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VOLUME  3b I classici • Italo Svevo

Il Novecento. Il secondo periodo (1919-1943) Sintesi svolta

italo svevo
PERCHÉ SVEVO È UN CLASSICO? lotta (1888) e L’assassino di via Belpoggio (1890). A
sue spese fece stampare i romanzi Una vita (1892) e
1. Perché ha saputo imprimere al romanzo una svolta Senilità (1898), accolte dalla più totale indifferenza di
decisiva, svincolandosi dalla tradizione ottocentesca pubblico e critica. L’insuccesso lo umiliò a tal pun-
per tratteggiare la figura dell’«inetto», emblematica to che giurò a se stesso di smettere di scrivere. Solo
dell’uomo del Novecento. dopo la Grande guerra si decise a violare il giuramen-
2. Perché è stato un grande maestro dell’introspezio- to, pubblicando (nel 1923) con l’editore Cappelli di Bo-
ne, dando origine al “romanzo dell’esistenza”, in cui logna il romanzo La coscienza di Zeno. Inizialmente
contano non i fatti in sé ma i vissuti, le risonanze che fu un nuovo fiasco, finché, su interessamento di Joy-
la realtà esterna produce nel soggetto. ce, la critica francese lanciò l’opera nel 1926; seguì
3. Perché ha intuito, anticipando le teorie freudiane, un rapido successo internazionale, con traduzioni
l’esistenza dell’inconscio e del suo ambiguo e conden- in francese, tedesco e inglese. Infine il “caso Svevo”
sato linguaggio. esplose anche in Italia, grazie a Eugenio Montale; il
successo ridiede fiato alla vena creativa di Svevo, che
scrisse tra l’altro alcuni importanti racconti e abbozzò
un quarto romanzo, Il vegliardo, rimasto incompiuto
LA VITA [1861-1928] a seguito della morte improvvisa causata da un inci-
Infanzia e giovinezza dente stradale, nel 1928.
Aronne Ettore Schmitz nacque nel 1861 a Trieste, por-
to dell’Impero asburgico, fiorente centro commercia-
le e città cosmopolita. Lo pseudonimo di Italo Svevo,
con cui firmerà i suoi romanzi, richiama la sua dupli- LE COSTANTI LETTERARIE
ce matrice culturale, italiana e tedesca, lasciando in Uno sguardo disincantato
ombra la terza, quella ebraica. Svevo non fu un ebreo Anche all’ambiente triestino, dominato dalla ragion
praticante: in occasione del matrimonio con una ra- pratica del successo economico e, quindi, da una vi-
gazza cattolica non esitò a farsi battezzare, eppure il sione degli uomini e delle cose concreta e spregiudi-
suo esordio letterario, nel 1880, fu un articolo in difesa cata, Svevo deve il carattere antiletterario della sua
di Shylock, l’ebreo protagonista del Mercante di Vene- opera e lo sguardo acuto e disincantato con cui la vita
zia di Shakespeare. viene ricondotta alle sue leve essenziali: salute, affari,
amore.
L’attività professionale
Avviato dal padre al commercio, studiò per quattro Il disagio esistenziale
anni in un collegio in Germania; coinvolto nel 1880 nel Il conflitto tra attività economica e vocazione lettera-
fallimento dell’impresa paterna, dovette guadagnarsi ria si riflette nell’opera sveviana assumendo la forma
da vivere abbandonando momentaneamente le ambi- dialettica del contrasto tra due modelli di vita opposti,
zioni letterarie. Per vent’anni, fino al 1899, lavorò in fondati l’uno sulla lotta per il successo e l’altro sulla
banca, dedicandosi contemporaneamente a collabo- ricerca della serenità interiore. Il personaggio svevia-
razioni editoriali e all’insegnamento. A seguito del no è sempre uno “straniero”, un “diverso”, incapace di
matrimonio, celebrato nel 1896, con Livia Venezia- adattarsi a un ambiente sociale ostile o indifferente,
ni, Svevo nel 1899 entrò nella ditta del suocero, che diviso fra il bisogno di integrazione e la salvaguardia
aveva fatto fortuna brevettando una speciale vernice della propria irrinunciabile individualità.
sottomarina. Seguirono anni di intenso lavoro e viag-
gi frequenti all’estero, in particolare in Inghilterra. La L’analisi interiore
necessità di imparare l’inglese gli diede l’occasione di Svevo si rivela soprattutto maestro nell’introspezio-
conoscere James Joyce, che risiedeva allora a Trieste ne psicologia del personaggio, di cui sa indagare in
e di cui divenne amico. modo particolare i meccanismi di difesa e le strate-
gie di autoinganno messi in atto per far fronte alle
La vocazione letteraria frustrazioni dell’esistenza. Il personaggio sveviano
Svevo, lettore voracissimo, coltivò la letteratura come più che agire riflette, ma questo riflettere non lo
una passione segreta, esordendo come commedio- conduce all’elaborazione di una sapienza, bensì si
grafo, anche se quasi tutti i suoi lavori erano destinati rivela uno strumento deviante: un argine al rimorso
a rimanere nel cassetto. Le prime opere pubblicate o una valvola di sfogo per i desideri insoddisfatti e
furono due novelle uscite sull’“Indipendente”: Una inconfessati.

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Caratteri dello stile sveviano tarsi all’alienante lavoro in banca e al modo di fare
L’italiano era lingua poco familiare a Svevo, cresciu- dei colleghi. Sua unica consolazione è lo studio cui si
to in una città in cui si parlava il dialetto e più a suo dedica la sera, frequentando la biblioteca. Conosce la
agio con il tedesco, studiato a scuola. La sua cultura figlia del principale, Annetta, corteggiata dal brillante
letteraria è perciò quella di un autodidatta e il suo lin- cugino Macario, e comincia a frequentarla allorché la
guaggio narrativo appare incolore e generico o ragio- ragazza decide di scrivere un romanzo. Tra i due na-
nieristico: una lingua artificiale che sembra trovata a sce un’attrazione e lei infine gli si concede. Disgustato
tavolino o frutto di una traduzione. Di qui l’accusa di dall’accaduto, Alfonso si allontana da Trieste; al ritor-
“scriver male” formulata da diversi critici. Nonostante no trova Annetta fidanzata con Macario e, sul lavoro, si
ciò, per il suo sguardo analitico, le sue capacità intro- vede relegato a un incarico umiliante. Le sue proteste
spettive e l’originalità dei suoi personaggi Svevo resta provocano una sfida a duello, cui Alfonso si sottrae
uno dei maggiori scrittori europei del Novecento. con il suicidio.

La figura dell’inetto


LE OPERE Svevo pubblicò il romanzo a proprie spese dopo il ri-
fiuto dell’editore Treves, che aveva intuito l’insucces-
I primi racconti so: il protagonista, figura di antieroe assolutamente
incapace di cogliere le occasioni per affermarsi (Un
Svevo esordisce pubblicando sul giornale triestino “L’in- inetto era il titolo iniziale), non poteva incontrare i gu-
dipendente” due racconti con lo pseudonimo di «E. Sa- sti del pubblico del tempo.
migli», ricalcato sul termine yiddish schlemihl, che si- L’eroe romantico era figura affascinante anche e so-
gnifica “perseguitato dalla cattiva sorte”. Ammiratore di prattutto nella sconfitta, che sapeva affrontare con
Darwin, nelle cui teorie cercava risposte in merito a ciò coraggio e grandezza. L’inetto sveviano è invece un
che spinge gli uomini a rivaleggiare fra loro e ai fattori individuo negato per la lotta, goffo e ridicolo, inca-
che in questa lotta determinano successi e fallimenti, pace di dominare la vita, perennemente frustrato e
Svevo concentra però l’attenzione non sul vincitore ma scontento; non ha alcuna dote fuori del comune, è
sul perdente nell’ambito della selezione naturale. anzi individuo marginale e disadattato, inerme e re-
Una lotta (1888) vuole esemplicare le affermazioni missivo, oggetto di scherno e dileggio. Alfonso è spes-
darwiniane intorno alle rivalità che si accendono tra so distratto sul lavoro, lento, disordinato, è il ritratto
i maschi per la conquista della femmina. I due pro- dell’inefficienza; impacciato e subalterno nei rapporti
tagonisti, Arturo e Ariodante, corteggiano entrambi la interpersonali, non sa cogliere le occasioni che gli si
bella Rosina: Arturo è tutto cervello, ha la parola faci- presentano e si lascia così sfuggire la possibilità di
le, è personaggio sognatore e contemplativo; Ariodan- sposare Annetta e di promuovere la propria posizione
te incarna invece la «maschia bellezza», è aitante e sociale. In un mondo darwinianamente concepito, Al-
sportivo, tipico uomo d’azione. A quest’ultimo andrà il fonso è nato perdente.
favore di Rosina, appena la contesa scenderà sul pia-
no fisico: il “bruto” allo stato di natura vince alla fine L’inganno della coscienza
sulla civiltà del sentimento. Svevo è soprattutto un grande indagatore degli strati
L’assassinio di via Belpoggio (1890) esemplifica invece profondi dell’uomo; la vicenda si snoda senza grandi
l’idea darwiniana secondo cui nell’uomo confliggono colpi di scena, perché al centro del racconto sono le
l’istinto egoistico e gli istinti sociali, che fungono da de- risonanze intense che gli eventi, anche banali, susci-
terrente: per Darwin il comportamento degli individui tano nell’animo del protagonista: al romanzo d’azio-
oscilla costantemente fra lotta per la vita e leggi del ne subentra così il romanzo dell’esistenza. A dilaga-
branco, impulsi di autoaffermazione e divieti morali. re sulle pagine è la sfera della coscienza, che però
Protagonista del racconto è Giorgio, un fallito che vive nell’inetto non si rivela strumento di conoscenza, ma
di lavori saltuari e che, in un raptus omicida uccide strategia di autoinganno per contraffare la realtà. In-
Antonio. All’atto impulsivo e incontrollato non segue capace di imporsi o anche solo di difendersi nel mon-
alcun rimorso in Giorgio, semmai una punta di com- do reale, Alfonso si rifugia nel sogno a occhi aperti,
piacimento; a tormentarlo sarà il timore del giudizio immaginando scenari in cui rifarsi delle frustrazioni
della folla, che si trasforma ben presto in angosciosa subite.
ossessione. Giorgio finisce così per tradirsi e, arresta-
to, confessa immediatamente per non impazzire. Il male di vivere
Ma l’inetto non è uomo migliore degli altri: anch’egli
compie il male, e il ragionamento sofistico diviene in
Una vita [1892] lui strumento per crearsi un alibi a prova di rimorso,
La trama operando non un esame, ma uno scarico di coscien-
Alfonso Nitti, giunto a Trieste dalla campagna e con za. Al di sotto della coscienza si rivela tuttavia l’anima
alle spalle una formazione umanistica, stenta ad adat- del personaggio, che consiste in una cieca volontà di

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vita e affermazione, destinata a rimanere inappagata; l’amore, tardivo quanto totalizzante. Il tempo e lo spa-
di qui il “male di vivere” del protagonista. Svevo stesso zio si contraggono all’oscurità serale in cui vive l’om-
confesserà l’ispirazione schopenhaueriana alla base broso Emilio e all’appartamento dove Amalia conduce
del romanzo: la vita umana scorre fra desiderio, che è la sua claustrale esistenza.
dolore, e soddisfazione, che è sazietà; con il possesso
svanisce ogni attrattiva e il desiderio rinasce in forma La senilità
nuova, pertanto la delusione è inestirpabile. La senilità cui allude il titolo non ha nulla a che fare
con l’età anagrafica (Emilio ha 35 anni e Amalia è
La scelta del suicidio ancora più giovane), ma è una condizione interiore:
Dalla constatazione di essere «incapace alla vita», o come Alfonso Nitti, Emilio Brentani è un inetto, un
meglio di non aver saputo estrirpare da sé l’impulso personaggio debole e passivo; Emilio e la sorella
naturale alla lotta, nasce in Alfonso la scelta finale del sono entrambi persone irrealizzate, avviate al declino
suicidio; Schopenhauer, peraltro condannando il sui- senza aver mai raggiunto la maturazione; la vita li ha
cidio, aveva affermato: «Il suicida vorrebbe la vita: e solo sfiorati ed essi, con la loro insoddisfatta brama di
soltanto non è soddisfatto delle condizioni in cui gli si piacere e di amore, si sono lasciati vincere dal torpore
offre [...]. Il suicida cessa di vivere, appunto perché non e come rinchiusi in un bozzolo, al cui interno sono di-
può cessar di volere; la volontà si afferma in lui con la ventati vecchi prima del tempo.
soppressione del fenomeno [...]».
L’irruzione dell’amore
I nflussi naturalisti L’amore irrompe in queste vite grigie e apatiche scon-
Nato in pieno clima naturalista, il romanzo ne deriva volgendole. Per queste due anime disoccupate che
l’abbondanza di dettagli descrittivi, l’attenzione allo mai si sono aperte alla vita, l’esperienza dell’amore
status sociale dei personaggi, lo scrupolo scientifico significa vivere all’improvviso una giovinezza mai co-
nel cogliere gli aspetti clinici della malattia. Alfonso, in nosciuta; e così i due “vasi vuoti” si colmano fino a tra-
particolare, viene osservato all’interno di quattro fon- boccare. Significativamente i due partner, Stefano e
damentali milieux: la banca, la famiglia presso cui vive Angiolina, rappresentano tutto ciò che ai protagonisti
a pensione, casa Maller, il villaggio natio. manca e, in più, possiedono la noncuranza propria de-
Non mancano tuttavia episodi che esulano dalla tem- gli individui destinati a trionfare nella lotta per la vita.
perie realista e si pongono come prefigurazioni del
destino del protagonista: come la scena cui Alfonso Il carnevale
assiste tornando dal paese a Trieste, allorché un po- La vicenda è ambientata nel periodo del carnevale (Il
vero diavolo senza biglietto viene scaraventato giù dal carnevale di Emilio era il titolo iniziale), che rappre-
treno e catapultato, solo e senza radici, in un mondo senta il sovvertimento della vita ordinaria; l’esistenza
sconosciuto e ostile. quaresimale dei due protagonisti all’improvviso è ca-
povolta dalle pulsioni vitali e dall’arbitrio personale, in
un vortice che, dice lo stesso Svevo, dalla noia condur-
Senilità [1898] rà, attraverso il dolore, a una noia ancora più greve.
La trama
Emilio Brentani conduce una vita anonima e ritira-
ta con la sorella nubile Amalia. Il grigiore di questa La coscienza di Zeno [1923]
esistenza viene sconvolto dall’irrompere dell’amore: La trama
Amalia si innamora senza speranza dello scultore Il romanzo è scandito in otto capitoli. Nel primo (Pre-
Stefano Balli, mentre Emilio si invaghisce della disi- fazione) il Dottor S. annuncia di avere deciso di pub-
nibita popolana Angiolina, che lo tradisce e lo ingan- blicare per vendetta i quaderni del suo paziente Zeno
na senza pudore. Alla fine Amalia cerca la pace negli Cosini, “reo” di avere interrotto la terapia psicanaliti-
stupefacenti che la portano alla morte, mentre Emilio, ca. Nel secondo (Preambolo) Zeno dichiara la valen-
stanco di giustificare sempre e comunque l’amante za terapeutica dei propri quaderni autobiografici. Nel
infedele, trova il coraggio di lasciarla. terzo (Il fumo) Zeno illustra i numerosi e vani tentativi
di smettere di fumare. Nel quarto (La morte di mio
Il distacco dagli schemi naturalisti padre) descrive il rapporto conflittuale con il padre.
Ormai emancipato dai condizionamenti del romanzo Nel quinto (La storia del mio matrimonio) racconta le
naturalista, Svevo riduce il numero dei personaggi e si bizzarre circostanze che lo hanno portato a sposare
concentra sull’esplorazione del loro mondo interio- Augusta Malfenti. Nel sesto (La moglie e l’amante)
re, rinunciando alla descrizione del milieu. Anche la narra della relazione con Carla, che procede parallela
prospettiva oggettiva del narratore esterno è abban- al matrimonio, in perfetta integrazione. Nel settimo
donata e Svevo adotta il campo visivo dei due prota- (Storia di un’associazione commerciale) racconta la
gonisti, Emilio e la sorella Amalia; il mondo esterno società stretta con il rivale Guido, marito di Ada Mal-
è una realtà lontana e nel romanzo c’è posto solo per fenti, e le paradossali circostanze della sua morte.

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Nell’ottavo (Psico-analisi) condanna la tearapia psica- costruisce intenzionalemnete il proprio racconto auto-
nalitica come fallimentare e proclama la propria auto- biografico come un caso clinico da manuale.
guarigione.
La riscrittura mancata
 a struttura narrativa
L Giunto infine alla conclusione di non essere affat-
Nella finzione narrativa la genesi del testo è ricondot- to malato, Zeno vorrebbe riavere i suoi quaderni per
ta alla prescrizione di un medico come preludio alla poter riscrivere la propria autobiografia da un diverso
terapia psicanalitica. Diligentemente Zeno prende punto di vista, abbandonando cioè la chiave interpre-
a redigere dei quaderni a tema recuperando retro- tativa edipica, rivelatasi fuorviante. Negatagli questa
spettivamente i capitoli più importanti della propria possibilità, spetterebbe al lettore operare una rilettu-
esistenza. Se gli eventi sono sostanzialmente dispo- ra del testo rintracciando, nei diversi capitoli, segnali
sti in ordine cronologico, non mancano però sovrap- di sanità laddove erroneamente erano stati individuati
poszioni, ripetizioni o anticipazioni; inoltre ogni evento sintomi di malattia.
passato è sempre ricondotto al presente di Zeno, che
si descrive nell’atto di ripensare il proprio passato, Il trionfo di Zeno
sottolineando l’intenzionalità della scrittura da parte Di fatto, pur muovendo da pronostici sistematica-
dell’io narrate. Ne deriva, in generale, la percezione di mente infausti, Zeno chiude in attivo il bilancio della
un tempo fluttuante. propria esistenza (lasciandosi tra l’altro alle spal-
le personaggi che sembravano ben più di lui avviati
Un romanzo anti-psicanalitico al successo), in particolare nei fondamentali capitoli
La psicanalisi costituisce l’innesco narrativo e il qua- dell’amore, del lavoro e della salute.
dro scientifico di riferimento del romanzo, anche se, Per quanto riguarda l’amore, Zeno, pur non riuscendo
nella finzione narrativa, la redazione dei quaderni pre- a sposare la donna che crede di amare, trova senza
cede le sedute, di cui Zeno offre un sommario raggua- volerlo una moglie adorabile; anche la relazione con
glio a posteriori solo nell’ultimo capitolo. La coscienza Carla procede liscia e senza alcun incidente di per-
di Zeno si risolve di fatto in una completa liquidazione corso, intregrandosi perfettamente con la vita ma-
della terapia psicanalitica, sulla quale Svevo nutri- trimoniale. Nell’ambito del lavoro, fin dall’inizio, pur
va forti dubbi suffragati dall’esperienza del cognato godendo di ridottissimi spazi di manovra, Zeno ottiene
che, dopo due anni di sedute a Vienna con Freud in incoraggianti successi finanziari. Con lo scoppio della
persona, fece ritorno a Trieste in condizioni ancora Grande guerra, poi, rimasto a operare in totale auto-
peggiori, congedato addirittuta come “incurabile” dal nomia, sa addirittura dar prova di una superiore in-
padre della psicanalisi. Tutti i riferimenti alle teorie e telligenza delle leggi economiche, mostrando la stoffa
alla prassi clinica freudiana all’interno dell’opera sono di un vero capitalista. Per quanto riguarda la salute,
sempre accompagnati da un’ironia che svela le posi- Zeno non perde occasione di raffigurarsi come biso-
zioni diffidenti e critiche dell’autore. Lo stesso Dottor gnoso di cure, anche se il suo male, in definitiva, è la
S., che apre il romanzo con il suo atteggiamento asso- vita stessa. Nonostante lo zelo maniacale con cui si
lutamente non professionale, viene liquidato al termi- intestardisce a curare i propri “disturbi”, Zeno gode di
ne come un isterico vendicativo. Alla psicanalisi viene una salute di ferro; condizione invidiabile specialmen-
negato ogni valore conoscitivo e non le sono rispar- te se messa a confronto con le patologie devastanti
miate critiche sul piano della dottrina, della terapia e che, senza pietà, colpiscono tutti gli altri personaggi.
del metodo; la confutazione radicale delle scoperte Il trionfo finale di Zeno, che alla fine si impone sulle
freudiane è condotta inizialmente con sottile malizia, altre figure maschili dell’opera (dall’amministratore
mentre nell’ultimo capitolo la psicanalisi viene esplici- Olivi al suocero, fino al grande rivale, il cognato Guido
tamente liquidata come una colossale «ciarlataneria». Speier), è significativamente sancito da Ada in perso-
na, la donna amata dal protagonista e infelicemente
Il complesso di Edipo sposata a Guido, che riconosce in Zeno «il migliore
Nella prima parte del romanzo l’io narrante rilegge il uomo della nostra famiglia». Quanto al rapporto con il
proprio passato alla luce del complesso di Edipo in cui padre, lo schema del conflitto edipico viene addirittu-
crede di riconoscere la matrice della propria malattia. ra rovesciato: è il padre la figura debole, ossessionato
Svevo è molto abile nel “depistare” il lettore sul conto dall’idea della morte, emotivamente bloccato e inca-
del protagonista: le qualità positive di Zeno vengono pace di compiere l’ufficio di genitore.
sistematicamente intese come sintomi della malattia
e i suoi successi come capricci della fortuna. Del re- Gli ultimi anni: i racconti e una commedia
sto nel Preambolo è Zeno in persona a rivelare di aver
letto «un trattato di psico-analisi» prima di cominciare Anche grazie al successo finalmente raggiunto Sve-
a redigere le proprie memorie: ciò significa che il pro- vo visse negli ultimi anni una straordinaria stagione
tagonista rilegge la propria storia personale attraver- creativa: scrisse racconti, una commedia e abbozzò
so il filtro (deformante) dell’antropologia freudiana e un quarto romanzo, tutte opere il cui nucleo gene-

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ratore è una lucida riflessione sulla psicologia della perato la soglia dei settant’anni. In un primo momento
vecchiaia. Svevo ripropose la forma diaristica; entrato nel «tem-
po ultimo» della vita, escluso da ogni attività e domi-
I racconti nato dall’attesa della morte, il protagonista torna alla
Vino generoso (pubblicato nel 1926), è un apologo il scrittura come pratica igienica per sfogare il proprio
cui scopo è esortare le persone anziane alla sobrietà e malumore, realizzando una sorta di ironico album di
all’osservanza scrupolosa delle prescrizioni mediche. famiglia. Successivamente l’autore giudicò insoddi-
La novella del buon vecchio e della bella fanciulla sfacente il disegno iniziale e mutò strategia, sceglien-
(1926) è un invito alla castità senile: chi ha raggiunto do di narrare episodi cruciali del passato recente di
una certa età deve rassegnarsi alla quiescenza e vin- Zeno, gli anni cioè del primo dopoguerra: in partico-
cere gli improbabili richiami dei sensi. In Una burla ri- lare l’esautorazione dagli affari, la condanna a una
uscita (1926) si racconta di un oscuro scrittore, invec- forzata inattività (nel capitolo intitolato Un contratto),
chiato senza mai raggiungere il successo sperato (evi- e la relazione venale con una tabaccaia, iniziata con
dente proiezione dell’autore), ai cui danni viene ordita la speranza di rinverdire la propria virilità e conclusa
una burla, solleticandone le velleità di riconoscimento con l’amara constatazione che l’unica attrattiva in un
e di fama. Svevo fa i conti con il successo letterario, vecchio è il portafogli (Mio ozio).
atteso per tanti anni e giunto insperato, tentando di
esorcizzare la propria megalomania. Corto viaggio «Tempo misto» e tecnica del raccoglimento
sentimentale (1922) è un esperimento di narrazione Nei capitoli realizzati Svevo sperimenta il «tempo
modellata sull’Ulisse di Joyce; Svevo esplora la vita in- misto» della narrazione, cioè il corto circuito dialet-
teriore del protagonista durante un viaggio in treno dal tico che si viene a creare fra il presente dello Zeno
tramonto all’alba, operando una dilatazione del tempo narratore e il passato dello Zeno personaggio. Il
interno che aderisce ai vissuti del personaggio, ripro- protagonista ha scelto di consacrare i suoi ultimi
dotti nel loro fluire senza ordine. giorni alla meditazione e di adottare la tecnica del
raccoglimento: non vuole semplicemente ricorda-
Una commedia: La rigenerazione re, ma rivivere il passato, in particolare le “fratture”
In questa commedia, scritta tra il 1926 e il 1927, il nella continuità dell’esistenza, nella speranza di «in-
settantaseienne Giovanni Chierici si sottopone a un tendere meglio» cioè, sostanzialmente, di imparare
intervento chirurgico nella vana speranza di poter rin- a rassegnarsi e a prendere congedo dalla vita. A
giovanire e riaffermare il proprio ruolo all’interno della questo fine la coscienza deve contemplare a debita
famiglia; conta in particolare di riguadagnare un’im- distanza i propri vissuti, che poi sta alla scrittura fis-
magine di affidabilità e poter così riprendere a con- sare cristallizzandoli.
durre a passeggio il nipotino. La commedia riflette,
oltre che sulle promesse della scienza, sulla perdita Dalla protesta alla rassegnazione
di ruolo e considerazione da parte dell’antico patriarca Il protagonista del Vegliardo vive il passaggio crucia-
nell’ambito della società moderna. le dalla società patriarcale a quella moderna, da un
mondo che onora e rispetta i vecchi a uno che li relega
in un angolo considerandoli buoni a nulla inaffidabili e
Gli ultimi anni: Il vegliardo inutili. Ferito nella dignità, Zeno prova un moto di ri-
Due diversi approcci bellione, consapevole però che «la protesta è la via più
Negli ultimi mesi di vita Svevo si dedicò a un quarto breve alla rassegnazione»; infine il vecchio non può
romanzo, destinato a rimanere incompiuto; il prota- che riconciliarsi con la propria sorte, piegandosi alle
gonista è ancora Zeno Cosini, che però ha ormai su- ineludibili leggi biologiche.

G. Langella, P. Frare, P. Gresti, U. Motta


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