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NEOCLASSICIMO

 Linguaggio artistico successivo e in opposizione al Barocco e Roccocò.


 Modello ad ispirazione classica per abbandonare il modello ridondante dell’epoca precedente. Il barocco
iniziò ad essere considerato la peste del gusto: troppo esagerato, frivolo, decorativo, leggero. Si torna ad
un’arte idonea e coerente all’epoca del tempo, tornando appunto ad un’arte antichissima, cioè quella
classica, poiché è un’arte eterna.
 Inizia circa a metà del 700 e termina nel 1815 (congresso di Vienna)
 Il Neoclassicismo è importante anche come espressione dell’Illuminismo che sta preparando un
cambiamento in Europa;
 È importante perché è pluridisciplinare (pittura, scultura, architettura ex Piermanini con le sue costruzioni: la
Scala, palazzo reale di Monza)
 Prima corrente artistica internazionale, che si sviluppa negli stessi anni in quasi tutta Europa, Nord America e
Russia.
Un esempio di architettura neoclassica americana è Capitol hill, la Casa Bianca. Thomas Jefferson, il terzo
presidente d’America è uno dei più grandi architetti neoclassici americani.
In Russia, un esempio è San Pietroburgo, che viene ricostruita da architetti italiani, specialmente bergamaschi
(Giacomo Quareghi).
 Le capitali del neoclassicismo sono Roma (aspetto storico, culturale) e Parigi (aspetto ideale, filosofico)

IN CHE MODO SI SVILUPPA?

Gli autori si ispirano ed imitano il mondo classico, perché nell’imitazione non c’è solo la copia dell’aspetto formale
(concetti come armonia, simmetria, tematiche mitologiche, …) ma anche il recupero dell’aspetto civile e morale, il
ritorno ad un certo mondo, che si basava su certi ideali, valori, virtù.

PERCHÉ IN QUESTO MOMENTO STORICO?

L’Europa sta vivendo dei cambiamenti, e poi anche rivoluzioni, fondamentali. Un nuovo mondo spinto da un nuovo
modo di pensare, incarnato perfettamente dal neoclassicismo. È il secolo dei lumi e della ragione, gli artisti neoclassici
sono illuministi e il neoclassicismo è pregno di valori illuministi. La ragione torna ad essere al centro delle scelte,
questo periodo infatti è logico, laico. Il nuovo compito degli artisti è istruttivo.

Simbolo emblematico dell’illuminismo è l’enciclopedia, cioè la scelta di racchiudere in dei libri in ordine alfabetico
tutto il sapere umano.

Nuovi linguaggi e nuove discipline si sviluppano in modo autonomo durante l’illuminismo:

 ARCHEOLOGIA: nasce una nuova dimensione dell’archeologia, che consiste nello scoprire, preservare,
studiare oggetti di un’epoca antica. Lo studio del passato la storia diventa una disciplina filologica. Iniziano,
quindi, le prime campagne di archeologia, che riportano alla luce cose mai viste, pensate perdute: ex.
Ercolano (1738) e Pompei (1748).
Ercolano e Pompei sono città romane ai piedi del Vesuvio di cui si parla in libri antichi. Iniziando a leggere e a
decidere dove scavare esattamente, si trovano due intere città, suscitando l’entusiasmo neoclassico. Grazie a
questo entusiasmo si diffondono anche i viaggi soprattutto nella nostra penisola: il Gran Tour (viaggio di anni
intrapreso da giovani ricchi che visitano l’Italia, concludendo a Roma, Pompei o Ercolano.) Roma torna così ad
essere un’importante città per l’arte;
 ESTETICA: disciplina prodotto del ragionamento illuminismo, che studia e definisce la bellezza. La ricerca della
bellezza esisteva già, ma nel 700 l’estetica diventa una branchia autonoma. Il primo testo di estetica è di Kant,
Critica del giudizio, in cui indaga sul bello e come l’uomo si relaziona con esso. Secondo Kant il concetto di
bello è insito nell’uomo, ma non è la ragione la prima ad entrare in gioco, bensì il giudizio, che è il primo
modo di avvicinarsi alla conoscenza (nonostante il giudizio non sia conoscenza).
 LA STORIA DELL’ARTE: diventa una specifica disciplina con un obiettivo. Questo mestiere esisteva già (Vasari),
ma ora viene studiata in modo logico, cronologico, per criteri estetici, con ordine nel giudizio. Il primo storico
dell’arte è Joachim Winckelmann. Egli inizia a sistemare le biblioteche e viene mandato a Roma per lavorare
per un cardinale. Qui rimane per sempre, in quanto a Roma può sviluppare il suo amore per la storia e per
l’arte. Durante questa sua permanenza a Roma, inizia a scrivere delle opere di storia dell’arte: Storia dell’arte
nell’antichità, Considerazioni sull’imitazione delle opere greco-romane. In questi libri sostiene che l’arte
greco- romana, ma soprattutto quella greca, è stata un riferimento importantissimo per la storia dell’arte ed è
quindi perfetta per essere imitata. Egli è quindi il primo teorico del neoclassicismo. L’arte più grande è per lui
la statuaria della Grecia classica.
I valori più importanti del mondo classico da recuperare sono:
1. Il bello ideale: è lo l’obiettivo della produzione artistica. La bellezza non esiste nel nostro mondo, va
idealizzata con il filtro razionale (riprende la kalokagatia, mimesis, imitazione della Grecia antica)
2. Nobile semplicità: c’è nobiltà solo nella semplicità, al contrario del barocco
3. Quieta grandezza: solo in condizione di quiete esce la grandezza, quindi senza sentimenti
 Il Neoclassicismo è importante anche come espressione dell’illuminismo che sta preparando un
cambiamento in Europa;
 È importante perché è pluridisciplinare (pittura, scultura, architettura ex Piermanini, la scala, palazzo reale di
Monza)
 È la prima corrente artistica internazionale, si sviluppa negli stessi anni in quasi tutta Europa, Nord America e
Russia. Un esempio di architettura neoclassica America è Capitalhill, la Casa Bianca e Thomas Jefferson, il
terzo presidente d’America è uno dei più grandi architetti. In Russia, un esempio è San Pietroburgo, che viene
ricostruita da architetti italiani, specialmente bergamaschi (Giacomo Quareghi).
 Le capitali del neoclassicismo sono Roma (aspetto storico, culturale) e parigi (aspetto ideale, filosofico)

ANTONIO CANOVA
 Antonio Canova è il massimo artista (scultore) ed espressione del
Neoclassicismo in Italia. Egli raccoglie in modo precisissimo i dettagli
del passato, ma interpreta anche il suo tempo.

 Nasce a Possagno, in provincia di Treviso, e si trasferisce molto


giovane a Venezia, perciò si può dire che la sua formazione è veneto-
veneziana. Qui frequenta l’Accademia delle belle arti, dove copia
diverse opere, dando soprattutto peso alla tonalità ed al chiaro scuro,
tipico metodo veneziano. In questo momento, però, non ha ancora
deciso che disciplina approfondire. Decide quindi di fare un viaggio a
Roma, dove la sua vita ha una svolta, infatti non tornerà mai nel nord
est italiano, ma va a vivere li. A Roma si inserisce perfettamente ai
cambiamenti culturali, ma la cosa più importante è la conoscenza di
Winkelmann che arriva a Roma nel suo stesso periodo, grazie al quale
comprende appieno le sue teorie. La scultura di Canova è la perfetta
prova pratica delle teorie di Winkelmann. È proprio grazie a lui che capisce che con la scultura può esprimere
i suoi ideali e le sue capacità. Ma non si accontenta di copiare il passato come il mero recupero di regole
estetiche, ma diventa anche esperto del mito, dove trova anche i contenuti delle sue opere.
 Anche quando è ancora in vita tutti comprendono le sue capacità, diventa quindi molto importante, ben
pagato e stimato. Lui sa di essere bravo e gli piace “farsi chiamare” il Fidia moderno (creatore del Partenone).
Lavora per due papi, diventa lo scultore officiale della famiglia Bonaparte e nel frattempo anche l’artista di
corte degli Asburgo.
 Un altro aspetto importante è che è l’ultimo erede dell’antica scultura italiana e l’ultimo artista italiano
importante, infatti poi i centri artistici si spostano (ex. Parigi).
 L’arte di Canova diventa inconfondibile, le sue caratteristiche principali sono: marmo, colore bianco,
perfezione formale.

TESEO E IL MINOTAURO-1783
 È considerata la prima scultura Neoclassica di Canova:
scultura classica, a tutto tondo, di marmo bianco e
rappresenta un contenuto mitologico.
 In quest’opera Canova riprende l’ arte greca,
specialmente la nudità e la kalokagatia
 Teseo è un eroe della tradizione greca che riuscì a
sconfiggere il Minotauro, tenuto da Minosse
dell’labirinto di Knosso, sfamato con dei ragazzi. Tra
questi ragazzi c’è Teseo, che, però, non vuole farsi
uccidere. Arianna, figlia del re, si innamora di Teseo e lo
aiuta a sconfiggere il Minotauro e ad uscire dal labirinto.
 In questa scultura, Canova ci mostra la sconfitta del
Minotauro. Una cosa interessante è il rapporto tra le
due figure, non c’è lotta: Teseo è un uomo ed è quindi
superiore al Minotauro. Essendo già riuscito a
sconfiggerlo, si siede trionfante sulla bestia,
mostrandosi come entità superiore, un esempio è il
bastone usato per sconfiggere il Minotauro, che nella
scultura è raffigurato come un bastone di comando.

AMORE E PSICHE-1793
 Amore e psiche è la scultura che incarna perfettamente
cosa è il neoclassicismo. È una scultura a 360°, di
marmo bianco, in cui viene ripresa una tematica
mitologica (il mito di Amore e Psiche). Il mito è ripreso
da Apuleio, l’asino d’oro.
 Interessante è l’affinità tra questa scultura e i dipinti
ritrovati in alcune domus di Ercolano in quel periodo.
Ciò rende il contenuto molto attuale, nonostante sia
antico.
 Canova scolpisce il momento più importante, quando i
due si trovano e si abbracciano.
 Canova ha composto e progettato la scultura dando
importanza al punto di vista frontale, utilizzando un
chiasmo (forma a x), creando una relazione tra i due
(dall’ala sinistra fino alla fine del corpo di Psiche;
dall’ala destra, lungo il busto di Psiche fino alla gamba di Amore). Queste due linee s’ incrociano al centro
dell’opera, dove ci sarebbe dovuto essere il bacio.
 Ad enfatizzare la relazione tra i due
personaggi c’è anche una serie di due
cerchi, due anelli intersecati tra loro,
composti dalle loro braccia: uno è
costituito dalle braccia di Psiche,
mentre l’altro da quelle di Amore, che
con un braccio copre volontariamente
il seno di Psiche e con l’altro le
accarezza il viso.
 Altri aspetti classici ripresi da Canova
sono la perfezione formale, la gysmon
(nudità) e il drappeggio che ricopre le
nudità di Psiche.
 Va ribadita anche la qualità tecnica di
Canova: le figure sono perfette, lisce,
ci illude che questa situazione sia vera, un pezzo di pietra che ci sembra carne.
 Però in questa scultura mancano le emozioni, la passione, perché non sono competenza dalla ragione. Per
questo non ci bacino, si abbracciano ma secondo ideali geometrici.

PROCESSI DI LAVORAZIOINE

Canova non improvvisa (ex. Michelangelo): egli progetta con un metodo, un rigore per trasportare l’idea all’opera
finale, tramite un metodo razionale.

1. Dopo aver studiato l’argomento, crea delle bozze e ne seleziona una;


2. Fa un modellino in argilla molto piccolo, trasformando l’abbozzo grafico in plastico. L’argilla è un materiale
che si lavora per aggiunta, al contrario del marmo, che si lavora per sottrazione. Decide, infatti, questo
materiale per poter studiare meglio le forme;
3. Crea una scultura della grandezza reale, però con il gesso, perché ha una lavorazione molto semplice, è
economico e gli permette di modellare la figura facilmente a grandezza reale;
4. Inserisce poi dei chiodi nel gesso ancora liquido, che usa come punti di riferimento per le misure da riportare
sulla scultura definitiva in marmo;
5. I collaboratori di Canova riportano tutte le misure del gesso nel marmo;
6. Quando la scultura è ormai ultimata, Canova finisce di dettagli, i visi ed esegue la lisciatura.
Monumento funebre per Maria Cristina d’Austria
Canova si specializza nel monumento funebre, che realizza in
diverse città: Roma per Clemente XII e XIV, a Firenze per
Tiziano, che però non termina, ma il più importante è quello
per Maria Cristina d’Austria. Mentre lavora per la famiglia di
Napoleone, lavora, infatti, anche per la famiglia asburgica. Così
facendo viaggia tutta l’Europa e lascia la sua firma in diversi
contesti, indipendentemente dalle situazioni geopolitiche. Per
la famiglia Asburgo lavora principalmente nel Hofburg a
Venezia, luogo centrale dell’Austria, dove si trova la Chiesa
degli Agostiniani, in cui vengono seppelliti gli Asburgo.

 Con quest’opera comprendiamo perfettamente come


concepisce Canova la morte: non in senso religioso o
cristiano, in chiave laica, essendo illuminista. Proprio
per questo, non vediamo molto il senso cristiano, l’aldilà, ma vediamo un passaggio dalla luce all’ombra, dalla
ragione alla sua assenza. Questo monumento non rappresenta un viaggio eterno, quindi non è in funzione
del defunto, ma dei vivi, cioè per eternizzare e celebrare la memoria del defunto, come aveva teorizzato
anche Foscolo nei Dei Sepolcri;
 Il monumento è un misto tra l’idea architettonica e scultorea in marmo bianco di Carrara;
 Per la costruzione architettonica richiama il modello egizio: il triangolo. Riprende questa antichità perché è il
periodo delle campagne d’Egitto, in cui vengono riscoperti grandi monumenti egizi. A Canova non importa la
piramide, ma la forma del triangolo, infatti è un piano inclinato a forma triangolare, con il vertice che è come
poggiato al muro;
 Dettaglio importante è la porta al centro della costruzione, che raffigura il passaggio dalla luce all’ombra.
 Scolpisce poi un corteo funebre che porta le ceneri della defunta verso la soglia;
 La forma del triangolo viene ripresa anche nella tripartizione dei personaggi, che hanno un senso allegorico:
 Il gruppo centrale è costituito da una donna con delle ancelle, che tiene in mano le ceneri della
defunta nella soglia: allegoria della pietà, ciò che di profondo si prova di fronte alla morte;
 La coppia di sinistra è costituita una giovane donna che accompagna un anziano gobbo poggiato ad
un bastone: allegoria della carità/beneficienza, il più profondo valore di Maria Cristina;
 Il terzo gruppo è composto da un leone sul gradino più alto, a cui si appoggia un giovane alato: il
giovane è allegoria del genio alato o funebre, poggiato al leone che è simbolo della fortezza, ci dice
quindi come ci si deve essere il comportamento di fronte della morte, in modo razionale;
 Un elemento importante è in alto: un medaglione con l’effige di Maria Cristina, riprendendo il ritratto di
profilo tipicamente latino. Anche questo ha un senso allegorico, infatti la cornice è costituita da un serpente
che si morde la coda, che rappresenta la continuità, cioè continuità nella sua memoria della sua importanza;
 È interessante anche la figura femminile che sorregge il medaglione, che è allegoria della felicità. Infatti, la
morte è considerata con razionalità, quindi non come un mistero, ma come un passaggio e la fortuna di
averla conosciuta.
 Anche in quest’opera Canova conferma la sua perfezione tecnica.
JACQUES-LOUIS DAVID
È contemporaneo a Canova e insieme a lui è il più grande esponente del
Neoclassicismo. Molto importante è la sua francesità e pariginità, infatti è
molto legato alla sua città, che era caratterizzata da difficoltà politiche e
sociali. I quadri di David devono essere inquadrati storicamente e
culturalmente per comprenderli:

 Nasce, cresce e studia in una Francia monarchica, dove però


questi valori stanno già cedendo;
 Nel 1789 appoggia la Rivoluzione, si iscrive ai giacobini, quando
vinceranno la rivoluzione diventerà deputato;
 Quando il potere andrà nelle mani di Napoleone, David lo
appoggia e diventa anche ritrattista ufficiale;
 Dopo la caduta di Napoleone, fugge in esilio e muore in esilio.

Per questo suo forte legame con Parigi troviamo la principale differenza
tra David e Canova: donano un senso diverso al ruolo dell’artista, infatti
per David il poeta ha un ruolo sociale ed etico: educare, indicare la via,
definire dei lavori, ritornando a dare importanza al contenuto, mentre Canova decideva un mito in funzione dello
sviluppo della scultura dal bello ideale. Canova è più estetico, mentre David è più etico. David era infatti anche un
uomo politico, che prende posizione.

 Nasce e cresce in Francia, dove si iscrive alle belle arti e si studia ancora l’arte roccocò, ma entra anche a
contatto con la ripresa dell’antichità e comprende che potrebbe essere una bella idea.
 Si iscrive al concorso Prix de Rome, che consiste nella possibilità di vincere 5 anni di studio a Roma presso le
belle arti, spesato dallo stato francese. Le belle arti francesi di Roma si trova nel Palazzo Mancini in via del
Corso (che poi verrà spostato nella villa Medici).
 Perde però il premio per due anni e lo vince il terzo nel 1775, segnando una svolta per la sua carriera.
Durante il viaggio visita diverse città italiane, dove inizia a comprendere che non conosceva nulla dell’arte
antica, perciò questo soggiorno romano gli permette di vedere davvero l’arte (“come un operazione di
cataratta”). Si convince così ad abbandonare il roccocò.
 Lo colpiscono principalmente Raffaello (la facilità con cui Raffaello gestiva dipinti con tante persone,
l’eloquenza narrativa) e Caravaggio (dove trova tutto il senso della pittura, soprattutto l’uso della luce, le
ombreggiature e la potenza umana).
 Incontra anche però la contemporaneità, infatti a Roma arrivano anche Canova e Winckelmann,
comprendendo che quel linguaggio è que4llo definitivo del suo tempo.
 Quando torna a Parigi inizia una crisi umana, decide quindi di tornare a Roma per altri 5 anni, in cui accoglie
altri stimoli, conoscenze ed iniziare a dipingere. Nel 1785 dipinge la sua prima vera opera neoclassica: Il
giuramento degli Orazi

IL GIRAMENTO DEGLI ORAZI-1785


 Fortemente influenzato da Roma: costumi,
episodio,..
 Lo riprende da un libro di Tito Lidio, in cui si
parla della guerra tra i fratelli Orazi (romani) e
Curiazi (Albalonga) , durante la prima fase di
Roma monarchica. L’unico che sopravvivrà avrà
vinto, che sarà uno dei Orazzi
 David dipinge il momento del giuramento di fedeltà al padre, prima di partire per la guerra, dipingendo la
scena più significativa e pregna di valori;
 La forma è strettamente coerente al messaggio, grazie all’organizzazione dell’episodio:
 Quadro in prospettiva centrale e con rigore geometrico, essendo più razionale ripresa da Raffaello
 All’interno di un cortile di una domus romana con una serie di tre archi a tutto tondo che poggiano
su delle colonne semplici, di ordine dorico;
 La tripartizione del fondo data dai tre archi è ripresa dalla tripartizione dei gruppi di persone in
primo piano
 Forte ripresa del 3: tre archi, tre gruppi, tre spade, tre figli (inscrivibili in un triangolo)
 La parte più importante è il giuramento: è più virile e rappresenta la forza del coraggio maschile che
giurano fedeltà al padre;
 Il terzo gruppo (madre, sorella e moglie e dei bambini) è meno importante, anche per la loro
posizione, ma è comunque necessario. Sono in una situazione drammatica, ma accettano la
situazione e la volontà dei giovani, nonostante alcuni segni di disperazione. Non c’è inoltre spazio
per i sentimenti. Questo gruppo ha uno scopo educativo: di fronte il coraggio di qualcuno bisogna
accettare
 Altro aspetto importante è la luce: forte e perfetta che serve a immobilizzare la scena. Sul fondo si attenua e
illumina l’azione principale dell’episodio: il viso del padre, le spade, le mani tese in giuramento, eternizzando
questo momento. Le ombre danno solidità alle figure.
 Perché celebra le virtù dell’antica Roma? È un quadro pensato per avere un significato anche nella sua epoca,
infatti nel 1785 in Francia c’è già un’aria prerivoluzionaria.
 Allegoricamente il padre al centro della scena è la patria, la Francia;
 I figli sono il popolo francese, provando quindi a stimolare gli animi della rivoluzione
 Vediamo anche in questo suo primo quadro neoclassico l’importanza che dà al contenuto delle sue opere.

Quando scoppia la Rivoluzione francese, scendi in strada per divulgare le idee rivoluzionarie, diventa quindi un
impegnato uomo politico, ma comprende che può farlo anche attraverso la sua arte. Con lo scoppio inizia una
produzione cronachistica, disegna e racconta cosa succede (ex. giuramento della Pallacorda, Maria Antonietta al
patibolo)

OMICIDIO DI JEAN PAUL MARAT


Jean Paul Marat è un giornalista e populista, a sostegno della causa giacobina
rivoluzionaria, principalmente per “L’amico del popolo”. Egli è anche il
braccio destro di Robespierre. Nel 1793, la girondina Charlotte Corday decide
di assassinare Marat, per togliere potere ai giacobini. Corday lo contatta per
vedersi, e Marat accetta, nonostante la differenza di vedute. Qui Corday lo
uccide. Tra le prime persone che accorre presso il luogo dell’omicidio è
proprio David.

 L’ambientazione è legata al fatto che aveva contratto una malattia


della pelle, che lo costringeva a fare diversi bagni.
 La prima cosa che fa sulla scena del crimine è un ritratto del defunto Marat, ritraendo l’ultimo disegno del
defunto, che ottenne anche valenza di documento. Una volta, si utilizzava fare un calco del viso dei defunti,
come ora si fa la fotografia.
 A partire da questo disegno inizia a dipingere un quadro in modo da segnare la storia con la testimonianza di
questo omicidio;
 Un altro elemento importante è lo stile: il quadro è essenziale (ha a disposizione pochi elementi, un solo
personaggio, un ambiente quasi totalmente nera), ma, nonostante ciò è efficacie;
 Si riesce a riconoscere la ripresa di Caravaggio: lo sfondo scuro e monocromatico per metà del dipinto, lo
sfruttamento di una zona d’ombra, la luce entra da in alto a destra. Si rifà principalmente al quadro di
Caravaggio “La deposizione di Cristo”, soprattutto per quanto riguarda il braccio cadente di Marat ripreso da
quello del Cristo di Caravaggio. Ovviamente bisogna ricordare che David imita a memoria Caravaggio,
omaggiandolo e dichiarando l’amore per la sua arte.
 Anche in questo caso il dipinto ha un senso etico: David riprende il braccio di cristo, utilizzandolo per
rappresentare un uomo molto importante, un eroe laico. Fa quindi passare Marat come cristo laico.
 Importante sottolineare che David dipinge la scena del delitto, dopo che è già successo e l’omicida se ne è
andato
 Un dettaglio molto raffinato è la lettera che Marat tiene in mano, in cui c’è la data e l’intestazione. Inoltre, ci
sono anche delle impronte di sangue;
 David fa molta attenzione ai dettagli:
 L’arma del delitto in primo piano;
 Una penna stretta tra le dita ed i fogli, che ricordano il lavoro di Marat;
 Un tavolino, che è la scrivania di uno dei più grandi scrittori dell’epoca. Proprio nello stesso tavolino
vediamo una specie di ultimo saluto, un omaggio all’amico;
 David ci fa capire che Marat ha vissuto in povertà vivendo solo per gli ideali della rivoluzione, fino a
farsi ammazzare.
 È un’opera di convincimento: nonostante la brutalità dell’omicidio, esso è servito per riaccendere gli animi
nella Rivoluzione Francese, facendo infine vincere i rivoluzionari
 Il soggetto è totalmente idealizzato, fazioso, infatti confrontando il dipinto con altre fonti scopriamo che
Marat è una persona violento, un fanatico disposto a tutto, non un martire. David, però, lo dipinge così in
quanto deve rappresentare il rivoluzionario perfetto, omettendo quindi i dettagli.

Verso l’inizio dell’Ottocento, dopo la vittoria rivoluzionaria, David si schiera insieme a Napoleone, diventando il suo
ritrattista ufficiale. Il ritratto più celebre è sicuramente Napoleone al passo del gran San Bernardo.

NAPOLEONE AL PASSO DEL GRAN SAN BERNARDO-1803/5


 Ci troviamo al confine tra Italia e Francia, in alta montagna nel
passo del San Bernardo. Napoleone viene immortalando in una
posizione irrealistica mentre da indica indicazioni:
 Il vento tra i capelli e la criniera del cavallo
 L’abbagliamento perfetto nonostante i giorni di guerra
 Il cavallo perfettamente pulito, quasi luccicante
 Il dipinto è idealizzato, Napoleone qui è forte e sempre
vittorioso
 David si rifà alla tradizione, riprendendo il monumento equestre, ma donandogli ulteriore
grandezza.
 La guerra diventa in secondo luogo, si nota appena dietro la roccia su cui si poggia il cavallo
 La luce eternizza il momento
 Nelle rocce in basso troviamo le incisioni “BONAPARTE”, “ANNIBALE” E “CARLO MAGNO”, coloro
che riuscirono a valicare le alpi italiane, inserendo Napoleone nel gruppo dei “big”
 La pittura di David è caratterizzata dalla rappresentazione di un potere forte, su cui crea i suoi
dipinti.

Dopo l’esilio di Napoleone, rimanendo coerente, anche David va in esilio e muore

FRANCISCO GOYA Y LUCIENTES


Coetaneo di Canova e David, Goya è il terzo grande pittore del neoclassicismo.
Per inquadrarlo bisogna sottolineare le differenze tra i tre pittori:

 Goya è un pittore molto più articolato, complesso e in un certo senso


più moderno dei coetanei;
 La pittura di David e Canova è basata sulla teoria e sulla perfezione,
mentre la pittura di Goya è del dubbio, dell’introspezione.
 Già dal suo ritratto possiamo comprendere la complessità e
l’interesse di questo pittore.
 Egli è diverso rispetto dagli altri: Canova e David una volta trovato il
loro percorso (perfezione nella scultura e nella pittura) non cambiano
mai, al contrario Goya attraversa diverse fasi, che lo portano a
cambiare i suoi stili, la gente con cui lavora, …;
 L’unicità di questo artista è il suo atteggiamento di critica e di
denuncia contro il fanatismo della religione cattolica, l’ignoranza, contro la brutalità di certe regole, in difesa
dei valori fondativi dell’essere umano e della ragione;
 Non rinnegherà mai il suo essere spagnolo: la Spagna in cui cresce è diversa dal resto dell’Europa, infatti è
ancora fieramente monarchica, con la quale egli collabora, ma un’altra istituzione importante è la chiesa
cattolica. Nel periodo storico di Goya è ancora presente l’inquisizione.
 Goya non rimarrà neoclassico tutta la vita, infatti con le rivoluzioni, con problemi personali, diventa sempre
più tormentato e si apre all’irrazionale, alla soggettività, diventando anche un preromantico.
 Altro aspetto molto importante è l’ iperproduttività dell’artista, infatti oltre ai dipinti lascia anche dei disegni,
delle incisioni, degli schemi preparatori per arazzi, sviluppati in diversi modi.
 Oltre alla pittura, si interessa molto anche delle incisioni. Le incisioni sono delle stampe: viene incisa una
lastra, di rame o ferro, che viene inchiostrata, appoggiata sopra un foglio, e si fa passare fotto un torchio. Con
questa tecnica non esiste una sola lastra, ma la tiratura è maggiore, in modo da diffondere quell’immagine
più facilmente. Ciò gli permette di diffondere un messaggio, una critica, una denuncia. La produzione di
stampe più importanti sono “I Capricci”, composta da una ventina di incisioni

IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI-1797


 Questo titolo riassume tutta l’arte di Goya: una volta che si smette di ragionare,
di fare uso della ragione, si possono produrre delle mostruosità (fanatismo,
ragione cieca,…)
 Rappresenta un monito, un messaggio che ha deciso di diffondere
 Il protagonista dell’immagine è un intellettuale, in cui Goya si rappresenta.
 L’intellettuale è poggiato ad una scrivania con un taccuino, si addormenta, il che rappresenta il sonno della
ragione, e crea fisicamente dei mostri.
 C’è ambiguità nel titolo, in quanto “sueno” in spagnolo significa sonno, ma anche sogno, cioè un rimando
all’inconscio. In questo caso, Goya vede il sogno in modo negativo, ma il messaggio principale è che è
compito dell’uomo è di non cadere in questo sogno
 È importante notare che l’uomo è bianco, mentre gli animali sono scuri, poichè rappresentano il buio
dell’irrazionalità

Egli inizialmente preferisce tinte chiare e con immagini frivole, infatti egli ha studiato il Rococò, ciò gli premette di
entrare nell’accademia reale e di avvicinarsi al re in persona. Egli diventa, infatti, nel 1799-1800 il ritrattista ufficiale
dell’imperatore Carlo IV e della sua famiglia ed inizia a vivere a Madrid a contatto dei poteri forti, soggetti principali
della sua critica. Quando accetta l’incarico, mantiene comunque la sua autonomia e distacco, senza svendere i suoi
valori e i suoi ideali. Questa è una tra differenza da Canova e David, che diventarono degli addetti al culto dei potenti.

LA FAMIGLIA DI CARLO IV-1800


 È il più significativo dei quadri dedicati da Goya alla famiglia reale,
infatti è un quadro ufficiale nella quale la famiglia posa.
 Il fondo serve per dare un’ambientazione, ma ovviamente i
protagonisti sono Carlo ed i famigliari, divisi in piccoli gruppetti.
 La luce è sfruttata per indagare l’importanza di questi esponenti:
 al centro c’è la coppia reale con i figli minori
 a sinistra c’è il figlio con la futura sposa, la dama di
compagnia
 a destra altri figli e ministri.
 Ma questa stessa luce, che sottolinea lo sfarzo, mostra anche altri
aspetti della corte spagnola: in maniera diretta, senza censure o idealizzazione, i personaggi sono
rappresentati nella loro realtà: una certa bruttezza, ignoranza, la non idoneità a gestire un paese:
 La moglie è molto adornata, ma guardandola in viso non è molto bella, è reale e segnata dal tempo.
Goya non idealizza la regina, dipinge il suo collo lungo e le sue braccia grasse
 Lo sguardo di Carlo IV non è rassicurante, non sembra adatto per governare
 Il personaggio più strano è la futura moglie dell’erede, che infatti è girata, perché l’erede non aveva
ancora trovato una fidanzata. Questo gesto la rende sciocca, stupida
 L’erede ha uno sguardo fiero, vanitoso, figlio di papà
 Gli unici personaggi che Goya dipinge con pietà sono i bambini, nonostante i loro vestiti sfarzosi sono
rispettabili
 Goya si auto dipinge, infatti lui appartiene alla corte non lo nega
 A conferma della stupidità della famiglia reale è che ama questo quadro, senza comprendere la critica fatta
da Goya.
 In questo quadro comprendiamo che Goya ha studiato i pittori spagnoli, tra cui le opere “i dipinti” di
Velasquez, che aveva dipinto la famiglia reale con una composizione originale. Anche Velasquez, infatti,
dipinge se stesso che dipinge la famiglia reale (lo vediamo solo guardando lo specchio in fondo), mentre
l’unica cosa che vediamo direttamente sono le ragazzine al centro. Riprende quindi Velazques nel posizionarsi
nel quadro con la tela, ma si mette dietro, alle spalle, per comunicare che non fa parte della corte e non
condivide i loro ideali, distaccandosi e non modificando le sue idee
 Anche in questo quadro preferisce le tavolozze chiare e sottolinea i colori squillanti

LA MAJA VESTIDA-1805
In questo periodo trova altre commissioni,
sempre nella corte: Manuel Godoy, uno dei
ministri spagnoli più importanti, nonché
l’amante della regina, gli commissiona un
ritratto di un’altra amante.

 È un quadro che richiamo la cultura


classica, soprattutto la Venere: una
donna sdraiata, che però in questo
quadro viene trattata con molta più
malizia. Questa donna veste con abiti
maschili, abbinati però ad accessori femminili: ciabattine, la fascia che sottolinea il seno e le cosce.
 L’atteggiamento della ragazza non è idealizzato ma carnale: la malizia del suo sguardo, le braccia spalancate
per farsi guardare dall’amante. Inoltre, anche la posizione è sensuale, sdraiata sul letto sfatto ad attendere
l’amante.
 Il dipinto piace molto, ma non si accontenta e chiede un altro ritratto della ragazza, ma stavolta nuda

LA MAJA DESNUDA
 La tela, la posa, l’ambientazione è
uguale, ma mancano i vestiti. È cioè una
versione non più censurata del ritratto
precedente: da una parte è un più
diretto richiamo alla Venere, ma anche
in questo caso non è un nudo
idealizzato, non vengono usato delle
proporzioni di perfezione.
 Probabilmente Godoy non permette a
Goya di vedere l’amante nuda, quindi
deve basarsi sul dipinto precedente. Infatti, alcuni elementi non sono credibili: un esempio è il seno, che
riprende precisamente la forma di quella vestida, ma nella versione desnuda è una posizione irreale.
 L’assurdità è che probabilmente la prima immagine è più maliziosa, grazie al “vedo non vedo” degli abiti.
 Godoy, inoltre, chiede una cornice in modo che i due dipinti non possono essere visti contemporaneamente,
ma che si sovrappongano, in modo da modificarla in base ai visitatori che riceve.

A seguito del periodo spensierato presso la corte spagnola, nel 1808 c’è una svolta: Napoleone decide di invadere la
Spagna, ponendo inizio alla guerra di indipendenza, per farsì che la Spagna non cada sotto la dominazione francese.
Inizia così un periodo di guerra, di fucilazioni, di distruzione. Carlo IV scappa e la monarchia cade; il fratello di
Napoleone è messo a comandare la Spagna fino al 1814 con il congresso di Vienna. Goya, essendo profondamente
spagnolo, risente molto di questa situazione. Il primo dubbio è morale: la cosa che più lo ferisce è che il popolo che
vuole conquistare la sua patria è francese, nei quali ideali egli si è istruito e affidato. Umanamente, però, Goya
reagisce, recuperando dei valori: capisce che c’è bisogno di dire qualcosa e sviluppa un impegno civile, a difesa della
Spagna, della vita, della libertà e della pace. Egli capisce e sostiene che la guerra è il prodotto del sonno della ragione,
applicando questo principio a ogni guerra, non sono a quella di conquista di Napoleone.

Le fucilazioni del 3 maggio 1808-1814


 Ovviamente, il titolo dell’opera è il riassunto contenuto del
quadro, che viene dipinto per definire e sostenere l’eroismo
degli spagnoli, in quanto giusti colpiti dalla guerra.
Storicamente il quadro rappresenta le fucilazioni
avvenuta a Madrid tra il tre e l’otto maggio, per eliminare tutti gli spagnoli, una sorta di rastrellamento.
Nello specifico vuole rappresentare l’orrore e l’assurdità dell’accaduto, per tramandarlo ai posteri.
 È un’opera importantissima dal punto di vista storico, ma anche artistico, infatti Goya rappresenta questo
accaduto in modo moderno:
 Per la prima volta un pittore usa gli ultimi, i civili, come protagonisti del quadro, e li celebra in quanto
innocenti, quando di solito le figure centrali re e persone importanti.
 Inoltre, è notevole l’assenza di retorica: Goya, infatti, si schiera chiaramente con gli sconfitti,
rappresentando la loro umanità e innocenza difronte l’accaduto.
 L’ambientazione notturna rispetta la verità storica, infatti le fucilazioni avvengono di notte, ma è anche una
scelta strategica di Goya, per mettere in risalto, grazie al contrasto, l’assurdità della scena delle fucilazioni
illuminata da una lanterna utilizzata dall’esercito francese. Ciò è un’innovazione, in quanto si trova all’interno
della scena. La luce diventa anche strumento di divisione, donando alla composizione una profonda
modernità: la scena è divisa in due dalla linea obliqua creata dalla luce, rendendo il quadro più dinamico, in
quanto è una composizione più reale, accidentale e moderna rispetto alla prospettiva centrale:
 la zona di sinistra illuminata è occupata dagli spagnoli, caratterizzati, di cui riconosciamo espressioni
e emozioni. Inoltre questa zona di sinistra è suddivisa in tre sotto parti :
1. IL FUCILATO- Al centro un signore con le mani alzate, che viene caratterizzato: 1.
dall’espressione del volto, di una persona che ha la morte di fronte; 2. accetta
disperatamente la morte; 3.la sua camicia bianca acceca con il suo candore, essendo
simbolo di giustizia ed innocenza, sua e di tutto il popolo ;
2. CHI VERRÀ FUCILATO- Alle spalle del signore c’è un gruppo di persone che verranno fucilati
dopo di lui: le emozioni sono ancora diverse, per esempio alcuni non riescono a guardare ed
accettare ciò che accadrà loro, altri pregano
3. CHI È GIÀ STATO FUCILATO-In primo piano vediamo dei cadaveri ammassati, che ci
raccontano cosa accadrà a tutti gli spagnoli
 una zona di destra nell’ombra occupata dall’esercito francese, che non viene nemmeno mostrato in
volto, in quanto non degni;
 Goya ci fa capite chiaramente chi sta da una parte e chi dall’altra, sottolineando la sua visione pacifista.
 Altro dettaglio è il sangue, in quanto la guerra è sangue (ex. David non mette sangue nell’assassinio di Marat,
perché lo idealizza). Il sangue è assurdamente l’unica cosa che unisce la parte di destra e di sinistra, infatti i
fucilati sono su una collinetta e il sangue scende e fino a raggiungere i piedi dei francesi.
 In questo quadro Goya non si dedica ai dettagli, ma la sua è una pittura più istintiva.

L’ultimo periodo della vita di Goya è caratterizzato da pessimismo: accetta che il reale è incomprensibile, sbagliato e
smette di lottare per l’umanità. Ciò accade a causa della drammatica situazione politica della Spagna, ma anche per
quella personale di Goya. La sua salute peggiora fino a diventare totalmente sordo. Questo lo porta a dedicarsi più a
se stesso rispetto agli altri: si chiude sempre più in se stesso, nei suoi drammi, perdendo la lucidità, fino a decidere di
rinchiudersi in casa, la cosiddetta Quinta del Sordo. Purtroppo, questa casa non esiste più, ma possiamo
immaginarcela così: piccola casa a due piani, dove Goya dipinge direttamente sulle pareti della strada, come se
tornasse allo stato di natura e primordiale, per questo sono chiamate “Le tinte nere”, ma
anche perché i colori più ricorrenti sono scuri. Questi dipinti sono stati salvati e si trovano
in dei musei.

SATURNO DIVORA SUO FIGLIO


 In questo dipinto il contenuto è emblematico: è un tema mitologico, infatti
appartiene alla tradizione greca, rendendo il dipinto profondamente neoclassico
 Ma il modo in cui Goya lo mette in scena è una negazione totale del neoclassicismo: non c’è uno scopo
morale, ma solamente un’esagerazione, l’irrazionale.
 Si comprende che questo dipinto è frutto di un bisogno personale e non una commissione, infatti qui viene
dipinto il peggior mostro derivante dal sonno della ragione.
 È un’immagine brutale e volgare dal punto di vista artistico: Saturno ha già mangiato la testa del figlio e sta
mangiando il suo braccio;
 Le pennellate sono brutali, senza la creazione di un disegno preciso, in quanto gli serve solamente per
esprimersi e sfogarsi.

Non riesce più a sopportare la vita chiuso in casa in Spagna e decise quindi di trasferirsi a Bordeaux in Francia,
dove muore.

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