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Francesco De Rosa

ASSEGNAZIONE DEI BENI AI SOCI


Analisi completa con esempi e casi pratici

Aggiornato con la Circolare dellAgenzia delle


Entrate n. 26/E del 1 giugno 2016
Francesco De Rosa

Dottore commercialista, revisore legale e giornalista pubblicista, iscritto all'Ordine dei Dottori
Commercialisti e degli Esperti Contabili di Napoli dal 2004. Esperto di fiscalit d'impresa, ha
collaborato con la cattedra di diritto tributario dell'Universit degli studi di Napoli Parthenope.

ISBN: 9788868053062

Giugno 2016

Copyright 2016 by Fisco e Tasse

www.fiscoetasse.com
FRANCESCO DE ROSA ASSEGNAZIONE DEI BENI AI SOCI

Indice

1. Introduzione: finalit della norma .......................................................................................4


2. I soggetti .............................................................................................................................6
2.1 Le societ .............................................................................................................................. 6
2.1.1 I soggetti della trasformazione.......................................................................................... 7
2.2 I requisiti dei soci ................................................................................................................... 8
2.2.1 Le altre regole relative ai soci ........................................................................................... 9
2.2.2 Operazioni straordinarie ..................................................................................................10
2.2.3 Aspetti applicativi ............................................................................................................11
3. Ambito oggettivo ...............................................................................................................13
3.1 Gli immobili strumentali per destinazione ................................................................................13
3.2 I beni mobili registrati............................................................................................................16
3.3 Momento in cui verificare i requisiti dei beni ............................................................................17
4. Le operazioni agevolate .....................................................................................................18
4.1 Le assegnazioni .....................................................................................................................18
4.1.1 La par condicio tra i soci ..................................................................................................19
4.1.2 Distribuzione di utili ........................................................................................................21
4.1.3 Restituzione di riserve di capitale .....................................................................................22
4.1.4 Riduzione del capitale sociale ...........................................................................................23
4.1.5 Liquidazione della societ ................................................................................................23
4.1.6 Recesso o esclusione del socio .........................................................................................24
4.1.7 Le restituzioni di finanziamenti soci ..................................................................................25
4.2 Le cessioni ............................................................................................................................26
4.3 La trasformazione in societ semplice .....................................................................................27
5. Le imposte dirette ..............................................................................................................29
5.1 Gli effetti per la societ: il calcolo della plusvalenza .................................................................29
5.1.1 La scelta del valore di riferimento ....................................................................................34
5.1.2 Lassegnazione e la successiva alienazione fuori dal reddito dimpresa ................................38
5.1.3 Il calcolo dellimposta sostitutiva ......................................................................................39
5.2 Gli effetti sui soci ...................................................................................................................41
5.2.1 Regime ordinario ............................................................................................................42
5.2.2 Regime agevolato ...........................................................................................................44
5.2.3 Il sottozero .....................................................................................................................48
5.2.4 Recesso, esclusione, liquidazione .....................................................................................48
5.3 Le riserve in sospensione dimposta ........................................................................................51
5.4 La trasformazione in societ semplice .....................................................................................52
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6. Le imposte indirette ...........................................................................................................54


6.1 LIva .....................................................................................................................................54
6.1.1 La base imponibile e laliquota .........................................................................................57
6.2 Limposta di registro e le imposte ipocatastali ..........................................................................58
6.3 Riepilogo delle imposte indirette ed effetti della norma agevolativa ..........................................61
7. Il versamento dellimposta sostitutiva, le sanzioni e la potenziale elusivit ....................64
7.1 Il versamento dellimposta sostitutiva .....................................................................................64
7.2 Le rettifiche dellAgenzia delle Entrate.....................................................................................65
7.3 Regime agevolato e abuso del diritto ......................................................................................66
7.3.1 Il cambio di destinazione dellimmobile .............................................................................66
7.3.2 Lassegnazione finalizzata alla successiva vendita del bene ................................................67
Appendice normativa .............................................................................................................70

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1. Introduzione: finalit della norma

Larticolo 1, commi da 115 a 120, della legge 208 del 28 dicembre 2015 (dora in avanti legge
di stabilit per il 2016 o solo legge di stabilit) ha finalmente introdotto un regime agevolato per
lestromissione degli immobili e dei beni mobili registrati dalle societ, regime di cui si sentiva
forte lesigenza dopo gli inasprimenti della disciplina delle societ di comodo e della fiscalit dei beni in
godimento ai soci.

La norma, come illustrato anche dalla relazione di accompagnamento al disegno di legge, intende
principalmente venire incontro alle societ che subiscono le penalizzazioni della disciplina delle societ di
comodo1, e per questo si sono trovate costrette a pagare imposte percepite come profondamente
ingiuste, perch non collegate ad una immediata e sostanziale capacit contributiva.

Imprigionati tra le penalizzazioni tributarie ed i gravosi oneri dellestromissione, in molti si saranno


pentiti, in questi anni, di essere ricorsi ad intestazioni di comodo, principalmente di immobili,
finalizzate a garantire lanonimato ai veri proprietari nella ricerca di un illusorio risparmio di imposte.

La norma, quindi, non rivolta a consentire lestromissione dei beni che fanno parte integrante del
processo produttivo (anche perch non ce ne sarebbe bisogno), ma di quelli che ne sono avulsi.

Pertanto, gli immobili che possono essere estromessi in via agevolata sono solo quelli diversi dagli
strumentali per destinazione ex articolo 43, comma 2, secondo periodo, del D.P.R. 917/86
(T.U.I.R.); anche i beni mobili registrati possono essere estromessi in via agevolata, ed anche in
questo caso a condizione che non siano utilizzati come strumentali nellattivit dellimpresa.

frequente, come sa chi fa consulenza in ambito tributario, che gli immobili che si vorrebbe portare
fuori dallambito societario, assegnandoli o vendendoli ai soci, restino prigionieri delle societ,
perch una loro fuoriuscita sarebbe troppo onerosa; di conseguenza, la societ costretta a subire le
conseguenze del peso degli immobili inutilizzati, o magari affittati a canoni non congrui, oppure,
peggio, a cercare ogni sorta di escamotage per nascondere il reddito allAgenzia delle Entrate (ci
riferiamo al reddito figurativo derivante dallapplicazione della disciplina delle societ di comodo).

1
Art. 30 della legge 724/1994.

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Sembra evidente, allora, che lapprovazione di questa disciplina di favore rappresenti unoccasione
preziosa ed irrinunciabile per risolvere questo tipo di situazioni; non da escludere, per, che essa si
possa rivelare utile anche ad altri soggetti che non incorrono nelle penalizzazioni della disciplina delle
societ di comodo.

Ed infatti la disciplina agevolativa in esame non riservata esclusivamente a questi ultimi soggetti, ma
prevede laccesso, peraltro a condizioni leggermente pi favorevoli, anche ai soggetti non di
comodo. Del resto, essa non si ispira agli ultimi provvedimenti di scioglimento agevolato delle societ
di comodo (art. 1, commi da 111 a 117 della legge 296/2006, ed art. 1, comma 129, della legge
244/2007), bens, ricalcandolo quasi interamente parola per parola, allarticolo 29 della legge 27
dicembre 1997, n.449 (integrato dalla legge 18 febbraio 1999, n.28); partendo dai commenti e dai
chiarimenti ministeriali rilasciati in relazione a questultima legge, ripresi ed integrati dallAgenzia delle
Entrate nella recente circolare ministeriale. n. 26/E del 1 giugno 2016, cercheremo di affrontare
in modo pratico ed esauriente le disposizioni dei commi 115-120 della legge di stabilit, con particolare
attenzione agli aspetti applicativi ed alle criticit pi ricorrenti.

Unultima annotazione in premessa: lestromissione dei beni pu avvenire attraverso operazioni di


assegnazione, cessione o trasformazione in societ semplice, tutte idonee a far fuoriuscire il
bene dal regime dimpresa. Nel corso della trattazione faremo per lo pi riferimento allassegnazione, o
magari alla cessione in alternativa allassegnazione; si deve intendere, comunque, ove non sia
diversamente specificato, che i commenti e le spiegazioni che forniremo si applicano a tutte e tre le
modalit di fuoriuscita dei beni dalla societ.

Queste in sintesi le caratteristiche della norma agevolativa che andremo ad esaminare:

Operazioni agevolate - Assegnazioni;


- Cessioni;
- Trasformazione in societ semplice.
Oggetto - Immobili non strumentali per destinazione;
- Beni mobili registrati non strumentali.
Soggetti Societ di persone e di capitali
Imposte sui redditi - Imposta sostitutiva dellIres, dellIrpef e dellIrap: 8%
oppure 10,5% per le societ di comodo;
- Imposta sostitutiva del 13% sulle riserve in sospensione
dimposta.
Iva Nessuna agevolazione
Imposta di registro Aliquota dimezzata
Imposte ipotecaria e catastale In misura fissa
Termine per le operazioni 30 settembre 2016
Termini di pagamento - 60% di quanto dovuto entro il 30 novembre 2016;
- Saldo entro il 16 giugno 2017.

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2. I soggetti

2.1 Le societ

Il comma 115 dellarticolo 1 della legge di stabilit prevede che lassegnazione o la cessione agevolata
possano essere effettuate dalle seguenti societ2:
- societ in nome collettivo;
- societ in accomandita semplice;
- societ a responsabilit limitata;
- societ per azioni;
- societ in accomandita per azioni.

Si tratta degli stessi soggetti di cui allarticolo 30 della legge 724/94, che disciplina le societ di
comodo; restano escluse le societ cooperative, le societ consortili e gli enti commerciali e
non commerciali, mentre possono accedere al regime agevolato le societ di armamento e le societ
di fatto, equiparate alle societ di persone dallarticolo 5, comma 3, lett. a) e b) del T.U.I.R.

La disciplina delle societ di comodo interessa anche, perch esplicitamente richiamate, le societ e gli
enti di ogni tipo non residenti, con stabile organizzazione nel territorio dello Stato. Lesclusione di
questi ultimi dalla disciplina agevolativa della legge di stabilit qui in esame risulta particolarmente
penalizzante proprio per i soggetti non operativi, e rischia di essere in contrasto con i principi e le libert
fondamentali su cui si fonda il diritto dellUnione Europea e dello Spazio Economico Europeo, quanto
meno con riguardo ai soggetti UE3; cionondimeno, sulla base del tenore letterale della norma, lAgenzia
delle Entrate si espressa per lesclusione dei soggetti non residenti (c.m. 26/E/2016, par.2).

La circostanza che le societ che intendono avvalersi del regime dellassegnazione o della cessione
agevolata siano di comodo o meno non influisce sulla possibilit di accedervi, ma solo sullaliquota
dellimposta sostitutiva, pari al 10,5 per cento per i soggetti di comodo ed all8 per cento per tutti
gli altri.

2
I soggetti menzionati dalla norma possono accedere alla disciplina agevolativa anche se sono in liquidazione.

3
A. Fuccio e R. Villa, Assegnazione dei beni, resta lincognita dei non residenti, in Quotidiano del Fisco del 22
dicembre 2015.

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2.1.1 I soggetti della trasformazione

Per la trasformazione in societ semplice si applicano le medesime regole che abbiamo illustrato nel
paragrafo precedente.

per richiesto un requisito in pi: le societ che intendono trasformarsi in societ semplice,
beneficiando delle agevolazioni della legge di stabilit, devono avere per oggetto esclusivo o
principale la gestione degli immobili o dei beni mobili registrati.

Non del tutto chiaro se sia necessario che lattivit di gestione sia prevista dallo statuto prima
della trasformazione, oppure sia sufficiente che la gestione sia attivit prevalente solo di fatto.

La questione non dovrebbe essere di particolare rilievo, perch una societ semplice non pu
svolgere attivit commerciale, ma solo agricola o di mera gestione o godimento di beni, per cui
dopo la trasformazione non pu che avere ad oggetto lattivit indicata dalla norma.

Si del parere che una societ che esercita, di fatto, attivit di gestione di beni immobili (o, ma pare
ipotesi non molto ricorrente, di beni mobili registrati) possa accedere al regime agevolato, provvedendo
opportunamente ad adeguare loggetto sociale in sede di trasformazione; lasciando aperta
questa possibilit non si violerebbe lo spirito della norma, n si darebbe la possibilit di perpetrare alcun
abuso.

Resta il fatto, per, che la circolare ministeriale n.26/E/2016 sottolinea che laccesso alla trasformazione
agevolata riservato alle societ che gi hanno per oggetto esclusivo o principale la gestione dei beni
assegnabili; poich per oggetto principale si deve intendere lattivit essenziale per realizzare gli scopi
primari indicati dalla legge, dallatto costitutivo e dallo statuto, laccento posto sugli aspetti formali
pi che a quelli sostanziali.

Seguendo quanto sostiene lAgenzia delle Entrate, quindi, si consiglia di modificare loggetto sociale
nello statuto prima di effettuare la trasformazione.

Restano escluse le societ esercenti attivit agricola, che possono trasformarsi in societ semplici
ma non beneficiare della disciplina agevolativa in esame (in questo senso la circolare 9/E del 30 gennaio
2002, par. 4.2).

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2.2 I requisiti dei soci

Le societ che possono applicare la disciplina agevolativa devono verificare che i loro soci possiedano i
requisiti richiesti dalla legge di stabilit.

Il comma 115 dellarticolo 1 richiede, a tal proposito, che i soci delle societ che applicano la
normativa in esame facciano parte della compagine sociale alla data del 30 settembre 2015.

Ponendo questa data limite, il legislatore ha voluto evitare che potessero beneficiare
dellassegnazione o della cessione agevolata eventuali soci introdotti ad arte nella societ
al solo fine di rendersi assegnatari o cessionari dei beni: si sarebbe potuto ipotizzare, ad esempio, di
cedere le partecipazioni ad una societ ad un terzo, affinch questi si rendesse assegnatario di un bene
immobile della societ sfruttando il regime agevolato. Non pare che questa disposizione antielusiva sia
particolarmente incisiva, dal momento che la si pu facilmente aggirare effettuando la cessione dei beni
ad un terzo dopo lassegnazione; sul rapporto tra questa fattispecie e labuso del diritto torneremo nel
capitolo 7.

Quanto allindividuazione precisa dei soci che possono essere considerati tali alla data del 30 settembre
2015, si deve fare riferimento in primo luogo alle risultanze del libro soci; ai soci che risultavano iscritti
alla data indicata sono assimilati quelli iscritti entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della
legge di stabilit (e quindi entro il 31 gennaio 2016), purch liscrizione avvenga in forza di un titolo di
trasferimento avente data certa anteriore al 1 ottobre 2015.

Per le societ non obbligate alla tenuta del libro soci , la qualit di socio alla data del 30 settembre 2015
deve essere dimostrata mediante idoneo titolo avente data certa anteriore al 1 ottobre 2015 4.

Resta da comprendere, per, quale sia effettivamente il termine ultimo per effettuare gli adempimenti
pubblicitari in questultimo caso. Nei riguardi dei terzi, infatti, assume rilievo liscrizione nel registro delle
imprese delle modifiche dello statuto, per le societ di persone (artt. 2300 e 2315 c.c.), mentre per le
societ a responsabilit limitata il trasferimento delle quote ha effetto dal momento del deposito al
registro delle imprese dellatto di trasferimento (art. 2470 c.c.). In entrambi i casi, gli adempimenti
devono essere effettuati entro trenta giorni dalla data in cui trasferita la partecipazione.

Si pu verificare, quindi, che un soggetto abbia acquistato una quota di partecipazione con atto avente
data certa anteriore al 1 ottobre 2015, ma non risulti avere la qualit di socio al registro delle
imprese al 30 settembre.

4
C.m. n.26/E/2016, par. 2.

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Non pare che si possa applicare per analogia il termine ulteriore di trenta giorni dallentrata in vigore
della legge, che sembra circoscritto ai casi in cui esista il libro soci.

Tuttavia si propende, vista la ratio della norma, per uninterpretazione che consenta a questi soci di
accedere al regime5, sebbene si debba tenere conto delle perplessit sollevate da alcuni commentatori 6,
per i quali potrebbe essere necessario che la qualit di socio risulti al registro delle imprese gi al 30
settembre 2015.

2.2.1 Le altre regole relative ai soci

Una volta verificata la qualit di socio alla data del 30 settembre 2015, non ne richiesto
lininterrotto possesso fino alla data dellassegnazione o della cessione: possibile, quindi, che un
socio che ha ceduto le sue quote o azioni dopo il 30 settembre rientri nella compagine sociale per
beneficare dellassegnazione o della cessione agevolata.

Inoltre, la percentuale di partecipazione rilevante quella che risulta alla data


dellassegnazione (ai fini della cessione, invece, evidente che non rileva la percentuale di
partecipazione alla societ): un soggetto che sia socio minoritario pu legittimamente acquisire dagli
altri soci la totalit o parte delle loro quote o azioni al fine di rendersi assegnatario di una percentuale
maggiore degli immobili da assegnare (le cessioni di quote tra i soci potrebbero essere una modalit per
far coincidere il valore di quello che si assegna con la percentuale di partecipazione; v. par. 4.1.1).

Ipotizziamo di avere al 30 settembre la seguente compagine sociale:

Socio % partecipazione
A 30
B 30
C 40

Nel mese di aprile 2016 il socio A cede lintera sua partecipazione al socio C, il quale acquista anche, dal
socio B, un ulteriore 10 per cento. Lassegnazione dei beni sociali sar fatta, entro il 30 settembre 2016,
rispettando le seguenti quote di partecipazione:

5
In questo senso lo studio n.20-2016/T del Consiglio Nazionale del Notariato, nota 37.

6
L. Gaiani, Assegnazioni di beni ai soci e trasformazione in societ semplice, in Il Fisco n. 45/2015, pag. 4317.

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Socio % partecipazione
A --
B 20
C 80

Poich la limitazione relativa alla data in cui si acquisita la qualit di socio mira ad evitare lingresso di
nuovi soci se finalizzato al solo scopo di beneficiare dellagevolazione, nessuna preclusione si applica
agli eredi dei soci (purch, ovviamente, questi ultimi fossero tali alla data del 30 settembre 2015),
perch non si sarebbe in presenza di una cessione volontaria. In caso di intestazione a societ
fiduciaria, occorre non solo che la societ fiduciaria fosse socia alla data del 30 settembre 2015, ma
anche che il rapporto fiduciario sia sorto prima di tale data.

In caso di costituzione di usufrutto, lunico soggetto che si qualifica come socio, ed al quale quindi si
possono riferire i requisiti e gli effetti della disciplina, il nudo proprietario 7.

Quanto alla natura dei soci, non vi sono preclusioni. Possono beneficiare della norma agevolativa anche
societ con soci non residenti o con soci persone giuridiche. In questultimo caso non richiesto
che il socio assegni o ceda a sua volta il bene ricevuto ai propri soci persone fisiche: questo lascia
intendere che la ratio della disposizione non quella di estromettere i beni dalla societ per attribuirne
la propriet alle persone fisiche, bens, semplicemente, quella di estrometterli dalle societ nelle quali
non sono impiegati nellattivit produttiva (anche per immetterli sul mercato, come vedremo nel capitolo
7).

In caso di assegnazione a socio persona giuridica, per far pervenire il bene al socio persona fisica di
questultima si pu anche effettuare una doppia assegnazione agevolata: dalla societ al socio
persona giuridica, e da questa al socio persona fisica, a condizione che in entrambi i passaggi siano
rispettati tutti i requisiti della normativa.

2.2.2 Operazioni straordinarie

In caso di fusioni o scissioni, si deve verificare che il socio beneficiario dellassegnazione agevolata
fosse tale anche prima delloperazione straordinaria.

7
C.m. n.26/E/2016, par. 2.

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consentito assegnare i beni, quindi, ai soci di tutte le societ coinvolte nelloperazione straordinaria,
purch rivestissero la qualit di socio alla data di riferimento del 30 settembre 2015.

LAgenzia delle Entrate, nella circolare 26/E/2016 (par. 2.1), ha chiarito che nessuna limitazione si
applica, invece, con riguardo ai beni da assegnare.

Cos, ipotizzando che vi sia una societ X con due soci, A e B, che si fonde con una societ Y con altri
due soci, C e D, consentita lassegnazione agevolata dei beni originariamente della societ X anche
qualora ne siano beneficiari i soci C e D.

2.2.3 Aspetti applicativi

Il requisito di avere soci che facessero parte della compagine sociale gi alla data del 30 settembre
2015 svolge un ruolo diverso a seconda del tipo di operazione che si vuole compiere per estromettere i
beni dal regime di impresa.

In caso di trasformazione, ad esempio, necessario che i soci fossero tutti gi tali al 30


settembre: linserimento anche di un solo socio, a prescindere dallentit della partecipazione,
preclude laccesso alla trasformazione con regime agevolato.

Al contrario, luscita di uno o pi soci, o la modifica delle quote di partecipazione, non


comporta alcuna conseguenza (c.m. 189/E del 21/9/1999, par. 1.2).

Per le cessioni, invece, la qualit di socio al 30 settembre deve essere verificata per il solo
cessionario, a nulla rilevando la data in cui sono entrati a far parte della compagine gli altri soci.

In caso di assegnazione, infine, si applicher la disciplina agevolativa alle assegnazioni in favore di


soci che fossero gi tali al 30 settembre; per gli altri soci, si potr procedere comunque ad
assegnazione di beni, ma si dovranno seguire le regole ordinarie.

Esempio:

Socio % partecipazione Data di acquisto della qualit di socio


A 30 Ante 30 settembre 2015
B 30 Ante 30 settembre 2015
C 40 Post 30 settembre 2015

Si potranno applicare le regole dellassegnazione agevolata ai soci A e B, ma non al socio C.

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Qualora vi fosse un solo bene da assegnare in comunione ai tre soci, si deve ritenere che
lassegnazione agevolata non sia possibile perch presuppone il pagamento dellimposta sostitutiva
sulla plusvalenza relativa al bene, che non pu essere divisa in parte agevolabile e parte non
agevolabile.

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3. Ambito oggettivo

3.1 Gli immobili strumentali per destinazione

Possono essere assegnati o ceduti in via agevolata i beni immobili diversi da quelli indicati
nellarticolo 43, comma 2, primo periodo, del Testo Unico delle Imposte sui Redditi, ovvero
quelli utilizzati esclusivamente per lesercizio [] dellimpresa commerciale da parte del possessore.

Si tratta della categoria degli immobili strumentali per destinazione, di cui fanno parte tutti gli
immobili che sono di fatto utilizzati nellesercizio dellimpresa commerciale. proprio lutilizzo di
fatto lelemento discriminante per stabilire se il bene possa essere oggetto di assegnazione o di cessione
agevolata, mentre non rileva la categoria catastale, che serve, piuttosto, a qualificare un immobile come
strumentale per natura.

Appartengono alla categoria degli immobili strumentali per natura, infatti, gli immobili relativi ad
imprese commerciali non suscettibili di diversa utilizzazione senza radicali trasformazioni (art.
43, comma 2, secondo periodo del T.U.I.R.): tipicamente, gli opifici industriali, i negozi, gli alberghi, e
pi in generale tutti gli immobili di categoria A/10 (uffici e studi privati), B (unit immobiliari per uso di
alloggi collettivi), C (unit immobiliari a destinazione ordinaria commerciale e varia), D (immobili a
destinazione speciale) ed E (immobili a destinazione particolare).

Le due categorie degli immobili strumentali per destinazione e strumentali per natura possono
sovrapporsi oppure restare distinte. In gran parte dei casi, si hanno immobili strumentali per natura
e per destinazione (es. capannone industriale di propriet utilizzato nellattivit produttiva): in questi
casi prevale la strumentalit per destinazione, con la conseguenza che questi immobili non
potranno essere estromessi dalla societ con le agevolazioni della normativa che stiamo
esaminando.

In altri casi le due categorie restano distinte. Si pensi ad un immobile di categoria catastale A/2
(abitazione) che viene adibito ad ufficio da unimpresa, e quindi destinato ad immobile
strumentale (immobile non strumentale per natura, ma solo per destinazione); oppure, viceversa, ad
un capannone non destinato allesercizio dellattivit produttiva, bens locato a terzi (immobile
strumentale per natura, ma non per destinazione).

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In generale, gli immobili locati a terzi, concessi in comodato o comunque non utilizzati
direttamente nellattivit produttiva, non sono considerati strumentali (per destinazione): essi,
infatti, sono avulsi dallattivit, al punto che producono, o potrebbero produrre, un reddito proprio ed
autonomo. Non sono strumentali, quindi, perch non concorrono insieme agli altri fattori produttivi alla
creazione dei beni o servizi che costituiscono loggetto dellattivit imprenditoriale 8.

Questultima considerazione vale anche per le societ di gestione immobiliare, che possono quindi
assegnare o cedere in via agevolata i propri immobili, poich questi, pur potendo essere in certo senso
strumentali rispetto alle finalit che il soggetto dimposta persegue attraverso lesercizio dellimpresa,
costituiscono, nel contempo loggetto della predetta attivit imprenditoriale9.

Poich, infine, la norma agevolativa della legge di stabilit richiama espressamente larticolo 43 del
T.U.I.R., si deve ritenere che rientrino nella disciplina agevolativa anche gli immobili utilizzati
promiscuamente nellattivit dellimpresa: secondo il D.P.R. 917/86, infatti, sono strumentali per
destinazione gli immobili utilizzati esclusivamente per lesercizio dellimpresa commerciale da parte del
possessore.

Rientrano nella disciplina agevolativa, inoltre, gli immobili che non sono classificabili come strumentali: i
cc.dd. immobili-merce ed i cc.dd. immobili-patrimonio.

I primi sono quelli alla cui produzione ed al cui scambio diretta lattivit dellimpresa: essi dovrebbero
essere facilmente individuabili perch non sono iscritti nellattivo patrimoniale bens tra le rimanenze.

I secondi sono quelli di categoria A (tranne A/10), quindi non strumentali per natura, che non sono
destinati allattivit commerciale (quindi non sono neanche strumentali per destinazione); la particolarit
per la quale essi costituiscono una categoria ben nota alla pratica del diritto tributario (disciplinata
dallarticolo 90 del T.U.I.R.), che essi concorrono alla formazione del reddito dellesercizio secondo
le regole dei redditi fondiari (sono perci imponibili per il maggior valore tra la rendita catastale ed il
canone di affitto percepito, gli ammortamenti non sono deducibili, etc).

Non rientrano nellagevolazione, e sono quindi considerati strumentali per destinazione, gli immobili
locati che fanno parte di complessi immobiliari in relazione ai quali si ponga in essere unattivit

8
G. Tomasin e E. Zanetti, La strumentalit dei fabbricati nellattivit di impresa, in Il Fisco n. 38/2001, pag.
12.500.
9
Cass. a Sezioni Unite n.1367 del 13 ottobre 1983.

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consistente nellesecuzione di una serie di servizi complementari e funzionali alla utilizzazione


unitaria del complesso immobiliare, con finalit diverse dal mero godimento dello stesso10.

Si tratta di unit immobiliari che fanno parte di villaggi turistici, centri sportivi, gallerie commerciali,
etc, per i quali la locazione a terzi funzionale allerogazione dei servizi complementari, per
cui non si pu ritenere che essa non sia parte dellesercizio dellattivit produttiva.

Per quanto riguarda i terreni, non vi sono particolari osservazioni da fare rispetto a quanto finora
riportato, se non che il Ministero delle Finanze, nella circolare 112/E/99, par. 3.1 11, ha ritenuto di
precisare che i terreni utilizzati dalle societ agricole per effettuare la coltivazione o lallevamento
di animali sono considerati strumentali per destinazione e quindi non assegnabili ai soci in
regime agevolato.

Inoltre, non rientrano tra i beni assegnabili in modo agevolato i singoli diritti reali afferenti i beni
medesimi (es., usufrutto e nuda propriet)12. Tuttavia, qualora il titolare del diritto reale parziale sia
proprio il socio destinatario dellassegnazione agevolata, consentito assegnare il diritto reale che
completa la fuoriuscita del bene dalla societ 13 (ad esempio, possibile lassegnazione
agevolata della nuda propriet di un immobile a favore del socio usufruttuario dello stesso immobile).

Infine, si segnala che gli immobili delle societ in stato di liquidazione sono sempre da considerarsi
non strumentali per destinazione, a meno che lattivit sociale non sia provvisoriamente proseguita dal
liquidatore.

Per sintetizzare quanto detto in questo paragrafo, si pu fissare il principio secondo cui conta non la
natura del bene immobile ma lutilizzo diretto nellattivit dellimpresa: laddove esso vi sia,
limmobile non pu essere assegnato in regime agevolato. Laddove, invece, non vi sia utilizzo diretto, si
pu accedere ai benefici della disposizione agevolativa.

10
C.m. 26/E/2016, par. 3.1.; la stessa circolare, nel capitolo III, parte I, chiarisce che preclusa la trasformazione
agevolata alle societ che possiedono immobili di questo tipo, poich lattivit che esse svolgono non pu essere
considerata di mera gestione.
11
Questa posizione ribadita nella circolare dellAgenzia delle Entrate n.26/E del 1 giugno 2016 par. 3.1.

12
C.m. 112/E/1999, cap. I. parte I, par.3.

13
In questo senso la c.m. 26/E/2016, par. 3; per le modalit di calcolo dellimposta sostitutiva si veda la stessa
circolare, par. 4.

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Immobile Utilizzato nellattivit Locato, dato in comodato,


produttiva tenuto a disposizone, etc
Strumentale per natura Non rientra nel regime agevolato Rientra nel regime agevolato
Abitativo Non rientra nel regime agevolato Rientra nel regime agevolato
Bene merce Rientra nel regime agevolato

3.2 I beni mobili registrati

Anche per i beni mobili iscritti in pubblici registri (automezzi, aerei, imbarcazioni) la norma
prevede la possibilit di usufruire del regime agevolato solo se non vi utilizzo strumentale.

Per evitare abusi, con particolare attenzione alle autovetture, la linea interpretativa dellAgenzia delle
Entrate sempre stata molto rigida nel definire quando un bene mobile registrato pu definirsi
strumentale. La circolare 48/E del 10 febbraio 1998, la pi completa in materia, riprendendo quanto
affermato nella precedente circolare 37/E del 13 febbraio 1997, definisce strumentali allattivit propria
dellimpresa i veicoli senza i quali lattivit stessa non pu essere esercitata.

La rigidit di questa impostazione porta risultati a volte paradossali, come nel caso dei rappresentanti,
per i quali lautovettura non strumentale, perch questi potrebbero teoricamente svolgere il loro
lavoro raggiungendo i clienti a piedi o con i mezzi pubblici, ma se non altro abbastanza chiara.

Sono strumentali le auto delle scuole guida, le imbarcazioni dei pescatori, gli aeromobili delle compagnie
di trasporto aereo; non sono strumentali le auto degli amministratori e neanche quelle concesse in uso
ai dipendenti.

Un dubbio potrebbe sollevarsi sulle auto delle compagnie di noleggio, definite strumentali dalla
circolare 48/E/1998 (rientrano, ad esempio, nella fattispecie in esame le autovetture per le imprese
che effettuano attivit di noleggio delle stesse []). Mutuando il ragionamento e le definizioni della
Corte di Cassazione (sentenza a Sez. Unite n.1367/83, citata nel paragrafo precedente), per, si
potrebbe dire che questi beni costituiscono, pi che beni strumentali, loggetto stesso dellattivit,
facendo venire fuori una contraddizione con lorientamento dellAgenzia delle Entrate. Ovviamente, la
questione non di poco conto se si pensa alle societ di charter nautico, che potrebbero assegnare o
cedere ai soci le imbarcazioni di loro propriet con il regime agevolato solo se si riuscisse a superare la

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definizione di strumentalit data dalla circolare, estendendo al caso specifico il principio della
Cassazione14.

3.3 Momento in cui verificare i requisiti dei beni

La disciplina delle assegnazioni agevolate non richiede alcun limite temporale per il possesso dei
beni da assegnare o cedere; non vi sono paletti relativi ai beni, a differenza di quanto visto, invece
per i soci.

Questo significa che si pu effettuare lassegnazione agevolata di un bene acquistato anche dopo
lentrata in vigore della legge.

Unimplicazione pratica di questo principio si pu avere nel caso dei beni detenuti in leasing, che non
potrebbero essere assegnati (si potrebbe assegnare il contratto di leasing, ma non con il regime
agevolato che stiamo esaminando); il riscatto, in qualunque momento avvenga, immette la societ
nella propriet del bene, permettendole cos di avvalersi, in presenza di tutti gli altri requisiti di legge,
del regime dellassegnazione agevolata.

Da segnalare la mancanza di paletti temporali in relazione alla strumentalit dei beni da


assegnare. consentito, quindi, cambiare la destinazione di un bene strumentale per farlo
diventare non strumentale e poterlo assegnare in via agevolata, fino al momento dellassegnazione
o della cessione: solo in quel momento, infatti, che il bene deve integrare i requisiti della norma.

Si pensi ad un ufficio utilizzato come sede amministrativa della societ; si potrebbe spostare la sede
presso un secondo ufficio, magari preso in affitto, e procedere con lassegnazione del primo, non pi
strumentale per destinazione.

Una simile condotta del tutto lecita, come confermato dallAgenzia delle Entrate nella circolare n. 26/E
del 1 giugno 2016 (par. 3).

Ulteriori considerazioni sul punto saranno svolte nel capitolo 7 (v. in particolare par. 7.3.1).

14
Peraltro ripreso nelle sentenze della stessa Corte di Cassazione nn.1366/1984, 4086/1992 e 7307/2003.

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4. Le operazioni agevolate

4.1 Le assegnazioni

Lassegnazione un atto che spesso ricorre nelle trattazioni di diritto tributario, perch contemplata
da diverse disposizioni. Tuttavia, nella realt assai poco frequente, ed i professionisti della materia di
solito non ne hanno grande esperienza; ci pi che comprensibile, se vero che la previsione
dellassegnazione ai soci serve pi a chiudere il regime dei beni di impresa che ad avere applicazione
pratica15.

Quello che in generale si intende per assegnazione lattribuzione ad un socio di un bene a fronte
dellannullamento di una posta del patrimonio netto: niente di diverso, insomma, da quello che
accade nelle usuali distribuzioni di riserve di utili o di capitale, se non che la contropartita, che
abitualmente rappresentata dal denaro, nelle ipotesi di assegnazione costituita da un bene
della societ.

Possiamo quindi individuare due costanti delloperazione di assegnazione: la diminuzione del patrimonio
netto della societ e lattribuzione di un bene ad uno o pi soci.

Il Codice Civile si occupa per lo pi del primo aspetto, ed infatti lassegnazione non un istituto
nominato: essa emerge solo nellambito di un evento di natura di volta in volta diversa, che sia una
distribuzione di utili, una riduzione del capitale sociale, il recesso di un socio etc.

, allora, proprio da una di queste ipotesi che occorre partire, e ci ha grande importanza
nellapplicazione della disciplina fiscale che stiamo esaminando: una volta maturata la volont di
approfittare dellagevolazione, si deve pur sempre inquadrarne leffettuazione in unoperazione
di tipo diverso.

Tralasciamo, per ora, i risvolti di tipo fiscale, che saranno esaminati nel capitolo 5, per soffermarci su
quelli di natura civilistica, che forse potranno non interessare lAmministrazione Finanziaria, ma di certo

15
R. Lupi, Le assegnazioni agevolate ai soci: lart.29 della L.27 dicembre 1997, n.449 alla luce dei principi
generali, in Rassegna tributaria n.2/1999, pag. 361 ss..

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interessano i rapporti tra i soci, e tra questi e la societ, e pertanto sono di massimo interesse per il
consulente.

Lassegnazione del bene, come abbiamo visto, la contropartita di una riduzione del patrimonio netto.
Dal punto di vista civilistico essa comporta lannullamento di riserve di utili o di capitale, oppure
la riduzione del capitale sociale stesso; la riduzione del patrimonio netto pu avvenire nella cornice
della distribuzione di dividendi, della restituzione di apporti, della liquidazione della societ, del recesso
o dellesclusione di un socio.

4.1.1 La par condicio tra i soci

Ancora prima di esaminare i vari casi di riduzione del patrimonio netto, necessario affrontare il tema
della par condicio tra i soci, in merito alla quale lAmministrazione ha assunto, a suo tempo, una
posizione piuttosto netta affermando, nel paragrafo 3 della circolare 112/E/1999, che lassegnazione
deve essere effettuata nel rispetto della par condicio tra i soci, nel senso che i beni facenti parte del
patrimonio aziendale devono essere assegnati a tutti i soci, nel rispetto delle quote di
partecipazione al capitale da ciascuno di essi posseduto. Si rileva che non costituisce causa ostativa
lattribuzione di beni agevolabili solo a taluni soci anzich alla generalit di essi; pertanto, sar possibile
assegnare a taluni soci beni agevolabili e, agli altri, beni non agevolabili.

Lascia un po perplessi il fatto che lAmministrazione si sia pronunciata su di un aspetto di natura


strettamente civilistica e privatistica, che di certo non pu di per s avere ripercussioni sulla
corretta applicazione della disciplina fiscale dellassegnazione, agevolata o meno che sia.

La par condicio tra i soci, infatti, interessa i soci stessi e non influisce sullammontare delle imposte da
versare in sede di assegnazione, almeno fintanto che non si vengano a creare situazioni di abuso del
diritto.

Quello che implicherebbe la circolare, invece, che per avvalersi della disciplina agevolativa occorre che
tutti i soci siano assegnatari di un qualche bene: ci sembrerebbe escludere che un socio possa
essere assegnatario di un bene ed un altro di denaro per corrispondente valore, ed implicare inoltre che
le societ che possiedono un solo bene dovrebbero necessariamente assegnarlo in comunione a tutti i
soci.

Nella circolare 26/E/2016 sparito ogni riferimento alla par condicio, mentre stato ribadito che
possibile assegnare ad alcuni soci beni agevolabili e ad altri beni non agevolabili.

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Si ritiene, tuttavia, che questo chiarimento non debba essere preso troppo alla lettera, dovendosi
ritenere ammissibile lassegnazione di beni ad alcuni soci e di denaro ad altri. Se cos non fosse, si
potrebbero avere difficolt, sicuramente non volute dal legislatore, a procedere in casi come il
seguente.

Prendiamo una societ con due soci al 50 per cento, A e B, che possiede un immobile del valore di
1.000, liquidit di pari importo e riserve di capitale per 2.000. Per rispettare alla lettera quanto
sostenuto dallAgenzia delle Entrate, si dovrebbe effettuare una cessione di quote da B ad A, che
resterebbe unico socio e procederebbe allassegnazione, oppure lassegnazione in comunione e la
successiva vendita della quota del bene al socio A. Entrambe le strade suggerite presentano degli
inconvenienti (il socio B potrebbe non voler uscire dalla societ, la vendita tra privati ha dei costi).
Lassegnazione dellimmobile ad un socio e lerogazione di denaro ad un altro risolverebbe ogni
problema e non confliggerebbe con alcuna norma o principio, poich si deve ritenere che i soci abbiano
la massima libert di manovra se rispettano le disposizioni del codice civile.

Nel rispetto dellautonomia e dei diritti dei soci, si pu ipotizzare che le assegnazioni di beni in via
agevolata siano effettuate a favore di tutti o di alcuni di loro, in comunione o assegnando a ciascuno
beni diversi; nel caso in cui lassegnazione di beni diversi non corrisponda al valore delle quote di
partecipazione, si potr anche ipotizzare a fini di bilanciamento lattribuzione di debiti della societ
oppure lobbligo di versamenti di conguaglio a favore della societ o a favore dei soci. Questultima
opzione sostanzialmente analoga al caso in cui ad un socio sia assegnato un bene della societ, e ad
un altro denaro in proporzione alla quota sociale. Inoltre, se lassegnazione dovesse favorire un socio a
discapito degli altri, loperazione rester valida a tutti gli effetti qualora il socio svantaggiato labbia
accettata.

Esempio:

La societ X ha due soci al 50 per cento: al socio A viene assegnato un bene del valore di 1.000, al
socio B un bene del valore di 800. Per riequilibrare i rapporti tra i soci, possibile, in alternativa:
- attribuire al socio A debiti della societ per 200;
- imporgli un versamento a fondo perduto per 200;
- distribuire al socio B riserve di utili o di capitale per un valore di 200 16.

Prima di analizzare, a questo punto, le diverse modalit in base alle quali si pu giustificare
civilisticamente lassegnazione, raccomandiamo di fare precedere sempre, allassegnazione stessa, un

16
Si ritiene che la somma attribuita al socio B debba avere la stessa causale dellassegnazione al socio A, cio
deve essere attribuita a titolo di ripartizione di riserve di utili o di riserve di capitale, o un insieme delle due.

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verbale di assemblea17 dal quale risulti che lorgano amministrativo della societ ha illustrato
chiaramente loperazione ai soci, e che questi lhanno approvata. A meno che lassegnazione non
sia a favore di tutti i soci pro indiviso, si raccomanda che lapprovazione sia unanime18.

Inoltre, pare quasi superfluo dover rilevare che non sar possibile effettuare alcuna assegnazione in
favore dei soci qualora la societ versi in situazione di difficolt economica e finanziaria, perch
uneventuale depauperamento potrebbe spingerla verso linsolvenza, con tutte le conseguenze che ne
deriverebbero.

4.1.2 Distribuzione di utili

La distribuzione di utili con assegnazione di uno o pi beni non un caso che presenta particolari
difficolt. Si dovranno rispettare le norme che ordinariamente disciplinano la fattispecie (artt.
2262, 2303, 2433 e 2478-bis del codice civile), nessuna delle quali impone che la distribuzione di
utili debba avvenire in denaro e non in natura.

Sarebbe possibile, allora, anche deliberare a maggioranza la distribuzione di utili in natura, sia pure
prestando particolare attenzione a non ledere i diritti dei soci che hanno espresso voto
contrario.

Si pensi ad una societ X i cui soci sono A al 70 per cento e B al 30 per cento; in assemblea, si decide
che la distribuzione degli utili dellesercizio, pari a 1.000, sia fatta attraverso lassegnazione di un bene
immobile del valore di 700 in favore di A, ed il versamento di denaro per 300 in favore di B, che ha
espresso voto contrario alla proposta. Si ritiene che il socio B non possa impugnare la delibera a
condizione che il valore dellimmobile assegnato ad A sia effettivamente pari a 700; se non vi sono
dubbi che lassegnazione non crea, per ipotesi, alcun danno al processo produttivo dellimpresa,
essendo per definizione nel caso specifico un immobile non strumentale, per vero che esso apporta
comunque delle utilit effettive o potenziali alla societ, ad esempio attraverso canoni di locazione. Si
dovr, allora, accuratamente tenere conto di questi elementi nella valutazione del valore di
assegnazione, per non danneggiare il socio B, a prescindere dal fatto che la norma fiscale, come
vedremo nel prosieguo della trattazione, consenta lassegnazione ad un valore anche pi basso, purch
non inferiore al c.d. valore catastale.

17
Per un approfondimento sui verbali di assemblea, con modelli e consigli pratici, si rimanda a F. De Rosa Verbali
di assegnazione ai soci casi svolti e commentati, Fiscoetasse 2016.
18
In questo senso si esprime lo studio n.103-2012/T del Consiglio Nazionale del Notariato.

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4.1.3 Restituzione di riserve di capitale

Le medesime considerazioni fatte a proposito della distribuzione di utili con assegnazione di un bene in
natura possono essere fatte per lannullamento di poste aventi natura di riserve di capitale.

Naturalmente, particolare attenzione deve essere posta a non infrangere regole specifiche che
attengono alla ripartizione delle riserve aventi questa natura. Ad esempio, la riserva
sovrapprezzo azioni non pu essere distribuita, a mente dellarticolo 2431 del codice civile, fino a
quando la riserva legale non abbia raggiunto il quinto del capitale sociale.

Maggiore libert dovrebbe esservi per la restituzione dei versamenti effettuati dai soci (nelle
forme dei versamenti a fondo perduto, in conto capitale o in conto futuro aumento del capitale): essi,
infatti, costituiscono poste liberamente distribuibili ai soci, sia pure previa delibera assembleare19.

Ricordiamo che sono considerati versamenti a fondo perduto quelli effettuati in favore della societ
senza una specifica destinazione, che si contraddistinguono per il fatto di non essere targati: una volta
effettuati, si perde la loro origine ed appartengono solo alla societ. In caso di distribuzione, saranno
ripartiti tra i soci in proporzione alle rispettive quote di partecipazione.

I versamenti in conto capitale mancano, al pari dei versamenti a fondo perduto, di un vincolo di
destinazione, ma sono targati: in caso di ripartizione, saranno attribuiti a ciascun socio in misura
corrispondente a quanto versato20.

A proposito dei versamenti in conto capitale, si segnala un interessante orientamento, recepito anche
da una parte della giurisprudenza 21 e dai Principi Contabili22, per cui essi sarebbero assimilabili alla
riserva sovrapprezzo azioni, e quindi distribuibili ai soci solo dopo che la riserva legale abbia
raggiunto il quinto del capitale sociale.

I versamenti in conto futuro aumento del capitale sociale sono destinati a future operazioni di
aumento del capitale, e possono essere restituiti anche senza una delibera assembleare, qualora al

19
Sottoposto a vincoli invece il diritto del socio di ottenerne la restituzione, che non sussiste fino allo
scioglimento della societ, o fino alla delibera di restituzione.
20
Poich non mancano opinioni diverse in proposito, che assimilerebbero i versamenti in conto capitale ai
versamenti a fondo perduto, considerandoli quindi non targati, si raccomanda di specificare negli atti e nella
contabilit che i soci intendono che i versamenti in conto capitale siano di spettanza dei soci che li hanno effettuati,
qualora non vi sia proporzionalit tra quanto versato e le quote di partecipazione alla societ.
21
Ad esempio Cass. civ. Sez. I Sent., 24-07-2007, n. 16393.
22
OIC 28, appendice B.

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momento del versamento sia stato fissato un termine per laumento del capitale, e tale termine sia
scaduto.

Non ha senso, invece, parlare di restituzione dei versamenti in conto aumento del capitale,
trattandosi di una riserva provvisoria che accoglie i versamenti effettuati dai soci tra la formale delibera
di aumento del capitale sociale e liscrizione della stessa nel Registro delle Imprese.

4.1.4 Riduzione del capitale sociale

Relativamente alla riduzione del capitale sociale, superata ormai la necessit di dimostrare lesuberanza
rispetto alle esigenze societarie, resta lobbligo di rispettare le altre prescrizioni civilistiche. Ci riferiamo
essenzialmente a quanto previsto dallarticolo 2445 per le societ per azioni e dallarticolo 2482 per le
societ a responsabilit limitata.

Il vincolo pi rilevante che questi articoli pongono sta nella possibilit di eseguire la riduzione solo
dopo novanta giorni dalliscrizione della delibera nel Registro delle Imprese, a condizione che
nessun creditore della societ abbia fatto opposizione.

Per chi vuole usufruire del regime agevolato dellassegnazione ai soci, questo vorrebbe dire dover
anticipare i tempi rispetto al termine di scadenza del 30 settembre 2016. Se, infatti, a mente del
comma 115 dellarticolo 1 della legge di stabilit, le assegnazioni devono essere fatte entro il 30
settembre, combinando questo termine con quello dei novanta giorni a favore dei creditori sociali, si
direbbe che la delibera di riduzione del capitale debba essere adottata in tempo per essere
iscritta nel Registro delle Imprese entro il termine ultimo del 1 luglio; trascorsi novanta
giorni, si potrebbe cos eseguire lassegnazione entro il 30 settembre.

Inoltre, si deve tenere presente che una riduzione del capitale sociale che lo portasse al di sotto del
minimo legale comporterebbe lobbligo della trasformazione della societ.

4.1.5 Liquidazione della societ

Lassegnazione dei beni ai soci pu avvenire anche nellambito della liquidazione della societ. In casi
del genere si dovr rispettare il disposto dellarticolo 2280 del Codice Civile, a mente del quale I
liquidatori non possono ripartire tra i soci, neppure parzialmente, i beni sociali, finch non siano stati
pagati i creditori della societ o non siano accantonate le somme necessarie per pagarli. A questa
norma, applicabile alle societ in nome collettivo ed alle societ in accomandita semplice, si affianca il

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secondo comma dellarticolo 2491 C.C., di analogo tenore, in materia di liquidazione di societ di
capitali.

4.1.6 Recesso o esclusione del socio

Il recesso un istituto ben noto ed ampiamente disciplinato dal Codice Civile e dagli statuti. Le
disposizioni di legge tutelano interessi dei soci e non interessi pubblici, per cui si ritiene che si possa
ricorrere al recesso anche al di fuori delle ipotesi di legge, ad esempio per consentire la fuoriuscita
di un socio dalla compagine sociale, oppure la riduzione della sua quota di partecipazione, al
fine di assegnargli un bene della societ con la procedura agevolata.

Depone in tal senso la risposta del Consiglio Nazionale Notarile al quesito 130-2008/I23, nella quale si
estende alle societ per azioni linterpretazione gi fornita per le societ a responsabilit limitata in
merito alla riduzione reale targata, una sorta di recesso concordato da parte di un singolo socio
con attribuzione di un bene della societ.

Quanto allesclusione, che gi si verifica poco di frequente nella pratica, pare difficilmente
ipotizzabile il suo utilizzo per effettuare unassegnazione agevolata.

23
Riduzione del capitale di s.p.a. con rimborso della partecipazione ad un socio mediante attribuzione di bene del
patrimonio sociale: stato chiesto se sia possibile realizzare la fattispecie delluscita di un socio da una SpA, con
riduzione il capitale sociale ex art. 2445, rimborsando le azioni di un solo socio mediante assegnazione di un bene
facente parte del patrimonio sociale. Sul problema della riduzione reale targata, volta a favorire il disimpegno del
socio nei confronti della societ, si recentemente data una risposta positiva in materia di SRL: ammissibile, al
fine di realizzare un exit concordato tra i soci di una SRL, senza ricorrere a negozi di cessione delle quote,
procedendo ad una riduzione volontaria del capitale sociale con annullamento soltanto della partecipazione di un
socio e restituzione del conferimento. In questa ipotesi di riduzione volontaria del capitale sociale per lesecuzione
occorre attendere il termine di novanta giorni per l'opposizione dei creditori. Si tratta, peraltro, di un'ipotesi di exit
del socio che si differenzia sia dal recesso che dalla cessione della partecipazione. La questione, affrontata con
riguardo alla SRL, sembra avere identica soluzione anche laddove, si tratti di SPA, stante la sostanziale identit, per
questi profili, della disciplina della riduzione reale (art. 2445 c.c.). Quanto allulteriore questione, relativa alla
liquidazione del socio attraverso assegnazione di un bene facente parte del patrimonio sociale, non sembra
sussistano dubbi in ordine alla sua ammissibilit, posto che lart. 2445, c.c, prevede che la riduzione pu avvenire,
oltre che con la liberazione dei soci dallobbligo dei versamenti ancora dovuti, mediante rimborso del capitale. Tale
rimborso non deve necessariamente avvenire in denaro, potendosi provvedere anche con attribuzione di beni, il cui
valore, tuttavia, non deve esser superiore al conferimento del socio e dunque al valore nominale della sua
partecipazione, che in tal modo viene infatti liquidata.

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4.1.7 Le restituzioni di finanziamenti soci

Accade in moltissime societ che i soci effettuino dei finanziamenti per sviluppare lattivit, con
lintenzione di ottenerne la restituzione appena la gestione lo consenta, compatibilmente con i vincoli
civilistici in materia.

Una societ che voglia effettuare unassegnazione agevolata potrebbe trovarsi, quindi, ad avere poste
del netto patrimoniale incapienti rispetto al valore del bene da assegnare, e a dover rivolgere la propria
attenzione ai finanziamenti effettuati dai soci.

Una prima modalit per utilizzare i finanziamenti dei soci convertirli in una posta del patrimonio
netto. Tramite una lettera di rinuncia, il socio pu chiedere alla societ di convertire il suo
finanziamento in versamento in conto capitale di sua spettanza: in questo modo potr ottenerne la
restituzione tramite delibera dellassemblea, e la restituzione sar effettuata con assegnazione di
un bene invece che attraverso la corresponsione di denaro.

Si sconsiglia decisamente di effettuare la rinuncia contestualmente allassegnazione, qualora questa


abbia ad oggetto un bene immobile, perch lenunciazione del finanziamento (cui si rinuncia) nellatto
pubblico di assegnazione comporterebbe24 lapplicazione dellimposta di registro, con aliquota del 3 per
cento, ex articolo 22 del D.P.R. 131/86.

Lassegnazione potrebbe essere fatta anche senza convertire il finanziamento in versamento in


conto capitale. In questo caso viene subito in mente il disposto dellarticolo 2467 del Codice Civile,
avente ad oggetto la postergazione del rimborso dei finanziamenti dei soci nelle societ a
responsabilit limitata (applicabile in linea di massima anche alle societ per azioni 25): si tratta di una
norma che, in pratica, assimila i finanziamenti dei soci a riserve di capitale, ponendo dei limiti al loro
rimborso ai soci in funzione della situazione economica e patrimoniale della societ 26.

24
La Corte di Cassazione si espressa pi volte in questo senso: si vedano, ad esempio, le sentenze 30 giugno
2010, n. 15585 e 12 maggio 2008, n.11756.
25
Si veda in proposito N. Abriani, Finanziamenti a societ per azioni e infragruppo, in Il Fallimento n.11/2011,
pagg. 1349 ss., e N. Abriani F. Giunta Finanziamenti a societ correlate e postergazione: profili di diritto civile e
penale, in Le Societ n.4/2012, pagg. 405 ss.
26
stato chiarito, infatti, che non vietata in senso assoluto la restituzione dei finanziamenti ai soci durante la
vita della societ (ovvero in presenza di altri creditori); tuttavia, essendo questi, al verificarsi delle condizioni
previste dalla norma, assimilati ai versamenti in conto capitale, occorre che la restituzione in favore dei soci non
assicuri a questi in momenti di crisi societaria, una facile via di uscita mediante il rimborso dell'apparente
finanziamento, in danno degli altri creditori, limitando in tal modo ulteriormente la loro responsabilit conseguente
al rischio d'impresa proprio della societ (V. Salafia, Finanziamenti dei soci a s.r.l., in Le Societ n.6/2011, pag.
637).

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La restituzione del finanziamento tramite assegnazione di un bene sociale sarebbe un atto di


amministrazione, che tuttavia si consiglia di sottoporre al vaglio dellassemblea dei soci, vista la
particolarit della situazione.

Inoltre, sembrerebbe da qualificare, ai fini della disciplina agevolativa che stiamo esaminando, pi come
cessione che come assegnazione, non essendo interessata una posta del patrimonio netto; in effetti,
lattribuzione del bene al socio avverrebbe a fronte dellacquisizione di una passivit (il debito per
finanziamento). Da un punto di vista pratico, la conseguenza del diverso inquadramento delloperazione
si avrebbe solo in caso di assegnazione, senza applicazione dellIva, di immobili strumentali,
poich in caso di cessione si applica unaliquota dellimposta di registro pi elevata (si veda il par. 6.3).

Si raccomanda, comunque, al fine di evitare complicazioni, di ricorrere alla conversione del


finanziamento in versamento in conto capitale, almeno nel caso in cui si versi in questultima
fattispecie.

4.2 Le cessioni

La normativa della legge di stabilit prevede che le stesse agevolazioni fiscali delle assegnazioni si
possono applicare alle cessioni dei beni immobili e dei beni mobili registrati non utilizzati come
strumentali nellesercizio dellimpresa.

Evidentemente, la ratio dellestensione alle cessioni risiede nellintento di permettere di superare


eventuali difficolt derivanti dal rispetto della par condicio tra i soci o dalla possibile mancanza di poste
del patrimonio netto da annullare sufficienti a bilanciare il valore normale del bene da assegnare.

In casi del genere, il ricorso alla cessione sar risolutivo. Chiaramente, trattandosi di una normale
cessione, potrebbe essere lorgano amministrativo, qualora lo statuto gliene dia i poteri, a decidere
ed attuare loperazione, anche senza passare per una delibera assembleare.

evidente, per, che quanto pi lorgano amministrativo agisce di sua iniziativa, tanto maggiori
responsabilit si assume, rispetto ai rapporti tra i soci ed anche nei confronti dei creditori. Poich la
cessione agevolata ha per controparte uno o pi soci, si deve fare attenzione nel concedere condizioni
di favore agli acquirenti: un corrispettivo inferiore al valore di mercato, oppure una dilazione eccessiva
dei termini di pagamento non sono di per s vietate o sconsigliabili, purch questo non comporti un
pregiudizio agli altri soci o a terzi, che potrebbe essere fatto valere con azioni di responsabilit contro gli
amministratori.

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Un corrispettivo esageratamente di favore non sar neppure opponibile al Fisco: a mente del comma
117 dellarticolo 1 della legge di stabilit, infatti, se il corrispettivo di vendita inferiore al valore
normale del bene, oppure al valore catastale per i beni immobili, esso computato in misura non
inferiore ad uno dei due valori, e quindi potr essere agevolmente rideterminato dallAgenzia delle
Entrate.

4.3 La trasformazione in societ semplice

Un altro modo per superare eventuali complicazioni legate allassegnazione ricorrere alla
trasformazione in societ semplice. evidente, infatti, che con la trasformazione non si modificano i
rapporti tra i soci e non si intacca il patrimonio netto della societ.

Possono trasformarsi in societ semplice, avente necessariamente oggetto non commerciale 27, tanto le
societ di persone quanto le societ di capitali.

La trasformazione omogenea regressiva da societ commerciale a societ di persone disciplinata


dallarticolo 2500-sexies del Codice Civile, ed applicabile anche alle trasformazioni in societ semplice:
la disposizione di maggior interesse dellarticolo citato contenuta nel secondo periodo del primo
comma, laddove si richiede, per lapprovazione della trasformazione, il consenso di tutti i soci che
assumono, in conseguenza della delibera di trasformazione, responsabilit illimitata.

Questo implica che, nella quasi totalit dei casi, le trasformazioni in societ semplice devono essere
approvate da tutti i soci. Dal punto di vista della societ di capitali che si trasforma, infatti, i soci
assumono la responsabilit illimitata con la trasformazione, oppure, nel caso degli accomandatari di
societ in accomandita per azioni, la delibera necessita del loro consenso unanime per disposizione di
legge (art. 2460 C.C.); dal punto di vista della societ che risulta dalla trasformazione, si potrebbe avere
limitazione di responsabilit solo per i soci che non partecipano allamministrazione, purch la
limitazione stessa sia portata a conoscenza dei terzi con mezzi idonei (art. 2267 c.c.).

In caso di trasformazione di societ in nome collettivo o di societ in accomandita semplice, ai sensi


dellarticolo 2252 c.c., la delibera deve essere assunta allunanimit, se non convenuto diversamente.

27
Come abbiamo visto nel paragrafo 2.1.1, ai fini della disciplina della trasformazione agevolata che stiamo
esaminando loggetto della societ pu essere solo la gestione dei beni immobili e dei beni mobili registrati, e non
lattivit agricola.

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Queste disposizioni possono ostacolare il ricorso alla trasformazione in societ semplice in presenza di
soci dissenzienti, in considerazione della circostanza che, oltretutto, a questi non spetta il diritto di
recesso: nella normalit dei casi, infatti non sar possibile, come visto, deliberare la trasformazione in
presenza di soci dissenzienti, per cui il presupposto stesso del recesso viene meno28.

28
Il rimedio offerto ai soci destinati a diventare illimitatamente responsabili che non approvino la trasformazione
non risiede pi - come s' visto - nel diritto di exit, bens nella facolt di negare il proprio consenso all'operazione,
impedendone con ci l'attuazione L. De Angelis, La trasformazione endosocietaria in societ di persone, in Le
Societ n.7/2007, pag. 791.

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5. Le imposte dirette

5.1 Gli effetti per la societ: il calcolo della plusvalenza

Lassegnazione da parte di una societ di un bene al socio equiparata, ai fini delle imposte dirette,
ad una cessione a titolo oneroso; poich manca il corrispettivo di vendita, la plusvalenza si calcola
come differenza tra valore normale e costo non ammortizzato del bene.

Questo quanto stabilisce larticolo 86, comma 1 lett. c) e comma 3, del T.U.I.R., applicabile anche alle
societ di persone commerciali in virt del richiamo effettuato dallarticolo 58 del T.U.I.R.

Inoltre, costituisce ipotesi di destinazione a finalit estranea allesercizio di impresa, e quindi


pu generare plusvalenze ex art. 86 comma 1 lett. c), anche la trasformazione in societ semplice,
poich i beni della societ che si trasforma smettono di essere trattati fiscalmente come beni
dimpresa29: fuoriescono dal regime dimpresa per entrare in un regime di detenzione privato, non
commerciale, e pertanto, dal punto i vista fiscale, si verificano gli stessi effetti dellassegnazione 30.

I termini da mettere a raffronto per determinare limporto della plusvalenza sono il valore normale ed il
costo non ammortizzato, ovvero il valore fiscalmente riconosciuto del bene.

Quanto al primo, esso in via ordinaria determinato sulla base dellarticolo 9, comma 3, del T.U.I.R.,
che definisce il valore normale come [] il prezzo o corrispettivo mediamente praticato per i beni e i
servizi della stessa specie o similari, in condizioni di libera concorrenza e al medesimo stadio di
commercializzazione, nel tempo e nel luogo in cui i beni o servizi sono stati acquistati o prestati, e, in
mancanza, nel tempo e nel luogo pi prossimi..

Si tratta in pratica del valore di mercato, che pu essere individuato, per i beni immobili, consultando
i dati dellOsservatorio del Mercato Immobiliare (disponibili sul sito dellAgenzia delle Entrate,
sebbene non sempre aggiornatissimi), richiedendo specifiche quotazioni ad una o pi agenzie

29
M. Leo, La trasformazione di S.r.l. agricola in societ semplice: trattamento fiscale e profili elusivi, in Il Fisco
n.21/2014, pag. 2050.
30
Questo tipo di trasformazioni in societ semplice pi che la fattispecie di cui allarticolo 170 del T.U.I.R.
(Trasformazione della societ), che sarebbe neutrale dal punto di vista fiscale, sembra integrare quella
dellarticolo 171 (Trasformazione eterogenea), nella quale i beni si considerano realizzati.

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specializzate, oppure incaricando un tecnico di redigere apposita perizia. Per i beni mobili registrati, le
quotazioni delle riviste specializzate rappresentano un indice affidabile e facilmente reperibile ai fini
dellindividuazione del valore di mercato.

Per gli immobili, il comma 117 dellarticolo 1 della legge di stabilit prevede la possibilit di sostituire al
valore normale determinato a norma dellarticolo 9 del T.U.I.R., il c.d. valore catastale, derivante
dallapplicazione dei moltiplicatori determinati con i criteri e le modalit di cui al primo periodo del
comma 4 dellarticolo 52 del D.P.R. 131/86.

Secondo questultima disposizione, lAgenzia delle Entrate non pu rettificare in aumento i valori
dichiarati ai fini dellimposta di registro se essi non sono inferiori allimporto che si ottiene moltiplicando
la rendita catastale per determinati coefficienti. A seguito dei diversi interventi legislativi in materia 31,
per effettuare il calcolo si devono rivalutare la rendita catastale del 5 per cento ed i coefficienti,
originariamente stabili in 75 per i terreni e 100 per i fabbricati, in misure differenti a seconda della
categoria dellimmobile.

In definitiva, per ottenere i valori catastali dei beni immobili, ai fini del calcolo dellimposta sostitutiva, si
deve moltiplicare la rendita catastale per i seguenti coefficienti:

Categoria catastale Coefficiente


A (se prima casa) 115,5
A (negli altri casi, tranne A/10) 126
A/10 63
B 176,4
C (tranne C/1) 126
C/1 42,84
D 63
E 42,84
Terreni non edificabili 112,5

Il valore catastale non utilizzabile per i terreni edificabili, per i quali si dovr sempre fare
riferimento al valore normale ex art. 9 del T.U.I.R..

Art. 2, comma 63, della L. 24 dicembre 2003, n. 350 (Finanziaria 2004); art. 1-bis, comma 7, del D.L. 12 luglio
31

2004, n. 168 (convertito, con modificazioni, dalla L. 30 luglio 2004, n. 191, recante interventi urgenti per il
contenimento della spesa pubblica) art. 2, comma 45, D.L. 3 ottobre 2006, n. 262.
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In caso di cessione agevolata ai soci di immobili o beni mobili registrati, la plusvalenza si calcola
come differenza tra il corrispettivo della cessione ed il costo non ammortizzato del bene; ai fini della
norma in esame, per evitare possibili manovre elusive consistenti nelleccesiva riduzione del
corrispettivo, questo computato in misura non inferiore al valore normale, come definito ai fini
dellassegnazione agevolata (quindi, per gli immobili pu essere preso in considerazione anche il valore
catastale).

In caso di trasformazione in societ semplice, si procede al calcolo delleventuale plusvalenza su


tutti i beni posseduti dalla societ, applicando il regime agevolato per i beni che possiedono i requisiti
dalla normativa.

Quanto al secondo termine, il costo non ammortizzato, esso si determina ai sensi dellarticolo 110
del T.U.I.R., ed quindi pari al costo di acquisto del bene, comprensivo degli oneri accessori di
diretta imputazione, al netto degli ammortamenti fiscalmente dedotti 32; per i beni non
ammortizzabili, si deve fare riferimento agli specifici criteri di valutazione del T.U.I.R..

Il regime agevolato in esame prevede che, invece delle normali aliquote delle imposte sui redditi e, nel
caso, dellIrap, sulla plusvalenza si applichi limposta sostitutiva con la pi mite aliquota dell8 per
cento o del 10,5 per cento per le societ considerate non operative in almeno due dei tre periodi di
imposta precedenti quello dellassegnazione.

Nel caso non emergesse alcuna plusvalenza, si potr comunque usufruire della norma
agevolativa. Non , infatti, necessario che emerga una base imponibile sulla quale applicare limposta
sostitutiva33: qualora, ad esempio, si volesse assegnare ai soci un bene immobile il cui valore normale o
catastale fosse inferiore al costo non ammortizzato, sarebbe possibile farlo senza pagare limposta
sostitutiva, ma beneficiando comunque delle agevolazioni relative alle imposte indirette
(nonch, ovviamente, alla determinazione del valore normale in funzione dei parametri catastali invece
che di mercato).

Vediamo qualche esempio, ipotizzando che vi sia coincidenza tra valore contabile e valore fiscale dei
beni.

32
Per i beni rivalutati nel bilancio 2013 ai sensi dei commi 140 e seguenti dellarticolo 1 della legge 147/2013 si
assume ancora, fino al termine del terzo esercizio successivo a quello in cui stata effettuata la rivalutazione, il
valore ante rivalutazione; in caso di assegnazione, cessione o trasformazione in societ semplice si far, quindi,
riferimento a tale valore, fermo restando il diritto ad un credito dimposta in misura pari allimposta sostitutiva
pagata per la rivalutazione (v. d.m. 19 aprile 2002, n.86).
33
Cos si espressa lAgenzia delle Entrate nella circolare 40/E/2002, par. 1.4.9 (La mancanza di base imponibile
non preclude la possibilit di fruire del beneficio), superando lorientamento della precedente circolare 112/E/1999.
Questa posizione stata ribadita nella circolare 26/E/2016 (par.4).

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Assegnazione al valore normale

Costo dellimmobile 500.000


Fondo ammortamento 200.000
Valore contabile/fiscale 300.000
Valore normale 550.000
Plusvalenza 250.000

La societ deve pagare limposta sostitutiva sullimporto di 250.000.

Assegnazione al valore catastale

Limmobile dellesempio precedente, di categoria D, ha una rendita catastale pari a 5.000; per ottenere
il valore catastale si deve moltiplicare la rendita per 63 (5.000 x 63 = 315.000)

Costo dellimmobile 500.000


Fondo ammortamento 200.000
Valore contabile/fiscale 300.000
Valore catastale 315.000
Plusvalenza 15.000

La societ deve pagare limposta sostitutiva sullimporto di 15.000.

Assegnazione senza plusvalenza

Limmobile del primo esempio precedente, di categoria D, ha una rendita catastale pari a 3.000; per
ottenere il valore catastale essa deve essere moltiplicata 63 (3.000 x 63 = 189.000)

Costo dellimmobile 500.000


Fondo ammortamento 200.000
Valore contabile/fiscale 300.000
Valore catastale 189.000
Minusvalenza 111.000

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La societ non deve pagare limposta sostitutiva, perch non vi base imponibile. Tuttavia, pu
accedere ai benefici del regime agevolato, calcolando limposta di registro (se dovuta in misura
proporzionale) con aliquota dimezzata, e versando le imposte ipotecaria e catastale in misura fissa 34.
Soprattutto, se ipotizziamo che il valore di mercato del bene sia superiore a 300.000, la societ pu
assegnare il bene senza che emerga alcuna plusvalenza.

Si noti che la minusvalenza che emerge nellesempio proposto non deducibile in sede di
assegnazione; ai sensi dellarticolo 101, comma 1, del T.U.I.R., infatti, le minusvalenze relative a beni
strumentali sono deducibili solo se realizzate35.

Cessione ai soci

In caso di cessione ai soci di deve tenere presente la particolare prescrizione, di carattere antielusivo,
contenuta nel comma 117 dellarticolo 1 della legge di stabilit, secondo la quale il corrispettivo della
cessione, se inferiore al valore normale del bene, determinato ai sensi dellarticolo 9 del testo unico
delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, e
successive modificazioni, o in alternativa, ai sensi del primo periodo [ valore catastale], computato in
misura non inferiore ad uno dei due valori.

Esempio:

Costo dellimmobile 500.000


Fondo ammortamento 200.000
Valore contabile/fiscale 300.000
Valore normale 550.000
Valore catastale 315.000
Corrispettivo 200.000
Minusvalenza 100.000

34
Tratteremo delle agevolazioni in materia di imposte indirette nel capitolo 6.

35
Dovrebbe essere deducibile, salvo abusi, la minusvalenza realizzata nella cessione agevolata ai soci (v. P.
Meneghetti, G. Ranocchi, Cessione immobili con benefici per patrimonio e utili, Il Sole 24 Ore del 1 dicembre
2015. pag. 48.

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Il corrispettivo inferiore sia al valore normale che al valore catastale, per cui sar rideterminato
autonomamente dal contribuente (o dallAgenzia delle Entrate in sede di controllo) in misura non
inferiore ad uno dei due valori36.

Si avr, quindi, una cessione rettificata ad euro 315.000, con plusvalenza di 15.000 ed obbligo di
versamento dellimposta sostitutiva; la minusvalenza di 100.000 non avr nessun rilievo fiscale.

5.1.1 La scelta del valore di riferimento

Come abbiamo visto, ai fini dellapplicazione della disciplina dellassegnazione agevolata dei beni
immobili il contribuente ha la facolt di scegliere se determinare la plusvalenza sulla base del valore
normale, come definito dallarticolo 9, comma 3 del T.U.I.R., oppure sulla base del valore catastale.
Si tratta di una facolt e non di un obbligo, perch il comma 117 dellarticolo 1 della legge di stabilit
dispone che il valore normale, oltre che in modo ordinario, pu essere determinato in misura pari a
quello risultante dallapplicazione allammontare delle rendite risultanti in catasto dei moltiplicatori
determinati con i criteri e le modalit previsti dal primo periodo del comma 4 dellarticolo 52 del testo
unico delle disposizioni concernenti limposta di registro [].

naturale che chi intende avvalersi del regime agevolavo cerchi di minimizzare lonere fiscale, per
cui utilizzer, ai fini del calcolo della plusvalenza, il minore tra il valore normale ed il valore catastale;
basta guardare agli esempi proposti alla fine del paragrafo precedente, per rendersi conto del grande
risparmio che il ricorso al valore catastale pu consentire.

Tuttavia, la norma permette di utilizzare anche il maggiore dei due (di solito il valore normale).
, inoltre, possibile effettuare lassegnazione anche ad un valore intermedio tra il valore catastale
ed il valore normale, nonostante questa facolt non sia letteralmente prevista dal comma 117 della
norma agevolativa37.

36
Cos testualmente la norma: la rideterminazione sar fatta, riteniamo, con riferimento al minore tra valore
normale e valore catastale.
37
Fa propendere per questa presa di posizione la seconda parte del comma 117, che riguarda le cessioni agevolate:
ivi previsto che le cessioni effettuate per un imposto inferiore al valore normale si considerano effettuate ad un
valore non inferiore allo stesso valore normale od al valore catastale, con ci intendendo che non vi rettifica
qualora il corrispettivo della cessione si collochi ad un valore intermedio tra i due. Acclarato questo principio, non si
vede perch esso non dovrebbe valere anche per le assegnazioni. In questo senso si esprime la circolare
26/E/2016, par. 4, mentre si era espresso in senso contrario, sulla base della lettera della legge, M. Beghin,
Societ di comodo, assegnazioni agevolate ai soci e pagamento dellimposta sostitutiva: note sulla disciplina di cui
allart.29 della L. 27 dicembre 1997, n.449, in Rassegna Tributaria n.5/1999, pag. 1371 ss., nota 13.

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Lutilizzo di un valore che non sia il pi basso tra il normale ed il catastale pu essere motivato dalla
circostanza che il valore utilizzato ai fini dellassegnazione agevolata 38 costituisce costo fiscalmente
riconosciuto per il socio che riceve il bene; pertanto, lutilizzo di un valore superiore a quello
catastale pu rivelarsi vantaggioso nei seguenti casi:
39
- per i soci che rivestono la forma di societ, o di persona fisica esercente attivit dimpresa ,
che potranno, nel tempo, dedurre ammortamenti calcolati su di un valore pi alto,
contrapponendo quindi al pagamento immediato di unimposta all8 o al 10,5 per cento un
risparmio con le aliquote ordinarie;
- per i soci che rivestono la forma di societ, o di persona fisica esercente attivit dimpresa che
intendono prima o dopo alienare il bene ricevuto, contrapponendo al ricavo della vendita un
costo pi elevato;
40
- per i soci persone fisiche che intendono alienare il bene nel breve periodo .

Vediamo qualche esempio:

Effetto sugli ammortamenti

La societ X decide di assegnare limmobile alla societ Y, societ di capitali:

Costo dellimmobile 500.000


Fondo ammortamento 200.000
Valore contabile/fiscale 300.000
Valore di mercato 550.000
Plusvalenza 250.000
Imposta sostitutiva (8%) 20.000

38
In caso di cessione, invece, il costo in capo al cessionario sempre in misura pari al corrispettivo, anche qualora
questo fosse inferiore al valore normale.
39
Che, quindi, detiene in regime dimpresa la partecipazione alla societ che assegna il bene.

40
Riprenderemo questa specifica fattispecie nel paragrafo 7.3.2.

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Valore fiscale in capo a Y 550.000


Ammortamento annuo (3%) 16.500
41 42
Effetto Ires/Irap (24 +3,9% ) 4.604
43
Effetto dopo 10 anni 46.040

In questo esempio, al decimo anno successivo alloperazione, quindi, si ottenuto un risparmio di


26.040.

Se si effettuasse lassegnazione al valore catastale, si avrebbe:

Costo dellimmobile 500.000


Fondo ammortamento 200.000
Valore contabile/fiscale 300.000
Valore catastale 315.000
Plusvalenza 15.000
Imposta sostitutiva (8%) 1.200

Valore fiscale in capo a Y 315.000


Ammortamento annuo (3%) 9.450
Effetto Ires/Irap (24+3,9%) 2.637
Effetto dopo 10 anni 26.370

Utilizzando il valore catastale, dopo 10 anni si avrebbe un risparmio di imposte pari a 25.170 (26.370
1.200).

41
Dal 2017 laliquota dellIres passa dal 27,5 per cento al 24 per cento 8art. 1, comma 61, della legge di stabilit
per il 2016)
42
Per semplicit effettueremo i calcoli considerando sempre laliquota base dellIrap.

43
Non abbiamo tenuto conto del fatto che per il primo anno laliquota dellammortamento dimezzata, trattandosi
solo di un esempio illustrativo.

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Nel medio - lungo periodo lammortamento effettuato sul valore di mercato non consente di recuperare
la maggiore imposta versata; il discorso cambierebbe, nellesempio proposto, dopo il decimo anno,
quando si comincerebbe a risparmiare sulle imposte ordinarie.

In linea generale non sembra, salvo casi eccezionali, che il versamento di una maggiore imposta possa
costituire una valida opportunit, perch richiede troppi anni per essere recuperato.

Effetto sulle plusvalenze

Ipotizziamo che limmobile venga assegnato alla societ Y, societ di capitali, la quale dopo due anni lo
rivende ad un prezzo corrispondente al valore di mercato, che nel frattempo non cambiato:

Costo dellimmobile 500.000


Fondo ammortamento 200.000
Valore contabile/fiscale 300.000
Valore di mercato 550.000
Plusvalenza 250.000
Imposta sostitutiva (8%) 20.000

Valore fiscale in capo a Y 550.000


Ammortamento annuo (3%) 16.500
Valore dopo due anni 517.000
Prezzo di vendita 550.000
Plusvalenza 33.000
Ires/Irap dovute 9.207
Totale complessivo imposte 29.207

Con lassegnazione al valore catastale, si avrebbe:

Costo dellimmobile 500.000


Fondo ammortamento 200.000
Valore contabile/fiscale 300.000
Valore catastale 315.000
Plusvalenza 15.000
Imposta sostitutiva (8%) 1.200

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Valore fiscale in capo a Y 315.000


Ammortamento annuo (3%) 9.450
Valore dopo due anni 296.100
Prezzo di vendita 550.000
Plusvalenza 253.900
Ires/Irap dovute 70.838
Totale complessivo imposte 72.038

In caso di successiva alienazione del bene immobile conviene assegnarlo al valore di mercato. Per
analizzare questa fattispecie, che presenta risvolti molto interessanti sotto il profilo di un eventuale
abuso del diritto, faremo riferimento al caso, pi frequente, di assegnazione a persone fisiche che
detengono limmobile al di fuori del regime dimpresa (paragrafi 5.1.2 e 7.3.2).

5.1.2 Lassegnazione e la successiva alienazione fuori dal reddito d impresa

Lultimo esempio proposto pu essere fatto valere anche nel caso in cui assegnataria dellimmobile 44 sia
una persona fisica non esercente attivit dimpresa.

In caso di successiva alienazione del bene troverebbe applicazione larticolo 67, comma 1, lett. b) del
T.U.I.R., a mente del quale costituiscono redditi diversi Le plusvalenze realizzate mediante cessione a
titolo oneroso di beni immobili acquistati o costruiti da non pi di cinque anni, esclusi quelli acquisiti per
successione e le unit immobiliari urbane che per la maggior parte del periodo intercorso tra l'acquisto o
la costruzione e la cessione sono state adibite ad abitazione principale del cedente o dei suoi familiari,
nonch, in ogni caso, le plusvalenze realizzate a seguito di cessioni a titolo oneroso di terreni suscettibili
di utilizzazione edificatoria secondo gli strumenti urbanistici vigenti al momento della cessione.

In funzione dellapplicazione di questa norma, quindi, vi pu essere convenienza ad assegnare un bene


immobile al valore di mercato invece che al valore catastale, normalmente pi basso.

Diversamente dal caso in cui le plusvalenze concorrono alla formazione del reddito dimpresa, i beni
immobili assegnati ai soci fuori dal regime di impresa possono generare plusvalenze imponibili a
condizione che:
- si tratti di terreni edificabili;

44
Le plusvalenze realizzate da parte di privati attraverso la cessione a titolo oneroso di beni mobili registrati non
sono imponibili in nessun caso.

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oppure
- non siano stati adibiti ad abitazione principale del cedente o dei suoi familiari per la
maggior parte del periodo di possesso, e tale periodo di possesso sia inferiore a cinque
anni.

La convenienza ad applicare limposta sostitutiva su di un valore maggiore si pu avere, quindi solo se si


prevede di alienare il bene immobile entro cinque anni dallassegnazione.

La consequenzialit logica e temporale tra assegnazione e successiva vendita potrebbe dare luogo a
sospetti di elusivit: su questo aspetto torneremo nel paragrafo 7.3.2.

Si deve rilevare che anche in caso di trasformazione in societ semplice la successiva alienazione
dellimmobile d luogo allapplicazione dellarticolo 67 del T.U.I.R., e quindi pu generare reddito
diverso. A differenza, per, del caso dellassegnazione in favore di persone fisiche, in caso di
trasformazione in societ semplice il quinquennio non decorre dalla data dellassegnazione ma dalla
data dellacquisto dellimmobile da parte della societ 45: sar possibile, quindi, che la societ
trasformata, avendo pagato limposta sostitutiva sul valore catastale dellimmobile posseduto, lo venda
subito dopo46 realizzando una plusvalenza non imponibile ai fini Irpef perch il bene immobile stato in
possesso della societ stessa per pi di cinque anni.

5.1.3 Il calcolo dellimposta sostitutiva

Ai sensi del comma 116 dellarticolo 1 della legge di stabilit, in luogo delle ordinarie imposte sulla
plusvalenza si applica unimposta sostitutiva dellIrpef (o dellIres) e dellIrap in misura dell8 per cento,
oppure del 10,5 per cento se la societ stata non operativa ai sensi dellarticolo 30 della legge
724/94 in almeno due dei tre periodi di imposta precedenti a quello in corso al momento
dellassegnazione, cessione o trasformazione.

Limposta sostitutiva dovuta nella maggiore misura del 10,5 per cento dalle societ che, effettuando
lassegnazione, la cessione o la trasformazione nel 2016, sono risultate di comodo nel 2014 e 2015, nel
2013 e 2014, oppure nel 2013 e 2015. A tal fine si deve avere riguardo allo status di societ di comodo,

45
C.m. 112/E/1999, capitolo III, parte I, par. 1 e c.m. 26/E/2016.

46
Fermo restando che lAgenzia delle Entrate, sulle orme del parere n.21 del 7 settembre 1999 de Comitato
Consultivo per lapplicazione delle norme antielusive, probabilmente considerer elusiva una simile fattispecie: sul
tema si rimanda sempre al par. 7.3.2.

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che si consegue per mancato superamento del test di operativit 47 o per il conseguimento di
perdite per cinque periodi di imposta consecutivi48 (oppure per il conseguimento, nellarco di un
quinquennio, di perdite per quattro periodi e nel quinto di un utile inferiore al minimo delle societ di
comodo).

Lo status di societ di comodo non si riscontra in presenza di una causa di esclusione dalla disciplina49,
o di una causa di disapplicazione50, oppure, infine, quando sia stata presentata istanza di
interpello51 con esito positivo. Non rilevano le cause di disapplicazione parziale, che influiscono
sul test di operativit e sul calcolo del reddito minimo, ma non, di per s, sullo status di soggetto di
comodo.

Le societ che siano non operative nel 2013 o nel 2014, ed intendano presentare (o abbiano gi
presentato) istanza di interpello per il 2015, dovranno prudenzialmente attendere lesito dellistanza
prima di conoscere la corretta aliquota dellimposta sostitutiva. Nel caso intendano procedere
comunque allassegnazione, ne avranno facolt, rimandando il pagamento dellimposta allesito
dellistanza di interpello.

Nella circolare 26/E del 1 giugno 2016, lAgenzia delle Entrate ha menzionato, tra i soggetti cui spetta il
pagamento con aliquota dell8 per cento, anche quelli che hanno disapplicato autonomamente la
disciplina delle societ di comodo, non presentando istanza di interpello e dandone separata
indicazione nella dichiarazione dei redditi (art. 30, comma 4 quater, della legge 724/1994). Si
deve ritenere, per, che il diritto di avvalersi dellaliquota inferiore dipenda dalla validit delle
argomentazioni che il contribuente adduce in favore del suo status di societ non di comodo.

Infine, sempre lAgenzia delle entrate, nella recente circolare, ha precisato che applicano sempre
laliquota dell8 per cento i soggetti che non dispongono del periodo triennale di osservazione
(dovendosi intendere compresi anche i soggetti che hanno due periodi di imposta entrambi non
operativi, sebbene si possa dubitare della correttezza di una tale interpretazione).

47
Art. 30, comma 1, L.724/94; per tutti gli approfondimenti relativi alla disciplina delle societ di comodo si
rimanda a F. De Rosa, Societ di comodo: guida alla disapplicazione, Fiscoetasse 2015.
48
Art. 2 D.L. 138/2011, commi 36-decies e 36-undecies.

49
Art. 30, comma 1, L.724/94.

50
Provvedimenti del Direttore dellAgenzia delle Entrate del 14 febbraio 2008 e dell11 giugno 2012.

51
Art. 30, comma 4-bis, L.724/94.

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5.2 Gli effetti sui soci

Leffetto del pagamento dellimposta sostitutiva di chiudere ogni pendenza tributaria non solo in
capo alla societ, ma anche in capo a soci.

Lassegnazione di beni ai soci genera, infatti, effetti fiscali che vanno oltre la semplice plusvalenza in
capo alla societ, poich implica la distribuzione di una posta del patrimonio netto in favore del socio;
nessun effetto per i soci si ha, invece, in caso di cessione (perch pagato un corrispettivo), mentre in
caso di trasformazione in societ semplice si possono avere delle conseguenze non direttamente
collegate al valore dei beni posseduti52.

A ben vedere, effetti sui soci se ne producono principalmente per le societ di capitali. Per le societ di
persone, infatti, lassegnazione di un bene genera, nel caso, una plusvalenza che gi tassata in
capo al socio per trasparenza; conseguentemente, nulla dovuto per la distribuzione del plusvalore
latente inglobato nel bene assegnato53.

Per le societ di capitali, invece, la distribuzione soggetta a regole autonome, dettate


dallarticolo 47 del T.U.I.R.: la distribuzione di riserve di utili genera un utile da partecipazione
(reddito di capitale) in capo al percettore, mentre la distribuzione di riserve di capitale diminuisce
il valore della partecipazione, generando effetti fiscali immediati solo in caso di sottozero (come
vedremo nel paragrafo 5.2.3).

52
Con la trasformazione in societ semplice si deve fare attenzione alla sorte delle riserve di utili ancora presenti
nel caso la societ trasformata fosse societ di capitali: queste, se se ne tiene correttamente evidenza in
contabilit, non dovrebbero essere tassate in capo ai soci fino alla distribuzione, in applicazione dellarticolo 170,
comma 4, del T.U.I.R. , come sostiene M. Leo, op. cit., pag. 2051. Di diverso avviso , invece lAgenzia delle
Entrate nella c.m. 26/E/2016, cap.III parte I. Si veda il par. 5.4.
53
Il pagamento dellimposta sostitutiva da parte della societ incrementa il costo della partecipazione in capo al
socio di societ di persone di un importo pari al maggior valore assoggettato ad imposta sostitutiva; in
conseguenza della fuoriuscita del bene dalla societ, il costo della partecipazione decrementato del valore
normale (o catastale, ove possibile) del bene.

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FRANCESCO DE ROSA ASSEGNAZIONE DEI BENI AI SOCI

5.2.1 Regime ordinario 54

Per valutare le conseguenze fiscali in capo al socio assegnatario si deve distinguere il caso
dellannullamento, in corrispondenza dellassegnazione del bene, di riserve di utili dal caso di
annullamento di riserve di capitale. Analizziamo il caso del socio persona fisica che detiene la
partecipazione al di fuori del regime di impresa, evidenziando al momento opportuno le
differenze nel caso in cui il socio sia una societ o una persona fisica che detiene la partecipazione in
regime di impresa.

Annullamento di riserve di utili

Larticolo 47, comma 3 disciplina la distribuzione di utili in natura, disponendo che il reddito di capitale
in capo al socio si determina in misura pari al valore normale del bene assegnato. Ci significa che
se la societ assegna un bene dal valore fiscale di 100, che ha un valore normale di 150, oltre che ai fini
della plusvalenza, il valore di 150 rileva anche ai fini della valorizzazione del dividendo: a prescindere,
quindi, dalleffettivo ammontare della diminuzione della riserva di utili per la distribuzione,
limporto da considerare ai fini fiscali 150 55. Nel caso in cui la distribuzione del dividendo sia soggetta
a ritenuta, il percipiente tenuto a fornire alla societ la provvista finanziaria necessaria per il
versamento della ritenuta (art. 27, comma 2, D.P.R. 600/73).

Vediamo un esempio:

Attivo Passivo
Immobile 500.000 Riserva di utili 300.000

F. amm. immobile 200.000

54
Quanto segue riguarda esclusivamente le societ di capitali: per le societ di persone il pagamento delle
imposte sulla plusvalenza chiude gi ordinariamente ogni pendenza tributaria, in virt del regime di trasparenza. In
caso di distribuzione di riserve di capitale, invece, il regime fiscale dei soci di societ di persone uguale a quello
dei soci di societ di capitali (in entrambi i casi si ha diminuzione del costo della partecipazione in capo al socio).
Per ulteriori chiarimenti in merito si veda la c.m. 26/E/2016, par. 6.2.
55
Si ritiene che la valorizzazione del dividendo debba tenere conto delle imposte versate dalla societ sul
plusvalore, in modo tale che non si verifichi alcuna doppia imposizione e la distribuzione del dividendo in natura
subisca il medesimo carico fiscale che si avrebbe nel caso di vendita del bene da parte della societ e successiva
distribuzione al socio del ricavato.

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Si assegna limmobile del valore netto di 300.000, annullando contestualmente riserve di utili per lo
stesso importo. Dal punto di vista fiscale, si ha una distribuzione di utili in natura, da valorizzare in
base al valore normale del bene assegnato. Poniamo che questo sia 550.000, con emersione di
plusvalenza pari a 250.000; si provvede a pagare Ires ed Irap sulla plusvalenza, per un importo di euro
78.500.56

A fronte dellannullamento della riserva di utili per euro 300.000, il socio assegnatario tenuto a pagare
le sue imposte sul dividendo per limporto di euro 471.500 (ovvero 550.000 al netto dei 78.500 pagati
dalla societ: si veda nota 55).

Valore normale 550.000

Plusvalenza 250.000

Ires/Irap societ 78.500

Dividendo 471.500

Se il socio detiene una partecipazione non qualificata tenuto a versare alla societ la provvista
necessaria al pagamento della ritenuta: nel caso in esame il 26% di 471.500, ovvero 122.590.

Annullamento di riserve di capitale

In caso di annullamento, a fronte dellassegnazione del bene, di riserve di capitale, in capo al socio si ha
diminuzione del costo della partecipazione, e non si genera alcun reddito imponibile, almeno fino
a quando il costo della partecipazione resta superiore al valore normale del bene assegnato.

Riprendiamo lesempio precedente:

Attivo Passivo
Immobile 500.000 Riserva di capitale 300.000

F. amm.immobile 200.000

56
Calcoliamo le imposte ordinarie con le aliquote del 27,50 per cento per lIres e del 3,9 per cento per lIrap.

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Valore normale 550.000

Plusvalenza 250.000

Ires/Irap societ 78.500

Valore netto 471.500

Se il costo della partecipazione fosse 500.000, dopo lassegnazione sarebbe ridotto a 28.500. In caso di
successiva alienazione della partecipazione per un corrispettivo di 100.000, il socio realizzerebbe una
plusvalenza di 71.500.

Se, invece, esso fosse pari a 400.000, si avrebbe lazzeramento del costo della partecipazione, e per
leccedenza, pari ad euro 71.500, un utile da partecipazione 57.

5.2.2 Regime agevolato

Nel regime agevolato il quadro finora delineato cambia, perch lassolvimento dellimposta sostitutiva
affranca il plusvalore anche nei riguardi del socio assegnatario del bene58.

Ai sensi del comma 118 dellarticolo 1 della legge di stabilit59, non si applicano le disposizioni di cui ai
commi 1, secondo periodo, e da 5 a 8 dell'articolo 47 del T.U.I.R.

I commi disapplicati si riferiscono ad alcune presunzioni nella determinazione dellutile da


partecipazione, che non trovano applicazione perch nel regime agevolato si applica limposta
sostitutiva; tuttavia, resta fermo che il valore normale dei beni ricevuti, per la parte che eccede il valore
su cui pagata limposta sostitutiva, riduce il costo della partecipazione.

Limitatamente allimporto su cui assolta limposta sostitutiva, pari alla differenza tra valore
normale e valore fiscalmente riconosciuto del bene, non si ha in capo al socio n distribuzione di
utile n diminuzione del costo della partecipazione.

57
Torneremo su questo argomento nel paragrafo 5.2.3.

58
Su questo punto erano state sollevate delle perplessit da parte della dottrina, lAgenzia delle Entrate, invece,
nella circolare 26/E/2016, ha confermato limpostazione seguita in questo testo.
59
Nei confronti dei soci assegnatari non si applicano le disposizioni di cui ai commi 1, secondo periodo, e da 5 a 8
dell'articolo 47 del citato testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n.
917 del 1986. Tuttavia, il valore normale dei beni ricevuti, al netto dei debiti accollati, riduce il costo fiscalmente
riconosciuto delle azioni o quote possedute.

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In relazione allimporto su cui non assolta limposta sostitutiva, invece, si applicano le ordinarie regole
viste in precedenza.

Esempio:

Attivo Passivo
Immobile 500.000 Riserva di utili 300.000

F. amm.immobile 200.000

Valore normale dellimmobile: 550.000

Plusvalenza 250.000

Imposta sost. (8%) 20.000

La societ paga limposta sostitutiva sulla plusvalenza, affrancando il plusvalore di 250.000 anche ai
fini della distribuzione di utili al socio assegnatario. Questultimo, quindi, sar tenuto ad applicare
limposizione ordinaria sui dividendi60 limitatamente allimporto di 300.000.

Allo stesso modo, in caso di annullamento di riserve di capitale, si avr diminuzione del costo
della partecipazione solo per 300.000; anche nellultimo degli esempi proposti al paragrafo 5.2.1,
quindi, con un costo fiscale della partecipazione pari a 400.000, non si avrebbe nel regime agevolato
alcun carico fiscale per il socio, che si vedrebbe ridurre il costo da 400.000 a 100.000 61.

Se fossero annullate sia riserve di utili che di capitale, si verificherebbero entrambi gli effetti (tassazione
del dividendo e diminuzione del costo della partecipazione).

60
Chiaramente il trattamento fiscale sar diverso se il socio persona giuridica o persona fisica, e se detiene la
partecipazione in regime dimpresa o meno.
61
Precisa la c.m. 40/E del 13 maggio 2002, par. 1.4.4, che si applica la regola contenuta nellattuale primo periodo
del comma 118, in base alla quale il costo della partecipazione si incrementa dellimporto assoggettato ad imposta
sostitutiva; successivamente, con la distribuzione, il costo della partecipazione si decrementa di un importo
corrispondente al valore del bene. Per semplificare, come abbiamo illustrato nellesempio, sufficiente non
considerare limporto assoggettato ad imposta sostitutiva, e decrementare il costo della partecipazione dellimporto
corrispondente alle riserve di capitale esistenti ed annullate in seguito allassegnazione.

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A questo proposito si deve rilevare che nel regime agevolato prevista la disapplicazione del secondo
periodo del comma 1 dellarticolo 4762, a mente del quale si presumono prioritariamente
distribuiti lutile dellesercizio e le riserve di utili rispetto alle riserve di capitale, o al limite al
capitale stesso. Si tratta di una norma attraverso la quale si vuole evitare che una societ
distribuisca ai soci poste che non costituiscono utile da partecipazione, procrastinando il
pagamento di quanto dovuto sugli utili prodotti; indipendentemente dalla delibera di distribuzione, e
quindi dalla validit di quanto deliberato dal punto di vista civilistico, per il Fisco si sar sempre in
presenza di distribuzione di utili laddove esistano delle effettive riserve di utili da distribuire.

Vediamo un esempio:

Attivo Passivo
Immobile 500.000 Riserva di utili 300.000

Liquidit 100.000 Riserve di capitale 100.000

F. amm.immobile 200.000

Valore normale dellimmobile: 550.000

Nel regime ordinario, se si vuole assegnare il bene (valore netto: 300.000) si devono annullare prima le
riserve di utili, effettuando pertanto una distribuzione di utili in natura; solo una volta terminate le
riserve di utili possibile annullare le riserve di capitali63. Si avrebbe, nellesempio, necessariamente una
distribuzione di dividendi in natura per 550.000 (al netto delle imposte pagate dalla societ, come visto
in precedenza).

Nel regime agevolato, la societ libera di annullare prioritariamente, se ritiene, le riserve di


capitale pur in presenza di riserve di utili. Lassegnazione del bene, quindi, potr essere effettuata
annullando riserve di capitale per 100.000 e riserve di utili per 200.000 (il plusvalore non ha effetto nei
confronti dei soci perch la societ paga limposta sostitutiva).

62
Indipendentemente dalla delibera assembleare, si presumono prioritariamente distribuiti l'utile dell'esercizio e le
riserve diverse da quelle del comma 5 per la quota di esse non accantonata in sospensione di imposta.
63
Questa norma ha portata generale, per cui vale anche (e soprattutto) per le ordinarie distribuzioni di denaro: se
la societ dellesempio proposto volesse distribuire liquidit per 100.000, non potrebbe (dal punto di vista fiscale)
annullare riserve di capitale, ad esempio per restituire ai soci versamenti in conto capitale, ma dovrebbe
necessariamente effettuare una distribuzione di utili.

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Ne conseguirebbe il pagamento da parte del socio di imposte su dividendi per 200.000 e la diminuzione
del costo della partecipazione per 100.000.

Negli esempi proposti abbiamo preso come parametro, per chiarezza di esposizione, il valore normale,
individuato in esempi precedenti come valore di mercato; nella normalit dei casi il valore normale sar
preso in misura pari al valore catastale, come prevede la norma (negli esempi dei paragrafi precedenti
avevamo ipotizzato un valore catastale pari a 315.000). A parte limmediato risparmio che si ottiene
versando le imposte su un valore inferiore, nulla cambia nelle modalit applicative.

Notevole il caso in cui il valore catastale dovesse essere inferiore al valore fiscale, circostanza
che si verificher facilmente per gli immobili rivalutati (in particolare con larticolo 15 del decreto legge
185/2008, che ha avuto grande applicazione).

Vediamo un esempio:

Attivo Passivo
Immobile 500.000 Riserva di utili 300.000

F. amm.immobile 200.000

Valore catastale dellimmobile: 180.000

evidente che la societ non deve pagare alcuna imposta sostitutiva sul plusvalore
dellimmobile; essa, come abbiamo visto in precedenza, ha comunque diritto ad usufruire del regime
agevolato.

In conclusione, si deve sottolineare che, in applicazione del regime agevolato, il valore catastale
sostituisce il valore normale a tutti gli effetti, ivi compreso quello di costituire il parametro per la
quantificazione del dividendo in capo al socio 64 (pari, ex art. 47 comma 3 del T.U.I.R., al valore
normale del bene assegnato).

Nellultimo esempio, a fronte dellannullamento di riserve di utili per 300.000, il socio dovrebbe pagare
le imposte sui dividendi sullimporto di 180.000.

64
Questo passaggio stato confermato dalla c.m. 26/E/2016, par. 6.1.

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5.2.3 Il sottozero

Pu accadere che limporto da computare in diminuzione del costo della partecipazione superi il costo
della partecipazione stessa: in tali casi leccedenza costituisce reddito per il percipiente.

Il c.d. sottozero, per cui il costo della partecipazione diventa negativo, si pu avere quando le
riserve di capitale sono distribuite ai soci in ragione delle rispettive quote di partecipazione, ma non si
sono formate con apporti proporzionali. Pu essere il caso della riserva sopraprezzo azioni, versata
dal socio che ha sottoscritto laumento del capitale, o della riserva formata da versamenti a fondo
perduto effettuati solo da alcuni soci. Inoltre, il fenomeno si pu verificare quando sono distribuite
riserve di capitale in favore di soci che hanno acquistato la partecipazione ad un valore basso.

Il sottozero ha rilevanza fiscale come dividendo per tutti i soci che lo percepiscono, siano essi persone
fisiche o giuridiche, ed a prescindere dalla natura del soggetto erogante (societ di capitali o di
persone).

Esempio:

Attivo Passivo
Immobile 500.000 Riserva di utili 50.000

Liquidit 100.000 Riserve di capitale 350.000

F. amm.immobile 200.000

Valore normale dellimmobile 550.000

Si assegna limmobile, dopo aver pagato limposta sostitutiva dell8 o del 10,5 per cento, annullando
riserve di capitale per 300.000.

Il socio che ha un costo della partecipazione pari a 100.000 consegue un dividendo pari a 200.000, da
assoggettare alle ordinarie regole del T.U.I.R. (ritenuta secca, parziale imponibilit in dichiarazione nella
misura del 49,72 per cento o del 5 per cento, a seconda della natura del percipiente).

5.2.4 Recesso, esclusione, liquidazione

Particolari regole sono dettate per il caso in cui il socio percepisca somme in denaro o beni in caso di
recesso, esclusione, riscatto e riduzione del capitale esuberante, oppure in sede di liquidazione della
societ.

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Ai sensi dellarticolo 47, comma 765, del T.U.I.R. le somme o il valore normale dei beni percepiti
costituiscono utile per la parte che eccede il prezzo pagato per lacquisto o la sottoscrizione
delle azioni o quote annullate.

Per le persone fisiche che detengono la partecipazione al di fuori del regime di impresa si tratta, in
effetti, di una specificazione della regola del sottozero vista al paragrafo precedente, per cui non
necessario effettuare ulteriori analisi.

Negli altri casi, ovvero di soci aventi natura di imprenditori individuali o societ, si deve applicare
anche la regola dettata dallarticolo 86, comma 5-bis, del D.P.R. 917/86, secondo il quale Nelle ipotesi
dellarticolo 47, commi 5 e 7, costituiscono plusvalenze le somme o il valore normale dei beni ricevuti a
titolo di ripartizione del capitale e delle riserve di capitale per la parte che eccede il valore fiscalmente
riconosciuto delle partecipazioni.

necessario, quindi, a differenza del caso del socio persona fisica, distinguere le somme ricevute a
titolo di ripartizione del capitale e delle riserve di capitale da quelle ricevute a titolo di
ripartizione di riserve di utili, perch il regime fiscale potrebbe essere significativamente differente.

Vediamo un esempio:

La societ X ha due soci al 50%: A (persona fisica) e B (s.r.l.), ciascuno dei quali ha un costo della
partecipazione pari a 100.000.

Attivo Passivo
Immobile 500.000 Riserva di utili 50.000

Capitale sociale 250.000

F. amm.immobile 200.000

Valore normale dellimmobile: 550.000

65
Ai sensi del comma 118 dellarticolo 1 della legge di stabilit, il comma 7 dellarticolo 47 del T.U.I.R. tra quelli
che non si applicano nel regime dellassegnazione agevolata; come dovrebbe essere chiaro a questo punto, la
disapplicazione limitata alla parte del valore normale dei beni ricevuti che stata assoggettata ad imposta
sostitutiva.

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Effettuata la liquidazione della societ, e pagata limposta sostitutiva sul plusvalore di 250.000, a
ciascuno dei due soci attribuito, in comunione, limmobile sociale, con annullamento del capitale
sociale e delle riserve di utili.

Il socio A consegue un utile da partecipazione pari a 50.000 (pari alla met della riserve di utili pi la
met del capitale sociale meno il costo della partecipazione).

Il socio B s.r.l. consegue un dividendo pari a 25.000, imponibile Ires nella misura del 5 per cento, ed
una plusvalenza pari a 25.000 (pari alla met del capitale sociale meno il costo della partecipazione).

La plusvalenza sar imponibile nella misura del 5 per cento solo in presenza di tutti i requisiti richiesti
dallarticolo 87 del T.U.I.R. (c.d. participation exemption), altrimenti sar imponibile in misura piena.

Si deve ritenere, sebbene ci non sia stato chiarito in maniera ufficiale, che la determinazione
dellimporto della plusvalenza per il socio s.r.l. avvenga secondo le stesse regole seguite per il socio
persona fisica, ovvero al netto del plusvalore sul quale stata corrisposta limposta sostitutiva prevista
dal regime agevolato.

Questa interpretazione coerente con la natura dellimposta sostitutiva, e serve ad evitare ingiustificate
disparit di trattamento tra le diverse categorie di soci; tuttavia, non sostenuta da uninterpretazione
letterale della norma, poich il comma 118 dellarticolo 1 della legge di stabilit disapplica,
limitatamente al plusvalore su cui corrisposta limposta sostitutiva, solo alcuni commi dellarticolo 47,
senza menzionare gli articoli 86 e 87.

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5.3 Le riserve in sospensione dimposta

Se, in contropartita dellassegnazione dei beni con il regime agevolato, sono annullate riserve in
sospensione dimposta, dovuta unimposta sostitutiva del 13 per cento calcolata sullimporto delle
riserve stesse.

Esempio:

Attivo Passivo
Immobile 500.000 Riserva di utili 50.000

Riserve in sosp. imposta 100.000

Riserve di capitale 150.000

F. amm.immobile 200.000

Valore normale dellimmobile: 550.000

Dopo aver pagato limposta sostitutiva sulla differenza tra valore normale dellimmobile e valore fiscale,
la societ procede a pagare unulteriore imposta sostitutiva (pari a 13.000 in questo caso) poich
distribuisce riserve in sospensione dimposta per 100.000.

Il pagamento dellimposta sostitutiva libera la riserva, che diventa quindi distribuibile senza
lonere, in capo alla societ, di versare le imposte a suo carico; si ritiene, inoltre, in analogia con
leffetto dellimposta sostitutiva sul plusvalore dei beni, che anche limposta del 13% sulle riserve
estingua ogni debito relativo alla distribuzione, compresi quindi quelli in capo ai soci per le loro
personali imposte dirette. La distribuzione delle riserve affrancate, in definitiva, non imponibile come
dividendo in capo al socio e neppure riduce il costo della partecipazione.

Si ricorda che la riserva iscritta a fronte della rivalutazione esclusivamente civilistica eventualmente
effettuata ai sensi dellarticolo 15 del decreto legge 185/2008 non in sospensione dimposta
(ovviamente, invece, in sospensione dimposta se la rivalutazione stata effettuata con effetto anche
fiscale, e non stata corrisposta limposta del 10 per cento per laffrancamento).

Per i soggetti che avessero effettuato la rivalutazione ex L.147/2013, che procedono allassegnazione
dei beni prima che il valore fiscale sia riconosciuto ai fini della plusvalenza, riconosciuto un credito
dimposta pari allimposta versata per la rivalutazione; tale credito deve essere iscritto in contabilit con
contropartita lincremento della riserva da rivalutazione, che non pi considerata in sospensione
dimposta.

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5.4 La trasformazione in societ semplice

La trasformazione in societ semplice presenta, rispetto a tutto quanto abbiamo illustrato finora, due
particolarit.

La prima riguarda il costo della partecipazione in capo ai soci, che si incrementa dellimporto
dei plusvalori assoggettati ad imposta sostitutiva. In tal modo, una eventuale successiva
cessione delle partecipazioni non sconterebbe limposta ordinariamente dovuta sui capital gain fino a
concorrenza dei maggiori valori dei beni di cui si tenuto conto in sede di trasformazione.

Vediamo un esempio:

Attivo Passivo
Immobile 500.000 Riserva di utili 250.000

Capitale sociale 50.000

F. amm.immobile 200.000

Valore normale dellimmobile: 550.000

Con la trasformazione in societ semplice, dovuta limposta sostitutiva dell8 o del 10,5 per cento sul
plusvalore di 250.000; di questo stesso importo (250.000) si incrementa non solo il costo fiscalmente
riconosciuto dellimmobile in capo alla societ trasformata, ma anche il costo delle partecipazioni dei
soci.

La seconda particolarit riguarda le riserve presenti prima della trasformazione; se la societ


trasformando una societ di capitali, le riserve di utili si tassano per trasparenza nel periodo
immediatamente successivo alla trasformazione.

Questa regola dovrebbe subire uneccezione nel caso in cui le riserve siano ricostituite in bilancio. A
tal fine, la societ potrebbe predisporre un vero e proprio bilancio, qualora non si volesse ritenere
sufficiente dare evidenza delle riserve in contabilit 66.

66
In questo senso M. Leo, La trasformazione di S.r.l. agricola in societ semplice: trattamento fiscale e profili
elusivi, in Il Fisco n.21/2014, pag. 2050.

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Tuttavia, sul punto lAgenzia delle Entrate ha preso una posizione piuttosto netta nella circolare
26/E/2016 (capitolo III, parte I), sostenendo che le riserve di utili siano in ogni caso da imputare ai
soci nel periodo di imposta successivo alla trasformazione.

Non sono assoggettate a questo trattamento, si ritiene, le riserve in sospensione dimposta su cui
corrisposta limposta sostitutiva del 13%.

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6. Le imposte indirette

6.1 LIva

La disciplina agevolativa non prevede alcuna deroga al regime ordinario in materia di Iva;
come precisa la relazione illustrativa al disegno di legge, ci dovuto al timore che si pongano
problemi di incompatibilit della norma emananda con le direttive dellUnione Europea in materia.

Per unanalisi completa del regime ordinario delle assegnazioni si devono avere come riferimento diversi
articoli.

Il primo di questi larticolo 2, comma 2, numero 6) del D.P.R. 633/72, a mente del quale le
assegnazioni dei beni ai soci sono equiparate alle cessioni dei beni; il numero 5 dello stesso
comma, applicabile anche alle assegnazioni secondo lAgenzia delle Entrate 67, dispone che la
destinazione dei beni a finalit estranee allimpresa68 equiparata alla cessione, con esclusione dei
beni per i quali non stata operata, allatto dellacquisto, la detrazione dellimposta.

Si devono, quindi, in primo luogo distinguere le assegnazioni di beni acquistati con detrazione dellIva
da quelle di beni acquistati senza detrazione.

Rientrano in questultima categoria i beni acquistati:


- senza aver detratto lIva per ragioni soggettive (soggetto che effettua solo operazioni
esenti);
- senza aver detratto lIva per ragioni oggettive (bene con iva indetraibile);
- senza applicazione dellimposta perch il venditore era un privato;
- senza applicazione dellimposta perch il bene stato acquistato prima dellentrata in
vigore del D.P.R. 633/72.

67
Per questo aspetto e per gli altri che saranno esaminati, il documento di prassi di riferimento la risoluzione
dellAgenzia delle Entrate n.194/E del 17 giugno 2002.
68
In caso di trasformazione in societ semplice, si realizza, ai fini Iva, la destinazione di tutti i beni a finalit
estranee allesercizio dimpresa.

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Si noti la differenza con il regime delle cessioni, che sono attratte nel campo di applicazione dellIva in
tutti e quattro i casi qui elencati (con esenzione ex art. 10 comma 27-quinquies) del D.P.R. 633/72 nei
primi due casi).

Qualora, quindi, il bene da assegnare sia entrato nel patrimonio sociale senza che sia stata detratta
lIva, non si dovr applicare limposta in uscita; trattandosi di assegnazione fuori campo Iva, si
dovr applicare limposta di registro69.

In caso di acquisto del bene con detrazione dellIva, la modalit di applicazione dellimposta dipende
dalla natura del bene e dalle circostanze in cui viene venduto.

La prima norma da prendere come riferimento larticolo 10, numero 8-bis), del D.P.R. 917/86, che
riguarda gli immobili abitativi. Le cessioni e le assegnazioni sono imponibili se:
- sono effettuate dai soggetti che hanno costruito gli immobili o vi hanno effettuato lavori
di ristrutturazione, purch entro cinque anni dallultimazione della costruzione o
dellintervento;
- stata esercitata, da parte delle stesse imprese di cui al punto precedente, lopzione per
limponibilit.

In assenza di una di queste due condizioni, loperazione esente.

La corrispondente norma per i fabbricati strumentali contenuta nell articolo 10, numero 8-ter), del
D.P.R. 917/86, che prevede le stesse condizioni per limponibilit, ovvero:
- leffettuazione da parte dei soggetti che hanno costruito gli immobili o vi hanno effettuato
lavori di ristrutturazione, purch entro cinque anni dallultimazione della costruzione o
dellintervento;
- lesercizio, da parte del venditore o dellassegnante, dellopzione per limponibilit.

69
La quasi totalit dei commentatori ritiene che la destinazione a finalit estranee allimpresa di beni acquistati con
Iva non detratta per ragioni oggettive o soggettive debba essere considerata esente ex art. 10 numero 27-
quinquies) del D.P.R. 633/72. A chi scrive sembra, per, che larticolo 2, comma 2, n.5) consideri non cessioni (e
quindi fuori campo Iva) le operazioni che hanno ad oggetto beni per i quali non stata operata, allatto
dellacquisto, la detrazione dellimposta di cui allarticolo 19: pare evidente il riferimento agli acquisti per i quali
lIva non stata detratta, pi che agli acquisti per i quali lIva non stata applicata (ed infatti per questultima
fattispecie si dovuta pronunciare lAgenzia delle Entrate con la risoluzione 194/2002). Si aggiunga che il numero
4) dello stesso comma 2 dellarticolo 2, che disciplina le cessioni gratuite di beni, si esprime nello stesso modo del
numero 5), facendo riferimento ai beni per i quali non stata operata la detrazione dellimposta a norma
dellarticolo 19; eppure, le cessioni gratuite di beni per i quali non stata detratta limposta sono operazioni fuori
campo Iva, per le quali non viene emessa fattura, e non operazioni esenti.

In ogni caso, le operazioni fuori campo Iva e le operazioni esenti ex art. 10, numero 27-quinques, per quanto
interessa ai fin dellassegnazione agevolata dei beni ai soci, scontano il medesimo carico fiscale ai fini dellimposta
di registro, per cui la questione che abbiamo sollevato si ridimensiona notevolmente una volta che si ha riguardo
alle sue implicazioni pratiche.

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Le operazioni nelle quali lIva applicata per opzione sono effettuate con il regime del reverse charge
(art. 17, comma 6, lett. a-bis del D.P.R. 633/72), se lassegnatario o il cessionario sono soggetti
Iva.

In caso di assegnazione (o di cessione) esente deve essere effettuata la rettifica della detrazione ex
art. 19-bis2 del D.P.R. 633/72; la rettifica effettuata per decimi in ragione del numero di anni trascorsi
dal loro acquisto o ultimazione (trascorsi dieci anni la rettifica non pi effettuata).

Per quanto riguarda i terreni, si segnala che le operazioni aventi ad oggetto terreni non edificabili sono
fuori campo Iva (art. 2, comma 3, lett.c del D.P.R. 633/72), mentre le cessioni e le assegnazioni di
terreni edificabili scontano limposta con aliquota del 22 per cento.

Spese di ristrutturazione e nuove unit immobiliari

Pu accadere che su di un bene acquistato senza detrazione dellIva siano effettuati lavori od
opere per le quali, invece, limposta stata detratta. il caso dellacquisto di un immobile da un privato,
sul quale sono eseguiti interventi di manutenzione, ristrutturazione o ampliamento da parte di imprese
che addebitano lIva; oppure dellacquisto da un privato di un terreno, sul quale costruita una nuova
unit immobiliare, con detrazione dellIva addebitata dallimpresa costruttrice.

In casi del genere, se si in presenza di una nuova unit immobiliare, oppure di lavori di
ampliamento tali da poter essere successivamente destinati a costituire una autonoma unit
immobiliare70, loperazione soggetta ad Iva limitatamente a tale unit nuova o autonoma.

Invece, nel caso in cui non si riscontri lesistenza di una nuova unit immobiliare, lassegnazione avverr
senza Iva ( il caso di un immobile acquistato da un privato, sul quale siano eseguiti lavori). Tuttavia,
sui lavori eseguiti con Iva detratta si deve effettuare la rettifica della detrazione ex art. 19-bis2 del
D.P.R. 633/72, per cambiamento di destinazione (con lassegnazione ai soci, infatti, limmobile, insieme
ai lavori effettuati, destinato ad unoperazione per la quale limposta non applicata). Il periodo di
osservazione, ai sensi dellarticolo 19-bis2, comma 4, di dieci anni se le prestazioni eseguite
sullimmobile sono di trasformazione, riattamento o ristrutturazione; altrimenti, in caso di semplici
manutenzioni ordinarie, si applica la regola generale dei servizi, secondo la quale rileva solo il primo
utilizzo.

70
Risoluzione dellAgenzia delle Entrate n.194/E del 17 giugno 2002.

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6.1.1 La base imponibile e laliquota

Ai sensi dellarticolo 13, comma 2, lett. c) del D.P.R. 633/72 la base imponibile dellIva nelle operazioni
di destinazione dei beni a finalit estranee allimpresa e di assegnazione costituita dal prezzo di
acquisto o dal prezzo di costo dei beni, determinato nel momento in cui si effettua
loperazione (di destinazione a finalit estranea o di assegnazione).

Si deve rimarcare, quindi, che nelle operazioni di assegnazione la base imponibile Iva non
determinata in base al valore normale del bene: questultimo resta il valore di riferimento ai fini
delle imposte dirette e dellimposta di registro, mentre non lo pi ai fini Iva in seguito alle modifiche
introdotte con la legge Comunitaria 2008 (legge n.88 del 7 luglio 2009).

A differenza di quanto accadeva in passato, quindi, viene meno limposizione sul valore aggiunto
teorico71 del bene, non realizzato attraverso lo scambio con terzi soggetti. Non , quindi, pi dovuta
limposta come se il bene oggetto di assegnazione fosse stato venduto; si deve, invece,
riversare limposta detratta corrispondente al prezzo di costo al momento dellassegnazione, ovvero al
valore residuo non consumato nel processo produttivo dellimpresa.

La parte di Iva corrispondente al valore consumato nel processo produttivo, infatti, ha concorso al
valore aggiunto dei beni o dei servizi prodotti. Come individuare esattamente la parte residua non
consumata, su cui calcolare limposta, non per questione sulla quale ci sia uniformit di
vedute, n pronunciamenti esaustivi dellAgenzia delle Entrate (che si limitata a confermare, nella
c.m. 26/E/2016, che la base imponibile delle cessioni gratuite non comprende il ricarico normalmente
praticati sulle vendite).

Sembrerebbe da escludere, evidentemente, che si debba fare riferimento al valore normale del bene
assegnato, cos come al prezzo di acquisto o di costo come determinato al momento dellacquisto o
della costruzione del bene immobile. Si pu ipotizzare che il prezzo o valore residuo coincida con il
valore netto contabile, che dovrebbe tenere conto, per sua natura, dellusura del bene, oppure si
potrebbe applicare la diminuzione propria del sistema dellIva, ovvero quella di cui allarticolo 19-bis2
del D.P.R. 633/72 (sottraendo un decimo del valore per ogni anno successivo allacquisto od alla
costruzione per i beni immobili, un quinto per i beni mobili).

Lincertezza relativa alla quantificazione della base imponibile Iva in caso di assegnazione si amplifica
per gli immobili acquistati dopo un leasing, dal momento che il prezzo di acquisto dovrebbe coincidere
con il valore di riscatto, e quindi discostarsi ancora di pi che nei casi di acquisto diretto dal valore

71
F. Ricca, Cessioni senza corrispettivo: quale base imponibile?, in LIva n.12/2009, pag. 5 ss..

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normale. Inoltre, in caso di leasing si deve considerare che il grosso dellIva stato detratto con il
pagamento dei canoni, che formalmente costituiscono una prestazione di servizi che ha esaurito
la propria utilit, mentre in realt possono fare parte integrante del valore residuo del bene al momento
dellassegnazione.

Data la rilevanza della questione, lAgenzia delle Entrate ha chiarito, nella circolare 26/E/2016, che nella
determinazione del valore residuo dei beni riscattati dal leasing si deve tenere conto anche del valore
dei canoni corrisposti durante la vigenza del contratto, nonostante essi costituiscano una prestazione
di servizi.

6.2 Limposta di registro e le imposte ipocatastali

Ai sensi del comma 119 dellarticolo 1 della legge di stabilit, nelle assegnazioni, cessioni e
trasformazioni agevolate limposta di registro proporzionale ridotta alla met, mentre le
imposte ipotecaria e catastale sono sempre applicate in misura fissa.

La base imponibile, nelle assegnazioni agevolate, determinata applicando le stesse regole previste
ai fini delle imposte dirette: possibile, quindi, utilizzare il valore catastale in luogo del valore
normale (c.m. 26/E/2016, pr. 8.1).

Si deve ritenere, sulla base della formulazione del comma 117 della disciplina agevolativa in esame, che
non sia consentito utilizzare valori diversi per i due comparti impositivi (vi potrebbe essere
convenienza, infatti, ad utilizzare il valore catastale per limposta di registro ed il valore normale, pi
elevato, per le imposte dirette).

Per valutare i vantaggi del regime agevolato si deve partire dalla disciplina ordinaria, la quale prevede
trattamenti differenziati a seconda della natura del bene che si assegna o si cede e
dellapplicazione o meno dellIva alloperazione (per le cessioni si pu considerare lo stesso
regime delle assegnazioni).

Una volta analizzata la disciplina ordinaria, sar sufficiente dimezzare limposta di registro, ed applicare
le imposte ipotecaria e catastale in misura fissa, per ottenere il trattamento agevolato.

Trattando di imposte di registro (proporzionale), ipotecaria e catastale, questo capitolo riguarda


esclusivamente le operazioni che hanno ad oggetto beni immobili; le assegnazioni e le cessioni
di beni mobili (e per quel che qui interessa, di beni mobili registrati) non sono mai soggette ad imposta
di registro in misura proporzionale.

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Lattuale normativa risale alle modifiche apportate al D.P.R. 131/1986 dallarticolo 10 del decreto
legislativo 14 marzo 2011, n.23, come modificato dallarticolo 26, comma 1, del decreto legge 12
settembre 2013, n.104 e dalla legge 27 dicembre 2013, n.147 (per unanalisi completa della disciplina si
veda la circolare dellAgenzia delle Entrate n.2 del 21 febbraio 2014).

Immobili abitativi

Sulle assegnazioni o cessioni di immobili a destinazione abitativa, intendendo per tali quelli diversi
dagli strumentali per natura (ovvero quelli non suscettibili di diversa utilizzazione senza radicali
trasformazioni), si applica limposta di registro con aliquota del 9 per cento, con un minimo di 1.000
euro; le imposte ipotecaria e catastale si applicano nella misura fissa di euro 50, mai in misura
proporzionale.

Trova applicazione la regola dellalternativit Iva/registro (articolo 40 del D.P.R. 131/86), per cui le
operazioni su cui si applica lIva non sono assoggettate ad imposta proporzionale di registro72; le
cessioni e le assegnazioni esenti ex art.10, n.8-bis) del D.P.R. 633/72 (operazioni aventi ad oggetto beni
diversi da quelli strumentali per natura), agli effetti dellapplicazione del principio di alternativit, sono
equiparate alle operazioni fuori campo Iva (e quindi soggette ad imposta di registro in misura
proporzionale).

Fanno eccezione, essendo soggette ad Iva, con applicazione dellimposta di registro nella misura fissa di
200 euro le cessioni o le assegnazioni di:
- immobili abitativi da parte delle imprese costruttrici, o da parte delle imprese che vi hanno
eseguito, anche tramite appaltatori, interventi di recupero, ripristino edilizio o ripristino
urbanistico73, entro cinque anni dallultimazione della costruzione o degli interventi;
- immobili abitativi da parte delle imprese di cui al punto precedente, oltre i cinque anni
dallultimazione della costruzione o degli interventi, con applicazione dellIva per opzione;
- fabbricati di civile abitazione destinati ad alloggi sociali, come definiti dal decreto del Ministro
delle infrastrutture 22 aprile 2008, per quali il cedente abbia esercitato opzione per
lapplicazione dellIva.

72
Le imposte di registro, ipotecaria e catastale si applicano nella misura fissa di euro 200 ciascuna.

73
Di cui allarticolo 3, lettere c), d) ed f) del D.P.R. 380/2001.

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Per le cessioni di immobili esenti ex art. 10 n.27-quinquies) prevista lapplicazione dellimposta di


registro in misura proporzionale, poich esse sono, di fatto, sempre equiparate ad operazioni fuori
campo Iva (art. 40 D.P.R. 131/86).

Infine, restano applicabili i benefici per lacquisto della prima casa, con conseguente riduzione
dellaliquota ordinaria dellimposta di registro al 2 per cento (e dimezzamento all1 per cento per le
operazioni agevolate).

Immobili strumentali per natura

Le operazioni che hanno ad oggetto immobili strumentali hanno anchesse come aliquota base
dellimposta di registro il 9 per cento; in alternativa, sar applicabile laliquota del 4 per cento (in caso di
assegnazione) oppure la misura fissa di 200 euro.

Diversamente dal caso degli immobili abitativi, le operazioni aventi ad oggetto immobili strumentali si
considerano soggette ad Iva anche quando limposta non applicata perch la cessione o
lassegnazione sono esenti.

Opera pienamente, quindi, il principio di alternativit Iva/registro: se unoperazione attratta nel campo
dellimposta sul valore aggiunto (art. 10, numero 8-ter) del D.P.R. 63/72: operazione esente o
imponibile a determinate condizioni) si ha applicazione dellimposta di registro in misura fissa; le
imposte ipotecaria e catastale, invece, si applicano nella misura proporzionale del 3 per cento per la
prima e dell1 per cento per la seconda.

Ricordiamo che, ai sensi dellarticolo 10, numero 8-ter) del D.P.R. 63/72, le cessioni di fabbricati
strumentali soggette ad Iva sono esenti, eccetto che nei casi di cessione o di assegnazione da parte di:
- imprese costruttrici, o imprese che vi hanno eseguito, anche tramite appaltatori, interventi di
recupero, ripristino edilizio o ripristino urbanistico 74, entro cinque anni dallultimazione della
costruzione o degli interventi;
- soggetti che abbiano esercitato lopzione per limposizione.

Nel caso in cui la cessione sia da considerare fuori campo Iva oppure esente ex art. 10 n.27-
quinquies)75, limposta di registro trova applicazione:

74
Di cui allarticolo 3, lettere c), d) ed f) del D.P.R. 380/2001.

75
Ricordiamo, come abbiamo visto in precedenza, che per le operazioni esenti ex art. 10 n.27-quinquies) non vale
il principio di alternativit Iva/registro, per cui esse sono sempre soggette ad imposta di registro in misura
proporzionale.
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- con laliquota del 9 per cento prevista dallarticolo 1 della Tariffa allegata al D.P.R. 131/86, in
caso di cessione;
- con laliquota del 4 per cento prevista dallarticolo 4, lett. a), numero 2) della Tariffa allegata al
D.P.R. 131/86, richiamata dalla lettera d), numero 2) dello stesso articolo, in caso di
assegnazione.

Quanto alle imposte ipotecaria e catastale, esse sono sempre applicabili, in tutti i casi sopra previsti,
nella misura del 3 e dell1 per cento rispettivamente.

Terreni

Le operazioni di assegnazione o cessione aventi ad oggetto terreni sono assoggettate ad Iva con
aliquota del 22% se il terreno edificabile: in questo caso, le imposte di registro, ipotecaria e
catastale si applicano ciascuna nella misura fissa di euro 200.

Se, invece, loggetto delloperazione un terreno non edificabile, non vi assoggettamento ad Iva
(operazione fuori campo) e limposta di registro applicata:
- nella misura del 15 per cento se il terreno agricolo ed il destinatario dellassegnazione o della
cessione non coltivatore diretto o imprenditore agricolo professionista (articolo 1 della Tariffa
allegata al D.P.R. 131/86);
- nella misura del 9 per cento negli altri casi (articolo 1 della Tariffa allegata al D.P.R. 131/86).

In queste ultime due ipotesi le imposte ipotecaria e catastale si applicano ciascuna nella misura fissa di
euro 50.

6.3 Riepilogo delle imposte indirette ed effetti della norma agevolativa

Proviamo a schematizzare tutti i casi che interessano lassegnazione o la cessione di beni ai soci,
confrontando il trattamento ordinario con quello derivante dallapplicazione della disciplina agevolativa.

Imposta In caso di assegnazione o cessione agevolata


Iva Nessuna variazione
Registro Aliquota dimezzata
Ipocatastali Misura fissa (200+200)

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Cessioni o assegnazioni assoggettate ad Iva nel regime ordinario:

Tipologia di immobile Iva Registro Ipocatastali


Abitativo (tranne A/1, A/8 e A/9) 10% 200 200+200
Abitativo (A/1, A/8 e A/9) 22% 200 200+200
Strumentale 22% 200 4%
Terreno edificabile 22% 200 200+200

Cessioni o assegnazioni assoggettate ad Iva nel regime agevolato:

Tipologia di immobile Iva Registro Ipocatastali


Abitativo (tranne A/1, A/8 e A/9) 10% 200 200+200
Abitativo (A/1, A/8 e A/9) 22% 200 200+200
Strumentale 22% 200 200+200
Terreno edificabile 22% 200 200+200

Cessioni o assegnazioni esenti ex art.10, numero 27-quinquies) o fuori campo Iva nel regime
ordinario:

Tipologia di immobile Iva Registro Ipocatastali


Abitativo -- 9% 50+50
Strumentale (cessione) -- 9% 50+50
Strumentale (assegnazione) -- 4% 200+200
Terreno edificabile -- 9% 50+50
Terreno agricolo76 -- 15% 50+50

76
A condizione che lassegnatario o cessionario non sia coltivatore diretto o imprenditore agricolo professionista.

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Cessioni o assegnazioni esenti ex art.10, numero 27-quinquies) o fuori campo Iva nel regime
agevolato:

Tipologia di immobile Iva Registro Ipocatastali


Abitativo -- 4,5% 50+50
Strumentale (cessione) -- 4,5% 50+50
Strumentale (assegnazione) -- 2% 200+200
Terreno edificabile -- 4,5% 50+50
69
Terreno agricolo -- 7,5% 50+50

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7. Il versamento dellimposta
sostitutiva, le sanzioni e la potenziale
elusivit

7.1 Il versamento dellimposta sostitutiva

Il comma 120 dellarticolo 1 della legge di stabilit prevede che le societ che effettuano assegnazioni
o cessioni agevolate, oppure si trasformano in societ semplici, devono effettuare il versamento
dellimposta sostitutiva in due rate, la prima, di importo pari al 60 per cento di quanto dovuto, da
pagare entro il 30 novembre 2016 e la seconda, di importo pari al residuo 40 per cento, entro il 16
giugno 2017:

Scadenza Importo
1 rata 30 novembre 2016 60% dellimposta
2 rata 16 giugno 2017 40% dellimposta

Inoltre, lo stesso comma 120 prevede che Per la riscossione, i rimborsi ed il contenzioso si applicano le
disposizioni previste per le imposte sui redditi.

pacifico che, in presenza del richiamo al D.Lgs. 241/97, ai fini del pagamento delle imposte sostitutive
sia possibile avvalersi della compensazione con eventuali crediti relativi ad imposte o contributi.

Con la circolare n.26/E del 1 giugno 2016 (par. 5), lAgenzia delle Entrate ha chiarito che il
versamento dellimposta sostitutiva non necessario per il perfezionamento
dellassegnazione, della cessione e della trasformazione agevolata.

Sar sufficiente, quindi, che il contribuente indichi in dichiarazione dei redditi il valore dei beni assegnati
e lammontare della relativa imposta sostitutiva; nel caso non provvedesse al versamento, limposta non
versata iscritta a ruolo ai sensi degli articoli 10 e seguenti del D.P.R. 602/73, ferma restando la facolt
per il contribuente di avvalersi della disciplina del ravvedimento operoso (art. 13 del D.Lgs. 472/97).

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7.2 Le rettifiche dellAgenzia delle Entrate

Nonostante non sia esplicitato77, si deve ritenere che siano applicabili al regime agevolato le
norme del D.P.R. 600/73, per quanto riguarda le modalit dellaccertamento, e dei decreti
legislativi 471 e 472 del 1997 per lapplicazione delle sanzioni.

In concreto, lAgenzia delle Entrate potrebbe intervenire contestando il valore di assegnazione o di


cessione, oppure i valori assunti per la trasformazione, ma anche i presupposti del regime
agevolato.

Nel primo caso, si tratter di una ordinaria contestazione avente ad oggetto il valore di un bene, che
comporterebbe applicazione di una maggiore imposta sostitutiva e della relativa sanzione (ex art. 1 del
D.Lgs. 471/97); un semplice rilievo sul valore del bene - che peraltro non dovrebbe essere frequente o
di particolare entit, data la possibilit di utilizzare il valore catastale come valore normale in relazione
agli immobili - non pu comportare decadenza dallagevolazione e conseguente applicazione del regime
ordinario, in assenza di una esplicita disposizione in tal senso.

Pu accadere che il rilievo dellAgenzia delle Entrate faccia emergere un plusvalore che il contribuente
non ha evidenziato, ma una fattispecie del genere non cambia le considerazioni espresse in precedenza;
piuttosto, si dovr stare attenti a poter evincere, in assenza di alcun versamento di imposta sostitutiva,
che il contribuente ha inteso ricorrere al regime agevolato, altrimenti lUfficio sar autorizzato
ad utilizzare le regole ordinarie. Non sembra infatti, in assenza di plusvalore su cui versare limposta
sostitutiva, che lopzione per il regime agevolato si possa evincere dai modelli dichiarativi; si dovr,
allora, porre attenzione che gli atti di assegnazione o cessione, redatti da un notaio in caso di
trasferimento di beni immobili, esplicitino la volont di avvalersi del regime in esame e ne
evidenzino gli effetti sulle imposte indirette.

In caso di contestazione sui presupposti di applicazione del regime agevolato, il contribuente


potrebbe incorrere, se la contestazione fosse fondata, nella decadenza dalle agevolazioni; ne
deriverebbe lapplicazione delle imposte ordinarie, con le relative sanzioni, mentre non chiaro se si
possa utilizzare in compensazione limposta sostitutiva versata.

La risposta potrebbe essere negativa, almeno nei casi in cui il soggetto che ha versato limposta
sostitutiva non sia lo stesso che avrebbe dovuto versare le imposte per trasparenza (societ di persone
o societ a responsabilit limitata in regime di trasparenza); anche per questi soggetti, per, si potrebbe

77
Il comma 120, infatti, fa riferimento allapplicazione delle disposizioni in materia di imposte sui redditi solo per la
riscossione, i rimborsi ed il contenzioso, ma si deve ritenere che ci sia dovuto ad una mera svista.

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riconoscere almeno la compensazione tra limposta sostitutiva versata e lIrap dovuto, essendovi per
questultima imposta coincidenza nel soggetto obbligato al versamento.

7.3 Regime agevolato e abuso del diritto

Si deve analizzare se il regime agevolato che stiamo esaminando possa prestarsi ad un utilizzo
elusivo, integrando la fattispecie di abuso del diritto ora contenuta, e contrastata, dallarticolo 10-bis
della legge 212/2000 (Statuto dei diritti del contribuente).

Secondo la norma attualmente in vigore, perch si abbia abuso del diritto occorre che il contribuente
metta in atto operazioni prive di sostanza economica e consegua, grazie a queste, un vantaggio
fiscale indebito. Come lo stesso articolo 10-bis chiarisce, unoperazione priva di sostanza economica
se inidonea a produrre effetti significativi diversi dai vantaggi fiscali, mentre un vantaggio
fiscale indebito se contrasta con le finalit delle norme tributarie o con i principi
dellordinamento tributario; non si considerano abusive (o elusive, che lo stesso) le operazioni
giustificate da valide ragioni extrafiscali.

I dubbi che si possa configurare abuso del diritto nellassegnazione agevolata interessano due possibili
fattispecie, che si possono anche realizzare nella stessa assegnazione.

7.3.1 Il cambio di destinazione dellimmobile

La prima fattispecie nella quale si potrebbe riscontrare abuso del diritto riguarda la modifica della
destinazione di un immobile o di un bene mobile registrato al fine di renderlo non pi
strumentale, e quindi assegnabile o cedibile in regime agevolato. Si pensi ad una societ che vuole
assegnare ai soci il proprio immobile, utilizzato come capannone industriale o come sede
amministrativa, ed a tal fine smette di utilizzarlo direttamente.

Sembrerebbe una forzatura che una societ trasferisca la propria attivit in una diversa sede,
appositamente presa in affitto, per poter assegnare la sede in propriet, non pi strumentale per
destinazione, ai propri soci. E dove c forzatura c quasi sempre odore di abuso del diritto.

Eppure, ci sarebbe da ridire sulla elusivit di un tale comportamento, se si considera che unaltra
societ, che si trovasse gi ad avere una sede in affitto ed un immobile di propriet non utilizzato,
potrebbe tranquillamente beneficiare dellassegnazione agevolata; ci si troverebbe di fronte a

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situazioni identiche, e si intenderebbe punire il soggetto che si semplicemente messo su di un


piano di parit rispetto ad un altro.

A togliere ogni dubbio intervenuta la circolare 26/E/2016, che ha chiarito che Il cambiamento di
destinazione duso, anche se effettuato in prossimit della data di assegnazione per acquisire lo
status di bene agevolabile, scelta preordinata allesercizio di una facolt dalla quale origina un
legittimo risparmio dimposta, non sindacabile ai sensi dellarticolo 10 bis della legge n.212 del 27
luglio 2000.

7.3.2 Lassegnazione finalizzata alla successiva vendita del bene

Pi delicata la situazione di chi intende rivendere il bene, particolarmente se si tratta di un


immobile, dopo lassegnazione, la cessione o la trasformazione.

In presenza di un acquirente, la societ preferirebbe non vendere direttamente limmobile, ma


assegnarlo prima ai soci, al valore di mercato e con la procedura agevolata; questi,
successivamente, provvederebbero a venderlo allacquirente gi individuato, realizzando una
plusvalenza bassa o anche nulla. Lo stesso effetto pu aversi con la trasformazione in societ
semplice, seguita dalla vendita dellimmobile78.

Proprio in relazione ad una trasformazione con regime agevolato seguita dalla vendita a terzi dei beni
immobili posseduti, il Comitato consultivo per lapplicazione delle norme antielusive si pronunciato,
con il parere n.21 del 7 settembre 1999, per lelusivit delloperazione, in quanto la disposizione
agevolativa, ontologicamente finalizzata alla riattribuzione giuridica dei beni posseduti attraverso
soggetti interposti, verrebbe utilizzata unicamente allo scopo di mandare esente da
imposizione le plusvalenze realizzate.

A questo orientamento restrittivo si contrapposta parte della dottrina 79, con argomentazioni tuttaltro
che prive di fondamento.

In primo luogo, stato rilevato che loperazione di assegnazione seguita dalla vendita del bene non
sorretta da ragioni economiche diverse dal risparmio fiscale, ma che, tuttavia, ci del tutto

78
Si veda anche il par. 5.1.2.

79
M. Beghin, Societ di comodo, assegnazioni agevolate ai soci e pagamento dellimposta sostitutiva: note sulla
disciplina di cui allart.29 della L. 27 dicembre 1997, n.449, in Rassegna Tributaria n.5/1999 e L. Miele La
successiva cessione di beni nella trasformazione agevolata in societ semplice, in Corriere Tributario n.35/2002,
pagg. 3137 ss.

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normale in presenza di norme agevolative: applicando questa, non si avrebbe aggiramento di


obblighi o divieti, n indebito risparmio dimposta: il vantaggio fiscale sarebbe leffetto indotto dal
legislatore per favorire lestromissione di taluni beni da un contesto societario considerato ultroneo
rispetto allattivit svolta.

Inoltre, stato rilevato che la norma non ha previsto alcuna clausola antielusiva allo scopo di
evitare la successiva vendita 80 dei beni da parte dei soci assegnatari; eppure, avrebbe potuto
facilmente farlo, ad esempio prevedendo che per due, tre, cinque anni il destinatario dellimmobile non
potesse rivenderlo, pena la revoca del trattamento agevolato.

In questo senso, cio per non aver voluto il Legislatore mettere paletti alla rivendita, depone anche la
formulazione del comma 117, allorch permette che lassegnazione ai soci sia fatta al valore di
mercato invece che al valore catastale: per quale motivo mai una societ dovrebbe assegnare i
suoi beni ad un valore pi alto, versando una maggiore imposta, se non per consentire ai soci di
ottenere un risparmio dalle future vendite 81?

Nonostante queste considerazioni, si deve riconoscere che lAgenzia delle Entrate potrebbe vedere
nellassegnazione, seguita a stretto giro dalla vendita dellimmobile da parte dei soci, un
artificio finalizzato al solo risparmio dimposta, preferito alla vendita diretta da parte della societ al solo
scopo di ottenere un effetto non voluto dal sistema.

A nostro parere, per, il punto di vista dellelusivit delloperazione prospettata cade proprio quando si
considera se leffetto del risparmio voluto o meno dal sistema.

Nella Relazione al disegno di legge da cui nata lattuale disciplina si legge, infatti, che
lassegnazione consentirebbe la fuoriuscita dalle societ in particolare di immobili che
potenzialmente potrebbero poi essere nuovamente immessi nel mercato, e che, in assenza
di agevolazioni giudicate appetibili, vista la situazione poco favorevole del mercato immobiliare,
probabilmente gran parte delle societ cui rivolta la norma in esame non procederebbero
ad alcuna vendita.

80
Nel caso di conferimento in una societ dellunica azienda dellimprenditore individuale, larticolo 3, comma 3,
del D.Lgs. 358/97 aveva previsto un vincolo temporale di tre anni alla successiva cessione delle quote, proprio al
fine di evitare la consequenzialit tra conferimento e successiva cessione; un simile meccanismo si sarebbe potuto
facilmente introdurre anche nella norma in esame.
81
Abbiamo visto nel paragrafo 5.1.1 che difficile individuare convenienza nellassegnazione ad un valore pi alto
di quello catastale, se non in funzione di una successiva vendita.

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Se questo lo scopo, o almeno uno degli scopi della norma, non si pu considerare affatto elusiva la
manovra di assegnazione preventiva e successiva vendita da parte dei soci, perch risponde ad uno
degli obiettivi della disposizione agevolativa, senza tradire lo spirito della norma n del sistema.

Si pu, quindi, considerare superato il pensiero del Comitato consultivo, che aveva ritenuto elusivo il
comportamento sottoposto al suo vaglio perch la norma era finalizzata per sua natura alla
riattribuzione di beni posseduti attraverso soggetti interposti; oggi, invece, si avrebbe almeno unaltra
finalit della norma, ovvero quella di sbloccare il mercato immobiliare e favorire le vendite degli
immobili grazie alla leva fiscale.

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Appendice normativa

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Circolare del Ministero dellEconomia e delle Finanze del 21.05.1999 n. 112

Circolare dell'Agenzia delle Entrate del 13.05.2002 n. 40

Circolare dellAgenzia delle Entrate n. 26/E del 1 giugno 2016

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Legge, 28/12/2015 n 208

Art. 115
Le societ in nome collettivo, in accomandita semplice, a responsabilit limitata, per azioni e in
accomandita per azioni che, entro il 30 settembre 2016, assegnano o cedono ai soci beni immobili,
diversi da quelli indicati nell'articolo 43, comma 2, primo periodo, del testo unico delle imposte sui
redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, o beni mobili iscritti
in pubblici registri non utilizzati come beni strumentali nell'attivit propria dell'impresa, possono
applicare le disposizioni dei commi dal presente al comma 120 a condizione che tutti i soci risultino
iscritti nel libro dei soci, ove prescritto, alla data del 30 settembre 2015, ovvero che vengano iscritti
entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, in forza di titolo di trasferimento
avente data certa anteriore al 1 ottobre 2015. Le medesime disposizioni si applicano alle societ che
hanno per oggetto esclusivo o principale la gestione dei predetti beni e che entro il 30 settembre 2016
si trasformano in societ semplici.

Art. 116
Sulla differenza tra il valore normale dei beni assegnati o, in caso di trasformazione, quello dei beni
posseduti all'atto della trasformazione, e il loro costo fiscalmente riconosciuto, si applica un'imposta
sostitutiva delle imposte sui redditi e dell'imposta regionale sulle attivit produttive nella misura dell'8
per cento ovvero del 10,5 per cento per le societ considerate non operative in almeno due dei tre
periodi di imposta precedenti a quello in corso al momento della assegnazione, cessione o
trasformazione. Le riserve in sospensione d'imposta annullate per effetto dell'assegnazione dei beni ai
soci e quelle delle societ che si trasformano sono assoggettate ad imposta sostitutiva nella misura del
13 per cento.

Art. 117
Per gli immobili, su richiesta della societ e nel rispetto delle condizioni prescritte, il valore normale pu
essere determinato in misura pari a quello risultante dall'applicazione all'ammontare delle rendite
risultanti in catasto dei moltiplicatori determinati con i criteri e le modalit previsti dal primo periodo del
comma 4 dell'articolo 52 del testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta di registro, di cui al
decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131. In caso di cessione, ai fini della
determinazione dell'imposta sostitutiva, il corrispettivo della cessione, se inferiore al valore normale del
bene, determinato ai sensi dell'articolo 9 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, o in alternativa, ai
sensi del primo periodo, e' computato in misura non inferiore ad uno dei due valori.

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Art. 118
Il costo fiscalmente riconosciuto delle azioni o quote possedute dai soci delle societ trasformate va
aumentato della differenza assoggettata ad imposta sostitutiva. Nei confronti dei soci assegnatari non si
applicano le disposizioni di cui ai commi 1, secondo periodo, e da 5 a 8 dell'articolo 47 del citato testo
unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986.
Tuttavia, il valore normale dei beni ricevuti, al netto dei debiti accollati, riduce il costo fiscalmente
riconosciuto delle azioni o quote possedute.

Art. 119
Per le assegnazioni e le cessioni ai soci di cui ai commi da 115 a 118, le aliquote dell'imposta
proporzionale di registro eventualmente applicabili sono ridotte alla met e le imposte ipotecarie e
catastali si applicano in misura fissa.

Art. 120
Le societ che si avvalgono delle disposizioni di cui ai commi da 115 a 118 devono versare il 60 per
cento dell'imposta sostitutiva entro il 30 novembre 2016 e la restante parte entro il 16 giugno 2017, con
i criteri di cui al decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241. Per la riscossione, i rimborsi ed il contenzioso si
applicano le disposizioni previste per le imposte sui redditi.

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Relazione illustrativa al disegno di legge recante disposizioni per la formazione del


bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilit 2016)

Art. 9
(Misure di riduzione e razionalizzazione fiscale per le imprese ed i lavoratori autonomi)

Le disposizioni di cui ai commi da 1 a 6 nascono dall'idea di fornire uno strumento utile ad eliminare
alcune situazioni di ambiguit per quanto concerne la titolarit, da parte di societ (di capitali e di
persone), di beni, immobili e mobili registrati, non strumentali. Le predette disposizioni possono
interessare, ad esempio, le societ che siano titolari di beni non utilizzati ai fini del ciclo economico
(beni immobili c.d. patrimoniali) e le societ non operative, ai sensi della legge 724 del 1994 o del
decreto legge 138 del 2011. Con il decreto-legge n. 138 del 2011, la disciplina di sfavore per le societ
di comodo si inasprita significativamente e sono state introdotte specifiche norme di sfavore anche
per gli immobili non strumentali posseduti da societ ed utilizzati dai soci. Con riguardo alla tassazione
diretta, infatti, previsto per le societ di comodo un aumento di 10,5 punti percentuali dell'aliquota
Ires. Sempre con il decreto citato stato previsto che il godimento da parte dei soci o dei familiari degli
stessi di un bene appartenente alla societ sia altres riconosciuto come produttivo di reddito diverso nei
riguardi dell'utilizzatore stesso (art. 67 lett. h-ter del d.P.R. n. 917 del 1986). Inoltre i costi sostenuti per
il mantenimento degli immobili stessi potrebbero non essere considerati inerenti, con conseguente loro
indeducibilit. Si evidenzia che il citato articolo 67 applicabile anche alle societ non di comodo, e
quindi a quelle realmente operative, che abbiano al loro interno situazioni "ambigue" di immobili
utilizzati da soci o loro familiari. Alla luce della normativa brevemente illustrata si ricava un quadro
legislativo piuttosto duro, e comunque recentemente molto inasprito, nei confronti di coloro che
utilizzano impropriamente la struttura societaria per intestare immobili che invece siano di utilizzo
personale o familiare (questo in ragione del fatto che la societ poteva ritenersi uno "schermo" per
godere di una tassazione pi favorevole, approfittando dell'aliquota Ires, fissa, rispetto alla
proporzionalit della tassazione Irpef). Proprio in ragione di tale inasprimento normativo, si pu
consentire - come abitualmente accade - una via d'uscita a coloro che, in altri contesti e periodi,
avevano intestato siffatti immobili, o beni mobili registrati, alle societ. Invero, l'introduzione, nel 2011,
di disposizioni cos stringenti ha in concreto determinato la creazione di un "microsistema" normativo
relativo alla tassazione degli enti interessati e derogat01io rispetto all' ordinario trattamento fiscale dei
soggetti Ires. Tale novella legislativa non stata nondimeno accompagnata da provvedimenti che, in
vista del passaggio a tale nuovo complessivo regime, potessero consentire agli enti e ai soggetti
interessati di poter diversamente regolarizzare la propria posizione mediante un'apposita disciplina di

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"uscita". 10 Diverse volte, invero, i mutamenti sostanziali dei regimi fiscali applicabili sono stati
accompagnati da norme volte alla regolarizzazione, a condizioni ragionevolmente convenienti, delle
fattispecie maturate nel vigore di precedenti regimi fiscali meno onerosi, ponendo i contribuenti nelle
condizioni di scegliere se accedere a regimi di tassazione nuovi e pi onerosi (si pensi ad esempio
all'inasprimento delle sanzioni per violazione della disciplina del monitoraggio fiscale, cui si sono
accompagnati provvedimenti per il rientro dei capitali). Pertanto, in attesa che l'intera disciplina delle
societ non operative sia ripensata, o quanto meno che i coefficienti dei ricavi minimi e di redditivit
previsti dalla legge 724 del 1994 (coefficienti, come detto, non pi sostenibili dagli attuali tassi di
crescita dell'economia italiana) siano rivisti, contestualizzandone la misura alle attuali condizioni di
mercato, si offre alle societ non operative l'opportunit (assegnazione ai soci o anche trasformazione
in societ semplice) per estromettere dal regime di impresa - a condizioni fiscali meno onerose di quelle
ordinariamente previste - quegli immobili per i quali ad oggi non si presentano condizioni di impiego
mediamente profittevoli. Sotto un profilo economico, l'assegnazione - a prescindere dalla natura
soggettiva del socio assegnatario - consentirebbe la fuoriuscita dalle societ in particolare di immobili
che potenzialmente potrebbero poi essere nuovamente immessi nel mercato, favorendo cos la
circolazione degli immobili e portando nuova linfa ad un mercato che, ad oggi, versa in una situazione
piuttosto stagnante. Da ultimo, una buona adesione da parte dei contribuenti alla "manovra"
consentirebbe allo Stato un rapido incasso, per quanto in misura ridotta rispetto alle plusvalenze che
sarebbero state tassate in assenza della norma agevolativa in esame. Peraltro, deve essere considerato
che, in assenza di agevolazioni giudicate appetibili, vista la situazione poco favorevole particolarmente
del mercato immobiliare, probabilmente gran parte delle societ cui rivolta la norma in esame non
procederebbero ad alcuna vendita, ma manterrebbero gli immobili non strumentali all'interno del
proprio patrimonio in attesa di tempi migliori. In questo caso, quindi, non si realizzerebbe nessuna
plusvalenza, e, quindi, nessuna tassazione, che invece la norma in esame intende conseguire. Cos
brevemente illustrate le ragioni "sistematiche" per le quali l'introduzione di una disposizione come quella
in oggetto certamente ha diversi risvolti positivi, si passa ora ad esaminare, anche sotto un profilo pi
tecnico, la disposizione in esame. Essa prende le mosse da un precedente provvedimento varato con la
legge 27 dicembre 1997, n. 449, poi successivamente integrato dalla legge 18 febbraio 1999, n. 28. A
differenza di tale modello, tuttavia, ai fini Iva, la norma non prevede alcuna specifica disposizione, al
fine di evitare che si pongano problemi di incompatibilit della norma emananda con le direttive
dell'Unione Europea in materia. Sotto il profilo delle imposte sui redditi (Ires e Irap) la soluzione
introdotta quella dell'imposta sostitutiva con aliquota pari all'8 per cento, ovvero del 10,5 per cento
per le societ considerate non operative ai sensi della legge 724 del 1997 o del decreto legge 138 del
2011. Come nella precedente disposizione del 1997, stata mantenuta la possibilit per la societ che
aderisce al regime agevolativo di scegliere di determinare il valore normale del bene oggetto di
assegnazione o cessione ai sensi dell'articolo 9 del T.U.I.R. ovvero in misura pari a quello risultante

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dall'applicazione dei moltiplicatori di cui all'articolo 52 d.P.R. n. 131del1986. Inoltre, al fine di rilanciare
il mercato immobiliare, si scelto di agevolare anche l'imposta di registro, ove l'assegnazione o la
cessione dovessero essere assoggettate a tale imposta in misura proporzionale, proponendo un'aliquota
dimezzata rispetto a quella ordinariamente applicabile. Le imposte ipotecarie e catastali, invece,
sconteranno la misura fissa. 11 Il versamento dell'imposta sostitutiva stato suddiviso in due tranches,
consentendo altres la compensazione ex lege 241 del 1997. Inoltre, il comma 7, al fine di ridurre
l'onere dell'imposta regionale sulle atti.

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