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Peter Dunoff

La Migrazione delle Tribù Teutoniche e la


loro Conversione al Cristianesimo

BIALO BRATSTVO PRESS

ST.KLIMENT OHRIDSKI UNIVERSITY PRESS

Sofia 2007
Peter Dunoff

La Migrazione delle Tribù Teutoniche e la loro


Conversione al Cristianesimo

Tesi

Boston University School of Theology

1893
UNA BREVE BIOGRAFIA DELL’AUTORE

Peter Konstantin Deunov 1 nacque l’11 luglio, 1864, nel villaggio di Nikolaevska (ex
Hadarch), non molto lontano da Varna, Bulgaria. Terzogenito della famiglia di Kon-
stantin Deunovski, prete, e Dobra Georgieva. Il nonno materno era Atanas Georgiev
(1805-1865), figura prominente nelle lotte per una Chiesa Bulgara Indipendente du-
rante il periodo della Rinascita Nazionale. Suo padre fu il primo insegnante e prete a
Varna per insegnare e celebrare servizi religiosi in lingua bulgara.

Peter Deunov frequentò la scuola maschile di Varna. Nel 1887 terminò la Scuola di
Teologia Americana di Svishtov e, a partire dall’autunno del 1888, insegnò a Hotanza,
località vicina alla Russia.

Nell’ agosto del 1888 partì per gli Stati Uniti dove studiò al Seminario Metodista di
Drew, Madison nel New Jersey. Durante l’estate dello stesso anno, si iscrisse alla
Scuola di Teologia dell’università di Boston e l’anno successivo terminò la sua tesi sul-
la migrazione delle tribù germaniche e la loro cristianizzazione. Si laureò nel giugno
del 1893. Frequentò anche, per un anno intero, la Scuola di Medicina.

Nel 1895 ritornò in Bulgaria e si stabilì a Varna. Gli fu offerto di diventare metodista e
predicatore teosofico ma rifiutò. Nel 1896 pubblicò “Science and Upbringing” – “Scien-
za ed Educazione” che descrive le basi di una nuova cultura a venire nel secolo suc-
cessivo. Nel 1896 divenne uno dei fondatori del centro culturale comunitario
P.R.Slaveikov; fu eletto bibliotecario e durante i tanti successivi anni tenne conferen-
ze alla comunità di Varna.

Nel 1897 all’età di 33 anni, P. Deunov e i suoi seguaci fondarono la “Società Per Ele-
vare La Presa Di Coscienza Religiosa del Popolo Bulgaro”. Lo stesso anno pubblicò un
opuscolo dal testo mistico, intitolato “Huo-Eli-Meli-Mesail”. Gli eventi del 1897 misero
P.D. al centro di una scuola esoterica che più tardi crebbe diventando “The Chain” –
“La Catena” (1906) e “ The Universal White Brotherhood “ - La Fratellanza Universale
Bianca (1920) dove venne confermato come Maestro.

Nel 1898 scrisse e consegnò al circolo spiritualistico di Varna la conferenza “ Un di-


scorso al mio popolo”. La lezione era un appello per una auto-affermazione sociale e
spirituale. L’anno successivo scrisse “Le Dieci prove di Dio” e “La Promessa di Dio”. Nel
1899 iniziò ad organizzare gli incontri annuali a Varna inizialmente chiamati “Incontri
della Catena”. Tra il 1899 ed il 1942, nel mese di agosto, La Fratellanza Bianca Univer-
sale si incontrava con cadenza annuale in luoghi diversi: a Varna (1899-1909), Veliko
Tarnovo (1910-1925), Sofia (1926-1941), a Rila e a Vitosha.

Tra il 1901 ed il 1912 girò la Bulgaria tra conferenze e ricerche in frenologia. Dal 1904
in avanti stette a Sofia per periodi più lunghi, predicando attraverso le sue lezioni.

Nel 1912, ad Arbanassi (vicino Veliko Tarnovo), lavorò sulla Bibbia e scrisse “Il Testa-
mento Dei Raggi Di Colore Della Luce”, pubblicato nel mese di settembre di quello
stesso anno. Sul frontespizio c’era la massima : “ Sarò sempre un servitore devoto al
Signore Gesù Cristo, il Figlio di Dio”, 15 agosto 1912 – Tarnovo.
Il 16 marzo 1914, a Sofia tenne la sua prima “Conferenza della Domenica”
stenografata “ Ecco l’Uomo” che contrassegna l’inizio del ciclo “ Forza e Ciclo di Vita”.
Li stese i princìpi fondamentali dei suoi insegnamenti intitolandoli “ I nuovi insegna-
menti della Fratellanza Bianca Universale”. Durante la prima guerra mondiale, il gabi-
netto di Vasil Radoslavo lo costrinse in esilio a Varna, sostenendo che i suoi insegna-
menti indebolivano lo spirito dei soldati al fronte. Dopo la guerra, il numero dei suoi
seguaci crebbe velocemente e negli anni 30 del ventesimo secolo erano circa 40.000
(quarantamila).

Il 24 febbraio del 1922 a Sofia, Peter Deunov fondò una scuola esoterica chiamata “La
Scuola della Fratellanza Bianca Universale”. Era composta da due classi di allievi: gen-
erali e speciali. Le conferenze continuarono in quel luogo per 22 anni fino al Dicembre
del 1944.

Nel 1927, Deunov fondò l’insediamento dal nome Izgreva (l’Alba); la moderna area
residenziale Izgrev, dove radunava i suoi ascoltatori, seguaci e allievi. Vi si stabilì in
modo permanente dove, in un’aula progettata allo scopo, pronunciava in sequenze la
sua Parola.

Nell’estate del 1929 portò, per la prima volta, i suoi seguaci ad un campo nelle vici-
nanze dei laghi di Rila. Il 21 settembre 1930 iniziò una nuova serie di conferenze inti-
tolata “ Le Parole della Domenica Mattina”. Nel 1934 iniziò a lavorare sulla Pa-
neurhytmia, un ciclo di ventotto esercizi contenenti musiche, testi e movimenti. Suc-
cessivamente aggiunse gli esercizi intitolati Raggi Solari e Pentagramma.

Agli inizi del 1944 durante le incursioni aeree su Sofia, Deunov organizzò l’evacuazione
di Izgreva a Marchaevo ( sudovest da Sofia) trasferendosi nella casa (ora museo) del
suo allievo Temelko Giorev. Ritornò a Izgreva il 19 ottobre del 1944. Il 20 dicembre
del 1944 tenne una conferenza alla classe generale intitolata L’Ultima Parola.

Il 27 dicembre del 1944 lasciò il mondo fisico. Il suo corpo fu collocato per riposare a
Izgreva.
PETER DEUNOV, IL PRIMO ACCADEMICO BULGARO DEDITO ALLO STUDIO DEI
GOTI ED ALTRE POPOLAZIONI GERMANICHE

Come in tanti altri aspetti del suo lavoro spirituale e di ricerca, Peter Deunov è un pio-
niere, un capostipite e un fondatore – questa volta - della ricerca bulgara dentro la
storia dei Goti ed altre popolazioni germaniche. Il presente saggio, scritto durante il
suo periodo di studio presso la Scuola di Teologia dell’Università di Boston tra il 1892 e
1893, fa di lui il primo bulgaro che affronta e discute questo tema. La lunghezza del
lavoro fu limitata per rispettare i requisiti richiesti per una tesi di laurea in quel perio-
do. Ciò nonostante, il saggio è chiaro, preciso e focalizzato. Delinea i maggiori signifi-
cati in questo ambito, revisiona le pubblicazioni più significative del momento e sugge-
risce la sua propria, personale ed originale interpretazione, semplificazione nonché le
sue ipotesi. C’è tutta la dimostrazione di un breve ma magnifico contributo per que-
st’area di ricerca. A quel tempo, la storia delle popolazioni germaniche erano già state
oggetto di ricerche per secoli soprattutto in Europa occidentale e del nord. Pertanto,
Deunov è il primo bulgaro che ha lavorato approfonditamente su questo argomento.
(Prima di lui, solo Gavriil Krustevich nomina la presenza gotica in quella che oggi è la
Bulgaria, precisamente nel suo testo “Storia bulgara” (Bulgarian history) – volume
primo – pubblicato a Constantinopoli nel 1869).

Il lavoro pionieristico di Deunov acquista maggior significato nel contesto dell’enorme


ritardo dei ricercatori bulgari nello studio dei Goti ed altre eredità culturali e storiche
del germanico antico in Bulgaria. Analisi sistematiche ed esaurienti sono appena ini-
ziate. Molteplici fattori, soprattutto di carattere ideologico, hanno impedito intere ge-
nerazioni di accademici bulgari dallo studio della storia e della cultura dei Goti sui ter-
ritori bulgari e nel resto dell’Europa; la loro parte nell’etnogenesi bulgara, il loro ruolo
e posizione nella formazione della cristianità bulgara nel primo medioevo. Solo nel
2002, un gruppo di studiosi bulgari – storici, archeologi, linguisti, teologi ed altri, deci-
sero di riunire i loro sforzi per dare inizio a degli studi interdisciplinari relativamente
alle tracce della cultura e della storia gotica sui territori bulgari. Quale appartenente al
Progetto di ricerca gotico (2002-2010??) ,fu costituito un centro di ricerca interna-
zionale “Ulfila” a Sofia, nel 2004 ed io ebbi l’onore di esserne il direttore. Nel progetto
c’è anche una biblioteca: “Biblioteca gotica”. Il centro raccoglie molti studiosi bulgari
unitamente a colleghi dalla Svezia, Norvegia, Germania, Austria, Italia, Russia, Ucrai-
na, Stati Uniti, Spagna, Romania etc. Quando, nell’estate del 2007, venimmo a cono-
scenza del lavoro di P. Deunov, sulla storia delle migrazioni e cristianizzazione dei teu-
toni, ci meravigliammo che i circoli accademici bulgari avevano dimenticato o ignorato
l’argomento per così lungo tempo. Soprattutto i nostri colleghi stranieri ne rimasero
particolarmente stupiti. Ora abbiamo il grande piacere di riscoprire il lavoro di P. Deu-
nov. L’imbarazzo, quasi la vergogna, per il ritardo nell’ambito dello studio dei Goti è
stato spiegato con un “post scriptum”: “abbiamo un contributo fin dai primi del 1900
da parte di un pensatore illuminato di cui ogni nazione può andar fiera”.

E’ fatto straordinario che nel suo saggio sulla migrazione e cristianizzazione gotica,
Peter Deunov discuta la vita ed il lavoro di Ulfila (311-383), vescovo gotico che tra-
dusse la bibbia in lingua gotica, vicino alle località Nicopolis e Istrum (oggi il borgo di
Nikjup, nei pressi di Veliko (Tarnovo), indicando quindi l’inizio di una prima lingua
germanica letteraria. Ulfila possedeva conoscenza enciclopedica, un talento missiona-
rio ed una elevata spiritualità : elementi altamente apprezzati dai suoi contemporanei
e successivamente convenientemente “dimenticati” dalla Chiesa ufficiale sospettando-
lo di essere un eretico ariano. Egli creò anche l’alfabeto gotico-cristiano ed un centro
di apprendimento e di spiritualità in Mesia, che durò secoli. Successivamente dette
una spinta per lo sviluppo della cristianità bulgara ufficiale e i bogomili; una sorta di
“laboratorio della fede”, ereditato. Fino al 13. secolo, oltre ai santi gotici, ufficialmente
rispettati da parte della Chiesa ortodossa bulgara fino ai nostri giorni (S.Nikita Gotski,
S.Sava Gotski etc.), etnonimi quali “got” e “goti” ed altri correlati sono stati spesso
usati come sinonimi di “eretico” in documenti ecclesiastici ufficiali.

Tali atteggiamenti difficilmente potevano essere presi per scontati da una persona
dalle ampie vedute come Deunov. Al contrario, egli osserva e focalizza soprattutto una
qualità di Ulfila che lo rese così apprezzato tra i Goti: egli guadagnò il loro amore e
venerazione per la sua vita cristiana irreprensibile. L’integrità e purezza morale di Ul-
fila in particolare e dei Goti in genere, vennero riconosciute ed evidenziate da parte di
Silvanus, cronista dell’impero francone nel 5. secolo. Egli disse: “Nonostante siano
eretici, i Goti di Ulfila sono, dal punto di vista della moralità, molto più puri dei cristia-
ni di oggi”. Questi Goti, chiamati anche dai loro contemporanei Goti moesi o Goti mi-
nori, rimasero sul territorio bulgaro diventando parte dell’etnogenesi bulgara. La fonte
scritta che li menziona è stata deliberatamente nascosta per secoli e venne riscoperta
tramite l’interpretazione della cristianità gotica solo tardi nel 20. secolo. Deunov non
citò la fonte in quanto sarà stata inaccessibile ai suoi tempi ma egli fu il primo a nota-
re una qualità di Ulfila che purtroppo non viene menzionata nemmeno oggi: la sua
rettitudine morale. Questa è una così semplice e naturale visione della personalità
“del’Apostolo dei Goti” tuttavia, c’è stato bisogno di una persona come Deunov ,capa-
ce di esprimerlo in modo chiaro e categorico, per la prima volta negli studi goti. Que-
sto è considerato come il suo originale contributo agli studi moderni sul Vescovo Ulfila.

Nel suo saggio, P. Deunov evidenzia tuttavia un altro fattore spesso analizzato dai ri-
cercatori. Quando Ulfila tradusse il Vecchio Testamento, omise il Libro dei Re temendo
potesse eccitare gli animi bellicosi (ovvero quelli dei Goti). I Goti della Mesia (o Moe-
sia) erano un popolo straordinariamente amante della pace e questa qualità fu notata
secoli dopo Ulfila, all’inizio del 7. secolo da Isidoro di Seviglia. Egli scrive trattasi di
gente molto ben conosciuta per il loro amore per la pace, non beve vino ma solo lat-
te. Nel contesto delle attitudini militari di quel tempo, possiamo solo immaginare con
quale estrema energia Ulfila si adoperava per perpetrare tra la sua gente tale valore
stabile che durò poi per secoli.

E’ probabile che lo stile di vita della comunità dei goti di Moesia, rifiutando guerra e
dissipazione, inspirò P. Deunov e gli servì da modello per l’organizzazione della sua
Fratellanza Bianca.. Questa è però solo un’ipotesi. Mentre scriveva il suo saggio a Bo-
ston era pur sempre in addestramento come pastore metodista in Bulgaria. Il fatto
che la Chiesa metodista per prima entrò in Moesia, Bulgaria settentrionale; il suo
centro si trovava a Svishtov (l’antica Nove era la capitale del re dei Goti Teodorico il
Grande, nel 5. secolo) può anche aver suscitato P. Deunov ad interessarsi dei Goti.
Nel suo articolo, P. Deunov si concentra sulla migrazione e la successiva cristianiz-
zazione delle primarie tribù germaniche – Goti, Vandali, Franchi, Svevi etc.- . Durante
la grande migrazione, delinea i maggiori eventi nei combattimenti tra l’Impero Tardo
Romano e le tribù germaniche in fase di invasione ed infine, il collasso dell’ Impero
occidentale. Questa è l’area in cui si formarono (durante il 5. e 6. secolo) i primi
stati medievali in Europa: il regno degli Ostrogoti già esistente sul territorio dell’Italia
moderna e il regno dei Visigoti, già esistente sul territorio della moderna Spagna.

Lo studio di Deunov può quindi essere di grande aiuto a ricercatori, studenti ed amanti
della storia, trattandosi di una breve, chiara e nei fatti attendibile introduzione al-
l’argomento relativo alla migrazione e cristianizzazione germanica, sul confine tempo-
rale tra l’era classica ed il medioevo, tra paganesimo e cristianesimo nella storia euro-
pea. Dovremmo anche ricordare che il lavoro è stato scritto un secolo fa con ancora
da scoprire più fattori relativi a questo processo storico. Deunov stesso segnala che
“molta della storia sullo sviluppo precedente della famiglia umana è oscura”. Tuttavia,
misurando il suo lavoro non solo con il criterio del suo tempo ma anche dal punto di
vista della ricerca moderna sull’argomento, peraltro appena iniziata in Bulgaria, Peter
Deunov ha lasciato un segno nuovo e ben distinto nella storia sulla ricerca della mi-
grazione e cristianizzazione germanica.
PETER DEUNOV ED IL METODISMO

Harrie Salman

Quando il ventottenne Peter Deunov, nel 1893, scrisse il suo saggio sulla migrazione
delle tribù teutoniche e la loro conversione al cristianesimo, era uno studente dell’Uni-
versità Metodista di Boston, negli Stati Uniti. Un anno prima aveva completato gli stu-
di superiori in teologia presso il seminario metodista di Madison nel New Jersey. Sei
anni prima, nel 1887, aveva ricevuto la licenza per predicare, dopo aver terminato i
suoi primi studi teologici, presso la scuola di teologia metodista scientifica in Svishtov
(Bulgaria).

Può sembrare strano che Deunov, nato nel 1864, figlio di un pope bulgaro ortodosso,
potesse voler diventare un ministro protestante. Mai scrisse o disse perché imboccò il
sentiero del metodismo. Nella sua biografia di Peter Deunov, Milka Kraleva scriveva
che viveva nella famiglia di sua sorella Maria (di circa sette anni più vecchia), mentre
era studente del ginnasio di Varna1. Il marito, Penko Stamov, tessitore e sarto di me-
stiere, era un metodista devoto e a casa loro la gente si riuniva per pregare.2

In questa introduzione al saggio di Peter Deunov, pubblicata per la prima volta in


questo libro, discuteremo sullo sviluppo del metodismo, la venuta in Bulgaria del
protestantesimo metodista, gli anni di studio alle scuole metodiste di Deunov, il con-
tenuto di questo saggio e le ragioni che può aver avuto per dedicarlo alla migrazione e
alla conversione delle tribù germaniche. Infine porremo la domanda su come gli im-
pulsi spirituali scoperti nel metodismo sono stati trasformati nel suo lavoro per la
Fratellanza Bianca.

PROTESTANTESIMO METODISTA

L’ascesa del protestantesimo alla fine del medio evo si può relazionare allo sviluppo
della coscienza individuale. I fondatori del protestantesimo mettevano in risalto la re-
lazione personale del credente verso Dio, senza la mediazione di un prete e la gerar-
chia della Chiesa. Diffondevano la lettura delle Scritture da parte dei credenti e vede-
vano la bibbia come unica fonte della religione cristiana. Inoltre criticavano l’assenza
di dignità tra i preti e la ricchezza della Chiesa di Roma.

Il metodismo iniziò come movimento evangelico all’interno della Chiesa d’Inghilterra.


Identifica le sue origini all’attività di John Wesley (1703-1791), ministro e teologo an-
glicano. Wesley promuoveva l’idea della “perfezione cristiana” che vedeva come la
santità del cuore e della vita. I metodi per sviluppare questa “perfezione” richiedevano
di ricevere regolarmente la comunione, digiunare, condurre una vita modesta, suppor-
tarsi in piccoli gruppi intimi, ma anche visitare i poveri e i malati così come i prigio-
nieri. Wesley ed i suoi amici avevano un forte senso della giustizia sociale. Reagivano
contro l’apatia della Chiesa in Inghilterra e la mancanza di entusiasmo tra i credenti.
In qualità di predicatori itineranti avevano un forte fervore missionario. E’ a loro che la
Chiesa metodista deve la tradizione del canto di inni con entusiasmo congregativo.

Dal punto di vista teologico, Wesley era influenzato dalle idee moderate del teologo
olandese Arminius, difensore del libero arbitrio dell’umanità, contro le vedute del fon-
damentalismo calvinista sulla predestinazione che sostiene che Dio, già prima ancora
della nascita di un uomo, decide se questo dovrà salvarsi o andare all’inferno.

Una seconda influenza arrivò da parte dei Moravi. Nel 1753, Wesley viaggiò in nave
fino a Giorgia negli Stati Uniti. Durante una forte tempesta, tutti furono presi dal pani-
co tranne un gruppo di Moravi che cantavano tranquillamente degli inni e pregavano,
impressionandolo profondamente. Visitò anche nel 1738, il loro centro Herrnhut, vici-
no Dresda nella Germania dell’Est. La Chiesa moravia, originariamente conosciuta
come l’Unità di Brethern (fratellanza), era stata fondata nel 15. secolo nei paesi cechi,
quale ramo del movimento hussita (John Huss, tardo 14.secolo) a sua volta
represso .

Sebbene Wesley ruppe con i Moravi nel 1739, questo contatto creò un collegamento
tra la Nuova Chiesa Metodista ed il movimento di Jan Hus il quale, assieme ai Lollardi
inglesi, i Fratelli e le Sorelle olandesi della Vita Comune diffusero, per il futuro, un
elemento essenziale della corrente bogomila-catara. E’ il tentativo di realizzare le qua-
lità di una vera vita cristiana all’interno della società dell’uomo. La santificazione quo-
tidiana era il centro di tutta la corrente del manicheismo. Per Rudolf Steiner, il compito
del manicheismo (compreso i Bogomili ed i gruppi che questi influenzarono) era quello
di preparare schemi per la vita sociale futura, con Cristo presente tra la gente3.

IL PROTESTANTESIMO INCONTRA LA CHIESA ORTODOSSA

Nel 1804 fu fondata, in Inghilterra, la Società Biblica e, nel 1810, in America, una so-
cietà calvinista missionaria. I membri divennero attivi durante l’impero ottomano ma
quando l’attività missionaria tra musulmani ed ebrei divenne impossibile, svoltarono
verso i cristiani ortodossi – in Grecia, Armenia e Bulgaria. Nella stessa Turchia, mis-
sionari americani fondarono, nella seconda metà del 19.secolo, nove scuole così come
fecero i missionari dei paesi dell’Europa occidentale. Una scuola famosa era il Robert
College, una scuola superiore americana fondata nel 1863 a Costantinopoli dal missio-
nario congregazionista Cyrus Hamlin ed il filantropo Christopher Robert. Molti diplo-
mati di questa scuola divennero leader politici importanti dopo l’indipendenza della
Bulgaria.

Gli scopi iniziali delle società americane ed inglesi in Bulgaria erano quelli di con-
tribuire ad una riforma della chiesa ortodossa e rinnovarla; prima di tutto divulgando
la Bibbia e predicando il Vangelo ma non avevano le idee chiare su come sarebbe po-
tuta essere riformata la chiesa ortodossa. Sostenevano la lotta della chiesa bulgara
per l’indipendenza dal patriarcato greco ed iniziarono la traduzione completa della
Bibbia in bulgaro moderno. Durante la lunga occupazione ottomana, la lingua liturgica
era il greco e la Bibbia era letta solo dai sacerdoti in una versione tradotta in slavo ec-
clesiastico (antico bulgaro), lingua molto diversa da quella bulgara parlata del 19. se-
colo.

I primi proponimenti per una nuova Bibbia bulgara tradotta risale al 18184. La sua
realizzazione contribuì in modo significativo alla rinascita nazionale della cultura bul-
gara nel 19. secolo. La società biblica britannica organizzò la traduzione del Nuovo
Testamento, nel 1840 la sua stampa a Smyrna (Izmir) e la distribuzione dell’opera. La
traduzione al dialetto bulgaro occidentale fu eseguita da Neofit Rilski a sua volta rac-
comandato dall’arcivescovo greco Veliko Turnovo. Dopo la sua pubblicazione, tuttavia,
il patriarca greco organizzò immediatamente una campagna mirata a distruggere ogni
copia esistente di questa traduzione.

Una ventina di anni dopo, fu decisa la revisione di questa traduzione e di pubblicarla


nel dialetto Bulgaro orientale unitamente ad una traduzione dell’Antico Testamento.
L’intero progetto fu organizzato da Elias Riggs e Albert Long. Chiesero allo scrittore
Petko Slavejkov di rivedere la traduzione di Neofit Rilski. Secondo lo scrittore Ivan Va-
zov, il lavoro di Slavejkov instaurò la lingua bulgara ufficiale. L’opera completa della
traduzione della bibbia fu pubblicata nel 1871, a Costantinopoli, un anno dopo che il
sultano ottomano permise la creazione di una chiesa bulgara indipendente.

Dopo la fondazione della chiesa bulgara autonoma, il lavoro delle società divenne più
difficile. La loro visione a lungo termine della riforma della chiesa ortodossa e il pas-
saggio di tutti i suoi membri in protestanti fu sostituita con l’obiettivo a breve raggio,
di convertire i credenti ortodossi fondando congregazioni locali. Fu chiara l’enorme dif-
ferenza di fatto tra queste due forme di cristianesimo. Nella chiesa ortodossa i fedeli
rivestivano un ruolo passivo – non c’è alcuna predica, nessun appello all’intelletto
umano, nessun canto (solo se membro del coro) e nessuna assemblea dei credenti
per la comunione attorno al tavolo di Cristo.

LA MISSIONE METODISTA IN BULGARIA

Nel 1856, la società missionaria americana, condotta dalla chiesa congregazionista,


stipulò un accordo con la chiesa americana metodista episcopale con lo scopo di orga-
nizzare disgiuntamente il lavoro missionario in Bulgaria. I metodisti avrebbero lavora-
to nella Bulgaria settentrionale, tra il Danubio e la catena montuosa dei Balcani men-
tre i congregazionisti avrebbero aperto le loro postazioni missionarie nella Bulgaria
meridionale.5

Nel 1857 i missionari metodisti Albert Long e Wesley Prettymann fecero un viaggio at-
traversando la Bulgaria del nord. Altri missionari stranieri li seguirono e rimasero per
alcuni anni ma vennero anche educati dei bulgari a predicatore. Piccole congregazioni
vennero istituite in un certo numero di cittadine e paesi, la più importante di queste:
Svishtov, Varna (nel 1885) e Ruse. In queste città furono costruite le prime chiese.

La missione metodista sperimentò forte resistenza da parte della chiesa ortodossa. Il


suo futuro era precario e molte volte vi furono discussioni sull’abbandono del progetto
della missione. Nel 1910, dopo ben cinquant’anni di lavoro missionario, la chiesa me-
todista poteva contare solo su 482 membri e circa 1000 seguaci.
Nel 1863, Albert Long fondò il primo periodico in lingua bulgara, Zornitsa (La Stella
del Mattino) che divenne molto popolare. Nel 1880 i missionari metodisti aprirono due
licei; una per ragazze ed una per ragazzi. Tra il 1883 e 1894, la scuola maschile, che
si era spostata da Veliko Turnovo a Svishtov e che spesso veniva chiamata “ La scuola
Scientifica teologica americana”, offriva un’educazione liceale di cinque anni. I corsi
dei primo triennio erano decisi dal governo bulgaro. Gli ultimi due anni prevedevano
studi biblici accanto ai corsi generali. All’interno del suo stesso dipartimento teologico
venivano educati i predicatori in un corso della durata di un anno. Alcuni di loro furono
inviati al seminario teologico di Drew in New Jersey (USA) per diventare ministri. Nel
1894 la scuola di Svishtov fu data alle fiamme da parte di nemici della missione meto-
dista. La scuola fu trasferita in Russia e divenne seminario teologico.

PETER DEUNOV NELLE SCUOLE METODISTE (1884-1895) (6)

Probabilmente nel settembre del 1884 e certamente prima della primavera del 1885,
Peter Deunov si recò a Svishtov. Aveva 20 anni e non aveva ancora terminato gli studi
al ginnasio Ferdinand I di Varna in quanto era stato male tra febbraio e giugno del
1884, l’ultimo anno di scuola. Divenne studente di questo liceo triennale nel settem-
bre del 1880.7

La sua lunga malattia può essere diventata il tempo per la sua trasformazione interi-
ore nel quale identificò la sua missione per la vita, decidendo probabilmente di di-
ventare predicatore metodista. L’atmosfera spirituale che regnava nella famiglia Sta-
mov, dove visse fino al 1880, potrebbe averlo portato a compiere questo passo.

Per tre anni, Peter Deunov rimase nella scuola di Svishtov. Portò a termine la parte del
primo corso triennale che aveva mancato a Varna a causa della sua lunga assenza.
Continuò poi con il biennio successivo e la sua educazione di predicatore. Il suo di-
ploma, secondo le liste del dipartimento teologico della scuola, elenca dodici materie
regolari e sei materie teologiche: la maggior parte con voti buoni o molto buoni. Il suo
talento come predicatore, secondo il pastore Tsvetan Tsvetanov, uno dei suoi primi
compagni di classe, non conosceva rivali. Il diploma scolastico non gli diede il diritto di
esercitare come insegnante in una scuola statale o di frequentare l’università. Ai primi
dell’autunno del 1887, Deunov divenne insegnante nella scuola metodista primaria di
Hotantsa, un paesino ad est di Ruse. Nel 1888, questa scuola aveva 20 alunni. Egli
serviva anche come predicatore nella locale congregazione.

Dopo un anno di insegnamento a Hotantsa, Peter Deunov fu inviato al seminario Drew


a Madison, New Jersey dove dal 1867 si preparavano i ministri metodisti. Il 19 set-
tembre del 1888, si iscrisse ad un corso biennale: il primo anno era un anno di
preparazione mentre il secondo aveva un carattere più pratico ed era focalizzato sulla
predicazione. Sembra che la maggior parte dei predicatori bulgari scegliesse questo
corso di preparazione biennale per diventare pastori. Al termine di questo percorso
formativo, a Deunov fu concesso di restare per altri due anni. Egli completò i suoi stu-
di al seminario Drew, il 19 maggio, 1892.

Il programma di studi regolari per la laurea triennale comprendeva la lingua greca,


l’ebraico, antropologia, storia della chiesa, teologia, teologia pratica, canonica e anali-
si, interpretazione biblica, dottrina della salvezza e dizione. Deunov studiò tutte que-
ste materie in un programma dedicato. Non ricevette la laurea in teologia in quanto
veniva conferita solo agli studenti già in possesso della laurea in umanistica.

Dopo l’estate del 1892 Peter Deunov ottenne una borsa di studio e si iscrisse alla
Scuola di medicina dell’università di Boston per un corso speciale di un anno per mis-
sionari. A seguito dei suoi studi precedenti al seminario Drew, poté concludere il corso
triennale in un anno il 7 giugno 1893. Dopo la laurea e specializzato nel lavoro pas-
torale in una congregazione metodista, lasciò gli Stati Uniti dopo una permanenza di
sette anni.

Durante i suoi studi a Boston, Peter Deunov si trovava nel cuore di un’ America
protestante, in un mondo di discussioni intellettuali tra questioni teologiche ma anche
filosofiche. Boston aveva delle librerie eccellenti dove poteva soddisfare la sua sete
per la conoscenza. Era alla ricerca di una nuova intesa tra scienza e religione, neces-
saria per modificare sia una scienza materialistica unilaterale quanto un concetto di
vedute ristrette della religione.

All’università di Boston, Peter Deunov seguì le conferenze del Professor P. Bowne


(1847-1910). In qualità di giornalista e predicatore, Bowne applicava la sua filosofia a
questioni sociali e religiose. Secondo la sua visione, sia le spiegazioni scientifiche
quanto quelle teologiche erano incomplete. Boston era anche il centro del trascenden-
talismo americano, una filosofia creata intorno al 1836 dallo scrittore e filosofo Ralph
Waldo Emerson (1803-1882) insieme ai suoi amici. Emarginando l’intellettualismo del-
la Harvard University di Boston ed ispirati dall’idealismo germanico, romanticismo in-
glese ed il pensiero vedico, essi erano alla ricerca di princìpi trascendentali derivanti
dall’essenza spirituale dell’uomo. A questo movimento apparteneva anche Henry
David Thoreau (1818-1862). Divenne famoso su vasta scala per il suo libro “Walden”
o “Life in the Woods” (La vita nei boschi)(1854), nel quale descrive la sua esperienza
di vita in naturale semplicità trascorsa per due anni in una capanna sulle spiagge di
Walden Pound vicino Concord, circa 30 chilometri da Boston.

Peter Deunov deve aver saputo di questa filosofia spirituale nella quale l’esperienza
della natura era così importante. Allo stesso tempo, anche un altro movimento spiri-
tuale non deve essergli sfuggito alla sua attenzione - la Società Teosofica, fondata nel
1875 a New York dalla signora H. P. Blavatsky (1831-1891) ed altri. In qualità di me-
dium, ella riceveva informazioni dai maestri spirituali, pubblicate nel volume Iside
Svelata (1877), con fonti cristiane esoteriche ed in altri testi influenzati dall'induismo
e dal buddismo. È poco probabile che Deunov abbia avuto contatti con i gruppi cosid-
detti Rosacrociani fondati in quel periodo in America e generalmente collegati alle log-
ge massoniche.

Peter Deunov fece spesso delle escursioni nella campagna intorno a Boston. In un'occasione portò
con sé l’amico Velichko Grablashev il quale raccontò la storia di questa gita più avanti nel tem-
po. Dovette promettere non ne avrebbe fatto parola con altri in quanto sarebbero andati in un
luogo importante dove persone molto evolute si riunivano in una società segreta. Viaggiarono
fino ad una fattoria nelle foreste dove incontrarono persone dalle apparenze molto diverse da
quelle dei fattori. Pregavano, cantavano; poi, una conferenza, e tutti venivano impegnati in di-
scussioni spirituali. Dopo il ritorno di Deunov in Bulgaria, Grablashev ritornò in quella zona ma
non trovò la società occulta.8 A quanto pare avevano visitato una delle comunità Utopiche agri-
cole, forse la Fruitlands, ispirate dal Movimento Trascendentalista, da idee religiose oppure dal-
le idee del socialista utopico Fourier. In genere, queste società avevano breve esistenza.

Il saggio di Peter Deunov sulle tribù germaniche

Nell’anno accademico 1892-93, Peter Deunov seguì un corso in Teologia pratica. Impartiva le le-
zioni Luther T.Townsend (1838-1922), professore alla Scuola di teologia di Boston dal 1867. per
questo corso Deunov dovette scrivere un saggio che terminò il 15 aprile del 1893. Questo saggio,
sul tema originale della migrazione delle tribù germaniche e la loro conversione al cristianesimo,
era di moderata lunghezza (48 pagine) senza note a piè di pagina e senza bibliografia. Come si
usava a quei tempi, il testo era scritto a mano, con calligrafia leggibile e regolare.

Nel saggio, circa 39 pagine sono dedicate alla descrizione delle migrazioni delle tribù germani-
che e solo sette pagine alla loro conversione al cristianesimo, creando un certo sbilanciamento
nel trattare i due argomenti. Peter Deunov stesso fece presente ci fosse carenza di informazioni
circa il secondo argomento. Il professor Townsend fu probabilmente soddisfatto del breve lavoro
nel quale pochi testi su un argomento a scelta degli studenti venne interpretato intelligente-
mente. Deunov lo fece e scrisse un saggio nel quale egli presentò gli elementi essenziali della
storia delle migrazioni germaniche e concluse evidenziando il ruolo speciale del vescovo gotico
Ulphila (Wulphila) nella conversione delle tribù germaniche.

La maggior parte delle informazioni relative alle migrazioni germaniche e molte citazioni arriva-
no dal libro An Introduction to the Study of the Middle Ages (Introduzione allo studio del Medio
Evo), scritto dallo storico Ephraim Emerton (1851-1935), professore in storia ecclesiastica alla
Harvard Divinity School, pure questa a Boston. Peter Deunov seguì molto da vicino i primi sette
capitoli (pagg.1-72) di questo testo eccellente. Consultò anche The History of France (Storia di
Francia), scritta da Parke Godwin (1816-1904), avvocato e giornalista americano e The History of
the Decline and Fall of the Roman Empire (Storia del declino e caduta dell’impero Romano),
scritto dallo storico inglese Edward Gibbon (1737-1794).

All’inizio della seconda parte del saggio, Peter Deunov scrive alcuni commenti personali colle-
gando il saggio al corso di Teologia pratica. Dice che “il cristianesimo ha un suo valore intrinseco
e ben si adatta a tutte le relazioni umane”.Punto secondo, dietro c’è “potere divino e un’azione
divina. Terzo, lo spirito divino del cristianesimo colloca il suo insegnamento nel profondo dell’a-
nima umana e porta vita allo spirito umano. Infine fa presente che il cristianesimo si è diffuso
tra le tribù germaniche tramite la predicazione e l’influenza personale. Si diffuse perché c’era-
no buoni predicatori e tra loro l’apostolo dei Goti e il traduttore della bibbia: Ulphila: un uomo
dalla vita cristiana senza peccato.

Il messaggio del saggio

L’ultima parte del saggio avrebbe meritato una maggiore elaborazione in quanto i Goti e tramite
questi, tutte le altre tribù germaniche menzionate nel saggio, escluso i Franchi, erano seguaci di
cristianità ariana. Peter Deunov evitò la dissertazione sulle differenze dottrinali tra l’arianesimo
e la corrente dominante della Chiesa, così come evitò l’analisi della distruzione di questa cosid-
detta eresia da parte della Chiesa. Tra le differenze nella dottrina, troviamo negli insegnamenti
di Ario (Arius -250-336, teologo berbero) di Alessandria (d’Egitto), l’enfasi sul lato umano di
Gesù Cristo, mentre il suo oppositore Atanasio (Athanasius - 293-373), patriarca di Alessandria,
enfatizza il Suo lato divino. La teologia di Ario ci parla di un uomo ascendente che sviluppa sè
stesso spiritualmente al fine di incontrare Dio laddove invece la teologia di Atanasio ci parla di
un Dio discendente che viene per salvare un uomo passivo. Queste due posizioni differenti le
troviamo ancora tra il cristianesimo esoterico da una parte e la Chiesa ufficiale, compresa quella
ortodossa, dall’altra.
Peter Deunov limita la storia della conversione delle tribù germaniche ad una breve biografia di
Ulphila (311-383). Intorno l’anno 348 fuggì con i suoi compagni cristiani tra i Goti della Dacia
(Romania) a Moesia (Bulgaria settentrionale), dove si stabilirono tra il Danubio e le montagne dei
Balcani. Questa era esattamente l’area della missione metodista! Qui possiamo quindi vedere la
ragione del perché Deunov scelse l’argomento della sua tesi. In qualità di predicatore metodista
bulgaro, voleva scrivere del destino storico dell’area da cui proveniva e del suo nuovo destino in
relazione alla trasformazione del cristianesimo ortodosso, obiettivo della missione protestante.

Ulphila era vescovo di Nicopolis ad Istrum (vicino l’odierna Nikyup, 20 km a nord di Veliko Turno-
vo) e dell'area di insediamento gotico che comprendeva anche Svishtov, il centro spirituale del
metodismo bulgaro. Secondo Rudolf Steiner, Ulphila era il primo cristiano iniziato d'Europa. Per
la sua traduzione della Bibbia creò il nuovo pronome personale ik (io) dalla radice dell'antico
germanico eko. Le due lettere di questa parola stanno per Jesus Krist (Gesù Cristo). 9 Questa
parola (io) si sviluppò nel tedesco come ich, in olandese ik e nell’inglese I .

Il nome del vescovo Ulphila fu menzionato da Peter Deunov anche successivamente ed era molto
ben conosciuto e onorato tra i suoi discepoli più vicini. In una conversazione, uno di essi, Boris
Nikolov, disse che Ulphila aveva portato avanti un lavoro spirituale anche a sud dei monti Balca-
ni, vicino Tulovo, Stara Zagora (sito di un'antica capitale celtica).

Per supportare la missione cristiana tra i Goti e le altre tribù germaniche, Ulphila tradusse la
Bibbia in gotico a Nicopolis e la missione metodista iniziò anch'essa alla traduzione della Bibbia.
È chiara la connessione tra la missione di Ulphila e la missione metodista. Questo pare sia il mes-
saggio nascosto del saggio.

La missione spirituale di Peter Deunov

Peter Deunov nacque in una famiglia nella quale l’impulso dell'illuminismo bulgaro aveva preso
forti radici. Suo padre, il sacerdote ortodosso Konstantin Deunovski (1830-1918), era il primo in-
segnante bulgaro nella regione Varna ed è considerato il primo prete nell'area di Varna ad aver
celebrato la liturgia ortodossa in bulgaro. Anche il suo nonno materno, Attanas Georgie, era atti-
vo nel movimento della Rinascita Nazionale della cultura bulgara.

Quando arriva tra i 16 e 20 anni, Peter Deunov scoprì il significato spirituale del metodismo e il
suo possibile contributo al risveglio della nazione bulgara dopo la liberazione della Bulgaria set-
tentrionale da parte dell'armata russa. Questa liberazione avvenne nel 1877-78, dopo cinque se-
coli di dominio ottomano. Vide la necessità per una riforma della Chiesa ortodossa ed ebbe le
sue esperienze personali su come i predicatori metodisti portavano Cristo avvicinandolo alla gen-
te. La sua fiducia nei metodi di Wesley per il raggiungimento della perfezione cristiana, porta-
rono Peter Deunov alla scuola metodista di Svishtov, al seminario di Drew e alla Scuola di Teolo-
gia di Boston.

In America, Peter Deunov sperimentò gli aspetti positivi del protestantesimo americano e nel suo
ampio repertorio di letture, iniziò a valutare il significato della scienza per la scoperta della ve-
rità. Divenne anche familiare con nuovi movimenti spirituali quali il trascendentalismo e la teo-
sofia così come con le comunità agricole di ricercatori spirituali. Deve anche aver risentito del-
l'influenza dei moraviani relativamente a John Wesley. Tutto questo ebbe un forte impatto su
Deunov, specialmente realizzando che la spiritualità americana ha delle qualità molto pratiche
e che portano impulsi spirituali nella volontà.

Di ritorno in Bulgaria nel 1895, forse anche prima, potrebbe aver realizzato che la missione del
metodismo poteva forse non avere successo. La riforma della Chiesa ortodossa richiedeva impul-
si spirituali molto più forti rispetto a quanto il protestantesimo americano fosse in grado di offri-
re. Nell'atmosfera spirituale del metodismo, Peter Deunov scoprì la sua missione personale in
qualità di messaggero della parola vivente di Dio, ma non vide il suo futuro nella chiesa metodi-
sta. Diverse congregazioni metodiste lo invitarono a diventare il loro pastore ma egli rifiutò. Nel
1896 la Chiesa congregazionista di Yambo lo invitò ma egli chiari che avrebbe potuto accettare
solo la posizione di pastore e solo se senza riconoscimento in denaro. Anche la società teosofica
bulgara lo invitò a delle conferenze ma egli rifiutò. Andò per la sua strada, lavorando per la mis-
sione della sua vita. Ebbe incontri con pastori protestanti, teosofici e spiritualisti; scrisse il suo
libro Science and Education (Scienza ed Educazione) nel 1896 ed inizio ad offrire conferenze,
qualche volta di natura scientifica, ma anche del genere mistico- spirituale. 10

Il diario spirituale e i messaggi spirituali che scrisse mostrano la profondità della sua trasforma-
zione interiore nei primi anni dopo il suo rientro dall’America.11 Negli archivi di Boyan Boev tro-
viamo il seguente testo: Una sorella andò a visitare il Maestro e lui le disse :” sono stato ispira-
to ed è successo il 7 marzo 1897 (nel calendario gregoriano questa data coincide con il 19
marzo). Poi ho ricevuto una missione dai cieli :mi venne rivelato che sono un maestro per l'intera
umanità. L'ammissione a me assegnata è collegata al nuovo sentiero degli slavi e con il venire
della sesta razza ( il nuovo ciclo di culture - n.d.a.) “ 12 Nel 1899 una piccola cerchia di circoli
amici che lo videro come il loro maestro, iniziarono a seguirlo. La sua missione trova una forma
terrena dopo il 1900, con la fondazione della Fratellanza Bianca, nella quali i suoi seguaci si riu-
nirono al fine di poter ricevere attraverso il loro Maestro, ispirazioni dalla Fratellanza Bianca ce-
leste.

LA FRATELLANZA BIANCA

Sotto un certo numero di aspetti, il lavoro di Peter Deunov può essere visto come una trasforma-
zione della missione metodista in Bulgaria. I riformisti non erano in grado di riformare la Chiesa
ortodossa. Nel suo lavoro, Deunov era capace di connettersi ad un livello più profondo con le
tradizioni spirituali dei Balcani e con la sua missione spirituale per i slavi. Egli creò un nuovo
sentiero spirituale per l'Europa dell'est, mirato alla liberazione dell'impulso spirituale vivente del
cristianesimo dalla periferia esterna della Chiesa. Questa vorrebbe essere la creazione di una
“Chiesa invisibile” o una “Chiesa spirituale” corrispondendo alla visione del filosofo russo Vla-
dimir Soloviev -la società umana organizzata in una fratellanza.

Nel metodismo, Peter Deunov trovò un impulso che rappresenta una pura forma del protestante-
simo - il servizio della Parola Divina attraverso la lettura della bibbia, pregando, cantando e
predicando.L’ impulso è anche per certi versi connesso alla missione del manicheismo che corre-
va tra il bogomilismo - la creazione di comunità cristiane viventi. La Fratellanza Bianca può es-
sere vista come una metamorfosi delle tradizioni bogomiliane ma incorporava anche elementi
dalle tradizioni protestanti del metodismo.

Nella fratellanza bianca, le funzioni della chiesa metodista, con il loro cantare, pregare e ascol-
tare un sermone, vennero trasformate in incontri della fratellanza con il loro canto e ascolto
dei discorsi del loro maestro, Peter Deunov. Alcuni dei primi canti religiosi che egli compose for-
se sono stati ispirati da inni metodisti. Sotto altri aspetti dei metodi dello sviluppo spirituale del-
la Fratellanza Bianca, non si trovano radici metodiste. La paneuritmia, musica armoniosa, le
escursioni in natura, hanno altre fonti che si possono trovare nelle tradizioni del mistero quale la
scuola di Orfeo.

Nei suoi studi storici Peter Deunov scoprì dietro la missione del metodismo in Bulgaria, la figura
del predicatore gotico Ulphila, così come lo mostra nel suo saggio. Ulphila crea nuove parole
gotiche e un alfabeto nuovo per la sua traslazione dei suoi gospel che ispiravano le tribù germa-
niche nel cercare la loro via al Cristo. Deunov portò un nuovo gospel, specialmente ma non
esclusivamente per le nazioni slave dell'Europa, del quale i suoi discorsi costituiscono parte con-
siderevole. In essi si potevano sentire nuovamente le qualità morali della Parola Vivente che
avrebbero ispirato la gente, Così come lo vedeva lui, per un lavoro interiore e per preparare
l’inizio del secondo arrivo di Cristo.

1 Milka Kraleva, The Master Peter Deunov - His Life and His Teaching, Sofia, 2001,p.15.

2Lyudmilla Dimitrova, manoscritto della lettura “On some little known facts from the early years of the
spiritual teacher Peter Deunov”, del 2 settembre 2006, durante un forum della Fratellanza Bianca a Varna.
3Rudolf Steiner, “Manichaeism”, lettura dell’11 novembre, 1911, in: The Temple Legend, Great Barring-
ton, 2002.
4Dony K. Dove, The Story of the Bulgarian Bible, 2006. Questo saggio si trova alla pagina web www.pneu-
mafoundation.org/resources/articles/article_0025.pdf
5Paul B. Mojzes, A History of the Congregational and Methodist Churches in Bulgaria and Yugoslavia, disser-
tazione, Università di Boston, 1965. Il lavoro missionario della Congregational Church è stato analizzato da
Tatyana Kh. Nestorova-Matejic, Dissertazioni sui Missionari Americani in Bulgaria (1858-1912), Università
dello Stato dell’Ohio, 1985. Consultabili sul sito web www.protestantstvo.com.
6 Nella sua biografia di Peter Deunov, Putyat i vremeto, parte 1, capitoli 3-5, Sofia, 1998, Atanas Slavov
fornisce molti dettagli e ulteriori informazioni sui retroscena di quegli anni.
7 Lyudmilla Dimitrova, informazioni dal manoscritto di una lettura ““On some little known facts from the
early years of the spiritual teacher Peter Deunov”, del 2 settembre 2006, durante un forum della Fratel-
lanza Bianca a Varna.
8 Atanas Slavov, Putyat i vremeto, parte I, pagg. 286-287.
9 Rudolf Steiner, letture del 27 settembre, 1905 : Grundelemente der Esoterik, Dornach, 1987.
10 Come la lettura “A call to my people”, consegnata a Varna nel 1898.
11 Dnevnik na Uchitelja Beinsa Douno (Peter Deunov), Sofia, 2001
12 Akordirane na choveshkata dusha ( dagli archivi di Boyan Boev), Vol. 1, Sofia, 1999, p.339.
LA MIGRAZIONE DELLE TRIBU’ TEUTONICHE E LA LORO CONVERSIONE AL CRISTIANESIMO

Peter Dunoff

Nello scopo di questo saggio, intendiamo seguire la migrazione delle razze germaniche e la loro
conversione al cristianesimo.

Poiché i Germani svolgono un ruolo importante nello sviluppo del pensiero umano e per le idee
dei tempi presenti, l’argomento è degno della nostra considerazione.

Nel trattare l’argomento, dobbiamo riferirci alla storia quale fonte di informazioni.

Come l'astronomia inizia con la causazione, la geologia con la formazione della terra, la
biologia /2/ con l'apparizione del protoplasma, così la storia degli umani inizia con l'apparizione
di un uomo e procede in avanti fino a raggiungere i nostri giorni.

Lo scopo della storia é quello di gettare luce sulla razza umana, il suo sviluppo, vita, pensiero,
idee e organizzazione, affinché si possa vedere chiaramente il graduale progresso dell'umanità.
Quanto la storia poi abbia avuto successo nell'impresa, resta agli storici dotti da determinare .
Fatto riconosciuto è, che molta della storia che riguarda il primissimo sviluppo della famiglia
umana è oscura.

Ciò nonostante e con lavoro incessante, il genio umano è riuscito a scoprire per noi /3/ molti fat-
ti, risolvendo molti problemi difficili

E’ certo che il futuro lavoro porterà nuovi trofei in suo possesso.

Il limite di questo documento non consente una discussione elaborata.

Non sono passati più di 100 anni da quando gli storici, dopo una ricerca scientifica, sono venuti
alla conclusione che tutte le razze in Europa - Celti, Germani, Slavi, Italiani, Greci e qualcuna in
Asia, appartengono alla razza degli uomini indoeuropei.

Secondo recenti ricerche, c'erano otto branche principali di questa razza. Cinque di queste tro-
varono la loro patria in Europa e tre rimasero in Asia.
/4/ E’ credenza che la precedente dimora di quella grande razza indivisa si trovasse da qualche
parte nell'Asia occidentale; tra la valle dell’Eufrate e la valle dell’Indo tuttavia, non è da tutti
riconosciuta questa teoria.

Ammettendo questa veduta come corretta, possiamo supporre che un incremento numerico del-
le divisioni interne, sono state la causa per la ricerca di nuove patrie.

Probabilmente una parte passò per la strada tra le montagne degli Urali e il mare del Caspio
raggiungendo l'Europa mentre un'altra parte andò verso est, entrando nella valle del Gange,
formando la grande razza indiana. Una terza parte della stessa razza, compresi i Medi ed i Per-
siani, rimasero colonizzati nella valle dell’Eufrate-Tigri.

Delle cinque branche nelle quali venne suddivisa la parte europea, i Celti sembrano essersi mossi
con anticipo: probabilmente sono stati spinti dagli altri verso ovest e si sono stabiliti nelle isole
Britanniche, Francia e Spagna.

Dietro i Celti seguirono i Germani che occuparono la parte centrale dell’Europa; dalle Alpi verso
nord e il mare, estendendosi sulla Scandinavia. Dopodiché i Germani avevano avanzato sugli
Slavi - una razza che non aveva ancora formato un governo unificato -. Una divisione occupò le
province del Danubio e l'Ungheria mentre il resto si stabilì in Russia e costituendo oggi, la parte
più grande della popolazione nell’impero. Più lontano, a sud, vennero Italiani e Greci che occu-
parono la parte meridionale dell'Europa vicino il mare Mediterraneo. Queste due branche della
razza ariana - gli Italiani ed i Greci - hanno fatto molto in fatto di preparazione della presente
civilizzazione che il cristianesimo ha portato nel mondo. La mente greca era preparata dalla na-
tura per racimolare tutto ciò che potesse avere a che fare con la bellezza e la delicatezza nel
pensiero umano in astratto; ci hanno lasciato una meravigliosa eredità in opere d'arte, letteratu-
ra, filosofia, storia e amministrazione politica. Gli Italiani si sono distinti nel formare un grande
/7/ impero, con splendide leggi. Nel lavoro di civilizzazione, solo i Germani tra gli uomini del
Nord, si sono collocati con i Greci ed i Romani.

Poiché il nostro principale interesse in questo discorso riguarda i Germani, intendiamo porre in
evidenza molti fatti - le loro origini, la loro migrazione e conversione.

Per quanto riguarda le loro origini, sono state poste molte domande. Dov’erano durante i secoli
remoti nei quali Fenicia e Cartagine spiegavano le vele del loro commercio sui mari e la Grecia
fioriva in bellezza nella sua civiltà; mentre Roma stava costruendo il suo colossale dispotismo di
ferro? Queste sono domande alle quali la storia non sa rispondere con sicurezza.

/8/Parke Godwin dice, quando parla delle origini dei Germani:” una nuvola impervia, sovrasta il
mattino del vecchio mondo teutonico”.

Von Hammer3 riferisce l'origine dei Germani a una tribù persiana menzionata da Erodoto, greco
storico, sotto il nome di Γερµανιοι ma in alcuni testi, questa parola é Καρµανιοι, lasciando con
ciò qualche autorevole dubbio. Inoltre, Tacito4 dice espressamente che le tribù del centro e nord
Europa erano state già ai suoi tempi recenti, chiamate Germaniche; questo lo ha confermato
anche Strabo 5 che del nome ne fa un'origine romana. Essi venivano chiamati Germani da “ger-
manus” - fratello - perché /9/ erano fratelli dei Galli. Alcuni riferiscono il nome a “ger” - vicino
e “man”-popolo, dal cimbro 6 = vicini di casa. Grimm 7 però dice che queste tribù tra loro non si
chiamavano Germani e fintanto che avevano un appellativo collettivo, questo era “Teutonici”,
dalla radice “teut” o il popolo.

Tuttavia una cosa è certa ed è che venivano da Est. Quando, però, non lo sappiamo.
La probabilità è che furono stati costretti lasciare la loro casa o per necessità naturali o per for-
za esercitata da altre tribù perché avevano vagato per molti secoli sulle steppe della Russia oc-
cidentale con i loro greggi e le loro mandrie, spostandosi lentamente nel loro viaggio progressi-
vo.

/10/ Nei lunghi secoli, crescevano di numero e questo causò una frammentazione della razza in
altre piccole tribù che spingevano in avanti verso la parte settentrionale dell'Europa fino a quan-
do non sono entrate in possesso di quella vasta porzione del continente chiamata Germania.

Parke Godwin dice, nel suo testo “History of France”, “L’etnografia primitiva assegna ai Germa-
ni quella parte dell'Europa centrale che era al sud confinante con il Danubio, ad ovest con il
Reno, al nord con il Baltico e ad est, dove erano vagamente mescolati con i Sarmati o gli Slavi 8 ,
da montagne e terrore reciproco”. Questa era una regione boschiva e di /11/ marcite, selvatica e
selvaggia e, le popolazioni che la occupavano in comunione con orsi, lupi e cinghiali selvatici,
erano suddivise in circa 50 tribù ben distinte e tra loro indipendenti.

La loro rassomiglianza nella carnagione, lingua, abitudini ed istituzioni, denotava origini in co-
mune.

In precedenza avevano rappresentato una vasta moltitudine di tribù peraltro insignificanti e che
vivevano, ciascuna, per sé stesse ma, dopo il primo grande attacco dei romani per sottometterli
ed interrompere i loro incessanti disordini causati all’impero a causa della loro propensione al-
l’inquietudine, queste tribù costruirono una grande confederazione sotto la guida del loro famo-
so condottiero, Arminio (Hermann).

P’ Giulio Cesare è stato il primo degli imperatori romani /12/ a gettare qualche sguardo nel conti-
nente oscuro occupato dai Germani e verificò il loro rapido avanzare verso l’Impero. Il genio mi-
litare di questo uomo piegò i Teutoni costringendoli a pesanti oscurità per più di un secolo.

Ai tempi di Augusto (31 d.C - 14 a.C) i Romani organizzarono parecchie spedizioni attraverso il
fiume Reno ma le armate romane subìrono sconfitte.

Di tutte le altre tribù germaniche, quella dei Goti apparse per prima prominente nella storia.

L’ipotesi adottata da Werth 9 localizzò i Goti a “Geto” (Dacia) che soggiornava ai confini del Mar
Nero. Egli cita /13/ Erodoto, Strabo (Strabone) e Solino 10 che ne avevano stabilito l’identità. Se i
Goti corrispondevano ai Geti, in tal caso erano una razza… Tracia (nel testo di consultazione,
Peter D. segnala alcune parole mancanti: e suggerisce trattasi molto probabilmente di “Tra-
cia”).

Ai tempi di Erodoto - 450 a.C. - i Geni occupavano entrambe le sponde del Danubio ovvero ciò
che oggi corrisponde alla Bulgaria, Bessarabia e Wallachia. Quanto vera questa supposizione sia è
un interrogativo. Tre secoli, a partire da questo periodo, appaiono nella storia come prominenti.
Sappiamo del loro lungo viaggio dalla bocca del Vistola, trovandoli alla bocca del Danubio.

Di questo lungo viaggio conosciamo molto poco. Secondo la loro tradizione, i Goti credevano
/14/

di essere arrivati dalla Svezia con tre navi: “questa tradizione non è credibile”, dice Emerton,
“se siamo disposti a moltiplicare in minima parte le navi e se ricordiamo che per arrivare in
Scandinavia avrebbero dovuto prima aver fatto lo stesso lungo viaggio verso Nord-Ovest, lo
stesso appunto di tutti i loro fratelli Germani. In ogni caso possiamo supporre che tutta la na-
zione si era spostata; forse spinta dai nemici, forse alla ricerca di nuove terre per il pascoli per il
loro gregge, su per le colline in direzione nord e di nuovo giù per le colline verso i fiumi a sud,
fino a quando /15/ sono arrivati a ridosso del mar Nero e da lì spargendosi in direzione ovest fino a
raggiungere la posizione che abbiamo appena descritto.”13
È difficile per noi immaginare una migrazione di così vasta entità, ma dobbiamo ricordare che a
quei tempi le persone non possedevano alcuna proprietà, ad eccezione di quel poco che poteva-
no tirare o portare con i loro carri. L’avanzamento da loro effettuato, dal mar Baltico all’ Euxine
(oggi Mar Nero n.d.t.) era senza dubbio molto lento. Forse per effettuare un viaggio, si impiegava
una vita o una generazione, ma in tempi successivi il loro movimento divenne più rapido.

“Ai tempi degli Antonini” (a.D. 248-264), dice Gibbon, “i Goti erano ancora insediati in Prussia.
All'incirca durante il regno di Alessandro /16/ Severo, questi aveva già sperimentato la loro vici-
nanza a causa di razzie frequenti e distruttive . In questo intervallo, di circa 70 anni, dobbiamo
collocare la seconda migrazione dei Goti dal Baltico all’Euxine; la causa però che la produsse si
trova nascosta nei vari motivi che hanno poi spronato la condotta dei barbari inquieti. Sia una
pestilenza che una carestia, una vittoria o una sconfitta, un oracolo degli dei oppure l'eloquenza
di un condottiero coraggioso, erano sufficienti per incitare le armate gotiche verso il clima più
dolce del sud”. 15

Nel periodo dell'imperatore Adriano e precisamente qualche mese dopo la sua salita al trono ro-
mano, egli fu convocato sulle sponde del Danubio per combattere contro i Goti , intenti a inva-
dere l’impero romano.

Gibbon dice : “ questa è la prima significativa occasione nella quale la storia menziona quel
grande popolo che successivamente ruppe il potere romano, saccheggiò la capitale 16, e regnava
in Gallia, Spagna e Italia. Memorabile fu dunque la parte che recitarono nel sovvertire impero
occidentale che il nome dei Goti viene frequentemente e impropriamente usato come appellati-
vo generale di barbarismo rude e guerrafondaio”.

Dopo un secolo circa da quando l'imperatore Aurelio aveva dato ai Goti occidentali la provincia
della Dacia, sappiamo che questi sono vissuti in condizioni relativamente buone /18/ con i vicini
Romani e dimostravano di essere inclini a condurre una vita più colonizzata.

Intorno all'anno 375 tuttavia, si presentò una nuovo difficoltà. Un nuovo popolo, fino a quel mo-
mento sconosciuto, invase l’Europa. Si tratta degli Unni - un popolo che non apparteneva alla
razza ariana ma alla razza turaniana. “arrivavano dal nord dell'Asia oltre la grande muraglia del-
la Cina, passando dalla “porta delle nazioni”, tra il Mar Caspio e gli Urali, precipitando sul lon-
tano insediamento dei Goti orientali. Si arresero e furono obbligati ad unirsi agli Unni nella loro
offensiva contro i Goti Occidentali.”

Quest’ultimi, nella disperazione, pregarono l’Imperatore romano /19/ Valente di dare loro rifugio
nell’impero. La richiesta venne accettata e fu loro concesso di stabilirsi in Moesia 19 a condizione
che avrebbero difeso le frontiere dell’impero da nuovi attacchi e i romani avrebbero fornito loro
le armi.

Presto però insorsero nuovi problemi. Gli ufficiali romani erano negligenti nella loro condotta. Il
maltrattamento dei barbari, delle loro proprietà e le loro famiglie suscitò l’indignazione dell’in-
tera nazione trasformandola in una rivolta aperta.

L’imperatore Valente decise di rompere la ribellione e senza aspettare una qualsiasi forma di
aiuto da ovest, dette battaglia a Adrianopoli. La sua armata fu /20/ totalmente sconfitta. Egli
stesso fu ucciso durante la ritirata nel 378. Questa battaglia decisiva insegnò ai Germani che
erano in grado di sconfiggere le legioni romane in combattimenti aperti.

Graziano, l’imperatore dell’ovest, invitò Theodosio, uno spagnolo di grande abilità, ad assumere
il governo dell’impero orientale, salvò l'impero dalla rovina e gli riuscì mantenere la pace; subito
dopo la sua morte però, i guerrieri gotici non si potevano più tenere legati con promesse vuote.
La loro inquieta ambizione di conquista portò al fronte il loro più grande condottiero, Alarico.
Ancora una volta, la nazione /21/ intera si mise in marcia con gli obiettivi precisi di trovare terre
nel cuore dell’impero, dove si sarebbero insediati una volta per tutte.

Alarico devastò la Grecia e poi si mise in marcia verso l'Italia per saccheggiare Roma. Tuttavia, la
sua avanzata venne fermata da Stilicone, il più abile dei generali di Onorio, costringendolo al
ritiro.

L'assassinio di Stilicone da parte dell'imperatore Onorio apri la strada per Alarico. Si portò vicino
Roma con la sua armata assediandola e nel 410 la città fu presa, travolgendola e saccheggiando-
la.

Alarico aveva già in mente di passare all’ Africa ma questo fu impedito a causa della sua improv-
visa morte. “La sorella di Onorio, la bella /22/ ed istruita Placidia, fatta prigioniera a Roma, sposa
il condottiero gotico Adolf (…). I Visigoti alleati servivano Roma. (…) il prezzo per questo servizio
consisteva in una nuova finale garanzia di una terra in Spagna e nel sud della Gallia, - come
estensione dal fiume Loira oltre i Pirenei e la maggior parte della penisola. Qui terminò il vaga-
bondare dei Visigoti. Fecero uso di quanto avevano imparato a Roma per fondare un regno ampio
e prosperoso con Tolosa come capitale.”20

La parte gallica del regno visigoto durò fino al sesto secolo, quando l’ascesa /23/ dei Franchi lo
ridusse ad una provincia francone. La parte spagnola esistette fino all'ottavo secolo. L'invasione
da sud, da parte dei musulmani, vi mise fine.

Dobbiamo ora porre la nostra attenzione su altri loro consanguinei che allo stesso modo stavano
cercando terre, ricchezza e potere.

Lungo le spiagge del Baltico prima sentiamo parlare dei Vandali, i vicini dei Goti. In un qualche
periodo precedente, questi si spostarono lentamente prima in direzione sud-est e successiva-
mente verso ovest.

Raggiungendo Pannonia sul Danubio, si accamparono come per stabilirsi definitivamente.


/24/Iromani, che per esperienza avevano imparato come trattare i Barbari, li sfruttò come alleati
e difensori delle frontiere dell’impero ed in parte erano stati fedeli nel loro servigio ai romani.
Tuttavia, il successo di Alario ed il suo esempio, li mise in moto. Essi lasciarono i loro luoghi spo-
standosi rapidamente a nord-ovest con i Svevi, loro consanguinei, portando con sé anche una tri-
bù di non-Germani: gli Alani.

Vicino al confine con Magonza attraversarono il Reno e compirono un lungo circuito attraversan-
do la parte settentrionale della Gallia per poi passare in Spagna che divenne poi la loro preda.

“l'imperatore Onorio, con l’aiuto /25/ dei re Goti Adolph e Wallia (questa parte della citazione
non è corretta; il testo originale dice: dopo la ritirata dei Goti l'autorità di Onorio aveva..) otte-
nuto un insediamento precario in Spagna ad eccezione solo della provincia della Galizia”, dice
Gibbon, “dove Svevi e Vandali avevano fortificato i loro insediamenti in reciproca discordia e
indipendenza ostile”.21 Tuttavia, i Vandali non si fermarono a lungo in Spagna; si avviarono in
marcia, verso nuove terre.

Emerton dice : “il piano fallito di Alarico era destinato ad essere ripreso dai Vandali di Spagna.
Si dice siano stati “invitati” da un ufficiale romano di nome Bonifacio, per vendetta, a causa di
qualche offesa ricevuta dal suo governo.” 22 Sotto il loro famoso condottiero Genseric, /26/ essi
superarono le spiagge dell’Africa detronizzando le province di Mauretania e Numidia per poi as-
sediare la fortezza di Hippo.
Non erano trascorsi dieci anni quando lasciarono le sponde della Spagna ed erano diventati pa-
droni dell'intera provincia dell'Africa. Erano finalmente entrati in Cartagine.

“Dopo un intervallo di 600 anni”, dice Emerton, “Cartagine era diventata la capitale di un popo-
lo marittimo e combattente.” 23 I Vandali diventarono pirati audaci e tremendi nel mar Mediter-
raneo, con le loro navi in scorribanda lungo le rive dell’Italia, Gallia o Grecia, etc.

Nel 455 ci fu un amaro litigio /27/ nella famiglia imperiale di Onorio. L'imperatrice Eudokia invitò
Genseric a portare i suoi Vandali a saccheggiare la città. Questi arrivarono ed ebbero un periodo
delizioso di 14 giorni durante i quali portarono via tutto quanto potessero trovare che aveva va-
lore.

“Il regno Vandalo in Africa, dopo questo evento”, dice Emerton, “durò circa ottant'anni e fu
conquistato dalle armate dell'imperatore romano Giustiniano, successore di Arcadio , figlio di
Teodosio”. 24

“L'intera nazione di Vandali”, dice Emerton, “contava circa 100.000 anime”.23

Stretti consanguinei dei Vandali e dei Goti erano i Burgundi.

Secondo le opinioni generali, i Burgundi formarono una tribù gotica o vandalica, la quale, dal-
/28/

le sponde della bassa Vistola, fece delle incursione da un lato verso la Transilvania e dall'altro
verso il centro della Germania.

Alla fine del terzo secolo, veniamo a conoscenza che questi erano impegnati in una guerra con
l'imperatore Probo, alla frontiera vicino il fiume Reno.

Gibbon dice:” verso la metà del quarto secolo, le nazioni, forse Lusazia e Turingia, sviluppate su
entrambi i lati del fiume Elba, erano occupate dal dominio indistinto dei Burgundi, un popolo
numeroso e bellicoso.”26

“All'inizio del quinto secolo”, /29/ dice Emerton, “ricevettero da Onorio della terra in concessio-
ne e pare abbiano iniziato a stabilirsi nelle vicinanze della città di Worms.” 27

Da qui si sparsero presto verso ovest per le valli fertili del Reno e della Saona, crescendo rapi-
damente fino a diventare un regno potente.

Il più famoso dei loro re era Gundobaldo. Nel suo periodo si scrissero le leggi. L'ascesa dei Fran-
chi trasformò il regno Burgundo in una provincia francone.

Durante questo conflitto con i franchi vennero indotti a cambiare il loro credo religioso diven-
tando devoti cattolici.

Prima di procedere oltre dobbiamo prestare attenzione alla causa/30/ che produce quell’imponen-
te movimento di migrazione nazionale che ebbe luogo alla fine del quarto secolo.

Dobbiamo parlarne per comprendere il movimento delle razze germane. Abbiamo menzionato gli
Unni come fossero emersi dal deserto dell'Asia portando il popolo gotico in conflitto con Roma.
“Per un certo numero di anni”, dice Emerton, “aleggiano come una nuvola lontana, intorno alle
frontiere dell’Impero. L’eccitata immaginazione degli scrittori Romani le descrissero come pro-
genie dei demoni. Le loro orride sembianze, le sudice abitudini, i repentini movimenti, il loro
modo di combattere, tutto questo commistionato, conferiva loro /31/ la più misteriosa reputazio-
ne.”28

La loro incursioni in Europa produsse il più rimarcabile degli eventi. Le tribù germaniche che per
generazioni erano insediate in Europa, vennero letteralmente rimosse dalle loro case oppure
obbligate ad unirsi all’ armata degli Unni. Il loro potere raggiunse il limite quando Attila divenne
il loro capo.

Questo uomo selvaggio delle steppe iniziò sognare di formare un grande impero come quello
Romano. Con la sua armata innumerevoli razziava in Europa distruggendo e bruciando tutto ciò
che incontrava. I Romani erano così spaventati che per lungo tempo egli era conosciuto come il
“Flagello di Dio”.

Tuttavia, la sua furiosa avanzata era controllata già prima della città di Orléans, dove lo in-
/32/

contrò il generale romano Ezio che stava conducendo la sua armata unita formata da Romani
Goti e Alani.

Questa è stata la prima volta che Attila ha sofferto una sconfitta. La battaglia fu così memorabi-
le che si dice lasciò 300.000 morti sul campo di battaglia.

Con la morte di Attila termina così il grande progetto degli Unni. Il loro impero fornì i pezzi rotti
con cui si sarebbero costruiti nuovi regni.

Nel 453 il grande corpo della nazione basata sui Goti orientali, si era stabilita in Pannonia, da
dove potevano osservare la loro opportunità di partecipazione alla rovina di Roma.Gli Ostrogoti
vennero assoldati per difendere il basso Danubio.

“Nell'anno della caduta dell'impero occidentale”, dice Emerton, “ il grande Teodorico divenne re
degli Ostrogoti.” 29 Egli apparteneva alla famiglia reale degli Amali e dalla quale gli Ostrogoti
avevano, per generazioni, scelto i loro capi. Era stato educato a Costantinopoli ed aveva modi
educati. Essendo stato eletto capo della sua gente, egli offrì i suoi servizi all'imperatore dell'o-
riente per condurre fuori dall'Italia i Barbari. L’Imperatore consenti gioiosamente di approntarsi
con un tale vicino.

Teodorico si spostò con /34/ tutta la nazione Ostrogota in Italia. Attraverso le Alpi e in molte bat-
taglie schiacciò le armate condotte da Odoacre. Teodorico stabilì il suo potere a Roma in tutto
l'Impero occidentale.

“Ora, per la prima volta”, dice Emerton, “l'Italia era occupata da una nazione barbarica, non
solo da un'orda di guerrieri affamati, ma da un popolo con una storia alle spalle e con un sistema
politico preciso.” 30

Nella loro passata storia li abbiamo visti come un popolo bellicoso, il cui dovere nel mondo con-
sisteva nell’abbattimento. Ora troviamo una razza germanica che inizia una propensione alla co-
struzione. Teodorico estese il suo potere sul paese alpino al /35/Reno insieme ai suoi Germani
consanguinei.

Dopo la morte di Teodorico, tuttavia, l'imperatore dell’oriente, Giustiniano (527-565), riuscì nel
rovesciare il regno Ostrogota con l'aiuto dei suoi abili generali Belisario e Narsete e di nuovo ri-
suscitò l’Impero Occidentale.Dopo la morte però di Theodorico,all'Imperatore dell'Oriente, Giu-
stiniano (527-565), riuscì a rovesciare il regno Ostrogoto con l'aiuto dei suoi abili generali Belisa-
rio e Narses, per rinvigorire di nuovo l'Impero dell'Occidente.

Tuttavia, nel 565, il Generale Narses, in collera per l'ingiusto trattamento, fece arrivare all'orec-
chio dei Longobardi, allora collocati in Pannonia, di raggiungerlo per vendicare i Romani. Questo
fu sufficiente. La nazione intera si mise in marcia, guidata dal loro re Alboin. Ben presto, la bel-
la Valle del Po, che fin da allora veniva chiamata Lombardia, divenne con molte altre provincie
la proprietà dei Lombardi. Il loro regno durò fino al 774.
Nello studio di questo argomento, ci avviciniamo all'altro popolo, il più importante delle nazioni
germaniche insediatosi sul suolo romano; quello dei Franchi.

Parliamo di loro in ultimo, non per un fattore di collocazione temporale ma perché saranno loro
a riunire quasi tutte le tribù Germaniche sotto il loro dominio.

Li troviamo che vivono lungo il basso Reno, in prossimità della bocca del fiume.

Per quanto concerne le loro origini e la loro storia primordiale, non conosciamo nulla di positivo.
Storici francesi odierni hanno cercato di dimostrare, con ricerche peraltro laboriose, la loro /37/
discendenza provenire da famosi ancestrali. Gibbon dice "ogni passaggio è stato setacciato, ogni
punto è stato mappato perché si potessero rilevare anche deboli tracce della loro origine. Si è
supposto che la Pannonia, la Gallia, le parti settentrionali della Germania abbiano dato la nasci-
ta a quella celebrata colonia di guerrieri. Alla lunga, la più razionale critica, nel rifiutare la fitti-
zia migrazione di conquistatori ideali (manca parte della citazione: hanno partecipato ad un sen-
timento la cui semplicità ci persuade nella sua verità).Suppongono che intorno l’anno 240 venne
formata una nuova confederazione con il nome di Franchi, da parte dei vecchi abitanti del basso
Reno e della bassa Weser.31
Quando ricevettero il loro nome ci furono molte dispute. /38/ L’Abate Gilbert (Mémoires pour
servir à l’histoire des Gauls, Paris, 1847) fissò quella data all’anno 242.

Alcuni dei loro storici, quali Adelung 32 e Grimm, sostengono il nome “Frank” derivi dal vocabolo
“Frak”, “Frank” - scorretto, sfrontato o feroce e “Frakkar, France, Francan,”- libero.

Una cosa straordinaria nel carattere dei Franchi è che non lasciarono il loro paese come invece
fecero i loro consanguinei, i Goti, i Vandali e i Longobardi, per andare vagando alla ricerca di
nuove terre, trattennero ciò che possedevano e vi aggiunsero dell’altro; probabilmente è questa
la ragione principale che permise loro la prevalsa sugli altri.

I Franchi vennero divisi:i /39/ i Saliani - coloro che vivevano vicino alla bocca del fiume Reno e i
Ripuariani - coloro che vivevano più in sù del fiume, vicino Cologna.

“I più prominenti erano i Franchi saliani” dice Emerton, i quali, molto prima della loro grande
conquista in Gallia, si erano sparsi verso sud e verso ovest, oltrepassando i fiumi Mosa, Schelda
e Somme.33

Si suppone che il nome “Saliani” derivi dal fiume Isala o IJssel sul quale sostarono e che il nome
“Ripuariani” derivi da “ripa” - sponda e il vocabolo celtico “warii” -occupante.

Nell’anno 486, i Franchi saliani spiccarono sotto la guida del loro grande condottiero e
/40/ re Clovis o Colodowing. Essi iniziarono un attacco attivo all’Impero Romani. Vicino Soissons i

Franchi inflissero una grande sconfitta all’armata romana guidata da Siagrio.

Emerton dice:” Proprio questa battaglia ha segnato la sorte della Gallia del nord e ha spostato la
linea di confine meridionale dei Franchi al fiume Loira, frontiera settentrionale del regno dei
Visigoti.”34

I successivi dieci anni furono spesi da Clovis rinforzando il suo potere sulla terra conquistata.

Nel 496, la tribù Alemanna che si trovava oltre il Reno nella Foresta Nera e le Alpi, attaccò i
Franchi Ripuariani. Essi /41/ invitarono i Saliani ad aiutarli. Clovis rispose al loro appello e nei
pressi di Strasburgo ottenne una vittoria piena.
La battaglia vicino Strasburgo deve essere ricordata in quanto ha costituito il punto di svolta nel-
la fede di Clovis. Egli aveva promesso che se avesse vinto la battaglia, avrebbe accettato la re-
ligione della moglie Clotilda, principessa Burgunda. Non appena ottenne la vittoria ricevette la
fede cattolica e fu battezzato. 3000 uomini, capi tribù dei Franchi, seguirono il suo esempio.
Clovis si adoperò molto per ristabilire la fede cattolica tra le altre razze germaniche ariane 35.
Gettò le basi dell’impero /42/ Francone il quale, ai tempi di Carlo il Grande, raggiunse l’apice
della sua gloria. Estese le sue vittorie sopra tutte le razze germaniche unendole tutte e fu inco-
ronato re dell'impero romano nel 768 a.D.
Fin qui abbiamo preso in considerazione le origini e la migrazione dei Germani. L’ultima que-
stione rimanente si riferisce alla modalità della loro conversione.

Come soluzione all'inchiesta dobbiamo, prima di tutto, tenere a mente l'intrinseco valore della
cristianità così ben adattata a tutte le relazioni nella vita umana. In secondo luogo il potere di-
vino e l’azione divina dietro /43/ a ciò. Terza istanza, il suo spirito divino che si inseriva e porta-
va turbamento nell’insegnamento all’interno del vero profondo dell’anima; gradualmente por-
tando vita e potere accelerato allo spirito umano.

Noi sappiamo già che il cristianesimo, in un periodo di 300 anni, guadagnò la vittoria sui dotti e
lussuriosi cittadini dell'impero romano e sulle barbarie belligeranti di Scythia e Germania, rove-
sciando l’Impero Romano. Non abbiamo conoscenza sul modo con cui vennero convertite que-
ste razze barbariche germaniche. È vero tuttavia che si sparse per mezzo della predicazione e
con l’influenza personale.

La lunga interazione dei Germani con l'impero romano dove il cristianesimo aveva esteso le sue
profonde radici, li portò sotto il suo modellante potere e poiché le loro menti erano già suscet-
tibili e preparate per ricevere l'insegnamento, cadde come semenza su un terreno fertile e ben
presto iniziò a portare le tribù barbariche, una dopo l'altra, sotto la sua influenza.

I Goti erano i principali di questi barbari Germani che avevano accettato il cristianesimo. Dei
tanti archivi, solo uno arrivò a noi. Nel regno di Gallieno, le bande gotiche che avevano invaso
l'Asia minore, nel corso della loro ritirata, guidarono un grande numero di cittadini Romani pro-
vinciali /45/ verso la prigionia.

Molti di loro erano cristiani e alcuni appartenevano all'ordine ecclesiastico.


Quando i bigotti ritornarono alla Dacia, quei missionari involontari vennero dispersi come schiavi
nei villaggi e abilmente manipolati per la conversione dei loro maestri.

Gibbon dice :” il seme che piantarono della dottrina evangelica, venne propagato gradualmente
e prima della fine di un secolo il pio lavoro era stato acquisito grazie al lavoro di Ulphila i cui
predecessori sono stati trasportati oltre il Danubio, da una piccola città della Cappadocia.”36

Ulphila divenne il primo vescovo e apostolo dei /46/ Goti. Guadagnò il loro amore e rispetto gra-
zie alla sua vita cristiana priva di macchia. Lavorò con grande zelo ed entusiasmo per salvare la
sua stessa gente, traducendo la Bibbia nel loro lingua e omettendo il Libro dei Re temendo che
avrebbe potuto eccitare le menti belligeranti.
Il suo successo fu così grande che sollecitò il disprezzo del paganesimo.

Presto gli accampamenti dei Goti portarono i loro capi a dividersi. Fritigerno, l'amico dei roma-
ni, divenne seguace di Ulfila mentre Athanaric si unì al partito dei pagani e promosse persecu-
zioni severe costringendo i Goti, esauriti, ad implorare la protezione /47/ di Valente.

Con il benestare attraversarono il Danubio con il loro devoto pastore, insediandosi ai piedi delle
montagne di Moesia 37
Il luogo era ben attrezzato per supportare greggi e mandrie consentendo loro di vivere una vita
senza pericoli ed in pace.

Gibbon dice:” Durante lo stesso periodo il cristianesimo venne abbracciato da quasi tutti barbari
che avevano stabilito il loro regno sulle rovine dell'impero occidentale, i Burgundi in Gallia, i
Suevi in Spagna, i Vandali in Africa, gli Ostrogoti in Polonia e le varie bande di mercenari che
avevano innalzato Odoacre al regno /48/ d’Italia.

I Franchi e i Sassoni , perseverarono per lungo tempo negli errori del paganesimo; ma quando
Clovis divenne il condottiero dei Franchi, questi vennero convertiti alla fede cattolica come
esempio.
I re Merovingi ed i loro successori, Carlo Magno e la dinastia degli Oto, estesero per mezzo di
leggi e vittorie il dominio della croce. L’Inghilterra produsse l’apostolo della Germania; e la luce
evangelica venne gradualmente diffusa dal vicinato del Reno, alle nazioni dell'Elba, Vistola ed il
Baltico. “40

1 Il manoscritto di questo saggio è conservato negli 17 Gibbon, capitolo 10.


archivi STH THESIS ARCHIVES, School of Theology 18 Emerton, pag.26.
Library, Università di Boston, MA. Trascrizione e note 19 La Provincia Romana nord Bulgaria
di Harrie Salman, assistente Nadia Donevska. Note 20 Emerton, pagg.33-34
dell’editore (in corsivo) sono state poste tra parentesi (). 21 Gibbon, cap.33
Sono stati corretti errori di scrittura, termini non appropriati, 22 Emerton, pag. 36
segni mancanti per citazioni, errori di citazioni. 23 Emerton, pag. 37
2 Parke Godwin, The History of France, Vol.1 (Ancient Gaul), 24 Emerton, pag.38
Harper & brothers, New York, 1860. 25 Emerton, pag. 38
3 Joseph von Hammer-Purgstal (1774-1856) , orientalista 26 Gibbon, cap. 25
austriaco. 27 Emerton, pag. 39
4 Tacitus (56-117 a.D.) storico romano. 28 Emerton, pag. 41
5 Strabo (64 a.C- 24 a.D) storico greco.
6 lingue celtiche del Galles 29 Emerton, pagg.52-53
30 Emerton, pag.53
7 Wilhelm Grimm (1786-1859, filologo tedesco e collezionista di 31 Gibbon, cap.10
fiabe con il fratello Jacob. 32 Johann Cristoph Adelung (1732-1806)
8 Probabilmente Godwin intendeva i Slavi. filologo tedesco
9 Werth, studioso sconosciuto. Il primo storico ad identificare i 33 Emerton, pag-63
Goti con la tribù di Tracia è stato Jordanes, nel suo libro The Origin and 34 Emerton, pag.64
Deeds of the Goths scritto nel 551 a Costantinopoli.26 35 Seguacei del teologo cristiano Arius
10 Solinus, 4 secolo a.D grammatico latino e bibliografo. 36 Gibbon, cap. 37
11 Wilhelm von Humboldt (1767-1835) studioso tedesco. 37 Monti Balcani, nord Bulgaria
12 Jacob Grimm (1785-1863) filologo tedesco. 38 Gibbon, cap. 37
13 Ephraim Emerton, An Introduction to the Study of the Middle Ages 39 Tre re dell’Impero Germanico nel 10.sec.
(375-814), Ginn & Company, Boston, 1888, pagg. 25-26.Una versione 40 Gibbon, cap.37
elettronica di questo libro può essere reperito nel sito

archive.org/details/introductiontost00emeruoft
14 Mar nero.
15 Edward Gibbon, The History of the Decline and Fall of the Roman Empire,
pubblicato tra il 1776 -1788), cap. 10. Una versione elettronica di questo
libro può essere reperito nel sito:

http://ccel.org/g/gibbon/decline/index.htm
16 Colle Capitolino, centro amministrativo di Roma

26

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