Figura 3.2.6 - Regioni biogeografiche definite ai sensi della Direttiva Habitat (a sinistra) e numero di
specie animali di interesse comunitario in ciascuna regione biogeografica (a destra). La parte della
barra a fondo tratteggiato riporta il numero di specie esclusive della singola regione.
Questa discrepanza, che contrasta nettamente con l’effetto penisola in precedenza evidenziato,
è dovuta al grado di rappresentatività dei diversi taxa nell’ambito della fauna di interesse co-
munitario, che è difforme dalla loro rappresentanza nell’intera fauna nazionale. Se infatti sap-
piamo che la fauna italiana è costituita per oltre il 97% da invertebrati (Ruffo & Stoch, 2005),
è noto che questo gruppo è sottorappresentato negli allegati di Direttiva Habitat, dove sono in-
seriti in prevalenza vertebrati, da sempre oggetto di maggiori attenzioni da un punto di vista
conservazionistico. Questo fatto ha presumibilmente varie spiegazioni; (a) motivazioni culturali
e presenza, tra i vertebrati, di specie “carismatiche” e pertanto di grande impatto per aumentare
la sensibilità dell’opinione pubblica; (b) migliore grado delle conoscenze tassonomiche e fau-
nistiche per i vertebrati rispetto agli invertebrati; (c) motivazioni ecologiche, in relazione alle
maggiori esigenze di occupazione del territorio da parte dei vertebrati, fattore che contribuisce
a ritenerli, pur con le dovute eccezioni, utili specie ombrello.
La composizione della fauna di interesse comunitario in Italia comprende infatti (Fig. 3.2.7)
circa il 32% di invertebrati contro il 68% di vertebrati, percentuali ovviamente ben difformi da
quelle dell’intera fauna nazionale.
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