Zaragoza: Instituto de
coordinador en el centro escolar para que, den- Ciencias de la Educación
Inteligencias múltiples y mª Montessori:
una eduación holística para el futuro
Juan Carlos Bravo Salvador  Licenciado en psicopedagogía
María Buisán García  Educadora Infantil
Escuela Infantil Municipal 0 a 3 años Leonor de Castilla • Villamuriel de Cerrato (Palencia)

Introducción   Concretando en el primer ciclo de Educación


Nos encontramos en un momento histórico de Infantil (0 a 3 años), existen profesionales que
gran trascendencia para el desarrollo, una edu- no valoran la importancia de este ciclo y ven
cación adaptada a los tiempos que nos toca vi- esta etapa como un periodo de tiempo que solo
vir. Esta oportunidad de cambio no está siendo requiere un buen cuidado físico y buenas nor-
aprovechada en lo que respecta a la etapa de mas de seguridad, sin dar la importancia real
0 a 3 años. En esta etapa, en España, estamos que se merece, es decir, sin un proyecto educa-
viviendo una dualidad enfrentada, etapa asi- tivo, poniendo en cuestión la intencionalidad
stencial o etapa educativa. Estos dos plantea- educativa (Estaríamos ante lo que de forma
mientos pueden y deben tenerse en cuenta en tradicional se ha llamado guardería, que defen-
la educación de los más pequeños, no podemos dió la Ley Orgánica de Calidad de la Educación
quedarnos en dar solo una respuesta asisten- 10/2002, de 23 de diciembre LOCE y que for-
cial porque perderíamos esa oportunidad de malmente hoy superada por la Ley Orgánica de
desarrollo global que se nos presenta en 0 a 3 Educación 2/2006 de 3 de mayo de 2006 LOE).
años y que no vuelve a repetirse en toda la vida.   Por el contrario otros profesionales intentan
Es cierto que presentan unas necesidades bási- que el alumnado, desde los niveles más básicos
cas de alimentación, higiene, afecto y cuidados como el caso de Educación Infantil, estén pre-
físicos que son sumamente importantes, pero parados para los niveles superiores inyectán-
¿qué sucede con su desarrollo neurológico, que doles multitud de contenidos, manteniéndoles
no se ve pero que condicionará toda su vida? sentados más tiempo del que se debiera, para
¿Qué sucede con el desarrollo de todos sus sen- escuchar clases magistrales, realizar fichas… a
tidos, de sus movimientos, de su lenguaje, de través de un sistema tradicional, donde si crea-
su inteligencia? Veremos que nosotros propo- mos un triángulo, el educador está en la cúspi-
nemos una visión de inteligencias múltiples y de y los alumnos/ as estarían en la base, lo que
de aplicación del Método Montessori. implica que el educador se sienta superior a los

174 MoMo 4 • Dicembre 2015


alumnos, que no se adapte a su nivel evolutivo   Afirma, de hecho, que la toma de las diferen-
y por lo tanto no trabaje a partir de los intere- cias humanas en serio está en el corazón de la
ses del niño y de la niña. (http://laeducacionque- Teoría de las Inteligencias Múltiples.
nosune.org/en-defensa-de-la-educacion-infantil/   Tanto para Montessori como para Gardner,
http://plataformademadrid06.blogspot.com.es la interacción con la naturaleza en la educación
consultadas 27-01-2015) juega un papel significativo en el desarrollo de
  Según nuestro planteamiento de proyecto, las capacidades humanas. Con respecto a la he-
vemos que en esta etapa van de la mano tanto redabilidad genética, Montessori observa que
lo asistencial como lo educativo adaptándonos los orígenes del desarrollo se encuentran den-
en todo momento a las características psíqui- tro de la persona y que los niños parecen poseer
cas y socioemocionales junto con el desarrollo lo que ella llama tendencias naturales.
evolutivo de cada alumno/a; una visión global.   Postulan que las capacidades humanas,
Queremos compartir lo que es nuestro plan- como las diferencias humanas, tienen una base
teamiento psicopedagógico llevado a cabo en genética. Sin embargo, tanto Montessori como
una Escuela Infantil Municipal de Villamuriel Gardner, ven el desarrollo humano como el re-
de Cerrato (Palencia-España). Para nosotros ha sultado de una interacción continua y dinámica
sido todo un reto ofrecer un Proyecto Educativo entre factores genéticos y ambientales.
basado en las inteligencias múltiples y apoyado   Montessori cree firmemente que la mente
en la metodología de Mª Montessori. del niño absorbe el ambiente, dejando impre-
siones duraderas sobre ella, que lo forman, y
Con H. Gardner y M. Montessori de la mano proporcionan alimento para él. Ella advirtió
Hoy en día se está prestando mucha atención a que la calidad del medio ambiente puede mejo-
la obra de Howard Gardner, pero precedido por rar enormemente la vida de un niño o disminu-
varios años, María Montessori desafió el status irla gravemente.
quo en lo referente a las capacidades humanas   Nos encontramos en la etapa sensorio-mo-
y su potencial, demostrando que los niños con triz (Piaget 2000), por lo que es necesario esti-
discapacidad intelectual, los niños pobres, los mular todos los sentidos y aspectos motrices,
más torpes… podían prosperar de manera si- desde un ambiente libre, sosegado, afectivo y
gnificativa si se adecuaban un conjunto de con- ofreciendo los recursos necesarios para su de-
diciones. Ambos creen en el potencial humano, sarrollo. (Montessori 1986)
en la adecuación de estrategias y metodologías   A nivel metodológico Mª Montessori nos
para que pueda ser posible dicho desarrollo. ha dejado ese fabuloso legado que nos permi-
  Como resultado de su comprensión y apre- te dar una respuesta a las necesidades de este
ciación de la naturaleza humana compartida, periodo sensoriomotriz. Las cuatro áreas de
tanto Montessori como Gardner tomaron nota su método: Vida práctica, Educación Sensorial,
de la singularidad de cada individuo. Observa- Habilidades de la lengua, lectura y escritura y
ron que las diferencias individuales comienzan Habilidades matemáticas, introducción a los
a ser reveladas en los primeros años de vida, y números (Montessori 2003) , nos sirven de so-
que las capacidades de la persona en un área, porte metodológico para ese desarrollo integral
no necesariamente garantizan ni predicen for- en las distintas inteligencias y potencialidades
talezas en otras áreas. Montessori escribe, los que encierran.
niños pequeños pronto revelan profundas diferen-   El método nació de la idea de ayudar al
cias individuales que requieren diferentes tipos de niño/a a obtener un desarrollo integral, para
ayuda del profesor. (Montessori 1964). lograr un máximo grado en sus capacidades
  Gardner afirma que en el área de inteligencia, intelectuales, físicas y espirituales, trabajando
no hay dos personas que tengan exactamente sobre bases científicas en relación con el desar-
las mismas inteligencias, ni en la misma com- rollo físico y psíquico del niño.
binación, y que la comprensión y la valoración   María Montessori basó su método en el tra-
de estas singularidades y diferencias y su utili- bajo del niño y en la colaboración adulto-niño
zación en beneficio de la sociedad, es de suma (Montessori 2003). Así, la escuela no es un lugar
importancia. donde el maestro transmite conocimientos, sino
un lugar donde la inteligencia y la parte psíquica patrones con los que la sociedad y ciertos profe-
del niño se desarrollará a través de un trabajo sionales están acostumbrados (ed. infantil asi-
libre con material didáctico especializado. stencial y/o aprendizaje en ed. infantil a partir
  Los principios de la filosofía Montessori se de clases magistrales, fichas…) No me sigan a mi
fundan directamente en las leyes de la vida. El sigan al niño… (Montessori 2003)
niño posee dentro de sí, desde antes de nacer,   Simultáneamente, el proyecto presentado
directrices para desarrollarse psíquicamente. contemplaba un aspecto fundamental; la for-
  Los adultos somos simples colaboradores en mación de las profesionales de la escuela y la
esta construcción que hace de sí mismo. El niño integración de dos especialistas en educación:
necesita del amor y cuidado de sus padres, pero un psicopedagogo y una fisioterapeuta especia-
necesita también que el adulto le proporcione lizada en infantil y en el desarrollo neurológico
un medio ambiente preparado en donde sea po- de niños/as pequeños. Los profesionales co-
sible la acción y la selección. menzaron a profundizar y formarse de forma
  Nadie puede ser libre a menos que sea indepen- personal y grupal, bajo la orientación del psico-
diente. (Montessori 1986) pedagogo y las necesidades del proyecto educa-
  La Dra. Montessori sostenía que cada indi- tivo, atendiendo a la motivación y disposición
viduo tiene que hacer las cosas por si mismo de cada profesional y la ayuda que la empresa
porque de otra forma nunca llegará a aprender- aportaba para formación, para poder implantar
las. Un individuo bien educado continúa apren- en el aula dicha pedagogía de forma efectiva.
diendo después de las horas y los años que pasa   Una vez realizados estos pasos comenzamos
dentro de un salón de clase, porque esta moti- a introducir de forma gradual en la programa-
vado interiormente por una curiosidad natural, ción de aula los aspectos implicados en nuestro
además del amor al aprendizaje. Ella pensaba, proyecto educativo para cada grupo de edad: de
por lo tanto, que la meta de la educación infan- 0 a 1, de 1 a 2 y de 2 a 3, donde, cada educadora
til no debe ser llenar al niño con datos académi- siguiendo las orientaciones y las características
cos previamente seleccionados, sino cultivar su de su aula, plantea en cada unidad didáctica
deseo natural de aprender. cómo va a desarrollar las distintas inteligen-
cias a través de las actividades programadas si-
Nuestra experiencia: educación infantil de guiendo la metodología Montessori, así como
0 a 3 años aplicándola a los diferentes talleres (huerto,
Con estos pilares hemos propuesto nuestro inglés, inclusión social…) que nuestro proyecto
proyecto educativo que presenta una experien- educativo integra, con el fin de que los niños
cia original e innovadora, a través de su plani- y niñas se fuesen adaptando positivamente
ficación de aula y los pequeños proyectos ( que a cada uno de ellos, sin generar en nuestros
llamaremos talleres para no confundirlos con el alumnos/ as un cambio drástico.
proyecto educativo) que ayudan a desarrollar el   Coincidimos con la idea de que los niños
gran proyecto de centro. y niñas de todas las edades poseen una gran
  Para poder llevar a cabo nuestro plantea- cantidad de potencialidades y siguiendo a
miento psicopedagógico en la escuela, lo pri- Gardner, de inteligencias que es necesario cul-
mero que tuvimos claro fue la importancia de tivar. Esas inteligencias, tal y como mostramos
crear una escuela basada en las pedagogías re- a continuación, van ligadas con la metodología
presentativas con un enfoque holístico y per- Montessori y de este modo es llevado al ámbi-
sonalista, esto nos llevó a las aportaciones de to práctico, propiciando un desarrollo con cada
María Montessori y H. Gardner que ponen en inteligencia, concretamente:
valor el potencial y las inteligencias de cada
alumno, donde los niños y niñas sean partíci- Inteligencia viso-espacial 
pes de su propio aprendizaje y la educadora sea Fomentamos la orientación, la apreciación de
una mediadora que fomente y ayude en dichos un objeto e identificación de detalles en él así
aprendizajes a través de los intereses e incer- como relacionarlo rápidamente con los colores,
tidumbres de los niños/as, esto implica el no formas o tamaños a través de la manipulación
seguir con los patrones tradicionales o aquellos y exploración innata del niño/a utilizando para

176 MoMo 4 • Dicembre 2015


ello la exploración sensorial con materiales de experiencias, para generarles habilidades
naturales y muy poco estructurados, trabajos que les permitan establecer contacto con otras
de huerto y de vida práctica, actividades de la personas teniendo en cuenta sus sentimientos,
vida cotidiana y relacionadas con el ámbito psi- estados de ánimo y pensamientos.
comotriz… fomentando los sentidos básicos o   Dichas experiencias van desde considerar a
volitivos en relación con los sentidos medios y cada niño/a como ser único y especial, fomen-
emotivos del niño/a, que le permitirán desar- tando momentos de encuentro a lo largo de la
rollar los sentidos superiores. Además le ayu- rutina entre la educadora y el/la alumno/a, mo-
daran a conocer mejor el espacio y nuestra si- mentos que se generaran posteriormente entre
tuación en él. ellos mismos de forma innata, hasta estimular
en el aula un ambiente de armonía conjunta, de
Inteligencia lógico-matemática  ayuda, respeto y cariño hacia sus compañeros,
Consideramos importante trabajar dicha inte- pasando por identificar los sentimientos de
ligencia para poder desarrollar los primeros cada compañero, escuchar al otro y/o realizar
cimientos que le permitirán, posteriormente, actividades conjuntas que fomenten el conoci-
entender la lógica y los conceptos matemáticos. miento y relación entre ellos.
  Para ello, trabajamos la inteligencia lógi-
co-matemática de forma innata, mediante el Inteligencia intrapersonal
aprendizaje experiencial aportado a través de A través de dicha inteligencia, brindamos a nue-
trabajos de vida práctica en los que incluimos stros alumnos/as la oportunidad de construir
el huerto y el contacto con la naturaleza, pues los circuitos neuronales que determinarán su
les permitirá explorar, investigar, pensar, cla- temperamento natural y su forma de afrontar
sificar, seriar, comparar… así como establecer las diferentes situaciones que se le presenten
conceptos y nociones matemáticas, generando a lo largo de su vida, expresándose tanto oral
un ambiente propicio para la concentración que como corporalmente en aquellos momentos
les permitirá interiorizar todos estos aprendi- que él/ella lo requiera, siendo la educadora una
zajes. También estimulamos el sentido estero- vía de ayuda al alumno/a para que este pueda
gnóstico a través de la búsqueda de objetos en expresar e identificar los deseos y sentimientos
una caja de legumbres. en diversas situaciones, creando así vínculos de
afecto, cariño y seguridad para dar pie a estas
Inteligencia musical  expresiones.
La inteligencia musical comienza en nosotros   También les brindamos el tiempo necesario
desde el primer momento de nuestras vidas, e para que puedan analizar ciertas situaciones
incluso antes del nacimiento, de ahí la impor- individuales, sus efectos y la manera de enfren-
tancia de estimularla con un ambiente vivencial tarse a ellos (buscar una solución), en este sen-
a través de los sonidos que experimentan, dán- tido estaríamos abordando la elección de los
doles la oportunidad de reproducirlos y combi- tres tiempos.
narlos para realizar sus propias creaciones.
  En este ámbito trabajamos un oído atento, Inteligencia lingüístico-verbal
que se establece a través de la importancia del Debido a la capacidad que tienen los niños/as
silencio (hablamos sin sobresaltos, con sereni- de 0-3 años para oír y reproducir sonidos, con-
dad…) y fomentamos la ruta auditiva a través sideramos importante crear entornos lingüísti-
de canciones, la música, la exploración de di- camente ricos donde se promuevan interac-
versos materiales, la discriminación de sonidos ciones verbales con los pequeños a través de
trabajados en actividades de vida práctica como cuentos, poesías, canciones, poder expresar-
es el caso del trasvase de alubias, relación de ca- se libremente de forma oral y corporalmente
jas de sonido. cuando el alumno lo necesite, promoviendo
un ambiente de seguridad y confianza para
Inteligencia interpersonal que dichas producciones vayan en aumento así
Creemos que es fundamental potenciar dicha como la utilización de un lenguaje cercano pero
inteligencia rodeando a nuestros alumnos/as correcto con el fin de estimular un mayor co-
nocimiento de palabras que, posteriormente,   Nuestro proyecto educativo integra a su vez
podrán expresar. varios miniproyectos, los denominamos talle-
  Junto a ello, en dicha inteligencia, estimula- res, que son trabajados en las diferentes aulas
mos el aprendizaje de una segunda lengua: el siguiendo la base psicopedagógica fundamental
inglés, a través de la inmersión lingüística. en la que nuestro proyecto educativo se apoya:
las inteligencias múltiples y la pedagogía Mon-
Inteligencia kinésico-corporal tessori y que a continuación señalamos:
Potenciamos esta inteligencia a través de los   • el proyecto de huerto, premiado en noviem-
diversos trabajos y actividades donde la motri- bre de 2014 a nivel nacional como experiencia
cidad fina como la gruesa se ven estimuladas, innovadora de huerto escolar ecológico (https://
junto a ello se encuentra el movimiento, que www.youtube.com/watch?v=Fyw4kGP1DjY), ge-
consideramos es la base del verdadero apren- nera en los niños/as una estimulación motivado-
dizaje y conocimiento a estas edades, aunque ra hacia el respeto, la valoración y el cuidado del
enlacemos momentos de extensión con mo- medio natural a través de la experimentación.
mentos de intensión.   En dicho proyecto, los niños son partícipes
  Dicha inteligencia la desarrollamos a través en todo momento: riegan, plantan, recogen los
de actividades de la vida cotidiana, los traba- alimentos, los saborean, disfrutan de la natu-
jos de vida práctica y del huerto, la exploración raleza y observan los cambios que en ella se
sensorial a través de elementos naturales, la ex- producen durante todo el curso escolar, pues
presión artística, las sesiones psicomotrices, la está diseñado para realizar diferentes trabajos
libertad de movimiento… según la estación del año y los diferentes culti-
vos. Trabajamos el huerto una o dos veces por
Inteligencia naturalista semana, dependiendo de la edad, en él cada
A través de esta inteligencia podemos generar alumno/a puede optar por un tipo de trabajo
múltiples aprendizajes a nivel sensorial además concreto: regar, recoger frutos, plantar, tra-
de trabajar el respeto hacia los otros y hacia no- bajar la tierra… así como observar y analizar
sotros mismos, pues podemos tener momentos todo lo circundante y relacionado con el huerto
de recogimiento, serenidad y paz interior así como son los diferentes animales que podemos
como de respeto y conocimiento. encontrar, los sonidos, las flores que crecen
  Para ello salimos al patio exterior en las di- alrededor del huerto.
versas épocas del año, trabajamos el huerto,   • Proyecto de inglés, consideramos que el
exploramos sensorialmente elementos natura- aprendizaje de una segunda lengua debe gene-
les (tierra, palitos, cantos, plantas del patio) y rarse a través de la inmersión lingüística donde
realizamos trabajos de vida práctica a través de los niños y niñas interiorizan el idioma a través
materiales naturales. de la experimentación y la vivencia, dejando de
  En nuestra práctica diaria observamos cómo lado los difundidos métodos repetitivos, pues
los niños y niñas desde el primer momento para que el aprendizaje de una segunda lengua
acogieron positivamente esta metodología y sea óptimo, debe tener el mismo proceso que
con unos buenos resultados pese a las resisten- la lengua materna (asimilación, consolidación
cias de aquellos profesionales estancados en y estructuración).
una educación tradicional, acostumbrados a un   Siguiendo el principio fono-pscio-audiológi-
trabajo basado en la repetición de fichas y ruti- co del Dr. Alfred Tomatis, es imposible que un
nas establecidas, que veían en este método in- niño/a emita un fonema que previamente no haya
novador, una provocación a su estilo de trabajo oído, por lo tanto el aprendizaje de una segun-
repetitivo, por el hecho de que cada alumno/a da lengua a nivel fonológico solamente se cor-
trabaje aquel ámbito que necesita en un de- responde con la infancia.
terminado momento, en vez de llevar a cabo   Dicho proyecto se lleva a cabo 3 veces por
una misma actividad común para todo el aula semana, en un aula específico para inglés, pues
a lo largo de la rutina, debido que esta última consideramos positivo que el niño/a pueda
opción les genera a los profesionales más segu- anticipar la actividad a través del espacio y me-
ridad y comodidad. diante la educadora especialista en inglés. Las

178 MoMo 4 • Dicembre 2015


actividades llevadas a cabo en el proyecto de   Además de generar un proyecto educativo
inglés van acordes al proyecto general: las in- con unas bases psicopedagógicas que realzan la
teligencias múltiples y María Montessori, si- importancia del niño/a en todos sus ámbitos,
guiendo la misma rutina que tienen diseñada creemos en la importancia de que el profesional
en lengua castellana. sienta y valore este proyecto, para poderlo lle-
  • Proyecto de inclusión social. Todos los seres var a cabo en su plenitud, por eso uno de nue-
humanos, independientemente de nuestra con- stros retos es la formación de las educadoras,
dición, llevamos con nosotros un gran potencial romper los miedos y resistencias.
así como unas grandes virtudes como personas,   Como dijimos anteriormente, fuimos im-
por ello, consideramos muy importante incul- plantando nuestro proyecto de forma gradual.
car a nuestro alumnado estos valores a través Primeramente, comenzamos con las inteligen-
de una gran experiencia y un gran aprendizaje cias múltiples y acciones de la vida cotidiana,
para la vida, trabajando mano a mano con los dando pie a introducir en el aula material de
usuarios de la Villa San José (Centro Ocupacio- vida práctica siguiendo el mismo mecanismo
nal de los Hermanos Guanelianos, dirigido a que María Montessori implantó en su peda-
personas con discapacidad intelectual). gogía. Tanto para los niños/as como para las
  Asimismo potenciamos que los usuarios sean educadoras implicadas, fue un cambio muy gra-
maestros que enseñan a los más pequeños una tificante y satisfactorio.
habilidad, trasmitiéndoles el afecto, delicadeza   Con las acciones de la vida cotidiana, obser-
y sensibilidad que se aproxima y se ajusta per- vamos cómo la autonomía y la confianza en el
fectamente a la etapa evolutiva de 0-3 años. He- aula aumentó de forma considerable gracias al
mos empezado esta experiencia a partir del año espíritu activo y libre: recogen los materiales, se
y medio debido a las características psicoevolu- cambian de calzado colocando este en su lugar
tivas de nuestros alumnos. Lo llevamos a cabo correspondiente, acuden a las actividades que
mediante talleres conjuntos que se realizan en conforma la rutina de forma espontánea... ge-
la escuela, tales como: Taller de plantas y huer- nerando así seguridad y una mayor autoestima,
to, taller de música, taller de arte a través de pues la educadora deposita en ellos una gran
dibujos y teselas, taller de creatividad a través confianza y delicadeza. Por citar algún ejemplo,
de manualidades propuestas por los usuarios… la educadora tiene al alcance de los niños una
creando en cada taller pequeños grupos de tra- bandeja de metal con trocitos de papel para uti-
bajo para facilitar el objetivo propuesto. Al fina- lizarla en diferentes momentos: cuando al be-
lizar el curso escolar realizamos una excursión ber agua, se caen unas gotitas del vaso … los
a la villa San José donde cantamos canciones, niños/as ante ello acuden de forma autónoma y
nos cuentan cuentos y en pequeños grupos nos como algo normal a coger los trocitos de papel
enseñan todos los trabajos que realizan con los para utilizarles en los diferentes casos.
animales, el barro, las plantas y el huerto…   A nivel afectivo-social, los niños según llegan
  • Proyecto de trabajo con las familias. Nue- al aula son colmados de abrazos por otros com-
stras familias tienen una participación activa pañeros, se reciben con alegría… y comprenden
dentro de nuestra escuela, pues consideramos mejor lo que les sucede: al ver a un niño llorar
imprescindible e importante una buena rela- estos acuden a arroparle y a consolarle, además
ción y colaboración entre la familia y la escuela, cuando no saben qué le sucede preguntan a la
ayudando así al niño/a tanto en su proceso de educadora, que arropa a ese niño porque está
adaptación como contribuyendo a su desar- triste. Como estos ejemplos podemos citar mu-
rollo de forma coherente. Para ello realizamos chos otros.
diferentes talleres de aula, talleres de padres y   Cuando comenzamos a presentar a los niños/
madres, reuniones informativas e individuales, as los diferentes trabajos de vida práctica, de
informes diarios entre la educadora y las fa- forma innata, empezaron a trabajar con ellos
milias, revistas, participan en la realización de inmediatamente: eligen libremente el material
obras teatrales… siempre, desde la perspectiva con el que quieren trabajar y tienen presenta-
montesoriana, se trata de seguir al niño, no de do, en caso contrario, la educadora se lo pre-
que el niño siga al adulto. senta, trabajaban con él y cuando finalizan lo
guardan en su lugar correspondiente, teniendo   • Los días dedicados a trabajar en el huerto
la opción de trabajar con otro material. A me- podemos encontrar múltiples acciones: se an-
dida que les fuimos presentando más trabajos ticipan a la rutina pidiendo salir al huerto a
dicha acción se hizo más evidente. Con estos recoger fresas, cuando salimos van directos a
trabajos, observamos cómo el pensamiento recoger los frutos sembrados para guardarles
crítico a partir de sus propias decisiones se po- en una cesta y posteriormente probarles en el
tenciaba, además de ofrecerles las herramien- aula, observan a través de los cristales del aula
tas necesarias, mediante los diferentes trabajos el huerto, los animalillos, las flores… En este
y actividades, para que estructuren su propio sentido, nos satisface compartir cómo, un día,
pensamiento. nuestros alumnos/as se quedaron perplejos en
  Junto a ello, observamos otros muchos be- el cristal viendo un conejillo que se había acer-
neficios generados en el niño gracias a las inte- cado a la valla del patio, la educadora les propu-
ligencias múltiples y la pedagogía Montessori, so salir a verle y todos aceptaron encantados.
tales como: Todo ello, además de fomentar un aprendizaje
  • favorece el desarrollo integral del niño y su multidisciplinar, es decir, todas las inteligen-
autopercepción a partir de sus necesidades, lo cias se ponen en juego, favorece el satisfacer los
que le permite potenciar su propia introspec- intereses de los niños/as en cada momento.
ción y la concentración, en una rutina donde   • En los talleres de padres como en las di-
se combina actividades activas con actividades stintas actividades realizadas con la Villa San
tranquilas, simulando la respiración humana. José, los niños/as participan sin ningún tipo de
  • Se estimula cada una de las vías y rutas sen- prejuicio, lo que genera un cambio de perspec-
soriales a través de materiales naturales y obje- tiva social: abrirse al mundo, aceptar, valorar y
tos de la vida cotidiana, donde el plástico es casi conocer a todas las personas, independiente-
inexistente. mente de sus características, acogiendo de este
  • El clima de libertad y de movimiento incre- modo una inclusión social tanto a nivel de di-
menta las producciones orales y expresivas en scapacidad como intercultural.
los niños, así como su espontaneidad para rea-   Para finalizar, hemos de decir, que no so-
lizar diferentes acciones o trabajos. En relación lamente experimentamos beneficios en nue-
al ejemplo anteriormente citado, nos complace stro alumnado, sino también observamos
recordar, cómo un niño fue a coger un trocito cómo la aplicación del proyecto incide sobre el
de papel de la bandeja que está a su disposición, educador/a de forma satisfactoria:
pero se había acabado y justamente la educado-   • Se siente mucho más cercano a los niños,
ra estaba realizando una presentación Montes- con un mayor afecto y delicadeza hacia ellos,
sori a un compañero. El niño al ver la situación, pues el/la educador/a deja de estar en la cúspi-
de forma natural cogió la bandeja, el rollo de de de la pirámide.
papel higiénico y repuso el papel en la bandeja,   • Aumenta considerablemente la confianza
colocando finalmente cada material en su lugar en los niños gracias a que comprende y siente
correspondiente. a los niños/as, así como el gran trasfondo que
  En relación a los talleres integrados en dicho aporta dicho proyecto.
proyecto pudimos comprobar que las metodo-   • Da un gran valor a la capacidad de imitación
logías propuestas inciden positivamente en el de los niños y por lo tanto, su acción educativa
aprendizaje de los niños, pues: en el aula, se realiza a partir de un aprendizaje
  • llevar al aula estas metodologías ha hecho integral basado en la imitación, donde las ór-
que los resultados en el aprendizaje de una se- denes son mínimas. Cuando un/a educador/a,
gunda lengua a través de la inmersión lingüísti- por ejemplo, para hacer la asamblea en vez de
ca sean más favorables, potenciando así la pre- dirigir y ordenar a los niños para que recojan
disposición del aprendizaje de otro idioma. Son y se sienten en la zona de asamblea, descubre
muchas las producciones orales inglesas que los que sentándose en su posición habitual en la
niños generan, tanto en el aula como en casa, asamblea y cantando la misma canción de for-
de forma espontánea exteriorizándolo a través ma rutinaria, los niños/as de forma espontánea
de canciones y expresiones inglesas. comienzan a recoger por sí solos y a sentarse en

180 MoMo 4 • Dicembre 2015


la asamblea a medida que van finalizando, lo que cación, el sentir que esta educación era la que
le hace preguntarse al educador/a como profe- lleva tanto tiempo buscando, por fin la ha en-
sional: ¿Qué he estado haciendo yo todo este contrado y le hace sentir bien consigo misma. Y
tiempo? ¿Por qué no lo habré descubierto antes? es en ese mismo momento cuando se entiende:
  • Comprenda y acepte cada una de las actua- No me sigan a mí, sigan al niño.
ciones que los niños/as realizan ya sea de ma-
nera general o individual. Si un/a educador/a ve Conclusiones
a un niño que vacía toda una caja de un mate- La Educación Infantil supone un reto de futuro,
rial determinado, normalmente la reacción de ha sido una etapa que ha pasado de ser olvida-
este es frenar esa conducta riñéndole o llamán- da a ser valorada por la necesidad de ayudar a
dole la atención, con estas pedagogías, le per- las familias a conciliar su vida profesional. Son
mite entender por qué el niño lo ha realizado: muchas las pedagogías en las que podemos ba-
igual necesitaba una pieza en concreto de todas sarnos para dar una respuesta actual, de todas
ellas para su juego y ha vaciado la cubeta para ellas una que merece su atención especial es la
encontrarla o visualmente necesita tener todo que representa el legado de María Montessori y
el material extendido para poder jugar… que tan buenos resultados está dando en todo
  • La observación como profesionales hacia el mundo.
los niños y niñas es mucho más abierta, lo que   No se trata sólo de un cambio de lenguaje, se
le permite conocer los intereses y necesidades trata de algo más profundo, un cambio de peda-
de sus alumnos/as así como una mayor flexibi- gogía que integra a la persona de forma global,
lidad de la programación diaria. Por ejemplo, si que se centra en las necesidades y potenciali-
un niño ve una hormiga en el aula, se lo comen- dades de los niños y niñas de 0 a 3 años que son
ta a su compañero y la analizan entre ambos, ilimitadas.
dicha conducta es observada por la educadora   Nuestro compromiso con el futuro nos lleva
lo que le da pie para profundizar en el conoci- a dar respuestas globales desde las inteligencias
miento de ésta, ya sea en ese mismo momento múltiples, teniendo en cuenta los aspectos éti-
o mediante un proyecto. cos, medioambientales, contextuales e indivi-
  • Respete de manera natural, comprensible duales, pidiendo implicación a familias, auto-
y lógica los tiempos individuales de cada niño. ridades y profesionales de distintas áreas, para
Ante una determinada actividad, llega el mo- que caminando juntos podamos dar la respue-
mento de su recogida para cambiar de actividad sta que nos están pidiendo los niños y niñas de
(salir al patio, beber agua…), lo tradicional sería hoy para vivir un mañana mejor.
llamar la atención a aquel niño que continua ju-   Pero no pasemos por ingenuos y viendo las
gando, incluso, a veces, mientras le regañamos dificultades que hemos tenido que atravesar al
se lo recogemos. Pero Montessori, da la opor- implementar este proyecto que hemos presen-
tunidad al educador para pensar y actuar de tado brevemente, tenemos que afirmar que el
acuerdo a: está muy absorto en su juego y no se camino a recorrer no está exento de piedras y
ha dado cuenta o no ha finalizado su tarea por lo charcos, supone un reto personal para los pro-
tanto, cuando finalice su juego, de forma natu- fesionales que trabajan en infantil, un reto que
ral, lo recogerá y acudirá con el resto del grupo, se traduce en apertura de mentalidad y forma-
dando así seguridad, confianza, autonomía y ción para hacer un buen trabajo profesional.
un óptimo aprendizaje en el niño/a.   Esta aventura de la educación en infantil tie-
  Todo ello, genera en la educadora y el edu- ne que ir de la mano de las familias que en mu-
cador una gran riqueza vivencial, tanto a ni- chas ocasiones quieren resultados a corto plazo
vel interno como profesional, una gran sati- y según los criterios tradicionales y muy mar-
sfacción, un sentimiento interno de paz al ver cados por un currículum cerrado y cognitivo,
que tanto el aprendizaje en los niños y niñas que intentamos romper a través del enfoque de
como su acción en el aula es mucho más fluida, las inteligencias múltiples y cuyos resultados se
espontánea, cercana, siente una liberación de verán en un futuro, la educación no puede ha-
todos los patrones marcados tradicionalmente cerse a golpe de modas, políticas, o a criterios
para encontrar el verdadero sentido de la edu- cortoplacistas.
  Si no, miremos la experiencia en España en
estos últimos años con el vaivén legislativo en
materia de educación.
  Nuestra experiencia, desde el primer mo-
mento en que pusimos en marcha este innova-
dor proyecto educativo basado en las inteligen-
cias múltiples y María Montessori, ha sido muy
positiva, enriquecedora y hemos podido com-
probar que nuestro proyecto psicopedagógico
va por buen camino. Hemos tenido la oportu-
nidad de contrastar nuestro proyecto con pro-
fesores de la Universidad de Valladolid en el
Campus de Palencia, con profesores de Didácti-
ca de la Universidad de Burgos y hemos tenido
el reconocimiento del premio a nuestro huerto
escolar ecológico. Pero tenemos que decir que el
mayor reconocimiento ha sido el que los niños
y niñas nos han otorgado durante este primer
año de implementación del proyecto educativo.
  Las dificultades que hemos tenido nos han
hecho crecer y animarnos a seguir formándo-
nos, compartiendo y contrastando lo que es
nuestra práctica profesional, porque creemos
que así nos enriquecemos todos y que esta-
mos en el camino correcto cuando miramos a Referencias bibliográficas
los niños y niñas de nuestra escuela y a nuestro Britton, L. (2013). Jugar y aprender con el método
recorrido profesional. Montessori. Baracelona: Paídos
  Con toda esta experiencia hemos sentido y Gardner, H. (2010). La inteligencia reformulada:
valorado una gran lección: Cuando regalas a los las inteligencias múltiples en el siglo xx. Barcelo-
niños todo lo mejor de ti, ellos te regalan un apren- na: Paidós
dizaje mucho mayor. Gardner, H. (2011). Inteligencias múltiples. La te-
oría en la práctica. Barcelona: Paidós
Gardner, H. (2012). El desarrollo y la educación de
la mente. Barcelona: Paidós
Montessori, M. (1964). The Montessori method.
New York: Schocken
Montessori, M. (1986). La mente adsorbente del
niño. México: Diana
Montessori, M. (2003). El método de la peda-
gogía científica aplicado a la educación de la pri-
mera infancia. Madrid: Biblioteca nueva. (Obra
original, 1909)
Montessori, M. (2013). Jugar y aprender con el
método Montessori. Barcelona: Paidos
Palacios, J. Marchesi, A. y Coll, C. (Coord.)
(1999). Desarrollo psicológico y educación. Psico-
logía evolutiva. Madrid: Alianza
Piaget, J. (2000). El nacimiento de la inteligencia
en el niño. Barcelona: Crítica. Obra orig., 1936
Tomatis, A. (2010) El oído y la voz, Barcelona:
Paidotribo

182 MoMo 4 • Dicembre 2015


Escuelas Montessori, su legado en la actualidad:
dos experiencias en contextos culturales diferentes
desde los confines del mundo, Argentina,
Latinoamérica
Noemí Elena Burgos y María del Carmen Silva
con la colaboración de Natalia Carballo y Maríangeles Moix

Lugar de la experiencia luación de la Dirección General de Cultura y


Jardín de Infantes Montessori y Aldeas Infan- Educación de la Provincia de Buenos Aires que
tiles distrito de Luján (Provincia de Buenos Ai- consta en el expediente de creación del servicio
res) Rca. Argentina. educativo.)
  En el distrito de Luján, ubicado en la zona oe-   Para ello se propusieron como sustento orga-
ste de la Provincia de Buenos Aires de la Repúbli- nizativo del trabajo en el aula, tomar las claves
ca Argentina, existe una importante cantidad de montessorianas, explicitando en el Proyecto
servicios educativos de Nivel Inicial (de gestión Educativo Institucional la necesidad de aper-
oficial y de gestión privada) para la atención tura a las actuales corrientes pedagógicas, so-
de niños y niñas pequeños. Destacamos que, ciológicas, antropológicas, filosóficas, etc.
si bien los aportes de la Dra. Montessori con-   Se tomó como uno de los ejes de trabajo el
stituyen la identidad de la educación inicial en poner uno de los oídos en los problemas que ac-
nuestro país, son pocos los Jardines de Infantes tualmente los padres plantean acerca de la difi-
que se han ocupado de actualizar y recrear la fi- cultad de poner límites a sus hijos y el otro de
losofía que animó la propuesta original. Por eso los oídos a las necesidades vitales de los niños.
es de nuestro interés presentar las experiencias Se consideró que el concepto de disciplina ac-
educativas llevadas a cabo con ese fin. tiva propuesto por María Montessori continúa
  El caso del Jardín Montessori desde su crea- teniendo pertinencia y constituyéndose en la
ción fue una experiencia diferente, una propue- llave para acercar la necesidad vital con la edu-
sta educativa de educación integral con el objeti- cación infantil. La idea de un ambiente sin pre-
vo principal de contribuir a la construcción de la mios ni castigos, como lo planteó Montessori,
personalidad en todas sus dimensiones, desde de un ambiente en el que si hay problemas de
los primeros años de vida, para que se constitu- disciplina, es porque hay problemas de liber-
yan en miembros activos de su comunidad. tad y de que alguien (un adulto) está ejerciendo
  (Experiencia que fue aprobada previa eva- control, y lo niños se rebelan ante ese control,
resonó en la formación profesional de las do-   • ¿Se les ofrece a los niños/as oportunidad de
centes y las indujo a repensar cómo el ambiente responsabilizarse por algo?
se genera a partir de sus intervenciones, de lo   • ¿Tienen libertad para planificar sus juegos
que los mismos docentes presentan para esti- y/o propuestas para hacer algo en particular?
mular, favorecer o entorpecer el aprendizaje de   • ¿Se forma para que haya presentaciones de
los niños y niñas pequeños. gracia y cortesía, para que resuelvan conflictos
  Surgieron entonces las primeras preguntas: propios de la edad respetando a sus compañe-
ros, para que se desplacen teniendo en cuenta
Respecto del ambiente al otro, para que reparen las relaciones vin-
  • ¿Por qué se necesita mantener el ambiente culares limpiando lo que se ensucia, pidiendo
siempre ordenado y bien organizado? ¿Quién se perdón, etc.?
hace cargo de ese tránsito de la heteronomía a la   Pensar en el ambiente Montessori posibilitó
autonomía moral cuando al niño/a sólo le deli- reflexionar en el material que se necesita ofre-
mitan lo que tienen que hacer y no se habilitan cer a los/as niños/as teniendo en cuenta las di-
espacios para el ejercicio creciente de su libertad? ferentes áreas de expresión, al mismo tiempo
  • Si es cierto que en un ambiente ordenado, que no sólo se avance en el conocimiento de
el niño puede categorizar sus percepciones y se- los logros y dificultades que ellos/as presentan
guir avanzando, ¿Cómo se contribuye a que el cuando se ponen en contacto con esos materia-
niño/a encuentre las cosas siempre en el mismo les, sino también en conocerlos como personas,
lugar, y esto favorezca la armonía en el trabajo? con sus gustos, sus inclinaciones hacia tal o
  • ¿Cómo puede pensarse el ambiente para cual tipo de actividad escolar.
que las limitaciones vengan de esa organización   El responder a esas preguntas y plantearse
y no de la dirección del adulto? ¿Se da oportuni- un ambiente generado desde otra perspecti-
dad al niño/a para que se organice con otros/as va, que no se centre en lo que el adulto quiere
a fin de respetarse mutuamente? hacer sino en lo que el adulto desarrolla para
  • ¿Cómo se realiza el encuadre del trabajo promover oportunidades de aprendizaje infan-
para una vida ciudadana desde los primeros til, fue sumamente importante para superar el
años de vida? directivismo. Así se descorsetaron las activida-
  • ¿En qué consiste generar un ambiente de des didácticas masivas caracterizadas por ser
confianza y seguridad para los niños y niñas? una única propuesta, la del docente, con poca
  • ¿Tienen los niños/as pequeños/as la opor- posibilidad de elección de la actividad, con poco
tunidad de expresarse son variados materiales tiempo para que los niños/as puedan aprender
en diversidad de ocasiones? algo de manera significativa, con ayudas o in-
  • ¿Cómo se provee al niño de un vocabulario tervenciones docentes innecesarias, etc.
rico a través de múltiples materiales y posibili-   Otro punto importante lo constituyó el de-
dades de interacción entre las personas en dife- sarrollo de la independencia del niño como eje
rentes situaciones? que atraviesa todo el trabajo en el aula. De esta
  • ¿Cuáles son los materiales sensoriales, que manera, el ambiente ofrece todo lo necesario
hoy estimulan y refinan los sentidos, perfeccio- para poder trabajar, crear y solucionar dificulta-
nando las funciones psíquicas de los niños/as? des sin ayuda del adulto. El docente interviene
en caso de ser indispensable o para estimular.
Respecto del desarrollo infantil   Claro que para conseguir este docente hay
  • ¿Se integran niños/as de diferentes edades? que aprender a ser un atento observador y un
(aulas integradas) estudioso de la acción educativa. Se confirmó
  • ¿Puede acompañar la misma docente a los aquello que si se es consciente de lo que están
niños/as que entran con 3 años y egresan del haciendo los niños, si se detiene antes de inter-
nivel (aunque haya nuevos ingresos al grupo)? venir y sabe respetar esos espacios  de resolu-
  • ¿Se prevé la cantidad de material en canti- ción infantil, se está actuando a conciencia con
dades limitadas para provocar que si un niño/a el método montessorianos, pero sobre todo,
quiere usar algún material y otro lo está usando se está atendiendo a la dignidad de ese niño/a,
deba esperar o bien elegir otro material? pues se está contribuyendo a formarlo hacién-

184 MoMo 4 • Dicembre 2015


dolo responsable de sus actos. Estos puntos son   Implementan un  programa integrado  para
los que más han destacado las docentes y que dar la respuesta más adecuada a la situación
las han llevado a querer desarrollar este méto- particular de cada niño o niña, a través de dos
do y a investigar sobre los aspectos filosóficos y modalidades de intervención:  a) Fortaleci-
científicos que le dieron fundamento. miento Familiar y Desarrollo Comunitario  –
  Una de las docentes de esta Escuela Montes- Este programa se desarrolla en comunidades
sori fue convocada por la Coordinadora de CO- en riesgo social y está orientado a prevenir el
NIN para ejercer el rol de guía en Conin, con la abandono infantil, a través del empoderamien-
pretensión de fusionar la tarea de Conin con to y fortalecimiento de las capacidades de las
estos aportes de María Montessori haciendo familias. b) Acogimiento familiar  – Programa
referencia a sus inicios, en San Lorenzo, Italia destinado a niños y niñas que han perdido el
con su 1º casa de niños y con esas ideas acerca cuidado y la protección de sus padres, ofre-
del ambiente que había trabajado en la Escuela ciendo un entorno familiar estable donde pue-
Montessori. (Fundación CONIN - Cooperadora dan desarrollar plenamente sus capacidades y
para la Nutrición Infantil  su objetivo es que- establecer vínculos duraderos con su familia
brar la desnutrición infantil en la Argentina, SOS y la comunidad.  En la Ciudad de Luján,
para que la población infantil tenga igualdad Aldeas Infantiles SOS cuenta con una insti-
de oportunidades, donde todos puedan desple- tución. (aldeasargentina.org/momentos?utm_
gar su potencial genético, donde todos sus mi- medium=google&ref=grants&utm_campaign)
embros pueden optar con libertad el camino a   Hasta el momento han podido observarse
seguir, no limitados por incapacidades intelec- los siguientes logros:
tuales provocadas por la misma comunidad. La   • Adquisición de hábitos: se han adaptado
desnutrición infantil genera debilidad mental, al ambiente satisfactoriamente, respetando,
la única que se puede prevenir, la única que se adquiriendo, naturalizando las normas de con-
puede revertir, la única causada por el hombre. vivencia, las pautas que da el ambiente.
http://www.conin.org.ar/conin.php).   • Independencia: se los observa a gusto rea-
  El espacio físico de CONIN se reduce a una lizando tareas, actividades y rutinas por sí mi-
sala dentro de la casa 7 de Aldeas Infantiles, y smos, teniendo el ambiente preparado para su
este ambiente está realizado por las docentes libre elección.
con algunos aportes solidarios. El desarrollo de   • Áreas de trabajo: en el área de Vida Práctica,
las actividades tienen bastante de vida práctica, se desenvuelven satisfactoriamente, a gusto.
un poco de trabajo sensorial y algunas temáti- Hemos observado mayor interés por esta área,
cas vinculadas con la Lengua y la Matemática. especialmente en materiales que no requieren
El Arte y la Música están presentes de modo si- muchos pasos ni demasiada concentración por-
gnificativo! Los niños y niñas pequeños concur- que sus períodos de concentración son breves.
ren desde el año 2014 una vez por semana en En algunos casos los niños manifiestan “abru-
dos grupos (grupo de los martes con tres niños mados” en presentaciones largas, sin deseo de
y grupo de los miércoles con siete niños). realizarlas completamente. Es esta reflexión la
  Si bien el horario reducido que trabajan con que nos confirma la necesidad de respetar sus
los niños/as dificulta la integración con sus fa- tiempos y volver sobre nosotros, como equipo
milias, están tratando de fortalecer los vínculos docente, para revisar y replantear la idea de
con ellas. (Aldeas Infantiles SOS: Organización ambiente en sectores que están desfavorecidos
internacional de desarrollo social sin fines de socialmente.
lucro, no gubernamental e independiente, que   En las instituciones más vulnerables, es fre-
desarrolla su labor en el mundo desde 1949. El cuente escuchar yo no sé, me ayudás, hacélo vos,
objetivo es ayudar a los niños, niñas, adolescen- yo no puedo, a mi no me sale, al enfrentarse a un
tes y jóvenes que han perdido el cuidado de sus material nuevo presentado o ante la sugeren-
padres, o que por alguna razón están en riesgo cia de su uso, lo que requiere estímulo docente
de perderlo, brindándoles un entorno familiar para iniciarse y dar confianza en su utilización,
y una formación sólida que les permita alcanzar en la repetición del mismo, en la dinámica del
una vida autónoma y plena. ciclo de trabajo en sí, ello requiere también vol-
ver la mirada en la pertinencia o no de las in-   La reflexión final es que la identidad del Ni-
tervenciones propuestas por los docentes. Por vel Inicial se construyó, en sus aspectos sustan-
ejemplo, observamos que dos niños, se mue- tivos, en aportes como los de María Montesso-
stran interesados, trabajadores incansables en ri, que unen el pensar con el hacer y el sentir y
la sala, y que disfrutan de cada actividad pro- para vivificarlos en el momento actual, tienen
puesta, de cada material elegido, pero en el mi- que levantar el guante de la profesionalidad do-
smo grupo hay otros niños a los que los mate- cente. Es decir, tienen que unir la reflexión con
riales los abruman. la acción pedagógica, la teoría con la práctica,
  Unos pertenecen a la comunidad boliviana y la propuesta con la fundamentación pedagógi-
su madre refiere que realizan las tareas en su ca que da cuenta de la incorporación de nuevos
casa activamente y otros a familias que están conocimientos científicos.
desintegradas, con trabajo precario y sin sus   Sólo así se podrá dar direccionalidad y signi-
necesidades básicas satisfechas, que no cuen- ficatividad a la acción educativa.
tan con espacios y estímulos en su hogar.
  Esta situación muestra la diversidad de los
grupos escolares que demanda, como María
Montessori en sus inicios, el ir amasando nue-
vas relaciones de integración de este ambiente
con los otros ambientes, y presentar activida-
des variadas y de la vida cotidiana a fin de pro-
ducir el tan ansiado encuentro de la vida con la
escuela, y el desarrollo integral infantil.
  Es relevante mencionar que en CONIN están
tratando de implementar el método poco a
poco, con adultos y niños/as pero ello se hace
muy difícil debido a que hay que provocar un
corrimiento de la pedagogía tradicional para
dar lugar a una experiencia pedagógica dife-
rente, que privilegia la educación de grupos he-
terogéneos en igualdad de posibilidades y por
ende la consolidación de una sociedad más ju-
sta, democrática e igualitaria.
  Finalmente, quisimos mostrar parte de nue-
stras realidades , en contextos sociales muy di-
ferentes, como aporte a la identidad del nivel
inicial y a la construcción de propuestas que
articulan lo instituido- (los rituales respecto
del ambiente y la individualidad de los sujetos
que si bien constituyen un patrimonio cultural
no pueden permanecer ajenos a las transfor-
maciones sociales y culturales y a los avances
tecnológico-científicos)- y lo instituyente- los
espacios y los tiempos actuales de la educación
inicial.
  Espacios y tiempos que definen la libertad y
el respeto que se necesitan para una vida en so-
ciedad y que permanentemente tienen que ser
revisados y re-pensados…Espacios y tiempos
que pueden ser concebidos como los planteó
María Montessori sólo si se integra lo filosófico
con lo metodológico.

186 MoMo 4 • Dicembre 2015


Montessori en casa
Rodrigo Canario Chorén  Estudiante de segundo curso de Educación Infantil en la
Universidad de Santiago de Compostela

Resumen Introducción
Mi comunicado versa sobre acercar el método Preescolar en casa es un programa educativo,
de Montessori a Preescolar na casa (Preescolar que fue fundado en 1977 por Antonio Gandoy
en la casa), un programa educativo de origen en Galicia, frente a la necesidad de llevar la
gallego para aquellos niños que debido a su educación a los niños y niñas normalmente del
lejanía de centros educativos, al vivir en un me- medio rural que no tenían acceso a una buena
dio rural, tienen más dificultades a la hora de educación infantil. En este programa educati-
recibir una buena Educación Infantil. vo, los niños, sus familiares y los profesores se
  Este método pretende formar a los padres, reúnen regularmente.
madres y/o abuelos para que estos eduquen   Las reuniones tienen lugar cada quince días y
de la mejor manera posible a los niños/as; los cada reunión tiene una duración de dos horas.
profesores se reunirán frecuentemente con los En ellas los profesores orientan a los familiares
niños y sus familiares, dichos profesores darán solventando dudas y proponiendo actividades
pautas sobre como ir educando a los/as niños/ y ejercicios que puedan realizar en sus hogares
as a medida que crecen, desde el punto de vista fomentando el desarrollo del niño.
Montessoriano enfocando las cuatro áreas: la   Los principios básicos del programa son:
vida práctica, la educación sensorial, las habi-   • la educación, la cultura y el saber son bienes
lidades sobre la lengua, escritura y lectura y las imprescindibles. Un entorno donde la educa-
matemáticas. ción, la cultura y el saber estén presentes, será
de máximo beneficio para el niño, pues adqui-
Palabras clave rirá unas capacidades, conocimientos y unos
Montessori, preescolar, casa valores que de otra manera no tendría.
  • Los primeros años de vida de un niño son
decisivos para la formación de la persona. En
esta etapa es cuando forjan los rasgos de su per-
sonalidad y se adquieren las capacidades en las hay que dar libertad al niño para que este expe-
que asentarán los aprendizajes posteriores. rimente.
  • Los padres y la familia son esenciales en el   Respecto a las habilidades de la lengua los
proceso. profesores deben dar instrucciones a los padres
para que estos introduzcan la lecto-escritura a
Montessori en Casa los más pequeños.
Para llevar a cabo la metodología de Montes-   Y por último, pero no por ello menos im-
sori el ambiente debe estar preparado, dicho portante, la introducción a los números, debe
ambiente se forma por el entorno y el material, practicarse desde una edad muy temprana de
que favorecen el desarrollo de la parte social, manera sensorial, representando las matemáti-
emocional, intelectual y moral del niño. cas con objetos y llevándolas poco a poco hacia
  En el programa de Preescolar en Casa las la escritura.
reuniones se realizan normalmente en locales
públicos o en ausencia de ellos en casas parti- Conclusión
culares, según Montessori el entorno debe ser Preescolar en casa al igual que la primera escue-
amplio, sencillo y ordenado en áreas de manera la Montessoriana, va dirigido a niños y niñas
que el niño pueda elegir libremente qué hacer que tienen dificultades a la hora de recibir una
sin establecerse límites. buena educación, ya sea por la lejanía a una
  El material utilizado deberá ser natural escuela o por pertenecer a una clase social mar-
y atractivo para estimular los sentidos del ginal. Lo que buscaba con este comunicado era
niño llevando a cabo diferentes aprendizajes acercar el pensamiento montessoriano a pree-
específicos. scolar en casa y hacer reflexionar acerca de que
  Dado que en preescolar en casa la mayor par- se puede llevar a cabo una educación en casa
te del tiempo el niño se encuentra en su casa, formando a los padres, mejorando la educación
los profesores y los familiares han de identificar de los niños, sin tener que renunciar a la escue-
materiales comunes en el hogar, que puedan la, pero tampoco limitando el aprendizaje de
ser utilizados por el niño. los pequeños a esta misma, creando un vínculo
  El papel de la familia es muy importante, ya más fuerte entre familia y escuela, que de ma-
que los propios padres actuarán como educado- nera coordinada creen una mejor educación en
res con sus hijos de una manera más innovado- nuestros pequeños.
ra. En ningún caso se pretende que los padres sean
los maestros, sino que los padres sean capaces de
comprender a sus hijos y responder adecuadamen-
te a sus necesidades y posibilidades. (Paz y Arme-
sto, 1999, p.15).
  Los profesores son guías que forman a los
padres, de tal manera que estos faciliten el cor-
recto desarrollo de los niños.
  Respecto a las áreas del método Montesso-
ri: La vida práctica se puede llevar a cabo en la
propia casa del niño, desarrollando la concen-
tración, coordinación, independencia, orden y
disciplina, teniendo como guía a los padres.
  Cualquier acción cotidiana como poner la
mesa o poner una lavadora puede ser una bue- Referencias Bibliográficas
na actividad en la que los niños desarrollen un Paz, M. (1999). Preescolar na Casa. Lugo: Cáritas
aprendizaje atractivo con el que aprenden como de Lugo
consecuencia de la práctica realizada. Standing, E. (1973). La Revolución Montessori en
  La propia casa puede ser también el entorno la Educación. Madrid: Siglo XXI
ideal para llevar a cabo una educación sensorial Orem, R. (1980). El Método Montessori de Educa-
ya que abundan los estímulos sensoriales y solo ción Diferencial. Barcelona: Paidós

188 MoMo 4 • Dicembre 2015


Iniciativa Montessori en la Escuela Pública
Municipal Argentina
Roxana Cardarelli  Directora de Educación de Escuelas Municipales
Natalia Manuale  Guía Montessori AMI y Coordinadora del Proyecto Municipal Montessori
Secretaría de Educación de la Municipalidad de Vicente López, Buenos Aires, Argentina

La Municipalidad de Vicente López (MVL) co- en relación a los docentes, a la administración,


menzó en 2014 un proyecto de innovación y autoridades y gestión, a lo que se observa en los
mejora escolar iniciando un proceso de tran- niños, a la educación para padres, a la evalua-
sformación de jardines maternales y de in- ción, monitoreo y seguimiento del proyecto y al
fantes con niños de 0 a 6 años, en ambientes desarrollo profesional del docente.
Montessori. Este proyecto está implementando   Tercero, se presentará qué le aportó la peda-
Montessori en la escuela pública por primera gogía Montessori al ámbito de Educación Mu-
vez en nuestro país y se inicia con una prueba nicipal en Vicente López durante este primer
piloto de la que participan un jardín maternal año de proyecto. Finalmente, se presentará una
con niños de 45 días a 3 años y un jardín de in- conclusión que resume los principales puntos
fantes con niños de 3 a 6 años; al mismo tiempo expuestos.
surgieron experiencias y proyectos anexos tam-
bién en la educación oficial y pública municipal El proyecto Montessori y el Municipio de
motivados por los principios y metodología Vicente López
Montessori. En Argentina la pedagogía Montessori sólo se
  Este trabajo describe la primera experiencia aplica en algunos colegios de gestión privada y
de implementar la pedagogía Montessori en la centros del tercer sector, que si bien en los úl-
Escuela Pública Municipal argentina y consta timos años se hizo más conocida, la sociedad,
de cuatro partes. Primero, se presentará el pro- el mundo educativo y académico en Argentina,
yecto y cómo está organizada el área de Educa- recientemente están descubriendo de qué se
ción Municipal. trata realmente y que es posible implementarla
  Segundo, se describirá brevemente el proce- en nuestro país.
so de implementación de la pedagogía Montes-   Vicente López es un departamento ubicado
sori, y se mencionarán algunos aspectos rele- en la zona norte del Gran Buenos Aires, en la
vantes como resultado de esta implementación, provincia de Buenos Aires, Argentina.
  Si bien la educación es responsabilidad pri- ra etapa de capacitación como asistentes 3 a 6
maria de la Provincia de Bs. As, este Municipio años, etapa inicial en la que pudieron participar
cuenta y financia 10 jardines de infantes mu- todas las docentes tanto de jardines de infan-
nicipales (3 a 5 años), 15 jardines maternales tes como maternales, con capacitadores traídos
municipales (nido 0 a 2 años), una escuela pri- de EEUU. El objetivo se centró en ofrecer una
maria municipal (522 estudiantes), una escue- introducción formal y más profunda sobre esta
la media Municipal (937 alumnos) y un centro metodología para abrir sus miradas a una filo-
Universitario, todas estas instituciones con sofía y forma de ver al niño y a una pedagogía
reconocimiento de enseñanza oficial otorgada diferente, como así reafirmar la elección de par-
por la provincia de Bs. As que los habilita y con- ticipar del proyecto. Luego, se brindó la oportu-
trola. La Municipalidad de Vicente López tiene nidad de que en forma voluntaria, se ofrecieran
un compromiso con la innovación y la mejora instituciones para generar las pruebas piloto, y
de las prácticas educativas, especialmente en en forma paralela se siguió con capacitaciones
la primera infancia. Todos los niveles tienen de asistentes 0 a 3 años para todos los docen-
inglés y TICS como parte del plan de estudios. tes de maternal interesados; y luego el curso de
También hay un equipo interdisciplinario para guía 3 a 6 años (que aún continúa).
cada nivel de especialistas en la medicina, la   Con dos instituciones voluntarias se inició el
psicología, la pedagogía y el trabajo social, que trabajo en los dos jardines como proyectos pilo-
ayuda a los estudiantes y sus familias a lo largo to. El Jardín de Maternal Municipal Nº 10 con
del proceso de aprendizaje. Además la MVL tie- 36 niños, una sala NIDO con 8 bebés y dos Co-
ne un centro comunitario donde los niños (de munidades infantiles con 14 niños y 2 docentes
4 a 12 años) desayunan o almuerzan y reciben cada uno; y el Jardín de Infantes Municipal Nº
apoyo emocional y educativo entre el tiempo de 1 de jornada simple, con una sala de 3 años a la
la escuela y el hogar. mañana y una a la tarde con 25 niños de tres
  A continuación se presenta un resumen del años respectivamente. En 2014, se integran 3
proceso de implementación de esta prueba pi- y 4, y 2016 queda finalmente la sala integrada
loto. El proyecto comenzó impulsado por las de 3, 4 y 5. Esta transformación se planificó en
autoridades del área de educación del MVL y su tres años y en etapas, organizadas según las si-
equipo con el objetivo de generar modelos de guientes dimensiones: ambiente preparado, el
innovación y mejora de la calidad de educación docente y su formación como asistente y guía
en las instituciones municipales y de incorpo- Montessori, el mobiliario, materiales y activi-
rar la pedagogía Montessori en la educación dades, y la integración de la filosofía y la prácti-
Pública de la República Argentina. Se selec- ca aplicada, evaluación y seguimiento.
cionó la educación Montessori porque entien-   Las dimensiones mencionadas se utilizaron
de a la educación como una ayuda para la vida, para evaluar bimestralmente: la adecuación del
acompaña al niño desde la primera infancia en espacio institucional, las salas, la práctica apli-
el desarrollo de la independencia, el ejercicio de cada de la pedagogía y rol de la guía. Sirvieron
la voluntad, la libertad de elección, la autodisci- también como base para la creación de un in-
plina y la habilidad de ser proactivos (necesa- strumento de evaluación del proyecto Montes-
rios en el contexto de la sociedad argentina) y sori y de evaluación de la calidad educativa de
como ayuda a la transformación del sujeto que los jardines municipales.
enseña desde una perspectiva constructivista   Al comienzo del año académico, se elabora-
en donde el niño es el protagonista y el docen- ron los proyectos institucionales adecuados al
te, el que guía y acompaña en forma personali- proyecto Montessori, se trabajó sobre las pla-
zada, en el proceso de enseñanza aprendizaje. nificaciones y regulaciones estatales, se reorga-
  Se realizó un trabajo de sensibilización con nizó el alumnado y la matrícula, se reacomodó
los directivos de los 16 jardines maternales y los la infraestructura (la disposición de los espa-
10 jardines de infantes con la intención de mo- cios del jardín, ampliado de la sala, pintura de
tivar, detectar interés en la pedagogía y volun- las paredes, mobiliario, etc.) y se comenzó el ar-
tad de sus equipos de trabajo para llevar a cabo mado de los ambientes, compras de materiales
este proyecto. Se invitó a participar de la prime- y a trabajar con el equipo docente el cambio, la

190 MoMo 4 • Dicembre 2015


sensibilización de las familias y la comunidad y se brindó un espacio de reflexión, evaluación
educativa a través de reuniones y talleres. y planificación.
  Además del instrumento para evaluar la ca-   Se acompaña en el aspecto pedagógico, con
lidad de Montessori que se ofrece durante este un seguimiento, asesoramiento in situ conti-
proceso de implementación, se desarrolló un nuo y permanente a las directoras de las insti-
instrumento de evaluación propio de MVL que tuciones partícipes, y a las maestras del pro-
se utiliza para evaluar el proyecto Montessori yecto a través de observaciones, capacitación
(en relación a ciertos indicadores: la institu- en servicio y reuniones de equipo, parejas pe-
ción, el ambiente preparado, el desempeño do- dagógicas e individuales para mejorar, resolver
cente o del guía y lo que reflejan los niños en tensiones y obstáculos y trabajar para sostener
su trabajo en el ambiente). Este instrumento el proyecto en calidad y en el tiempo.
tiene como finalidad evaluar a los jardines de   Algunos aspectos destacables que se obser-
la prueba piloto y a su vez, compararlos con los varon en este primer año del proceso de imple-
jardines municipales no Montessori. Funciona mentación de la pedagogía Montessori:
así de instrumento para evaluación de calidad   En relación a los docentes, el ambiente pre-
educativa del Nivel Inicial municipal y del Pro- parado y el currículo:
yecto Montessori para dar cuenta de los cam-   • se muestra un proceso de transformación
bios, efectos e impacto. interna y de formación de las docentes muy im-
portante, principalmente se observa una asimi-
La implementación lación dinámica de la teoría pero más lenta y a
La implementación y desarrollo del proyec- veces en discrepancia con la puesta en práctica.
to implicó el trabajo interdisciplinario entre Las maestras llevan entre 10 y 20 años traba-
distintos actores y áreas de la Secretaría de jando de otra manera (actividades guiadas, en
Educación y principalmente un trabajo con los grupo, con edades separadas, como centro de
docentes para acompañarlos en su proceso de la propuesta y con un claro control de grupo a
transformación, cambio de mirada y reflexión través de direcciones, tono de voz elevado). La
de la práctica. Este proceso se desarrolla en tres puesta en práctica de esta filosofía, entendien-
dimensiones que se entrelazaron a través de un do realmente el porqué de esta mirada y de su
coordinador de Proyecto para planificar y coor- práctica, es el mayor desafío. Posiblemente
dinar acciones interdisciplinarias con el fin de porque justamente es un proceso de cambio de
integrar el contenido y objetivo del proyecto, y mirada hacia el niño, a la práctica docente y su
acompañar al equipo docente en la puesta en rol, y a la vida. Es asombroso ver cómo esto está
práctica. ocurriendo el cambio! Este proceso requiere de
  Para comenzar la implementación se plani- un trabajo y acompañamiento diario por parte
ficó un cronograma de proyecto que incluía la de las directoras de las instituciones y de la co-
planificación de varias aspectos, el pedagógico, ordinadora como apoyo.
el de compras del material y mobiliario, la de   • Otro gran desafío es tomar conciencia que
obras y remodelación, y de capacitación entre- la maestra es responsable de la preparación del
lazadas que necesitaron una participación con- ambiente y de los materiales e ir comprendien-
junta. do las cualidades de un ambiente Montessori
  En el área pedagógica se pensó cómo sería la de calidad, y lo que esto significa para el niño
adaptación de las maestras a la nueva modali- en su desarrollo.
dad, el tiempo de capacitación y formación, el   • Las maestras se adaptaron a una nueva
de práctica e internalización de lo nuevo, el tra- dinámica de clase (presentación, guía, observa-
bajo del equipo para sostener los cambios, y en ción y registro.
qué tiempos se darían, asesoramiento in situ y   • Las maestras comenzaron a “creer en el
reuniones de intercambio y capacitación con las niño” y en sus posibilidades. A medida que con-
docentes que ya comenzaron a implementar y fiaban más en ellos, les ofrecían más y ellos re-
con las que no, la implicación de la comunidad spondieron mejor.
educativa, trabajo con las directoras sobre lide-   • Las maestras de ambas instituciones co-
razgo, nueva organización y aportes a la gestión menzaron a trabajar más en la importancia de
la observación y registro y de a poco se va tran- asesoramiento continúo del coordinador del
sformando en una herramienta indispensable. proyecto para la planificación y coordinación
  • Se tomó conciencia sobre la importancia de del mismo, asesorar a las autoridades en rela-
intervenir solamente si es necesario y con sen- ción a compras, capacitación y cuestiones ad-
tido. ministrativas que afectan al proyecto, como el
  • Se comenzó a vivenciar la vida en comuni- acompañamiento y coaching a las directoras y
dad. Las maestras comenzaron a vivir el am- docentes en la preparación de la institución y
biente y lo que allí se desarrolla como la vida en trabajo en los ambientes.
comunidad y a respetarla. Esta mirada se refleja   • El secretario de educación y la directora de
en la preparación del ambiente, en la dinámica educación de escuelas municipales han tenido
o rutina centrada en el trabajo en la sala, y en un rol importante en representar al proyecto,
cómo los niños se desenvuelven en él. mantener un compromiso con el mismo, con-
  • Los ambientes de edades integradas (vi- tratar a un coordinador de Proyecto, y realizar
venciado en la Comunidad Infantil por el mo- las gestiones necesarias y toma de decisiones
mento) resultaron muy positivos y se descubrió para que se implemente con éxito, lograr el
cómo enriquece la práctica y el aprendizaje de apoyo del Municipio para su desarrollo y con-
los niños. tinuidad.
  • Se puede observar una mirada integral del
niño y que el ambiente ofrece propuestas que Lo que se observa en los Niños
satisfacen sus intereses y necesidades indivi-   • Anteriormente ya se mencionan factores
duales. Y se refleja en el entusiasmo y trabajo que reflejan lo que se observa en los niños.
del niño. Especialmente vale mencionar que por ejemplo
  • De a poco, a lo largo de este primer año se en NIDO los niños experimentaron libertad de
fue logrando establecer el ciclo de trabajo sin movimiento y una disposición del ambiente
interrupción tanto en los ambientes 0 a 3 (casi que lo beneficia y se refleja en que los bebés co-
2hs) como 3 a 6 (3 hs aproximadamente.). En menzaron a caminar antes en promedio que los
el caso del jardín de infantes un desafío impor- años anteriores en que tenían el ambiente con
tante es en conjunto con área de gestión, orga- cunas, bebesits y menos espacio que les permi-
nizar las materiales especiales (arte, música, tiese moverse.
TIC, inglés) por fuera de este ciclo de trabajo y   • En la Comunidad Infantil se observa un cam-
en fusión con el proyecto. bio significativo en lo actitudinal, se desenvuel-
  • Que a pesar que el espacio físico, en m2, es ven con más confianza e independencia al tener
más pequeño que el esperable, es posible pre- más posibilidades de participar activamente y
pararlo y trabajar con los niños con éxito en la con autonomía en la vida en comunidad.
implementación de la pedagogía.   • Se observa como el trabajo de los niños en
el jardín se refleja en una participación más ac-
Administración, autoridades y gestión tiva de la vida en familia.
  • Se vivencia un gran compromiso de las direc-
toras de las instituciones para desarrollar el pro- Educación para padres
yecto con responsabilidad como de las autorida- Los padres de ambas instituciones apoyan y
des Municipales y de la Secretaría de Educación. muestran entusiasmo e interés por esta me-
  • Para las directoras de las instituciones pilo- todología. Pasan por el jardín para observar y
to es importante tener el apoyo real de las auto- “tomar ideas” para hacer en casa. Se comenzó
ridades de la secretaría de educación y dirección a trabajar con el equipo de orientación escolar
de educación municipal. Este acompañamiento quienes trabajan directamente con los padres, a
se hace evidente en la gestión y toma de decisio- través de capacitaciones sobre educación Mon-
nes en beneficio y de acuerdo a las necesidades tessori y reuniones junto a las directoras y la
planteadas o que surgen del proyecto (cambios coordinadora del proyecto para intercambiar
o nuevos cargos docentes, gestión de compras y experiencias y lineamientos para enriquecer
capacitación, promoción, interés y apoyo). con algunos aspectos de la filosofía los talleres
  También es fundamental el seguimiento y de educación para padres.

192 MoMo 4 • Dicembre 2015


Seguimiento, monitoreo y evaluación antes de la llegada de los niños para que ellos
Actualmente la prueba piloto está en acción en pueden desenvolverse con seguridad, confian-
ambos jardines. Las evaluaciones que se reali- za e independencia.
zaron en marzo-julio y agosto-noviembre evi-   • Las características de un ambiente prepara-
dencian entre otros aspectos: do inspiró a más de un jardín maternal y de in-
  a) un cambio en la actitud del docente y su mirada; fantes a modificar algunos aspectos fundamen-
  b) un cambio favorable en la atmósfera del tales de sus salas, como por ejemplo: el tamaño
ambiente (la sala) en el que se vivencia armonía y altura de sus muebles y estantes, estantes
y tranquilidad, el nivel de ruido, el respeto por que permiten al niño acceder a los materiales,
la concentración, en la independencia, iniciati- a través de la planificación en espacios (en vez
va y coordinación motriz; de áreas) ofrecer variedad de propuestas, limi-
  c) aceptación y movilización familiar positi- tadas y ordenadas, etc.
va, modificación de rutinas y modos en su vida   • El orden y armonía de la sala (ambienta-
diaria. El mismo seguimiento y evaluación se ción, distribución, nivel de ruido)
realizó en jardines municipales con comunida-   • El tono de voz de las maestras. Esta peda-
des sociales similares, para comparar resulta- gogía invita a repensar los niveles de voz en los
dos desde las dimensiones mencionadas. que nos comunicamos.
  Otros jardines maternales principalmente y   • La intervención. Repensar la intervención
algunos infantes, comenzaron a tomar princi- en el juego o trabajo del niño para que esta sea
pios e ideas de la pedagogía Montessori para la ayuda justa (M. Montessori) y solamente si es
mejorar sus prácticas como por ejemplo, sacar necesaria.
las cunas, generar más espacio para movimien-   • Fomentar la independencia y comprender
to y utilizar sillas de comer bajas y trabajar la la importancia de la concentración, libertad de
preparación del adulto y su rol en la sala. elección desde pequeños, y ofrecer un espacio
propicio para ello.
Desarrollo Profesional   • Observación como herramienta fundamental
Se continúa planificando capacitaciones en ser-   En relación al niño, que los docentes busquen
vicio y talleres, conferencias de capacitación y guiarlos en pos de:
desarrollo profesional.   • el desarrollo de las potencialidades dos niños
  • la adquisición de su confianza e independencia
Qué le aportó Montessori al ámbito de la   • el refinamiento de todos sus sentidos.
Educación Municipal en Vicente López?   • el acompañamiento en el desarrollo indivi-
La pedagogía Montessori aportó un cambio de dual y social
mirada hacia el niño que implicó un cambio en   • el ofrecimiento de las mejores oportunida-
el lugar del docente en la sala y en relación al des de exploración.
niño y al aprendizaje. Esto se pudo observar en
la nueva dinámica de la sala, en el trabajo del Conclusión
niño individual y personalizado pero en comu- El impacto de este proyecto y pedagogía fue
nidad. Es muy interesante remarcar que este muy significativo no sólo en el ámbito de la
repensar de la práctica se generó no solamente educación municipal sino también en el ámbito
en los equipos del proyecto piloto sino en do- nacional. Este proyecto es el primer piloto en
centes de otros jardines maternales municipa- la educación pública y oficial en Argentina y ha
les quienes comenzaron su propio camino de generado mucho interés por conocer de qué se
transformación. Principalmente, la importan- trata esta pedagogía, aprender más sobre ella y
cia de la preparación actitudinal y espiritual animarse a llevarla a la práctica.
del maestro como elemento fundamental junto   Este proyecto significa la primera apertura
con su preparación académica e intelectual. de la educación pública a la pedagogía Mon-
  Las docentes e instituciones remarcan algu- tessori. Sus principios orientados a desarrollar
nos principios como herramientas e inspira- libertad de elección, la independencia, la auto-
ción para los ambientes no Montessori: disciplina y la concentración, a tomar decisio-
  • Lo fundamental de preparar el ambiente nes con responsabilidad, el respeto por el otro
y por la vida en comunidad se ven reflejados en
la práctica en un ambiente Montessori dando
respuestas a muchas de las problemáticas que
se plantean en nuestro sistema educativo y se
reflejan en nuestra sociedad.
  La educación Montessori ofrece herramien-
tas concretas y una invitación a la transforma-
ción de la mirada hacia el niño y a la práctica
docente. Permite repensar aspectos de la edu-
cación y mejorar tanto la calidad educativa
como hacer un aporte a la sociedad a través de
los niños que se benefician de ella.
  Reciben en la sala a través de su experiencia
de vida en comunidad, formación en valores, el
respeto por las normas y por el otro, el ejerci-
cio de una libertad democrática, la colaboración
mutua en las actividades diarias, conciencia
ciudadana, buenos hábitos y costumbres.
  La pedagogía Montessori invita a desarrollar
y hacer uso del interés que todo ser humano
tiene, ese deseo natural de aprender; es apren-
dizaje y motivación siguiendo el desarrollo
natural del niño, es aprender haciendo, es la
oportunidad de desarrollar características que
formarán al niño como adulto (responsabili-
dad, creatividad, motivación intrínseca, volun-
tad, pensamiento crítico). La educación Mon-
tessori acompaña a los niños en su preparación
para vivir sus vidas plenamente en libertad, con
responsabilidad y dignidad, creciendo personal
y profesionalmente y como miembros activos
de la sociedad.
  Estas son las características de la educación
Montessori que reflejan la visión y misión del
Municipio de Vicente López de servir a las ne-
cesidades sociales y educacionales de su comu-
nidad considerando la educación desde la pri-
mera infancia como herramienta fundamental
para mejorar la sociedad y nuestro bienestar
como país.

194 MoMo 4 • Dicembre 2015


El canto y la canción en las prácticas educativas
de la Pedagogía Científica montessoriana
Lucía Casal de la Fuente  Estudiante predoctoral contratada (Ministerio de Economía y
Competitividad español) y profesora de canto

Síntesis de la comunicación rollaban para poder compararlas y entenderlas


Hoy el concepto de buenas prácticas está pre- para con las prácticas educativas que incumben
sente en todas las áreas del conocimiento. al canto y a la canción en las escuelas de hoy.
Como especialistas en Educación no podemos   Entre los resultados que conciernen a la can-
obviar este concepto, pues para sacar lo mejor ción, son dos las categorías en que podemos di-
de todas las personas que pasan por la escuela vidir las alusiones a la misma: la canción como
necesitamos analizar las mejores prácticas para medio de distracción y sobre el cómo saber si
que se puedan compartir y visibilizar. Tenemos una canción es adecuada para el grupo con el
un proyecto titulado Diseño curricular y buenas que estamos trabajando. Se observa también
prácticas en Educación Infantil: una visión inter- una referencia indirecta a la canción que se ex-
nacional, multicultural e interdisciplinar por el pone en el cuerpo de este trabajo.
cual analizamos las prácticas que están sobre-   El interés que nos ha ofrecido la búsqueda de
saliendo en la actualidad de forma positiva y referencias con respecto al canto lo brindamos
sus motivos. Sin embargo somos conscientes en este elenco, en que se resumen las mencio-
de que estas prácticas tienen un origen, y mu- nes directas al canto: el canto en las rutinas de
chas de ellas se basan en el movimiento de la las Case dei Bambini; como acompañamiento
Escuela Nueva, en la cual se encuadra Maria a la gimnasia libre y como ayuda al perfeccio-
Montessori. namiento del lenguaje así como recurso para la
  Tenemos por objetivo detectar las alusiones mejora de la lectura.
al canto y a la canción en el famoso libro de esta   A lo largo del susodicho libro se dejan ver dos
autora, El Método de la Pedagogía Científica, referencias indirectas al canto que se pueden
con la finalidad de descubrir qué valor le otorga vincular con él por estar relacionadas directa-
al canto y a la canción en sus Case dei Bambini. mente con su enseñanza: la forma de respirar
  Así, podremos discutir y analizar las prác- (la respiración costo-diafragmática-abdominal)
ticas educativas que en sus escuelas se desar- y la didáctica del mismo.
  Montessori pone un ejemplo de un piani- analizar, reflexionar…) y visibilizar (lo que im-
sta que podría ser extrapolado a un cantante, plica publicar, compartir, divulgar, transmitir,
haciendo entender, como defiende en toda su difundir…) las buenas prácticas docentes.
pedagogía, que el niño aprende solo con el apo-   Él lo entendía como uno de los principales
yo de alguien que lo guíe, algo que nosotros compromisos de la investigación educativa.
denominamos autoaprendizaje guiado, que es Desde el grupo GIE (Universidad de Santiago de
justamente lo que ocurre con la enseñanza- Compostela), en colaboración con otros grupos
aprendizaje del canto, tema que se razona en la de investigación, estamos trabajando en esta
comunicación. línea. El profesor doctor Miguel Ángel Zabal-
za lidera un proyecto de investigación titulado
Palabras clave Diseño curricular y buenas prácticas en Educación
Canto, canción, educación infantil, pedagogía Infantil: una visión internacional, multicultural e
científica montessoriana, buenas prácticas interdisciplinar. Este proyecto encuentra su fun-
educativas damentación teórica, entre otras fuentes, en
informes de organismos internacionales, como
Introducción la UNESCO o la OCDE, así como en programas
Se presenta en el cuerpo de este texto una in- surgidos con potencia estos años, como el Sure
vestigación que gira en torno a las prácticas Start o Starting with Quality, que han insisti-
educativas que Montessori aplicaba en sus do, en la línea de Shulman, tanto en la necesi-
Case dei Bambini con respecto al canto y a la dad de recoger las buenas prácticas del ámbi-
canción. Para ahondar en estos conceptos, nos to educativo como en la de hacerlas visibles y
hemos sumergido en uno de los libros más céle- ponerlas a disposición de la comunidad, para
bres de esta autora, El Método de la Pedagogía que sirvan como referente para el desarrollo de
Científica, y de él hemos extraído las alusiones las políticas educativas (Zabalza, 2013). De este
a dichos conceptos, escudriñando el contexto, modo, estamos recogiendo y analizando las ca-
las situaciones y las implicaciones que el canto racterísticas de las buenas prácticas educativas
y la canción ocupan en las prácticas educativas del nivel de Educación Infantil en diferentes
montessorianas, las cuales, en numerosas oca- puntos de la geografía mundial e interesándo-
siones, han sido apreciadas desde su disemina- nos por los argumentos a través de los cuales
ción como ejemplo de buenas prácticas docen- se consideran o se pueden llegar a considerar
tes y educativas en todo el mundo. ¿Se pueden buenas prácticas.
considerar buenas prácticas docentes las lleva-   A lo largo del transcurso de esta investiga-
das a cabo bajo la metodología montessoriana ción estamos advirtiendo que muchas de las
con respecto al canto y a la canción? A lo largo buenas prácticas que examinamos beben de las
de este texto y con los argumentos expuestos y propuestas pedagógicas que han surgido con el
contrastados contestamos a este interrogante movimiento de la Escuela Nueva, en el cual se
y a alguno más. encuadra Maria Montessori como representan-
te de la Pedagogía Activa, al lado de otras per-
Las buenas prácticas en la Educación Infantil sonas destacadas como William James. Es por
Entendemos por buenas prácticas docentes las in- eso que estimamos trascendental escudriñar
tervenciones educativas que facilitan el desarrollo hondamente el valor que esta médica y pedago-
de actividades de aprendizaje en las que se logren ga ha dispensado a conceptos y acciones como
con eficiencia los objetivos formativos previstos y la canción y el canto, de siempre presentes en
también otros aprendizajes de alto valor educa- las prácticas docentes de la escuela, en todas las
tivo, como por ejemplo una mayor incidencia en culturas del mundo en que vivimos. Sospecha-
colectivos marginados, menor fracaso escolar en mos que para asimilar y deliberar las prácticas
general, mayor profundidad en los aprendizajes… actuales (buenas o no) en Educación Musical,
(Márquez, s.f.) como en este caso particular, debemos empa-
  Han pasado ya casi 30 años desde que Shul- parnos de las concepciones de estos personajes
man (1986) llamaba la atención sobre la necesi- destacados para ser capaces de comprender el
dad de estudiar (es decir, investigar, observar, ayer en el presente y viceversa.

196 MoMo 4 • Dicembre 2015


1. El canto y la canción en la Pedagogía indirectas al canto y aquellas vinculadas a la
Científica montessoriana canción y que se dejan ver a lo largo de la lectu-
ra de la obra.
Objetivos   En el contexto de esta comunicación, enten-
Los objetivos que motivan esta comunicación demos por referencia directa aquella que po-
se concretan en: demos encontrar de forma exacta en el libro y
  • detectar las alusiones al canto y a la canción que fue extraída tal y como figura en el mismo.
en El Método de la Pedagogía Científica (Montes- Normalmente en ellas aparecen las palabras
sori, 2003); canto, cantos, cantar (y su conjugación), can-
  • descubrir el valor que Maria Montessori ción o canciones. Así, las referencias indirectas
cede en su libro tanto a la acción de cantar como son aquellas que tienen que ver con el canto y
al uso y práctica de canciones en la escuela (en con la canción: tanto aquellas que Montessori
su caso particular, en las Case dei Bambini); usa y referencia de otros autores en su libro,
  • discutir y analizar las prácticas educativas como aquellas que teoriza ella y que influyen
que en sus case se desarrollaban para poder directamente en nuestros conceptos objeto de
compararlas y entenderlas para con las prác- estudio (por ejemplo, la respiración, elemento
ticas educativas que incumben al canto y a la fundamental en el trabajo de la voz cantada).
canción en las escuelas de hoy. Comenzaremos exponiendo los resultados que
conciernen a la canción.
Fases y metodología   Entre las referencias directas (Referencias 1 y
Hemos dividido este trabajo en cinco fases: 2 de los Anexos, ver Tabla 1) hemos encontrado
  • una primera fase, que dio comienzo con una dos alusiones que hacen referencia a categorías
primera lectura del libro para poder ahondar y diferentes y que precisamos en:
enriquecer nuestros conocimientos previos so-   • la canción como medio de distracción. En
bre las ideas pedagógicas de esta autora. una de las múltiples experiencias que Montes-
  • Una segunda fase, en la que se procedió a la sori expone en su libro y con motivo de probar
elaboración de una tabla en la que poder reco- el grado de concentración de una niña, que
ger las diferentes alusiones al canto y a la can- observó muy centrada en una tarea concreta,
ción que Montessori cita en su obra, para poder Montessori recurrió al canto de una canción en
clasificarlas y categorizarlas. la cual involucró al resto de niños, para saber
  • Una tercera fase, en que el trabajo fue di- si esta acción sería capaz de atraer la atención
rigido hacia la relectura del libro, poniendo de la niña, pero no lo logró. La niña se mostró
una atención especial y recogiendo por escrito abstraída de la canción y sumergida totalmente
aquellos párrafos, citas o ideas que tenían que en su tarea inicial. Se alude dos veces en el libro
ver con la actividad de cantar o con el concepto a esta situación: la primera vez, en la introduc-
“canción”. ción del libro cuya autoría pertenece a Carmen
  • Una cuarta fase, en la que se categorizaron Sanchidrián; y la segunda vez, en el cuerpo del
y clasificaron esas ideas. libro ya en palabras de la propia Maria Montes-
  • Una quinta fase, para discutir y relacionar sori. Por lo tanto, Montessori usó la canción
estas ideas. Esta fase se ha materializado en la como método de distracción pero sin lograrlo.
redacción de esta comunicación.   • Sobre cómo saber si una canción es adecua-
  De acuerdo con lo especificado en las fases, da para el grupo con el que estamos trabajando.
la metodología usada ha sido cualitativa, pues ¿Cómo podemos saber si los niños pueden can-
se trata del análisis textual de un documento tar una canción concreta? ¿Cómo podemos ave-
desde la óptica de la categorización y del orde- riguar si el ritmo, métrica, melodía y tonalidad
namiento de ideas. de una canción son adecuados para que cante
un niño en edad infantil? Montessori propone
Resultados en su libro que sea la maestra quien tome la ini-
Los resultados que han manado de esta inve- ciativa de cantar una canción dada espontánea-
stigación se concretan en dos apartados bien mente en su aula.
diferenciados: aquellas referencias directas e   Si los niños, también de forma espontánea,
la siguen y cantan con ella, querrá decir que la   Revelamos en el siguiente elenco las referen-
canción es apropiada para ellas y ellos. Hemos cias indirectas al canto (Referencias 7, 8 y 9 de
detectado tan sólo una referencia indirecta (es los Anexos) que aparecen en la obra objeto de
decir, no en palabras de la propia Montessori) a estudio de esta comunicación:
la canción en este libro.   • El canto como elemento no distractor de
  Se trata de la Referencia 3 de los Anexos y la la actividad que se está haciendo. Montessori
exponemos en la línea que sigue: pone un ejemplo claro en su obra sobre lo que
  • el niño debe conocer juegos y canciones significa la disciplina e implicación de los niños
agradables. En La Pedagogía Científica de Mon- que se educan en sus escuelas en la tarea que
tessori (edición de 2003 en español, que esta- están realizando.
mos analizando) se recoge una cita de Kilpa-   Así, si una niña está realizando un trabajo
trick, citado por Lillard. En ella se refleja la concreto (en este caso, una pintura) y alguien
necesidad de que el juego y la canción que va- le pide que cante, lo hará, pero una vez termine
yan dirigidos a niños sean agradables. Se trata con lo encomendado, volverá a sumergirse de
de una referencia indirecta, pues estas palabras nuevo en su tarea para terminarla.
no han salido de la boca de Maria Montessori. A   • La gimnasia respiratoria como favorecedo-
continuación describiremos los resultados que ra de la emisión vocal. Montessori entendía que
conciernen al canto. Hemos hallado 3 referen- trabajar la gimnasia respiratoria (así “bautiza-
cias directas (Referencias 4, 5 y 6 de los Anexos, da” por ella) era relevante para el desarrollo de
ver Tabla 2) al canto que se dividen en el mismo las niñas y niños que pasaban por sus escuelas,
número de categorías, por hacer mención a di- por eso la incluía en su ideario y en sus progra-
ferentes temas. maciones.
  Estas se resumen en:   • El aprendizaje del piano propuesto por
  • El canto en las rutinas de las Case dei Bam- Montessori, extrapolable al aprendizaje del
bini. El canto cobra importancia dos veces a lo canto. Montessori destaca que un pianista se
largo de la rutina diaria de actividades de las forma a sí mismo con la ayuda de un buen guía,
Case dei Bambini. La primera de ellas tiene en este caso del docente.
lugar en uno de los primeros momentos de la   Todas estas referencias, y en particular las
mañana: una vez está el aula en las condicio- indirectas, serán explicadas y discutidas en el
nes óptimas de limpieza y orden, se invita a los siguiente apartado.
niños a ponerse de pie y a cantar un himno.
  El segundo momento en que el canto cobra Discusión y conclusiones
protagonismo en las rutinas de estas escuelas Para exponer las conclusiones a las que hemos
se da en la franja horaria que va desde las 15h a llegado con este análisis y su discusión segui-
las 16h, franja horaria en que realizan gimnasia remos el orden en que se han presentado los
colectiva y canto. Estas actividades, recomien- resultados.
da Montessori, deben hacerse, si es posible, al   Así pues, damos comienzo a la discusión
aire libre. de la presencia de la canción en la Pedagogía
  • El canto como ayuda al perfeccionamiento Científica montessoriana.
del lenguaje. Montessori propone acompañar el   Con respecto a las referencias directas, y al
ejercicio y la práctica de la gimnasia con cantos, primer resultado, la canción como medio de di-
por ser ejercicios respiratorios y por contribuir stracción, Montessori, luego de probar a distra-
al perfeccionamiento del lenguaje. er a la niña (ver Referencia 1 de la Tabla 1 en
  • El canto como recurso para la mejora de los Anexos) con una canción y no lograrlo, con-
la lectura. Montessori presenta un ejemplo de cluimos (sin querer generalizar) que esta expe-
juego para la lectura de frases que consiste en riencia que Montessori vivenció es posible que
que una niña o niño llame a tres niños (los que la hubiese llevado a pensar que, efectivamente,
mejor canten, así especificado por ella) y les la canción no es un medio de distracción para
pida que canten en el centro del aula. Así, el un niño en edad infantil y por lo tanto, no se
niño que los ha llamado debe cantar con ellos la puede considerar como un medio cautivante o
canción que haya escogido. didáctico, incentivador para los niños.

198 MoMo 4 • Dicembre 2015


  Por otro lado, y atendiendo al segundo re- pasará la letra a modo de recordatorio en caso
sultado o categoría, sobre cómo saber si una de que ya conocieran ese himno, si trabajarán
canción es adecuada para el grupo con el que el canto por repetición…). El segundo, entre las
estamos trabajando, Montessori propone una 15h y 16h, tiempo que se dedica a la gimnasia
acción muy concreta y que hasta cierto punto colectiva y al canto, si es posible, al aire libre.
puede parecer muy lógica (así como muy poco Sin embargo, de nuevo, no precisa qué tipo de
fundamentada, leída desde el ámbito de la Edu- canto se debería hacer, simplemente no lo con-
cación Musical como ciencia) y simple: para sa- creta ni detalla, algo en parte esperable, pues su
ber si una canción es idónea para trabajar con pedagogía no estaba centrada en la Educación
un grupo concreto de niños, la maestra no tiene Musical, ni mucho menos en una concretiza-
más que cantarla y esperar a que espontánea- ción de la didáctica del canto para la infancia.
mente estos la sigan. Si la siguen con una cier-   Sobre la segunda categoría, el canto como
ta “puntería” en cuanto a la llevada del ritmo, ayuda al perfeccionamiento del lenguaje, Mon-
entonación, pulso, etc… es que esta canción re- tessori propone acompañar la gimnasia con
sulta apropiada para cantar con ellos. En caso cantos, pues el canto es un ejercicio respirato-
contrario, la canción está fuera del alcance para rio y además, según Montessori, contribuye al
ese grupo de niños con que trabajemos en ese perfeccionamiento del lenguaje (algo apoya-
momento concreto en que se les exponga. Cier- do también por investigaciones más recientes
to es que si un niño es capaz de seguirte cuando como Casal, 2014, 2013; de Fonzo, 2012, etc.).
cantas con un mínimo de exactitud, podemos Rememoremos que Montessori discernía va-
concluir que esa canción es válida para traba- rias gimnasias: libre, educativa, labio-dento-
jar con él, pero no debemos olvidar que existen lingual y respiratoria. Aunque en esta referen-
estudios cuidados, específicos y científicos (Ca- cia (ver Referencia 5 de la Tabla 2 en los Anexos)
sal, 2014; Blanco, 2011) que exponen las ca- no se especifica a qué gimnasia se refiere, en-
racterísticas que han de cumplir las canciones trevemos que es muy probable que se refiriese a
para que puedan ser seguidas por las niñas y la gimnasia labio-dento-lingual, pues es la que
niños en edad infantil. más podemos vincular al lenguaje, y más en
  Sobre la referencia indirecta que apunta a la este caso concreto, a la dicción. Ligado a esta
idea de que el niño debe conocer juegos y can- categoría, podríamos afirmar que la gimnasia
ciones agradables no tenemos mucho que di- (el movimiento del cuerpo) se puede apoyar en
scutir. Quizás parezca obvio que en educación el canto por las razones que justifica Montesso-
tratemos de trabajar con canciones agradables ri (los cantos llevan un ritmo, y quizás para re-
si queremos que sean un “enganche” o un ali- alizar la gimnasia ayuden en la coordinación de
ciente, para que llame la atención en el alumna- los movimientos) y viceversa, es decir: el canto
do y se quieran involucrar para con ello. también se puede apoyar en el movimiento del
  Continuamos este apartado discutiendo la cuerpo. Alessia Rita Vitale (2007) posee varios
presencia del canto en el libro de Montessori, escritos que así lo testimonian, y que yo misma,
El Método de la Pedagogía Científica, edición por vivencias propias, también puedo corrobo-
de 2003 en castellano. rar y apoyar, aunque no procede profundizar en
  Con relación a las referencias directas, y a ello en el seno de esta comunicación.
la primera categoría, el canto en las rutinas de   Hacemos una lectura de amalgama entre la
las Case dei Bambini, juzgamos insuficiente la tercera categoría, el canto como recurso para
precisión que Montessori hace de la actividad la mejora de la lectura, y la segunda categoría
de canto. Recordemos que en las rutinas de que venimos de detallar en el párrafo anterior.
las Case dei Bambini el canto está presente en Y esto lo justificamos en la función que tiene el
dos momentos. El primero, justo después de canto para ambas: la mejora del lenguaje y de
la llegada de los niños a la escuela y de la aco- la lectura (que entendemos que en este caso se
modación del aula, momento en el cual cantan refiere a la lectura en voz alta, pues Montessori
un himno de pie. Esto es todo lo que se detalla, enfoca el juego de la Referencia 6 -ver Tabla 2
no se dice qué himno, en qué condiciones (si se en los Anexos- para el uso de la voz cantada en
hará algún tipo de calentamiento vocal, si se re- voz alta). No obstante, de nuevo, no ofrece más
pormenores sobre este tipo de juego, razón por debe mantenerse inmóvil (Quiñones, 1997; en
la cual no da lugar a más discusión o análisis. Casal, 2014, p. 148), y de moverse, ha de hacer-
  Con relación a las referencias indirectas lo, pero de forma inapreciable.
y al primer resultado (ver Referencia 7 en los   Y ya por último, el tercero de los resultados
Anexos), el canto como elemento no distractor (ver Referencia 9 en los Anexos) trata sobre el
de la actividad que se está haciendo, Montesso- aprendizaje del piano propuesto por Montesso-
ri se reafirma en el hecho de que la canción no ri, que es extrapolable al aprendizaje del can-
es un distractor para una niña o niño en edad to. Con el ejemplo con que Montessori ilustra
infantil que se eduque en sus escuelas, usan- el proceso de formación de un pianista queda
do sus materiales y adquiriendo unos hábitos patente que ante todo, es él, como músico, que
concretos. De esta manera, el canto se concreta se forma a sí mismo (con su empeño y dedica-
nuevamente (ver Referencia 1 de la Tabla 1 en ción). No obstante, la figura del docente se hace
los Anexos) como un elemento no distractor fundamental. Este pasaje me ha recordado a mi
para los niños que se educan bajo su discipli- definición propia del canto como “autoapren-
na y adquieren un compromiso con la tarea a dizaje guiado”, de lo cual estoy escribiendo y
desarrollar. De todos modos otra vez, y sope- teorizando, algo que espero publicar en no un
sando este asunto, no podemos ir más allá en futuro muy lejano. Sin embargo, puedo hacer
el discurso, pues esta actividad tampoco está un breve resumen aquí: se trata de un autoa-
lo bastante detallada como para poder seguir prendizaje porque la voz es un instrumento
aportando ideas y contrastando perspectivas. que cada persona posee en su cuerpo. Y sólo
  El segundo resultado (ver Referencia 8 en esa persona que lo está usando y probando es
los Anexos) hace mención a la gimnasia respi- capaz de sentir (aunque a veces no de explicar)
ratoria como favorecedora de la emisión vocal. lo que está sucediendo y experimentando en
Puesto que en las Case dei Bambini se trabajaba el interior de su cuerpo. La figura de la profe-
la gimnasia respiratoria entendemos que esta sora o profesor no puede faltar, pues sin ella
ocuparía en el ideario de Montessori un lu- ese autoaprendizaje no sería guiado, ya que su
gar destacable como para ser ejercitada en sus función es precisamente la de guiar y ayudar al
escuelas. Y es que con la práctica de la coordina- alumnado a encontrar esas sensaciones propio-
ción respiratoria las maestras estaban incidien- ceptivas.
do indirecta pero favorablemente en el control   En conclusión, si las propuestas que Montes-
de la emisión vocal (entendida tanto como voz sori describe en su Pedagogía Científica estu-
hablada como cantada) de su alumnado. Esto es viesen algo más detalladas, seríamos capaces
así porque la base de la buena emisión de la voz de argumentarlas y compararlas mejor para
es siempre (entre otros factores) el control de con las prácticas de hoy en día. Es algo que,
la respiración costo-diafragmático-abdominal sin duda, nos ha limitado un poco. Aun así,
(Casal, 2013). Esta referencia tiene que ver con creemos que hemos relacionado conceptos, ex-
el canto, pues la respiración es la base de la voz traído categorías e interrelacionado ideas, que
cantada, y su trabajo, en las Case dei Bambini, nos han dado pie a argumentar y a discutir los
repercutiría positivamente en la calidad de la resultados, lo cual era objeto de este escrito.
emisión vocal. Aun así, tenemos nuestras se-   Para terminar, nos gustaría hacer hincapié
rias dudas sobre si la respiración trabajada en en tres cuestiones más.
las Case dei Bambini era la adecuada, puesto   La primera hace referencia a que, entendien-
que Montessori (2003), para el trabajo de la do el principio de libertad de la pedagogía mon-
gimnasia respiratoria aconseja comenzarla con tessoriana, en cuanto al eterno debate de si a
una inspiración profunda mientras se suben los los niños debemos obligarlos a cantar o no en la
hombros rápidamente y se levanta el pecho a escuela (Casal, 2014, p. 100, p. 165), sospecha-
la vez que se baja el diafragma. Esto hoy no se mos que bajo sus preceptos nunca se debería
entiende así, esta no es la respiración de la re- obligar al niño a cantar.
lajación sino que en la respiración considerada   La segunda apunta a algunas de las críticas
correcta los hombros deben permanecer relaja- que recibió el método montessoriano que re-
dos y en su posición baja, sin tensión, y el pecho sume Pesci (2013), entre las cuales sobresale

200 MoMo 4 • Dicembre 2015


la cuestión del dibujo y de una cantidad de acti- de una canción), pues según nos relata en su
vidades expresivas que no aparecen en el método libro, la niña ni se inmutó: el material y la ta-
Montessori con la misma importancia que tienen rea la tenía cautivada y la canción no supo de-
en la escuela tradicional y en otros métodos menos spertar el interés en ella. Somos conscientes
‘estructurados’. (Pesci, 2013, p. 39) (Traducción de que esta es una conclusión o intuición poco
que hemos hecho de di una quantità di attività deliberada, pues no tenemos más datos que los
‘espressive’ che non compaiono nel metodo Mon- que ella proporciona en su libro, y los estima-
tessori con la stessa rilevanza che hanno nella mos insuficientes, pero quizás esto nos ayude a
scuola tradizionale e in altri metodi meno ‘struttu- aproximarnos a entender su posición.
rati’. Pesci, 2013, p. 39).   En la tercera y última, ya para cerrar este
  Entre estas actividades expresivas, podría escrito, nos gustaría responder a la pregunta
encontrarse el canto. Y quizás no vayamos mal con la que cerrábamos nuestra introducción.
encaminados, pues atendiendo a Pesci (2013), Por todos los motivos (y muchos otros que casi
hasta 1969 las escuelas de Educación Infantil en seguro se nos han quedado en el tintero) no po-
Italia se encontraban fuera de las arcas públi- demos considerar buenas prácticas educativas
cas del Estado y la mayoría, por tanto, eran las llevadas a cabo bajo los principios montes-
privadas. Entre estas, las escuelas vinculadas a sorianos con respecto al canto y al uso de la can-
la iglesia católica conformaban prácticamente ción en la escuela. Y mucho menos transpor-
la totalidad y aplicaban un método de inspira- tados tal cual y sin modificación o adaptación
ción froebeliana ideado por las hermanas Rosa alguna a los tiempos en que vivimos, donde la
y Carolina Agazzi, las cuales nombraron estas creatividad y en especial la música están resul-
escuelas “jardines de infancia”. El método Mon- tando factores que favorecen el aprendizaje, el
tessori se caracterizó en Italia por su oposición al desarrollo físico-psíquico de las niñas y niños
froebelismo, centrado en el canto coral y en el di- así como el desarrollo del cerebro y las conexio-
bujo libre (Pesci, 2013, p. 43). (Traducción que nes que en él se dan cuando las cuerdas vocales
hemos hecho de il metodo Montessori si caratte- vibran y dicha vibración alcanza el cerebro (de
rizzò in Italia per la sua opposizione al froebelismo Fonzo, 2012), conocimientos que llegan desde
italiano, incentrato sul canto coral e sul disegno las Neurociencias y que aportan a las Ciencias
libero Pesci, 2013, p. 43). de la Educación.
  Llegados a este punto es presumible com-
prender que la Pedagogía Científica montes-
soriana no se apoye en actividades creativas
y ligadas al arte como puede ser el dibujo y el
canto, por no considerarlas tan “metódicas” y
eficaces para el aprendizaje significativo y el de-
sarrollo general e integral de los niños como su
propuesta, su método, su “pedagogía científi-
ca” sistematizada. En este momento también
nos llama especialmente la atención que, sien-
do contraria a las ideas de Froebel, lo cite para
algunas de sus actividades (ver Referencia 5 en
la Tabla 2 de los Anexos).
  Quizás experiencias como la que hace alu-
sión la Referencia 1 de la Tabla 1 de los Anexos,
en las que Montessori quiso probar si una can-
ción era capaz de atraer la atención de una niña
que estaba concentrada en una tarea concreta,
y no lograrlo, le hizo pensar que sus materia-
les y sus propuestas eran “mejores” para traba-
jar con niños que el propio arte en sí o como
vehículo de aprendizaje (por ejemplo, el canto
Referencias bibliográficas Anexos
Blanco Rivas, Elena (2011). La canción infantil en La canción  Referencias directas
la educación infantil y primaria. Las nuevas tecno- Tabla 1 (>) Referencias directas a la canción en
logías como recurso didáctico en la clase de música. el libro El Método de la Pedagogía Científica de
Tesis doctoral. Universidad de Salamanca. Maria Montessori. Fuente: Elaboración propia
Casal de la Fuente, Lucía (2014). A formación con datos recogidos de Montessori (2003)
vocal na Educación Infantil. Memoria para la Co- Referencia indirecta  Referencia 3  (Cate-
lación del Grado de Licenciada en Psicopedagogía. goría: El niño debe conocer juegos y canciones
Universidad de Santiago de Compostela. Docu- agradables). El niño debe conocer juegos y cancio-
mento sin publicar. nes agradables. (Kilpatrick, en Lillard, 1985)
Casal de la Fuente, Lucía (2013). Los vocalizos El canto  Referencias directas
en la introducción al trabajo de la voz cantada: Tabla 2 (>) Referencias directas al canto en el li-
una experiencia con adultos con discapacidad in- bro El Método de la Pedagogía Científica de Ma-
telectual. Journal for Educators, Teachers and ria Montessori. Fuente: Elaboración propia con
Trainers, 5 (1), 55-67. Disponible en: www.ugr. datos recogidos de Montessori (2003)
es/~jett/pdf/vol5(1)_JETT.pdf Referencias indirectas  Referencia 7  (Cate-
de Fonzo, Mirella (2012). Canta che ti passa. goría: El canto como elemento no distractor de
Roma: Sovera Edizioni. la actividad que se está haciendo). Si un visitante
Márquez, Peré (s.f.). Lectura Nº 2. Buenas prác- quiere oír cómo canta un niño que pinta, el niño deja
ticas docentes. Disponible en: www.uovirtual. su pintura y lo complace; pero apenas ha cumplido
com.mx/moodle/lecturas/esdif/2.pdf con lo que se le ha pedido, vuelve a continuar su in-
Montessori, Maria (2003). El método de la Peda- terrumpida tarea. Los más pequeños no obedecen
gogía Científica aplicado a la educación de la infan- hasta terminar el trabajo empezado. (Montessori,
cia. Madrid: Biblioteca Nueva 2003, p. 336)
Pesci, Furio (2014). La persistenza del movimen-   Referencia 8  (Categoría: La gimnasia respi-
to montessoriano. RELAdEI - Revista Latino- ratoria como favorecedora de la emisión vocal.).
americana de Educación Infantil, 3 (3), 35-48. Montessori dividía la gimnasia en varios tipos:
Disponible en: www.reladei.net libre, educativa, labio-dento-lingual (que prepa-
Sanchidrián Blanco, Carmen (2003). Introduc- ra los órganos para la formación del lenguaje), y
ción. En Maria Montessori (2003). El método de respiratoria. (Sanchidrián, 2003, p. 69)
la Pedagogía Científica aplicado a la educación de   Referencia 9  (Categoría: El aprendizaje del
la infancia (pp. 9-81). Madrid: Biblioteca Nueva piano propuesto por Montessori, extrapolable al
Shulman, Lee S. (1986). Paradigms and research aprendizaje del canto). Esta referencia hace alu-
programs in the study of teaching: a contempo- sión a la didáctica del canto, que yo defino como
rary perspective. En Merlin C. Wittrock (Dir.), un autoaprendizaje guiado. Montessori pone un
Handbook of Research on Teaching, (3ª ed.) ejemplo con un pianista. El pianista se habrá for-
(pp. 3‐36). Nueva York: McMillan mado por sí mismo [porque ha dedicado muchas
Vitale, Alessia Rita (2007). Gestes et mémoires horas de dedicación y ensayo a las instrucciones del
dans l’apprentissage du chant. En Michel Imber- maestro] y será tanto más hábil, cuanto más sus
ty & Maya Gratier (dir.), Temps, geste et musi- tendencias naturales lo hayan inducido a insistir en
calité (pp. 101-125). París: L’Harmattan los ejercicios; no obstante, no podemos olvidar que
Zabalza Beraza, Miguel Ángel (2013). Memoria tampoco se hubiera formado el pianista sin la direc-
técnica del proyecto de investigación: Diseño cur- ción del maestro. (Montessori, 2003, p. 205)
ricular y Buenas Prácticas en Educación Infantil:   Montessori pone de relieve que los procesos
una visión internacional, multicultural e interdi- de enseñanza-aprendizaje son autoaprendizajes
sciplinar. Ministerio de Economía y Competiti- guiados, entendiendo la figura de la maestra o
vidad (España). Plan Nacional de I+D+i. Convo- del maestro como imprescindible. Esta defini-
catoria de ayudas de Proyectos de Investigación ción está explicada y justificada en el apartado
Fundamental no orientada. Documento sin 5 del presente trabajo sobre discusión y conclu-
publicar siones, y se argumenta la relación de estas tres
referencias con el canto.

202 MoMo 4 • Dicembre 2015


Tabla 1

ref categoría texto

1 La canción como En el relato de una de sus experiencias, en la cual trata de poner


medio de distracción en relieve la capacidad de concentración de los niños, observó
cómo una niña estaba trabajando con el encaje de unos cilin-
dros. Montessori notó que esta niña estaba muy concentrada
y quiso probar el nivel de concentración intentando distraer-
la. Así, involucró al resto de niños en el canto de una canción,
pero no logró que la niña se distrajese, pues aun habiendo ter-
minado los cantos, esta seguía concentrada en su tarea. (Mon-
tessori, [1920?], en Sanchidrián, 2003, p. 64; Montessori, 2003,
p. 202)

2 Sobre cómo saber si “Y sería mejor si ella [la maestra] cantase dejando a los niños
una canción es ade- en entera libertad de seguirla o no. De este modo podría esco-
cuada para el grupo ger como adecuadas aquellas canciones que fuesen repetidas
con el que estamos por los niños y graduar las dificultades del ritmo según la
trabajando edad de los alumnos, constatando cuáles son los que la siguen
espontáneamente” (Montessori, 2003, p. 236).

Tabla 2

ref categoría texto

3 El canto en las ruti- Por la mañana después de comprobar que todo está limpio y
nas de las Case dei en su sitio, los niños se sientan en su sitio con la espalda recta,
Bambini los pies juntos (lo que Montessori denomina compostura) y se
ponen de pie y cantan un himno. De 15-16h hacen gimnasia
colectiva y canto, si es posible al aire libre. (Montessori, 2003)

4 El canto como ayu- Un tipo de gimnasia libre es la gimnasia obligatoria, en la que


da al perfecciona- se debe recomendar la marcha y en la cual debe darse más im-
miento del lenguaje portancia a la posición del cuerpo que al ritmo. Al principio
se acompañará con cantos, porque esto constituye un ejercicio
respiratorio que perfecciona el lenguaje. Además de la marcha
son recomendables algunos juegos de Froebel acompañados de
cantos, parecidos a algunos que acostumbran a organizar y re-
petir los niños entre ellos. (Montessori, 2003)

5 El canto como re- En la cita que presentamos a continuación Montessori alude a


curso para la mejora un juego para la lectura de frases. Por ejemplo: “llama a tres de
de la lectura tus compañeros que mejor cantan, ruégales que se coloquen
en medio de la habitación, colócalos en fila y canta con ellos la
canción que prefieras”. (Montessori, 2003, p. 315)

Fuente Tabla 1 y 2: Elaboración propia con datos recogidos de Montessori (2003).


Transiciones: la voz de las familias y de los
docentes de una comunidad rural de España
Doval Ruíz, M.I.
Sierra Martínez, S.
Zabalza-Cerderiña, M.A.

Resumen   Dicho sub-estudio lleva a cabo una investi-


Los procesos de transición no pueden acotarse gación participativa sobre las transiciones edu-
ni ceñirse al alumnado que transita, requieren cativas entre etapas y ciclos desde el hogar ha-
la participación de toda la comunidad y el fun- sta la Educación Secundaria Obligatoria en un
cionamiento de los centros educativos como municipio de Pontevedra (A Estrada) que contó
unidades organizativas con criterios comunes con la colaboración de docentes, alumnado y
que faciliten la transición entre culturas edu- familias de 9 centros educativos así como va-
cativas y garanticen continuidad y coherencia rias entidades de la comunidad local (asociacio-
en la trayectoria educativa del alumnado y del nes socio-educativas, medios de comunicación
profesorado. local, representantes de la administración lo-
  En esta línea, este trabajo presenta un sub- cal…). Aquí se analizan los datos aportados por
estudio de un proyecto de investigación desar- las familias y los docentes en torno a la transi-
rollado en la Universidad de Vigo cuya meta es ción educativa del hogar a Educación Infantil y
promover y analizar procesos educativos inclu- entre ciclos de infantil.
sivos, articulados de manera progresiva desde   Para ello se recogieron en cada centro par-
los centros educativos (nivel intra-centro) ha- ticipante relatos narrativos de madres, padres
sta la comunidad local (nivel inter-servicios), y abuelos así como encuestas con preguntas
pasando por un nivel intermedio inter-centros. abiertas a familias sobre las experiencias vivi-
  (La investigación Escuelas que caminan hacia das en las etapas de transición de sus hijos. Los
la inclusión educativa: trabajar con la comunidad resultados se presentan en torno a los miedos y
local para promover el cambio en la que se basa preocupaciones que suponen para las familias y
este trabajo está financiada por el Plan Na- los docentes la transición de sus hijos del hogar
cional de I+D+i 2011. Ref. MICINN-EDU2011- a Educación Infantil y entre ciclos de infantil.
29928-C03-01, Dir. Ángeles Parrilla Latas, Uni-   Las conclusiones nos permitirán obtener in-
versidad de Vigo). formación sobre cómo abordar y trabajar los

204 MoMo 4 • Dicembre 2015


procesos de cambio y transición desde la escue- Transiciones educativas en Educación Infantil
la y, a partir de los miedos analizados, diseñar En el contexto internacional, son muchas las
ámbitos de cooperación y trabajo conjunto en- voces (Griebel y Niesel, 2002; Margetts, 2007;
tre familias, escuelas y comunidad. Vogler, Crivello y Woodhead, 2008) que ahon-
dan en los procesos de transición en todas las
Introducción etapas educativas, en especial desde la prime-
Esta comunicación aborda la cuestión de cómo ria infancia. Destacan estudios realizados en
atender y responder a los miedos y preocupa- Australia, Canadá, EEUU, Nueva Zelanda o en
ciones ante la transición educativa del hogar a países europeos que demuestran que lo impor-
la escuela infantil (y entre ciclos de infantil) a tante no son tanto las diferencias entre siste-
partir de la voz del profesorado y de las familias mas educativos sino la forma en que se con-
desde una perspectiva que pretende planificar ciben y abordan las transiciones educativas.
y diseñar esa transición como una cuestión co- (Fabian y Dunlop, 2007)
munitaria, no sólo ceñida al ámbito escolar.   Desde un enfoque educativo se suelen enten-
  La investigación internacional ha señalado der las transiciones como momentos críticos
la importancia de ahondar en los procesos de que vive el alumnado al pasar de un ambiente
transición en todas las etapas educativas, en a otro buscando oportunidades para su desar-
especial desde la primera infancia. La impor- rollo humano y aprendizajes para la vida y la
tancia de afrontar las principales transiciones escuela. (Alvarado y Suárez, 2010)
que tienen lugar en el sistema educativo (de la   Otros autores (Argos, Ezquerra y Castro,
familia a la Escuela Infantil, a la Educación Pri- 2011; Fabian y Dunlop, 2007) definen este pro-
maria y de ésta a la Educación Secundaria) radi- ceso como los cambios que suponen el paso de
ca en que del éxito logrado van a depender, en una fase de la educación a otra e implican de-
gran medida, los resultados que se obtendrán safíos desde el punto de vista de las relaciones
en las posteriores transiciones y su huella apa- sociales, el estilo de enseñanza, el ambiente, el
recerá en el futuro académico de los estudian- espacio, el tiempo, los contextos de aprendiza-
tes (Fabian, 2002). En esta línea, esta comuni- je… caracterizándose este proceso por su inten-
cación presenta un sub-estudio de un proyecto sidad y el aumento progresivo de demandas.
de investigación más amplio, A Estrada Inclu-   La bibliografía en general enfoca estos mo-
siva, desarrollado en la Universidad de Vigo mentos como procesos de cambio complejos en
y cuya meta es promover y analizar procesos los que pueden surgir dificultades; sin embargo
educativos inclusivos, articulados de manera algunos trabajos y autores (Bennet, 2006) de-
progresiva desde los centros educativos hasta fienden un enfoque positivo que plantea la tran-
la comunidad local. El proyecto se desarrolla sición al centro y entre etapas y ciclos educativos
en tres ámbitos de actuación de forma interde- como una oportunidad de desarrollo integral,
pendientes: intra-escuela (dentro de un mismo fuente de acceso a nuevas oportunidades.
centro), inter-centros (entre los centros parti-   En cualquier caso, son hechos inevitables que
cipantes, conformando la red inter-centros) e todo el alumnado debe vivir, suponiendo un
inter-servicios (entre centros educativos y so- cambio en el contexto donde desenvolverá su
ciales del entorno, configurando la red local). vida cotidiana. Para que este proceso sea eficaz
  El sub-estudio que presentamos se desarrolla debe desarrollarse de forma gradual y paulatina
en el segundo nivel, el inter-escolar. Se trata de en los tres tipos de transiciones educativas exi-
una investigación participativa sobre las tran- stentes, a saber: del hogar a la Escuela Infantil,
siciones educativas entre etapas y ciclos desde de Educación Infantil a Educación Primaria y
el hogar hasta la Educación Secundaria Obliga- de Educación Primaria a Educación Secundaria.
toria que contó con la colaboración voluntaria   La transición del Hogar a la Educación Infan-
de docentes, alumnado y familias de 9 centros til es el primer gran cambio que todos los niños
educativos así como varias entidades de la co- deben experimentar e implica a alumnado, fa-
munidad local (asociaciones socio-educativas, milias y profesorado. En este proceso el niño
medios de comunicación local, representantes se enfrenta a una situación que nunca ha ex-
de la administración local). perimentado ya que, de repente, sale del medio
familiar en el que se encuentra seguro y prote- munidades con más tradición que otras en la
gido para introducirse en un medio mucho más adaptación a la escuela infantil (Arnaiz, 2013).
social en el que deja de ser el protagonista para   Como ejemplo de nuestra Comunidad
compartir dicho papel con los demás compañe- Autónoma, citamos la normativa de Galicia. En
ros en la escuela. (León, 2009) la Orden de 6 de mayo de 1992 se dice: la incor-
  Al hablar de transición del hogar a Educa- poración de nuevos escolares al centro requerirá la
ción Infantil solemos referirnos al Período planificación del período de adaptación por parte
de Adaptación inicial, entendiéndolo como el del equipo docente del ciclo. Este período será tra-
acontecimiento que más involucra a toda la tado a través de un plan de acción al que no serán
estructura de la escuela, sin excluir a ninguno ajenos las madres y los padres, y que tendrá en
de los sujetos que en ella trabajan. De hecho, cuenta las características especiales de la comuni-
en este período se lleva a efecto el grado máxi- dad escolar y los medios disponibles en el centro.
mo de cooperación entre escuela y familia y se (Art. 18, Orden 6 de mayo de 1992)
ponen de manifiesto las concepciones acerca de   Complementada por el Decreto 330/2009,
esta cooperación, de sus posibilidades y límites. del 4 de Julio de 2009, por el que se establece
(Borghi, 2010). el currículo de Educación Infantil en la Comu-
  Hemos aprendido de la realidad italiana que nidad Autónoma de Galicia. El mismo establece
el inserimento es un período de transición y que la coordinación de toda la comunidad edu-
ajuste, una estrategia para empezar las rela- cativa es el instrumento que asegura la cohe-
ciones y la comunicación entre adultos y niños rencia en el proceso de transición.
cuando el niño entra en la escuela 0-3 o 3-6 por   Aunque la educación infantil es una etapa edu-
primera vez. (Bove, 2001) cativa con sus propios objetivos, se debe cuidar la
  Más allá de una forma fácil y superficial de transición entre los ciclos, no se puede olvidar que se
entender este proceso que se centraría sólo en trata de una etapa que tiene su continuidad en edu-
la habituación del niño al nuevo contexto sin cación primaria. (Decreto 330/2009, pp. 10773)
los signos más evidentes de malestar como el   Desde esta perspectiva, los procesos de tran-
llanto o las expresiones de rechazo, se preten- sición no pueden acotarse ni ceñirse al alum-
de la acogida del niño en la nueva comunidad. nado que transita. Esta perspectiva de traba-
Sabiendo que se trata de un acontecimiento jo conjunto de todos los implicados supone
delicado en la vida del niño y de la familia, la además la participación de toda la comunidad
práctica del inserimento está basada en una y el funcionamiento de los centros educativos
gran variedad de estrategias dirigidas a ani- como unidades organizativas con criterios co-
mar la implicación de los padres y las familias, munes que faciliten la transición entre culturas
que comienzan bastante antes del primer día educativas que garanticen cierta continuidad y
del niño en la escuela. En el conjunto de estas coherencia en la trayectoria educativa del alum-
estrategias destaca el apoyo a la presencia en la nado y sus familias y del profesorado.
escuela de alguien a quien el niño conoce muy   En nuestro caso presentamos un estudio que
bien mientras dura este proceso. (Ferradás y combina las voces de los protagonistas en el
Zabalza-Cerdeiriña, 2015) proceso de transición con un abordaje comuni-
  En España el desarrollo de las normas que tario del proceso, en el doble sentido de análisis
regulan la provisión de servicios para la pri- de las perspectivas de distintos miembros de la
mera infancia corresponde a las Comunidades comunidad y de construcción comunitaria de
Autónomas (o Regiones), de hecho, algunas de un marco para el diseño de un plan institucio-
ellas, como en Galicia, han promovido la pu- nal y local común para facilitar las transiciones.
blicación de manuales o guías sobre esta cue-
stión (Arias, García, Caballero, Machado y Rial, Metodología
2007). En la actualidad en todas las regiones se El contexto de este sub-estudio es el proyecto
recomienda u obliga a los centros a prever un de investigación escuelas que caminan hacia la
período de incorporación gradual de los niños inclusión educativa: trabajar con la comunidad
que por primera vez acceden a las escuelas, local para promover el cambio. (Ref. MICINN-
aunque existen dentro del estado algunas co- EDU2011-29928-C03-01. Dir. Ángeles Parrilla

206 MoMo 4 • Dicembre 2015


Latas) desarrollado en la Universidad de Vigo Centros de Educación Primaria sobre su viven-
(España) cuya meta es promover y analizar pro- cia de las transiciones; vídeos elaborados por
cesos educativos inclusivos, articulados de ma- el alumnado sobre el significado de las transi-
nera progresiva desde los centros educativos ciones educativas; encuestas abiertas a padres,
(nivel intra-centro) hasta la comunidad local profesores y alumnado sobre su experiencia en
(nivel inter-servicios), pasando por un nivel in- las etapas de transición y técnica de mensaje en
termedio inter-centros. (Parrilla, Muñoz y Sier- una botella entre el alumnado.
ra, 2013)   Tras el análisis de la información recogida,
  Con el propósito de promover y desarrollar los equipos tomaron acuerdos colectivos sobre
unas bases comunes para mejorar las transi- el abordaje y mejora de los procesos de transi-
ciones educativas surgió el estudio que aquí ción que dieron lugar a “decálogos” comunes
presentamos, A Estrada Inclusiva, entre el ni- para cada etapa de transición sobre cómo deben
vel inter-centro y la comunidad local durante afrontar profesores, familias y alumnado estos
el curso escolar 2012-2013 en el municipio de A procesos de cambio educativo. Algunos centros
Estrada (España). llevaron los decálogos al claustro de profesores,
  Dicho estudio lleva a cabo una investigación incorporándose en algunos casos al Proyecto
participativa sobre las transiciones educati- Educativo de Centro.
vas entre etapas y ciclos desde el hogar hasta   En la tercera y última fase se llevó a cabo una
la Educación Secundaria Obligatoria. Contó Feria Educativa denominada A Estrada sin Fron-
con la colaboración voluntaria de docentes, teras Educativas, celebrada en la Plaza del Ayun-
alumnado y familias de 9 centros educativos tamiento y Alameda de la localidad, con la idea
(2 Escuelas Infantiles, 4 Centros de Educación de crear un lugar de encuentro participativo
Infantil y Primaria, 1 Centro Educativo Concer- que implicase a toda la comunidad (alumnos,
tado de Educación Infantil, Primaria y Secun- familias, docentes, instituciones…) en el proce-
daria y 2 Institutos de Educación Secundaria) so de las transiciones. (Sierra y Martínez, 2014)
así como diversas entidades de la comunidad   En esta comunicación se analizan los datos
local (asociaciones socio-educativas, medios de aportados por las familias y los docentes en tor-
comunicación local, representantes de la admi- no a la transición educativa del hogar a Educa-
nistración local…) ción Infantil y entre ciclos de Infantil. Para ello
  El proceso se realizó en tres fases. En la pri- se recogieron en cada centro participante rela-
mera, se crearon tres equipos de trabajo (un tos narrativos de madres, padres y abuelos, así
equipo trabajó la Transición de Familia a Edu- como encuestas con preguntas abiertas a fami-
cación Infantil, otro el paso de Infantil a Pri- lias sobre las experiencias vividas en las etapas
maria y el último abordó la Transición a Secun- de transición de sus hijos.
daria) formados por una representación del   El equipo inter-centros de docentes encarga-
profesorado de los distintos centros y etapas do de la Transición a Educación Infantil lo inte-
educativas; dichos equipos contaron con la par- graron un total de 11 profesionales (5 profeso-
ticipación de los coordinadores del proyecto A res de las dos escuelas infantiles, 5 profesores
Estrada Inclusiva en cada centro. En distintas de los cuatro CEIPs y 1 miembro del equipo de
reuniones, los equipos se plantearon cómo vi- investigación de la universidad).
ven las transiciones en sus centros, cómo afron-   Tras el diseño conjunto de los instrumen-
tarlas colectivamente y qué actividades podrían tos de recogida de datos, se trasladó al interior
hacer en los centros para invitar a participar al de los centros la recogida de información asu-
resto de la comunidad educativa. miendo el profesorado del equipo de Infantil el
  En la segunda fase, cada centro invitó a la desarrollo de las diversas actividades y estrate-
reflexión sobre las transiciones educativas a gias de recogida de información diseñadas pre-
alumnado, familias y profesorado mediante el viamente sobre cada una de las transiciones.
uso de diferentes técnicas: relatos de vivencias   Estas actividades pretendían dar la palabra al
sobre transiciones de profesores, padres, abue- alumnado, al profesorado y a la comunidad fa-
los, alumnos de todas las etapas educativas; miliar para conocer e incorporar su percepción
dibujos de alumnos de Escuelas Infantiles y y vivencias de las transiciones, de modo que no
sólo la perspectiva de los docentes, sino tam- ¿Qué miedos y preocupaciones comparten
bién la de la comunidad escolar en su conjunto, familias y docentes?
sirviera de marco de referencia para la deter- apego-separación
minación y consenso de líneas y propuestas de Las primeras preocupaciones que encontramos
actuación futura. en el discurso tanto de familias como de docen-
  Para ello se desarrollaron y pusieron en mar- tes son las relacionadas con la separación y los
cha en cada centro las siguientes estrategias vínculos de apego existentes en el núcleo fami-
diseñadas y guiadas por los propios profesores liar y cómo éstos influirán en los procesos de
participantes en los equipos inter-centros: cambio y adaptación de los niños a la escuela.
  • Relatos narrativos sobre las experiencias vi-   En este sentido, el concepto de apego utiliza-
vidas en los momentos de transición. Se recogie- do tanto por las familias como por los docentes
ron 12 relatos escritos por docentes y familias. tiene más que ver con una idea negativa de rela-
  • Encuestas con preguntas abiertas a docen- ciones de dependencia entre padres e hijos: co-
tes y padres sobre su experiencia en las etapas menzamos a recibir a los alumnos en clase y a invi-
de transición. Estas encuestas fueron elabora- tarles a explorar este nuevo lugar, menganita se ha
das conjuntamente en los equipos de trabajo. ido directa a la cocina, menganito a los coches, zuta-
  Se recogieron un total de 31 encuestas. nito pienso que no lo tiene claro, con una mano coge
  Los resultados se analizan en torno a tres fo- un juguete y con la otra a mamá, creo que no quiere
cos de interés: miedos y preocupaciones sobre que mamá se aleje; poco a poco los padres se van de-
las transiciones que se plantean los distintos spidiendo. Nunca sabes cómo van a reaccionar los
participantes en las mismas; buenas prácticas que todavía permanecen con sus familiares. Ahora
educativas sobre transiciones que están desar- llega la hora de usar las estrategias preparadas,
rollándose en los centros educativos y en las fa- enciendo el reproductor de música y ¡empezamos!
milias, y propuestas futuras a poner en práctica (Relato de docente-transición de 1º a 2º ciclo de EI)
para sensibilizar e informar de manera parti-   A partir del análisis de los datos se constató
cipativa a la comunidad socio-educativa sobre que, desde esta perspectiva del apego, ni las
la importancia de las transiciones. Por razones familias ni los docentes piensan que pueda fa-
de espacio, en esta comunicación presentamos cilitar los procesos de transición y adaptación
los miedos y las preocupaciones que surgen a de los niños a la nueva situación. Más bien, en-
padres y docentes en la transición del hogar a tienden que el apego puede dificultar estos pro-
Educación Infantil y entre ciclos de infantil. cesos: me preocupa el excesivo apego a las familias
  Las conclusiones nos permitirán obtener in- (Encuesta docentes-transición 1º a 2º ciclo de EI)
formación sobre cómo abordar y trabajar los   En ocasiones, la idea que tienen las familias
procesos de cambio y transición desde la escue- es que necesitan transmitir a los niños una vi-
la y, a partir de los miedos analizados, podre- sión positiva de la escuela para que el cambio
mos pensar en ámbitos de cooperación y traba- no sea vivido como una experiencia negativa,
jo conjunto entre familias y escuelas desde una y verbalizan esta idea, sin embargo, al anali-
perspectiva comunitaria. zar todos los datos en conjunto, y teniendo en
cuenta las prácticas que llevan a cabo las fami-
Resultados lias, se podría deducir que los mensajes que re-
A continuación se presentan los resultados ciben los niños son opuestos: mensajes verba-
obtenidos a partir de la información aportada les positivos y prácticas y actitudes familiares
por familias y docentes en relación a los mie- de miedo o preocupación ante la separación:
dos y las preocupaciones en los momentos de quisimos transmitirles sensaciones positivas, pero
transición del hogar a la escuela infantil y entre el primer día fue pegadita y agarradita a su ma-
ciclos de infantil. A partir de las aportaciones dre, como una lapa. Era un sufrimiento, mami, ¿te
de los participantes, agrupamos los resultados quedas?, mami ¿tú no te vas?, quiero que venga ya
en tres bloques; por un lado, los miedos y preo- papá, mami… y muchas otras cosas más que diría si
cupaciones comunes a docentes y familias, por supiese hablar bien, pero no era el caso, aunque su
otro lado los exclusivos de los docentes y por cara era un poema. (Relato madre-transición1º a
último los de las familias. 2º ciclo de EI)

208 MoMo 4 • Dicembre 2015


A nivel personal, como madre, me costó muchísi- importancia de la etapa de transición
mo acostumbrarme a estar separada. (Encuesta Cuando los participantes reflexionan sobre la
familias-transición hogar a escuela) transición, se observa que dan una gran impor-
tancia a estos primeros momentos de cambio,
colaboración familia- escuela no sólo en este período de adaptación, sino
Otra de las preocupaciones compartidas entre como la base y primeros pasos en una andadura
padres y docentes tiene que ver con la colabora- de escolarización que durará a lo largo de toda
ción entre la familia y la escuela. En este caso, la infancia: cuando hablamos de tránsitos de niños
es muy significativo el constatar que ambos co- y niñas de 1, 2 ó 3 años estos pasajes son más pro-
lectivos valoran como algo muy positivo el esta- nunciados, ya que las novedades las vamos obser-
blecimiento de una buena comunicación entre vando no de año en año, sino de día en día (…) son
la familia y la escuela, a la vez que expresan su mucho más importantes en el desarrollo futuro de
miedo y preocupación a no poder acceder al la persona. La adquisición de conocimientos, de
otro, es decir, los padres se preguntan si habrá hábitos… son bases sobre las que se sustentan los
comunicación con los docentes y si está será flu- sucesos del día siguiente, de la semana siguiente…
ida, así como si los docentes serán accesibles; y (Relato abuelo-transición hogar-escuela)
por otra parte, los maestros se preguntan si las   Otra de las preocupaciones relacionadas con
familias depositarán su confianza en ellos y si la importancia de la transición tiene que ver
participarán y colaborarán en la vida del centro. con la necesidad de realizar un período de adap-
  Llega Septiembre, otro Septiembre más… Las tación específico para cada familia-niño que se
preocupaciones, las emociones, el miedo ante la adecúe a sus peculiaridades, atendiendo tam-
llegada de nuevos niños/as… Lo que no cambia bién en este caso a la diversidad de cada niño,
es el primer día de clase para las familias, incer- familia y situación: tenía miedo de que sufriera,
tidumbre sobre si colaborarán con el proyecto edu- que tardara en adaptarse, que cogiera miedo y no
cativo del centro, ¿depositarán su confianza en las quisiera volver. (Encuesta familias-transición
maestras? ¿serán capaces de manifestar su dudas hogar-escuela)
de manera abierta y sincera? Y sobre todo, ¿logra-   Me preocupaba lo horrible que podría ser para
remos que las familias y los niños se adapten a la ella una situación tan terriblemente nueva como es
nueva situación? (Relato del Equipo Directivo de el primer día de cole. (Encuesta familias-transi-
un Centro de Educación Infantil) ción hogar-escuela)
  Me preguntaba si podría tener contacto con el   Dentro de esta atención a la diversidad, cabe
profesorado, es decir, si este sería de fácil acceso resaltar que el hecho de haber pasado por el pri-
para poder comunicarme con ellos, lo cual sería mer ciclo de Educación Infantil no hace menos
muy positivo. (Encuesta familias-transición 1º a necesario el período de adaptación al segundo
2º ciclo) ciclo. Para los docentes no se trata de la adap-
  Aun siendo mayoritario el grupo de familias tación a la primera escolarización de los niños,
que muestran su preocupación por ser capaces sino que se trata de favorecer la familiarización
de establecer una buena relación familia-escue- a la nueva situación y las nuevas personas, pro-
la, cabe destacar que existe otro grupo de pa- piciar un cambio positivo en relación al nuevo
dres que no dudan de que la relación se esta- centro escolar: me preocupa que haya padres que
blecerá y de que ésta será fluida. De hecho, se crean que los niños no necesitan período de adap-
observa que la necesidad que los padres sienten tación porque vienen de la Escuela Infantil. (En-
de seguir protegiendo a sus hijos se ve compen- cuesta docentes)
sada con una buena relación y el intercambio de   Me preocupa la actitud de los padres, ya que
información entre familias y tutor. la mayoría piensan que es una continuación de la
  El salto al colegio es un gran paso, los padres Escuela Infantil y que sus hijos no tendrán proble-
quisiéramos estar apoyándolos y protegiéndolos mas de adaptación. (Encuesta docentes)
en cada momento. Para ello un papel importantísi-
mo es la involucración y comunicación con el tutor. reacciones del alumnado
(Relato madre-transición 1º a 2º ciclo) Otra de las preocupaciones que surgen en el di-
scurso de familias y maestros es el de las reac-
ciones de los alumnos. En este sentido resulta cipantes les preocupan fundamentalmente dos
fundamental resaltar que en los relatos y en- aspectos, el primero relacionado con las horas
cuestas analizados encontramos que los par- lectivas y el segundo con el cambio y aumento
ticipantes perciben las diferentes reacciones de exigencia a los niños.
posibles de los niños ante el cambio como algo En cuanto a la adaptación de los niños al nue-
negativo, síntoma de que no se están adaptan- vo horario, preocupa el aumento del número de
do bien al centro o de que van a tener algún tipo horas y la división de la jornada en mañana y
de problema de adaptación al cambio: claro que tarde, así como el hecho de que los niños ten-
hubo todo tipo de reacciones, algunos no lloraron, drán que madrugar: me preocupa la adaptación
otros lloraron el primer día, algunos no lloraron al nuevo horario, de mañana y tarde. (Encuesta
ese primer día pero sí el siguiente y otro al cabo de familias-transición hogar a Escuela Infantil)
tres. A veces lloraban justo cuando se iba mamá y,   Por otra parte, en los relatos y encuestas
al cabo de 5 minutos ya estaban entregados a las también se reflexiona sobre la mayor respon-
carreras de coches. (Relato docentes) sabilidad exigida a los niños, la necesidad de
  Me preocupa que llore y se angustie. (Encuesta que aprendan a respetar las normas y a sus
familia-transición hogar a Escuela Infantil) compañeros y que sean capaces de participar
  Me preocupan las reacciones que puedan tener en grupo en las actividades de aula: en el segun-
los niños y las niñas, sobre todo si son agresivas. do ciclo de educación infantil (...) se pide mayor
(Encuesta docente) responsabilidad, respetar las normas, aceptar la
  Me preocupaba que al principio llorara mucho al necesidad de participar en mayor número de acti-
quedarse con las educadoras. (Encuesta familia- vidades. (Encuesta docentes)
transición hogar a Escuela Infantil)   Temía que al no haber estado con otros niños en
  Tengo miedo de que nos echara mucho de menos. clase y teniendo en cuenta su rebeldía, no los respe-
(Encuesta familia-transición hogar a Escuela tara (que no esperara turnos, que hiciera las cosas
Infantil) cómo y cuándo él quisiera, que no obedeciera…)
  A la vista de estas preocupaciones, cabe tam- (Encuesta familias-transición hogar a Escuela
bién resaltar el hecho de que existen multitud de Infantil)
reacciones posibles por parte de los niños, lo que
conlleva la necesidad de que los maestros sean ¿Qué miedos y preocupaciones presentan
capaces de responder a esa diversidad mediante los padres?
diferentes estrategias adecuadas a cada niño- El análisis de los datos referidos a las familias
familia y situación. Desde esta perspectiva, se participantes en el estudio reflejan su preo-
observa que algunos docentes reflexionan sobre cupación por las circunstancias y la capacidad
la atención a la diversidad y su propia capacidad personal y social de sus hijos para hacer frente a
para dar respuesta a las necesidades individua- la transición educativa; destacan significativa-
les de cada uno de sus alumnos y familias: inclu- mente miedos relacionados con el desafío que
so otro, al cabo de un mes, manifestó abiertamente supone esta transición para los niños tanto a
su disconformidad con el cole y otro no lloró, pero nivel personal (ritmos y hábitos, actitud de los
durante días me miraba con cara de pocos amigos, niños) como social (su capacidad para entablar
creo que no le inspiraba mucha confianza, a veces relaciones armónicas con sus nuevos compañe-
pienso que me veía como una especie de bruja, de- ros y con los educadores).
spués de esto siempre reflexionas cómo mejorar y   En relación a los ritmos y hábitos individua-
hacerlo más fácil para ellos. (Relato docentes) les, les preocupa fundamentalmente que éstos
sean respetados en el nuevo centro y que no
organización centro haya retrocesos en el desarrollo de los mismos:
Tanto padres como docentes comparten in- mi preocupación es que continuara con sus hábitos
quietudes didácticas y académicas en torno de comida, sueño… (Encuesta familias-transi-
al nuevo ciclo educativo y lo que este cambio ción hogar a Escuela Infantil)
conlleva (en términos de paso a un nuevo cen-   Me preocupaba que no hubiese retroceso en los
tro educativo, nuevas metodologías, nuevos hábitos que ya había adquirido. (Encuesta fami-
profesores…). Más concretamente, a los parti- lias-transición hogar a Escuela Infantil)

210 MoMo 4 • Dicembre 2015


  Me preocupaba el hecho de que aún usaba pañal. cia si sus prácticas docentes atienden a la diver-
(Encuesta familias-transición hogar a Escuela sidad del alumnado y favorecen los momentos
Infantil) de transición o si poseen las habilidades nece-
  En cuanto a las actitudes y reacciones de los sarias para captar la atención de los niños du-
niños, los padres se centran en que éstas pue- rante el período de adaptación.
dan ser positivas y favorezcan una buena adap-
tación al nuevo centro: me preocupa que se adap- Yo me dirijo a mi clase y me siento un momento,
te bien, que de pocos problemas a los profes, que los niños llegarán más tarde así que intento con-
vaya contenta, que no tenga problemas con otros centrarme y ponerme en su lugar. Lo primero es
niños. (Encuesta familias-transición hogar a el espacio, es importante, tiene que ser atractivo.
Escuela Infantil) Vuelvo a revisar con la vista todo lo que me rodea y
  Que aprenda a relacionarse. (Encuesta fami- la organización de los juguetes. Me levanto y pro-
lias-transición hogar a Escuela Infantil) curo que todo esté a su alcance, las cajas abiertas,
  Que se adapte a la profesora. (Encuesta fami- todo de fácil acceso, las mesas que no molesten, las
lias-transición hogar a Escuela Infantil) estanterías libres para que los padres dejen el ma-
  Durante el verano le fuimos hablando del co- terial de forma rápida y cómoda, y así, cien cosas.
legio, donde iba a conocer amigos, iba a aprender (Relato docentes)
muchas cosas e iba a pasarlo bien, para que cuando   Ante la llegada de nuevos niños/as al aula,
llegase ese día fuese con ilusión, y así fue. (Relato siempre intento que se adapten lo mejor y lo antes
familias-transición hogar a Escuela Infantil) posible al nuevo entorno, pero existe la preocupa-
  El último aspecto que preocupa a los padres ción acerca de si realmente estás haciendo las cosas
en relación a sus hijos es su capacidad para re- bien con ese niño y si la forma de actuar es la más
lacionarse y comunicarse con otros niños y que adecuada. (Relato docentes)
no esté aislado: Que haga amigos. (Encuesta fa-   Me preocupa que no pueda captar la atención de
milias-transición hogar a Escuela Infantil) los niños para que se acuerden lo menos posible de
  Que sepa comunicarse. (Encuesta familias- la situación nueva a la que se están enfrentando.
transición hogar a Escuela Infantil) (Relato docentes)
  Nuestro pequeño no hablaba muy claro, y esto
podría suponer para él un problema o un aisla- Otra constante en las preocupaciones de los
miento por parte de los demás niños. (Encuesta docentes es su capacidad de adaptación a las
familias-transición hogar a Escuela Infantil) circunstancias cambiantes en la vida del aula,
  Me preocupaba que en algún momento de su que en estos primeros momentos de transi-
escolarización se sintiese desplazados por motivos ción pueden ser más desequilibradoras para los
x, o lo hagan sentirse mal, y que no diga nada o niños: he olvidado decirle a los padres que trajeran
no nos demos cuenta para poder brindarle en el el material (…) Tendré que organizarlo de otra for-
momento oportuno el apoyo y ayuda necesario. ma, así que lo dejo todo y pienso cómo cambiar el
((Encuesta familias-transición hogar a Escuela momento de acogida. (Relato docentes)
Infantil)
  Que aprenda a relacionarse. (Encuesta fami- Conclusiones
lias-transición hogar a Escuela Infantil) Las transiciones educativas son momentos de
cambio que suponen desafíos desde todos los
¿Qué miedos y preocupaciones presentan ámbitos. En el caso concreto de la transición
los docentes? del hogar a la Educación Infantil (y entre ciclos
En el discurso de los docentes participantes en de infantil) estos cambios serán de vital impor-
el estudio podemos diferenciar miedos y preo- tancia en la vida tanto del propio niño, como
cupaciones exclusivos en este colectivo que no de su familia y de la escuela infantil en general,
se corresponde con ninguno de los percibidos siendo muy reductivo entender estos momen-
por las familias. tos como algo interno y específico del niño que
  A los maestros les preocupa fundamental- inicia este nuevo período. Deberían entender-
mente su preparación para los momentos de se, por la contra, como un hecho inevitable que
transición, cuestionándose con cierta frecuen- implica a toda la comunidad (alumnado, fami-
lias, docentes…) y que debe ser abordado desde compartida por docentes y familias. Aunque
una perspectiva comunitaria. tanto unos como otros insisten en la impor-
  El sub-estudio A Estrada sin Fronteras Edu- tancia del establecimiento de relaciones fluidas
cativas ha dirigido su mirada a las transicio- entre la escuela y la familia, y de la necesidad de
nes educativas desde una perspectiva novedo- la participación de las familias en la escuela, los
sa, tanto en relación a los participantes en el resultados indican que a todos les preocupa que
estudio como en relación a la metodología de estas relaciones y participación no se lleguen a
investigación participativa utilizada. Por moti- instaurar o no sean fructíferas. El miedo que
vos de espacio esta comunicación se centra en verbalizan los docentes es que las familias no
la Voz del Profesorado y de las Familias, pero se involucren ni participen, mientras que a las
en el estudio amplio se ha considerado también familias les preocupa que los docentes no sean
la Voz del alumnado (mediante las técnicas del accesibles. En este sentido, podría parecer que
dibujo, creación de cuentos y un panel mudo). las acciones que las escuelas están llevando a
  De los distintos análisis desarrollados se cabo para lograr la participación de las familias
puede concluir que a partir de los miedos y pre- y establecer canales de comunicación fluidos no
ocupaciones analizados emana una visión com- están siendo todo lo eficaces que deberían.
partida por docentes y familias fundamental-   El paso de concebir los momentos de transi-
mente negativa en relación tanto a la transición ción como un proceso exclusivo y bidireccional
como al cambio y la adaptación. El paso del ho- entre la familia y la escuela a concebirlos como un
gar a la escuela infantil (y también entre ciclos proceso más amplio, abierto a la participación de
de infantil) es vivido como algo estresante y en toda la comunidad, nos permitiría entenderlos
bastantes ocasiones con connotaciones negati- como una plataforma y oportunidad de cambios
vas. En este sentido cabe destacar que, desde en positivo, como un momento enriquecedor y
su perspectiva, el Período de Adaptación y la facilitador de la creación de nuevas sinergias, no
nueva entrada de niños y familias a la escuela sólo entre la familia y la escuela, sino también
trae consigo pocas oportunidades de cambio en desde una perspectiva comunitaria.
positivo, porque priman más aspectos como el   En esta línea, el proyecto AEI refleja que
excesivo apego de los niños, los mensajes con- transformar la comunidad educativa y social a
tradictorios de los padres o las reacciones in- través de acciones de cambio y mejora, implica
fantiles negativas. gestar una nueva cultura basada en la partici-
  Desde esta visión más negativista, el Período pación colectiva, en nuevos modos de trabajar y
de Adaptación es entendido no como un espa- en nuevas formas de pensar el papel individual
cio y tiempo de potenciación de las grandes po- y colectivo.
sibilidades y retos que afrontan tanto los niños
y las familias como los propios docentes ante
esta nueva etapa, sino como un período en el
que contrarrestar la difícil situación de separa-
ción y lo que ésta implica tanto para los niños,
como para sus familias y los docentes que los
reciben. Esta forma de entender la transición
será la base sobre la que se fundamente la pla-
nificación y proyección del Período de Adapta-
ción, haciendo que las acciones dirigidas a la
mejora de la calidad de este momento de cam-
bio estén más centradas en paliar estos aspec-
tos negativos que en potenciar un proceso de
transición inclusivo.
  Otro aspecto que llama la atención en el
análisis de los resultados es que dos de las ma-
yores preocupaciones, la comunicación y la
participación entre familia-escuela es también

212 MoMo 4 • Dicembre 2015


Referências bibliográficas
Alvarado Salgado, S.V. y Suárez, M.C. (2010). prensa). Verso l’accoglienza: pratiche di qualità
Las transiciones escolares: una oportunidad de tra servizi educativi e famiglie in Galizia. En M.
desarrollo integral para niños y niñas. Revista In- Guerra y E. Luciano (coord.) Alleanze educative
fancias Imágenes, 9 (1), 70-84 tra servizi per l’infanzia e famiglie in Italia e al-
Abello Correa, P. (2009). Construyendo sentido trove. Milano: Ed. Junior
sobre las transiciones al inicio de la escolaridad. Galicia. Decreto 330/2009, del 4 de junio, por el
Revista Latinoamericana de Ciencias Sociales, que se establece el curriculo de la educación infan-
Niñez y Juventud, 7(2), 929-947 til en la Comunidad Autónoma de Galicia. Diario
Argos González, J.; Ezquerra Muñoz, M.P. y Ca- Oficial de Galicia, 23 de junio de 2009, núm 121,
stro Zubizarreta, A. (2011). Metáforas de la transi- pp. 10773-10799
ción: la relación entre la Escuela Infantil y la Escue- Galicia. Orden de 6 de mayo de 1992 por la que se
la Primaria y la perspectiva de futuros docentes de regula el procedimiento para la implantación del
Educación Infantil. Educación XXI, 14, 1, 135-156 segundo ciclo de educación infantil y se dictan in-
Arias, A., García, E., Caballero, F., Machado, J. strucciones en materia de organización escolar y
F. y Rial, M.D. (2007). O proceso de adaptación, evaluación para aquellos centros donde se imparte
Xunta de Galicia, Santiago de Compostela dicho ciclo. Diario Oficial de Galicia, 21 de mayo
Arnaiz, V. (2013). La adaptación de los niños y de 1992, núm 96, pp.4263-4266.
sus familias en las Escuelas Infantiles de Menorca: Griebel, W. y Niesel, R. (2002). Co-constructing
Un proceso diseñado e implementado a partir de transition into kindergarten and school, in FA-
la formación de docentes y familias. RELAdEI Re- BIAN, H. and DUNLOP, A-W. (eds.) Transitions
vista Latinoamericana de Educación Infantil, in the Early Years: Debating continuity and
2(1), 71-79. Redaberta.usc.es/reladei progression for children in early education.
Bennet, J. (2006). Debemos aprender a ver las London, UK: Routledge Falmer, 64 -76
transiciones en las vidas de los niños de una for- León, S. (2009). ¿Por qué es necesario el periodo
ma mucho más positiva. En Bernard Van Leer de adaptación en la Educación Infantil? Innova-
Foundation, Las transiciones en los primeros ción y Experiencias educativas, 15, 1-9
años: una oportunidad para el aprendizaje. Espa- Margetts, K. (2007). Preparing children for scho-
cios para la Infancia, 26, 14-21 ol - benefits and privileges. AustralianJournal of
Bove, C. (2001). Inserimento: a strategy for de- EarlyChildhood, 32 (2), 43-50
licately beginning relationships and communica- Parrilla, A.; Muñoz-Cadavid, M. A. y Sierra
tions. En L. Gandini y C.P. Edwards (ed.), Bam- Martínez, S. (2013). Proyectos educativos con vo-
bini. The italian approach to infant/toodler care cación comunitaria. Revista de Investigación en
(pp. 109-145). New York: Teachers College Press Educación, 11 (3), 15-31
Borghi, B. Q. (2010). Educar en el 0-3. La práctica Sierra Martínez, S. y Martínez Figueira, E.
educativa en los nidi d’infanzia. Barcelona: Graò (2014). Las transiciones educativas vistas por la
Fabian, H. (2002). Empowering children for tran- comunidad. II Congreso Virtual Internacional
sitions. En H. Fabian y A.W. Dunlop (Eds.). sobre Innovación Pedagógica y Praxis Educati-
Transitions in the early years (123-134). Lon- va (INNOVAGOGÍA), 23-25 de marzo
don: Routledge Vogler, P.; Crivello, G. and Woodhead, M.
Fabian, H. y Dunlop, A.W. (2007). Outcomes of (2008). La investigación sobre las transiciones en
good practice in transition processes for children la primera infancia: Análisis de nociones, teorías
entering primary school. The Hague (The Nether- y prácticas. Cuadernos sobre Desarrollo Infantil
lands): Bernard van Leer Foundation Temprano, Documento de trabajo 48. La Haya,
Ferradás, R.L. y Zabalza-Cerdeiriña, M.A (en Países Bajos: Fundación Bernard van Leer
Tejiendo saberes y acciones a través de una espiral
El diseño de ambientes para el juego:
una posibilidad para reflexionar la práctica
docente en Educación Inicial
Sandra Marcela Durán Chiappe  Doctora en Pedagogía Social, Universidad de Granada
España. Docente-Investigadora. Fundación Universitaria Unimonserrate. Coinvestigadora
María Consuelo Martin Cardinal  Magister en Desarrollo Educativo y Social, Universidad
Pedagógica Nacional-CINDE. Docente investigadora. Fundación Universitaria Unimonserrate.
Investigadora Principal

Este trabajo en el marco de un evento sobre cenciatura en Educación Preescolar, de la Fun-


María Montessori y la nueva escuela infantil, dación Unimonserrate.
retoma particularmente el tema de la impor-   Es así como a partir de diferentes investi-
tancia del ambiente, así como la libre actuación gaciones, el estudio de los lineamientos pe-
de los niños, como una herencia montessoriana dagógicos sobre la Educación Inicial, la asesoría
que a la luz de las propuestas del siglo XXI se re- a docentes en ejercicio, entre otros; surge la
toma como un factor pedagógico trascendental inquietud por profundizar en un tema como el
en la transformación de las acciones educativas ambiente, que en la actualidad cobra una impor-
y como dispositivo para la reflexión de la prác- tancia relevante, dados los estudios y trabajos
tica docente. que se han realizado en educación inicial, en los
  La presente ponencia es fruto del proyecto de que se considera que el ambiente es un tercer
investigación titulado: El diseño de ambientes educador (Reggio Emilia) y al docente como un
para el juego: una posibilidad para reflexionar escenógrafo (Abad J. & Ruiz de Velasco Á, 2011),
la práctica docente en Educación Inicial, lleva- que diseña escenarios para promover las activi-
do cabo con seis docentes del nivel de preesco- dades propias de la infancia como el juego.
lar, primero y segundo de primaria, del colegio   En la actualidad las propuestas de Educación
Rosario de Santo Domingo, en la ciudad de Inicial giran en torno a la idea central del po-
Bogotá-Colombia durante los años 2013 y 2014. tenciamiento del desarrollo. Desde esta per-
El proyecto parte del interés y la experiencia spectiva se rebaten los enfoques o tendencias
del equipo de investigación en el campo del jue- que buscan darle un valor de preparación a la
go, la psicomotricidad y la práctica docente en educación inicial, como un momento previo a la
Educación inicial, y tiene como propósito gene- educación primaria, quitándole el sentido que
ral contribuir al enriquecimiento de la línea de posee en sí misma. En esta mirada, se han pro-
investigación sobre lúdica y creatividad que se puesto como pilares de la educación inicial: el
ha venido desarrollando en el programa de Li- juego, el arte, la literatura y la exploración del
medio. Los lineamientos pedagógicos y curri-   De esta manera este proyecto presenta dos
culares en primera infancia formulados por las ejes centrales, uno referido al diseño de ambien-
entidades oficiales (SDIS, 2010, MEN, 2014) los tes, en el que se estudiarían sus características
consideran actividades rectoras de la infancia, y su valor como potenciadores del juego y otro
ya que son estos modos preferenciales, a través relativo a la dinámica de reflexión que puede
de los cuales los niños y las niñas se relacionan generar este dispositivo, en la práctica docente.
con el mundo y con los adultos.   Entendiendo que la reflexión para los docen-
  Así, desde las experiencias vividas en los pro- tes tiene un valor excepcional, puesto que les
cesos de asesoría y acompañamiento a maestras permite mirarse y detenerse a pensar en sus ac-
en ejercicio se ha visto que, en primer lugar, hay ciones y desde allí comprender el sentido de lo
una preferencia a darles un uso instrumental y que hacen y de cómo lo hacen, así la reflexión
en segundo lugar, parece no haber suficiente no surge por generación espontánea, es fun-
claridad sobre cómo hacer realmente visibles damental acompañarla, dinamizarla y hacerla
estos pilares en las propuestas pedagógicas. parte de la vida institucional.
  En este contexto, el diseño de ambientes, se   Para que la reflexión se dé de manera perma-
propone como una posibilidad para que los pi- nente, se requiere de una determinada actitud,
lares hagan presencia en la cotidianidad de la unas condiciones de espacio-tiempo particula-
vida de las instituciones de Educación Inicial y res y unos dispositivos que la alienten, de tal
en el caso de este proyecto, específicamente el manera que se vaya avanzando, siguiendo un
juego. recorrido en espiral en la búsqueda de darle
  Ahora bien, cuando se habla de diseño de cada vez más un mayor sentido y significado a
ambientes para el juego, se está hablando de la propia práctica.
una construcción de escenarios con determina-   De tal forma que el diseño metodológico de
do tipo y disposición de objetos que impulsen, este estudio es la investigación-acción desarrol-
provoquen e inviten a la diversidad de acciones lando los ciclos de planeación, observación, ac-
e interacciones, en conjunto con un determina- ción, reflexión, con el grupo de docentes invo-
do ser y estar docente. Se plantea como una in- lucrados en el trabajo. Y desde esta perspectiva
tervención del espacio con miras a potenciar el hacer visible el saber que surge de la reflexión
juego, que surge de manera espontánea en los de una experiencia y animar a otros docentes
niños, proponiendo y enriqueciendo sus pro- a preguntarse sobre sus acciones pedagógicas
pias búsquedas y descubrimientos. El diseño de e invitarlos a comunicarlas, esto contribuirá
ambientes para el juego se podría ver cómo la a que la educación inicial cobre otro sentido y
creación de una “Esfera para el juego” (Glanzer, se consolide su papel en el sistema educativo y
2000) en el que se crea una atmósfera lúdica que también a que los maestros se sientan recono-
le permite a los niños y niñas desplegar todo su cidos y valorados.
potencial lúdico, su imaginación, creatividad y   En esta medida el proyecto tiene como obje-
deseo de transformación. tivo general: Promover y estudiar la reflexión
  El planteamiento de este proyecto, entonces, sobre y desde la práctica docente de un grupo
parte de un supuesto y es que girar la mirada de profesores a partir de la implementación de
hacia el diseño de ambientes como dispositivo una propuesta basada en el diseño de ambien-
para potenciar el juego en la primera infancia, tes para el juego.
implica un movimiento en la comprensión de   La pregunta que orienta el ejercicio investi-
las prácticas docentes que podría llevar a cue- gativo es:
stionarse, entre otros, por el rol del maestro,   ¿Qué ocurre en la reflexión que un grupo de
las características del juego de los niños y niñas profesores realiza desde y sobre su práctica do-
en el ambiente, cómo se dan las interacciones cente, al implementar una propuesta de diseño
entre los niños, con los adultos, con los objetos de ambientes para el juego?
y sobre el sentido mismo del juego en el nivel   Así, la ruta metodológica se organiza en
inicial. Y por lo tanto, ese acto de preguntarse tres fases con el fin de darle respuesta, de la
constituirse en una oportunidad de desarrollo siguiente manera:
y cualificación docente.
1. Fase exploratoria: en esta fase se construyó esta fase tuvo seis encuentros divididos en dos
la pregunta que se convirtió en el horizonte de modalidades:
sentido de la investigación y se realizó la inda-   La primera modalidad giró, en torno a la si-
gación de referentes teóricos y metodológicos, guiente consigna: Diseñar un ambiente de jue-
que permitieron construir los propósitos. En go para el grupo que orienta e implementarlo
esta fase se realiza un ejercicio de contextuali- Después de esta consigna, se les dio un tiempo
zación del colegio Rosario Santo Domingo y las para que planificaran el ambiente, luego y por
historias de vida de las maestras participantes iniciativa de las maestras organizaron los tur-
en esta investigación, así como también las hi- nos para la implementación. Cada diseño fue
storias de vida del equipo de investigación. registrado en video y fotografías y a partir de
ello, el equipo de investigación construyó los
2. Fase de desarrollo: esta fase a su vez se di- relatos correspondientes a cada diseño.
vidió en dos sub-fases, con las siguientes inten-   La segunda modalidad, tuvo como premisa la
cionalidades, por una parte, reconocer lo que reflexión alrededor de los diseños implementa-
había en términos de espacios, materiales y dos, esto se realizó a partir de preguntas y de
maneras de jugar de las niñas, y por otra parte, relatos realizados por las investigadoras, sobre
identificar las prácticas y saberes como punto los diseños. Lo anterior condujo a reflexiones
de partida para la reflexión. Lo que resultaba de sobre el sentido de la Educación Inicial y el rol
cada sesión, inspiró la planeación de las accio- docente en este ciclo. Toda esta información
nes de esta fase. enriqueció el material objeto de análisis.
  • Sub-fase I: Reconocimiento inicial de Sabe-
res y prácticas, que consta de dos encuentros: 3. Fase de reconstrucción y análisis, en esta fase
  •• Observaciones, percepciones, practicas so- se hace la recopilación de los relatos que surgie-
bre el juego y los ambientes… La intencionali- ron durante la fase de desarrollo, por una parte
dad que pretendía este encuentro, era visibili- de las experiencias de diseño que desarrollaron
zar los escenarios del colegio y la manera como las docentes y por otra, de los encuentros de
los habitan las niñas y las docentes. reflexión alrededor de estos diseños.
  •• El diseño de ambientes, inspiración para la   Para su análisis se toma como foco los tres
reflexión de la propia práctica horizontes de sentido del proyecto: La refle-
  El segundo encuentro tuvo como propósito xión, el diseño de ambientes y el juego. Final-
primordial reconocer los saberes y prácticas de mente y ya con el ejercicio analítico realizado,
las maestras, en torno al diseño de ambientes se propone un taller para la devolución de re-
y juego. En este taller las maestras se organiza- sultados en el que se les entregan los análisis
ron en dos grupos y diseñaron ambientes para que hizo el equipo de investigación, a fin de que
el juego, con diversos materiales, tales como ca- las maestras por grupos complementen, aju-
jas de cartón, tapas de diferentes colores, platos sten y supriman lo que consideren pertinente
desechables y algunos materiales del salón, to- en cada uno de los relatos.
mando como referente sus propias concepcio-   Dicho análisis condujo a los resultados de la
nes. Una vez se concluyeron los dos diseños, se investigación que giraron en torno a:
procedió a describirlos, haciendo referencia a   • la reflexión;
la intencionalidad de cada uno, en ese mismo   • el diseño de ambientes para el juego, desde
momento el equipo de investigación con pre- la teoría y desde la práctica;
guntas, observaciones, comentarios y sugeren-   • la Educación Inicial;
cias, posibilitó la deliberación y confrontación   • la Infancia;
de las maestras con sus saberes y sus prácticas,   • el Juego;
ello inspiró el trabajo posterior de las maestras   • el Rol docente;
con las niñas en tanto además se proyectaron   • el Diseño de ambientes como dispositivo
imágenes de diseños de ambientes en Educa- para reflexionar la práctica.
ción Inicial y se sugirieron algunas lecturas re-
feridas al mismo campo. La reflexión: el camino recorrido…
  • Sub-fase II: Planeación, acción, reflexión; En este punto del camino recorrido, es posible

216 MoMo 4 • Dicembre 2015


reconocer la importancia de brindar espacios y tante y es cómo en las maestras existe el deseo
tiempos para que los equipos de docentes pue- del cambio, de hacer las cosas de otra manera,
dan detenerse en medio de la agitación cotidia- de innovar, de darles a las estudiantes otras po-
na, con todas sus tareas y responsabilidades y sibilidades de desarrollo y expresión, pero exi-
reflexionar sobre sus propias prácticas. En este sten una serie de exigencias y requerimientos,
estudio fue evidente cómo la posibilidad de te- que les impide dedicar tiempos y espacios para
ner encuentros colectivos de reflexión frente a esto: el cumplimiento de horarios, cronogra-
su quehacer por parte de los profesores, creó mas, los periodos estipulados para lograr cum-
una conciencia de su ser y actuar, que se con- plir con la enseñanza de determinados conte-
stituye en un primer escalón hacia la transfor- nidos, el diligenciamiento de evaluaciones, y
mación. otras tareas, no permiten ser más flexibles, dar
  Este tiempo que brindó la investigación a las el tiempo y darse el tiempo, para admirar las
docentes, les permitió observar, analizar, com- diversas posibilidades de las estudiantes más
partir, generar preguntas sobre el sentido de su allá de unos estándares externos, no permiten
acción pedagógica: qué hago, por qué lo hago, además, desarrollar sus capacidades creativas y
cómo lo hago, estas preguntas de alguna mane- hacer y deshacer la propia acción pedagógica.
ra, movilizaron la estructura que cada docente   Pensamos que este proyecto invita a la re-
ha ido creando en sus años de experiencia y que flexión frente a quiénes pensamos que son los
le ha permitido ser eficiente y responder a los maestros y qué creemos de sus posibilidades.
requerimientos del sistema educativo. Si bien es cierto, la concepción que circula es
  Dicha estructura, se fue resquebrajando la de que los maestros son poco innovadores,
provocando inseguridad y desasosiego, pero que son entes pasivos, sin iniciativa, que hacen
con el tiempo se convirtió en una plataforma siempre lo mismo año tras año; lo que esta in-
más estable, gracias a la reflexión colectiva y al vestigación- acción ha mostrado, es que por el
acompañamiento que hizo el equipo de investi- contrario, los maestros son profesionales que
gación, con el que se logró ir más allá, transfor- saben lo que hacen, que trabajan arduamente,
mando en gran medida las acciones que se han que poseen ideas propias, con deseos de tran-
perpetuado por años. El solo hecho de sentir sformar su acción pedagógica, que reconocen
que se tiene una mirada nueva sobre las pro- la diversidad de necesidades e intereses de sus
pias prácticas y un potencial para buscar nue- estudiantes; sin embargo el sistema educativo
vas alternativas de trabajo ya es un paso muy muchas veces, les impide hacer su trabajo más
positivo. dinámico y flexible.
  En tal sentido, para propiciar este ejercicio   En esta perspectiva, se observa como las
reflexivo, se diseñaron en la investigación, unas maestras del estudio son maestras con mucha
estrategias en torno al dispositivo de Diseño de experiencia, cada una con una historia de vida
Ambientes para el juego, como: observación de que muestra el empeño y ahínco que pusieron
videos, implementación de diseños, lectura para formarse y la claridad que tienen frente
de relatos, escritos individuales (historias de a su opción profesional; que están abiertas al
vida, textos reflexivos), intercambios colecti- diálogo, dispuestas a mirarse a través del espejo
vos; todos basados en situaciones concretas y que el proyecto les propuso.
reales, donde el equipo docente, las niñas, los   Nos atrevemos a decir que este colegio tie-
espacios y el juego, fueron los protagonistas. El ne un equipo de docentes comprometidas, que
uso de estas estrategias, una vez concluida la reconocen sus limitaciones y potencialidades
experiencia, nos lleva a pensar en la oportuni- y que están dispuestas a seguir adelante en su
dad que brindan para que las maestras puedan ánimo de encontrarle otras posibilidades a su
darse cuenta de los recursos con los que cuen- práctica docente.
tan, de las capacidades de sus estudiantes, de   Así mismo, en este tema de la reflexión, otro
su rol docente y de los factores que inciden en aspecto muy interesante que vale la pena resal-
su práctica. tar, es lo escritural, para el caso de esta investi-
  Este último elemento, en el transcurso de la gación el relato como dispositivo, que aunque
investigación fue emergiendo de manera impor- no fue elaborado por las maestras si genero
posibilidades inigualables para volver sobre sus infancia, del rol docente, de desarrollo, de cómo
propias acciones. se concibe el proceso de enseñanza-aprendiza-
  La forma narrativa que empleó el equipo de je. Y claro está de los fines de la educación, los
la investigación, para registrar lo que había su- valores, de la cultura y del proyecto educativo.
cedido durante el trabajo de campo, generó un En el diseño de ambientes quedan impresas las
clima especial de intercambio en el que la sen- apuestas de la maestra y el maestro, sus con-
sibilidad y la emoción salieron a flote, posibili- cepciones y creencias sobre juego, en fin sobre
tando la expresión auténtica y sentida de cada lo que implica lo pedagógico y lo didáctico en
docente, frente a lo que observa, lee y escucha un proceso educativo.
en el contenido del relato, haciendo que la refle-   Diseñar ambientes, según Callejón y Yanes
xión sobre sí misma y sus prácticas tenga ma- (2012) no es sinónimo de decorar, por el con-
yor trascendencia. trario implica la articulación entre una deter-
minada estructura física y un comportamiento,
Diseño de ambientes para el juego, un unas acciones, unas interacciones, emociones,
acercamiento teórico-práctico sentimientos, y unas formas diversas de ocu-
En torno al diseño de ambientes para el juego, parla y unas construcciones con relación a la
se realizan las siguientes reflexiones, desde di- autonomía, la participación y la identidad,
ferentes autores, perspectivas y prácticas de las desde la diversidad cultural. Por tanto la dife-
maestras. rencia entre decorar y ambientar, está en que
la decoración servirá solo para adornar y la am-
En cuanto a lo teórico bientación será lo que le da la intencionalidad
  De las aproximaciones a los diferentes po- al espacio. Así entonces, el diseño de un am-
stulados que se retoman en el marco teórico biente adecuado no se basa sólo en materiales
del proyecto en el capítulo Un diálogo con los o en tener una “buena decoración” resulta ser
autores se puede concluir que: el diseño de am- exactamente todo lo contrario, un lugar bien
bientes implica un encuentro con-sentido entre diseñado que tiene sentido, si lo que se percibe
niños y maestros, en el que se reconoce por una es suficientemente interesante para aquel que
parte, la escucha sensible a la “voz” de los niños se encuentra allí.
y por otra parte, se reconoce el docente como   En la proyección de los lugares para los niños
un profesional que piensa cómo diseñar los am- y niñas pequeños, es necesario, pensar en la
bientes en función de los niños, reconociendo calidad sensorial: colores, texturas, olores, so-
sus intereses, expectativas y potencialidades. nidos, porque deben ser ambientes para ellos,
  El diseño de ambientes lleva implícito una lugares para crear, para moverse, para jugar,
intencionalidad pedagógica, un propósito, ba- para explorar…
sado siempre en la escucha real de los niños y en   Lo anterior conlleva a pensar que cada in-
sus procesos, lo que implica pensar que este, no dividuo habita el espacio de manera diferente,
es un asunto sencillo pues debe estudiarse de dependiendo de su historia particular, sus gu-
manera detallada el mobiliario, la manera cómo stos, sus deseos, el momento y la edad que está
se dispone, el acceso a los objetos, la versatili- viviendo, por ende ninguno podrá apreciar lo
dad del material, para que permita múltiples mismo; cada grupo no habitaría de la misma
configuraciones y acciones, la luminosidad, la manera un espacio, aunque tuviera un mismo
ventilación, la flexibilidad en el uso del espacio, diseño, pues no sólo el grupo tiene característi-
la articulación entre el interior y el exterior… cas distintas, sino que cada sujeto, desde sus
  De la misma manera Montessori (1957) su- propia construcción es distinto y tiene maneras
giere que: son los muebles fácilmente transporta- diferentes de acercarse al ambiente, a los obje-
bles y ligeros no solo para que el niño pueda por sí tos y a los demás.
mismo elegir el puesto más adecuado a sus necesi-
dades, sino porque el rumor denuncia en seguida el En cuanto a lo práctico
movimiento mal hecho e invita al niño a controlar En las experiencias de diseño y en los encuen-
mejor los movimientos de su propio cuerpo. (p. 24) tros reflexivos, las maestras señalan las venta-
  El diseño de ambiente evidencia una idea de jas de los espacios como lugares donde asumir

218 MoMo 4 • Dicembre 2015


retos, destacan además la gran cantidad de jue- ¿Qué podemos decir en torno a la Educa-
gos que las niñas se inventan y la manera como ción Inicial, la infancia, el juego y el rol
explotan el potencial lúdico que tiene el lugar, docente?
ejemplo de ello es poder saltar por las baldosas,
hacer trenes, seguir una ruta, balancearse… Frente a la Educación Inicial se puede decir que:
  En el transcurso de la investigación se tran-   El ciclo de Educación Inicial, está inmerso en
sitó de propuestas marcadas por intencionali- un sistema que tiene desde su estructura una
dades predeterminadas por las docentes en las preocupación por la enseñanza de contenidos,
que se evidenció una gran preocupación por lo cual hace que el tiempo y el espacio escolar,
crear un espacio para que las niñas aprendieran gire en torno a los aprendizajes, más que en los
determinados contenidos, hacia propuestas niños y las niñas, incluso más que en el maestro
más espontáneas, simbólicas y de carácter más mismo. Montessori (1991) al respecto manifie-
abierto, además se vió reflejado el trabajo cor- sta que la educación ya no debe basarse en un pro-
poral, viviendo plenamente el placer del movi- grama preestablecido, sino en el conocimiento de la
miento y todo lo que tiene que ver con el ajuste vida humana (p. 25).
postural en interacción directa con los objetos,   Sin embargo, no es gratuito que hoy en día,
también se evidenciaron ambientes con aper- en muchas instituciones educativas el asun-
tura hacia el exterior y con variadas posibilida- to del ambiente sea algo secundario y que los
des para la resolución de problemas. maestros por estar en los afanes de cumplir
  Las maestras hacen énfasis en cómo el am- con objetivos, contenidos propuestos y libros a
biente de juego permite la expresión libre de las completar para el final del año, dejen pasar por
niñas en todas sus dimensiones y es un dispo- alto el ambiente, como un dispositivo funda-
sitivo fundamental para pensar, comprender y mental para la construcción de conocimientos,
transformar la práctica docente, así como tam- como escenario enriquecido y habitable en el
bién la posibilidad de romper esquemas impue- que se tejen relaciones y se construyen vínculos
stos por el sistema educativo, pues los ambien- que muchas veces perduran a lo largo de la vida.
tes permiten la transformación del rol docente   El tiempo es el factor que más afecta al ma-
y hacer el tránsito de la directividad al acom- estro y la maestra y lo que les impide brin-
pañamiento, lo cual implica una presencia mu- dar más experiencias lúdicas, diferentes a las
cho más mediadora, que brinda posibilidades estrictamente escolares, en tal sentido manifie-
de reconocer cuándo acercarse, cuándo tomar stan las mismas maestras la necesidad de crear
distancia, cuándo y cómo intervenir, cuándo mayores posibilidades de encuentros lúdicos,
proponer, preguntar, retomar y encausar, hasta que sin dejar de lado los requisitos académicos,
dónde apoyar para resolver problemas o hasta se conviertan en una posibilidad para potenciar
dónde también dejar que el grupo lo realice sin el desarrollo social, del lenguaje y cognitivo, re-
su ayuda. Es pertinente aclarar que la no direc- conociendo las características de los niños, el
tividad no implica el abandono en un diseño, contexto social y cultural y sus historias.
sino por el contrario una manera particular de   Es muy fácil que el afán porque los niños
ser y estar que contiene y potencia. aprendan contenidos oculte los sentidos de la
  En tal sentido, Montessori (1957) propone al Educación Inicial: permitir la socialización de la
maestro: debemos prepararle un ambiente donde la infancia, el acercamiento a las diversas manife-
vigilancia del adulto y sus enseñanzas se reduzcan staciones culturales, la construcción de normas
al mínimo posible: cuanto más se reduzca la acción y límites que constituyen la posibilidad de con-
del adulto, tanto más perfecto será el ambiente. vivir con otros, la configuración de la identidad
Este es un problema fundamental de la educación. y la autonomía, la posibilidad para explorar,
  La libertad del niño no puede tampoco, en mane- descubrir, preguntarse, asombrarse, solucionar
ra alguna ser, porque no es un modo negativo como problemas; la consolidación de la confianza en
puede liberarse el alma humana en su infancia, sino sí mismo que le permite al niño y a la niña ex-
elevando una construcción amorosa. Es preciso pre- presarse, comunicarse, tomar decisiones y par-
parar con solicitud el ambiente, es decir, crear un ticipar de manera tal que ello contribuya a la
nuevo mundo: el mundo del niño. (p. 23) formación del sujeto político…
  En nuestro país pese a los esfuerzos que se manera como resuelven problemas, como crean
han hecho por pensar el ciclo de Educación y recrean situaciones, ambientes, personajes,
Inicial en sí mismo, aún prevalece con mucha como resignifican los objetos. Además Montes-
fuerza la idea de este ciclo como prerrequisito, sori (1991) hace referencia a la independencia de
como preparación para el siguiente ciclo; lo que voluntad con la propia y libre elección; independen-
nos lleva a trabajar con cada vez más contun- cia de pensamiento con el trabajo realizado solo,
dencia en las características de este ciclo, para sin interrupción. El conocimiento del hecho de que
continuar fortaleciendo los desarrollos propios el desarrollo del niño sigue cambiando de sucesivos
respecto al juego, al arte, a la literatura, a la ex- grados de independencia debe ser la guía de nuestro
ploración del medio como las actuaciones de comportamiento hacia él; debemos ayudar al niño a
la primera infancia que permiten a los adultos actuar, querer y pensar por sí mismo (p. 354).
acercarse, interactuar y potenciar su desarrollo.   Fue evidente en el transcurso de la investi-
gación el respeto de las maestras por lo que son
Frente a la Infancia se puede decir que las niñas en su esencia y no solo por lo que pue-
El sistema educativo muchas veces lleva a que dan hacer respecto a los logros y productos que
en las instituciones se piense en que los niños exigen las asignaturas.
y las niñas sean cada día más obedientes, más   Además de lo anterior fue visible el hecho de
educados, menos ruidosos, a quienes se pue- que las maestras reconocen que las niñas hacen
da controlar, disciplinar a quienes se les dice parte de unas familias y unos contextos que in-
qué hacer, para qué hacerlo y cómo hacerlo. En ciden en sus maneras de ser y actuar, pues las
contraste con lo anterior, está la mirada de los maestras son conscientes que las niñas proyec-
maestros y maestras que piensan una infancia tan sus vivencias y experiencias del hogar en el
potente, capaz y creadora, un niño o niña, re- colegio.
conocido como un sujeto con necesidades y ca-   Finalmente, es pertinente decir que aunque
racterísticas propias, que llega a la escuela con está muy en boga hablar del desarrollo integral,
saberes e historias que tienen sentido desde sus como una manera de entender la infancia en
propios contextos socio-culturales, que se enri- todas sus dimensiones, lo cual es importante,
quecen, a partir del encuentro con otros niños no se puede descuidar el hecho de reconocer
y niñas, con los adultos, con los objetos… en que hay aspectos que para ser estudiados a fon-
tal sentido y a la manera de Montessori (1937) do hay que separarlos, un ejemplo de ello es el
podríamos decir que es imperativo alimentar ese estudio del desarrollo cognitivo, que requiere
intelecto con amplios campos de la cultura (p. 12). para ahondar en sus procesos entenderlo en su
Adicional a lo anterior, es pertinente destacar a particularidad, comprendiendo que el ser hu-
Montessori (1991) quien reconoce en la infan- mano no es sólo cognición, sino además con-
cia (…) un poder de sensibilidad tan intenso que templa el aspecto comunicativo, socio-afectivo,
las cosas que lo rodean despiertan en él un interés corporal que aunque se relacionan con esta,
y un entusiasmo que parecen penetrar su misma también ameritan un estudio a profundidad.
vida. El niño asimila todas estas impresiones no Adicional a lo anterior es importante reconocer
con la mente, sino con la propia vida. (p. 41) que los niños no actúan de igual manera, pues
  Esta autora también enfatiza en el niño y su hay unos hitos que ayudan a entender momen-
(…) tendencia a tocarlo todo y a detenerse en los tos críticos del desarrollo, y si una maestra
objetos. Siempre está ocupado, feliz, atareado con los conoce logra potenciarlos con acciones pe-
sus manos. Su inteligencia no solo se desarrolla vi- dagógicas correspondientes.
viendo; tiene necesidad de un ambiente que ofrezca
motivos de actividad, porque tienen que producir- Frente al juego se puede decir que
se ulteriores desarrollos síquicos, en esta época de El juego como actividad rectora en la infancia,
tipo formativo. (p. 214) y bajo la premisa de en el juego se aprende, pero
  Las docentes participantes en la investi- no es para aprender, se llega así, a superar la idea
gación reconocieron a las niñas como sujetos del juego como recurso didáctico, por el juego
particulares que poseen todo un potencial ma- como PILAR de las prácticas cotidianas en la
nifestado en las formas de jugar, actuar, en la educación para la primera infancia. El juego es

220 MoMo 4 • Dicembre 2015


una manifestación libre y espontánea del inte-   El tiempo está íntimamente relacionado
rior, que origina el gozo, la libertad, la satisfac- con el espacio, porque puede haber tiempos
ción, la paz consigo mismo y con los demás, la suficientes para el juego, pero si no hay espa-
paz con el mundo. cios enriquecedores, espacios que inspiren la
  En las últimas décadas se han ido transfor- exploración, la organización y reorganización
mando las diferentes concepciones de juego en del espacio, el tiempo se hace eterno y el tedio
la educación para la primera infancia; poco a se apodera de quienes comparten un lugar. Así
poco toma lugar la idea del juego que tiene un también, cuando hay espacios enriquecedores
valor en sí mismo, que por sí solo enseña y que pero tiempos limitados, que no permitan di-
permite al niño o niña la cercanía con su entor- sfrutar plenamente, transformar y dejar huel-
no y con su realidad, sin embargo, en algunas la en ellos, el espacio queda intacto dando la
prácticas aún observamos que coexiste una vi- apariencia de vitrina, en la cual los objetos y
sión instrumental del mismo, usándolo como el espacio pueden ser apreciados desde afuera
recurso didáctico. pero no apropiados, porque para ello se nece-
  El sistema educativo que se preocupa de sita el tiempo suficiente para que ocurra este
contenidos y resultados, de la disciplina y el proceso.
control, promueve que en las instituciones las   Todo este panorama muestra que en el juego
maestras utilicen el juego como un medio y no se hace evidente la relación con los objetos, que
como un fin en sí mismo; si bien es cierto las permite el acceso a lo simbólico, ya que no se
maestras preferirían dejar que las niñas y niños describen hechos sino que se construyen signi-
jueguen con su cuerpo, que se desplacen y se ficados; pues el juego como lo manifiestan las
muevan, que jueguen a la mamá y a la profe- maestras durante la investigación, es cambian-
sora, al médico…, los afanes cotidianos no lo te, creativo, dinámico, versátil y brinda la po-
permiten, pues hay que completar los libros, sibilidad de experimentar la diversidad, siendo
la guías, alcanzar unos objetivos y cumplir con protagonistas, descubriendo sus potencialida-
unos contenidos, unos determinados temas y des y reconociendo que las debilidades se con-
no hay tiempo para jugar, para ser feliz, para vierten en retos por conquistar.
ser niño y niña, para vivir.   Es importante subrayar, finalmente, que el
  En tal sentido, es fundamental crear espa- juego a diferencia de la actividad lúdica tiene
cios en los que el juego surja de manera natural una estructura, es decir un campo que implica
y espontánea, para que se desarrolle libremen- un problema, un reto, que constituye un de-
te y emerja el placer y el interés en los niños safío, unos límites en los que el jugador puede
y niñas por jugar. Cuando se pide un producto moverse en un marco de libertad, que permite
para poder jugar, como una tarea terminada devolverse, ensayar, cometer errores, desha-
por ejemplo, se está inhibiendo esa posibilidad cer lo que se hizo, volver a empezar, construir
de jugar movidos por el deseo, por el placer y la y reconstruir estrategias, resolver problemas
libertad de decidir cuando se entra y se sale de y decidir cómo los resuelve, es mas buscar de
juego, por cuanto tiempo se permanece en él… manera permanentemente rutas posibles para
La gratuidad del juego se manifiesta en que no llegar a la meta y repetir las veces que el jugador
hay ningún interés, utilidad o ventaja y por eso decida lo que se convierte en fuente de gozo y
es tan delicado ponerlo como premio o castigo, placer. Todo esto constituye al juego que a di-
porque se desvirtúa su esencia primordial. ferencia de la actividad lúdica pedagógica, tiene
  En el juego se vive la magia que encierra la unos fines determinados desde el comienzo y
posibilidad de disfrutar de las propias decisio- una cierta organización que no puede transfor-
nes, de resolver problemas, de descubrir posi- marse.
bilidades, de cometer errores, de repetir una y
otra vez lo que genera placer. Cuando se les da Frente al rol docente se puede decir que
tiempo a los niños y las niñas para jugar, se pro- Es importante considerar hoy al maestro como
mueven las interacciones, los conocimientos y el adulto que reconoce, anima, sostiene afecti-
aprendizajes sobre sí mismos, los otros y el en- vamente las exploraciones y juegos de los niños
torno. y niñas, no se mantiene al margen, indiferente
frente a lo que sucede. El rol del docente como el carácter se revelen y desenvuelvan, es necesario
el que acompaña, observa e interviene de una darles la libertad y la oportunidad de llegar por sí
manera sutil. Con relación a esta categoría, mismos allá donde la naturaleza los guía (p. 50) y
Montessori (1957) manifiesta que: La maestra para concluir María Montessori afirma que es
descansa a un lado y observa el efecto de la belleza fundamental dar a cada niño lo que debe hacer a
sobre el alma infantil, admirando la belleza de la su tiempo, en su propio presente, es el problema in-
naturaleza a tan profundas necesidades. La ale- trínseco de la nueva pedagogía. (p. 61)
gría que experimenta el niño en la ejecución de sus   Así entonces, será muy importante para
trabajos de una especie de sobreabundancia, de ge- la maestra dar la relevancia que merece a la
nerosidad en la ejecución y un arrojo decidido que espontaneidad, pues como la misma Montes-
corresponde indudablemente a una necesidad inte- sori (1937) plantea el niño requiere absoluta li-
rior; lo que evidentemente le impulsa no es conse- bertad de elección, y luego bastará con que repita
guir el fin externo, sino ejercitar la energía interior las experiencias varias veces, y cada vez pondrá un
que determina el móvil de sus actos. (p. 26) interés más marcado y una mayor concentración
  Sumado a lo anterior, está la reflexión que para adquirir el conocimiento deseado. (p. 12)
concibe al profesor, como diseñador de am-   Por otro parte, un elemento a considerar
bientes, como escenógrafo que posibilita a los del rol docente es la posibilidad institucional
niños y niñas, un espacio-ambiente, sugerente de generar espacios que favorezcan el encuen-
y provocador, en el cual no se necesita una guía tro de maestros y la interlocución permanente
predeterminada sí no que, el jugar del niño, re- entre ellos, donde la reflexión sobre y desde la
fleje las múltiples oportunidades que brindó el práctica sea el eje transversal. La presente in-
diseño. Al respecto Montessori (1991) sostiene vestigación abre puertas para pensar que de no
que la primera tarea de la educadora es el cuidado garantizar espacios para estos encuentros de
del ambiente el cual debe preceder cualquier otra maestros, las oportunidades para comprender
preocupación; se trata de un trabajo indirecto y, si lo que se hace, para preguntarse, para compar-
éste no está bien cuidado, no se obtendrán resulta- tir las crisis, las experiencias, para transformar
dos eficaces y persistentes en ningún campo: físico, y ajustar lo que se requiera, serían nulas y de
mental o espiritual (p. 349). esta manera, es muy fácil replicar por años y
  Así mismo, está la actitud de escucha de lo sin mucha conciencia lo que hace, prácticas en
que pasa en el juego, pues esto le permite al nombre de que así ha funcionado siempre.
maestro, conocer más de la vida de las niñas,   El papel del docente, según las maestras de
de su desarrollo, de los adultos cercanos y de esta investigación, va más allá de aplicar un
los contextos en los cuales transcurre su vida. currículo; el maestro es ante todo es un profe-
El docente que se pone primero en el lugar de sional de la educación que debe y puede partici-
las niñas y los niños y al momento de disponer par en la construcción de propuestas desde su
los materiales disfruta de su creación Y como propio saber y experiencia, no obstante lo que
conocedor del desarrollo, características y par- se puede observar en varias instituciones, es a
ticularidades de su grupo, será quien propone un equipo de maestros que aplica lo que unos
experiencias pertinentes. pocos en la institución piensan que es lo más
  Con relación a lo anterior Montessori (1957) favorable, esto genera en los maestros incon-
expresa que es el niño mismo quien escoge un formismo y poca confianza en lo que ellos son y
objeto y lo usa como le dicta su propio espíritu crea- en sus propias capacidades.
dor. La maestra aprende un nuevo arte, y en vez de
imponer y forzar nociones en la cabeza del niño, lo Investigar con otros: la escucha el respeto,
guía en su ambiente, en el que cada cosa correspon- la valoración
de a necesidades internas propias de su edad (p. Este proyecto enmarcado en los principios de la
47). Por tanto es necesario según esta misma investigación-acción, nos conduce a reconocer
autora Dejar hacer al niño, no obstaculizarle su y comprender las prácticas y los discursos de
elección y en su labor espontánea es todo cuando se las maestras. Partimos de la convicción, como
requiere. (p. 48) Añade que la única cosa posible lo planteábamos más arriba, que los docentes
es darle los medios, y si se quiere la personalidad y no son meros técnicos aplicadores de currícu-

222 MoMo 4 • Dicembre 2015


los, sino que son capaces de reflexionar desde estrategias, de observar a profundidad en el juego
y sobre su práctica como profesionales que de las niñas, su forma de relacionarse, de interac-
construyen el conocimiento cada día. tuar, de crear. Esta investigación me permitió ver
  Las diferentes estrategias que se diseña- un mundo de posibilidades dadas en estos primeros
ron estuvieron enmarcadas en el principio del años donde el adulto corta las alas o las deja volar
respeto y la valoración de lo que cada docente hasta horizontes inimaginables.
hacía y decía. No se pretendía juzgar, ni evaluar   Quiero continuar indagando y que la práctica
su trabajo, sino por el contrario reconocerlo y a docente trascienda fronteras, para demostrar por
partir de allí, analizarlo y encontrarle el sentido. qué es tan importante nuestra labor. Gracias por
  Los diseños de ambientes para el juego que hacernos parte de su experiencia y transformar la
propusieron las maestras, les implicó grandes nuestra. Fue para mí un acto reflexivo el cual mo-
esfuerzos: un tiempo extra de trabajo, saltarse dificó mis prácticas pedagógicas en el aula. Contri-
el horario, transformar el aula, conseguir ma- buyendo a la formación integral de las estudiantes
teriales. Los relatos que de allí surgieron, se bajo un nuevo enfoque que logra satisfacer los inte-
convirtieron en un espejo de lo que hacían y fue reses de los niños de la primera infancia.
muy satisfactorio y gratificante, según decían   De esta manera creemos que se conformó un
las maestras, que otros escribieran de una ma- verdadero equipo de trabajo en el que nuestro
nera tan bonita sobre lo que ellas hacían. Se sin- papel no fue imponer sino propiciar la reflexión
tieron reconocidas, en los análisis siempre se vio y deliberación colectiva, en un marco de escu-
el punto positivo y los aspectos que requerían cha y apreciación de su trabajo.
cambios fueron surgiendo de ellas mismas.   Por otra parte, el transcurso de esta investi-
  En esta perspectiva recogemos las respuestas gación permitió a nivel institucional una nueva
de las maestras frente a qué significó haber par- mirada del ambiente como un dispositivo que
ticipado en la investigación: Trabajar en la inve- enriquece las practicas docentes, las interaccio-
stigación me abrió los ojos frente a las prácticas nes de la comunidad educativa en general, que
docentes, ver a mis niñas como personas llenas de incide en los comportamientos y actitudes de
fantasía. Cambiar o transformar estas tendencias quienes intervienen en él, un ejemplo de ello es
pedagógicas que castran la belleza de la niñez… que durante la remodelación de la planta física
  Fue una oportunidad de confrontar conocimien- del colegio se buscó la asesoría del equipo de in-
to y experiencia. Me permitió reflexionar sobre mi vestigación y se tuvieron en cuenta las sugeren-
quehacer diario. En ese pequeño momento en que cias para transformar algunos espacios, como
mis estudiantes crearon su espacio pedagógico vi- el salón de juegos, los pisos y paredes que per-
sualice su alegría y conocimiento aplicado a lo que mitían más dinamismo en la interacción con el
a ellas más les gusta ¡el juego! espacio, especialmente en el nivel de preescolar.
  Para mí la investigación significó una nueva   Además de lo anterior, a nivel de las direc-
oportunidad para demostrar que las niñas asi- tivas con quienes se compartió el proceso y re-
sten al colegio para ser felices, que nosotras somos sultados de este trabajo, se pudo evidenciar un
orientadoras de un proceso y que la educación debe reconocimiento a la investigación y se generó
ser flexible, que trabajamos con seres humanos se- en ellas el interés por garantizar espacios y
dientos de aprender y que cada una es un mundo tiempos a los maestros, con el fin de que por
diferente y por ello el respeto a su ritmo de apren- equipos de los diferentes niveles puedan refle-
dizaje es importante. xionar de manera continua y permanente sus
  Esta investigación tuvo un significado gratifi- prácticas. Ello no quiere decir que el cambio
cante en mi labor. Inicialmente significó un gran vaya darse inmediatamente, puesto requiere
reto y de alguna manera” temor” hacia incursionar análisis, acuerdos y negociaciones a nivel ad-
en un tema tan importante y a la vez novedoso ministrativo y académico que no son sencillos
en la educación. Aportó mucho a mi labor y abrió y que amerita del equipo de maestros una po-
puertas hacia un gran abanico de posibilidades. stura y propuestas claras para lograr movilizar
  Esta investigación hizo que yo reflexionara en la estructura institucional, que tiene la dispo-
mi quehacer docente, me hizo cuestionar diferen- sición pero que necesita encontrar los caminos
tes formas de hacer mis clases, de innovar en mis posibles para lograrlo.
Tejiendo saberes y acciones a través de una   Debe ser posible la acción cognitiva, pero tam-
espiral: una realidad a través del diseño de bién la reflexión, el reconocimiento. Imaginamos,
ambientes por tanto, un ambiente que sea una espacie de “su-
Tejer saberes y acciones a través de una espiral perficie reflectante” que reenvía al protagonista y a
se hizo realidad a partir del diseño de ambien- los protagonistas de la acción cognitiva las huellas
tes, dado que este se convirtió en un disposi- de su propio actuar, y le permite comentar acerca
tivo para reflexionar la práctica y permitió al de cómo se está conociendo. (p. 106)
equipo docente, reconocer sus saberes y prácti-   Para concluir retomamos a Montessori quien
cas en la Educación Inicial y en ese marco pen- propone el trabajo de la educadora está en impe-
sar por una parte que el diseño de ambientes dir que el niño confunda como sucede en la antigua
va más allá de la decoración y potencia el de- forma de disciplina, el bien con la inmovilidad, y
sarrollo de la primera infancia y por otra parte, el mal con la actividad; porque nuestro objeto es el
pensar el rol docente de una manera diferente disciplinar para la actividad, para el trabajo, para
y que vas más allá de la enseñanza de conteni- el bien; no para la inmovilidad, para la pasividad,
dos, trascendiendo a la promoción de las acti- para la obediencia. (p. 15)
vidades propias de la infancia, en el caso de la
presente investigación, del juego, no como me-
dio, sino como fin en sí mismo para compren-
der y re significar la cultura, como oportunidad
para interactuar con otros y como posibilidad
de construir conocimientos desde la resolución
de problemas, el diseño de estrategias y la tran-
sformación de los espacios y los objetos.
  El diseño de ambientes brindó también la
oportunidad a las maestras de ser críticas fren- Referências bibliográficas
te al sistema y las limitaciones que este impo- Abad J. & Ruiz de Velasco Á., (2011). El juego
ne, para el profesorado y para las niñas y niños, simbólico. Barcelona: Graó
pues ellos son conscientes de la importancia de Callejón, M., D. y Yanes, V. (2012). Creación de
ese primer nivel (preescolar) y su impacto para entornos de aprendizaje en infantil: Experiencia
su desarrollo, y desean emprender retos nuevos Estética y Juego. Escuela abierta: revista de in-
que dinamicen sus planeaciones, sin embargo vestigación educativa, (15) 145- 161
en ocasiones también saben que es difícil lo- Glanzer, M. (2000). El juego en la niñez. Buenos
grarlo. Aires: Aique
  En esta investigación el diseño de ambientes Ministerio de Educación Nacional (2014). Do-
abrió posibilidades para romper esquemas, que cumento No. 22. Serie de orientaciones pedagógi-
tiene que ver con la estructura y organización cas para la educación inicial en el marco de la aten-
de las aulas, del currículo, del tiempo y del uso ción integral. Colombia: MEN
de los espacios por maestras y niñas, lo que se Montessori M. (1937). Método de la Pedagogía
convirtió en fuente de reflexión para asumir Científica. Barcelona: Casa Editorial Araluce
retos que les permitieran proponer nuevas al- Montessori M. (1957) Ideas Generales sobre mi
ternativas a las niñas de ser y estar en el entor- Método. Buenos Aires: Editorial Losada
no, además permitió transgredir el orden en Montessori M. (1991). La Mente Absorbente.
las prácticas cotidianas, e iniciar un proceso de Mexico: Editorial Diana
comprensión y transformación de las mismas, Moss, P. (2006). (Prefacio). La educación de los
desde el diseño de ambientes para el juego. niños como proyecto de la comunidad Barcelona:
  Y en cuanto a la relación entre pedagogía y Octaedro
arquitectura Rinaldi (2011) sostiene desde un Rinaldi, C. (2011) En Diálogo con Reggio Emilia.
enfoque relacional que en el ambiente: Se es Lima: Norma
protagonista del acto cognoscitivo, teniendo la Secretaria Distrital de Integración Social.
posibilidad de reflexionar y comentar los propios (2010). Lineamiento Pedagógico y Curricular para
procesos de aprendizaje. la educación inicial en el Distrito. Bogotá: SDIS

224 MoMo 4 • Dicembre 2015


La persecución del conocimiento.
Montessori, la expansión del modelo
Alejandra Iglesias Vieites

María Montessori: biografía   Dos años después de la apertura de las escue-


María Montessori (31/8/1870, 6/5/1952) fue las publicó, en Roma, El método de la pedagogía
una niña nacida en una familia noble. Su in- científica aplicado a la educación infantil.
fancia no tiene gran incidencia en su carrera   La explicación del éxito de su trabajo es que
como educadora, aunque no fue siempre esa su fue un método novedoso y efectivo, que venía
primera vocación. Se doctoró en medicina en respaldado con una metodología de trabajo
1896, y comenzó su estudio sobre tratamiento (materiales, actividades y objetivos), lo que
de niños anormales, tomando como punto de consiguió su acogida a nivel mundial. Su fama
partida a Seguín. Más tarde viajó por diversos no sólo se difundió a nivel mundial, si no que
países y conoció los trabajos de Itard; a su vuel- logró perdurar en el tiempo, elaborando inclu-
ta a Italia se convirtió en formadora de profe- so a día de hoy una enorme actividad alrededor
sores para niños con discapacidades, y al ver el del método montesoriano.
gran resultado que obtenía se dio cuenta de que   El método Montessori significó una innova-
los métodos aplicados con estos niños podían ción a nivel internacional y nacional, debido a
ser utilizados para el resto de la infancia. su gran auge y su rápida difusión, desde el co-
  En 1906 comenzó su carrera pedagógica, con mienzo del método se abrieron escuelas Mon-
el encargo de organizar las escuelas del Barrio tessori por todos los países.
de San Lorenzo, para poder combatir con la mi-   Su pedagogía aportó mucho la educación in-
seria y la oscuridad que reinaban en ese lugar. fantil, se basó en la organización, el trabajo y
  Después del éxito, en 1907 abrió las puertas la libertad para poner en práctica su ideología.
de las denominadas “Escuelas de los Niños”   Las concepciones más importantes dentro
(para menores de 7 años), para lograr resolver de su método son:
los problemas pedagógicos y sociales en los que   • Dar una nueva concepción del niño, defi-
estaban inmersos una gran mayoría de la po- niéndolo como hombre que aspira a vivir con
blación infantil. muchos esfuerzos tal que un héroe.

225 MoMo 4 • Dicembre 2015


  • Seguir un sistema de desarrollo más que de   En 1947, regresó a Italia. Su Método ya era
adaptación. Trata de darle libertad de escojan reconocido mundialmente y la recibieron con
entre varias actividades, que el niño/la sea in- honores. Montessori, sin abandonar su proyec-
dependiente, que se baste de sí mismo para sa- ción internacional se dedicó a la reorganización
ber el que quiere hacer a cada momento, si nada de las escuelas de su país y siguió profundizan-
del que le presenta el maestro le convence había do en el conocimiento de la Infancia.
debido permanecer sentado y en silencio cosa   María Montessori falleció el 6 de mayo de
que no hará la una corta edad. Además lo que se 1952, a la edad de ochenta y dos años en su casa
intenta y hacer que el niño aprenda en base la de Holanda. Finalizaba una vida de combates,
movilidad, el trabajo y el bien. Para llevar a cabo dedicada a la defensa del mundo de los niños.
todo esto, Montessori también creó unos mate-
riales didácticos que se pueden tener en cuenta Llegada del método a España
como apoyo hacia el desarrollo de los infantes. El ámbito en el que más se han desarrollado el
  • La maestra en este método no seguía el mi- Método Montessori es en las etapas de preesco-
smo papel que las maestras tradicionales. En La lar, pero también se ha extendido a Educación
casa del Niño se definía la maestra como guía, Primaria, ESO, Bachillerato, y a la Universidad,
un adulto que ayuda al niño/la a trabajar, a con- como es el caso de Holanda, India y Estados
centrarse y a aprender. Debe respetar el ritmo Unidos.
del niño y sus decisiones en un ambiente con   Desde la apertura de su primera escuela en
multitud de recursos hechos para su demanda Roma, en 1907, la educación Montessori se ha
y su medida. Esta “guía” debía observar, pro- extendido hasta tal punto que en la actualidad
poner ayuda cuando los niños se desorienten; hay más de 22.000 colegios Montessori por
será humilde, y dispondrá de habilidades mo- todo el mundo en los seis continentes. Solo en
rales. Estos maestros serán orientados hacia el EEUU existen más de 5000 programas Montes-
espíritu científico, llegará con que sepa iniciar sori, de los cuales casi 500 son públicos.
al niño en las actividades, pero lo que realmen-   Se pueden encontrar escuelas Montessori en
te importa es que las maestras estén conven- toda Europa Occidental, Central y en Sudaméri-
cidas del método que la autora les aporta para ca, Australia, Nueva Zelanda, y gran parte de
que lo asimilen y lo realicen con gusto dando Asia. Se creó una Asociación Montessori Inter-
lugar a un resultado óptimo en el desarrollo del nacional, en 1929 por Dra. María Montessori
niño/a. para mantener la integridad de su obra en vida
  A pesar de ser muy elogiada por casi todo el y para asegurarse de que se perpetuaría de-
mundo, como todas las corrientes y métodos spués de su muerte.
fue criticada, en gran medida por Dewey, quien   Su método tuvo una rápida difusión, sobre
opinaba que el método no favorecía la socializa- todo en España, ya que contó con el privilegio
ción y por Kilpatrick, definiendo la pedagogía de ser uno de los primeros países europeos que
de Montessori como anticuada, con fallos en tomaron contacto con el método, ya que otros
los materias conceptuándolos como poco esti- tuvieron que esperar a que diera finalizado la
mulantes e inadecuados. Primera Guerra Mundial.
  Fue nombrada inspectora, llegando a con-   En 1915, María Montessori impartió varios
vencer con sus métodos al mismo Mussolini, cursos en “l’Escola d’estiu”, y a partir de ahí se
convirtiendo su teoría educativa en el modelo creó la Societat Montessori de Barcelona, afilia-
a seguir en todas las escuelas italianas. En 1934 da a la Sociedad Montessori Internacional. Las
con la llegada de los fascistas, cerraron todas ideas de la autora conectaron con el movimien-
sus escuelas y prohibieron sus métodos. to de renovación pedagógica que se desarrolla-
  Durante su exilio María Montessori vivió en ba con fuerza en Cataluña.
España, en Holanda, y en la India. En estos   Fue a mediados de los años cincuenta cuando
países desarrolló diversos programas de forma- se comenzaron a hacer cursos reglados sobre el
ción destinados a nuevos docentes. Fue nomi- método Montessori en Madrid y en Barcelona,
nada al premio Nóbel de la Paz, en tres opor- que es lo que permitiría que, posteriormente,
tunidades. sobre los años sesenta, se creasen los primeros

226 MoMo 4 • Dicembre 2015


Colegios Montessori en diversas ciudades, por   Algunos padres de esa misma clase se ente-
ejemplo, en Zaragoza. ran y se apuntan a esa iniciativa, por lo que se
  Las escuelas que siguen el método de María forma un pequeño grupo. Además de este pe-
Montessori se han ido repartiendo por todo el queño grupo, que lo hace por su hija, trabaja
territorio español en las siguientes comunida- pedagogía terapéutica, siguiendo como modelo
des autónomas: Cataluña (3); Madrid (4); Co- a María Montessori, y obtiene un número de
munidad Valenciana (3); Andalucía (6); Aragón alumnos que cada día se iba ampliando más.
(1); Gran Canarias (4); Extremadura (1); Mur-   Es en ese momento en el que los padres le pi-
cia (1); Galicia (1). Aunque la mayoría de las den que abra una escuela con sus métodos, y es
escuelas son para la etapa de 0-3 hay muchas en ese momento, en el que ella ve necesario que
que ofrecen también la educación primaria, y necesita la formación necesaria y se pone en
algunas incluso la secundaria y sólo una el ba- contacto con Guadalupe Borbolla (AMMI), para
chillerato. que venga a Galicia y que la forme como guía
  La más antigua conservada es el Montessori- Montessori. Al mismo tiempo, el movimiento
Palau, que surgió en el año 1967 a partir de la de esta línea educativa se va expandiendo tam-
colaboración con una escuela Montessori de ca- bién por España.
lidad de la ciudad, fue creciendo, tanto en lo que   Esta “aventura” comenzó con el nombre de
se refiere a las instalaciones como al alumnado, Humana, y como un gabinete psicopedagógico
hasta convertirse en lo que es actualmente, una que atendía a niños/as de 0 a 5 meses. Comen-
escuela con un número de alumnos superior al zaron con tres niños y terminaron con ocho.
millar. El curso siguiente se había doblado el número
de matriculados, por lo que el piso en el que se
Expansión del modelo encontraban les quedaba pequeño, por lo que
¿Cómo surgió Galicia Montessori? tuvieron que buscar un nuevo lugar. Los padres
La escuela Galicia Montessori es la única escue- se movilizaron y el ayuntamiento de Ames, al
la que sigue los métodos montesorianos en ver que se trataba de un proyecto educativo, les
toda la comunidad gallega, aunque no siempre proporcionó una casa en Firminstáns. En este
fue considerada como escuela. momento contaban ya con un 25 alumnos/as.
  Hace trece años, una de sus fundadoras, Mer- Como todavía no estaban en la legalidad, no
cedes, llegaba a España. Esta pedagoga, conoció hicieron nunca publicidad, y el alumnado que
el método de María Montessori haciendo prác- se iba apuntado era de oídas y de recomenda-
ticas en el Colegio Montessori en su país natal, ciones.
México. Conseguido su título de pedagoga, se   Quisieron hacer la escuela ya oficial, ya que el
preparó su título como asistente de sala, y tra- número de niños/as aumentaba cada vez más,
bajó como coordinadora en el Colegio Montes- y la Xunta de Galicia, mandó a un equipo de in-
sori de Tepozland (México) durante doce años. spectores a ver el local en el que se encontraban
Se toma un año sabático para hacer un máster para poder aceptarlo en el marco de la legalidad.
en España sobre dificultades del aprendizaje, y   El permiso les fue denegado porque la ley gal-
se sitúa en Galicia con su familia (cuatro hijos). lega es muy exigente con los espacios, alturas...
Tres de sus hijos habían comenzado su apren- Por la insistencia de los padres y de las madres,
dizaje en los métodos montesorianos, pero su dejaron la casa cedida por el ayuntamiento para
hija pequeña no había tenido contacto con el terapias, y se pusieron a buscar otro local que
método en la escuela. cumpliese las características necesarias para
  Cuando ingresan sus hijos en la escuela públi- poder abrirla como escuela.
ca, su hija más pequeña que comenzaba la edu-   Encontraron lo que buscaban en Berta-
cación infantil se encuentra con una profesora miráns, en un local comercial con un amplio
que no se implica con el aula, no se interesa por jardín, y lo acondicionaron desde cero, creando
los niños… así que Mercedes toma la decisión espacios funcionales y adaptándolos a la nor-
de aportar por las tardes sus experiencias y co- mativa vigente. Finalmente fueron añadidos al
nocimientos montesorianos para respaldar y marco legal, y cambiaron su nombre por el de
ampliar el conocimiento de su hija. Galicia Montessori.
  A día de hoy no se consideran escuela, si no fuentes de presión para que los hijos se desen-
una ludoteca, ya que lo consideran un espacio volviesen y aprendiesen, sean sus hijos/as por
educativo de juego. iniciativa propia, los que persiguieran su propio
  El próximo proyecto de la escuela es la am- conocimiento y desarrollo autónomo.
pliación de la misma, y poder coger otro local
para poder abrir otra escuela con la etapa de pri- Mi experiencia en la escuela Montessori
maria, ya que los padres y madres quieren que Gracias a este trabajo he podido tener por pri-
sus hijos/as puedan continuar en el método. mera vez contacto con una escuela que se tra-
  A día de hoy, como no tienen todavía la li- baje con el método Montessori. En clase hemos
cencia para dar clase a edades superiores, for- estudiado el método, pero la verdad es que me
man una ludoteca privada, dónde van niños/ encontraba escéptica al método, tal vez porque
as hasta los 16 años y dónde se les refuerza su el método que han utilizado conmigo haya sido
enseñanza con los métodos Montessori por las el tradicional, con memorizaciones, estar todos
tardes. sentados, seguir órdenes…
  Como le ha pasado a los padres que he en-
Entrevista con los padres y madres trevistado la primera vez que entré en el centro
Después de realizar entrevistas a diferentes me impresionó el espacio, todos aquellos pe-
padres y madres de la escuela, su elección por queños muebles, esas pequeñas tazas y utensi-
el método montesoriano surge como huída a lios, aquellas sillas… además de los materiales,
un método tradicional cargado de profesoras el color de las paredes y del mobiliario, y la luz
aburridas de su profesión. En todos los casos que entraba por aquel gran ventanal me ena-
tratados, en los que los infantes comenzaban moró. Transmitía paz, tranquilidad y calidez
su educación infantil, los padres y madres que- por todos los lados, y nunca en mi mente se me
daron horrorizados con los métodos educativos habría ocurrido haber pensado en una sala tan
de los/as docentes (gritos, ambiente tenso, gol- funcional y repartida de esa manera. La prime-
pes al alumnado, menosprecios…), es por eso ra vez que fui, no había niños, y pensé que tal
por el que buscaron una alternativa, la cual en- vez ese ambiente de paz cambiaría con niños.
contraron en la escuela Galicia Montessori.   La siguiente vez que me acerqué (esta vez
  La primera sorpresa que se llevaron al llegar con niños) me volví a sorprender. Los niños an-
a una sala Montessori fue el espacio, salas he- tes de entrar a la sala se quitaban los zapatos,
chas a medida para los niños, con todo el ma- los guardaban en su sitio y se ponían unas za-
terial organizado y a disposición de ellos. La patillas. Al entrar daban los buenos días y eran
segunda sorpresa que se llevaron, fue después ellos mismos los que se dirigieron autónoma-
de matricularlos y a ver la primera exposición mente hacia el material que querían hacer. La
de los materiales, ya que a todos les pareció in- guía de sala no levantó la voz en ningún mo-
creíble que siendo tan pequeños fuesen capaces mento en el que estuve allí, y su tono era tran-
de explicar sus materiales favoritos y las mane- quilo y uniforme siempre. Nunca se interpuso
ras en las que lo utilizaban. en el trabajo que realizaba cada niño, sólo que
  Otra de las cosas que destacan, es la relación en el caso de que alguno no sabía que escoger
que tiene la escuela con las familias, y mismo ella le proponía dos opciones, y siempre el in-
entre ellas mismas. En todas las entrevistas fante escogía la que él quería.
hablan de la buena relación que tienen y han   Otra cosa que me llamó la atención mucho
cogido, hasta el punto de llamarla la pequeña fue la hora del aperitivo. Cada semana los pa-
familia. dres de un niño/a hacían el aperitivo para to-
  Uno de los puntos fuertes que recalcan que dos, y los pequeños eran quiénes se servían,
tiene de bueno este método es la confianza en comían, recogían y limpiaban todo. La auto-
sí mismos que adquieren los niños/as y tam- nomía que demostraron esos pequeños me dejó
bién la capacidad de cooperación e igualdad que anonadada.
existe entre todos.   El aprendizaje que elaboran es increíble,
  Este método lo que ha logrado conseguir es siendo tan pequeños/as saben cosas que yo no
que, en vez de ser los padres/madres/tutores sabría capaz de acordarme, y me hicieron dar-

228 MoMo 4 • Dicembre 2015


me cuenta que mi aprendizaje no había sido la tuve que cambiar el chip, y fomentar desde
para nada significativo, porque simplemente casa la autonomía. Es necesario un gran trabajo
me he olvidado de muchas cosas, porque no las por parte de los padres. Lo primero que hice al
interioricé. matricular a mi hijo fue asistir a un curso de
  El trabajo y la coordinación con los padres/ metodología Montessori un día entero, sabes
madres del alumnado es realmente admirable, qué trabajan, cómo trabajan… Luego en casa
ya que la misma escuela propone cursos, cam- mi marido y yo vimos un montón de vídeos,
pamentos, actividades para realizar en familia, leímos sobre el método…
y para que estas aprendan métodos educativos. > Conocía el método Montessori, porque al
Hay una continua renovación por parte de la estudiar pedagogía lo vimos por encima, y no
escuela y de las familias. sabía exactamente los objetivos, métodos…
  La enseñanza española debería aprender > Siempre crees que un niño no puede ser capaz
mucho del método Montessori, un aprendizaje de hacer muchas cosas y luego cuando le das la
significativo y que respete el desarrollo indi- oportunidad a hacerlo, te quedas alucinado con
vidual de cada uno, fomentando su confianza el resultado.
personal al sentirse realizado. La enseñanza > Para mí esto ha significado un cambio en la
debería tener un método que buscase el bien forma de pensar en cómo criar a tu hijo: dejar-
del alumnado, el desarrollo individual, y dónde lo más libre, si se equivoca lo observas pero lo
la autonomía del infante predominase, porque dejas a él mismo…
de esta manera crea su propia enseñanza. > Los juguetes y los materiales los he consegui-
  Este ámbito no sólo debería implantarse en do por internet. Luego encontré a una mujer
la enseñanza infantil, o primaria, si no a todas que también llevaba a su hijo a Montessori y
las edades, incluidas las universidades, sobre que abrió una tienda con materiales propios del
todo las de magisterio, porque es de ahí de dón- método.
de van a salir los futuros docentes. La educa- > El niño ha conseguido adquirir él mismo la
ción y la enseñanza es lo más importante por- autonomía. En la escuela le aprenden a utilizar
que de ahí se forman las futuras personas que muchos recursos a la hora de controlar la situa-
serán la sociedad. ción y los sentimientos.
> Seguridad y autonomía: te deja hacer libre lo
Bibliografía que tú necesitas hacer, observa y deja hacer lo
Montessori, María: El método de la Pedagogía que haces.
científica aplicado a la educación de la infancia, > La obsesión de los niños es seguir aprendien-
Ed. Biblioteca do. En casa las madres y padres somos también
guías.
Anexos: entrevistas > Los niños juegan mucho solos, tienen mucha
Mirena independencia. Interaccionan con otros ami-
Profesión: trabaja en casa como masajista aun- gos/as pero les gusta jugar solos/as.
que estudió psicología y pedagogía. Su marido > Las tutorías con la guía, engloban todos los
es ingeniero informático. progresos en función de la primera vez que nos
  Apuntó a su hijo en la escuela pública, tenía vimos ese año. Te pone una especie de deberes
que hacer la primera reunión, y con la actitud de para que tú las trabajes en casa.
la profesora y con lo que le explicó de su méto- > Lo importante es que primero lo entiendan
do educativo decidió anular la matrícula de su y que luego lo lleven a funcionamiento. No es
hijo en el centro. Esa misma tarde una amiga una memorización. Por ejemplo con las sumas,
le dijo de la escuela de Montessori (tres años). cuatro más cinco son nueve. Vale, pero, ¿por
  Llegó a montessori y le encantó todo, los qué? Hasta que no lo entienden no continúan.
espacios, materiales y más tarde la gran FAMI- > Para mí la enseñanza tiene diferentes defi-
LIA que formaron todos los integrantes de la ciencias: hacer calificaciones, utilizar un tema-
escuela. rio no actualizado; no hay rigor en la educación
> Tenía al niño muy apegado a mí, no trabaja- que quiera buscar realmente la autonomía;
ba con su autonomía. Al meterlo en la escue- no respetan los ritmos; profesores agobiados;
competitividad. Aquí en Montessori en cambio > Aprenden a partir de la experiencia y luego el-
la solidaridad. Hay una obsesión por parte de la los elaboran su propio conocimiento abstracto.
sociedad: sumar, restar, memorizar. Me encanta que no tengan que estar sentados,
> Sobre el cambio a la educación pública, lo que y que ellos mismos escojan que van a hacer en
más me asusta es que le cueste integrarse al cada momento.
método, al ritmo… a lo que vaya a pedir la pro- > Algo que me sorprendió fue lo bien que mi
fesora al niño y a los padres. hijo ha aprendido a controlar y manejar sus
> grupo de la escuela: entre los padres, ellos mi- emociones.
smos, intercambiamos cosas del método Mon- > Mi hijo era un niño muy especial, era un niño
tessori, para hacer visitas, cualquier cosa útil. inseguro. Gracias a este aprendizaje su confian-
Es una comunidad muy grande. za en sí mismo y en lo que hace es desbordante.
> Echo mucho en falta que no se ampliase el El paso a la escuela pública de mi hijo Leo fue
método Montessori a la educación primaria. un momento algo preocupante para mí. Sobre
> Lo que sacaría del método es lo estrictos que todo por cómo lo afrontaría él, ya que de una
son con la fantasía. TODO tiene que ser REALI- clase con pocos alumnos se enfrentaría a un
DAD. Son bajo mi punto de vista, excesivamen- aula con unas ratios muy grandes de veinticin-
te realistas, hay que respetar la inocencia y la co alumnos o alguno más. Lo bueno es que tie-
fantasía de los niños. Ellos piden unos materia- ne una profesora innovadora, eso le ha ayudado
les totalmente diferentes de otro lado. Libros a su integración.
con historias y fotos reales, nada fantasioso. > Lo que veo de negativo de la enseñanza
> Yo creo que vivir bajo el método Montesso- española pública es que lo que se hace es que
ri estrictamente es una utopía. Lo integras lo todos sigan el mismo ritmo de aprendizaje.
mejor que vas pudiendo a tu vida. La práctica Esto hace que mi hijo se aburra, y que a lo mejor
estricta es más complicada. otros se frustren porque no den conseguido los
objetivos propuestos. Esto lleva a una enseñan-
Ana za desmotivadora.
Profesión: periodista. Su marido: abogado. > La educación no potencia los puntos fuertes
  Matriculó a su hijo en la escuela pública. El de los niños. Creo que lo que se debería hacer
primer año todo fue bien, pero el segundo, hubo primero es educar a los padres, hacerles ver
un cambio de profesora y el niño tenía reticen- que el concepto de educación que tienen no es
cia a acudir al colegio. El día que comenzaba la el más correcto ni el más efectivo. Hay que ver
escuela después de las vacaciones de navidad, siempre los logros de nuestros hijos, y ver y en-
el niño no quería ir al cole porque decía que se tender que cada uno tiene unas características
encontraba mal. Al final del día el pequeño con- que lo hacen importante. Hay que potenciar su
fesó que no quería ir porque su profesora les autoestima, dejar que se equivoquen y no fru-
gritaba mucho, e incluso les daba alguna colleja strarlos por haberlo hecho. Equivocarse están
cuando hacían algo mal. La madre quitó al niño bien, y ese es el camino para poder encontrar
del colegio, y desesperada no sabía dónde me- aprender más.
terlo. Su cuñada ese mismo día le habló de la > Los padres y madres somos un ejemplo para
escuela a la que llevaba a su hija por las tardes, nuestros hijos, debemos de luchar continua-
que impartía los métodos de Montessori. mente por ser un buen modelo.
  Llegó a la escuela Galicia Montessori, y se > A día de hoy sigo llevando por la tarde una
quedó enamorada por las salas, todas hechas a vez por semana a Leo a la escuela Montessori,
medida para el alumnado y con mucha luz. Otra porque a él le gusta, y así sigue ampliando su
cosa que le gustó mucho fue la existencia de conocimiento por él mismo.
animales en clase y el precioso jardín con huer-
to que tenía la escuela. Yo claro, lo primero que Fernando
me preguntaba era, cómo harán estos niños Profesión: empresario. Su mujer: pediatra.
para aprender ellos solos.   Matricularon a su hijo en una escuela infantil
> Los materiales son multi-sensoriales. Ellos con un año. Realizaban fichas con sólo un año
son los encargados de hacerlos y de recogerlos. de edad para aprender conceptos abstractos. Ej.

230 MoMo 4 • Dicembre 2015


Para los conceptos de dentro y fuera utilizaban más pequeños/as, dónde se respeten los ritmos
una ficha dónde el alumnado tenía que pintar individuales y los puntos fuertes de cada uno,
el gato que estaba dentro, y luego el que estaba dónde no sólo se le obligue a alcanzar unos
fuera. Horrorizados con esta enseñanza, se pu- objetivos concretos como son leer y escribir.
sieron en marcha para encontrar otro método
educativo dónde los niños/as se pudieran ex-
perimentar y desarrollarse pudiéndose mover.
Encontraron la escuela gracias a que su mujer
que es pediatra, llevaba el caso de una niña
con un problema de desarrollo cognitivo y que
acudía a terapias de necesidades especiales so-
bre el método Montessori que se impartían por
las tardes en el centro Galicia Montessori.
> Al llegar allí se quedaron prendados del espa-
cio, y de la explicación del método, ya que cu-
bría todos los puntos que ellos consideraban
necesarios, e incluso los ampliaban.
> Algo que creíamos necesario para el desarrol-
lo integral de nuestro hijo es el movimiento. El
movimiento nos proporciona autonomía, y los
más pequeños/as han de adquirirlo y experi-
mentarlo.
> El desarrollo de la capacidad de elección es
algo que nos sorprendió y nos agradó, ya que
eso hará que nuestro hijo, a diferencia de otros,
sepa que quiere, y que nadie pueda interferir en
lo que él cree o quiera hacer.
> Nos sorprendió el tono de voz de la guía de
sala, siempre muy suave, calmado y nunca al-
zaba la voz.
> La presentación de los materiales que nos
hizo nuestro hijo fue un momento increíble,
fue como verlo madurar, tan pequeño y tratan-
do de explicar lo que aprendía con ello.
> Hay una anécdota que realmente sorprendió
a toda la familia, ya que después de haber ido
dos meses a la escuela Montessori tuvimos una
comida en familia. Había una jarra de agua en
la mesa, y a la hora de servir, Arturo mi hijo,
no dejó que nadie se la echara, dijo que él sólo
podía. Cómo pesaba echó mucha agua por fue-
ra, pero en vez de ayudarlo, él sólo corrió a coger
un trapo y a secar el agua. Visto que la jarra era
muy grande, nos pidió una más pequeña puesto
que con la otra no podía. Luego él sólo se servía
su agua. Toda la familia quedó sorprendida.
> La educación tradicional tiene tantas cosas
malas que no sabría por dónde comenzar. El
problema no es de los docentes, si no del siste-
ma, se debería optar por un sistema educativo
que realmente satisfaga las necesidades de los
Proyecto Educativo marco de la Red de Escuelas
Infantiles de Galicia (España): la influencia de la
pedagogía de María Montessori
José Pablo Franco López
Rocío Buño Mallo
Herminia Piñón Custodio
María Teresa Quelle Vidal
María Teresa Saco Coya

Introducción la toma de decisiones facilitando su autocon-


Con esta comunicación se pretende relatar cúal strucción personal.
es el legado de la pedagogía de Montessori,   (A lo largo del texto utilizaremos el masculi-
recogido de forma documental en el proyecto no genérico para incluir los dos géneros. Opta-
educativo marco de la Red de Escuelas Infanti- mos por esta opción con el fin de darle más agi-
les de Galicia (España) y plasmado también en lidad a la lectura, sin que ello se asocie a ningún
la práctica educativa de los profesionales de las tipo de discriminación por razón de género.)
escuelas infantiles de esta red de centros de la
primera infancia. ¿Quiénes somos?
  De forma breve, indicamos que se profun- Somos un equipo de maestros y educadores
dizará en: el rol del educador como pieza clave conformado por diez profesionales que traba-
concebida como guía, observadora silenciosa y jamos en la Red de Escuelas Infantiles de Gali-
conocedora del aprendizaje o proyecto personal cia (España) A Galiña Azul, que realizamos un
de cada niño; la preparación de los ambientes trabajo de asesoramiento y coordinación pe-
de aprendizaje que dé posibilidad de acceso a dagógica.
materiales estructurados para el desarrollo de   En líneas generales, nos encargamos de ase-
las potencialidades individuales y grupales; la sorar a las direcciones y equipos de las escuelas
importancia de la educación de los sentidos a infantiles, acompañamos a los profesionales
través de la experimentación y la libre manipu- que inician su trabajo en una escuela de nueva
lación; las actividades cotidianas como fuente creación, diseñamos la formación continua de
y recurso de aprendizaje natural; el valor de los trabajadores y elaboramos el proyecto edu-
la autonomía en un marco familiar planifica- cativo marco para todas las escuelas, que parte
do donde se potencie la libertad de expresión, de la investigación documental y de las aporta-
así como la necesidad de límites y la libertad ciones que hacen los docentes de los diferentes
de movimientos, que capacite a al niño para centros.
  La Red de Escuelas Infantiles de Galicia, se lizar este proyecto educativo marco, recogiendo
inicia en el año 2007 poniendo en funciona- experiencias o líneas de investigación actuales,
miento 18 escuelas infantiles gestionadas por consiguiendo de esta forma un proyecto educa-
el Consorcio Galego de Servizos de Igualdade e tivo vivo y diverso.
Benestar, e incorporando 25 escuelas gestiona-   Por otra parte, cualquier proyecto educativo
das por la Dirección Xeral de Familia e Inclu- tiene que estar contextualizado en la realidad
sión. Actualmente, son un total de 149 escuelas de cada escuela, siendo el equipo educativo el
infantiles de titularidad pública distribuidas que lo tiene que construir. Por tanto, el pro-
por la Comunidad Autónoma de Galicia. La pro- yecto educativo marco sirve de referencia para
gresión del número total de centros de la Red, establecer un camino común que recoge una
desde su creación hasta la actualidad, queda re- fundamentación pedagógica y sirve de ayuda
cogida en el siguiente gráfico: a cada equipo educativo para crear su propio
proyecto educativo manteniendo siempre unos
trazos comunes.
  Así mismo creemos necesario destacar que
la Red de escuelas está incorporando o abrien-
do cada año nuevos centros, lo que implica que
cada equipo esté construyendo su proyecto, en
un proceso de investigación-acción, lo que su-
pone que cada centro se encuentra en un punto
diferente en lo que se refiere al desarrollo del
mismo.
  Nuestro proyecto educativo marco se funda-
menta en las siguientes teorías o principios de
  Las escuelas infantiles de esta Red son con- la pedagogía de la primera infancia: F. Froebel;
cebidas como espacios que permiten y facilitan J. Dewey; O. Decroly; R. y C. Agazzi; E. Pikler;
el desarrollo autónomo de los niños partiendo E. Erikson; J. Piaget; C. Freinet; L. Vigotsky; U.
de sus potencialidades. Son espacios abiertos Bronfrenbrenner; E. Goldschmied; M. Montes-
para las familias y la comunidad, en los que se sori; H. Gardner; L. Malaguzzi; D.W. Winnicot;
impulsa la creación y construcción de las rela- D. Ausubel; J. Bruner; B. Aucouturier; R. Spitz;
ciones socioafectivas, en donde la comunica- J. Bolwby; y D. Stern.
ción, el intercambio, el respeto a la diversidad,
la igualdad, la participación y solidaridad son ¿Cuál es el legado de Montessori en el pro-
marcos básicos para la convivencia y el apren- yecto?
dizaje conjunto. Si ya resulta difícil definir en tan poco espacio
cuáles son los pilares de nuestro proyecto edu-
¿Cuál es nuestro proyecto educativo marco? cativo, más lo es establecer la relación existente
Los diferentes modelos, métodos, teorías o con los principios definidos por María Montes-
autores de referencia que se desarrollaron a sori. Por tanto, en primer lugar, es necesario
lo largo de la historia de la educación infantil, aclarar que en los centros de la Red de Escuelas
son la base que debe fundamentar el trabajo pe- Infantiles de Galicia no seguimos una práctica
dagógico de cualquier docente que desenvuelva pura del método científico de Montessori, por
su labor profesional en este ciclo educativo. lo que tan sólo queremos dejar constancia de
  Nuestro proyecto educativo marco no repro- ideas o prácticas diarias que tienen como fun-
duce de forma directa ninguna de estas teorías damentación dichos principios pedagógicos.
o modelos, sino que pretende enriquecerse de Presentamos a continuación, desde una per-
la diversidad de aportaciones de todas ellas, spectiva más teórica, una reflexión sobre esta
recogiendo lo que a nuestro entender, es más relación.
interesante para responder a las necesidades de
los niños de nuestras escuelas. Concepción de la primera infancia
  En la medida de lo posible, intentamos actua- Los dos primeros años de vida abren un nuevo hori-
zonte, revelan leyes de construcción síquica ingno- cia, a la conquista de la independencia. (Montes-
radas hasta hoy; el niño tiene una mente capaz de sori, 2003, p. 153)
absorber conocimientos y el poder de instruírse a   No cabe duda de que una de las conquistas
sí mismo; basta una observación superficial para principales que un niño debe alcanzar es su
demostrarlo. (Montessori, 1986, p. 16) propia autonomía. Esto no quiere decir que lo
  Un pilar básico de nuestro proyecto educa- abandonemos a su suerte. La conquista de esta
tivo es la concepción de infancia, entendida a autonomía tiene que venir acompañada de un
partir de las potencialidades de los niños como ambiente de seguridad que le permita desen-
verdaderos protagonistas de su aprendizaje. volver sus propias potencialidades de forma
Los niños nacen con capacidades y con la nece- independiente.
sidad de aprender, no necesitan ni preguntar ni   Nuestro proyecto educativo, y por tanto, el
tener permiso del adulto para empezar a cono- trabajo que se desenvuelve en los centros de
cerse y descubrir el mundo que les rodea. Son la Red de Escuelas Infantiles de Galicia, tiene
agentes activos, curiosos, fuertes, sociables como eje central en todas las actividades que
competentes, abiertos y siempre dispuestos a se llevan a cabo, el potenciar, en la medida que
dejar sorprenderse y sorprender a los demás. el niño está preparado, los pequeños logros,
  En palabras de Sanchidrián y Berrio, esta idea siendo el adulto un observador que escucha
de infancia fue defendida por María Montesso- lo que necesita y demanda en cada momento,
ri en el Congreso Internacional de Montessori acompañándolo en la conquista de sus propios
celebrado en Copenhage en 1937: El menor no aprendizajes.
debe ser considerado como el ser débil indefenso,   Uno de los principios fundamentales de la
que tiene solamente necesidad de protección y ayu- pedagogía de Montessori es que la escuela per-
da, sino como un embrión espiritual, dotado de mita las manifestaciones libres y espontáneas
vida espiritual desde el nacimiento, y guiado por del niño, principio que nuestro proyecto edu-
instintos sutiles a construir activamente la perso- cativo comparte. El permitirle esta libertad de
nalidad del hombre. (Sanchidrián y Berrio, 2010, elección en las acciones cotidianas en la escuela
p.214) infantil, conlleva un alto grado de bienestar y
  Así pues, entendemos que el aprendizaje es satisfacción personal, pues los niños se sienten
una actividad cooperativa y comunicativa en la valorados desde su propio ser. Para esto, es ne-
que los niños pueden hacer, crear, construir, di- cesario dar tiempo al niño para que lleve a cabo
sfrutar y resolver conflictos, sentir y expresar sus acciones, para que investigue, pruebe, se
sentimientos, ideas en conjunto con los adultos equivoque, vuelva a probar, razone,... en defi-
y con los iguales, desarrollando la totalidad de nitiva, darle tiempo para ser el principal agente
su personalidad. de su desarrollo.
  Los diferentes momentos que se viven en el   Todo esto implica el fortalecimiento de su
día a día de una escuela infantil son fundamen- autoestima pues, el niño se percibe así mismo
tales para el desarrollo psicofísico, cognitivo, como un sujeto activo con posibilidades de
socio-afectivo y emocional de cada niño, que le transformación en su entorno próximo, al mi-
permite comenzar a construir: smo tiempo que es consciente que cuenta con el
  • Referentes afectivos con las personas que apoyo de los demás cuando lo necesita.
interaccionan diariamente, con los espacios y   Otro aspecto importante que recogemos en
los materiales que los rodean. nuestro proyecto educativo es el grado de re-
  • Estructuras temporales. sponsabilidad que implica la libertad de acción
  • Emociones y situaciones que eran descono- dentro del aula. La libertad propia acaba cuan-
cidas para ellas y ellos. do no se respeta la libertad de los demás. En
  • Conceptos, conocimientos y estrategias. estas edades tan tempranas, en las que el niño
está condicionado por su propio desarrollo, por
El valor de la autonomía ejemplo a los dos años en el que el egocentri-
No se puede ser libre sin ser independiente; por smo está en pleno auge, es importante el cono-
esto las manifestaciones activas de la propia liber- cimiento por parte del adulto de esta condición
tad deben ser conducidas, desde la primera infan- inherente al propio ser y, así mismo, el estable-

234 MoMo 4 • Dicembre 2015


cimiento de límites que permitan el autocon-   En el proyecto educativo de las escuelas in-
trol de cada pequeño. fantiles, al igual que en el método Montesso-
  Tal y como recogen Blanch y March (2013, ri, la sensibilidad, el tacto en el cuidado de los
p.23) ser autónomo implica ser responsable y según niños es un aspecto fundamental del bienestar,
sea el grado de responsabilidad, también será el de ahí que la afectividad forme parte de la ma-
grado de autonomía. Los niños, aprenden así nera de ser, estar y hacer del educador. Es por
el valor de respetar y ser respetado, siendo el esto que un gesto delicado, una palabra afec-
ambiente y el propio grupo el que establece los tuosa no son suficientes, es necesario que per-
límites, acompañado por el adulto, consiguien- ciban que nuestras palabras se dirigen a ellos,
do de tal forma una comunidad social real. que esperamos y estamos pendientes de sus re-
spuestas; con su mirada, con sus palabras, con
El rol del educador sus manos, con su sonrisa y con su voz.
Estimular la vida - dejándola libre para desarrol-   Estos momentos de intimidad favorecen
larse, para desenvolverse - he aquí la primera ta- una estabilidad emocional que garantiza la
rea del educador. En tan delicada empresa, un gran creación de lazos afectivos. Esta atención indi-
arte nos debe sugerir el momento y limitar nuestra vidualizada se apoya en bases que garantizan
intervención, de modo que no haya ninguna per- la disponibilidad del adulto y la calidad de la
turbación, no se cause desviación, sino que en cam- mediación e interacción del educador con los
bio ayudemos al alma que surge a la plenitud de niños. Transmitimos seguridad y confianza en
la vida, y que habrá de vivir por su propia fuerza. las potencialidades, aceptando su diversidad,
(Montessori, 1994, p. 82) favoreciendo una atención respetuosa y sensi-
  La concepción de infancia en nuestro proyec- ble, delicada, discreta, llena de afecto y escucha
to educativo recoge un perfil de educador con activa.
un rol de acompañante del proceso de aprendi-   Tal y como resaltaba María Montessori: las
zaje del niño, que respeta su propio tiempo y lecciones son individuales. Su característica ha de
ritmo, un educador observador de sus necesi- ser la brevedad. Dante da una buena lección a los
dades e intereses, su relación e interacción con maestros cuando dice: “Que tus palabras sean bre-
los otros y el ambiente. ves.” Una lección será tanto más perfecta cuanto
  María Montessori afirma que la observación más palabras se hayan ahorrado, y será una buena
es la base para conocer profundamente al niño. preparación la que consista en contar y pesar las
Esta idea también se recoge en nuestro proyec- palabras que tendrán que pronunciarse. (Montes-
to, donde hacemos hincapié en la observación, sori, 2003, p. 162)
ya que, para acompañarlo en su crecimiento,   El educador genera contextos motivadores
para descubrir el momento evolutivo que está y cooperativos al servicio de un niño lleno de
viviendo, para comprenderlo… es necesario te- posibilidades y competencias para poder de-
ner recogida mucha información. Esta informa- scubrir, hacer, decidir, sentir,..., siendo capaz
ción la transmite el niño con sus acciones, con de adaptar y flexibilizar las actuaciones en fun-
su forma de mirar, de estar en el espacio, de ge- ción de las necesidades e intereses, y donde la
sticular, de reír, de llorar, con sus movimientos, observación, la documentación y evaluación del
con sus posturas, con su forma de interaccionar proceso de enseñanza y aprendizaje son aspec-
con el medio y con los materiales. Todo ello nos tos clave.
ayuda a que la atención educativa favorezca su   Otro aspecto fundamental en lo referente
bienestar físico, psíquico y emocional. al papel del educador es el tratamiento de los
  En palabras de Merino: el método de educación conflictos que puedan surgir en el centro. En
Montessori es mucho más que el uso de materia- nuestras escuelas damos libertad al niño sin la
les especializados, es la capacidad del educador de necesidad de aprobación del adulto, donde la
amar, de respetar al niño como persona y ser sen- recompensa es interna a su propio ser.
sible y responsable teniendo siempre en cuenta sus   El educador no interfiere en sus acciones, no
necesidades. (…) El educador ejerce una figura de obstaculiza, les deja crecer a su ritmo en un pro-
guía, que potencia o propone desafíos, cambios, no- ceso donde no hay castigo-recompensa. Estas
vedades. (Merino, 2008, p.101) ideas guardan mucha relación con la forma de
tratar estas situaciones por María Montessori: ambiente natural y el contacto directo con la
Ni instrucción ni amenazas ni premios ni castigos naturaleza estimula el cerebro y las conexiones
están admitidos. La maestra debe permanecer si- neuronales, ayuda al bienestar emocional y au-
lenciosa pasiva en una paciente expectativa, casi menta la tranquilidad.
reprimiéndose para anular su propia personalidad,   Es por ello que en nuestras escuelas aposta-
a fin de que el espíritu del niño pueda expansionar- mos firmemente por disponer de un espacio
se libremente. (Montessori,1986, p.331) natural exterior donde los niños cada día pue-
dan acceder a él, con más fuerza, si cabe, por el
Ambiente de aprendizaje estilo de vida cada vez más urbano y rápido al
Comencemos por proveer a las necesidades del que están sometidos muchos de ellos y que les
niño disponiendo de un ambiente adaptado a la impide su contacto con él.
personalidad (…) debemos prepararle un ambien-
te donde la vigilancia del adulto y sus enseñanzas Educación de los sentidos: material
se reduzcan al mínimo posible; cuanto más se re- El niño que ha utilizado nuestros materiales, ha
duzca la acción del adulto, tanto más perfecto será adquirido a la vez una modificación y habilidad
el ambiente. Este es un problema fundamental de de los movimientos de la mano, y un refinamien-
la educación… Es preciso preparar con solicitud el to en la percepción de los estímulos sensoriales
ambiente, es decir, crear un nuevo mundo, el mun- del ambiente. Este mismo ambiente se enriquece
do del niño. (Montessori, 1937, p.77) a medida que cada vez es más capaz de percibir
  Los contextos ajustados y organizados po- diferencias más sutiles entre las cosas; porque las
tencian la creatividad y satisfacen las necesida- cosas que no se perciben es como si no existieran.
des de acción de los niños a través de un am- (Montessori, 1986, p. 230)
biente de relaciones cálido, tranquilo, amable   El niño durante los tres primeros años de
y relajado, donde los materiales diversos, a su vida está inmerso en un proceso de desarrollo
altura y disposición, favorecen esta libertad y que genera una gran actividad corporal y ce-
el respeto de sus intereses que al tiempo po- rebral. Es en estos momentos cuando se esta-
tencian el desarrollo de su autonomía e inde- blecen muchos sistemas importantísimos en el
pendencia. Es por esto que entendemos que el cerebro, pues establece conexiones a la mayor
ambiente es algo más que un espacio físico y un velocidad de crecimiento que jamás volverá a
material organizado; es un espacio relacional alcanzar. Los materiales que ponemos a su al-
de seguridad, respeto y calma afectiva, donde cance tienen que permitir una variedad de ac-
el niño se siente aceptado y valorado y puede ciones que active las conexiones múltiples en-
arriesgarse al desequilibrio cognitivo necesario tre las neuronas.
para el aprendizaje.   Por esto, los materiales más adecuados son
  En palabras de María Montessori (1986, p. aquellos que le permiten constatar relaciones
283) el mayor perfeccionamiento de los niños se de causa-efecto, en contraposición con otros
produce a través de las experiencias sociales. materiales que están diseñados para un uso de-
  De acuerdo con esto, nuestras escuelas po- terminado que no facilita la investigación por
tencian la creación de un ambiente social en parte del niño.
que los niños tienen la posibilidad de establecer Los materiales deben ayudar al niño a: crear,
interacciones y relaciones con los otros, pudien- imaginar, analizar, comparar, comunicar, rela-
do así ir adquiriendo normas sociales de convi- cionarse con otros,... en definitiva, estos ma-
vencia, comportamiento, cooperación, ayuda y teriales tienen que ser una fuente de estímulo
respeto. para fomentar la experimentación, la manipu-
  Otro aspecto de vital importancia en nuestro lación, las habilidades, las emociones, la comu-
proyecto educativo es el entorno natural, el am- nicación… siendo, por tanto, una ayuda en el
biente externo del que hablaba Montessori y desarrollo global (afectivo, físico, psíquico, in-
al cual concedió un valor extraordinario en el telectual y social) de cada niño.
desarrollo integral de los niños. No cabe duda,   Motivado por la curiosidad y necesidad de
y menos hoy en día tras los continuos avances explorar los objetos que están a su alrededor, el
de las investigaciones en neurociencia, que el niño descubre el mundo que le rodea.

236 MoMo 4 • Dicembre 2015


  La observación, la experimentación y la ma- nes), que le facilitan el reconocimiento y mani-
nipulación son las estrategias que utiliza para pulación del mismo. Un adecuado etiquetado
descubrir y darle sentido a su entorno próximo. permite favorecer hábitos de ordenación y pro-
En las escuelas de la Red de Escuelas Infanti- mueve ejercicios constantes de clasificación.
les de Galicia disponemos de diverso material
diseñado con una finalidad determinada, por Actividades cotidianas: vida práctica
ejemplo: puzzles, ensartables, encajes, con- Ayudarles a aprender a andar, a correr, a subir y
strucciones, juegos simbólicos, libros, instru- bajar las escaleras, a levantar del suelo objetos
mentos musicales... De todos estos materiales caídos, a vestirse y desnudarse, a lavarse, a hablar
los que más se ajustan al material diseñado por para expresar claramente las propias necesida-
María Montessori serían las construcciones y des, a buscar el modo de satisfacer sus deseos: he
los encajables. aquí la educación que conduce a la independencia.
  Otro material mucho más interesante es (Montessori, 2003, p.154)
aquel que en su origen no está diseñado con   La vida de los niños en estos primeros años
una finalidad didáctica determinada, pero se gira, mayoritariamente, alrededor del juego
le facilita al niño para que experimente con él. y de aquellas actividades destinadas a cubrir
Nos referimos al material de desecho que se sus necesidades básicas. En estas actividades
puede reciclar (cajas, envases, bandejas, bol- intervienen un cúmulo de sensaciones que les
sas, papeles, tubos, tapones…); al material de permiten establecer una serie de relaciones y
uso doméstico (vendas, gasas, vasos, tazas, cu- asociaciones, que les facilita la adquisición de
charas, ollas, jarras...); alimentos (arroz, pasta, los primeros conocimientos, habilidades y la
lentejas, patatas, chocolate, garbanzos, gelati- comprensión de las situaciones vividas. Cada
na, pasta…); material de higiene (peine, jabón, niño tiene una forma individual de aprender y
esponja, espuma de afeitar, papel higiénico…); de afrontar este aprendizaje, por esto, es nece-
material de la naturaleza (piedras, hojas, ramas, sario atender a su diversidad.
conchas, arena, agua flores, tierra, semillas…);   La posibilidad de relación con el adulto y con
material para trabajar en el huerto (cubos, ra- los iguales favorece la interiorización de rela-
strillos, palas, regaderas…) ciones afectivas, el ejercicio de la autonomía y
  La idoneidad de estos materiales para estas el proceso de socialización, siendo aspectos re-
edades es clara pues ofrecen una gran riqueza levantes de las actividades de la vida cotidiana
manipulativa y producen una gran variedad de como momentos privilegiados en el desarrollo
sensaciones. Además, es un material económi- de las capacidades de los niños, así como de su
co y muy diverso en lo referente a sus cualida- bienestar.
des (pesos, formas, dimensiones, volúmenes,   Por ello, las experiencias que proporcionan
texturas, colores, olores, gustos, temperatu- las actividades de la vida cotidiana deben ga-
ra…), lo que fomenta el pensamiento científico rantizar: respeto a cada niño y a su individua-
a través de la acción directa del niño. lización, autonomía y autorregulación, comu-
  Uno de los aspectos más importantes en el nicación, regularidad y estabilidad, satisfacción
método científico de María Montessori es que de las necesidades, salud emocional y habilida-
todo el mobiliario sea adecuado al tamaño del des sociales.
niño, siendo las manos las mejores herramientas   Las actividades que nosotros denominamos
de exploración, descubrimiento y construcción de cotidianas guardan mucha relación con lo que
dichos aprendizajes. (Merino, 2008, p.101) María Montessori denominaba actividades de
  Hoy en día cualquier escuela infantil tie- la vida práctica. Teniendo en cuenta el momen-
ne el mobiliario y material adecuado a las ca- to evolutivo de cada niño, en las escuelas de la
racterísticas de los niños de cero a tres años, Red se llevan a cabo actividades como: los mo-
ahora bien, sin duda, lo más importante es la mentos de comida (los niños ponen la mesa, se
disposición de ese material. En nuestro caso sirven, comen autónomamente, recogen, se
entendemos que el material tiene que estar a inician en hábitos de orden y limpieza del espa-
la altura del niño, para que pueda disponer de cio…); los cuidados personales (higiene de ma-
él, distribuido por áreas de actividad (rinco- nos y cara, dientes, aseo, limpiarse la nariz…);
momento de siesta (desvestirse, vestirse, de- encima de la misma. Ana, una de las niñas del gru-
scalzarse, calzarse, coger su manta, taparse…). po, se sienta en su silla una vez que entra en el co-
  También las actividades en la naturaleza son medor. Mientras los demás niños inician ya la ac-
una parte relevante de las actividades de la vida tividad de comer, Ana sigue sentada, ella no quiere
cotidiana. La posibilidad de vivenciar el entor- participar en la dinámica.
no natural y animal permite al niño conocer-   Su educador se dirige a ella y le pregunta si ne-
lo, comprenderlo, aprender a vivir con él y en cesita ayuda; Ana responde que sí y le da la mano
él, puede sentirlo, explorarlo, experimentarlo, al educador guiándolo hacia el mueble en donde se
observarlo real y directamente percibiendo sus encuentran los materiales.
cambios, los procesos, el paso del tiempo…; a   Mientras Pedro coge el cucharón y se sirve su
nivel motor favorece el control de movimien- comida, Marcos sirve un poco de agua al resto del
tos, equilibrio, habilidades motrices, fuerza, grupo. Alberto no está comiendo con su cuchara la
ejercitación muscular…; le ofrece experiencias sopa, está metiendo las manos en el plato y jugan-
sensoriales extraordinarias; desarrolla actitu- do con la comida, pero en ningún caso, la mete en
des y sentimientos de respeto y protección del la boca. El educador le pregunta: Alberto, no tienes
medio ambiente. hambre? no quieres comer? te ayudo? sin llamar-
  En nuestras escuelas los niños salen al en- le la atención y dándole tiempo a que se exprese.
torno próximo, donde pueden correr por un Alberto ese día no tiene apetito, recoge su plato y
campo, coger flores, hojas, palos, experimentar lo lleva al lugar preparado para depositar los cu-
en un huerto, trabajar la tierra, plantar, regar, biertos y los residuos orgánicos vaciándolos él solo.
preparar abonos naturales, recoger y comer los Paula también está recogiendo su plato, Alberto
alimentos y frutos, cuidar pequeños animales y observa que Paula tiene dificultades para vaciar
observar los que están en la propia naturaleza… los restos de sopa y le ayuda.
  Estas actividades guardan mucha relación   Alberto se dirige a la fuente en donde está el se-
con uno de los ejercicios de lo que María Mon- gundo plato, se sirve la cantidad que quiere y vuelve
tessori denominaba gimnasia educativa al regar a la mesa con el resto de sus compañeros, mientras
y cuidar las plantas, al dar de comer a los animales éstos terminan la sopa. Antes de finalizar el segun-
se ejecutan varios movimientos coordinados como do plato, el educador observa como María, una de
inclinarse, levantarse, ir y venir transportando las niñas de su mesa, tiene sueño, puesto que frota
objetos. (Montessori, 2003, p. 181) continuamente los ojos, no come, incluso apoya su
cabeza contra la mesa. Ante esta situación, el edu-
El momento del comedor, una situación cador le pregunta a María si tiene sueño, ofrecién-
cotidiana. dole la posibilidad de ir a dormir la siesta, a lo que
En el día a día de la escuela infantil hay muchos María responde que sí. El educador la acompaña y
momentos en los que se pueden visualizar to- la lleva a dormir. A medida que van acabando de
das las ideas recogidas en los puntos anterio- comer el postre, van a su aula con otro educador a
res. Redactamos a continuación un ejemplo lavar las manos y los dientes en el baño. Este tipo
práctico de una situación que sucede de forma de acciones las llevan a cabo solos con el apoyo de su
cotidiana en el momento del comedor de cual- educador, que les presta ayuda si es necesario.
quiera de las escuelas infantiles de nuestra Red.
Enseñar a un niño a comer, a lavarse, a vestirse,
La sala destinada para comer está situada conti- es un trabajo mucho más largo, difícil y paciente
gua a la cocina. Las mesas permiten que los niños que darle de comer, lavarlo y vestirlo. (Montessori,
se distribuyan en grupos, 6 como máximo. Las sil- 2003, p. 154)
las facilitan que los niños tengan como apoyo sus   A continuación, partiendo de este ejemplo
pies en el suelo. práctico, extraemos las siguientes ideas que
  Cuando entran en el comedor con su educador guardan relación con lo descrito anteriormen-
se dirigen a coger los materiales necesarios para te referente al legado de María Montessori en
comer: platos, vasos, cubiertos, el babero; una vez nuestro proyecto educativo.
que los llevan a la mesa, se sirven ellos mismos la   La primera idea tiene que ver con la con-
comida de unas fuentes previamente preparadas cepción de infancia y el valor de la autonomía.

238 MoMo 4 • Dicembre 2015


  En este ejemplo, se puede ver que creemos pedagogía y fundamentan, en cierta medida,
en las potencialidades del niño, ya que se per- nuestro proyecto educativo.
mite que participe a la hora de poner la mesa,   • Una concepción de infancia entendida a
que coja los utensilios que necesita para comer partir de las potencialidades de los niños como
y que éstos estén a su alcance, así como que verdaderos protagonistas de su aprendizaje.
tenga la libertad para elegir la cantidad de co-   • Una de las conquistas principales que el
mida que quiere. Estas acciones implican una niño debe alcanzar es la autonomía.
satisfacción personal que fortalecen y alimen-   • Un educador que observa de forma silencio-
tan su autoestima. Al vivenciar realmente este sa las necesidades e intereses del niño, siendo
momento, el niño se siente capaz, se libera de una guía del aprendizaje que respeta su propio
la dependencia del adulto, ejercita su libertad tiempo y ritmo.
y autonomía. La experimentación que realiza   • El ambiente es un espacio relacional de se-
al ejecutar las distintas acciones le permiten guridad, respeto y calma afectiva.
desarrollar aprendizajes muy importantes: co-   • Los materiales ayudan al niño a crear, ima-
nocimiento de sí mismo, capacidades básicas, ginar, analizar, comparar… es decir, son una
habilidades culturales y sociales (Alberto ayuda fuente de estímulos que fomentan: la experi-
a Paula a vaciar el plato). mentación, la manipulación, la emoción…
  La segunda idea hace referencia al papel del   • Las actividades cotidianas son uno de los
educador como guía y acompañante en el pro- momentos compartidos más ricos por su gran
ceso de enseñanza-aprendizaje, que observa significatividad afectiva, ya que están presentes
y escucha lo que el niño necesita en cada mo- en todos los ámbitos de desarrollo del niño.
mento, dándole tiempo para expresarse, no   En definitiva, apostamos por un marco edu-
anticipándose a decidir o hacer por él lo que cativo por y para el niño que ayude en la con-
pueda hacer sólo, respetando sus decisiones y strucción de su identidad personal, social y
sus ritmos. Además, las educadoras preparan cultural. Por lo tanto, nos parece esencial que
y cuidan el ambiente que facilita y motiva las la escuela sea un espacio abierto en el que se
distintas acciones, envolviéndolo todo en un lleva a cabo un aprendizaje bidireccional y com-
clima cálido y afectuoso. partido con las familias, donde toda la comuni-
  La tercera y última idea tiene que ver con la dad acompaña al niño en su desarrollo afectivo,
educación de los sentidos y materiales. Al pro- físico y social, en un contexto saludable, de bie-
porcionar materiales adaptados y accesibles, se nestar y de seguridad, respetando la individua-
facilita que el niño pueda realizar las acciones lidad y la diversidad. Como diría María Montes-
por sí mismo, con precisión y sin demasiadas sori (1986, p.14) el objeto de la educación debe ser
dificultades, no siendo necesaria la ayuda del el desarrollo de las potencialidades humanas.
adulto. Por ejemplo, el cucharón de servir la
sopa es ligero, las jarras de servir el agua son Referências bibliográficas
transparentes y pequeñas… Con la manipula- Blanch D. y March L. (2013). El trabajo de la au-
ción y experimentación se favorece el desarrol- tonomía de 3 a 6 años. Aula de infantil
lo psicomotor del niño y se estimulan los sen- Merino, Mª. (2008). La importancia de María
tidos: olores, sabores, texturas, temperaturas… Montessori en la pedagogía actual. Revista digital
enfoques educativos
Conclusiones Montessori, Mª. (1986). La mente absorbente del
El proyecto educativo marco de la Red de niño. México: Editorial Diana S.A.
Escuelas Infantiles de Galicia constituye un do- Montessori, Mª. (1994). Formación del Hombre.
cumento vivo y en continua construcción que México: Diana
parte de una base teórica contrastada y del tra- Montessori, Mª. (2003). El método de la peda-
bajo diario a través de las experiencias prácticas gogía científica. Aplicado a la educación de la in-
llevadas a cabo en las escuelas infantiles. Este fancia. Madrid: Biblioteca nueva
documento pretende hacer visible el legado de Sanchidrián, C. y Berrio, J. (2010). Historia y
María Montessori en dicho proyecto educativo, perspectiva actual de la educación infantil. Barce-
apoyándose en seis principios que sustentan su lona: Graó
Aproximación de una escala de observación
para la evaluación de ambientes metacognitivos
esobevam

Esther Martínez-Figueira  Profesora Contratada Doctora Interina, Universidad de Vigo


Beatriz Páramo Iglesias  Personal Docente Investigador en Formación. Universidad de Vigo
Manuela Raposo Rivas  Titular de Universidad Universidad de Vigo

Resumen ta la competencia de aprender a aprender. A


Los indicadores de la calidad en educación son, continuación se describe el instrumento, sus
a día de hoy, un tema muy recurrente. A pesar objetivos, su objeto de observación, datos en
de ello, son aspectos cuya naturaleza y origen cuanto al observador y su aplicación; para ter-
se remontan a perspectivas, teorías y postula- minar con la exposición de los elementos que
dos que ya dotaban a la Educación Infantil de configuran su primera versión. De esta mane-
una esencia propia y con fuerza. En esta comu- ra, se presentan sus dimensiones, categorías y
nicación destacamos tres que amparan el tra- subcategorías, así como su justificación teórica.
bajo que tenemos entre manos. Por un lado el El resultado nos permite cuanto menos, medi-
desarrollo de unas capacidades que permitan el tar y repensar cómo el ambiente que el docente
aprender a aprender; por otro, la observación y el alumnado disponen permite el desarrollo
como técnica de reflexión y mejora; y por úl- de capacidades metacognitivas.
timo, un ambiente de aprendizaje entendido
como elación de variables que coadyuvan. En Palabras clave
estas páginas se presenta el primer esbozo, di- Observación, ambiente, metacognición, apren-
seño y marco teórico que articula la Escala de der a aprender, Educación Infantil, escala de
Observación para la Evaluación de un Ambien- observación.
te Metacognitivo (ESOBEVAM).
  Su objetivo principal es la evaluación a través Abstract
de la observación de las posibilidades metaco- Quality indicators in education are, today, a recur-
gnitivas del ambiente de aprendizaje en las au- ring theme. However, these are issues whose natu-
las de Educación Infantil. re and origin back to perspectives, theories and po-
  Primeramente es necesario esclarecer con- stulates that already endowed the essence of Early
cisamente esos tres pilares: la metacognición, Childhood Education. In this paper we highlight
la observación y el ambiente en lo que concier- three of them that explain this work. On the one
hand, the development of capabilities that allow rollo metacognitivo del alumnado. Entende-
learning to learn; secondly, the observation as a re- mos por metacognición aquellas capacidades
flection and improvement technique; and finally, a que permiten conocer cómo aprendemos, que
learning environment understood as elation of va- ya en las primeras edades pueden comenzarse a
riables. In these pages we present the first sketch, potenciar los procesos cognitivos.
design and theoretical framework that articulates   Ante la escasez de instrumentos para anali-
Observation Scale for the Assessment of a Meta- zar cómo el ambiente de aprendizaje se orga-
cognitive Environment (ESOBEVAM). Its main niza para favorecer situaciones y capacidades
objective is the evaluation through observation of metacognitivas, nos vemos en la necesidad
metacognitive possibilities of the learning envi- de crear un instrumento que permita recoger
ronment in Early Childhood Education classrooms. por escrito actividades y procesos del aula para
First it is necessary to clarify these three pillars: clasificarlos y conocer qué tipo de estrategias
metacognition, observation and the environment metacognitivas se potencian en diferentes mo-
that assist the competence of learning to learn. mentos. El resultado es el diseño de ESOBE-
Then the instrument, its objectives, its object of VAM (Escala de Observación para la Evaluación
observation, observer and its application are de- de un Ambiente Metacognitivo), que se presen-
scribed; to end the explanation of the elements ta a continuación, con el objetivo de subrayar el
that configure this first version. Thus, dimensions, por qué de un instrumento como éste bajo los
categories and subcategories and its theoreti- presupuestos de la observación, la metacogni-
cal justification are presented. The result allows, ción y la reflexión como puntos de partida para
at least, think and rethink how the environment un proceso de enseñanza de calidad.
that teachers and students organize allows deve-   Para ello comenzaremos señalando los tres
lopment of metacognitive skills. pilares básicos que fundamentan la creación de
dicha Escala de Observación al amparo de tres
Keywords de los principios montessorianos de una Edu-
Observation, environment, metacognition, lear- cación Infantil de calidad, siguiendo el trabajo
ning to learn, kindergarten, observation scale. de Chavarría (2012): mente absorbente y perío-
dos sensibles, actitud del adulto y ambiente
La observación y el ambiente como herra- preparado.
mientas al servicio de la metacognición
Son muchos los autores, postulados y trabajos Metacognición: mente absorbente y perío-
que reivindican la importancia de la observa- dos sensibles
ción en las aulas de Educación Infantil. A pri- La metacognición se ampara actualmente en la
mera vista parece que la acción de observar se competencia clave de aprender a aprender, y se
sitúa en el alumnado. El docente es el encargado define como el conocimiento que cada sujeto
de observar y constatar el desarrollo evolutivo tiene sobre los procesos y habilidades implica-
del niño y de la niña en cuanto a las capacida- dos en cómo aprende. Quinto (2014), en su re-
des que se le asignan a esta etapa. Sin embar- visión a las consideraciones montessorianas, lo
go, también se le concede a la observación otra denomina el desarrollo de capacidades y la di-
función: ser estrategia para que el maestro y sponibilidad de unos recursos que lo permitan.
maestra reflexionen sobre su práctica docente Estudios recientes (Ortiz, Salmerón y Ro-
y sobre uno de los elementos a los que da forma dríguez, 2007; Herrera, Mesa, Ortiz, Rojas, Sei-
en el proceso de enseñanza y aprendizaje. Nos jo y Alemany, 2010) constatan que ya en estas
estamos refiriendo al ambiente, como elación primeras edades el niño y la niña son capaces
de espacios, tiempos y relaciones. de conocer esas capacidades y poner en marcha,
  Ahora bien, es importante matizar que la con la salvedad de un ambiente que lo propicie
funcionalidad del ambiente es múltiple y re- y un docente capaz de observarlos.
sponde a cuantos objetivos se le planteen.   Actualmente el interés reside en cómo ana-
  En el siguiente trabajo nos centramos en por lizar en qué medida se potencia la metacogni-
qué y cómo observar las potencialidades del ción en Educación Infantil, dada la dificultad
ambiente de aprendizaje en relación al desar- que conlleva el medir un constructo como tal.
  Rodríguez, Ortiz y Blanco (2012) presentan Ambiente – ambiente preparado
como respuesta a esa tarea la observación de Este modelo de escuela observadora pensada
las estrategias que se revierten de esos proce- conjuntamente entre investigación y práctica y
sos metacognitivos y constatan la necesidad de planificada para responder a un aprendizaje ac-
mayor número de estudios sobre ello en esta tivo, significativo y consciente requiere consi-
etapa, a pesar de su relevancia. derar el ambiente como parte fundamental del
proceso de aprendizaje, sin lugar a duda, pero
Observación – actitud del adulto también del proceso de enseñanza. García-Ruíz
No ha sido hasta hace relativamente poco tiem- (2013) señala que la creación y disposición de
po que la observación quedaba relegada a la ese ambiente supone una constante reflexión
evaluación del alumnado (Fuertes, 2011). Bajo del docente.
los nuevos planteamientos sobre innovación y   Las funcionalidades del ambiente son tantas
mejora del sistema educativo, ésta ha ido vade- y tan diversas como el imaginario docente que
ando hasta posicionarse como una estrategia cada maestro y maestra tenga en mente. Ho-
de reflexión del propio proceso de enseñanza, gaño se pretende indagar en general cómo la
de situaciones educativas y por lo tanto de la organización del ambiente influye en los apren-
práctica docente (Ávila, 2008). dizajes (Madrid, 2012) a través del análisis de
  De modo general, se puede definir siguiendo la elación de las diferentes dimensiones que lo
a Rekalde, Vizcarra y Macazaga (2014), como componen (Iglesias, 2008): dimensión física,
un método o técnica interactiva de recogida de funcional, temporal y relacional. Ese ambiente
información, de análisis y reflexión. Son mu- se adaptará a las características del niño, cui-
chas las posibilidades de esta estrategia cuyo dado como medio de cultivo (Cárdenas, 2013:81)
fin es buscar información sobre un aspecto o y facilitador de aprendizajes (Labrador, 1998).
fenómeno en concreto, intentando explicar   Entre las diferentes, y pocas, posibilidades
todo lo observable desde un marco teórico. que existen de observar la metacognición en
  Han sido, desde antiguo, muchos autores, estas primeras edades (Rodríguez, et al., 2012),
estudiosos y trabajos que recogen la relevancia nuestro objetivo es analizar a través de la obser-
de la observación por parte del docente en las vación cómo el ambiente de aprendizaje favore-
aulas de Infantil. Partiendo de los principios ce situaciones para potenciar el conocimiento
montessorianos destacamos la observación y el desarrollo de estrategias metacognitivas
como método para conocer al niño y niña (San- en el alumnado de Educación Infantil. Para ello
terini, 2013). Desde los centros de formación diseñamos ESOBEVAM, la cual explicamos a
del profesorado de esta etapa también se le da continuación.
este énfasis a la observación del agente que se
convertirá en docente. Escala de observación para la evaluación
  Quinto (2014) así lo manifestaba cuando de un ambiente metacognitivo (esobevam)
eludía que los docentes debían a aprender a Bisquerra (2008) señala que cuando no se di-
observar, y a observar más. Por ello, observar spone de ningún instrumento que obedezca a
implica mirar la realidad en la que nos encontra- la necesidad planteada, la elaboración de ese
mos, no para juzgarla, sino para intentar compren- medio pasa a ser una de las primeras fases de
derla tan profundamente como sea posible y sacara la investigación.
conclusiones positivas. (Agència per a la Qualitat
del Sistema Universitari de Catalunya, 2009:76) Punto de partida
  La trascendencia de la observación ha per- ESOBEVAM es un instrumento que forma par-
mitido que se detenga paulatinamente la esca- te de una investigación más amplia (Páramo,
sa transferencia que existía entre la práctica Raposo y Martínez, 2013) cuyo objetivo es ana-
docente y la investigación educativa (Miralles, lizar en profundidad el aprender a aprender en
Maquilón, Hernández y García, 2012), y que nos el aula de Educación Infantil para la creación y
preguntemos qué es necesario observar. puesta en marcha de un proyecto metacogniti-
vo. Una primera fase del estudio era el análisis
del ambiente de aprendizaje del aula y sus posi-

242 MoMo 4 • Dicembre 2015


bilidades como potenciador de situaciones que   •• Constatar la existencia, uso y responsabili-
favoreciesen el desarrollo de capacidades meta- dad de espacios, zonas y puntos del aula en los
cognitivas en el alumnado. que se potencian momentos metacognitivos de
seguimiento.
Método   •• Constatar la existencia, uso y responsabili-
En el marco de una investigación cualitativa de- dad de espacios, zonas y puntos del aula en los
sarrollada a través de un estudio de caso se con- que se potencian momentos metacognitivos de
struye el instrumento de investigación ESOBE- evaluación.
VAM, Escala de Observación para la Evaluación   •• Indagar sobre la tipología de estrategias
de un Ambiente Metacognitivo, para poder metacognitivas que se favorecen a través de di-
observar sistemáticamente cómo el ambiente ferentes actividades.
de aprendizaje potencia situaciones metaco-   • Constatar la existencia, frecuencia y re-
gnitivas sponsabilidad del desarrollo de actividades y
  Lo que se recoge en los siguientes aparta- momentos que potencien estrategias de sensi-
dos es la descripción general, los objetivos, el bilización, planificación, atención, adquisición,
objeto de observación, datos sobre su aplica- personalización, recuperación, transferencia y
ción (observador, sesiones y condiciones) y evaluación.
elementos que configuran la primera versión   •• Verificar la existencia, frecuencia y respon-
de la escala de observación. Del mismo modo, sabilidad de tiempos para el conocimiento de
a medida que se estructura el cuestionario se variables del sujeto, del contexto y de la acti-
justifica desde la literatura las dimensiones vidad.
adoptadas.   • Conocer el nivel de control del docente y del
alumnado en momentos metacognitivos.
1. Descripción   • Constatar la existencia de control docente, del
Siguiendo la taxonomía de Fuertes (2011), alumnado o mixto en momentos de planificación.
estaríamos ante una escala de observación de   • Constatar la existencia de control docente, del
apreciación numérica con las siguientes ca- alumnado o mixto en momentos de seguimiento.
racterísticas:   • Constatar la existencia de control docente, del
  • Directa puesto que su aplicación se realiza alumnado o mixto en momentos de evaluación.
en momentos concretos, recogiendo informa-
ción in situ. 3. Objeto de evaluación
  • Estructurada: tanto su construcción como El objeto de observación son los ambientes de
su aplicación es sistemática y organizada pre- aprendizaje de aulas del segundo ciclo de Edu-
viamente. cación Infantil, entre los 3 y 6 años de edad. Es
  • De campo: porque se lleva a cabo en el pro- importante señalar que pueden ser ambientes
pio contexto articulados tanto desde la práctica docente
  • Individual: planteada para ser aplicada por como en colaboración con el alumnado, dada
un único observador. la trascendencia de que los niños y niñas sean
partícipes en la organización de sus aprendiza-
2. Objetivos jes (Chavarría, 2012).
El objetivo principal de este instrumento es
analizar cómo el ambiente de aprendizaje favo- 4. Aplicación
rece el desarrollo de estrategias metacognitivas Su aplicación es directa, de campo, sistemáti-
en el alumnado de Educación Infantil. Los obje- ca, organizada e individual. El observador será
tivos específicos son: una única persona que previamente haya reci-
  • Conocer las posibilidades metacognitivas bido instrucciones sobre el instrumento y su
que propicia la utilización del espacio. referente y explicación teórica. En un primer
  •• Constatar la existencia, uso y responsabili- momento está pensado para que el observador
dad de espacios, zonas y puntos del aula en los sea una persona diferente del docente del aula,
que se potencian momentos metacognitivos de aunque sí es cierto que el maestro o maestra
planificación. puede ser observador también de su propia
práctica, lo que Postic y De Ketele (2000) deno- Se divide en:
minan reflexión hablada. Motivación ¿Motiva al alumnado? ¿Dirige la
  Lo ideal es su aplicación en 10 sesiones con- actividad hacia un fin? ¿Aporta un valor intrín-
tinuas a lo largo de la jornada escolar dentro seco? ¿Permite la participación activa y toma de
de un mismo trimestre y secuencia didáctica, decisiones? ¿Dispone de feedback inmediato?
favoreciendo unas condiciones de continuidad ¿Potencia la curiosidad y fantasía? ¿Crea con-
en las observaciones. La escala se compone de flicto? ¿Concede autoinstrucciones y refuerzo?
cuatro dimensiones, que a su vez se descompo-
ne en una serie de categorías y subcategorías Actitud: ¿Fomenta actitudes positivas? ¿Permi-
organizadas en una tabla de manera que cada te formación y el modelado? ¿Da la oportuni-
una de ellas observadas se describirá en una co- dad de discusión en grupo?
lumna, se indicará en la siguiente su frecuencia
(nada, poco, mucho y siempre), y finalmente en Emoción ¿Tiene en cuenta la variable afectiva?
el último apartado se señalará el sujeto que la ¿Mejora el autoconcepto del alumno/a? ¿Desar-
lleva a cabo (docente o alumnado). rolla responsabilidades y toma de decisiones?
¿Promociona la generación de ideas? ¿Utiliza la
5. Descripción y delimitación de los elementos autoevaluación?
de la escala
La estructura de la escala de observación queda Planificación Actividades o momentos que per-
conformada por los siguientes indicadores to- miten planificar jornada, secuencias, tareas,
madas de los estudios de Beltrán (1996), Mayor, comportamientos, etc.
Suengas y González (1995) e Iglesias (2008).
Atención Actividades que potencien la puesta
a) Dimensión física, que permita recoger in- en marcha de la atención y del procesamiento
formación en cuanto a: de la información. La conforman las siguientes
  • la existencia o no de espacios, zonas y pun- subcategorías:
tos (categorías) para favorecer situaciones me-   • Global/comprensión: Capacidad para diri-
tacognitivas. girse a la totalidad de estímulos, síntesis.
  • La cantidad de uso de los espacios, zonas y   • Selectiva: Capacidad para discriminar, reco-
puntos para favorecer los tres momentos meta- nocer y procesar estímulos.
cognitivos clave (subcategorías): planificación,   • Sostenida: capacidad de mantener la con-
seguimiento y evaluación. centración.
  • La responsabilidad de dicha existencia y   • Meta-atención: ¿Se le enseña al alumnado
uso (por parte del docente o del alumnado). los factores que intervienen en la atención, a
controlarlos y estrategias para ello?
b) Dimensión funcional, que responde a.
  • La existencia de diferentes actividades y Adquisición Actividades o momentos que se
momentos metacognitivos en el aula que favo- encuadran en el proceso de procesar informa-
rezcan una lista de estrategias metacognitivas. ción. En ella encontramos:
  • La frecuencia de esas diferentes actividades   • Comprensión: ¿Favorece la comprensión?
y momentos metacognitivos para cada estrate- ¿Hay tiempo para formular preguntas? ¿Ponen
gia metacognitiva. en juego técnicas de selección y organización?
  • La responsabilidad de dicha actividad y mo-   • Retención: ¿Se potencian estrategias de
mentos (por parte del docente o del alumnado). retención, tales como repetición, agrupación,
Dichas estrategias (categorías), con sus corre- enumeración, organización visual, pregun-
spondientes indicadores (subcategorías) son: tas, clarificaciones, ¿Se llevan a cabo tareas de
  • Sensibilización: Actividades o momentos análisis y síntesis?
centrados en el contexto mental y afectivo del   • Transformación: ¿Se potencia la transfor-
alumnado previo a cualquier tarea/momento. mación y aplicación de ese conocimiento a
otras actividades o situaciones? ¿Categorizan,
comparan, clasifican y predicen?

244 MoMo 4 • Dicembre 2015


Personalización Momentos y actividades que   •• Motivación: Tiempo dedicado a motivar.
potencien que aprendizaje se asuma de forma   • Conocimiento de variables de contexto/en-
personalizada, crítica y creativa, desde la re- torno:
sponsabilidad. Las estrategias que de ello se   •• Ambiente/situación: Tiempo para detec-
revierten son: tar necesidades y requerimientos del ambiente
  • Creatividad: ¿Permite identificar o relacio- para cada tarea.
nar los valores personales de los conocimien-   •• Material: Tiempo para explicitar o cuestio-
tos? ¿Potencia la reflexión individual? ¿Permite narse sobre material necesario.
brainstorming o Role-playing? ¿Permite una   •• Diálogo: Tiempo destinado al diálogo con
evaluación individualizada? docente y entre alumnado.
  • Pensamiento crítico: ¿Desarrolla el pensa-   •• Trabajo en grupo: Tiempo destinado a la
miento crítico? ¿Busca razones y alternativas? resolución de tareas en grupo.
¿Analiza y solicita claridad? ¿Mantiene una   •• Resolución de conflictos: Tiempo destina-
mente abierta? ¿Se planta ante la impulsivi- do a la resolución de problemas.
dad? ¿Centra el problema? ¿Sintetiza y deduce?   • Conocimiento de variables de actividad:
¿Hace y contesta preguntas? ¿Toma decisión   •• Tarea: Tiempo para explicar y conocer los
alguna? ¿Permite la interacción con los iguales? pasos y requerimientos de una tarea.
¿Cede espacio para la evaluación?   •• Tipo de estrategia requerida: Tiempo para
  • Autorregulación: ¿Utiliza técnicas de autor- explicar técnicas o habilidades necesarias para
regulación? ¿Posibilita planificar y secuenciar? resolver un problema/tarea.
¿Comprueba y evalúa el progreso y no sólo el
producto? d) Dimensión relacional, en la que se consta-
ta el tipo de relaciones personales y control por
Recuperación Momentos en los que se recupera parte del profesorado, del alumnado o entre
información dada anteriormente, se recuerda, ambos (categorías) que se suceden en momen-
se “vuelve atrás”. tos de planificación, seguimiento y evaluación
(subcategorías).
Transferencia Situaciones en las que se expo-   En síntesis, las categorías y subcategorías de
nen los usos de diferentes conocimientos/in- cada dimensión en el análisis del ambiente que-
formaciones, etc. dan reflejadas en la tabla 1. (>)

Evaluación Momentos destinados a analizar los Tabla 1. (>) Dimensiones, categorías y subcate-
resultados tanto de procesos como de resultados. gorías de ESOBEVAM. Elaboración propia.

c) Dimensión temporal, en la que se recoge: Para finalizar


  • La existencia de tiempo dedicado al cono- El proceso de validación del instrumento se lle-
cimiento de variables a tener en cuenta en un va actualmente a cabo a través de las siguientes
proceso metacognitivo: variables del sujeto/cli- técnicas. Por un lado, un estudio piloto que re-
ma interior, de variables de contexto/entorno y portará datos interesantes sobre su aplicación y
variables de actividad (categoría). la metacognición en Educación Infantil. Y por
  • La estimación de tiempo dedicado a cada otro, la técnica Delphi, recogiendo comentarios
categoría con sus subcategorías correspondien- y observaciones de expertos del ámbito univer-
tes. Las subcategorías donde se podrían agru- sitario de la Psicología y de la Didáctica, y de
par las observaciones serían: expertos del ámbito docente de la etapa de Edu-
  • Conocimiento de variables de sujeto/clima cación Infantil y la Orientación. Dichas técnicas
interior: permitirán mejoras de la escala en cuanto a su
  •• Conocimientos previos: Tiempo destinado comprensión, aplicación y adecuación. De esta
a pensar/preguntar sobre información que de manera volvemos de nuevo al proceso cíclico en-
antemano ya conocen. tre práctica docente e investigación educativa.
  •• Habilidades: Tiempo para conocer las habi-   Con ello queremos constatar si ESOBEVAM
lidades de cada alumnado. reúne las características técnicas exigidas para
Dimensión Categoría Subcategoría ser considerada una herramienta válida y fiable
Física Espacios Planificación para observar, analizar y mejorar los ambientes
Seguimiento de aprendizaje para una enseñanza y aprendi-
Evaluación zaje metacognitivo. De ser así, el instrumento
Zonas Planificación propuesto constituiría una aportación relevan-
Seguimiento
te, tanto desde el punto de vista teórico, por la
aproximación en la elaboración (basada en las
Evaluación
mencionadas dimensiones, categorías y sub-
Puntos Planificación
categorías) y por el nivel educativo al que va
Seguimiento
dirigido (Educación Infantil), así como por sus
Evaluación características técnicas relativas a su fiabilidad
Funcion Sensibilización Motivación y validez. Esto contribuiría al campo científico
al
Actitud del estudio, del impacto del ambiente de apren-
Emoción dizaje en la metacognición del alumnado ya en
Planificación estas primeras edades.
Atención Global/Comprensión   Este primer esbozo ha permitido poner de
Selectiva
relieve dos cuestiones. La primera es la escasez
de instrumentos para el fin que se persigue a
Sostenida
pesar de la profusa literatura. Y la segunda, la
Meta-atención
necesidad de su construcción desde ese marco
Adquisición Comprensión
teórico existente, pasando por su reflexión, de-
Retención bate y validación.
Transformación   Al mismo tiempo el instrumento diseñado
Personalización Creatividad permite poner en valor los principios mon-
Pensamiento crítico tessorianos de metacognición, observación
autorregulación y ambiente, en cuanto a intervinientes en los
Recuperación --- procesos de enseñanza y aprendizaje y conjuga
Transferencia ---
aquellas categorías y variables que coadyuvan
Evaluación ---
al desarrollo de una Educación Infantil de ca-
lidad.
Tempora Conocimiento de Conocimientos previos
l variables del
sujeto/clima Habilidades
interior
Motivación
Conocimiento de Ambiente/situación
variables de
contexto/entorno Material
Diálogo

Trabajo en grupo
Resolución de conflictos
Conocimiento de Tarea
variables de
actividad Tipo de estrategia requerida

Relacion Control docente Planificación


al
Seguimiento
Evaluación

Control alumnado Planificación


Seguimiento
Evaluación
Control mixto Planificación
Seguimiento
Evaluación

246 MoMo 4 • Dicembre 2015


Referências bibliográficas Madrid, D. (2012). Organización del espacio en el
Agència per a la Qualitat del Sistema Universi- aula infantil. Barcelona: Octaedro
tari de Catalunya (2009). Guía para la evaluación Mayor, J., Suengas, A., & González, J. (1995).
de competencias en el prácticum de los estudios de Estrategias metacognitivas. Aprender a aprender
maestro/a. Recuperado el 14 de Enero de 2015, y aprender a pensar. Madrid: Síntesis.
de www.aqu.cat/doc/doc_84811405_1.pdf Miralles, P., Maquilón, J. J., Hernández, F., &
Ávila, R. (2008). La observación, una palabra García, A. (2012). Dificultades de las prácticas do-
para desbaratar y re-significar. Hacia una epi- centes de innovación educativa y sugerencias para
stemología de la observación. Revista Científica su desarrollo. REIFOP, 15 (1), 19-26.
Guillermo de Ockham, 6 (1), 15-26 Ortiz, L., Salmerón, H., & Rodríguez, S. (2007).
Beltrán, J. (1996). Procesos, estrategias y técnicas La enseñanza de estrategias de aprendizaje en edu-
de aprendizaje. Madrid: Síntesis cación infantil. Profesorado: Revista de currículum
Bisquerra, R. (2008). Metodología cualitativa. y formación del profesorado, 11 (2), 1-22
Chihuaha: Centro de investigación y docencia Páramo, M.B., Raposo, M., & Martínez, M.E.
Cárdenas, F. A. (2013). Elementos comunes y pun- (2013). Una educación infantil inclusiva y metaco-
tos de reflexión desde Montessori y Dewey. Revi- gnitiva puesta en interrogantes: diseño de una inve-
sta Episteme, 5, 81-91 stigación basada en organizadores hipertextuales.
Chavarría, M. C. (2012). ¿Está Montessori obso- En B. D. Silva, L.S. Almeida, A. Barca, M. Peral-
leta hoy?: A la búsqueda del Montessori posible. bo, A. Franco y R. Monghino, Atas do Congresso
Revista Rupturas, 2 (1), 58-117 Internacional Galego Portugués de Psicopeda-
Fuertes, M. T. (2011). La observación de las prác- gogía. Braga: CIE-d. 6852-6863
ticas educativas como elemento de evaluación y de Postic, M., & De Ketele, J. M. (2000). Observar
mejora de la calidad en la formación inicial y con- las situaciones educativas. Madrid: Narcea
tinua del profesorado. Revista de Docencia Uni- Rekalde, I., Vizcarra, M.T., & Macazaga, A.M.
versitaria, 9 (3), 237 – 258 (2014). La observación como estrategia de investi-
García-Ruiz, R. (2013). Enseñar y aprender en gación para construir contextos de aprendizaje y
Educación Infantil a través de proyectos. Santan- fomentar procesos participativos. Educación XX1,
der: Ediciones Universidad de Cantabria 17 (1), 201-220
Herrera, L., Mesa, M. C., Ortiz, M. M., Rojas, Rodríguez, S., Ortiz, L., & Blanco, M.W. (2012).
G., Seijo, D., & Alemany, I. (2010). Una aproxi- Percepciones del profesorado de Educación Infantil
mación al desarrollo evolutivo infantil: Nivel de sobre sus propuestas de enseñanza en aprendizaje
conocimiento y demanda de información sobre el autorregulado. Profesorado: Revista de currícu-
mismo. Revista De Educación, 352, 219-244 lum y formación del profesorado, 16 (1), 143.164
Iglesias, M.L. (2008). Observación y evaluación Quinto, B. (2014). ¿Por qué las enseñanzas de
del ambiente de aprendizaje en Educación Infantil: maría Montessori permanecen aún actuales?
dimensiones y variables. Revista Iberoamericana Algunas razones. Revista Latinoamericana de
de Educación, 47, 49-70 Educación Infantil, (3), 13-25
Labrador, C. (1998). María Montessori y la Edu- Santerini, M. (2013). María Montessori. Padres y
cación Infantil. Padres y Madres, 238, 35-39 Maestros, 349, 1-4
El cambio está en el profesorado
Isabel Ortigueira España, Araceli Silvariño Espasandín  Estudiantes de Ciencias de la
Educación, Universidad de Santiago de Compostela

Resumen   • Importante saber elegir los materiales y


Consideramos importante llevar a cabo una preparar el ambiente.
reforma en el sistema educativo actual en to-   Todo lo recogido anteriormente apenas está
dos los elementos que lo conforman. Nosotras, presente en lo observado en nuestras prácticas.
como futuras maestras de educación infantil,   Por ello, creemos oportuno un cambio en la
nos vemos ‘obligadas’ a centrarnos en el papel docencia de los profesores y, por consiguiente,
del profesor. en el sistema educativo. Dicha reforma supon-
  Somos conscientes de que es un método dría un punto de inflexión en la educación pue-
referente para la Educación y que debe estar sto que supone un cambio de mentalidad abso-
presente en las aulas. Esto no implica que no luto que abarca a toda la comunidad educativa.
podamos cuestionar ciertos aspectos de él pue-   Como estudiantes, demandamos una mayor
sto que las sociedades cambian. Sin embargo, formación en este método. Pese a que sí está
la manera en la que Montessori enfocaba el presente en algunas de nuestras asignaturas
papel del maestro, sigue estando actualizado e a nivel teórico son pocas las ejemplificaciones
incluso por delante de las prácticas de muchos prácticas de ello. Este puede que sea uno de los
docentes. A continuación nos gustaría resaltar principales problemas que impide el traspaso
algunos de los puntos fundamentales que de- de lo aprendido a nuestras aulas, pues no hay
ben caracterizar la intervención del profesor una conexión entre la teoría y la práctica.
según María Montessori:   Concluiremos diciendo que para poder reali-
  • El maestro como guía del aprendizaje. zar este cambio en la forma en que se está edu-
  • Importancia de la observación. Observar al cando a los alumnos es necesario cambiar pri-
niño en un estado activo y de libertad. Enseñar mero la forma en que se enseña a los docentes.
poco y observar mucho. María Montessori dijo una vez: Estimular la
  • Renunciar a la intervención, aprendizaje vida, dejándola libre de desenvolverse: he aquí la
por descubrimiento. misión del educador.
Palabras clave etc. Aunque es un trabajo indirecto y muy po-
María Montessori, método educativo, maestra cas veces considerado como factor importante,
montessoriana, educación, universidad, inve- a través del ambiente la maestra habrá ganado
stigación. terreno en el aprendizaje de los niños. (Mon-
tessori, 1986)
Introducción   La tarea principal es mostrar el camino de
Somos dos alumnas de la Universidad de San- cada niño, proporcionando los medios y elimi-
tiago de Compostela, del Grado de Educación nado los posibles obstáculos que pueden frenar
Infantil. En este texto expondremos una breve o empobrecer el buen aprendizaje. Montesso-
investigación y reflexión sobre el método Mon- ri advierte de que la propia educadora puede
tessori en nuestro entorno más cercano. Más ser uno de los obstáculos a consecuencia de la
concretamente nos centraremos en el papel del inadecuada intervención. Si se actúa sobre el
docente, tanto en el ámbito universitario como infante destrozaremos su personalidad, su con-
en el de educación infantil. fianza e interrumpiremos en su ciclo de activi-
  Consideramos que el profesor es una pieza dad, impidiendo así su plena expansión (Mon-
clave dentro del sistema educativo, por lo que tessori, 1986). A pesar de ello, la intervención
su formación es fundamental para que pueda de la maestra en el momento adecuado permi-
desarrollar su papel con corrección en las aulas. tirá conducir al niño a su propia independencia.
Queremos comprobar de cierta forma si esta La libertad y la libre elección son factores re-
está siendo adecuada y cómo repercute poste- levantes a tener en cuenta en un aula montes-
riormente a la hora de impartir una clase en soriana. Los niños aprenden por ellos mismos,
Educación Infantil. experimentando y descubrimiento gracias a
  Las encuestas también han sido hechas a pa- los diversos materiales que ellos pueden elegir.
dres con el objetivo de saber qué opinan sobre Esto no implica que la profesora tenga un pa-
la forma en que están siendo educados sus hijos pel pasivo (Pla Molins, Cano García y Lorenzo
y qué grado de implicación tienen dentro de las Ramírez, 2001), ya que es necesaria para mo-
aulas. tivar y alimentar el espíritu crítico. Asimismo,
  Con todo ello pretendemos verificar nuestra deberá realizar un seguimiento exhaustivo de
hipótesis de que la formación del profesor so- cada infante, individualizando así la educación.
bre el método Montessori es escasa y que esto La docencia debe satisfacer las tres necesidades
repercute posteriormente en su aplicación en fundamentales básicas: afecto, seguridad y ac-
las aulas. tividad. El principal objetivo de la maestra ha
de ser el de enseñar a sus alumnos a ser perso-
La Maestra Montessoriana nas autónomas.
Los principios básicos de la metodología Mon-   En la primera infancia, Montessori afirma que
tessori son: la mente absorbente de los niños, es muy importante que los docentes colaboren
los periodos sensibles, el ambiente preparado con los padres y madres de los niños. Esta cola-
y el rol del adulto. Los cuatro están interrela- boración y relación es necesaria principalmente
cionados y son muy necesarios para una buena en el periodo de adaptación, es decir, cuando el
práctica educativa. infante llega por primera vez a la escuela. La se-
  María Montessori entendía que el primer guridad y la confianza han de ser aspectos funda-
paso para una educadora es la auto-preparación mentales para el desarrollo del niño. Asimismo,
(Montessori, 1986), es decir: la buena formación, es fundamental para el éxito del programa que los
el interés y la voluntad por intentar ser mejor. No padres estén inicialmente en la filosofía educativa
sólo hay que centrarse en los contenidos concep- Montessori. (Morrison, 2004, p. 214)
tuales, sino también en los procedimentales, en las   Los principios de toda maestra montessoria-
emociones, sentimientos, formas de actuar y de ex- na son: el niño como centro del aprendizaje, ani-
presarse… (Montessori, 1986) marlo a aprender, la observación, la preparación
  Además debe tener una imaginación viva, adecuada del ambiente, el respeto a cada uno de los
fundamental para la organización del ambien- niños y la introducción de los materiales de apren-
te, la preparación de las diferentes actividades, dizaje. (Morrison, 2004)
Investigación como principal medio de aprendizaje?
Tomando como referencia lo dicho anterior-   4. ¿Está el aula dividida en áreas?
mente, quisimos analizar en qué medida se   5. ¿Están los materiales adecuados al tamaño
aplica la metodología Montessori en nuestras del niño/a?
aulas de infantil y si a nosotros, como futuros   6. ¿Cree que el profesor/a le otorga suficiente li-
maestros, se nos están facilitando los conoci- bertad al niño/a?
mientos suficientes para poder poner en prácti-   7. ¿Su hijo/a tiene libertad para escoger qué ac-
ca estos principios. tividad quiere realizar según sus intereses?
  Para llevar a cabo esta investigación sobre la   8. Bajo su punto de vista, ¿la forma en que está
presencia de Montessori en nuestro entorno siendo educado su hijo/a es muy similar a la forma
recurrimos a la encuesta. En concreto, se han en que usted ha sido educado/a?
combinado preguntas de respuesta sí/no con   A continuación analizaremos todas las en-
otras en las que se da al encuestado la oportu- cuestas de una forma crítica y objetiva. Son de
nidad de proporcionar una explicación. carácter anónimo, puesto que nuestro propósi-
to no es hacer una crítica personal sino una va-
Situación del Método Actualmente en las loración global de la situación actual.
Escuelas Gallegas   Las maestras en las aulas. Hemos encuestado
Los actuales maestros son un factor trascen- a un total de seis maestras de educación infan-
dental en esta investigación puesto que nos til de diversos centros escolares de Galicia. Se
muestran, a través de las encuestas, cómo tra- puede ver un ejemplo en el anexo (encuesta 1).
bajan en el aula y si el método de Montessori La mayor parte de las profesoras han elegido
sigue estando presente. a María Montessori y a Freinet como peda-
  La encuesta dirigida a estos consta de las si- gogos referentes en la educación infantil. Los
guientes diez preguntas: restantes casos han mencionado a Paulo Freire
  1. Nombre un pedagogo/a referente para usted en o Piaget. La presencia de María Montessori es
la educación infantil. importante puesto que supone que su metodo-
  2. ¿Sabe quién es María Montessori? logía está siendo considerada en su proyecto
  3. ¿Qué aspectos positivos resaltaría de su teoría? educativo. De hecho, muchas de las maestras
  4. ¿Qué aspectos negativos resaltaría de su te- afirmaron aplicar algunos principios montes-
oría? sorianos en sus clases, como se puede leer a
  5. ¿Está presente su modelo educativo en su aula? continuación:
En caso de ser afirmativo, explíquelo brevemente.   > Dar al niño libertad de movimiento, de expre-
  6. ¿Cree que sigue siendo actual o por el contra- sión y de experimentación.
rio se ha quedado obsoleto?   > Para Montessori los niños mayores ayudaban
  7. ¿Ha recibido información suficiente sobre este a los pequeños haciendo de segundos maestros, en
método para poder ponerlo en práctica? mi aula (aunque todos tienen la misma edad) in-
  8. ¿El aula está dividida en rincones? tento que aquellos que destacan en ciertos aspectos
  9. Indique cuántos rincones hay en el aula y impulsen a los otros.
cuáles son.   >Un poco sí, puesto que mi aula está dividida en
  10. En el caso en el que la pregunta 8 fuera negati- rincones, les dejo libertad para la elección de activi-
va, ¿por qué no divide el aula en rincones? dades y cuidamos un huerto en el patio del colegio.
  A pesar de ello, aunque todos los educado-
Las familias representan otro factor muy im- res conocían a Montessori, ninguno de ellos
portante e influyente en el aprendizaje de los afirmó estar bien informado para poder llevar a
niños. Por ello también nos hemos dirigido a la práctica su método en su totalidad.
un grupo de ellas con las preguntas que se mue-   Al ser preguntados por los aspectos positivos
stran a continuación: del método, la mayor parte de los docentes se
  1. ¿Conoce a algún pedagogo/a? En caso de ser refieren a la importancia del niño como eje cen-
afirmativo, ¿cuál? tral y a la adaptación del mobiliario y los mate-
  2. ¿Sabe quién es María Montessori? riales educativos a este, como se observa en las
  3. ¿Su hijo/a utiliza fichas y libros en las aulas siguientes respuestas:

250 MoMo 4 • Dicembre 2015


  > Niño como verdadero protagonista, adapta-   Asimismo es importante destacar que actual-
ción del mobiliario y materiales. mente han incrementado los cursos y charlas
  > Respetar el desarrollo individual de cada niño. sobre educación dedicados a las familias.
  > El niño debe experimentar para adquirir nue-   En relación a lo anterior, tenemos la siguien-
vos conocimientos, el maestro debe dejar que se te pregunta en la que sólo dos sabían quién era
equivoque y que encuentre la solución a los proble- María Montessori. Esto es relevante aunque
mas. nos preocupa mucho más la primera cuestión,
  En lo relativo a los aspectos negativos de la puesto que es más global y los padres no tienen
teoría montessoriana, muchos de los encuesta- que ser especialistas en educación. Aun así, se-
dos no ofrecieron una respuesta, aunque hubo guro que ellos en su infancia utilizaron los ma-
excepciones: teriales de Montessori, cultivaron un huerto o
  > Me parece que su método es excesivamente cuidaron a algún animal.
estricto y cerrado a otras aportaciones y teorías. Se   La utilización de fichas y libros como material
limitan a su práctica y no innovan. de aprendizaje para los alumnos de infantil es
  > Creo que es demasiado individualista, no he un debate muy actual. Ha sido muy criticado y
leído nada de ella que se refiera al trabajo grupal o en numerosos centros educativos se han susti-
a la socialización entre iguales. tuido por los proyectos de aula. Nosotras, que
  Respecto a la preparación del ambiente, de hemos sido educadas con las fichas, estamos en
gran relevancia en el método Montessori, la contra de esta metodología tradicional puesto
importancia de la organización en rincones se que no fomentan la libertad, la autonomía y el
hace patente en la investigación a través de las aprendizaje por descubrimiento, aspectos que
respuestas de la mayoría de las encuestadas, fundamentan el pensamiento de Montessori.
que afirman utilizar estos espacios. Este tipo   Gracias a la encuesta, hemos podido analizar
de organización fomenta la colaboración y coo- que tres de las siete familias afirman que sus
peración, el descubrimiento y la investigación, hijos utilizan fichas o libros como principal ma-
fortalece los vínculos sociales, contribuye a la terial de aprendizaje.
solución de problemas, desarrolla y refuerza la   En los siete casos, el aula sí está dividida en
motricidad fina, alimenta la imaginación y la áreas y los materiales están adecuados al ta-
creatividad, etc. De las maestras, sólo una afir- maño y edad de los niños y niñas. Seguramente
maba no utilizar estas áreas, aunque hace re- algunos centros cuentan con más áreas en sus
ferencia a la existencia de una biblioteca, una clases, pero lo importante es que no se concibe
zona de nuevas tecnologías y el lugar de trabajo un aula de infantil con sólo mesas y sillas, sino
escolar. que tienen diferentes rincones (de lectura, de
juego simbólico, de construcción, entre otros).
Las familias   La libertad que el profesor da a los niños y
Hemos encuestado a un total de siete familias niñas es suficiente y también la que les otorga
de distintos centros escolares y de diferentes para escoger la actividad que quieren realizar
formas de financiación. Un ejemplo de ello se según sus intereses. Ambas preguntas fueron
puede consultar en el anexo (encuesta 2). afirmativas en todas las encuestas. Esto nos
  La primera cuestión, donde se les preguntaba resultó muy gratificante puesto que nos indica
si conocían a algún pedagogo o pedagoga, cin- que se han producido cambios en relación a la
co de los siete encuestados dijeron que no. Este época en la que ellos han sido educados, pero
dato nos hace pensar puesto que la cuestión no nos preguntamos si son suficientes o si por el
era si tenían algún especialista referente en la contrario estamos tan sensibilizados con estos
educación, sino si conocían a alguno. Creemos métodos que no nos planteamos otras formas
que las familias deberían conocer pedagogos y de entender la educación.
educadores, y en especial a aquellos que marca-   Por último y en relación con lo anterior, po-
ron un antes y un después en la educación infan- demos decir, y de hecho garantizar, que la edu-
til, como es María Montessori. Vemos necesario cación ha cambiado al igual que las sociedades.
la formación de los padres, no sólo por parte del Los padres de ahora no fueron educados de la
centro educativo, sino por parte del Estado. misma manera que sus hijos.
  Pero debemos seguir avanzando para que los ta no trascendía más allá de saber cuál era el
cambios sean más significativos, puesto que en primer nombre que se le pasaba por la cabeza
los últimos años se percibe un estancamiento a la hora de mencionar un referente en la edu-
de la educación. cación.
  En la segunda cuestión, donde se les pre-
Montessori y su Presencia en la Facultad guntaba a los profesores sobre si conocían a
de Ciencias de la Educación María Montessori todos, a excepción de dos,
A continuación nos centraremos en el profe- contestaron que sí. Nos parece más importante
sorado y alumnado del grado de Educación In- centrarnos en el hecho de que dos de ellos nos
fantil. Analizaremos las encuestas realizadas de dieran por respuesta no.
una forma crítica con el objetivo de saber en qué   Como consecuencia de este resultado nos ha
medida se conoce el método Montessori tanto surgido una cuestión, ¿puede un profesor de la
por alumnos como por profesores, sus opinio- universidad estar enseñando a futuros docen-
nes sobre él y la correspondiente información tes sin tener una base teórica y práctica sobre
que están recibiendo sobre dicho método. pedagogía? De nuevo se abre el debate de si
  Tras la elaboración de las encuestas con las es mejor un especialista en dicha materia o es
preguntas pertinentes para analizar nuestro mejor un docente con una base pedagógica. Su-
propósito pasamos a la distribución de estas pongo que ambos son necesarios y se comple-
entre el profesorado y el alumnado. Son de mentan, pero no concebimos el hecho de que
carácter anónimo puesto que el objetivo de esta un profesor no se le exija unos conocimientos
investigación es hacer una valoración global de mínimos sobre pedagogía para ser formador de
la situación actual. futuros docentes.
Los cuestionarios cuentan con diez apartados:   Probablemente uno de los principales proble-
  1. Nombre un pedagogo/a referente para usted mas con los que nos encontramos los alumnos
en la Educación Infantil. de educación infantil en este momento suscita
2. ¿Sabe quién es María Montessori? en dicho hecho. ¿Cómo vamos a ser capaces de
  3. ¿Qué aspectos positivos resaltaría de su teoría? llevar una teoría a la práctica si los docentes que
  4. ¿Qué aspectos negativos? nos las imparten carecen de recursos pedagógi-
  5. ¿Está presente su modelo educativo en sus cos que les indiquen como ponerlo en práctica?
aulas? En la pregunta ¿qué aspectos positivos resal-
  6. ¿Identifica alguno de sus principios en la for- tarías de su teoría?, hubo bastante unanimidad
ma en que ha sido educado a lo largo de su trayec- en las respuestas, entre los aspectos más resal-
toria como estudiante? ¿Cuáles? tados se encuentran; tener en cuenta los inte-
  7. ¿Conoce algún centro donde se ponga en prác- reses de los niños, la adaptación a los niveles
tica este método? de desarrollo del infante, la adaptación de los
  8. ¿Cree que sigue siendo actual o por el contra- materiales etc.
rio se ha quedado obsoleto?   Por el contrario, a la hora de resaltar algún
  9. ¿Piensa que debería estar más presente en las aspecto negativo sobre este método sólo un
aulas? profesor nos supo dar una respuesta: “no com-
  10. ¿Ha recibido información suficiente sobre parto la idea de que a un niño/a no se le deba
este método para ponerlo en práctica? decir que algo no lo entendió, pues puede dar
  Analizaremos un total de treinta cuestiona- lugar a aprendizajes erróneos”. Podemos dedu-
rios, quince de alumnos y quince de profesores. cir de todo esto tres cosas, que el método no
Se puede ver un ejemplo de cada encuesta en el tiene aspectos negativos, que los profesores
anexo (encuestas 3 y 4). no han reflexionado profundamente sobre el
método o que la implicación a la hora de reali-
Profesorado universitario zar el cuestionario fue mínima.
De quince personas sólo tres de ellas mencio-   En relación a la pregunta número cinco, sólo
naron a Montessori en la primera cuestión. No dos de ellos respondieron que si a esta cuestión.
consideramos que sea un dato realmente signi- Puede que la pregunta estuviera mal expresada
ficativo, puesto que el motivo de esta pregun- y diera lugar a varias interpretaciones. Uno de

252 MoMo 4 • Dicembre 2015


los profesores contesta que sí, puesto que ayu-   A la pregunta conoces a María Montessori,
da a los alumnos a analizar su entorno para ser a diferencia de los profesores si hubo unani-
más críticos con él. A excepción de estas dos midad a la hora de afirmar que sí. Por lo que
respuestas, las demás son negativas. Hubo ba- podemos deducir que su método está presente
stantes problemas con esta pregunta a pesar al menos en algunas de las asignaturas imparti-
de estar bastante clara para nosotras pues cre- das en la carrera.
emos que no procede enseñar a alumnos de la   Entre los aspectos positivos más frecuentes
universidad con un método Montessori si este que resaltan los alumnos podemos encontrar
está enfocado a las primeras edades. los siguientes: la adaptación de los materiales,
  A la pregunta, ¿identificas alguno de sus prin- el niño como protagonista de su propio apren-
cipios en la forma que has sido educado a lo lar- dizaje, la idea de maestro científico, etc.
go de tu trayectoria como estudiante? ¿Cuáles?   Entre los aspectos negativos, algunos de los
De nuevo predominan las respuestas negativas alumnos han adjuntado las siguientes ideas: “es
frete a las afirmativas. Es esperable en par- un métodos bastante individualista y no presta
te estas respuestas puesto que si actualmente atención a la socialización”/ “el hecho de tener
escasean los docentes que lo pongan en práctica alumnos de diferentes edades dentro del aula,
probablemente años a tras todavía hubiera ma- puesto que esto puede implicar que el profeso-
yor desconocimiento sobre dicho método. rado tenga que aplicar métodos de intervención
  En la pregunta número siete, ¿conoces algún individualizados”.
centro donde se ponga en práctica este méto-   En la cuestión número cinco ¿está presen-
do? Podemos encontrar diversidad de respue- te su modelo educativo en tus aulas? Sólo dos
stas, algunos afirman que si en otros países, alumnas dicen que sí, una de ellas ha visto en
otros dentro de nuestra propia localidad, y prácticas algunos de los aspectos del método.
otros dieron por respuesta no. Una de las pro- Probablemente la pregunta esté mal planteada
fesoras además de conocerlo ha hecho prácti- para los discentes puesto que podemos com-
cas en un colegio de Roma, donde se aplicaba al probar que casi la totalidad ha respondido que
100% este método. no, cuando sí nos consta que se imparte este
  Todos los profesores encuestados conside- método en algunas asignaturas de la carrera.
ran que el método sigue siendo actual y que por   ¿Identificas alguno de sus principios en la
tanto debe estar más presente en las aulas, a forma en que has sido educado a lo largo de
excepción de aquellos que no conocen el méto- tu trayectoria como estudiante? ¿Cuáles? De
do y que no han respondido. nuevo encontramos respuestas afirmativas y
  En la última pregunta hay unanimidad a la negativas. Creemos que en la trayectoria edu-
hora de afirmar que han recibido información cativa de todos los estudiantes hay aspectos
escasa sobre su método. Pero podemos encon- relacionados con la teoría Montessori pero que
trar alguna puntualización de algún profesor probablemente no los vinculan con su método.
que a pesar de no haber recibido información Esto quizás se deba a la falta de un conocimien-
suficiente, afirma que tenemos recursos para to profundo sobre él. Por el contrario, algunos
poder hacernos con ella. ¿Es por tanto una estudiantes contestan con afirmaciones tales
obligación del propio docente así como de los como: el mobiliario adaptado, algunos de los
alumnos autoformarse en aquellos aspectos materiales presentes en el aula, el cultivo de
que consideran importantes y cuya formación plantas, etc.
ha sido escasa?   Podemos comprobar de cierta forma que la
educación ha sufrido cambios desde la época en
El alumnado y su formación que han sido formados nuestros docentes a la
Tres de los diez alumnos entrevistados conte- época en la que hemos sido formados nosotros.
staron con el nombre de María Montessori a A pesar de esto las transformaciones deben
la primera cuestión, como ya se mencionó an- ser más significativas ya que la educación debe
teriormente no tiene mayor transcendencia la estar en constante evolución.
pregunta que saber cuál era el primer pedagogo   Todos los alumnos están de acuerdo con la
o pedagoga que tenían en mente. actualidad del método, y por lo tanto, con que
este más presente en las aulas. A su vez tam- que estábamos, pasar lista… Pero el gran pro-
bién podemos encontrar unanimidad a la hora blema que recuerdo yo era la manera en la que
de afirmar que la información es insuficiente. se hacían las actividades puesto que, la maestra
  Teniendo en cuenta esto, es poco probable nos explicaba una determinada ficha, la hacía-
que los futuros profesores consigan poner en mos y cuando la acabábamos podíamos jugar.
práctica con corrección el método Montessori Aquí se puede ver cómo no hay libertad en mu-
en sus aulas si la formación es escasa. chos aspectos. Asimismo la autonomía y la ma-
nipulación están muy limitadas por el material
Experiencias Personales utilizado, en este caso, las fichas.
Como alumnas de infantil que hemos sido cre-   Lo que más recuerdo de esta etapa es pintar,
emos necesario exponer nuestros recuerdos y colorear, utilizar el punzón, recortar... aunque
vivencias de esta etapa y reflexionar sobre ellos. las mejores vivencias que tengo son las del pa-
Asimismo, incorporaremos también aspectos tio. Me encantaba jugar con mis compañeros
relevantes vividos en nuestras prácticas en un por el gran campo, subiendo y bajando por el
colegio como alumnas del grado de maestro/a tobogán… El juego simbólico también estaba
de Educación Infantil. muy presente, en especial el de las cocinitas
  Estas experiencias y sus reflexiones, deben porque utilizábamos una roca como si fuera
formar parte de este trabajo puesto que nos la cocina de un gran restaurante. Los disfraces
han servido para elegir este tema y nos han también estaban presentes y celebrábamos di-
hecho pensar y replantearnos actitudes, meto- versas fiestas como el carnaval, el día de la Paz,
dologías, herramientas…, en definitiva, la evo- el Día de las Letras Gallegas, el final del curso…
lución de la educación en nuestro entorno y si   Como conclusión de esta experiencia tengo
ésta tiene la presencia de Montessori. que decir, en primer lugar, que no me acuerdo de
muchas cosas y que, además, las mezclo con mis
Experiencia Personal de Isabel Ortigueira prácticas realizadas hace un año. Aun así, decir
España que nunca me había parado a pensar y reflexio-
El edificio de mi colegio de infantil tiene la nar sobre cómo había sido mi educación infan-
característica de que todas las aulas dan a un til y, tras llegar a la universidad y estudiar más
lugar común, fomentando así la socialización métodos y conocer diversos autores y formas
de los niños, familias y profesores. Además, de enseñar, me di cuenta de cómo no quiero en-
todas las puertas tenían un cristal para poder señar a mis alumnos y alumnas. He sido educada
ver a través de él. Las clases tenían un rincón en un método tradicional y metódico, excluyen-
de la lectura, unas pequeñas estanterías con do actividades de descubrimiento e investiga-
diversos materiales y juguetes y una alfombra ción, de reflexión y de autonomía personal.
grande que se utilizaba para el momento de la   Por desgracia, todo lo que he contado sobre
asamblea. mi educación infantil estaba muy presente en el
  En relación a la metodología utilizada por mi aula del colegio al que fui a hacer las prácticas.
maestra, tengo que decir que utilizábamos fi- La profesora les decía a los niños (de 2 y 3 años)
chas todo el curso. Gracias a ellas aprendíamos, cómo tenían que pintar – y qué color deberían
por ejemplo, cómo era la grafía de los núme- utilizar-, por ejemplo, el paraguas que estaba
ros, las formas o los conjuntos. Rodeábamos, dibujado en una de las múltiples fichas. Re-
uníamos, usábamos el punzón, recortábamos, cuerdo que se aburrían y se cansaban, preferían
pegábamos… La manipulación directa y la ex- levantarse y jugar con los bloques de construc-
perimentación no era algo utilizado durante las ción, pintar otra cosa que no fuera el paraguas
clases. Aun así, hacíamos asamblea todos los e incluso mirarse en el espejo, experimentando
días pero no para mostrar nuestros intereses con su cuerpo al poner diferentes caras.
o nuestras preferencias sobre cierta actividad,   El método de Montessori estaba muy poco
sino para hablar sobre el fin de semana o una presente en esta aula, sólo destaco los mate-
salida que se iba a hacer. riales puesto que eran adecuados al tamaño y
  Las rutinas estaban muy marcadas: sacar los edad de los infantes. La asamblea no era una
abrigos, poner el mandilón, decir el día en el actividad cotidiana, sino que, cuando los niños,

254 MoMo 4 • Dicembre 2015


recién llegado de casa, se habían puesto el man- blea donde los diferentes niños expusiéramos
dilón, tenían que ir directos a sus respectivas nuestros intereses y tampoco tener la libertad
sillas. Este tipo de actividad se hacía una vez a de poder elegir la actividad que deseara desem-
la semana y era para leer un cuento y hablar un peñar en ese momento. Primero hacíamos to-
poco sobre él. Después, éste se trabajaba me- dos los mismos ejercicios y una vez hubiéramos
diante las fichas, ya fuera coloreando el prota- rematado podíamos elegir un juego.
gonista de la historia, uniendo conjuntos o ha-   A pesar de que todo lo expuesto anterior-
ciendo la grafía de los números. mente corresponde a un modelo de enseñanza
  A pesar de esto, disfruté muchísimo y fue tradicional, podemos encontrar en mi infancia
esencial para poder ver en práctica todos mis aspectos relacionados con la teoría de Mon-
conocimientos adquiridos. Me pareció una ex- tessori. En primero lugar decir que gran parte
periencia que, como futuras docentes, tenemos de los materiales dispuestos en el aula estaban
que vivir, no sólo para ver cómo se trabaja sino adaptados a los niños ofreciéndonos mayor au-
también para analizar y reflexionar sobre lo tonomía, incluso los baños eran de tamaño re-
los aspectos que nos han gustado y los que no. ducido para que pudiéramos hacer usos de ellos
Asimismo destaco la importancia que tiene el sin ayuda del docente.
diario como herramienta para la recogida de ac-   Por otra parte recuerdo realizar actividades
titudes, acciones, sentimientos y sensaciones. para acercarnos más a la naturaleza y salirnos
Éste fue crucial para mi memoria del practicum un poco de la rutina que marcaba la clase. En
y para meditar y considerar las diversas formas ocasiones salíamos de excursión a zonas cerca-
de enseñar, así como el comportamiento de los nas del pueblo, todos los niños lo esperábamos
niños y niñas. como un acontecimiento especial en el que nos
daban la oportunidad de explorar nuevas zo-
Experiencia Personal de Araceli Silvariño nas. También recuerdo que todos plantamos un
Espasandín roble en un tetrabrik de leche y que nos acer-
Provengo de un medio rural de escasos habi- cábamos a él cada día para poder ser testigos
tantes y he asistido a un centro educativo de de sus cambios, así como para cuidarlo como si
carácter público. Mi profesora de educación in- fuera nuestro mayor tesoro.
fantil se llamaba María José y recuerdo que era   En otra ocasión hemos llevado nuestras ma-
muy amable y cercana con los niños, en cuanto scotas a clase, recuerdo que fue algo caótico
a personalidad podemos decir que recogía to- pero muy divertido porque también estaban
das las características que debe tener una buena presentes nuestros padres. Como dijo Montes-
maestra. Por el contrario la mayor parte de mis sori, la mejor forma de que los niños se acer-
recuerdos en la escuela son realizando fichas, quen a la naturaleza y adquieran cierto respec-
de colorear, repasar, recortar etc. Son métodos to hacia esta, es a través del cultivo de plantas y
bastante tradicionales pero que siguen estando el cuidado de animales (Montessori, 2013).
presentes aún en las aulas de hoy en día.   En cuanto a mi experiencia personal como
  Aprendemos a leer y a escribir a través de futura profesora de educación infantil, he he-
métodos tradicionales de carácter analítico. cho las prácticas en un colegio de carácter con-
No recuerdo con exactitud si acabé mi etapa de certado. Me entristece decir que a pesar de ha-
educación infantil dominando con cierta cor- ber pasado 14 años desde mi experiencia como
rección estas destrezas. alumna de educación infantil la situación ha
  En cuanto a las matemáticas más de lo mi- cambiado muy poco. Los aprendizajes siguen
smo, primero aprendíamos los números a siendo demasiado memorísticos y mecánicos y
través de repasarlos en las fichas y al mismo el profesor es el protagonista en todo momento.
tiempo se asociaba la grafía del de estos a di- Parece haber bastante rechazo a la hora de ceder
ferentes animales. El aprendizaje era bastante la autonomía a los niños, por miedo a que se vea
mecánico y a diferencia de lo que decía María la labor del como secundario e insignificante.
Montessori el gran protagonista en todo mo-   A diferencia de cuando yo he estudiado el
mento era el maestro. aula si estaba claramente diferenciada en rinco-
  No recuerdo haber hecho nunca una asam- nes, a pesar de que no todos ellos se utilizaban
en la misma medida ni de forma autónoma por   Ninguna metodología es perfecta ni perdurable
los niños. tal y como se presenta en sus inicios. El hombre, la
  Pienso que la educación debe de estar en con- sociedad, las escuelas… evolucionan, por lo que la
state evolución e ir cambiando con la sociedad, metodología con la cual debe ser educado el indivi-
pero a veces la propia educación no deja avanzar duo ha de ser flexible, cambiante, adaptable a las
a la sociedad y a la inversa. No puede ser que el características específicas del mismo y del marco
único cambio significativo que he encontrado en en el que está inserto. (pp. 69-70)
relación a mi experiencia como alumna sea la in-
corporación de las nuevas tecnologías en el aula. Anexo
Se siguen utilizando los mismos métodos tradi- Encuesta 1
cionales, para enseñar los mismos contenidos. Maestra de educación infantil
En algunas ocasiones cuando estaba elaborando Encuesta para la investigación realizada por
mi trabajo de prácticas me costaba diferenciar alumnas de 3º grado de Educación Infantil:
en mis recuerdos si esa actividad la recordaba María Montessori en la práctica docente de
por haberla hecho yo en mi etapa escolar o la Educación Infantil
había realizado la profesora de prácticas. 1. Nombre un pedagogo/a referente para usted en
  Creo que aunque el método Montessori la educación infantil. “Freinet”
consiguió introducir grandes cambios en la 2. ¿Sabe quién es María Montessori? Rodee la re-
educación no fueron suficientes puesto que su spuesta. Sí No
aplicación fue parcial. Este debería estar más 3. ¿Qué aspectos positivos resaltaría de su teoría?
presente en las aulas, el profesor debe ceder el “Respetar el desarrollo individual de cada niño.”
protagonista al alumno dejándole que constru- 4. ¿Qué aspectos negativos resaltaría de su teoría?
ya su propio conocimiento. 5. ¿Está presente su modelo educativo en su aula?
En caso de ser afirmativo, explíquelo brevemente.
Conclusión “Sí, la de dar al niño libertad de movimiento, de ex-
Consideramos importante la realización de este presión y de experimentación.”
trabajo para dejar constancia de la realidad en 6. ¿Cree que sigue siendo actual o por el contrario se
las escuelas gallegas así como en la formación ha quedado obsoleto? “Sigue siendo actual”.
del profesorado en relación al método Mon- 7. ¿Ha recibido información suficiente sobre este
tessori. Aunque somos conscientes de que esta método para ponerlo en práctica? Rodee la respue-
investigación es a nivel muy superficial puesto sta. Sí No
que el porcentaje de encuestados es muy bajo. 8. ¿El aula está dividida en rincones? Rodee la re-
Esto se debe a la falta de accesibilidad de suje- spuesta. Sí No
tos que quisieran formar parte de este estudio. 9. Indique cuántos rincones hay en el aula y cuáles
A lo largo de todo el trabajo hemos ido incor- son. “Son 3 o 4 rincones que van cambiando a
porando nuestras reflexiones sobre los diferen- lo largo del curso: garaje-casita-peluquería-con-
tes aspectos tratados, por lo que, para evitar strucciones-lógica-matemática-biblioteca-taller de
redundancias seremos sintéticas y directas con carpintería-baúl de disfraces...”
nuestra conclusión. 10. En el caso en el que la pregunta 8 fuera negati-
  La educación debería estar en constante evo- va, ¿por qué no divide el aula en rincones?
lución, así como la formación del profesorado,
evitando que las prácticas educativas con las Encuesta 2
que hemos sido educados sean las mismas con Familia de alumnos de educación infantil
las que serán educados nuestros hijos. No con- Encuesta para la investigación realizada por
cebimos que un método del siglo XX, como es alumnas de 3º grado de Educación Infantil: María
el de María Montessori, sea más avanzado que Montessori y su vinculación con las familias
algunas de las prácticas que hay actualmente. A 1. ¿Conoce a algún pedagogo/a? En caso de ser afir-
pesar de esto, somos conscientes de que debe mativo, ¿cuál? Sí No
sufrir algunas modificaciones. 2. ¿Sabe quién es María Montessori? Sí No
  Nos gustaría concluir con una reflexión de Pla 3. ¿Su hijo/a utiliza fichas y libros en las aulas como
Molins, Cano García y Lorenzo Ramírez (2001): principal medio de aprendizaje? Sí No

256 MoMo 4 • Dicembre 2015


4. ¿Está el aula dividida en áreas? Sí No Montessori en la formación del profesorado
5. ¿Están los materiales adecuados al tamaño del Rodee: Profesor Alumno
niño/a? Sí No 1. Nombra un pedagogo/a referente para ti en la
6. ¿Cree que el profesor/a le otorga suficiente liber- educación infantil “Piaget”
tad al niño/a? Sí No 2. ¿Sabes quién es María Montessori? Rodee la re-
7. ¿Su hijo/a tiene libertad para escoger qué activi- spuesta. Sí No
dad quiere realizar según sus intereses? Sí No 3. ¿Qué aspectos positivos resaltarías de su teoría?
8. Bajo su punto de vista, ¿la forma en que está “La innovación de su propio material.” “El uso de
siendo educado su hijo/a es muy similar a la forma metodología para niños con discapacidades.”
en que usted ha sido educado/a? Sí No 4. ¿Qué aspectos negativos resaltarías de su te-
oría? “Nunca reflexioné sobre los aspec-
Encuesta 3 tos negativos y ni tengo conocimientos suficientes
Profesorado universitario de educación infantil para profundizar en ellos”.
Encuesta para la investigación realizada por 5. ¿Está presente su modelo educativo en tus au-
alumnas de 3º grado de Educación Infantil: María las? Rodee la respuesta.Sí No En algunos aspectos
Montessori en la formación del profesorado 6. ¿Identificas alguno de sus principios en la forma
Rodee: Profesor Alumno en que has sido educado a lo largo de tu trayectoria
1. Nombre un pedagogo/a referente para usted en como estudiante? ¿Cuáles? “No”
la educación infantil “María Montessori, Froe- 7. ¿Conoces algún centro donde se ponga en prácti-
bel, Freinet” ca este método? Rodee la respuesta. Sí No
2. ¿Sabes quién es María Montessori? Rodee la re- 8. ¿Crees que sigue siendo actual o por el contrario
spuesta. Sí No se ha quedado obsoleto? “Actual”
3. ¿Qué aspectos positivos resaltarías de su teoría? 9. ¿Piensas que debería estar más presente en las
“La autonomía intelectual y el desarrollo del pensa- aulas? Rodee la respuesta. Sí No
miento crítico.” 10. ¿Has recibido información suficiente sobre este
4. ¿Qué aspectos negativos resaltarías de su teoría? método para ponerlo en práctica? Rodee la respue-
“Ninguno” sta. Sí No
5. ¿Está presente su modelo educativo en tus aulas?
Rodee la respuesta Sí No
En algunos aspectos “Al ayudar al alumnado a
observar su medio para ser más críticos.”
6. ¿Identifica alguno de sus principios en la forma
en que ha sido educado a lo largo de su trayectoria
como estudiante? ¿Cuáles? “No”
7. ¿Conoce algún centro donde se ponga en práctica
este método? Rodee la respuesta. Sí No
8. ¿Cree que sigue siendo actual o por el contrario
se ha quedado obsoleto? “Muy actual y muy nece- Referências bibliográficas
sario.” Morrison, George S. (2004). Educación Infan-
9. ¿Piensa que debería estar más presente en las til. Madrid: Pearson Educación
aulas? Rodee la respuesta. Sí No Montessori, M. (1986). La mente absorbente
10. ¿Ha recibido información suficiente sobre este del niño. México: Editorial Diana
método para ponerlo en práctica? Rodee la respue- Sanchidrián, C. (Ed.) (2013). María Montessori.
sta. Sí No El método de la pedagogía científica. Aplicado a
“No mucha información, pero sí que conozco su pen- la educación de la infancia. Madrid: Biblioteca
samiento.” Nueva
Trilla, J., Cano, E., Carretero, M., Escofet, A.,
Encuesta 4 Fairstein, G.,Fernández Fernández, J.A., (…), &
Alumnos del Grado de Educación infantil Vila, I. (2001). El legado pedagógico del siglo XX
Encuesta para la investigación realizada por para la escuela del siglo XXI. Barcelona, España:
alumnas de 3º grado de Educación Infantil: María Graó
María Montessori y la autonomía en las aulas de
educación infantil del siglo XXI
Sara Varela-Rama  Universidad de Santiago de Compostela

Resumen situación social del momento (Primera y Se-


La autonomía es un tema muy tratado en la ac- gunda Guerra Mundial), lo que repercute enor-
tualidad en debates de educación pero ausente memente en sus circunstancias personales.
en la mayoría de las prácticas educativas. Falta Aún así, graduada en medicina y con estudios
de competencia docente, compromiso educati- de antropología y psicología, María Montessori
vo e interés son algunos de los detonantes de logra que entrado el s. XX su teoría pedagógica
esta situación. María Montessori nos ofrece comience a difundirse por los diferentes conti-
una propuesta muy interesante de pedagogía nentes.
centrada en potencializar la autonomía perso-   Winfried Böhm nos habla del Método de
nal de los más pequeños, con la cual podríamos la Pedagogía Científica de María Montessori
solucionar dicho problema. como una base teórica y filosófica, ya que los
principios de la autora citada parten de la expe-
Palabras clave riencia y labor práctica en el aula pero se basa
Autonomía personal, educación formal, labor en grandes teorías y conocimientos educativos.
docente, competencia, visión crítica.   En la Casa dei Bambini, modelo de escuela
impulsado por María Montessori, la autonomía
Vestigio de María Montessori en la educación. de los pequeños era esencial, con el fin de lograr
Toda revolución educativa provoca una ruptura una libre evolución de la conciencia. (Sanchidrián,
y un posicionamiento crítico hacia las teorías 2009, p.162) De este modo es el ambiente el que
asentadas. Este el caso de María Montessori ( ejerce una enorme presión sobre el sujeto, favo-
1870-1952) en la educación, con la llegada de la reciendo un aprendizaje activo en el alumnado,
valoración y procura del bienestar en los más porque considera que el proceso de enseñanza-
pequeños, diligenciando que el niño se libere aprendizaje siempre es mejor si el niño puede en-
del egoísmo inconsciente del adulto. señarse a sí mismo. (Standing, 1988, p.76)
  Su vida es un trecho empapado por la dura   Para que lo anterior fuese factible era indi-
spensable un cambio de rol por parte del do-   Valiéndome de una mirada al aula de Educa-
cente y del alumnado. La maestra observa y ción Infantil, en calidad de maestra en prácti-
crea situaciones en las que los niños puedan cas, invito a llevar a cabo una observación críti-
aprender, explorar y conocer el mundo de for- ca ante diversos aspectos como: metodologías
ma autónoma, atendiendo a las necesidades e tradicionales y conservadoras, enseñanza diri-
intereses de los más pequeños y ofreciendo una gida, rigidez en la organización personal y espa-
respuesta coherente con ambos. La disciplina cial, exigencia de orden y silencio, evaluaciones
en el aula es visionada desde la perspectiva de estandarizadas, búsqueda de un niño idealiza-
la libertad, entendiendo esta última como la do, etc. Son algunos ejemplos, de muchos posi-
actividad en el aula, actividad independiente, bles, de prácticas en las aulas que permanecen
porque no existe la libertad sin la independen- vigentes, coartando nuestra autonomía perso-
cia. De este modo se desdeñan las disciplinas nal, la autonomía de nuestra sociedad.
pasivas. Un niño disciplinado, y por lo tanto   En la actualidad, tal y como nos indica Fran-
autónomo, será aquel que tiene la capacidad co Frabboni (1980), la educación está bastante
de echar mano de sus recursos sabiendo man- descuidada debido, posiblemente, a una confu-
tener su disponibilidad. Mismamente se pre- sión en cuanto a los fines, a una insuficiencia
para al alumnado para la vida en sociedad, sin de los medios e inadecuación de los mismos, a
imponerle ni obligarlo a que realice actividades la existencia de profesorado escasamente pre-
o tareas en contra de sus intereses. La adquisi- parado y a metodologías de trabajo anticuadas.
ción de la autonomía, según María Montessori,
tiene gran importancia en el desarrollo de la Discusiones y conclusiones
personalidad e identidad de los sujetos. Cuan- La educación es la base de una persona. El fin
do logremos que en nuestra aula los niños sean de la educación es desarrollar y potencializar
autónomos, en relación a este método, el alum- nuestras capacidades. En un aula de Educa-
nado trabajará de modo individual, dedicándo- ción Infantil, no queremos crear ambientes de
se cada uno a lo suyo, y sin necesidad de que sea aprendizaje ficticios, ni aislados. Buscamos que
la maestra quien ordena y dirige la acción. Del el aula sea más que un contexto de vida, la vida
mismo modo este método elimina los incenti- misma. En el proceso de enseñanza- aprendiza-
vos externos. je de la educación formal, aparecen dos agentes
educativos clave: los docentes y el alumnado.
La autonomía en el s. XXI   Los maestros tienen una gran responsabi-
En la actualidad, la autonomía personal está lidad ante un aula, ya que están trabajando y
muy valorada e investigada en educación, y determinando la vida de un número elevado
entendida, de acuerdo al Diccionario de Psi- de personas. Tienen una capacidad de llegada
cología y Educación de la Xunta de Galicia en enorme, bien sea para bien o para mal. Como
1999, como la capacidad de un sujeto para actuar consecuencia, necesitamos docentes que sean
por sí mismo, sin depender de otros ni de apoyos competentes con su trabajo. Ser competente en
del medio. educación, tal y como nos indica Miguel Zabal-
  La voluntad por fomentar la autonomía está za (2003), no es verdaderamente fácil. Necesita-
sumergida en la mayoría de las prácticas edu- mos un elevado nivel de conocimientos, sabién-
cativas formales, e incluso en los currículos ofi- dolos reflejar en la práctica y además, teniendo
ciales, pero son excepción las que alcanzan el actitudes positivas hacia ese trabajo.
currículo asimilado. Cada vez son más las fami-   Los maestros deben ser conscientes de dón-
lias que también se preocupan de que sus hijos de se encuentran y a dónde pretenden llegar. Si
adquieran cierto rango de autonomía personal. uno de nuestros objetivos principales es poten-
Aún así, uniendo los dos grandes agentes edu- ciar un nivel de autonomía personal aceptable
cativos, la realidad nos muestra que ese nivel de en los niños, nuestro trabajo debe ser coheren-
adquisición está lejos de los que podría considerar- te con ello. No necesitamos profesionales de la
se adecuado. (Comellas, 2000, p. 9) educación que reiteren prácticas educativas sin
  Esta falta se debe a la alteración que sufre, en una visión crítica. Buscamos que se lleve a cabo
mayor o menor medida, el sistema educativo. una práctica reflexiva como docente, cuidando
las concepciones, abriéndonos a la mejora e in-
novación, siendo conscientes de por y para qué
hacemos lo que estamos haciendo. Teniendo en
cuenta que la escuela debe avanzar con y para
la sociedad. Cuando un niño llega a la escuela
no debería interrumpirse su educación, tal y
como viene ocurriendo en la actualidad. Tene-
mos muchos recursos y muchas investigaciones
y, aún así, seguimos remando en la misma di-
rección que siglos anteriores. La pedagogía de
María Montessori nos invita a abrir nuestras
mentes y a cuestionarnos si nuestra labor es
coherente con las necesidades de un niño o una
niña. Porque como nos señalaba, la primera ta-
rea de la educación es agitar la vida, pero dejarla
libre para que se desarrolle.

Referências bibliográficas
Comellas I Carbo, María Jesus (2000). Los hábi-
tos de autonomía: procesos de adquisición. Barce-
lona: Ceac
Frabboni, Franco (1980). El primer abecedario: el
ambiente. Barcelona: Fontanella
Montessori, María (2003). El método de la Peda-
gogía científica aplicado a la educación de la infan-
cia. Madrid: Biblioteca Nueva
Montessori, María (2014). Ideas generales so-
bre el método. Manual práctico. Madrid: CEPE -
Ciencias de la Educación Preescolar y Especial
Standing, E.M. (1988). La revolución Montessori
en la educación. Madrid: Siglo XXI editores
Xunta de Galicia (1999). Diccionario Psicología
y Educación
Zabalza Beraza, Miguel (2003-2004). Innovación
en la enseñanza universitaria. Contextos Educa-
tivos- Dialnet (6-7), 113- 136

260 MoMo 4 • Dicembre 2015


Aplicación de la metodología Montessori en el
paradigma de calidad de vida para personas con
necesidades educativas especiales
Yesshenia Vilas Merelas

Resumen person is inserted with specific educational needs.


La educación de las personas con discapacidad For this reason, we have proposed this article me-
puede estar vinculada a diversos enfoques edu- thodology combining one helper, morality as is the
cativos, por lo que esto interfiere en la propia Montessori methodology with a current focus on
persona con discapacidad y su educación, sobre educating people in need as the paradigm of quali-
los profesionales que intervienen en el proceso ty of life Verdugo Alonso.
e incluso sobre el contexto en el que está in-
serto la persona con necesidades específicas de Keywords
apoyo educativo. Por este motivo, hemos pro- Quality of life, Montessori, intervention
puesto este artículo aunando una metodología
amparadora de la moral como es la metodología Introducción
Montessori, con un enfoque actual de la edu- El bienestar indica que uno se está desarrol-
cación de personas con necesidades como es lando bien emocionalmente, se siente cómo-
el paradigma de la calidad de vida de Verdugo do consigo mismo. Un bajo nivel de bienestar
Alonso. da señales de que un niño no tiene éxito en el
cumplimiento de su/sus necesidades básicas.
Palabras clave Por ende, el factor primordial del bienestar es
Calidad de vida, Montessori, intervención la cobertura de necesidades. A partir del estu-
dio de este constructo, se generó un paradig-
Abstract ma teórico-práctico cimentado en la educación
The education of persons with disabilities can be inclusiva que pone como punto de partida las
linked with various educational approaches, so necesidades de los alumnos. Este ismo educa-
this interferes with one’s own person with disabili- cional es llamado paradigma de los apoyos. Es un
ties and their education, professionals involved in paradigma que se generó para la atención en
the process and even on the context in which the particular de los alumnos con necesidades edu-

261 MoMo 4 • Dicembre 2015


cativas especiales, aunque existen múltiples Paradigma de calidad de vida
autores que defienden la postura generalista Si contemplamos la historia educativa, pode-
de esta corriente, pudiéndola aplicar a todo el mos observar que ha sufrido una evolución
alumnado. básica y ética que repercute en todos los ele-
  Esta idea está conformada de una manera mentos y aspectos inherentes a la persona di-
un tanto difusa en el informe Warnock (1978). scapacitada. Esto quiere decir que podemos en-
En este informe se parte de que el aprendizaje contrar desde metodologías más conservadoras
viene determinado por tal cantidad de factores, centradas en “tapar” la deficiencia (hablando
ya sean internos al propio alumno como capa- en términos dictaminados por la Organización
cidad de aprendizaje, motivación, intereses, Mundial de la Salud en 2001) o actuar para ha-
aprendizajes previos, autoestima, etc. o exter- cer que esta deficiencia sea compensada, hasta
nos como actitud del profesor, nivel curricular, otras más innovadoras, constructivistas, ac-
organización de los contenidos, etc., que resul- tuales y ecológicas que basan la educación del
ta imposible encontrar un grupo de alumnos individuo discapacitado en la determinación de
que progresen al mismo ritmo, empleen las mi- ciertos apoyos con vistas a una inclusión social
smas estrategias de aprendizaje y/o encuentren y búsqueda de la autonomía personal. Bajo este
las mismas dificultades, o lo que es lo mismo prisma, hacemos énfasis en el paradigma de ca-
que presenten las mismas “necesidades” para lidad de vida propuesto por Verdugo Alonso, en
afrontar con éxito la tarea de aprender. Es en aras a posteriormente enfocar la metodología
este análisis del proceso de aprendizaje donde y los materiales Montessori a esta concepción
hay que buscar la raíz del concepto de necesi- socioeducativa.
dades educativas. Como muy bien se plantea   El constructo calidad de vida es difundido
desde el Centro Nacional de Recursos (CN- por Verdugo Alonso, que define este vocablo
REE) todos los alumnos precisan a lo largo de como un concepto multidimensional que incluye
su escolaridad diversas ayudas pedagógicas de un número de dimensiones que reflejan los valores
tipo personal, técnico o material, con el objeto positivos y las experiencias de la vida. (Cuesta,
de asegurar el logro de los fines generales de la 2009:115)
educación…   La importancia del concepto de calidad de
  Por ello, cuando hablamos de necesidades vida radica en que es:
educativas, estamos señalando no sólo a los   • Una noción sensibilizadora que nos propor-
sujetos que presentan deficiencias y que pue- ciona referencia y guía desde la perspectiva del
den precisar una atención especializada, sino individuo, centrada en las dimensiones centra-
que hacemos referencia directa a un elevado les de una vida de calidad.
número de alumnos que a lo largo de su esco-   • Un marco conceptual para evaluar resulta-
laridad precisan de ayudas extraordinarias, es dos de calidad.
decir, tienen necesidades educativas, bien sea   • Un constructo social que guía estrategias.
para superar un hándicap que tiene su origen   • Un criterio para evaluar la eficacia de dichas
en la propia escuela (lagunas de aprendizaje, estrategias.
dispedagogías, deficiente escolarización, etc.)   Según este autor, este concepto se bifurca en
o en las características diferenciales del propio ocho dimensiones (>Tabla I.)
sujeto. No solo debemos de enfocarnos en las   Estas ocho dimensiones deben de estar con-
características deficitarias del individuo, sino figuradas y pormenorizadas para realizar un
en todo aquello que rodea su proceso de apren- desarrollo completivo de la persona con disca-
dizaje. pacidad. ¿Qué quiere decir esto y qué relación
  Por ello, queremos realzar la importancia de tiene con la escuela Montessori? Pues bien, con
utilizar una metodología activa como la Mon- este modelo debemos de globalizar los objeti-
tessori en aquellas personas con necesidades vos, realizar aprendizajes competenciales y no
especiales y que afecten a todos los elementos solo centrarse en el desarrollo cognitivo de la
de la vida del individuo, y no focalizándose en persona discapacitada. Por ello, los materiales
un aprendizaje dictaminado por y para situa- multisensoriales de Montessori no estarían en-
ciones escolares. caminados solo a mejorar el aspecto personal

262 MoMo 4 • Dicembre 2015


Tabla I. Modelo de calidad de
vida (Verdugo Alonso, 2009)

de individuo, si no que ese mismo material pue- sita acometer para atender las necesidades y
de y debe de ser utilizado de diversas formas deseos de los alumnos/as. Dicho modelo para-
para que interactúe en todas las dimensiones digmático puede contribuir además a la mejo-
del individuo. ra tanto de la planificación educativa como del
  Verdugo Alonso (2011:18) nos plantea la de desarrollo y evaluación de programas indivi-
calidad de vida como un concepto identificado con dualizados centrados en la persona, cuestión
el movimiento de avance, innovación y cambio en que ahora mismo se contempla en nuestras
las prácticas profesionales y en los servicios, per- escuelas desde una perspectiva muy sesgada,
mitiendo promover actuaciones a nivel de la perso- reactiva y extremadamente atomista. Asimi-
na, de la organización y del sistema social. smo, una perspectiva de calidad de vida permite
  Con ello se pretende que no solo se actúe so- evaluar los efectos de la inclusión educativa en áre-
bre el individuo con discapacidad, si no que se as no académicas y orientar dinámicas dirigidas a
ponga énfasis en el contexto, en las necesidades la satisfacción y participación activa del alumno.
del individuo y en la interrelación entre estos (Hegarty, 1994:27)
dos constructos. De ello se deriva que debere-   El concepto de calidad de vida se hace espe-
mos proveer a los discapacitados de apoyos para cialmente importante en la Educación Secun-
sus necesidades personales, para las necesida- daria y posteriores estructuras escolares, pue-
des institucionales y para las necesidades socia- sto que ya el individuo empieza a convertirse
les; y actuar por ende, en estos tres elementos. en adulto y comienza a demandar las derivacio-
  El modelo de calidad de vida es esencial nes de este estadio evolutivo: independencia,
como en el organizado transformador de las autonomía, empleo, etc. El análisis de las dimen-
nuevas concepciones escolares, puesto que in- siones e indicadores de calidad de vida no sólo es
tegra cambios curriculares y elimina límites importante para el éxito en la educación sino que
geográficos (forjados en nuestra concepción también es vital para lograr el éxito adulto en el
educativa); renovaciones que la escuela nece- empleo y en la autonomía e independencia perso-
nal. La adolescencia es un importante periodo de   • Familia y redes sociales. Las familias y redes
transición desde la infancia hacia la vida adul- sociales son el lugar de desarrollo más afectivo
ta, y los modelos de calidad de vida han incluido y efectivo para las personas, por lo que deben
y subrayado la importancia de aspectos clave que de estar incluidas en el acompañamiento coti-
los jóvenes con necesidades específicas afrontan diano como eje principal en la que persona con
(Raphael, 1999). discapacidad se desenvuelve.
  Las áreas de desarrollo que debemos de con-   • Calidad de vida emocional. No solo nos de-
templar dentro de este modelo nos deben facili- bemos de centrar en la estimulación cognitiva
tar los procesos de crecimiento personal, tanto y rehabilitación, sin reconocer cómo la perso-
en las personas con discapacidad como en los na con discapacidad percibe al otro -cómo se
familiares y profesionales que están involucra- siente ante su situación – qué razonamientos e
dos en el acompañamiento cotidiano del indivi- interpretaciones hace, qué expectativas y moti-
duo. Las áreas que se proponen y que deben re- vaciones tiene.
gir la planificación para implementar modelos
de calidad son (MSPSI, 2011) Intervenciones montessori y alumnado con
  • Derechos y responsabilidades de usuarios, necesidades específicas de apoyo educativo
familiares y profesionales: todas las personas La metodología Montessori posee unas ca-
implicadas deben conocer y respetar los dere- racterísticas definitorias que encajan plena-
chos de quienes están inmiscuidos en la acción mente en este enfoque.
cotidiana con el individuo. Deberán de cono-   Nos estamos refiriendo al enfoque práctico
cer qué agentes actúan con el individuo, qué que define esta metodología. Cuando nos re-
competencias y responsabilidades tienen y qué ferimos a Montessori, tenemos por premisas
forma de ayudar contemplan, con vistas a reali- fundamentales el construir activo del niño/a,
zar una práctica multipersonal, pero completa- el aprendizaje multisensorial y la consecución
mente organizada. del pensamiento abstracto a través de materia-
  • Entorno y calidad de vida. El entorno debe les manipulativos. Esto nos hace ver que estas
ser facilitador, confortable y emancipador para dos concepciones están configuradas con las
ofrecer oportunidades de desarrollo personal. mismas nociones éticas y psicoeducativas.
  • Seguridad y entorno condiciones básicas. El   La metodología Montessori es una forma
confort y la seguridad del entorno favorecen el psicoevolutiva de ver la educación. Busca que el
desarrollo de procesos personales plenos. niño o niña pueda descubrir y enseñar al resto
  • Participación y toma de decisiones (para sus potencialidades a través de la interacción
conseguir la emancipación). El desarrollo per- con un ambiente preparado, rico en materiales,
sonal debe tener como factor propedéutico la infraestructura, afecto y respeto.
consecución de estrategias de autodetermina-   Teniendo en cuenta las dimensiones del mo-
ción, como elemento irrenunciable para la con- delo de calidad de vida antes expuesto, realiza-
strucción de proyectos de vida centrados en la remos una catalogación de cada dimensión y
persona. nos referiremos a cómo puede afectar Montes-
  • Programas de acompañamiento en los cen- sori a ellas, así como las derivaciones de desar-
tros. Las actuaciones que se dan en la vida dia- rollo que pueden tener:
ria deben de ser coherentes con las realizadas
en las diversas instituciones. Dimensión 1: Desarrollo personal
  • Organización y gestión de la calidad. Toda Debemos de tener en cuenta el desarrollo com-
institución debe desarrollar un sistema de ge- pletivo del niño/a, desde el aspecto cognitivo
stión que facilite y apoye el criterio de la calidad hasta una preocupación por su futura inserción
centrada en la persona. sociolaboral.
  • Participación y vida en comunidad. La in-   El entramado educativo que configura la
clusión y plena participación en la sociedad es metodología Montessori, nos hace ver que nos
un reto ineludible. Para ello todas las personas debemos de centrar en las necesidades que pre-
como ciudadanos con pleno derecho deben par- senta el discente, así como determinar los apo-
ticipar activamente en la construcción social. yos necesarios. Así pues, una persona que pre-

264 MoMo 4 • Dicembre 2015


sente una disfasia, tendrá que trabajar ciertos pendientes toda la vida, o pensar que la gente
aspectos inherentes al lenguaje, o una persona debe de tomar decisiones por ellas, puesto que
con Distrofia de Duchenne, deberá trabajar el deben de ser ellas las que determinen su propia
aspecto motor y motriz, para evitar su rápida vida (además, no olvidemos que esto repercute
involución. en el bienestar emocional del individuo). Se de-
  Para ello, los materiales multisensoriales ben de dar oportunidades a los individuos con
de Montessori, ofrecen unas posibilidades de necesidades educativas especiales, con vistas a
aprendizaje y experimentación activa, que ha- que forjen su capacidad de autodeterminación.
cen que el niño/a se sitúe en un ambiente en-   Por lo tanto, en la realización de las actua-
riquecedor y dinámico, que no solo trabaja el ciones educativas, se deben de promover situa-
aspecto abstracto, sino también el desarrollo ciones para la consecución de la autonomía y
cognitivo a través de un ambiente multiestimu- el control personal, se deben de incentivar si-
lar, aportando grandes avances a la motricidad tuaciones en las que el individuo deba de tomar
del niño, a su interacción con el ambiente físico, elecciones (sobre todo es muy importante en
al conocimiento de las propiedades de los obje- alumnado con discapacidad intelectual u otros
tos. Así mismo, tendríamos que replantearnos trastornos que afecten al proceso de toma de
las ideas puras de Montessori en ciertos casos decisiones) y por último, se le deben de inculcar
como puede ser los autistas con un alto grado al individuo metas y valores personales por los
de inflexibilidad o los trastornos obsesivo-com- que luchar.
pulsivos, puesto que el extremado orden de los
objetos, juguetes y rutinas puede producir una Dimensión 3: Relaciones interpersonales
acomodación del niño que va en contra de la ne- En la metodología Montessori, los niños/as son
cesidad de flexibilización horaria y geográfica. aprendices activos, investigadores… por lo que
  Por ello, esta dimensión debe de afectar a los se les ofrecen nuevas posibilidades que no se le
siguientes constructos: ofrecerían a un alumno/a que está “atado” a un
  • Educación: Tener posibilidades de recibir pupitre. Esto quiere decir que podemos realizar
una educación adecuada, de acceder a conteni- juegos de interacción, de comunicación, etc.
dos interesantes y útiles que afectarán muy positivamente al desarrollo
  • Competencia personal: Disponer de cono- de este aspecto tan esencial.
cimientos y habilidades y realizar acciones de   Se trata de una respuesta global por cuanto
forma autónoma en su vida diaria, su trabajo y toma como punto de partida la necesidad de
su ocio, sus relaciones sociales que la convivencia (relaciones interpersonales,
  • Desempeño: tener éxito en las diferentes aprendizaje de la convivencia) se convierta y se
actividades que realiza, ser productivo. aborde como una «cuestión de centro». Así, el
centro escolar debe analizar las cuestiones re-
Dimensión 2: Autodeterminación lacionadas con la convivencia – y sus conflictos
El término autodeterminación tiene dos reales o potenciales – en el contexto del currícu-
acepciones principales: puede ser entendida lo escolar y de todas las decisiones directa o in-
como un concepto personal, refiriéndose a cuestio- directamente relacionadas con él.
nes de causalidad y control personal en la conducta   Esta respuesta global asume, por tanto, que
y acción humana; y como un concepto aplicado a la cuestión de la convivencia va más allá de la
grupos de personas refiriéndose a sus derechos de resolución de problemas concretos o de con-
determinar su propio estado político y autogobier- flictos esporádicos por parte de las personas
no. (Wehmeyer, 2001:114) directamente implicadas en ellos; al contrario,
  En ambas definiciones se hace referencia a el aprendizaje de la convivencia, el desarrollo de
ejercer un control o dominio sobre uno mismo relaciones interpersonales de colaboración, la prác-
o sobre sí mismo y a tener el derecho o poder de tica de los «hábitos democráticos» fundamentales,
autonomía. Esto es un factor esencial que va a se colocan en el centro del currículo escolar y de la
marcar la vida de un individuo. estructura organizativa del centro. (Guerrero Ar-
  No podemos pensar que las personas con mas, 2009:1)
necesidades educativas especiales van a ser de-
Dimensión 4: Inclusión social abstracción y una comprensión suficiente como
La trascendencia de vivir con la naturaleza y no para entender el organigrama social occidental
sólo conocerla es también esencial en la peda- en el que estamos inmersos, por lo que ya for-
gogía fundada por Montessori, para quien nin- maría parte de una educación post-obligatoria.
guna descripción, ninguna ilustración de cual-
quier libro puede sustituir a la contemplación Dimensión 6: Bienestar emocional
de los árboles reales y de toda la vida que los El hilo conductor en la metodología Montesso-
rodea en un bosque real. Por eso en las escuelas ri es el respeto por la individualidad del niño/a,
Montessori promueven las actividades en y con basado en el afecto, lo cual favorece un clima de
la naturaleza como parte del programa escolar, seguridad y bienestar emocional, que humani-
adaptando las experiencias a cada etapa de de- za la relación docente-estudiante y de discentes
sarrollo. Y cuando hablamos de naturaleza y entre sí. Fomentando ciertos valores que pro-
ambiente, no solo nos debemos de referir a ele- pugna esta metodología, podemos crear ciertos
mentos de paisajes u elementos inertes, si no entornos idílicos que ayuden a la consecución
que debemos de incluir al panadero, al policía, del bienestar emocional del niño/a. Debemos
al charcutero… hacer conscientes todos los alumnos/as que el
  Con esto estamos creando una doble ver- error es simplemente un elemento de nuestro
tiente de aprendizaje: por un lado, estamos in- aprendizaje, hacer ver que no nos debemos de
cluyendo al niño/a en un ambiente relacional y reír de las personas que se equivocan y que las
social; y, por otro lado, estamos enseñándole a debemos de ayudar a hacerlos conscientes de
esas personas a saber cómo actuar en el futuro los apoyos que necesitan y ayudarlos a que no
con el individuo con necesidades específicas de obstaculicen su vida cotidiana.
apoyo educativo. Pongamos como ejemplo un   Para ello, el juego se hace una dinámica con
alumno autista sin lenguaje y con una disca- ineludibles características para la consecución
pacidad intelectual leve-moderada, mayor de de este objetivo. Los dicentes deben de saber
edad y sin ninguna otra persona que le acom- quiénes son, dónde encajan y sentirse bien con-
pañe. El charcutero debe aprender que va a sigo mismo. Como asevera y evidencia la escue-
expresar sus deseos a través de protodeclarati- la Montessori de Valencia, los principios por los
vos, a través de un programa de una Tablet o a que nos debemos regir para la consecución de
través de cualquier Sistema Alternativo o Au- este objetivo son los siguientes:
mentativo de Comunicación que se haya emple- 1. El niño debe sentirse seguro y capaz de con-
ado con él. Con esto, obtenemos un desarrollo fiar en los profesionales que trabajan con ellos.
del niño con autismo en cuanto a su autonomía 2. Aprende a respetarse a sí mismo y a los
e inclusión social; y otro gran objetivo como demás.
es la sensibilización social ante estos casos y el 3. Respeta su entorno y ritmo desarrollando la
entendimiento de dicha discapacidad. seguridad en uno mismo.
4. Aprende a relacionarse.
Dimensión 5: Derechos 5. Aprende sobre la importancia de la amistad.
Esta dimensión es la más difícil de aunar con la 6. Desarrolla una disposición positiva para
metodología Montessori, puesto que hace refe- aprender.
rencia a los derechos humanos y legales que las 7. Aprende a resolver problemas.
personas con necesidades educativas especiales
deben conocer y ejercer. Dimensión 7: Bienestar físico
  Por una parte, los derechos humanos se los Con bienestar físico no nos estamos refirien-
debemos de dar a conocer a través de la expe- do solamente a la integridad física de nuestros
riencia interrelacional del niño/a. Como he- educandos. Con la metodología Montessori y el
mos dicho anteriormente, la aprehensión de ambientalismo que esta promueve, debemos de
valores democráticos es un pilar fundamental utilizar como recursos potenciales de aprendi-
que debemos inculcar en el educando, y esto se zaje aquellas cuestiones que afecten al niño/a, y
puede hacer a través de juego. En cuanto a los aspectos como el ocio o las enfermedades pue-
derechos legales, ya es necesaria la capacidad de den ser unos grandes aliados.

266 MoMo 4 • Dicembre 2015


  Se puede educar al niño/a en lo referente a
las enfermedades, prevención de ellas, disfru-
te del tiempo de ocio, elección de alternativas
para el desahogo, etc.

Dimensión 8: Bienestar material


En esta dimensión entra en juego el status
económico, el empleo y la vivienda. Evidente-
mente, nosotros no podemos acceder a estos
elementos en el periodo de desarrollo en el que
está el alumnado, pero sí podremos efectuar
programas para el conocimiento del niño/a
sobre elementos inherentes a la organización
de la vivienda, la formación para el empleo, la Referências bibliográficas
elaboración de un curriculum y la preparación Cuesta, J.L. (2009). Trastornos del espectro au-
para las entrevistas de trabajo… Elementos y tista y calidad de vida. Madrid: La Muralla S.A.
acciones que están en consonancia con las ideas Guerrero-Armas, A. (2009). Las bases para una
Montessori en un estadio evolutivo correspon- respuesta educativa al comportamiento antisocial
diente a la Educación Post-obligatoria. en los centros escolares. Revista Temas para la
educación, 2, 1-13
Conclusiones Hegarty, S. (1994). Quality of life at school. En
Actualmente, en la educación de nuestros alum- Goode, D. (Ed.), Quality of life for persons with
nos/as debemos de tener en cuenta muchos disabilities: International perspectives and issues.
aspectos y elementos que antes no existían. Ya Cambridge, MA: Brookline
no contemplamos la escuela como aquel espacio Ministerio de Sanidad, Política Social e Igual-
cerrado en el que se aprende a leer, sumar y re- dad. (2011). Modelo de calidad de vida aplicado a
star, sino que podemos verla como un lugar don- la atención residencial de personas con necesida-
de tiene cabida cualquier tipo de aprendizaje. des complejas de apoyo La toma de decisiones para
  En la actualidad está muy en boga los aspec- el desarrollo de su proyecto de vida. Recuperado
tos competenciales de nuestros alumnos/as, en desde: www.imserso.es/InterPresent1/groups/
base a los cuales no podemos enseñar un cono- imserso/documents/binario/doc_tec_21020.pdf
cimiento que quede para nuestra escuela, sino Raphael, D. (1999). The quality of life of exceptio-
que debemos de forjar un conocimiento enri- nal adolescents: Implications for educators.Excep-
quecedor y extrapolable a los múltiples domi- tionality Education Canada, 9, 157-171
nios de nuestro alumnado. Valencia Montessori School (n.d.) Conociendo
  Por ello, en el presente artículo contempla- la Educación Montessori. Una visión global del
mos estos objetivos extrapolables a nuestros Currículum Montessori, Británico y Español. Re-
alumnos/as con necesidades educativas espe- cuperado desde: www.valenciamontessori.org/
ciales y teniendo en cuenta el proceso educati- wp-content/uploads/2013/10/curriculum_esp.pdf
vo desde una perspectiva integral, desde su pla- Verdugo Alonso, M.A. (2009). El cambio educati-
nificación hasta su evaluación final, y por ello, vo desde una perspectiva de calidad de vida. Revi-
queremos proponer la metodología Montessori sta de Educación, 349. Mayo-agosto, 23-43
como acérrima seguidora de este aprendizaje Warnock, H. M. (1978): Special education needs.
para la vida, tanto para aquellas personas con Report of the Committee of Enquiry into the Edu-
necesidades especiales como para aquellas que cation of Handicapped children and young people.
no las poseen. London: HMSO
Wehmeyer, M.L. (2001). Autodeterminación:
Una visión de conjunto. En M.A. Verdugo, y F.B.
Jordán de Urríes (Coords.) (1999). Hacia una
nueva concepción de la discapacidad, 113 – 133.
Salamanca: Amarú

Potrebbero piacerti anche