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Classificazione spettrale

di Gabriella Bernardi , pubblicato in Astrofisica - 10 luglio 2007 ore 08:40

La stella più brillante del nostro emisfero, Sirio, appare bianca-azzurra, mentre Arturo emette una luce
arancione e Betelgeuse un bel colore rosso acceso. Queste e altre differenze hanno portato inevitabilmente ad una
classificazione.

“Oh, sii una ragazza gentile, baciami, Serena”. Questa frase non è una citazione presa dal copione di una
fiction, ma un’espressione che gli studenti anglosassoni memorizzano per ricordare la classificazione
stellare di Harvard. Infatti, tradotta in inglese, suona come “Oh Be A Fine Girl, KISS Me, SeReNa”. Le
lettere evidenziate corrispondono alle classi spettrali e ci si domanda subito perché complicarsi la vita e
non usare l’ordine alfabetico, ma soprattutto, cos’è una classificazione spettrale?

Diagramma HR
Le stelle hanno diversi colori, dimensioni e composizioni chimiche ed il colore è un’indicazione della loro
temperatura superficiale: pensate all’azzurro della fiamma ossidrica rispetto alle braci rossicce di
un fuoco che si raffredda. La misura quantitativa delle varie componenti di questo colore la si fa con lo
spettroscopio, uno strumento che separa la luce che lo colpisce nelle sue componenti come avviene per
un arcobaleno. Quello che si osserva in pratica è una successione di righe e bande chiare e scure che
vengono chiamate di emissione e di assorbimento.
La prima classificazione stellare venne redatta da padre Angelo Secchi che nel XIX secolo, utilizzando
degli spettroscopi applicati ad un modesto telescopio di 24 centimetri, osservò pazientemente gli spettri di
4 mila stelle ordinandoli, in quattro categorie chiamate tipi, in funzione del colore: azzurre, gialle,
arancioni e rosse, dalle più calde alle più fredde. Più avanti si pensò di basarsi non più sull’osservazione
diretta all’oculare dello spettroscopio applicato al cannocchiale, ma sulla fotografia e migliaia ne vennero
realizzate sia nell’emisfero settentrionale che in quello meridionale.
La classificazione finale fu redatta presso l’Osservatorio di Harvard da Anne Cannon; fra il 1911 ed il
1915, dopo aver analizzato ben 225 mila stelle fino alla decima magnitudine, stabilì i criteri di
classificazione, ancora oggi utilizzati. Essa è basata sulla presenza e sull’intensità di determinate righe o
bande che sono condizionate dalla temperatura: le classi spettrali sono ordinate secondo le variazioni
progressive dei caratteri dello spettro a righe, risultando come quello di Secchi, ordinato secondo la
temperatura superficiale.
Inizialmente si utilizzò l’ordine alfabetico che successivamente raggiunse il seguente
ordine: O, B, A, F, G, K, M, S, R, N, la classe O comprende le stelle di più alta temperatura, quelle che
appaiono azzurre, mentre la classe M raggruppa le rosse di più bassa temperatura e le R, N sono giganti
al carbonio. Il disordine è dovuto al fatto che la classificazione definitiva, inserita nel catalogo “Henry
Draper catalogue of Stellar Spectra”, ha subito varie modifiche rispetto a quella iniziale: alcune classi
sono state soppresse ed altre invertite di posizione.
Il nostro Sole? E’ una comunissima stella di tipo G2.

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