Sei sulla pagina 1di 4

La Mer di C. Debussy e Le Fontane di Roma di O.

Respighi

Prima di illustrare le principali differenze e somiglianze tra le due composizioni è bene dare una
definizione di poema sinfonico:
il termine è stato coniato da Franz Liszt e attribuita al suo Tasso, lamento e trionfo(1849). Tale
denominazione è subito passata a designare un genere sinfonico il cui antecedente più diretto è l’
overture da concerto ottocentesca e che si sviluppò a partire dalla metà dell’ Ottocento fino ai primi
decenni del Novecento. Le composizioni appartenenti al genere del poema sinfonico dichiarano un’
ispirazione extramusicale, di tipo letterario, poetico, autobiografico, naturalistico. Talvolta alla
composizione è associato un programma che individua una serie di situazioni più o meno precise
cui la musica si riferisce; più spesso il rapporto tra il fenomeno musicale e quello extramusicale
rimane generico. L’organico utilizzato è solitamente quello dell’ orchestra sinfonica, cui è
occasionalmente aggiunto il coro; la composizione si articola tipicamente in un unico movimento di
impianto formale variabile. Il genere fu particolarmente gradito dai compositori delle scuole
nazionali.
Le Fontane di Roma (1916), è il primo dei poemi sinfonici che costituiscono la Trilogia Romana.
Il poema sinfonico si articola in quattro movimenti, ognuno dedicato ad una specifica fontana,
come l’ autore annota nella partitura: “In questo poema sinfonico l'autore ha inteso di esprimere
sensazioni e visioni suggeritegli da quattro fontane di Roma, considerate nell'ora in cui il loro
carattere è più in armonia col paesaggio circostante o in cui la loro bellezza appare meglio
suggestiva a chi le contempli”.
Dal punto di vista della forma questo Poema sinfonico si riaccosta a quello della Sinfonia in quattro
movimenti che si succedono però senza soluzioni di continuità. Il lavoro si svolge in quattro parti
saldate tra loro senza mai che una prevalga sull’altra, favorendo così una continuità sonora che aiuta
le intenzioni paesaggistiche e pittoriche che sono nell’opera musicale.
Il primo movimento, Andante mosso, evoca la Fontana di Valle Giulia all'alba, in un paesaggio che
allora era ancora pastorale, tant'è che vi transitavano mandrie di pecore. Il secondo tempo, Vivo-
Allegretto, porta il titolo La fontana del Tritone al mattino. Squilli gioiosi evocano giuochi e danze
di naiadi e tritoni. La terza parte, Allegro moderato-Vivace-Largamente, evoca La fontana di Trevi
al meriggio col passaggio del «carro di Nettuno tirato da cavalli marini, seguito da un corteo di
sirene e tritoni». Il quarto movimento è un Andante riferito a La fontana di Villa Medici al
tramonto. Con le fanfare solenni e trionfali del quadro precedente contrasta il motivo malinconico
inteso a suggerire l'ora vespertina del tramonto con rintocchi di campane, stormire di foglie,
cinguettio di uccelli e altre allusioni onomatopeiche. Finché «tutto si quieta nel silenzio della notte».
Anche Debussy, come Respighi dà dei titoli ai diversi momenti di La Mer: "De l'aube à midi sur la
mer" - Très Lent , "Jeux de vagues" - Allegro ,"Dialogue du vent et de la mer" - Animé et
Tumultueux; ma il suo, a differenza di Respighi, non è un intento descrittivo, lui stesso li definisce
“tre schizzi sinfonici” evitando il termine poema sinfonico. La struttura dell’ opera la pone al di
fuori sia della musica assoluta che della musica a programma.
Infatti, mentre in Respighi si può individuare un architettura basata sulla sinfonia in 4 movimenti, e
si possono individuare i vari temi, in Debussy la struttura eterogenea non è analizzabile con un
approccio tradizionale, c’è il rifiuto di qualsiasi schema precedente. Come osserva Jean Barraquè
“lo sviluppo e l’ esposizione, sezioni canoniche di un movimento musicale e tradizionalmente
distinte, in quest’ opera si confondono, non sono nettamente separate: si ha la sensazione di un
continuo flusso di musica, indistinto, costante e soprattutto indipendente da qualsiasi imposizione
formale”.

Per quanto riguarda il soggetto ad entrambi è comune l’elemento dell’ acqua. Respighi vide
nell’acqua che si muoveva nelle fontane un elemento essenziale del Barocco, qualcosa che faceva
parte dell'architettura, che la metteva in movimento. E infatti, che per esempio nella Fontana di
Trevi non si sappia bene a che punto la pietra finisca e cominci l'acqua, è constatazione antica.
D'altra parte questa coesistenza di solido e di liquido si rispecchia nel particolare impressionismo di
questa musica.
In Debussy invece è l’elemento nella sua forma più assoluta e suggestiva ad essere al centro: il
mare. In La Mer l’elemento umano è volutamente eliminato, il pezzo è totalmente basato su un
soggetto naturale senza alcun riferimento letterario, né a persone, né a figure mitologiche, a
differenza dell’ opera di Respighi dove sono rappresentati, come abbiamo visto, quadri di vita
bucolica e episodi mitologici.
Per capire la poetica alla base di La Mer è interessante ricordare che come illustrazione della
copertina del programma Debussy scelse la Grande onda di Kanagawa di Hokusai, ma
modificandone alcuni particolari: fece eliminare le barche, e di conseguenza l’elemento umano, e
semplificare le linee del disegno, in modo che l’ osservatore fosse obbligato a completare lo
scenario tratteggiato, con l’ aiuto dell’ immaginazione. Ed è proprio l’immaginazione il centro della
poetica di La mer: l’ ascoltatore completa l’ ascolto della sua musica, la ricostruisce per mezzo
dell’ immaginazione e della memoria.
Debussy non si pone un intento descrittivo, a differenza di Respighi, piuttosto cerca il mistero,
dipinge la mutevolezza e l’ incertezza, non è mai esplicito nel messaggio che trasmette.
Ma come riescono a rendere entrambi l’ idea dell’acqua? Respighi utilizza suoni onomatopeici che
richiamano al gocciolio, agli zampilli, allo scroscio caratteristico delle fontane. Nel primo
movimento l’azione ondeggiante degli archi suggerisce il tranquillo gocciolare della fontana di
Valle Giulia, nel quarto movimento le note dell’arpa e della celesta richiamano gli zampilli della
fontana di Villa Medici.
Il tema dell'acqua è caro a Debussy : l'acqua è mobile e riflettente, i diversi colori si confondono, si
mescolano tra di loro; le immagini che si creano sono ambigue e mutevoli. Non utilizza veri e
propri richiami al suono del mare, ma piuttosto a quello che il mare suscita in lui, per questo il
continuo ondeggiare da un’idea musicale all’altra, niente è mai ripetuto in maniera uguale, tutto è
mutevole e indefinito. Prendiamo per esempio il secondo movimento, Jeux de vagues, ovvero
“gioco di onde”: questo movimento esordisce con una grande vivacità timbrica: tutto prende forma
in maniera frammentaria e imprevedibile, si ha una forte impressione di caos e disordine. Il mare e
il suo essere vulnerabile, mutevole, si riflette e viene espresso con un organico che cambia spesso
forma, che mostra diverse sfaccettature: la melodia avanza fluidamente, indistintamente, non lascia
il tempo all'ascoltatore per far sì che il materiale si sedimenti nella sua memoria. Il brano, dopo
l'agitazione timbrica e ritmica iniziale, gradualmente tende verso la calma, verso l'immobilità e
spegne l'agitazione diminuendo il volume del suono: si ha quindi una sorta di iter musicale da una
situazione di estremo disordine ad un raggiungimento dell'ordine nella sezione finale.
Nel terzo movimento, intitolato Dialogue du vent et de la mer, ovvero “dialogo del vento e del
mare” domina un forte rapporto conflittuale tra episodi caotici e altri maggiormente armoniosi: le
caratteristiche dominanti sono instabilità e irrequietezza. L'aspetto timbrico del brano connota
vividamente una situazione climatica cangiante, mutevole, instabile.
Emerge chiaramente all'ascolto un forte senso di caos; successivamente, si ha un richiamo al tema
ciclico del primo movimento che porta con sé un primo livello di ordine.
Il ‘dialogo' è caratterizzato da forti opposizioni, da una conflittualità profonda. Non vi è un tentativo
da parte di Debussy di conciliare, mediare tra ordine e disordine: ogni nozione viene mantenuta
integra, non viene influenzata, si ha una semplice coesistenza e giustapposizione.
Lo spunto descrittivo offerto dal titolo viene gradualmente abbandonato per muoversi in direzione
formale, astratta: il discorso musicale prosegue sviluppando unicamente l'idea di tensione e
distensione, secondo i principi della musica assoluta.
Un altro interessante punto di confronto sta nella diversa resa dell’ idea del tempo nelle due
composizioni. Nelle Fontane Respighi specifica i quattro diversi momenti della giornata in cui sono
rappresentate le fontane: all’ alba, al mattino, al meriggio, al tramonto, facilmente individuabili
attraverso i diversi temi e i cambi di tonalità, il momento dell’alba è sereno, quello del tramonto
triste e malinconico, fino allo spegnersi dell’ultimo movimento nel silenzio della notte. Il tempo è
quindi lineare, abbiamo un inizio, uno sviluppo, una conclusione.
Debussy intitola il primo movimento De l'aube à midi sur la mer, ovvero “dall’ alba al tramonto
sul mare”, quindi ciò che ci aspetteremmo all’ascolto è la descrizione di questo lasso temporale. Ciò
sembra avvenire nell’ esordio, che rispecchia nelle forme ritmico-musicali quanto è stato
tratteggiato dal titolo del brano: il momento dell'alba è connotato con timbri scuri, situati nel
registro grave e durante il proseguimento del percorso musicale si ha l'impressione di un'ascesa
verso il mezzogiorno, connotato, al contrario dell'alba, da timbri leggeri, rapidi, brillanti.
La dimensione temporale è di essenziale importanza ai fini dell'analisi: il titolo di questo brano
presuppone l'itinerario del sole dall'alba verso il mezzogiorno; questo implicherebbe quindi il
concetto di tempo lineare, naturale, composto da una sequenza di momenti che si susseguono fino al
mezzogiorno, il punto di arrivo.
Invece, l'itinerario musicale si discosta nettamente dal titolo e va in direzione opposta: il tessuto
appare discontinuo ed estremamente frammentario; non tratteggia affatto un processo lineare. Pierre
Boulez commentò che “con lui il tempo musicale cambia spesso di significato”.
La non-linearità si realizza quando il discorso musicale ritorna nuovamente a presentare episodi già
esposti: ovviamente non è una semplice ripetizione di quando detto, ma vi è una rielaborazione che
talvolta rende irriconoscibile il tema già ascoltato.
Le dimensioni temporali di presente, passato e futuro non sono separate nettamente, non sono
percepibili: il momento dell'alba e quello del mezzogiorno non sono distinti, ma vengono presentati
come un unico e continuo episodio musicale. Debussy delude le aspettative che il suo titolo crea
nella mente del pubblico e in maniera complessa adotta la concezione di tempo non-lineare.
Questo perché è il suono il centro della sua attenzione, è l’attimo fuggente finalmente bloccato e
divenuto un valore di per sé e non in quanto legato ad un prima e ad un poi.
Un altro elemento che accomuna i due compositori è l’uso della modalità, presa in prestito dalla
musica antica, in particolare dai canti gregoriani, entrambi ne attinsero, anche se con atteggiamenti
e in contesti diversi.
Respighi fece parte di quella che viene chiamata “generazione dell’ottanta”, poiché i compositori
che ne facevano parte erano tutti nati intorno al 1880. Questi musicisti si adoperarono per
sprovincializzare l’Italia dalla sua esclusiva predilezione per il melodramma ed aprendola alle
recenti esperienze europee. Elemento caratteristico del loro stile, in linea con la coeva ideologia
fascista, era lo stretto collegamento con l’ antica tradizione polifonica e strumentale italiana, da cui
assumevano rispettivamente l’inflessione modale e il gusto per piani sonori netti e ben delimitati. I
neoclassici cercavano negli antichi il rigore espressivo e l’equilibrio formale che il Romanticismo
aveva superato con l’ individualismo e la contaminazione con altre arti. Gli obiettivi erano: fuga
dall’ individualismo romantico e volontà di creare musiche nitide e chiare.
Respighi aderì a questa tendenza e si immerse nella ricerca e nella riscoperta della musica antica,
da quella del seicento e del cinquecento, a ritroso fino alla musica medievale e ai canti gregoriani. I
modi dei canti gregoriani sono utilizzati da Respighi in molte composizioni, dove riesce a
combinarli con armonie tardo-romantiche e arrangiamenti moderni. Riguardo all’ eclettismo e la
voracità nei confronti di ogni genere musicale Elsa Respighi affermava che il marito fosse “in
possesso di tutte le più ardite conquiste che la tecnica ha fatto nel campo della politonalità”, e
Respighi se ne servì per esprimere il suo mondo interiore, e ciò che lo circondava, partendo spesso
da suggestioni pittoriche o visive, in linea con il processo creativo degli impressionisti. A questo
proposito Giacomo Manzoni, afferma riguardo alle Fontane di Roma: “è uno dei più felici lavori
sinfonici di Respighi, nato da un'ispirazione sincera, senza intenti innovatori, ma ravvivato da un
fresco senso del colore e da un semplice lirismo tipicamente italiano, dal timbro straussianamente
dovizioso, non immune da influenze impressionistiche”.
Debussy invece vive nella Parigi di fine ‘ 800, dove si sviluppa la corrente del Simbolismo. I
simbolisti affermavano che la realtà visibile fosse intimamente collegata a quella invisibile,
essendone quasi uno specchio simbolico. L’ unica via di conoscenza sarebbe dunque quella
intuitiva, realizzata attraverso il potere evocativo dell’arte: profumi, colori, suoni si rispondono,
come sosteneva Baudelaire, rinviando in modo misterioso e simbolico a ciò che non è percepibile.
Debussy fu in stretto contatto con questa corrente, dalla quale attinse molto di più rispetto a quella
impressionista alla quale di solito è associato.
E’ in questo contesto che Debussy crea la sua personalità musicale, facendosi attrarre dall’esotico,
da tutto ciò che fosse distante dalla musica eurocolta, così come dal canto gregoriano, in quanto i
suoi modi ecclesiastici erano un’ altra preziosa sorgente di armonie non tonali, e per il suo ritmo
fluido e non incasellato in rigide battute. Debussy utilizzò un termine particolare per definire lo stile
gregoriano: arabesco, a sottolineare come non ci fosse nessuna intenzione di riscoprire o rivalutare
il passato, come invece era presente in Respighi.

Maria Rosaria Ettorre

Potrebbero piacerti anche