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Basta sfogliare un manuale di letteratura, di storia dell’ arte, o di storia della musica per rendersi conto di

quanto sia raro imbattersi nel nome di una donna. Per secoli le donne non hanno goduto degli stessi diritti e
degli stessi riconoscimenti degli uomini in campo artistico così come in campo sociale. È solo nel XX secolo
che vediamo la donna riscattare la propria immagine e il proprio ruolo all’ interno di una società
prevalentemente maschilista. Nel settore artistico la situazione è variegata poiché mentre nella pittura e
nella letteratura l’artista o l’autrice donna non suscita nessuno scalpore, diverso è nel mondo della musica,
dove è normale la presenza di una donna in orchestra, ma provoca meraviglia, stupore e incredulità vederla
sul podio da direttore e ancor di più scoprirla compositrice della musica che si sta ascoltando. Questo
perché ancora non si è accettato che la donna possa concorrere al pari dell’ uomo nel lavoro compositivo,
nonostante la storia dimostri il contrario. Infatti le donne compositrici, anche se in misura minore, furono
presenti nei momenti cruciali della storia della musica ma a causa di un retaggio culturale che ha radici
profonde, queste figure sono state avvolte da un velo di indifferenza e scetticismo.

Nelle famiglie agiate l’istruzione musicale faceva parte del corredo della giovane fanciulla, ma era limitata
alla parte esecutiva, e anche questa solo come hobby, poiché non era ammesso che l’arte potesse
diventare un lavoro, dato che questo significava cercare l’indipendenza, e quindi l’emancipazione. Le uniche
possibilità per le donne di fare musica era appartenere a una famiglia di musicisti o ricevere l’ educazione
musicale all’ interno di un monastero o nei conservatori femminili, come quello di Venezia.

Nel periodo medievale (900-1400) la musica scritta da donne era concentrata nei conventi, dove i canti
composti da donne sono senza dubbio confluiti nel vastissimo repertorio di canti anonimi. Figura di spicco
di questo periodo è quella di santa Hildegard von Bingen autrice di numerose Messe ed Inni. Ci furono poi
donne tra i Trovatori, come Beatrice da Dia.

Durante il Rinascimento (1400-1600) le donne non avevano possibilità di imparare i principi teorici
necessari a comporre la complicata musica polifonica del tempo, essendo escluse dalle funzioni religiose.
Ma alla fine del ‘500 le corti italiane iniziarono a cercare ed ad istruire cantanti, alcune delle quali
componevano. Quattro donne sono rappresentanti di questo periodo: Maddalena Casulana, Tarquinia
Malta, e Raffaella e Vittoria Aleotti.

Durante il periodo barocco (1600-1750) le donne continuano ad essere accettate come cantanti. Le
maggiori compositrici del tempo sono Francesca Caccini, figlia di Giulio Caccini e prima compositrice della
storia a scrivere un’ opera, La liberazione di Ruggiero, Barbara Strozzi, figlia di Giulio Strozzi, e Isabella
Leonarda che scrissero perlopiù musica vocale. Tuttavia la francese Elisabeth-Claude Jacquet de la Guerre
scrisse un numero consistente di composizioni di musica strumentale.

Durante il periodo classico (1750-1810) diverse donne scrissero composizioni strumentali simili
stilisticamente a quelle dei favoriti Joseph Haydn e Wolfgang Mozart. Dato che queste donne erano
solitamente strumentiste a tasto aggiunsero al repertorio di composizioni scritte da compositrici molti
concerti per piano, sonate, musica da camera e musica vocale con accompagnamento di strumenti a tasto.
Per quanto riguarda l’ uso, la maggior parte di questa musica era destinata ad un uso domestico per
musicisti dilettanti, in larga parte donne, e come conseguenza questa musica non ricevette l’attenzione
ottenuta invece dai colleghi uomini la cui musica era destinata ad occasioni importanti ed era suonata da
professionisti.

Durante il periodo romantico ( 1810-1900) le opportunità per le compositrici aumentarono e l’educazione


musicale diventò più accessibile con l’ apertura di conservatori pubblici e accademie di musica che
permettevano l’accesso ai corsi alle donne. È in questo periodo che emerse un consistente gruppo di
compositrici che avevano guadagnato la giusta sicurezza per uscire dall’ombra e scrivere nelle svariate
forme del periodo: grand operà, sinfonie, e sonate. Queste donne ottennero la fama prima come soliste e
poi come compositrici di lavori che andavano oltre le forme che eseguivano con il proprio strumento. In
questo periodo operano Fanny Mendelssohn e Clara Wieck Schumann famose solo per affiancare i nomi del
marito e del fratello nei libri di storia, destino toccato prima di loro anche alla compositrice Maria Anna
Mozart, detta Nannel, sorella del principe della musica in persona. Queste donne erano compositrici degne
di nota indipendentemente dal loro cognome come lo erano altre compositrici del ‘ 900 che non godevano
di parenti altrettanto famosi.

Oggi le compositrici contemporanee svolgono anche lavori accademici come insegnanti di strumento, canto
o materie teoriche minori, ma è raro trovare il titolo di “insegnante di ruolo di composizione” affianco al
nome di una donna, questo a dimostrazione che tanta strada è stata fatta dal medioevo ai nostri tempi, ma
altrettanta ne resta da percorrere.

Questo programma nasce dalla speranza che le donne di oggi possano conquistare nella musica lo stesso
spazio che hanno conquistato in altri campi artistici, ma questo può avvenire anche grazie alla riscoperta
del lavoro di compositrici del passato il cui nome è rimasto troppo a lungo nell’oblio, insieme a quello di
poetesse, scrittrici, artiste che meritano di apparire in qualsiasi manuale, a pari merito dei colleghi uomini.
Per far in modo che questo succeda bisogna sradicare ogni pregiudizio, come aveva capito secoli prima
delle teorie femministe Marilena Casulana, prima donna nella storia della musica ad aver pubblicato
proprie composizioni, che nella prefazione alla sua raccolta afferma la volontà di “dimostrare al mondo il
vanitoso errore degli uomini di possedere essi solo doti intellettuali, e di non credere possibile che possano
esserne dotate anche le donne”.

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