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L. Illica – G. Giacosa / G.

Puccini, La bohème (1896) 105b (12)

La bohème è ambientata a Parigi nel 1830 ed è articolata in quattro quadri.


QUADRO I
Nella soffitta
Periodo natalizio. Marcello (un pittore) e Rodolfo (un poeta) tentano di scaldarsi davanti a un caminetto. Marcello dipinge, mentre Rodolfo brucia le pagine di un suo poema per
ravvivare il fuoco. Si unisce a loro prima il filosofo Colline e in seguito il musicista Schaunard con un cesto di cibarie e la notizia di aver finalmente guadagnato qualche moneta.
L'inaspettata visita di Benoît (il padrone di casa) smorza gli entusiasmi. Con uno stratagemma costui viene allontanato e il gruppo di amici si reca al caffè Momus. Rodolfo
rimane indietro, promettendo di raggiungerli una volta terminato l’articolo cui sta lavorando.
Mimì, la giovane vicina di casa, bussa alla porta di Rodolfo chiedendo una candela per riaccendere il suo lume. La ragazza però ha un mancamento: è il primo sintomo della tisi.
Quando alfine si accinge a tornare a casa, si rende conto di aver perso la chiave della sua stanza. Sia Rodolfo che Mimì si inginocchiano per cercarla; nella concitazione del
momento, entrambi i lumi si sono spenti. Rodolfo, volendo trascorrere più tempo in compagnia di Mimì, nasconde in tasca la chiave appena ritrovata. I due conversano delle loro
vite, mentre continuano a cercare la chiave al buio. Mimì racconta di vivere da sola e di essere una ricamatrice di fiori. L'intimità dei due viene interrotta dalle grida degli amici
di Rodolfo, che reclamano la sua presenza al caffè; Mimì gli propone di accompagnarla, quindi entrambi si recano al caffè Momus.
QUADRO II
Al caffè Momus
Il gruppetto di amici si ricongiunge al caffè Momus, dove Rodolfo presenta agli altri la giovane Mimì. Intanto giunge anche Musetta, vecchia fiamma di Marcello, insieme al ricco
e non più giovane Alcindoro. Musetta aveva lasciato Marcello per tentare nuove avventure, ma ora fa di tutto per attirare nuovamente la sua attenzione, arrivando, con la scusa
di un dolore improvviso al piede, a spedire Alcindoro ad acquistare un nuovo paio di scarpe per potersi ricongiungere a Marcello. La coppia di amanti ritrovati se ne va con gli
altri amici, lasciando ad Alcindoro la scarpetta e il conto da pagare.
QUADRO III
Alla Barriera d'Enfer (una barriera doganale)
Febbraio, sotto una nevicata. Le due coppie di giovani amanti scoprono ben presto che la convivenza è impossibile. I litigi tra Marcello e Musetta scatenati dalla gelosia sono
ormai la norma, così come le incomprensioni tra Rodolfo e Mimì. Lei viene incolpata di eccessiva leggerezza e infedeltà. Rodolfo ha intuito la malattia di lei, capisce anche che
vivere in una soffitta potrebbe peggiorare le sue condizioni. Il ricordo dei bei momenti passati insieme ha però la meglio, e i due rinviano l'inevitabile addio all'ormai prossima
primavera. Musetta e Marcello si separano dopo l'ennesima lite.
QUADRO IV
Di nuovo in soffitta
Marcello e Rodolfo, separati ormai da Musetta e Mimì, parlano dell'amore e delle pene che porta con sé. L'atmosfera diventa più giocosa quando sopraggiungono anche Colline e
Schaunard. I giochi e le battute, però, servono solo a mascherare la profonda disillusione che i quattro provano realmente. Arriva di corsa Musetta che avverte di aver visto Mimì
sulle scale, sofferente. Musetta invia Marcello a vendere i suoi orecchini per comprare delle medicine per Mimì. Lei stessa parte alla ricerca di un manicotto per scaldare le mani
di Mimì. Colline decide di contribuire, vendendo il suo amato cappotto. Nella soffitta del loro primo incontro, Rodolfo e Mimì ricordano con tenerezza i giorni del loro amore.
Mimì si spegne così, dolcemente, circondata dai suoi amici. Mimì sembra assopita; il primo ad accorgersi della sua morte è Schaunard, che lo confida a Marcello. Rodolfo, una
volta accortosi di quanto accaduto abbraccia piangendo la sua amata ripetendo straziato il suo nome.

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Il Quadro II e il Finale interno
Il secondo quadro si svolge nel Quartiere
Latino di Parigi, e precisamente nelle vie
antistanti il caffè Momus; i personaggi sono «Aranci, datteri!», coro batt. 1-87 Fa cori con pertichini
«Falso questo Re!», Schaunard, 88-103 e canto
immersi nella vivace vita sociale della serata in di conversazione
«È un poco usato», Colline 104-21 Lab
periodo natalizio: venditori, avventori,
«Ninnoli, spillette», coro e soli, 122-39 Mi
bancarelle, bambini, soldati…. «Ho uno zio milionario», Rodolfo, 140-47 Lab
Ciò dà modo a Puccini di articolare un perfetto «Ah, ah, ah», coro, 148-63, Fa
«Chi guardi?», Rodolfo 164-83 Lab
esempio di scena multidimensionale, tipica «Due posti», Rodolfo, 184-217 mi-Mi
dell’opera italiana di fine Ottocento. In questo «Parpignol, Parpignol!», coro e soli 218-87 Fa-Re-La
«Una cuffietta a pizzi», Mimì 288-369 La
tipo di scena l’attenzione scivola costantemente
dall’una all’altra delle diverse situazioni, tra «Oh! Essa! Musetta», coro e soli 370-98 Lab tempo
loro indipendenti, che si svolgono «Il suo nome è Musetta», Marcello 399-415 d’attacco
«Ehi camerier», Musetta, 416-26
parallelamente e contemporaneamente, in un
«Voglio fare il mio piacere», Musetta, 427-31
modo che potremmo definire oggi
«Guarda, guarda chi si vede», coro 432-52 Lab-mod.
‘cinematografico’. La svolta nella scena avviene «Sappi per tuo governo» Rodolfo 453-69 mod. finale
con la comparsa di Musetta, in compagnia di «Quando m’en vo», Musetta 470-516 Mi concertato: A interno
«Marcello un dì l’amò», Rodolfo 517-49 B
Alcindoro, che catalizza l’attenzione dei «(Gioventù mia,)», Marcello 550-63 A
presenti e determina per intero lo svolgersi «Marcello – Sirena», Musetta, Marcello 564-638 tempo di mezzo
della seconda parte del secondo quadro. La Marcia militare, soli e coro 639-99 Sib stretta
forma di questa lunga sezione è compatibile
con il modello del Finale interno del teatro
italiano ottocentesco. Lo si nota dallo schema qui sopra, in cui il posto del tradizionale ‘Largo concertato’ è tenuto dalla canzone «Quando me’n vo» (Valzer
lento, 3/4, mi magg.) intonata, in perfetto stile da café-chantant, da Musetta per sedurre Marcello. Qui Puccini riesce a innestare sulla struttura del pezzo lirico
chiuso (le 5 stanze di cui si compone la canzone, in forma A B A) la forma ‘aperta’ della scena multidimensionale, le cui molteplici componenti simultanee (le
voci dei presenti che commentano la scena) si sovrappongono via via al tema della canzone, in quella che è una geniale reinterpretazione della convenzione del
finale concertato. Il secondo pezzo chiuso (corrispondente alla stretta del finale interno) è costituito dalla marcia che accompagna l’entrata in scena dei soldati in
ritirata. Anche questo passaggio formale è risolto nel contesto della scena multidimensionale in quanto l’arrivo del drappello interrompe con un ‘fuori scena’ la
ripetizione orchestrale del tema del concertato mutando radicalmente metro e tonalità (2/4, sib magg.).

(Tratto da M. Girardi, Giacomo Puccini. L’arte internazionale di un musicista italiano, Venezia, Marsilio, 1995, pp. 136-140;
Virgilio Bernardoni – Paolo Fabbri, Musica e società. Dal 1830 al 2000, Lucca, LIM, 2016, pp. 283-286.)

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Seconda parte del Finale interno (a partire dal concertato) a
(nelle parti di testo contrassegnate dalle graffe
2 stanza
i personaggi cantano simultaneamente) MUSETTA E tu che sai, che memori e ti struggi
da me tanto rifuggi?
So ben: le angoscie tue non le vuoi dir,
A a
1 stanza ma ti senti morir!
MIMÌ
MUSETTA Quando me n' vo soletta per la via, (a Rodolfo)
la gente sosta e mira Io vedo ben...
e la bellezza mia tutta ricerca in me che quella poveretta,
da capo a piè... tutta invaghita di Marcel,
(sempre seduta dirigendosi intenzionalmente a tutta invaghita ell'è!
Marcello, il quale comincia ad agitarsi) (Schaunard e Colline si alzano e si portano da un
MARCELLO lato, osservando la scena con curiosità, mentre
(agli amici, con voce Rodolfo e Mimì rimangon soli, seduti, parlandosi
soffocata) con tenerezza. Marcello, sempre più nervoso ha
Legatemi alla seggiola! lasciato il suo posto, vorrebbe andarsene, ma non
ALCINDORO sa resistere alla voce di Musetta)
(sulle spine) ALCINDORO Quella gente che dirà?
Quella gente che dirà? B
a
3 stanza
MUSETTA ...ed assaporo allor la bramosia
sottil, che da gli occhi traspira RODOLFO
e dai palesi vezzi intender sa (a Mimì)
alle occulte beltà. Marcello un dì l'amò.
Così l'effluvio del desìo tutta m'aggira, SCHAUNARD Ah, Marcello cederà!
felice mi fa! MUSETTA Chi sa mai quel che avverrà!
ALCINDORO (si avvicina a Musetta, cercando di farla tacere) RODOLFO
(Quel canto scurrile (a Mimì)
mi muove la bile!) La fraschetta l'abbandonò
per poi darsi a miglior vita.

3
RODOLFO (cingendo Mimì alla vita)
(Alcindoro tenta inutilmente di persuadere
Mimì!
Musetta a riprendere posto alla tavola, ove la
È fiacco amor quel che le offese
cena è già pronta)
vendicar non sa!
SCHAUNARD Trovan dolce al pari il laccio...
Non risorge spento amor!
COLLINE Santi numi, in simil briga...
SCHAUNARD (Quel bravaccio a momenti cederà!
SCHAUNARD ...chi lo tende e chi ci dà.
Stupenda è la commedia!
COLLINE ...mai Colline intopperà!
Marcello cederà!)
ALCINDORO Parla pian! Zitta, zitta!
(a Colline)
a Se tal vaga persona,
4 stanza
ti trattasse a tu per tu,
MUSETTA (Ah! Marcello smania, la tua scienza brontolona
Marcello è vinto! manderesti a Belzebù!
So ben le angoscie tue MUSETTA (Or convien liberarsi del vecchio!)
non le vuoi dir. (simulando un forte dolore ad un piede, va di nuovo a
Ah! ma ti senti morir.) sedersi)
(ad Alcindoro, ribellandosi) Ahi!
Io voglio fare il mio piacere! ALCINDORO Che c'è?
Voglio far quel che mi par, MUSETTA Qual dolore, qual bruciore!
non seccar! non seccar! ALCINDORO Dove?
ALCINDORO Modi, garbo! Zitta, zitta! (si china per slacciare la scarpa a Musetta)
COLLINE (Essa è bella, io non son cieco, MUSETTA (mostrando il piede con civetteria)
ma piaccionmi assai più Al piè!
a
una pipa e un testo greco!) A’ 5 stanza (concertato generale)
MIMÌ (stringendosi a Rodolfo)
Sciogli, slaccia, rompi, straccia!
T'amo!
Te ne imploro...
Quell'infelice mi muove a pietà!
laggiù c'è un calzolaio.
L'amor ingeneroso è tristo amor!
Corri presto!
Ne voglio un altro paio.

4
Ahi! che fitta,
maledetta scarpa stretta!
Or la levo...
(si leva la scarpa e la pone sul tavolo)
Eccola qua.
(impazientandosi)
Corri, va', corri.
Presto, va'! va'!
ALCINDORO Imprudente!
Quella gente che dirà?
(cercando di trattenere Musetta)
Ma il mio grado!
Vuoi ch'io comprometta?
Aspetta! Musetta! Vo.
(nasconde prontamente nel gilet la scarpa di Musetta,
poi si abbottona l'abito)
SCHAUNARD,
RODOLFO E COLLINE
La commedia è stupenda!
MARCELLO
(commosso sommamente)
(avanzandosi)
Gioventù mia,
tu non sei morta,
né di te morto è il sovvenir!
Se tu battessi alla mia porta,
t'andrebbe il mio core ad aprir!
MIMÌ Io vedo ben
ell'è invaghita di Marcello!
(Alcindoro va via frettolosamente)
(Musetta e Marcello si abbracciano con grande
entusiasmo) 5
a
A 1 stanza

6
a
2 stanza

7
a
B 3 stanza

8
a
4 stanza

9
10
a
A’ 5 stanza (concertato generale)

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