Sei sulla pagina 1di 40

Alessio Scaglia

LA GUIDA
SULL’HOME RESTAURANT
ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

Sintesi

Le attività di social eating e home restaurant stanno assumendo un’importanza sempre maggiore nel
panorama economico italiano. Sono molteplici gli aspetti che investono questo settore: dalle questioni di
carattere amministrativo a quelle sanitarie, passando per le tematiche del diritto fiscale. Questo
contributo intende illustrare gli aspetti teorico-pratici relativi allo svolgimento delle predette attività. In
ogni caso, il contenuto della presente guida non costituisce in alcun modo consulenza giuridica sulle
specifiche questioni trattate, ma semplice informazione e divulgazione dottrinale.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 4


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

Normativa di riferimento

1. R.D. 18 giugno 1931, n. 773 - Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (T.u.l.p.s.)
2. D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633
3. D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917
4. L. 27 agosto 1990, n. 241
5. L. 25 agosto 1991, n. 287
6. D. Lgs. 15 dicembre 1997, n. 446
7. Regolamento Unione Europea 29 aprile 2004, n. 852
8. D. Lgs. 26 marzo 2010, n. 59
9. L. 23 dicembre 2014, n. 190
10. L. 28 dicembre 2015, n. 208

Prassi amministrativa

1. Ministero dello Sviluppo Economico, Risoluzione 10 aprile 2015, n. 50481


2. Ministero dello Sviluppo Economico, Risoluzione 6 novembre 2017, n. 493338
3. Parere del Ministero dell'Interno dd. 14 ottobre 2016, come confermato dalla nota
557/PAS/U/001505/12000.A(4) 2 (2) del 30 gennaio 2019

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 5


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

Alessio Scaglia

Avvocato del Foro di Trento e cultore della materia di diritto tributario.

ISBN: 9788868052874

ottobre 2019

© Copyright 2019 Fisco e Tasse

www.fiscoetasse.com

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 6


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

Indice

1. Introduzione ........................................................................................................................8
1.1 La sharing economy ......................................................................................................................... 8
1.2 Home restaurant e social eating: definizioni e differenze ............................................................... 9
1.3 I disegni di legge sull'home restaurant depositati in Parlamento ................................................. 10
2. Il social eating ...................................................................................................................17
2.1 Cenni generali sull’attività di social eating .................................................................................... 17
2.2 Come funziona ............................................................................................................................... 18
2.3 Normativa applicabile .................................................................................................................... 19
3. L’home restaurant .............................................................................................................21
3.1 Introduzione................................................................................................................................... 21
3.2 Apertura dell’attività: s.c.i.a. e altri adempimenti amministrativi, fiscali e previdenziali
(ComUnica) .......................................................................................................................................... 26
3.2.1 La segnalazione certificata di inizio attività (s.c.i.a.) ............................................................... 26
3.2.2 I singoli adempimenti contenuti in ComUnica ........................................................................ 28
3.3 Il corso haccp ................................................................................................................................. 31
4. I profili tributari e fiscali: nozioni generali ........................................................................33
4.1 Il reddito prodotto dal gestore dell’home restaurant ................................................................... 33
4.1.1 Regime ordinario..................................................................................................................... 34
4.1.2 Regime forfettario................................................................................................................... 34
4.2 La fattura ........................................................................................................................................ 37
Facsimili .................................................................................................................................39
1. Modello fattura home restaurant regime ordinario ........................................................................ 39
2. Modello fattura home restaurant regime forfettario ...................................................................... 40
Allegati normativi ..................................................................................................................41
DDL A.C. 918 del 12 luglio 2018 ........................................................................................................... 41
MISE Risoluzione n. 493338 del 6 novembre 2017.............................................................................. 41
Nota n.577/PAS/U/001505/12000.A(4) 2(2) del 30.01.2019 del Ministero dell’Interno .................... 41

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 7


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

1. Introduzione

Il fenomeno della condivisione social involve molteplici aspetti della vita di relazione di ciascuna
persona. La presente guida affronta – sotto un profilo giuridico e tributario – le nuove attività che si
stanno sviluppando in ambito culinario: home food, home restaurant e social eating.

Lo scopo di questa breve illustrazione è quello di fornire, nei limiti del possibile, nozioni e indicazioni
operative su come intraprendere una delle predette attività nel rispetto della legislazione attualmente in
vigore.

Le informazioni qui contenute hanno un carattere scientifico meramente divulgativo: esse, pertanto,
non formano in alcun modo consulenza giuridica, legale, fiscale, amministrativa e/o previdenziale, per la
quale è comunque necessario rivolgersi agli Enti Pubblici o ai professionisti competenti in questa
materia.

1.1 La sharing economy

La sharing economy1 (altrimenti nota col termine di consumo collaborativo) è un modello economico
ideato per sostituire quello classico del consumismo, oggi notevolmente diffuso. Si tratta, in estrema
sintesi, di un sistema economico formato dallo scambio e dalla condivisione di beni materiali, servizi o
conoscenze.

Sono molteplici i settori in cui questa nuova forma di economia, nel corso degli anni, ha preso piede: si
va dal settore dei trasporti (car sharing, car pooling, bike sharing), del turismo e dei viaggi (si pensi allo
scambio di appartamenti per le vacanze o alle recensioni degli esercizi commerciali sui vari siti),
passando per il baratto e per la condivisione di spazi di lavoro (c.d. coworking), senza dimenticare la
condivisione di conoscenze.

1 Il termine è stato coniato da M. FELSON, J. L. SPAETH, Community structure and collaborative consumption: a
routine activity approach, in American Behavioral Scientist, 1978, 21, 4, pp. 614-624.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 8


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

In questo panorama così vasto è nata, quindi, anche l’idea di condividere le proprie abilità culinarie,
organizzando pranzi o cene presso la propria abitazione a condizione, però, che gli invitati paghino una
quota di partecipazione.

1.2 Home restaurant e social eating: definizioni e differenze

La passione per il cibo, il piacere di cucinare e organizzare serate da condividere con amici e, talvolta,
anche persone estranee, ha fatto nascere questi due fenomeni sempre più diffusi a livello nazionale: il
social eating e l’home restaurant.

Si premette sin d’ora che non esiste una specifica normativa di settore che definisca i due fenomeni 2:
ciononostante, le attività in parola necessitano di essere identificate per verificare se esistano differenze
tra loro e a quale normativa generale debbano essere ricondotte3.

Il social eating è stato definito, da uno dei più importanti operatori di questo settore, come un’attività
volta ad organizzare “eventi culinari tra amici, saltuari, riservati a chi ha prenotato ed è stato
accettato dal cuoco e senza organizzazione imprenditoriale ”4: lo scopo del social eating sarebbe
esclusivamente quello della socialità.

L’attività di home restaurant, invece, è stata definita come l’attività volta ad organizzare “ eventi con
regolarità, ed adoperandosi affinché anche il rendiconto economico abbia una valenza
importante”5.

La prima distinzione che si può abbozzare, dunque, tra le due forme di convivialità si posa sul requisito
dell’abitualità: se gli eventi di condivisione del pasto (a pagamento) avessero un carattere saltuario, la

2Oggi, sostanzialmente, la materia è regolata secondo le indicazioni fornite dal Ministero per lo Sviluppo Economico
con la risoluzione 10 aprile 2015, n. 50481, dal medesimo ente confermata con la nota n. 174980 del 29 settembre
2015 e con la risoluzione 6 novembre 2017, n. 493338.
3 Si anticipa sin d’ora, ma sul punto si tornerà nei prossimi paragrafi, che secondo le citate Risoluzioni del Mi.S.E.,
l’attività di somministrazione di pasti e bevande, in qualunque modo esercitata, soggiace alla disciplina dettata dalla
l. 25 agosto 1991, n. 287.
4 La definizione è tratta da un articolo pubblicato sul blog di Gnammo.it, il più importante operatore nazionale nel
settore del social eating, pubblicata al seguente link: http://blog.gnammo.com/nessuna-multa-al-social-eating-ma-
cogliamo-loccasione-per-rilanciare-il-nostro-codice-etico-a-supporto-di-una-nuova-normativa/. Si tratta, comunque,
di una definizione comunemente accettata e condivisa anche da altri operatori.
5 Ibidem.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 9


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

fattispecie sarebbe quella del social eating, mentre se tali eventi fossero organizzati con il carattere
dell’abitualità, allora la fattispecie sarebbe quella dell’home restaurant.

Tenere distinte le due attività, secondo gli operatori del social eating, è molto importante: infatti, nel
primo caso, trattandosi di eventi sporadici e riservati, non troverebbe applicazione la precipua normativa
dettata in tema di somministrazione di bevande e alimenti 6 mentre l’home restaurant dovrebbe
soggiacere, quantomeno, a tale disciplina.

Invero, a sommesso avviso di chi scrive, tale posizione non appare del tutto condivisibile: infatti, se la
finalità “esclusiva” del social eating fosse solo quella della socialità, ad essa dovrebbe essere totalmente
estraneo lo scopo di lucro che, invece, è presente.

Il discorso potrebbe essere diverso laddove l’organizzatore dell’evento si limitasse a chiedere ai


commensali non un corrispettivo, ma solamente il rimborso delle spese vive sostenute.

In ogni caso, è bene evidenziare sin d’ora che l’art. 1, l. 25 agosto 1991, n. 287 prevede che le
disposizioni della medesima legge si applichino “alle attività di somministrazione al pubblico di alimenti e
di bevande”, laddove “per somministrazione si intende la vendita per il consumo sul posto, che
comprende tutti i casi in cui gli acquirenti consumano i prodotti nei locali dell'esercizio o in una
superficie aperta al pubblico, all'uopo attrezzati”.

La normativa sulla somministrazione di alimenti e bevande, dunque, non pare distinguere


tra attività esercitate occasionalmente e attività esercitate abitualmente o in forma
imprenditoriale: essa, piuttosto, è applicabile ogniqualvolta si somministrino alimenti o
bevande al pubblico.

1.3 I disegni di legge sull' home restaurant depositati in Parlamento

Le questioni poc’anzi delineate hanno acquistato una notevole risonanza mediatica solamente negli
ultimi anni. L’argomento ha interessato anche la politica: in Parlamento, infatti, è stato presentato un
disegno di legge volto a disciplinare il settore dell’home food: si tratta del ddl C-32587, di iniziativa
dell’onorevole Antonino Minardo, approvato dalla Camera dei Deputati in data 17 gennaio 2017 e

6 L. 25 agosto 1991, n. 287 e ss. mm. e ii.


7 Il ddl C-3258 è consultabile sul sito della Camera dei Deputati al seguente link:
http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Ddliter/45915.htm.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 10


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

trasmesso al Senato il 18 gennaio 2017, ivi identificato con il ddl AS-26478, assegnato alla 10ª
Commissione permanente (Industria, commercio, turismo) in sede referente.

Tale disegno di legge non è mai stato approvato dal Senato; pertanto, durante la nuova legislatura,
iniziata nel marzo 2018, è stato presentato alla Camera dei Deputati il disegno di legge AC-918, del 12
luglio 2018, anch’esso intitolato “Disciplina dell’attività di home restaurant ” 9.

Questo nuovo progetto di legge, invero, ripercorre pedissequamente il dato letterale di quello
precedente: identica è la formulazione del testo, identici sono gli articoli, i commi. Ad ogni modo,
essendo stato depositato un nuovo progetto di legge, ad esso sarà dedicata l’analisi che segue.

Il disegno di legge in parola disciplina l’attività di home restaurant, pur facendo salve le competenze
delle regioni e degli enti locali. Le finalità perseguite dal legislatore sono quelle della tutela dei
consumatori, della leale concorrenza e della salute, favorendo comunque la sharing economy10. Il
disegno di legge, inoltre, intende favorire e valorizzare la cultura del cibo tradizionale e di qualità.

Il legislatore definisce l’home restaurant come quell’attività “occasionale finalizzata alla condivisione di
eventi enogastronomici esercitata da persone fisiche all’interno delle unità immobiliari ad uso abitativo,
per il tramite di piattaforme digitali che mettono in contatto gli utenti anche a titolo gratuito, e con
preparazione dei pasti all’interno delle strutture medesime”.

I tratti caratteristici dell’home restaurant, dunque, saranno l’occasionalità dell’attività, il necessario


scopo della condivisione degli eventi culinari, la natura personalistica della prestazione (l’attività può
essere svolta solo da persone fisiche), il luogo dove l’evento deve essere organizzato (immobili ad uso
abitativo), l’utilizzo di piattaforme digitali per l’incontro della domanda e dell’offerta, la preparazione
dei pasti all’interno dei luoghi predetti.

La legge definisce, poi, anche le figure del “gestore”, dell’utente “operatore cuoco” e “fruitore”: il primo
è colui che gestisce la piattaforma digitale finalizzata all’organizzazione degli eventi enogastronomici; il
secondo è colui che attraverso tale piattaforma svolge l’attività di home restaurant e l’ultimo è il

8 Il testo del ddl è consultabile al seguente link: http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Ddliter/47587.htm. In


passato erano già stati depositati altri disegni di legge dai Senatori Salvo Fleres (il quale non è più senatore nella
XVII legislatura) e Bruno Alicata: si trattava del ddl 1612, comunicato al Senato il 16 giugno 2009, ma mai
assegnato ad alcuna commissione e, ancora, del ddl. S-1271 del Senatore Bruno Alicato, anche questo mai
assegnato ad alcuna commissione.
9
Il disegno di legge, allegato alla presente guida, è comunque consultabile al seguente link: DDL AC-918 del 2018.

10 Nell’art. 1 del disegno di legge AC-918 si legge “economia della condivisione”.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 11


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

soggetto che tramite la piattaforma fruisce del servizio di home restaurant, condiviso dall’operatore
cuoco.

La disciplina in fase di discussione prevede, in capo al gestore, degli obblighi di conservazione e


tracciabilità delle informazioni relative alle attività degli utenti iscritti alle piattaforme digitali degli home
restaurant. Questo obbligo, comunque, deve essere adempiuto nel rispetto della normativa dettata in
materia di protezione dei dati personali. Sono stabiliti anche dei termini minimi entro i quali gli eventi
culinari devono essere inseriti nella piattaforma: la norma prevede che la pubblicazione sia effettuata
almeno trenta minuti prima dell’inizio dell’evento e, poi, che questa permanga memorizzata anche
nell’ipotesi di cancellazione o, comunque, mancata realizzazione dell’evento.

Un altro aspetto molto importante da rilevare riguarda i pagamenti: questi, infatti, sono effettuati
tramite le piattaforme digitali e devono avvenire solo ed esclusivamente con sistemi di pagamento
elettronico.

L’utilizzo delle piattaforme richiede una preventiva registrazione dell’identità degli utenti operatori e
degli utenti cuochi. La partecipazione del fruitore all’evento enogastronomico presuppone, comunque,
l’assenso da parte dell’operatore cuoco.

Per gli utenti operatori cuochi è necessario stipulare una polizza assicurativa per i rischi derivanti
dall’attività di home restaurant e devono essere in possesso anche di una polizza assicurativa per i
danni che possano derivare dall’unità immobiliare utilizzata per lo svolgimento di tale attività11: al
gestore compete l’onere di controllare che gli utenti operatori ottemperino a questi obblighi nonché il
compito di verificare che gli stessi siano in possesso dei requisiti previsti dalla disciplina sull’attività di
home restaurant.

Al gestore, inoltre, è demandato anche il compito di informare in modo corretto l’utente fruitore in
merito al servizio offerto e all’esistenza delle polizze assicurative citate in precedenza, esplicitando che
l’attività di ristorazione è comunque di tipo non professionale.

Un altro onere posto in capo al gestore della piattaforma è quello di comunicare ai comuni quali sono le
unità immobiliari registrate nella piattaforma presso le quali si svolgono le attività di home restaurant.
Le modalità e le specifiche tecniche di questa comunicazione sono stabilite, entro 90 giorni dalla entrata
in vigore della legge, con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico di concerto con quello
dell’Economia e delle Finanze.

11 Immobile che, si ricorda, deve comunque essere adibito ad uso abitativo.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 12


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

Il progetto di legge in discussione limita l’ambito di applicazione e l’esercizio dell’home restaurant: è


previsto, infatti, che questa disciplina non si applichi alle attività non rivolte al pubblico o
comunque svolte da persone unite da vincoli di parentela o amicizia, che costituiscono
attività libere e non soggette a procedura amministrativa. La norma poi precisa che qualora
l’utente cuoco organizzi un numero di eventi enogastronomici inferiore a 5 nel corso di un anno e a 50
pasti totali e se l’unità abitativa dove si tiene l’evento viene utilizzata nel corso dell’anno solare per un
numero di volte inferiore a 5, l’attività viene definita di social eating e non sono richieste le
polizze assicurative e i dati degli immobili non devono essere comunicati ai comuni da
parte del gestore.

Nel disegno di legge sono individuati, poi, dei limiti da rispettare per mantenere l’attività svolta
all’interno della disciplina dell’home restaurant senza rischiare di sconfinare nella vera e propria attività
di ristorazione professionale. L’esercente l’ home restaurant non può superare, infatti, il limite di 500
coperti per anno solare. Questo limite vale in capo all’utente operatore cuoco e in capo all’unità
immobiliare ad uso abitativo dove si svolgono le attività di home restaurant. Sotto il profilo economico,
vi è un limite massimo di proventi che, per l’utente operatore cuoco, non possono essere superiori ad
euro 5.000 annui.

Lo svolgimento dell’attività di home restaurant deve avvenire da parte di utenti operatori cuochi che si
avvalgono esclusivamente della propria organizzazione familiare e utilizzano una parte dell’unità
immobiliare adibita ad uso abitativo. Gli utenti operatori cuochi, inoltre, devono possedere i seguenti
requisiti:
a) non devono essere stati dichiarati delinquenti abituali, professionali o per tendenza, salvo che
abbiano ottenuto la riabilitazione;
b) non devono aver riportato una condanna, con sentenza passata in giudicato, per delitto non
colposo, per il quale è prevista una pena detentiva non inferiore nel minimo a tre anni, sempre che
sia stata applicata, in concreto, una pena superiore al minimo edittale;
c) non devono aver riportato, con sentenza passata in giudicato, una condanna a pena detentiva per
uno dei delitti contro l’industria e il commercio 12, ovvero per ricettazione, riciclaggio, insolvenza
fraudolenta, bancarotta fraudolenta, usura, rapina, delitti contro la persona commessi con violenza,
estorsione;
d) non devono aver riportato, con sentenza passata in giudicato, una condanna per reati contro
l'igiene e la sanità pubblica, compresi i delitti di comune pericolo mediante frode13;

12 Si tratta dei reati previsti dal libro II, titolo VIII, capo II del Codice Penale (artt. 513-517-quinuies c.p.).
13 Si tratta dei reati previsti dal libro II, Titolo VI, capo II del Codice Penale (artt. 438-448 c.p.).

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 13


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

e) non devono aver riportato, con sentenza passata in giudicato, due o più condanne, nel quinquennio
precedente all'inizio dell'esercizio dell'attività, per delitti di frode nella preparazione e nel commercio
degli alimenti previsti da leggi speciali;
f) non devono essere sottoposti a una delle misure di prevenzione previste nei confronti delle persone
pericolose per la sicurezza e per la pubblica moralità 14 o di quelle aderenti a organizzazioni criminali
di tipo mafioso15, né devono essere sottoposti a misure di sicurezza;
g) non devono aver riportato alcuna condanna per reati contro la moralità pubblica e il buon costume,
per delitti commessi in stato di ubriachezza o in stato di intossicazione da stupefacenti; per reati
concernenti la prevenzione dell'alcolismo, le sostanze stupefacenti o psicotrope, il gioco d'azzardo,
le scommesse clandestine, nonché per reati relativi ad infrazioni alle norme sui giochi.

Inoltre, l’esercizio dell’attività di home restaurant è subordinato al rispetto delle buone pratiche di
lavorazione e di igiene nonché delle misure dirette a contrastare il fenomeno dell’alcolismo.

Per quanto concerne, invece, gli immobili ad uso abitativo nei quali può essere esercitata l’attività di
home restaurant, il progetto di legge in discussione alla Camera prevede che essi debbano possedere le
caratteristiche di abitabilità e di igiene ai sensi della normativa vigente per gli immobili aventi tale
destinazione. In ogni caso, l’utilizzo dell’immobile per attività di home restaurant non comporta la
modifica della destinazione d’uso dell’immobile medesimo, ma questa è comunque preclusa nelle
unità immobiliari ad uso abitativo in cui siano esercitate anche attività turistico-ricettive in
forma non imprenditoriale o attività di locazione per periodi di durata inferiore a trenta
giorni.

Merita di essere segnalato che il progetto di legge ha cura di stabilire che anche all’attività di home
restaurant si applichino le vigenti disposizioni in materia di protezione dei dati personali16.

Infine, sono previste delle sanzioni per l’ipotesi di mancanza dei requisiti previsti dalla legge per
l’esercizio dell’attività di home restaurant: tale situazione, infatti, comporta il divieto di prosecuzione

14 Legge 27 dicembre 1956, n. 1423.


15 Legge 31 maggio 1965, n. 575.
16
Sul punto si ricorda che, dal 25 maggio 2018, è in vigore il Regolamento Europeo per la protezione dei dati
personali, c.d. G.D.P.R.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 14


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

dell’attività stessa e la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 2.500 a euro
15.000 e la chiusura dell'esercizio17.

Quella poc’anzi descritta è la disciplina dell’attività di home restaurant in discussione presso la Camera
dei Deputati.

Appare opportuno evidenziare che il precedente disegno di legge (AS-2647) è stato analizzato anche
dall’Autorità Garante della concorrenza e del mercato che, ai sensi dell’art. 22, l. 10 ottobre
1990, n. 287, ha espresso il proprio parere nell’adunanza del 22 marzo 2017, pubblicando il relativo
provvedimento nella Bollettino Ufficiale n. 13 del 10 aprile 2017.

L’Autorità Garante ha rilevato come tale progetto di legge introducesse “limitazioni all’esercizio
dell’attività di home restaurant che non appaiono giustificate ”.

In sintesi, le osservazioni dell’Autorità Garante possono essere riassunte come segue:

- il ricorso alle piattaforme digitali come “unica modalità per lo svolgimento dell'attività di home
restaurant”18, ridurrebbe l’offerta dei servizi di ristorazione per i clienti meno adusi ai sistemi
digitali/elettronici di acquisto e darebbe adito ad “una discriminazione con i ristoratori
tradizionali, che, oltre a poter promuovere la propria attività e ricevere prenotazioni mediante
siti internet, mantengono la possibilità di avere un contatto diretto con la clientela ”19;
- l’obbligo di pagare anticipatamente la prestazione esclusivamente mediante piattaforme digitali,
secondo l’Autorità, soggiacerebbe alle medesime critiche di cui al punto precedente;
- la quantificazione normativa del numero massimo di coperti che possono essere allestiti e del
reddito annuo che l'attività in esame può generare 20 contrasterebbe “oltre che con i principi di
liberalizzazione previsti dal D. Lgs. n. 59/2010, che recepisce la Direttiva Servizi, e dai successivi
decreti di liberalizzazione, anche con il dettato costituzionale di libera iniziativa economica e di
tutela della concorrenza”21;

17 La sanzione è prevista dall’articolo 10, comma 1, della legge 25 agosto 1991, n. 287, come richiamato dal
progetto di legge.
18
Ibidem.

19
Ivi, p. 41.

20
Si rammenta che il disegno di legge prevedeva un massimo di 500 coperti per un reddito complessivo annuo non
superiore ad euro 5.000,00.
21
Parere Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, cit., p. 41.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 15


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

- l’esclusione delle attività di B&B e Case Vacanza in forma non imprenditoriale e della locazione
dalla possibilità di ampliare l’offerta di servizi extralberghieri con quella del servizio di home
restaurant, secondo l’Autorità, sarebbe priva di valide motivazioni.

Come anticipato, il precedente disegno di legge non è mai stato approvato dal Senato ma, dalla lettura
del successivo progetto depositato alla Camera dei Deputati emerge chiaramente che il legislatore non
abbia dato alcun peso ai rilievi formulati dall’Autorità Garante in quanto è stato riproposto il medesimo
testo criticato.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 16


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

2. Il social eating

2.1 Cenni generali sull’attività di social eating

La tematica del social eating in linea generale è molto ampia e, come anticipato, priva di una specifica
disciplina di settore. Il fenomeno però è altamente diffuso a livello nazionale (e anche internazionale) e
sembra destinato a diventare sempre più importante.

La diffusione e la pubblicizzazione degli eventi avvengono tramite social network e portali internet e vi
sono vere e proprie piattaforme di social eating che offrono vari servizi a chi vuole “affiliarsi”.

Le persone che sono appassionate di cucina, interessate a fare nuove conoscenze o comunque amanti
della convivialità possono organizzare degli eventi ai quali invitare altre persone (conosciute o non) e
ottenere anche un vantaggio economico22.

Va da sé che gli eventi possono essere creati e organizzati a prescindere dall’adesione ad uno dei portali
predetti, tuttavia è chiaro che se si vuole pubblicizzare la propria iniziativa e – soprattutto – coinvolgere
delle persone che siano (in qualche modo) selezionate, è opportuno iscriversi ad una o più piattaforme
di social eating.

Si deve ricordare che secondo la prassi più diffusa, al fine di permanere nell’attività del social eating,
l’organizzazione degli eventi deve essere del tutto occasionale: in caso contrario, si rischia di ricadere
all’interno dell’attività di home restaurant, la quale, attualmente, integra gli estremi di una attività
commerciale e come tale, dunque, viene trattata23.

Giova rammentare anche in questa sede come il progetto di legge sull’attività di home restaurant, faccia
esplicito riferimento al social eating, stabilendo che si versa in questa ipotesi allorché l’utente cuoco
organizzi un numero di eventi enogastronomici inferiore a 5 nel corso di un anno e a 50 pasti totali e se
l’unità abitativa dove si tiene l’evento viene utilizzata nel corso dell’anno solare per un numero di volte

22 Da qui si evince una finalità lucrativa nell’organizzazione degli eventi.


23Resta valido, però, quanto già esposto in precedenza in merito all’esistenza di uno scopo di lucro che contrasta
con l’affermata esclusività di uno scopo sociale, nonché in relazione all’applicabilità della normativa sulla
somministrazione di alimenti e bevande che non distingue affatto tra attività occasionali e non occasionali.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 17


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

inferiore a 5. La norma poi prevede che l’attività di social eating non soggiaccia alle regole dettate per
l’home restaurant.

2.2 Come funziona

L’organizzazione di un evento culinario social, di per sé, è attività abbastanza semplice: sostanzialmente
è sufficiente invitare un determinato numero di persone (conoscenti o non), proporre un menù e
concordare con loro la quota di partecipazione all’evento (specialmente se vengono invitate persone
estranee, è opportuno chiedere il pagamento anticipato); successivamente si dovranno ricevere gli
ospiti e servire loro le pietanze concordate.

È vero, però, che se si vuole dare risalto ai propri eventi è indubbiamente opportuno iscriversi ad un
portale di social eating. In questo caso, si entra in un sistema in cui il gestore del portale fornisce un
servizio di assistenza al privato nella pubblicizzazione dell’evento, nella selezione dei partecipanti e nella
gestione delle transazioni.

Di seguito si cercherà di illustrare qual è il funzionamento del social eating svolto tramite le principali
piattaforme. A tal fine con il termine “utente” si indicherà il soggetto intenzionato a creare eventi di
social eating tramite uno dei portali indicati in precedenza.

L’utente deve, per prima cosa, registrarsi ad una piattaforma di social eating, dove, successivamente,
pubblicherà l’evento che intende organizzare con tutte le informazioni complete ed esaustive che lo
riguardano: giorno, ora, luogo, menù, numero minimo di invitati necessario alla realizzazione dell’evento
e numero massimo di persone ammesse, modalità e tempistiche della prenotazione, quota di
partecipazione (salvo che questa non sia prefissata dal gestore del portale) e, infine ma non meno
importanti, i recapiti per il contatto.

Le persone interessate all’evento pubblicizzato (anch’esse registrate al portale) inviano all’utente che lo
ha organizzato una richiesta di partecipazione.

L’utente raccoglie tutte le richieste di adesione e, quando è raggiunto il numero minimo di partecipanti,
conferma l’evento e trasmette l’invito ai soli candidati che ritiene di voler ammettere.

Generalmente, dopo questa fase, il portale di riferimento gestisce la fase della transazione economica:
da un lato chiede il pagamento della quota all’invitato ammesso all’evento e, successivamente a
quest’ultimo, invia all’utente il riepilogo di quanto incassato, oltre alle informazioni circa le modalità e le

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 18


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

tempistiche di accredito in suo favore della somma dovuta, al netto della percentuale trattenuta dal
gestore del portale.

È bene evidenziare che la partecipazione a questi portali implica anche l’accettazione del meccanismo
dei feedback: sia l’utente sia l’invitato, dunque, saranno tenuti a rilasciare un “giudizio” sull’altro
dimodoché l’intera comunità possa conoscere se un organizzatore “è un bravo cuoco” e se un invitato
“è un buon ospite”.

L’adesione ai predetti portali, inoltre, comporta l’accettazione di una serie di condizioni contrattuali tra le
quali l’impegno ad organizzare gli eventi culinari nel rispetto della legislazione vigente in tema di igiene
e sanità.

2.3 Normativa applicabile

L’individuazione del quadro normativo applicabile a questa tipologia di eventi è relativamente semplice.
Se si aderisce alla tesi per cui trattasi di eventi occasionali, organizzati tra amici e in forma non
imprenditoriale, è ragionevole affermare che si applicherà la normativa relativa alla responsabilità
civile per gli eventuali danni cagionati dall’organizzatore dell’evento (per esempio a causa
della preparazione di cibi scaduti o comunque non adatti all’alimentazione); la disciplina in tema di
contratti che prevede l’obbligo di pagamento della quota di partecipazione in capo
all’invitato24 e, laddove l’organizzatore aderisca ad una piattaforma di social eating, infine, sarà
applicabile la disciplina contrattuale e consumeristica 25 derivante dall’accordo stipulato con il
gestore di quest’ultima, oltre che le norme generali in tema di contratto.

Sotto il profilo fiscale, gli introiti percepiti dall’organizzatore dell’evento costituiscono redditi diversi ai
sensi dell’art. 67, T.u.i.r.
Ai fini previdenziali non dovrebbe porsi alcun problema fintanto che l’attività permane nel campo
dell’occasionalità.

24 Solitamente, come già detto, la quota di partecipazione viene pagata anticipatamente e, pertanto, non dovrebbe
sorgere alcuna questione in merito all’insolvibilità dell’invitato. Potrebbero, però, sorgere controversie in merito
all’effettiva debenza di quanto pagato o alla quantificazione della quota, qualora al termine dell’evento l’invitato non
sia soddisfatto della prestazione ricevuta.
25 A ben vedere, il soggetto che organizza gli eventi di social eating è da considerarsi consumatore rispetto al
gestore del portale ove tali eventi sono pubblicizzati. L’organizzatore, infatti, secondo la normativa vigente (art. 3,
d. lgs. 6 settembre 2005, n. 206) agirebbe per scopi estranei all’attività imprenditoriale e/o commerciale e/o
artigianale.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 19


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

Se, invece, si aderisce alla tesi per cui anche il social eating integri una attività di somministrazione di
alimenti e bevande, allora la disciplina cui fare riferimento cambia radicalmente: in primo luogo si dovrà
applicare la citata l. 25 agosto 1991, n. 287 e ss. mm. e ii. e, inoltre, dalla qualificazione di tale attività
in termini di somministrazione di alimenti e bevande, derivano una serie di obblighi in materia civile,
amministrativa, fiscale e previdenziale che verranno meglio illustrati nel prosieguo.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 20


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

3. L’home restaurant

3.1 Introduzione

L’attività di home restaurant, come anticipato, consiste nell’organizzare degli eventi culinari presso il
proprio domicilio invitando persone più o meno conosciute e chiedendo un compenso per la
preparazione e il consumo del pasto. L’evento da organizzare può essere un pranzo, un aperitivo o una
cena. La peculiarità di questa nuova forma di ristorazione consiste nel fatto che l’evento si realizza
presso l’abitazione dell’organizzatore o, in alcuni casi, presso il domicilio dell’utente (in queste ipotesi si
parla di cuoco a domicilio).

La materia, come anticipato, attualmente non conosce una specifica normativa di riferimento: occorre,
dunque, inquadrare la fattispecie nelle norme generali dettati dal Codice Civile e dalle leggi di settore
dettate in materia di ristorazione.

Un primo punto da cui poter prendere le mosse si trova nella risoluzione Ministero dello Sviluppo
Economico del 10 aprile 2015, n. 50481, seguita dalla Risoluzione del Ministero dello Sviluppo
Economico 6 novembre 2017, n. 49333826.

Il Ministero, in buona sostanza, ha equiparato l’home restaurant all’attività di


somministrazione di alimenti e bevande 27
ancorché questa sia esercitata soltanto in alcuni giorni e
la platea dei soggetti coinvolti sia limitata28.

Nella risoluzione n. 50481, infatti, si legge che l’attività qui descritta “anche se esercitata solo in
alcuni giorni dedicati e tenuto conto che i soggetti che usufruiscono delle prestazioni sono
in numero limitato, non può che essere classificata come un’attività di somministrazione di alimenti e
bevande, in quanto anche se i prodotti vengono preparati e serviti in locali privati coincidenti

26 Si tratta di due documenti di prassi privi, ovviamente, di una efficacia vincolante ma dotati di una importante
forza persuasiva. Entrambi gli atti sono allegati alla presente guida.
27 La somministrazione di alimenti e bevande al pubblico è regolamentata, in via generale, dalla l. 25 agosto 1991,
n. 287, nonché dal d. lgs. 26 marzo 2010, n. 59.
28 Solitamente, infatti, è abbastanza circoscritto il numero degli invitati.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 21


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

con il domicilio del cuoco, essi rappresentano comunque locali attrezzati aperti alla
clientela”.

Per queste ragioni, ad avviso del Ministero la fattispecie deve necessariamente essere ricondotta sotto
l’applicazione delle norme che regolano l’attività di somministrazione di alimenti e bevande al pubblico 29.

Da questa posizione discende necessariamente che un home restaurant, oggi, è soggetto ai medesimi
obblighi di qualsiasi altro pubblico esercizio che si occupa di ristorazione: l’attività deve essere
esercitata in locali a ciò appositamente deputati che devono essere sorvegliabili e avere
una porta sempre apribile.

Per lo svolgimento dell’attività, ai sensi dell’art. 86 T.u.l.p.s. 30, è necessario, dunque, presentare la
Scia31 al comune e rispettare i medesimi obblighi igienico-sanitari previsti per un pubblico esercizio.

L’esercizio di attività di home restaurant, peraltro, pone significative questioni anche in materia di
pubblica sicurezza. Infatti, nel nostro ordinamento, esiste un apposito decreto ministeriale che disciplina
i requisiti di sorvegliabilità dei pubblici esercizi da parte dell’autorità di pubblica sicurezza (D.M.
Ministero dell’Interno, 17 dicembre 1992, n. 564).

29
La tesi del Ministero dello Sviluppo Economico, peraltro, trova conferma anche nella giurisprudenza di merito
della giustizia amministrativa. Infatti, secondo T.A.R. Campania – Napoli, sentenza 8 giugno 2018, n. 3883,
“Neppure risulta fondato il secondo motivo di ricorso, con il quale si sostiene che la P.A. avrebbe, nel frangente,
“arbitrariamente applicato la disciplina prevista per le normali attività di somministrazione di alimenti e bevande”,
poiché parte ricorrente prospetta che l’attività di home restaurant, ancorché sprovvista al momento di specifica
disciplina, sarebbe in realtà del tutto peculiare, come dimostrato dall’essere in corso l’iter legislativo per
l’approvazione di una disciplina ad hoc. In contrario, invero, va osservato che, non essendo in vigore
alcuna speciale disciplina derogatoria, all’attività in commento, avente essenzialmente ad oggetto la
somministrazione di alimenti e bevande (come risultante da apposita comunicazione al Comune, prot. n. 1991
del 9.9.2016), per di più non occasionale o solo ai soci della ASD Matese Country Ranch, ma anche ad “eventuali
clienti occasionali”, non può che applicarsi l’ordinaria normativa regolante appunto tali
somministrazioni, e quindi anche l’art. 3 co. 7 L. 287/1991, indipendentemente dalla circostanza che ciò
avvenga nel domicilio dell’esercente (a tacere del rilievo che, venendo meno la mera occasionalità della
prestazione, anche tale ambito privato diverrebbe in realtà aperto al pubblico)”.
30 Art. 86 Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (R.D. 18 giugno 1931 n. 773): “Non possono esercitarsi,
senza licenza del questore, alberghi, compresi quelli diurni, locande, pensioni, trattorie, osterie, caffè o altri esercizi
in cui si vendono al minuto o si consumano vino, birra, liquori od altre bevande anche non alcooliche, né sale
pubbliche per bigliardi o per altri giuochi leciti o stabilimenti di bagni, ovvero locali di stallaggio e simili. Comma 2.
Per la somministrazione di bevande alcooliche presso enti collettivi o circoli privati di qualunque specie, anche se la
vendita o il consumo siano limitati ai soli soci, è necessaria la comunicazione al questore e si applicano i medesimi
poteri di controllo degli ufficiali e agenti di pubblica sicurezza previsti per le attività di cui al primo comma ”.
31 La S.c.i.a. è la “segnalazione certificata di inizio attività”: si tratta di una comunicazione, disciplinata dall’art. 19, l.
7 agosto 1990, n. 241, che sostituisce ogni atto di autorizzazione, licenza, concessione non costitutiva, permesso o
nulla osta comunque denominato, necessari all’esercizio di attività imprenditoriale, commerciale o artigianale. Tale
comunicazione deve essere depositata, a cura dell’interessato, presso il Comune competente. Su questo argomento
si rimanda all’apposito paragrafo infra.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 22


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

Orbene, il Ministero dello Sviluppo Economico, prima di emanare la propria risoluzione poc’anzi
menzionata, ha avuto cura di investire il Ministero dell’Interno in merito “ all’applicabilità del D.M. 564
del 1992, concernente i requisiti di sorvegliabilità degli esercizi pubblici, all’attività di preparazione di
pasti presso il domicilio del cuoco e loro somministrazione ad un numero ristretto di soggetti terzi,
considerati ospiti paganti, che hanno risposto ad un annuncio prenotando il pasto via internet o
telefono”32.

Il Ministero dell’interno, con proprio parere del 14 ottobre 2016 33, ha premesso di “condividere appieno
la ricostruzione interpretativa di codesto Dicastero 34, nel senso che l’attività in questione, salvo che
non sia svolta in modo del tutto occasionale ed episodico, in quanto rivolta ad un pubblico
indistinto, non può che essere classificata – allo stato della legislazione e in assenza di disciplina
specifica – quale esercizio pubblico di somministrazione di alimenti e bevande, perciò
soggetto alla relativa disciplina commerciale, fiscale, igienico-sanitaria e di pubblica
sicurezza”35. Per queste ragioni, secondo il Ministero dell’Interno, l’attività di home restaurant
soggiacerebbe ai controlli e agli eventuali poteri sanzionatori e interdittivi dell’Autorità di Pubblica
Sicurezza comuni a tutti gli esercizi commerciali 36.

Peraltro, il Ministero dell’Interno ha precisato in modo molto chiaro che l’assoggettamento a tali controlli
“non osta, in termini assoluti, alla possibilità di svolgere presso abitazioni private attività
d’impresa, essendo infatti possibili degli accorgimenti che consentono di contemperare i controlli di
polizia amministrativa con le tutele che l’ordinamento appresta per le private dimore ”37.

Secondo il Ministero dell’Interno, dunque, l’esercizio di attività di home restaurant, salvo che non sia
svolta in modo del tutto occasionale ed episodico, soggiacerebbe anche ai controlli dell’Autorità di
Pubblica Sicurezza previsti, in linea generale, per tutti gli esercizi commerciali.

32
Parere del Ministero dell’Interno dd. 14 ottobre 2016, p. 1. Il parere è allegato in calce alla presente guida.

33
Merita di essere ricordato che, nella gerarchia delle fonti del diritto non si trova menzionato in alcun luogo un
atto denominato “parere”. Per tale ragione, per quanto autorevole e persuasivo possa essere, il parere resta pur
sempre un atto promanante da una Pubblica Amministrazione che non può in alcun modo assumere efficacia
normativa.

34
Ossia che l’attività svolta debba essere ricondotta alla disciplina della somministrazione di alimenti e bevande.

35
Parere del Ministero dell’Interno dd. 14 ottobre 2016, p. 2.

36
Ibidem.
37
Ibidem.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 23


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

Per quanto concerne, nello specifico, l’applicabilità del D.M. 564/1992 in merito alla sorvegliabilità degli
esercizi pubblici, il Ministero dell’Interno, nel proprio parere, giunge ad una conclusione di segno
opposto.

Ad avviso dell’Ente, infatti, la disciplina in parola non tiene “ minimamente conto di una modalità di
gestione tanto strutturalmente diversa dagli esercizi di somministrazione tradizionali, sicché – di fatto –
pure facendo riferimento ai consueti criteri e limiti della compatibilità, obiettivamente non si vedono, in
quel D.M., disposizioni suscettibili di un qualche adattamento alla nuova fattispecie senza tensioni
interpretative ai limiti dell’arbitrio e senza, per di più, ledere fondamentali diritti di riservatezza ”38.

D’altronde, sempre secondo il parere degli Interni, non vi sarebbe alcuna utilità, sotto il profilo della
pubblica sicurezza, ad applicare agli home restaurant la disciplina immaginata per tutt’altra tipologia
di esercizi commerciali; infatti, si legge nel parere, l’attività in parola declina in modo totalmente diverso
le esigenze di pubblica sicurezza che non possono certo essere equiparate a quelle poste da un
esercizio aperto sulla pubblica via.

Infatti, per tali ragioni, afferma il Ministero dell’Interno, “ sotto il rigoroso profilo dell’ordine e della
sicurezza pubblica, e quindi escludendo ogni considerazione in tema di tutela della salute,
dell’igiene e dell’incolumità pubblica, l’attività in questione non espone a problematiche
significativamente maggiori o diverse dalle comuni cene ad inviti presso abitazioni private,
fermo restando il potere di accesso degli operatori di p.s. di cui si è fatto cenno ”39.

In conclusione, il Ministero dell’Interno ritiene che l’oggettiva incompatibilità tra l’attività di home
restaurant e la disciplina della sorvegliabilità degli esercizi pubblici di cui al D.M. 564/92 non sia idonea
a giustificare l’inammissibilità di tali esercizi40.

Ebbene, volendo sintetizzare la posizione assunta dal Ministero degli Interni rispetto al quesito
formulato dal Ministero dello Sviluppo Economico, si può dire che il primo ha affrontato la questione
della disciplina applicabile agli home restaurant solo ed esclusivamente, come è ovvio che sia, dal

38
Ibidem.

39
Ivi, p. 3.
40
È meritevole di evidenza il fatto che quanto esposto in merito al parere reso dal Ministero dell’Interno nel 2016 è
stato pienamente confermato dallo stesso Ministero dell’Interno nell’anno 2019. Infatti, l’Ente è stato interpellato
dalla Questura di Reggio Calabria relativamente alle modalità operative o all’esistenza di nuove competenze in capo
alla stessa Questura circa l’esercizio di attività di home restaurant. Il Ministero dell’Interno, nel riscontrare la nota
pervenuta da parte della Questura, ha comunque avuto modo di ribadire che “ in merito all’attività di home
restaurant, sotto il rigoroso profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica, si ritiene di confermare il parere fornito da
questo Ufficio al Ministero dello Sviluppo Economico con nota in data 14.10.2016”.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 24


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

punto di vista dell’ordine e della sicurezza pubblica. In questo senso, il Ministero ha ritenuto di
condividere l’orientamento anticipato dal Ministero dello Sviluppo Economico per il quale l’attività debba
essere ricondotta alla disciplina di somministrazione di alimenti e bevande salvo che non sia svolta in
modo del tutto occasionale ed episodico.

Purtroppo, né il Ministero dell’Interno né il Ministero dello Sviluppo Economico, ad oggi,


hanno ancora chiarito cosa debba intendersi per esercizio dell’attività svolta “in modo del
tutto occasionale ed episodico”. Peraltro, come già anticipato in precedenza, non si può sottacere
che, per quanto autorevole possa essere il parere del Ministero dell’Interno, vi è un dato legislativo
incontrovertibile per il quale la disciplina di somministrazione di alimenti e bevande non opera alcuna
distinzione tra attività svolte in modo occasionale e attività svolte in modo non occasionale 41.

Alla luce di quanto esposto e, soprattutto, in virtù della posizione assunta dal Ministero dello Sviluppo
Economico42, appare necessario rispettare tutti gli obblighi previsti, in via generale, per chi somministra
alimenti e bevande, pur se l’attività è svolta in modo occasionale e non abituale 43.

Tra i predetti obblighi, per esempio, si trovano la necessità di predisporre un piano di autocontrollo ove
riportare le procedure interne che riguardano gli alimenti: dal rispetto della catena del freddo, ai sistemi
di conservazione degli alimenti, passando per la loro tracciabilità. Si tratta di un manuale dove annotare
tutte le questioni che concernono la gestione dei prodotti che verranno poi somministrati al pubblico e
che, a richiesta dei competenti uffici di igiene (come l’ASL) deve essere esibito.

Vi è poi da rispettare la formazione in materia di analisi e controllo dei punti critici (c.d. corso “haccp”):
si tratta di un corso da frequentare con cadenza biennale 44.

Infine, si anticipa sin d’ora che se effettivamente l’attività di home restaurant fosse equiparata all’attività
di ristorazione tout-court, essa non potrebbe dare luogo ad attività di lavoro occasionale e, pertanto,
non sarebbe applicabile la normativa che stabilisce la soglia di euro 5.000,00= annui oltre la quale è
necessario aprire una partita iva.

41
A tal proposito, si rammenta che l’art. 1, l. 25 agosto 1991, n. 287 prevede espressamente che “ Per
somministrazione si intende la vendita per il consumo sul posto, che comprende tutti i casi in cui gli acquirenti
consumano i prodotti nei locali dell'esercizio o in una superficie aperta al pubblico, all'uopo attrezzati”.
42
Risoluzione del 10 aprile 2015, n. 50481, cit.

43
Al più, l’home restaurant che esercitasse la propria attività in modo del tutto occasionale ed episodico, non
soggiacerà alla sorvegliabilità ai sensi del D.M. del Ministero dell’Interno n. 564/1992.
44 Per maggiori approfondimenti si rimanda al paragrafo dedicato a questa tematica.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 25


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

Quanto sopra, chiaramente, non esclude che un soggetto possa autonomamente decidere di avviare
una attività di home restaurant da svolgere in modo del tutto occasionale ed espisodico senza, pertanto,
conformarsi alle indicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico. Una tale scelta, chiaramente,
espone il soggetto al rischio di vedersi contestare che l’attività non è occasionale e, conseguentemente,
subire accertamenti e sanzioni.

3.2 Apertura dell’attività: s.c.i.a. e altri adempimenti amministrativi, fiscali e


previdenziali (ComUnica)

Come si è anticipato, intraprendere una attività di home restaurant equivale (almeno secondo
l’interpretazione ufficiale del Ministero dello Sviluppo Economico, al quale è opportuno comunque fare
riferimento) ad iniziare una attività di impresa.

A tal fine, dunque, è necessario adempiere ad una serie di obblighi burocratici di natura amministrativa,
fiscale e previdenziale.

3.2.1 La segnalazione certificata di inizio attività (s.c.i.a.)

In primo luogo, è necessario presentare la c.d. segnalazione certificata di inizio attività (di seguito
s.c.i.a.) al competente comune: si tratta di una dichiarazione che le imprese presentano al comune e
che consente loro di iniziare, modificare o cessare un’attività produttiva (artigianale, commerciale,
industriale). La disciplina nazionale di riferimento, come anticipato in precedenza, è contenuta nell’art.
19, l. 27 agosto 1990, n. 241.

Grazie a tale istituto non è più necessario attendere le tempistiche, le verifiche e i controlli preliminari
da parte delle amministrazioni competenti: l’impresa, infatti, può iniziare la propria attività subito dopo
aver depositato la relativa segnalazione.

L’art. 19 citato prevede che la dichiarazione fatta dall’imprenditore sostituisca “ ogni atto di
autorizzazione, licenza, concessione non costitutiva, permesso o nulla osta comunque denominato,
comprese le domande per le iscrizioni in albi o ruoli richieste per l’esercizio di attività
imprenditoriale, commerciale o artigianale il cui rilascio dipenda esclusivamente dall’accertamento
di requisiti e presupposti richiesti dalla legge o da atti amministrativi a contenuto generale, e non sia
previsto alcun limite o contingente complessivo o specifici strumenti di programmazione settoriale per il
rilascio degli atti stessi”.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 26


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

Alla dichiarazione devono essere allegate le autocertificazioni relative al possesso degli eventuali
requisiti morali e professionali richiesti dalla specifica attività che si intende svolgere.

Nel caso dell’home restaurant, l’art. 71, d. lgs. 26 marzo 2010, n. 59, prevede che non possano
esercitare l’attività commerciale di somministrazione e di vendita:
a) coloro che sono stati dichiarati delinquenti abituali, professionali o per tendenza, salvo che
abbiano ottenuto la riabilitazione;
b) coloro che hanno riportato una condanna, con sentenza passata in giudicato, per delitto
non colposo, per il quale è prevista una pena detentiva non inferiore nel minimo a tre
anni, sempre che sia stata applicata, in concreto, una pena superiore al minimo edittale;
c) coloro che hanno riportato, con sentenza passata in giudicato, una condanna a pena
detentiva per uno dei delitti contro l’industria e il commercio, ovvero per ricettazione,
riciclaggio, insolvenza fraudolenta, bancarotta fraudolenta, usura, rapina, delitti contro
la persona commessi con violenza, estorsione;
d) coloro che hanno riportato, con sentenza passata in giudicato, una condanna per reati contro
l'igiene e la sanità pubblica;
e) coloro che hanno riportato, con sentenza passata in giudicato, due o più condanne, nel
quinquennio precedente all'inizio dell'esercizio dell'attività, per delitti di frode nella
preparazione e nel commercio degli alimenti previsti da leggi speciali;
f) coloro che sono sottoposti a una delle misure di prevenzione di cui alla legge 27 dicembre 1956, n.
1423, o nei cui confronti sia stata applicata una delle misure previste dalla legge 31 maggio 1965,
n. 575, ovvero a misure di sicurezza.

Nella s.c.i.a., pertanto, è necessario indicare l’assenza delle predette condizioni.

Per quanto concerne, invece, i requisiti professionali, il medesimo art. 71, individua i seguenti:
a) avere frequentato con esito positivo un corso professionale per il commercio, la
preparazione o la somministrazione degli alimenti, istituito o riconosciuto dalle regioni o
dalle province autonome di Trento e di Bolzano;
b) avere, per almeno due anni, anche non continuativi, nel quinquennio precedente, esercitato in
proprio attività d'impresa nel settore alimentare o nel settore della somministrazione di
alimenti e bevande o avere prestato la propria opera, presso tali imprese, in qualità di
dipendente qualificato, addetto alla vendita o all'amministrazione o alla preparazione degli alimenti,
o in qualità di socio lavoratore o in altre posizioni equivalenti o, se trattasi di coniuge, parente o
affine, entro il terzo grado, dell'imprenditore, in qualità di coadiutore familiare, comprovata dalla
iscrizione all'Istituto nazionale per la previdenza sociale;

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 27


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

c) essere in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore o di laurea, anche


triennale, o di altra scuola ad indirizzo professionale, almeno triennale, purché nel corso di
studi siano previste materie attinenti al commercio, alla preparazione o alla somministrazione degli
alimenti.

La dichiarazione deve indicare, inoltre, anche l’esistenza dei requisiti oggettivi necessari all’esercizio
dell’attività: conformità urbanistica, edilizia, igienico-sanitaria, ambientale dei locali e/o attrezzature
aziendali. È opportuno (e, in taluni casi necessario) allegare anche elaborati tecnici e planimetrici.

L’amministrazione che riceve la s.c.i.a., entro 60 giorni dal deposito, è tenuta ad accertare il possesso e
la veridicità dei requisiti dichiarati dall’imprenditore. In caso di riscontro negativo, dovrà adottare i
provvedimenti opportuni volti a far regolarizzare la posizione o a vietare la prosecuzione dell’attività. È
bene evidenziare che la dichiarazione di circostanze mendaci all’interno della s.c.i.a. potrebbe assumere
profili di rilevanza penale.

La s.c.i.a. deve essere depositata telematicamente allo Sportello Unico delle Attività Produttive (s.u.a.p.)
del comune di riferimento utilizzando gli schemi e la modulistica appositamente predisposta da ciascun
ufficio.

La s.c.i.a., normalmente, deve essere presentata prima dell’inizio dell’attività e, inoltre, deve essere
allegata alla comunicazione effettuata tramite ComUnica al Registro delle Imprese.

3.2.2 I singoli adempimenti contenuti in ComUnica

Gli altri adempimenti di carattere amministrativo, fiscale e previdenziale, invece, possono essere svolti
con una singola dichiarazione da inviare al Registro delle Imprese45 mediante una comunicazione
contenente tutte le informazioni che in passato dovevano essere trasmesse a ciascun ente competente
(Agenzia delle Entrate, Inps, Inail).

Si tratta di una procedura interamente telematica che si svolge mediante l’utilizzo di un software
denominato ComUnica Impresa46 o, per le imprese individuali, ComUnica Starweb, che non
richiede l’installazione di alcun software47.

45Il registro delle imprese è tenuto dalla Camera di Commercio. Tutte le informazioni possono essere reperite al
seguente indirizzo: http://www.registroimprese.it/.
46Il software è chiamato anche solo ComUnica. Maggiori informazioni, specialmente con riferimento all’installazione
del software, possono essere reperite sul sito www.registroimprese.it.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 28


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

A tal proposito, laddove l’interessato intenda procedere senza l’ausilio di un professionista, per prima
cosa dovrà munirsi di un indirizzo di posta elettronica certificata e di una firma digitale 48. La posta
elettronica certificata può essere acquistata presso i diversi gestori abilitati, mentre la firma digitale può
essere ottenuta recandosi presso la propria Camera di Commercio o altro ente accreditato presso
l'Agenzia per l'Italia Digitale49.

Inoltre, è necessario chiedere e ottenere le credenziali per il sistema “Telemaco”: in questo caso, la
richiesta può essere fatta tramite:
a) convenzione per Ordini Professionali o Associazioni di Categoria;
b) registrazione sul sito del Registro Imprese e costituzione on-line di un fondo da alimentare con
carta di credito o altri sistemi bancari, da utilizzare per il versamento di diritti e imposte.

Mediante il predetto sistema50 si compone la pratica, che deve essere sottoscritta digitalmente e la si
invia al Registro delle Imprese, il quale, a sua volta, la smisterà tra i diversi enti di competenza (Agenzia
delle Entrate, Inps, Inail).

Dopo la trasmissione della pratica, il Registro delle Imprese dà automaticamente conferma di ricezione
mediante un messaggio all’indirizzo di posta elettronica certificata del richiedente, contenente la
ricevuta di protocollo e la ricevuta della Comunicazione Unica; contestualmente, provvede allo
smistamento, verso tutti gli enti coinvolti, della comunicazione stessa.

La procedura attivata prosegue secondo tempistiche prestabilite. In particolare:


- entro 5 giorni dall’avvio della procedura, la Camera di Commercio51 di competenza comunica
l’iscrizione all’indirizzo PEC d’impresa nonché al mittente della pratica;

47 In tal caso la procedura è effettuata interamente online, tramite il sito del Registro delle Imprese, segnatamente
al seguente link: http://starweb.infocamere.it/starweb/index.jsp#_ga=1.188888173.737748637.1454906717.
48 La posta elettronica certificata è disciplinata dal d. lgs. 7 marzo 2005, n. 82 (c.d. “Codice dell’Amministrazione
Digitale”) e dal d.P.R. 11 febbraio 2005 n. 68. Essa è equiparata alla classica posta raccomandata e, per quanto
concerne le comunicazioni con gli enti pubblici, la sostituisce. La firma digitale - equivalente elettronico della
tradizionale firma autografa su carta - è associata stabilmente al documento elettronico sulla quale è apposta e ne
attesta con certezza l'integrità, l'autenticità, la non ripudiabilità. Anch’essa è disciplinata dal citato d. lgs. n. 82/2005
e da una serie di decreti attuativi che dettano le specifiche tecniche. Maggior informazioni su questi argomenti
possono essere reperite sul sito per l’Agenzia dell’Italia Digitale (http://www.agid.gov.it/). È doveroso ricordare che,
comunque, il possesso della pec è obbligatorio, in forza di legge, per tutti i soggetti che esercitano attività
professionali o imprenditoriali.
49 http://www.agid.gov.it/.
50 ComUnica o ComUnica Starweb.
51Le camere di commercio hanno sede in ogni capoluogo di provincia e la loro circoscrizione territoriale coincide, di
regola, con quella della provincia o dell'area metropolitana (art. 1, c. 3, l. 29 dicembre 1993 n. 580).

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 29


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

- entro 7 giorni dall’avvio della procedura, i singoli enti comunicano gli esiti di competenza sia
all’impresa sia al Registro delle Imprese.

Per aprire un home restaurant, dunque, è necessario effettuare diverse operazioni52:


1. richiedere l’attribuzione del codice fiscale o partita iva all’Agenzia delle Entrate;
2. iscrivere l’impresa nel Registro delle Imprese e nel R.E.A.;
3. assolvere gli adempimenti Inps ai fini previdenziali;
4. assolvere gli adempimenti Inail ai fini assicurativi.

Inoltre, quando si apre un’impresa, possono darsi tre alternative:


a) costituzione dell’impresa e immediato inizio dell’attività economica;
b) costituzione dell’impresa e inizio differito dell’attività economica: questo è il caso che potrebbe
interessare l’home restaurant poiché prima di iniziare ad esercitare potrebbe essere necessario
ottenere le relative autorizzazioni amministrative 53;
c) un’impresa già iscritta nel Registro delle Imprese inizia la propria attività economica: per esempio, è
questa l’ipotesi dell’impresa che svolge un’altra attività e, per il futuro, decide di investire nell’ home
restaurant.

Nella prima ipotesi, sub a), per poter aprire la propria impresa di home restaurant, sarà necessario
compilare ed inviare con il software ComUnica o mediante il portale ComUnica Starweb:
- i moduli dell’Agenzia delle Entrate per la denuncia di inizio attività ai fini IVA (mod. AA/7 e AA/9);
- i moduli per l’iscrizione al Registro delle Imprese tramite FedraPlus o programmi compatibili;
- la modulistica informatica di competenza INPS - artigiani e commercianti;
- se vi è contestuale assunzione di dipendenti: la modulistica informatica di competenza INPS -
“gestione dipendenti” tramite FedraPlus o programmi compatibili;
- se è necessaria l’apertura di posizione assicurativa Inail (perché si assumono dei dipendenti), la
modulistica informatica di competenza Inail con l’applicativo ComUnica. Il titolare dell’ home
restaurant non è tenuto ad iscriversi all’Inail in quanto imprenditore individuale che non esercita
una attività rischiosa.

Nell’ipotesi sub b), invece, è necessario compilare:


- i moduli dell’Agenzia delle Entrate per la denuncia di inizio attività ai fini IVA (mod. AA7/AA9);
- i moduli del Registro delle Imprese tramite FedraPlus o programmi compatibili.

52 Come anticipato, esse sono confluite tutte in una sola procedura svolta tramite ComUnica.
53 Corso haccp e presentazione della Scia.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 30


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

Nell’ultima ipotesi, sub c), infine, è necessario compilare:


- i moduli del Registro delle Imprese (tramite FedraPlus o programmi compatibili);
- la modulistica informatica di competenza INPS per gli artigiani e commercianti. La compilazione
avviene tramite FedraPlus o programmi compatibili;
- se vi è contestuale assunzione di dipendenti: la modulistica informatica di competenza INPS -
“gestione dipendenti” tramite FedraPlus o programmi compatibili;
- se è necessaria l’apertura di una posizione assicurativa Inail (perché si assumono dipendenti), la
modulistica informatica di competenza Inail con l’applicativo ComUnica. Il titolare dell’ home
restaurant non è tenuto ad iscriversi all’Inail in quanto imprenditore individuale che non esercita
una attività rischiosa.

3.3 Il corso haccp

In materia di norme generali di igiene dei prodotti alimentari, rivolte agli operatori di tale settore, a
decorrere dall’anno 2004, è stato introdotto, nell’Ordinamento italiano, il Regolamento dell’Unione
Europea 29 aprile 2004, n. 852.
Esso impone agli operatori del settore alimentare di garantire che “tutte le fasi della produzione, della
trasformazione e della distribuzione degli alimenti sottoposte al loro controllo soddisfino i pertinenti
requisiti di igiene”54 previsti dal regolamento medesimo.

Tra questi obblighi è annoverata l'applicazione generalizzata di procedure basate sui principi del sistema
HACCP: Hazard Analysis and Critical Control Point, altrimenti noto come sistema dell'analisi dei pericoli e
dei punti critici di controllo.

I principi di questo sistema sono individuati dall’art. 5 del Regolamento e sono i seguenti:
a) identificare ogni pericolo che deve essere prevenuto, eliminato o ridotto a livelli accettabili;
b) identificare i punti critici di controllo nella fase o nelle fasi in cui il controllo stesso si rivela
essenziale per prevenire o eliminare un rischio o per ridurlo a livelli accettabili;
c) stabilire, nei punti critici di controllo, i limiti critici che differenziano l'accettabilità e l'inaccettabilità ai
fini della prevenzione, eliminazione o riduzione dei rischi identificati;
d) stabilire ed applicare procedure di sorveglianza efficaci nei punti critici di controllo;
e) stabilire le azioni correttive da intraprendere nel caso in cui dalla sorveglianza risulti che un
determinato punto critico non è sotto controllo;

54 Art. 3, Reg. n. 852/2004.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 31


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

f) stabilire le procedure, da applicare regolarmente, per verificare l'effettivo funzionamento delle


misure sopraelencate;
g) predisporre documenti e registrazioni adeguati alla natura e alle dimensioni dell'impresa alimentare
al fine di dimostrare l'effettiva applicazione di tutte le precedenti misure.

Inoltre, gli operatori del settore alimentare, e quindi anche gli esercenti un’attività di home restaurant,
sono tenuti a:
a) dimostrare all'autorità competente che essi rispettano i principi sopra elencati, secondo le modalità
da tale organo individuate, tenendo conto del tipo e della dimensione dell'impresa alimentare;
b) garantire che tutti i documenti in cui sono descritte le procedure elaborate a norma del
regolamento, siano costantemente aggiornati;
c) conservare ogni documento e registrazione per un periodo adeguato.

L’acquisizione delle competenze e delle conoscenze è demandata alla frequenza di appositi corsi e il
possesso delle stesse deve poi essere certificato alla competente autorità sanitaria locale.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 32


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

4. I profili tributari e fiscali: nozioni


generali

4.1 Il reddito prodotto dal gestore dell’ home restaurant

Alla luce di quanto sinora esposto, cioè che l’attività di home restaurant costituisce ad ogni effetto
attività economica/commerciale, si deve necessariamente trarre la conclusione che il reddito prodotto
debba essere qualificato come reddito di impresa.

È da escludersi, dunque, che possa assumere rilevanza la distinzione tra attività svolta in modo
occasionale e attività svolta in modo abituale: questo perché, come anticipato, la legge sulla
somministrazione di alimenti e bevande non opera tale distinzione e, quantomeno secondo
l’interpretazione del Ministero dello Sviluppo Economico, costringe chi esercita tale attività a
regolarizzarsi integralmente presso i competenti enti ed assumendo, quindi, la veste di imprenditore
commerciale.

È pur vero, però, che ai fini prettamente tributari potrebbe anche darsi che un soggetto, che svolga
saltuariamente l’attività di home restaurant, decida di non conformarsi alle prescrizioni del Ministero
e, pertanto, il reddito da lui prodotto sarà annoverato nella categoria dei redditi diversi.

Ad ogni modo, conformemente alla linea seguita in questa guida, si ritiene preferibile soffermarsi
brevemente sul reddito prodotto in forma di impresa e sugli adempimenti ai quali va incontro il soggetto
che decida di intraprendere l’attività di home restaurant.

Si rammenta, per completezza espositiva, che, ai sensi dell’art. 55 T.u.i.r., sono redditi di impresa:
“quelli che derivano dall'esercizio di imprese commerciali. Per esercizio di imprese commerciali si
intende l'esercizio per professione abituale, ancorché non esclusiva, delle attività indicate nell'art. 2195
c.c., e delle attività indicate alle lettere b) e c) del comma 2 dell'art. 32 che eccedono i limiti ivi stabiliti,
anche se non organizzate in forma d'impresa”.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 33


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

4.1.1 Regime ordinario

Il cosiddetto regime ordinario di imposizione fiscale è quello che opera in linea generale per tutti coloro i
quali esercitano una attività di impresa e che non abbiano i requisiti (o non intendano) accedere ad un
regime fiscale agevolato.

Si tratta di un regime piuttosto articolato che presenta una importante serie di adempimenti di natura
fiscale da dover effettuare.

In primo luogo, si rammenta che chi è assoggettato a tale regime sconta l’imposizione fiscale sui
redditi55 e sulle relative addizionali (come ovvio), è soggetto passivo ai fini dell’imposta sul valore
aggiunto56 (anche se, tale imposta, non grava su di lui a livello economico grazie al meccanismo della
rivalsa) e, infine, potrebbe soggiacere all’applicazione dell’imposta sulle attività produttive57.

Il soggetto che esercita attività di home restaurant e, ai fini fiscali, accede al regime ordinario, è tenuto
ad emettere le fatture per la prestazione di servizi rese e a conservare le fatture relative agli acquisti
effettuati, oltre che a procedere alla loro registrazione. Infine, egli deve tenere e conservare le scritture
contabili previste dalla normativa.

4.1.2 Regime forfettario

Nel corso degli anni sono stati diversi i regimi fiscali agevolati volti ad incentivare i cittadini ad
intraprendere attività di impresa o di lavoro autonomo.

Da ultimo, con la Legge di Stabilità per l’anno 2015 58, come modificata dalla Legge di Stabilità per
l’anno 201659 e, successivamente, dall’art. 1, c. 9, lett. a), l. 30 dicembre 2018, n. 145 (le cui modifiche
decorrono dal 1° gennaio 2019) è stato introdotto un nuovo regime di vantaggio, rivolto alle persone
fisiche che esercitano attività d’impresa, arte o professioni, in forma individuale.

55 D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917.


56 D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633.
57 D. lgs. 15 dicembre 1997, n. 446.
58 L. 23 dicembre 2014 n. 190, segnatamente art 1, commi 54 e ss.
59 L. 28 dicembre 2015, n. 208.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 34


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

Possono accedere a questo regime fiscale coloro che nell’anno precedente hanno conseguito ricavi
ovvero hanno percepito compensi, ragguagliati ad anno, non superiori a euro 65.000 60.
Per contro, è opportuno evidenziare i soggetti che non possono accedere al predetto regime di
vantaggio:
a) le persone fisiche che si avvalgono di altri regimi speciali ai fini dell'imposta sul valore aggiunto o di
altri regimi forfettari di determinazione del reddito;
b) i soggetti non residenti, ad eccezione di quelli che sono residenti in uno degli Stati membri
dell'Unione europea o in uno Stato aderente all'Accordo sullo Spazio economico europeo che
assicuri un adeguato scambio di informazioni e che producono nel territorio dello Stato italiano
redditi che costituiscono almeno il 75% del reddito complessivamente prodotto;
c) i soggetti che in via esclusiva o prevalente effettuano cessioni di fabbricati o porzioni di fabbricato, di
terreni edificabili di cui all'art. 10, c. 1, n. 8), d.P.R. n. 633/1972, o di mezzi di trasporto nuovi di cui
all'art. 53, c.1, d.l. 30 agosto 1993, n. 331, convertito, con modificazioni, dalla l. 29 ottobre 1993, n.
427;
d) gli esercenti attività d'impresa, arti o professioni che partecipano, contemporaneamente all’esercizio
dell’attività, a società di persone, ad associazioni o a imprese familiari, ovvero che controllano
direttamente o indirettamente società a responsabilità limitata o associazioni in partecipazione, le
quali esercitano attività economiche direttamente o indirettamente riconducibili a quelle svolte dagli
esercenti attività d'impresa, arti o professioni;
d-bis) le persone fisiche la cui attività sia esercitata prevalentemente nei confronti di datori di lavoro con
i quali sono in corso rapporti di lavoro o erano intercorsi rapporti di lavoro nei due precedenti periodi
d’imposta, ovvero nei confronti di soggetti direttamente o indirettamente riconducibili ai suddetti
datori di lavoro, ad esclusione dei soggetti che iniziano una nuova attività dopo aver svolto il periodo
di pratica obbligatoria ai fini dell'esercizio di arti o professioni.

Il regime fiscale in parola prevede una determinazione forfettaria del reddito. In particolare, per
l’attività di ristorazione il reddito imponibile si determina applicando all'ammontare dei ricavi o dei
compensi percepiti il coefficiente di redditività del 40%61.

Il reddito così determinato viene poi tassato mediante l’applicazione di una aliquota del 15%, che
sostituisce i.r.pe.f., relative addizionali e i.r.a.p. Tuttavia, al fine di favorire l’avvio di nuove attività, per

60
L’importo è stato così aumentato nel 2018 a decorrere dall’anno 2019.
61 Art. 64 e all. 4), l. n. 190/2014.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 35


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

il periodo d'imposta in cui l'attività è iniziata e per i quattro successivi, l'aliquota è diminuita al 5%,
se sussistono le seguenti condizioni:
a) il contribuente non abbia esercitato, nei tre anni precedenti l'inizio dell’attività per la quale fruisce
del regime agevolato, altre attività di natura artistica, professionale o d'impresa, anche in forma
associata o familiare;
b) l'attività da esercitare non costituisca, in nessun modo, mera prosecuzione di altra attività
precedentemente svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo, escluso il caso in cui l'attività
precedentemente svolta consista nel periodo di pratica obbligatoria ai fini dell'esercizio di arti o
professioni;
c) qualora venga proseguita un'attività svolta in precedenza da altro soggetto, l'ammontare dei relativi
ricavi e compensi, realizzati nel periodo d'imposta precedente quello di riconoscimento del predetto
beneficio, non sia superiore ad euro 65.00062.

Per quanto concerne, invece, l’IVA i soggetti aderenti a questo regime sono esclusi dal versamento di
tale tributo e, perciò, non applicano la rivalsa nei confronti dei propri clienti; per contro, essi non
possono portare in detrazione l’IVA assoluta sugli acquisti.

Il regime in parola, poi, prevede una serie di vantaggi anche per quanto concerne gli adempimenti:
sono particolarmente semplificati gli obblighi di natura fiscale, in quanto tali soggetti non sono tenuti
alla conservazione delle scritture contabili ma solamente a numerare e conservare le fatture emesse e
quelle sugli acquisti e non sono soggetti agli indici sintetici di affidabilità fiscale.

Inoltre, qualora questi soggetti percepiscano compensi da altri professionisti, non subiscono la ritenuta
a titolo d’acconto63.

Infine, anche sul versante contributivo sono previste delle agevolazioni: chi accede a questo regime,
infatti, applica la contribuzione previdenziale ridotta del 35% sul reddito determinato, in via forfettaria,
nelle modalità sopra descritte.

La scelta di adesione al regime di vantaggio in parola si può effettuare con la dichiarazione di inizio
attività. In ogni caso, il soggetto che è entrato in questo regime ha comunque la facoltà di optare per
l'applicazione dell'imposta sul valore aggiunto e delle imposte sul reddito nei modi ordinari: questa
opzione, valida per almeno un triennio, deve essere comunicata con la prima dichiarazione annuale da

62 Tale limite è previsto dall’all. 4, alla Legge di Stabilità 2015.


63Tuttavia, il soggetto aderente al regime agevolato che corrisponda compensi ad altri professionisti o imprese
assume la qualifica di sostituto d’imposta e, pertanto, è tenuto ad effettuare la ritenuta a titolo d’acconto.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 36


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

presentare successivamente alla scelta operata. Trascorso il periodo minimo di permanenza nel regime
ordinario, l'opzione resta valida per ciascun anno successivo, fino a quando permane la concreta
applicazione della scelta operata.

4.2 La fattura

La fattura è disciplinata, in via generale, dagli artt. 21 e ss., d.P.R. 26 ottobre 1972 n. 633.

Si deve evidenziare che, a decorrere dal 1° gennaio 2019 è divenuto obbligatorio il regime della
fatturazione elettronica. Pertanto, le fatture emesse dagli esercenti attività di impresa, salvo che tali
soggetti abbiano aderito al regime forfettario64, devono essere trasmesse telematicamente al sistema di
interscambio che provvederà, poi, a inserirla nel cassetto fiscale del contribuente o nell’apposita area
del committente. Al cliente consumatore finale, comunque, può essere rilasciata una copia di cortesia.

Ogni operatore economico, al fine di ottemperare agli obblighi della fatturazione elettronica, deve
dotarsi di un codice univoco di fatturazione. I contribuenti aderenti al regime forfettario non sono tenuti
ad emettere fatture elettroniche e per poterle ricevere, al posto del codice univoco, possono utilizzare il
proprio indirizzo di posta elettronica certificata.

Gli elementi essenziali che ogni fattura deve avere sono i seguenti:
a) data di emissione;
b) numero progressivo che la identifichi in modo univoco;
c) ditta, denominazione o ragione sociale, nome e cognome, residenza o domicilio del soggetto
cedente o prestatore, del rappresentante fiscale nonché ubicazione della stabile organizzazione per i
soggetti non residenti;
d) numero di partita IVA del soggetto cedente o prestatore;
e) ditta, denominazione o ragione sociale, nome e cognome, residenza o domicilio del soggetto
cessionario o committente, del rappresentante fiscale nonché ubicazione della stabile
organizzazione per i soggetti non residenti;
f) numero di partita IVA del soggetto cessionario o committente ovvero, in caso di soggetto passivo
stabilito in un altro Stato membro dell'Unione europea, numero di identificazione IVA attribuito dallo

64
I contribuenti aderenti al regime forfettario, tuttavia, soggiacciono all’obbligo di emettere fatture elettroniche
quando il loro committente sia la Pubblica Amministrazione.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 37


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

Stato membro di stabilimento; nel caso in cui il cessionario o committente residente o domiciliato
nel territorio dello Stato non agisce nell'esercizio d'impresa, arte o professione, codice fiscale;
g) natura, qualità e quantità dei beni e dei servizi formanti oggetto dell'operazione;
h) corrispettivi ed altri dati necessari per la determinazione della base imponibile, compresi quelli
relativi ai beni ceduti a titolo di sconto, premio o abbuono di cui all'articolo 15, c. 1, n. 2), d.P.R.
633/1972;
i) corrispettivi relativi agli altri beni ceduti a titolo di sconto, premio o abbuono;
j) aliquota, ammontare dell'imposta e dell'imponibile con arrotondamento al centesimo di euro.

Se si tratta di fattura di ammontare complessivo non superiore ad euro 100,00 le indicazioni da inserire
possono essere limitate a quelle descritte fino alla lett. h).

È bene ricordare che qualora la fattura sia emessa da un soggetto aderente ad un regime fiscale di
vantaggio, se l’ammontare della fattura è di importo superiore ad euro 77,47, sul documento andrà
apposta la marca da bollo di importo pari ad euro 2,00.

Alla presente guida sono allegati due modelli di fattura (ordinaria e forfettaria) per l’attività di home
restaurant.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 38


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

Facsimili

1. Modello fattura home restaurant regime ordinario

(scarica il facsimile in formato Word)

Home Restaurant
Tuscolano
c.f. 0000000000 p. iva 00000000
viale delle Cene, 3,
09100 Cagliari (CA)

COPIA DI CORTESIA FATTURA N. …. del dd.mm.aaaa

Attenzione: la presente è copia analogica (pdf) della fattura elettronica. L’originale della fattura
elettronica è disponibile nell’area riservata del sito web Fatture e Corrispettivi dell’Agenzia delle Entrate.

Dati cliente
Nome Cognome / Ragione sociale
codice fiscale / p. iva
via …...., n. ...
cap Comune (Prov)

Oggetto: cena home restaurant menù a base di pesce.

2 Spaghetti alle vongole euro 24,00


2 Orate alla griglia euro 45,00
IVA 22% euro 15,18
TOTALE euro 84,18

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 39


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

2. Modello fattura home restaurant regime forfettario

(scarica il facsimile in formato Word)

Home Restaurant
Tuscolano
c.f. 0000000000 p. iva 00000000
viale delle Cene, 3,
09100 Cagliari (CA)

FATTURA N. …. del dd.mm.aaaa


Dati cliente
Nome Cognome / Ragione sociale
codice fiscale / p. iva
via …...., n. ...
cap Comune (Prov)

Oggetto: cena home restaurant menù a base di pesce.

2 Spaghetti alle vongole euro 24,00


2 Orate alla griglia euro 45,00
TOTALE euro 84,18

Si informa che la presente fattura è emessa da un soggetto aderente al regime forfetario ex art. 1, c. 54
e ss., l. 190/2014 e pertanto:

- l’operazione è in franchigia da IVA;


- il compenso non è soggetto a ritenute d’acconto;
- Imposta di bollo assolta sull’originale. ID xxxxxxxx. solo se la fattura supera euro 77,47.

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 40


ALESSIO SCAGLIA – LA GUIDA SULL’HOME RESTAURANT

Allegati normativi

DDL A.C. 918 del 12 luglio 2018

(Scarica in formato pdf)

MISE Risoluzione n. 493338 del 6 novembre 2017

(Scarica in formato pdf)

Nota n.577/PAS/U/001505/12000.A(4) 2(2) del 30.01.2019 del Ministero


dell’Interno

(Scarica in formato pdf)

E-Book di approfondimento| FISCOeTASSE.com ©2019 41

Potrebbero piacerti anche