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MTT: GUIDA PRATICA

PER VINCERE I
TORNEI
STRATEGIE,
SUGGERIMENTI E
CONCETTI UTILI PER I
TORNEI.

GUIDA CREATA DA STEFANO RIZZO, IN COLLABORAZIONE CON GRINDERLAB.


INDICE

1. Bankroll management
2. Tipologie di giocatori
3. Le fasi del torneo
4. Le posizioni
5. Semplici concetti matematici
6. Il gioco Preflop
7. Il gioco Postflop
8. Mindset
9. Conclusioni
BANKROLL
MANAGEMENT

“In genere per le operazioni belliche sono necessari un


migliaio di carri da guerra veloci tirati da quattro cavalli, un
migliaio di carri trasporto coperti e centomila soldati”
L’Arte della guerra, Sun Tzu

Il bankroll è la quantità di denaro che abbiamo deciso di destinare


ad una data attività, nel nostro caso nel poker online.
Deve essere usato soltanto per lo scopo prefissato e non per altre
spese. Per questo, l’ammontare del bankroll non deve
assolutamente pesare sulle nostre finanze e quindi sul nostro
benessere.
Ad esempio, se avessimo un bankroll di 500 € e un conto in banca
di 50.000 €, o un’entrata mensile di 3.000 €, sarebbe molto
diverso dall’avere delle costanti difficoltà economiche dove si fa
fatica ad arrivare a fine mese. Nel primo caso potremmo affrontare
serenamente dei periodi di badrun, mentre nel secondo potremmo
essere influenzati al punto tale da soffrire mentalmente e perdere
tutto. Giocate responsabilmente.
Che tu sia un amatore o un giocatore che vuole cominciare a
scalare i livelli, avere un buon bankroll management è la base per
costruire i tuoi successi.
BANKROLL
MANAGEMENT

Ci sono dei giocatori famosi che hanno raggiunto obiettivi


importanti nonostante abbiano trascurato una buona gestione del
bankroll, ma ti posso assicurare che sono solo delle eccezioni che
confermano la regola. Buona parte di essi ha iniziato a giocare nei
primi anni del boom del poker, quando bastava davvero poco per
avere la meglio su quel field, o semplicemente sono stati fortunati.
Il consiglio principale è quello di avere un bankroll iniziale, che
dovrebbe aggirarsi sempre intorno a 150-200 volte il nostro abi
(buy-in medio), ma esiste un altro modo per costruirsi un bankroll
partendo da zero: giocare i freeroll.
Ci sono diverse categorie di freeroll.
 aperti a tutti: la partecipazione a questa tipologia di freeroll non
è subordinata a nessuna regola. Tutti i vari siti di poker
periodicamente, o in occasione di qualche evento particolare,
mettono in palio un montepremi o la possibilità di vincere ticket
per determinati eventi. Hanno un numero elevato di partecipanti
ma, in genere, molti giocatori registrati sono in sit out.
 privati: sono degli eventi a cui si può accedere mediante invito
o password e, per tanto, hanno un numero ristretto di partecipanti
(in alcuni casi sono più simili ad un SnG che a un MTT);
 esclusivi: sono quei freeroll la cui partecipazione è subordinata
a qualche attività da parte dell’utente, ad esempio l’iscrizione a un
sito, il primo deposito o l’invio del documento. Anche in questo
caso il numero dei partecipanti è limitato.
BANKROLL
MANAGEMENT

Un altro consiglio importante è quello di fare level down quando


abbiamo perso una parte importante del nostro bankroll.
Anche se abbiamo ancora soldi per effettuare diverse spending
giornaliere, potremmo essere influenzati mentalmente dalle
perdite passate. Almeno agli inizi è importante avere sempre un
bankroll abbastanza corposo (tanto è possibile ricostruirlo
facilmente per poi risalire al livello in cui giocavamo).
Viceversa potresti anche vincere un torneo e avere dunque il
bankroll per salire di livello, ma sii consapevole delle tue abilità e
valuta bene eventuali level up. Potresti essere stato molto
fortunato e quindi ti ritroveresti a giocare contro gente più brava
con una conseguente perdita delle vincite ottenute.
TIPOLOGIE DI
GIOCATORI

“Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura.


Se conosci te stesso ma non il nemico, le tue probabilità di
vincere e perdere sono uguali.
Se non conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai
in ogni battaglia.”
L’Arte della Guerra, Sun Tzu

Nel variegato mondo dei tornei multitavolo mi è capitato di


affrontare avversari di tutti i tipi.
Alcuni distinguono i giocatori semplicemente tra “reg” o
“occasionali ”. Questi due termini sicuramente ci danno un’idea
generale ma nulla ci dicono delle tendenze dei nostri avversari né
dei loro leak (punti deboli). Inoltre, il confine tra un regular (che
gioca molte partite) scarso e un occasionale, è molto labile.
Pertanto, la classificazione deve tenere conto di altri parametri che
possano portarci un qualche vantaggio.
Un numero sempre maggiore di giocatori utilizza strumenti come
gli HUD che forniscono in tempo reale le statistiche dei giocatori al
tavolo e quindi danno la possibilità di distinguere i vari giocatori.
Alcuni si affidano anche alle note, etichettando i giocatori con
colori che rappresentano un qualcosa a livello concettuale. Questo
diventa uno strumento utile quando dobbiamo prendere delle
decisioni in una determinata mano perché può farci propendere
per una condotta “non standard”. Ad esempio, se un avversario
non 3betta mai siamo sicuri che quando lo farà il suo range sarà
composto sicuramente da mani premium.
TIPOLOGIE DI
GIOCATORI

Andiamo ora ad analizzare le varie categorie di giocatori e le loro


peculiarità:
Kamikaze: sono quei giocatori presenti soprattutto nei freeroll o
nei tornei a basso buy-in, che vanno all in ogni mano. Nei freeroll
questo atteggiamento viene parzialmente giustificato dal fatto che
non hanno investito denaro, ma in genere in ogni torneo c’è un
Kamikaze. Alcuni lo sono per indole, altri lo diventano perché
“tiltati” a seguito di uno scoppio. Ovviamente, è profittevole
chiamare gli all in di questi giocatori con mani forti facendo
sempre attenzione a quanti giocatori devono ancora agire dopo di
noi.
Maniac: lo dice la parola stessa: sono dei maniaci! Giocano
praticamente con tutto. Da aggressori, sono delle mine vaganti
perché potrebbero avere qualunque mano e spesso piazzano dei
bluff. Da difensori, inseguono progetti anche marginali o
chiamano le nostre puntate con bottom pair o mani a caso.
Assolutamente da non bluffare mai!
Loose-passive: hanno range molto ampi e possono anche
aggredire spesso preflop, ma postflop se non hittano (se non
prendono nulla di buono dalle carte comuni), si arrendono
facilmente, oppure inseguono progetti in modo passivo
(attenzione quando bettano forte o rilanciano postflop).
TIPOLOGIE DI
GIOCATORI

Loose-aggressive: sono quei giocatori che quasi tutti non


vorrebbero mai avere al proprio tavolo, soprattutto quando sono
in vantaggio di posizione su di noi e/o abbiamo uno stack
“aggredibile”. In genere, sono dei regular e, a differenza della
precedente categoria, sono noti per mettere molta pressione sia
pre che postflop.
Tight-aggressive: giocano in modo solido preflop e, quando
entrano in gioco, lo fanno in modo aggressivo, sia preflop,
raisando, che post flop, cercando di estrarre massimo valore
quando hanno dei punti molto forti. Questo è, a mio avviso, il
giusto approccio da adottare nei freeroll o nei tornei a basso buy-
in soprattutto se siamo alle prime armi.
Nit o Nitty: è l’estremizzazione della categoria Tight. Sono quei
giocatori molto chiusi che entrano in gioco solo con mani molto
forti e che si arrendono facilmente postflop se non hittano almeno
una top pair. Difficilmente effettueranno degli hero call (dei call
con mani che battono solo dei bluff).
LE FASI DI UN TORNEO

“Nessuno dei cinque elementi predomina costantemente;


nessuna delle quattro stagioni dura per sempre. I giorni sono
brevi oppure lunghi, e la luna muore e rinasce”
L’Arte della guerra, Sun Tzu
Ogni torneo di poker può durare diverse ore e all’aumentare dei
bui passiamo in diverse fasi.
Le varie tipologie di tornei che riguardano la durata dei livelli
(lento, turbo, hyper, etc) non fanno altro che aumentare o
diminuirne la durata. Dunque, questi vari momenti del torneo
possono avere tempi diversi ma li possiamo riassumere secondo
dei criteri ben precisi:
 early stage: questa è la fase iniziale del torneo. Gli stack sono
molto profondi e possono partire da 200-300bb del primo livello
fino ad arrivare ad un average stack di circa 40-50bb.
In questa fase i giocatori occasionali o meno preparati
sperperano un sacco di chips perché ne hanno tante ed è per
questo che noi dobbiamo avere da un lato un approccio tight
aggressive per farci pagare i nostri punti forti e, dell’altro, fare dei
buoni “investimenti”. Possiamo sfruttare questa fase per entrare
in gioco a basso costo con mani “speculative” (suited connector o
coppie) che possano hittare il nuts o dei punti molto forti per
cercare di portare via ai nostri avversari un gran numero di chips
o tutto lo stack. Ovviamente, dobbiamo stare molto attenti a non
cedere tutto lo stack ai nostri avversari forzando troppo
un’overpair o mani del genere. Ricorda sempre che un torneo
nelle fasi iniziali non possiamo vincerlo, però possiamo perderlo.
LE FASI DI UN TORNEO

 middle stage: è la fase centrale, generalmente per molti la più


difficile da giocare. Lo stack medio in questa fase generalmente è
circa 30-40bb. Il rapporto stack/bui comincia a diventare
significativo, ragion per cui diventa importantissimo rubare i bui e
le ante per poter affrontare al meglio la fase bolla che ci porterà
verso l’ITM (zona premi). Ogni decisione deve avere una
precisione chirurgica, perché un minimo errore potrebbe
vanificare tutto il nostro percorso precedente. A ridosso della
bolla, se abbiamo un deepstack, possiamo aggredire gli stack
medio-bassi mentre, a parti invertite, dobbiamo stare attenti a non
farci “bullare”.
 late stage: indubbiamente la fase più emozionante di un
torneo. Abbiamo passato indenni lo scoppio della bolla e adesso
possiamo puntare con decisione a raggiungere il Final Table e
vincere il torneo. In questa fase, tranne nei tornei più giocabili, in
genere l’average è intorno ai 20bb e in alcuni casi anche meno
(in questo caso si parla di struttura collassata). Rubare i bui sarà
ancora più importante di prima e spesso assisteremo a tentativi di
resteal (controrubare) e push. Pertanto, diventa fondamentale
conoscere i range e utilizzarli al meglio. Oltre a questo, è
importante avere un po' di dimestichezza con concetti come l’ICM
che possiamo sfruttare sia per prendere decisioni sia per mettere
sotto pressione i nostri avversari. Che sia un freeroll o un torneo
da 5€, troverete sempre dei giocatori che, una volta arrivati in
fondo, investendo soprattutto il loro tempo, vogliono arrivare il più
lontano possibile.
LE POSIZIONI

“Impegna il combattimento in discesa; non attaccare mai in


salita”
L’Arte della guerra, Sun Tzu

Con l’utilizzo dei navigatori satellitari oggi siamo sempre in grado


di sapere dove siamo e quale strada dobbiamo intraprendere per
arrivare in un dato posto. Questo vale anche nel poker: è
importante sapere dove siamo (la posizione al tavolo) e utilizzare
la nostra guida (i range) per raggiungere l’obiettivo.
Nella mia carriera, in tutte le discipline, ho conosciuto diversi
giocatori che utilizzavano range molto simili da tutte le posizioni.
Questo è un errore piuttosto grossolano che ci porta, nel lungo
periodo, a perdere soldi. Le frequenze delle nostre azioni preflop
devono aumentare man mano che passiamo da early position a
late position (passando per middle position), perché in base alla
nostra posizione possono aumentare o diminuire il numero di
avversari da fronteggiare. Inoltre, giocare post-flop IP (in
posizione), rispetto a giocare OOP (fuori posizione), permette di
avere il vantaggio di parlare dopo il tuo avversario quindi avere
maggiori informazioni dalla sua condotta per gestire al meglio
l’andamento della mano.
LE POSIZIONI

Ci sono diverse tipologie di tornei e alcuni si differenziano per il


numero di giocatori che compongono i tavoli. I più comuni sono:
full ring da 9 giocatori, 6 max, short-handed da 3 o 4 giocatori.

In questa tabella, prenderemo in esame un tavolo full ring, perché


da questo possiamo poi ricavare le varie posizioni per gli altri
tornei:
LE POSIZIONI

 Under the gun (UTG): letteralmente vuol dire sotto tiro, perché
è la prima posizione a dover agire preflop, mentre post-flop sarà
IP solo contro i blinds. Ci sarà tutto il tavolo a parlare dopo di noi
e questo aumenta la possibilità che venga distribuita una mano
forte ai restanti 8 giocatori che verranno dopo di noi. Proprio per
questi motivi, dovremo giocare con un range stretto. La posizione
subito dopo è chiamata UTG+1 e dovrebbe essere giocata in
modo simile. Queste due posizioni compongono l’early position.
 Middle position (MP): subito dopo UTG c’è la posizione media.
Qui possiamo allargare i nostri range rispetto alla posizione
precedente, ma dobbiamo tenere in considerazione che c’è
ancora un numero notevole di giocatori che devono parlare dopo
di noi, soprattutto preflop. Come per UTG anche qui ci sono due
posizioni.
 Hijack (HJ): è la posizione dopo la middle position. A partire da
questa posizione, qualsiasi altra posizione assume un nome
individuale e questo denota l’importanza che rivestono le
posizioni che costituiscono la late position.
LE POSIZIONI

 Cut-off (CO): significa letteralmente tagliato fuori (forse in


riferimento al fatto che è l’ultimo giocatore a ricevere le carte) ed
è la posizione subito prima del Button.
Da questo momento in poi, quando apriremo lo faremo spesso
per stealare, cioè rubare i bui (e le ante). Quindi, appena
entreranno le ante in gioco, cominceremo a usare un range più
ampio, perché da questo momento in poi diventerà fondamentale
rubare appena se ne presenterà l’occasione. Questo non vuol
dire che appena foldano tutti e ci troviamo da CO apriremo 7-2
off, perché nei freeroll e nei tornei micro buy-in difficilmente
riceveremo dei fold.
 Button (BTN): è la miglior posizione del Texas Hold’em. Se
nessuno prima di noi ha aperto, potremmo farlo con tante mani,
perché dopo di noi ci sono solo i bui che, anche se dovessero
chiamare il nostro open raise, giocheranno sempre OOP contro di
noi e, come abbiamo già detto, questo ci dà una posizione di
assoluto vantaggio.
LE POSIZIONI

 Small blind (SB): subito dopo la migliore posizione arriva


paradossalmente la peggiore posizione. Dobbiamo
obbligatoriamente versare mezzo buio e, come se ciò non
bastasse, saremo sempre i primi a parlare post-flop. Però a me
piace vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e qui ci sono ben
due motivi per farlo: uno sta nel fatto che preflop se nessuno
prima di noi ha aperto il gioco tra noi e la vincita dei bui c’è solo
un avversario e, per questo motivo, possiamo aprire con un vasto
range. L’altro motivo è che nei piatti limpati abbiamo buone odds
per completare aggiungendo il nostro mezzo buio.
 Big blind (BB): in questa posizione verseremo ogni volta un
buio e saremo gli ultimi ad agire preflop. Se ci va bene possiamo
vincere il pot a seguito di un fold generale, spesso però dopo
un’apertura, soprattutto di un tentativo di steal da late position,
dovremo “difendere” il nostro buio (questo vale anche per SB);
poiché abbiamo già investito un buio e potrebbe essere
profittevole chiamare l’open raise con un ampio range. Molto
dipenderà anche dalla size del nostro avversario: se apre x2
dovremmo chiamare molto più frequentemente rispetto a una size
x3.
SEMPLICI CONCETTI
MATEMATICI

“Non bisogna organizzare i propri piani in base a ciò che il


nemico potrebbe fare, ma alla propria preparazione”
L’Arte della guerra, Sun Tzu

Il poker per alcuni è un gioco basato sull’istinto, per altri sulla


logica e per altri ancora un gioco psicologico. Sicuramente queste
definizioni svelano la natura multidisciplinare di questa
affascinante realtà. Però, se proprio vogliamo mettere una cornice
al poker, possiamo tranquillamente affermare che è un gioco di
matematica.
Ogni decisione che noi prendiamo (anche inconsapevole) si basa
su concetti matematici e statistici molto semplici. Quindi, non
abbiate paura nel continuare a leggere.
Il primo concetto è l’EV.
L'Expected Value (valore atteso) è la stima di quello che ci
aspettiamo di vincere o perdere ogni volta che si presenta un dato
evento.
EV = (probabilità di vincita * vincita corrispondente) - (probabilità di
perdita * perdita corrispondente)
SEMPLICI CONCETTI
MATEMATICI

Se Marco gioca a pari o dispari contro Paolo, scommettendo 1 €, il


suo valore atteso sarà: EV = 0,5*1 - 0,5*1 = 0.
Entrambi avranno le stesse possibilità di vincere nel lungo
periodo.
Ogni decisione che noi prendiamo al tavolo di poker deve essere
sempre EV+, altrimenti stiamo sbagliando qualcosa e perdendo
soldi nel lungo periodo.
Nelle partite di cash game cEV (chip Expected Value) e $EV
(money Expected Value) coincidono in quanto ogni chip
corrisponde al medesimo valore monetario. Ovvero: una chip di 1
euro sarà esattamente 1 euro.
Negli MTT, al contrario, le nostre chips non hanno alcun valore se
non in relazione alla possibilità di arrivare ITM in un torneo.
Molti giocatori tendono a compiere delle scelte considerando solo
il numero di chips che vincerebbero o perderebbero effettuando
una determinata giocata, senza considerare il $EV, cioè il
guadagno che mediamente ci aspettiamo di ottenere in base alle
nostre chips in gioco, alla struttura dei premi e al numero di
giocatori rimasti in un torneo.
SEMPLICI CONCETTI
MATEMATICI

Per calcolare il $EV ci affidiamo all'ICM (Indipendent Chip Model),


che è un modello matematico che ci permette di stabilire la "fetta"
del montepremi che ci spetterebbe in base alle nostre chips.
Quante volte abbiamo sentito la parola out?
Gli out sono le carte che possono aiutarci a migliorare la nostra
mano.
In game possiamo facilmente calcolare la nostra percentuale
moltiplicando il numero degli out x4 al flop o x2 al turn per avere
una stima approssimativa, ma semplice e veloce.
Ad esempio, abbiamo 8♦9♦ su A-6-7r, abbiamo esattamente 8 out
che x4 ci danno 32. Quindi in questa situazione noi abbiamo circa
il 32% di chiudere la nostra scala.
Poi ci sono le odd che in inglese vuol dire, appunto, probabilità.
Queste, a sua volta possono essere divise in: pot odds, implied
odds e reverse odds. Vediamo cosa sono e a cosa servono.
SEMPLICI CONCETTI
MATEMATICI

Le pot odd indicano il rapporto tra la dimensione attuale del piatto


e il costo di una possibile chiamata e vengono usate per stimare
l’EV di un eventuale call (tutto collegato).
La formula appunto è una semplice divisione tra il costo
d’investimento del caller / pot totale (compreso investimento del
caller).
Ad esempio: pot 200 al river, il nostro avversario betta 100
Le nostre pot odds saranno = 100/400 = 0,25 = 25%, quindi se
vinciamo meno del 25% (calcolando l’equity della nostra mano)
foldiamo, altrimenti calliamo.
Nel caso di un draw, spesso le nostre pot odds non saranno
favorevoli per chiamare la puntata del nostro avversario ma
entrano in gioco le implied odds, cioè la stima delle chips
aggiuntive che potremmo guadagnare nel caso in cui chiudiamo il
nostro progetto. Soprattutto quando giochiamo in pot multiway o
contro giocatori che le mettono in mezzo molto facilmente, vale la
pena sfruttare le nostre implied odds. Dobbiamo stare comunque
attenti alle reverse odds: la stima di quanti soldi possiamo perdere
nel caso in cui noi dovessimo chiudere una mano forte e oppo
hitta una mano ancora più forte (ad esempio flush vs over flush).
SEMPLICI CONCETTI
MATEMATICI

Infine, ma non per importanza, abbiamo la fold equity. Indica la


probabilità che il nostro avversario foldi a seguito di una nostra
azione aggressiva (bet, raise).
Si calcola dividendo il costo dell'investimento dell’aggressor con il
pot totale (compreso l'investimento dell’aggressor ma senza
considerare gli eventuali soldi del defender).
È uno strumento molto utile soprattutto quando vogliamo
effettuare un bluff. Nei freeroll e nei tornei a basso buy in
dobbiamo stare molto attenti però, perché ci sono molti giocatori
che non foldano quasi mai.
IL GIOCO PREFLOP

“Evita di ripetere le tattiche vittoriose del passato, perché la


forma deve essere suggerita dall’infinita varietà delle
circostanze”
L’Arte della guerra, Sun Tzu

Quando riceviamo le nostre due carte abbiamo due possibilità:


entrare in gioco o foldare la nostra mano. Come abbiamo visto nei
capitoli precedenti, la nostra decisione dipenderà dalla nostra
posizione al tavolo, dalla profondità del nostro stack e anche dalla
tipologia di avversari che avremo al tavolo. Non bisogna pensare
ai range come ad un qualcosa di statico, perché tutte queste
variabili potrebbero indurci a modificarli. È altrettanto vero che,
senza un riferimento fisso, non potremo avere una base per
allargare o restringere i nostri range.
Come ho già detto, il miglior approccio per chi si trova alle prime
armi o chi gioca tornei freeroll o microlimiti è senza dubbio quello
tight aggressive, sia perché giocare con dei range solidi è più
semplice rispetto a gestire molte più combo (loose-aggressive) e
sia perché a questi livelli i giocatori commettono molto errori e
basta giocare un poker abc per avere la meglio. Allo stesso tempo,
dobbiamo anche essere bravi a cambiare marcia ed essere loose
se le condizioni sono favorevoli, ad esempio se siamo deep in
prossimità di una fase bolla. Col tempo, grazie all’esperienza
maturata e salendo di livello, potremo adottare uno stile LAG ma
agli inizi lo sconsiglio vivamente.
IL GIOCO PREFLOP

Ecco ora alcuni piccoli suggerimenti per poter rendere i nostri


range flessibili:
1. In early stage possiamo aprire anche da EP e MP con Ax
suited e mani speculative, ricordandoci che l’obiettivo è quello
di hittare un punto molto forte. Se, ad esempio, apriamo con
A♣5♣ e floppiamo un progetto di colore nuts, possiamo
continuare, ma nel caso in cui con la stessa mano dovessimo
trovare un flop A-X-X, dobbiamo pot controllare e foldare in
caso di azione forte, soprattutto se siamo in multiway. In questi
casi abbiamo un kicker basso e uno dei giocatori coinvolto
potrebbe avere un asso con un kicker migliore del nostro.
2. Le coppiette (22-55) non hanno una buona giocabilità post
flop. La loro forza risiede principalmente nel fatto che
possiamo settare sul flop. Dal momento che che questo
avviene matematicamente circa 1 volta su 8, dovete aprirle da
early o da middle solo se il vostro stack (o quello dei vostri
avversari) è deep.
3. In fase di blind steal potete allargare il vostro range se i vostri
avversari sono nitty o passive.
4. Se al tavolo avete un kamikaze aprite solo le mani con cui
siete disposti ad andare all in contro di lui; inutile aprire 89s se
vedete che oppo va all in ogni mano..
IL GIOCO PREFLOP

La 3bet invece può essere un’arma fondamentale per aumentare


il nostro stack sia nel caso in cui il nostro avversario dovesse
foldare, sia se riusciamo ad estrarre massimo valore postflop. Ci
sono due categorie di 3bet: polarizzata e depolarizzata.
La prima viene spesso usata contro giocatori preparati contro cui
vogliamo creare una certa history. Se noi 3bettiamo sempre e solo
top range il nostro avversario ci leggerà come un libro aperto. Per
far sì che ciò non accada, possiamo bilanciare il nostro range di
valore con un range di bluff. Preferibilmente le mani da utilizzare
dovrebbero avere un blocker (un asso ad esempio così che
diminuisca la % che oppo abbia una mano forte) o una buona
board equity (89s gioca bene e difficilmente è dominata dal range
di call del nostro avversario).
È bene che sappiate quello che ho appena detto perché può
essere una freccia in più nel vostro arco e in futuro, sicuramente,
vi sarà di grande aiuto. Per adesso mettete tutto in un cassetto
perché nei freeroll e nei tornei micro buy-in ci sono pochissimi
regular e la maggior parte è difficile da incontrare vista la vastità
dei field in questi eventi. Il consiglio che vi posso dare è quello di
3bettare quasi sempre con mani di valore. Accompagnare le
monster con delle mani che crushano il range dei nostri avversari.
Ad esempio, AJs può diventare una mano molto forte contro alcuni
giocatori che giocano con tutto.
IL GIOCO PREFLOP

Un altro aspetto importante riguarda la posizione: gestire un


3bettato IP è molto più semplice che farlo OOP. Non per questo
quando saremo sui blinds lasceremo che i nostri avversari li
rubino facilmente. Dobbiamo avere un buon calling range ma
anche mixarlo con il nostro 3betting range.
Alcuni suggerimenti per le 3bet:
1. Da UTG+1, MP o dalle altre posizioni vs UTG dobbiamo
tenere un range molto stretto.
2. In late war dobbiamo allargare i nostri range.
3. Per quanto rigurda le pocket pair basse, quando non
possiamo callare per set mining, abbiamo solo due strade:
foldare o 3bettare. Soprattutto nella dinamica SB vs BTN
possiamo 3bettare in resteal.
4. Se gli stack sono inferiori a 15-20bb effettivi inutile 3bettare.
Contro un open raise andremo direttamente all in. In questo
caso, il range sarà determinato dal numero di bui e se
abbiamo info su oppo dal suo open range.
IL GIOCO PREFLOP

Per le 4Bet vale lo stesso discorso fatto per la 3bet, con


l’aggravante che in questi tornei è raro vedere delle 3bet in bluff a
meno che non abbiamo a che fare con un reg (che 3bettarà quasi
sempre vero) o un maniac (che 3betterà anche 72o). In entrambi i
casi, sconsiglio di 4bettare con air. Il reg probabilmente starà
giocando questo torneo insieme ad altri tornei durante la sua
sessione e dubito vi presti attenzione al punto da 3bettare in
bianco. Del maniac abbiamo già parlato nel capitolo 2. Quindi,
secondo me, conviene 4bettare for value e flattare con mani
medio-forti o mani che ci danno delle buone implied odds quando
siamo deep. Inutile dire che quando subiremo noi una 4bet
dovremo giocarci il colpo solo con mani premium.
IL GIOCO POSTFLOP

“Tutti possono vedere le mie tattiche, nessuno può conoscere


la mia strategia”
L’arte della guerra, Sun Tzu

Abbiamo visto nel precedente capitolo come le nostre decisioni


preflop spesso sono orientate in base a come la nostra mano si
svilupperà postflop. Questo modo di ragionare lo troviamo nel
gioco degli scacchi, dove il giocatore più bravo è quello che riesce
a vedere in anticipo le mosse che verranno. Allo stesso modo, noi
dobbiamo essere bravi a sapere già prima del flop quali scenari
possono presentarsi e agire di conseguenza. La prima domanda
da porsi è: qual è il range del nostro avversario? Con l’utilizzo dei
software (sempre se abbiamo un campione di mani decente)
possiamo tradurre le varie stats per assegnare un range e il
quesito è risolto. Chi non usa nessun programma, deve affidarsi
alla percezione che ha del proprio avversario e delle sue
tendenze. Questo, però, complica notevolmente le cose.
Un’altra cosa fondamentale per affrontare le varie street del
postflop è avere una buona lettura della texture del board (le
caratteristiche delle carte comuni) che si divide in due tipi: dry e
wet.
IL GIOCO POSTFLOP

Un flop è dry quando ci sono poche possibilità di chiudere un draw


(7-2-2r, A-8-2r o K-8-3r). Come indica la “r” in genere sono tutte
carte raimbow in quanto ognuna è di diverso seme o possono
essere dei flop pairati, cioè avere due carte dello stesso valore.
I flop wet, al contrario, sono quelli connessi e che presentano dei
progetti (J♠-9♣-7♠, 6-7-8r, Q♣-10♣-9♥). Abbiamo semplificato
parlando del flop, ma con queste definizioni possiamo identificare
anche il board completo.
Ora che abbiamo acquisito diverse informazioni (tipo di avversario,
range, board) è ora di fare la nostra azione. Postflop possiamo
essere aggressor quando conduciamo noi l’azione, sin dal preflop,
e defender quando succede il contrario. Ovviamente, nel corso
della stessa mano possiamo essere noi stessi a doverci difendere.
Ad esempio, se noi cbettiamo flop e veniamo raisati passiamo in
un attimo da un ruolo all’altro.
IL GIOCO POSTFLOP

Da aggressori ci troveremo a puntare o rilanciare, mentre da


difensori a callare o foldare (o aggredire noi stessi raisando).
Vediamo più nel dettaglio il ruolo dell’aggressore.
Quando siamo noi ad avere l’inerzia della mano, dobbiamo
sempre chiederci se puntare e soprattutto perché farlo.

Ci sono diversi tipi di puntate: per value, per protection o in bluff.


Value bet: quando abbiamo una mano forte o comunque una
mano che su un dato board crediamo possa essere la mano
migliore, allora dobbiamo effettuare delle puntate per estrarre il
massimo valore dalla nostra mano. L’unica cosa che dobbiamo
chiederci in questo caso è: quanto il nostro avversario è disposto a
pagare? La risposta cambia in ogni incrocio. Nei freeroll e nei
tornei micro, generalmente, trovi giocatori che difficilmente foldano
con una top pair o una second pair, quindi possiamo effettuare
delle puntate molto forti.
Protection bet: effettuiamo questa puntata quando abbiamo una
mano da “difendere” da un eventuale progetto che il nostro
avversario potrebbe chiudere nelle strade successive.
IL GIOCO POSTFLOP

Bluff: per molti è l’essenza stessa del poker. Per voi, deve essere
un semplice strumento di cui non abusare, perché, come abbiamo
già detto, ai microlimiti difficilmente foldano. Dovete prediligere i
semibluff, cioè quelle mani che hanno ancora una buona equity e
che possono migliorare al turn, se bluffiamo flop o al river se
bluffiamo turn. Ad esempio, possiamo bluffare con dei draw.
Pertanto, stiamo molto attenti quando bluffiamo river perché in
questo caso la nostra mano avrà zero equity, quindi, se il nostro
avversario chiama ci troverà con le mani nella marmellata.

Un’azione molto comune per gli aggressor è la continuation bet.


La cbet (abbreviazione) è la puntata che segue la nostra azione
preflop quando siamo aggressor, cioè quando abbiamo raisato
(open raise, 3bet etc etc) preflop. Questo ci porta un grande
vantaggio su quelle texture che aiutano il nostro range. Ad
esempio, se abbiamo aperto K♣Q♣ da UTG su un flop A♣7♠2♦
contro BB possiamo effettuare la nostra cbet perché noi abbiamo
molti assi nel nostro range a differenza del nostro avversario e
possiamo portare a casa il pot. Discorso inverso se abbiamo AQo
e troviamo un flop 7♠8♥9♠, questo flop di certo è uno dei peggiori
che potremmo trovare quindi saremo costretti a missare (non
effettuare) la nostra cbet. Su ogni strada nel postflop dove
puntiamo consecutivamente si parla di cbet. Quindi, se bettiamo
flop, turn e river abbiamo effettuato delle continuation bet.
IL GIOCO POSTFLOP

Nella cbet gioca un ruolo fondamentale anche la betsize utilizzata.


Nel capitolo 5 abbiamo visto cos’è la fold equity. Vediamo adesso
come possiamo applicarla per le nostre cbet.
Ad esempio, se noi cbettiamo 100 su pot di 200, la nostra FE sarà
100/300 = 0,33 circa (33%). In questo caso se oppo folda + del
33% (1 volta su 3) noi potremmo avere un EV+ cbettando atc su
quasi tutti i flop dry. Inoltre, più aumentiamo la size di cbet, più
avremo bisogno di FE, al contrario, se diminuiamo la size avremo
bisogno di meno FE. In questo caso se noi bettiamo 50 su un pot
di 150 avremo FE = 50/200 = 0,25 (25%).

Prestiamo sempre attenzione ai piatti multiway perché, in questo


caso, aumentano le possibilità di trovare delle mani più forti della
nostra. In questi casi è sempre utile pot controllare, cioè far sì che
il pot non lieviti troppo.
MINDSET

“Bisogna sapere quando è il momento di combattere e


quando non lo è. La vittoria si ottiene quando si è preparati a
ogni imprevisto” L’Arte della guerra, Sun Tzu

Dopo aver discusso nei precedenti capitoli del giusto modo di


approcciarsi ai tornei freeroll e micro, voglio svelarvi qualcosa che
vi lascerà di stucco: tutto questo potrebbe essere inutile. Potete
essere i giocatori più forti, preparati e talentuosi ma senza il giusto
approccio mentale stiamo perdendo solo tempo (e, spesso,
denaro).
Dobbiamo partire dal presupposto che il poker è un gioco con una
componente aleatoria, cioè la fortuna. Per far sì che emergano le
nostre skill (abilità), bisogna giocare un gran numero di mani e di
tornei per raggiungere il fatidico “lungo periodo”. Non esiste una
misura precisa che indichi quanto debba essere lungo ma
empiricamente è dimostrato che, prima o poi, i giocatori preparati
risultano vincenti.
MINDSET

Nel poker, come nella vita, ci sono delle cose che possiamo
controllare e migliorare (il nostro gioco) e delle cose che dobbiamo
subire senza poter far nulla per cambiarle. Una volta preso atto di
ciò, bisogna solo interiorizzarlo e avremo raggiunto
“l’illuminazione” pokeristica. Questo non vuol dire che dobbiamo
essere delle macchine senza emozioni, bensì non dobbiamo mai
permettere che queste abbiano la meglio su di noi e influenzino il
nostro percorso, o affossino gli obiettivi che ci siamo posti.
Ragionando in questo modo, una bad beat (una mano sfortunata)
ci potrà irritare sul momento ma dopo un secondo dobbiamo
andare avanti. Quando finisce la sessione, piuttosto che ricordare
le mani dove ci hanno “scoppiati”, dovremo concentrarci su quelle
dove abbiamo commesso degli errori. Solo sui nostri sbagli
possiamo fare qualcosa e, come abbiamo detto, solo queste
devono essere meritevoli delle nostre attenzioni.
Come abbiamo visto nel capitolo 1, ci sono alcuni giocatori che
sono andati broke per una pessima gestione del bankroll
management, ma può capitare soprattutto a chi è agli inizi di
perdere tutto il proprio investimento perché vittima di una badrun.
A quel punto alcuni smetteranno di giocare, parleranno di server
truccati e questione di “culo” (paradossalmente anche alcuni che
continuano a giocare la pensano così), mentre altri ci riproveranno
ancora.
MINDSET

In un celebre film italiano “Ricomincio da tre” avviene questo


dialogo tra Gaetano (Massimo Troisi) e Lello (Lello Arena):

Gaetano: “…chello che è stato è stato, basta! Ricomincio da tre”


Lello: “Da zero!”
Gaetano: “Eh?”
Lello: “Da zero, ricominci da zero!”
Gaetano: “Nossignore, ricomincio da… cioè tre cose me so’
riuscite ind’a vita, pecchè aggia perdere pure cheste?!…”

Questo sketch tragicomico nasconde un insegnamento molto


importante che ci potrà tornare utile quando ripartiamo dopo un
fallimento. Dobbiamo porci delle domande:
1. Cosa mi ha insegnato questa esperienza?
2. Come posso utilizzare questi insegnamenti per migliorare?
3. Da chi posso imparare?
Non esiste una formula magica per avere successo nel poker, ma
con questi suggerimenti spero che il percorso possa essere ricco
di soddisfazioni.
CONCLUSIONI

Caro lettore, se sei arrivato fin qui, voglio che tu sappia che anche
io quando ho mosso i primi passi nel poker online ho avuto
bisogno di una guida. Nel mondo ognuno ha bisogno dell’altro e
anche nella comunità pokeristica avviene la stessa cosa.
Cerca sempre il confronto per migliorare!
Per farlo, puoi partecipare attivamente nella nostra community
Grinderlab | Grinders ®
Nei vari capitoli ho inserito delle frasi tratte dal libro “L’Arte della
guerra” di Sun Tzu. Questo antico testo di strategia militare ancora
oggi è utilizzato da uomini di potere, politici, imprenditori, etc.
Ovviamente, questo mio piccolo manuale non ha la pretesa di
sostituirsi ai diversi testi o pubblicazioni di strategia ma spero che
avrai apprezzato il mio sforzo nell’introdurti in questo fantastico
mondo.
Nel testo troverai diversi termini e inglesismi che sono alla base
del gergo pokeristico. Per qualcuno troverai la spiegazione
all’interno dello stesso, altri potrai facilmente cercarli sul web.
Infine, ti invito a giocare sempre responsabilmente e a divertirti
che è la cosa più bella che ci sia.
Grazie e good luck!
Stefano ‘cannibal’ Rizzo
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