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ESTETICA TRACSENDENTALE

Per introdurre l’estetica trascendentale kantiana è bene tenere a mente cosa si intende per
trascendentale. Ecco, trascendentale è tutto ciò che viene prima dell’esperienza, ciò che la
precede.
Proprio per questo, quando si fa riferimento ad “estetica trascendentale” si intende lo studio della
conoscenza sensoriale a partire da elementi a priori, come lo spazio e il tempo, chiamate: intuizioni
pure. Vediamole più nel dettaglio.
Lo Spazio è intuizione pura che precede l’esperienza, che ordina e dà forma alle percezioni
esterne, il Tempo è l’intuizione pura che ordina quelle interne, come gli stati d’animo e le profonde
riflessioni.
Il Tempo è definito l’intuizione pura presente in ogni esperienza, poiché anche le sensazioni
esterne ordinate dallo Spazio, passano dal Tempo per essere rese esperienze personali ed
interne.
Per capire meglio, le intuizioni pure dello Spazio e del Tempo possono essere viste come lenti colorate vediamo il
mondo non per come è davvero, per la sua forma reale, ma lo vediamo del colore delle lenti che possediamo noi
esseri viventi e lo vediamo tutti allo stesso modo, per questo può definirsi universale.

Estetica trascendentale
a) Spazio
→ E’ intuizione pura, indipendente dalle sensazioni e che precede l’esperienza, quindi
dà forma alle percezioni esterne
b) Tempo
→ E’ intuizione pura presente in ogni esperienza, ordina le percezioni interne
c) Tempo e spazio
1) Sono a priori (contro Locke)
2) Non sono realtà oggettive ma del soggetto (contro Newton)
3) Non sono concetti, ma intuizioni pure (Contro Leibniz)
4) Non derivano dall’esperienza ma la rendono possibile
→ Quindi trascendentali
LOGICA TRASCENDENTALE
la Logica è ben divisa in due: la Logica Generale e la Logica Trascendentale.
La prima di queste, nata già con Aristotele (a cui ho dedicato molte lezioni specifiche), individua i
principi del pensiero in linee generali, si occupa quindi solo dell’intelletto, mentre la Logica
Trascendentale riguarda il pensiero applicato all’esperienza.
Per capire meglio quest’ultima ti porto una celebre citazione tratta dalla “Critica della ragion pura”:
“Senza sensibilità nessun oggetto ci verrebbe dato, e senza intelletto nessun oggetto pensato. I
pensieri senza contenuti sono vuoti, le intuizioni senza concetti sono cieche”
Più in particolare, nella Logica Trascendentale Kant analizza le strutture a priori mediante le quali i
dati esterni possono essere ordinati e compresi dall’uomo. La Logica Trascendentale, su cui il
programma ministeriale si focalizza, si divide a sua volta in: Analitica e Deduzione.
L’Analitica si occupa dell’uso legittimo dell’intelletto ed il modo in cui esso ordina i dati
dell’esperienza, la Deduzione invece prende in considerazione la “ragione”, ovvero l’intelletto
quando pretende di andare oltre i limiti dell’esperienza.
Logica a) Generale b) Trascendentale
1) Riguarda il pensiero applicato all’esperienza, poiché “Senza sensibilità nessun oggetto ci
verrebbe dato, e senza intelletto nessun oggetto pensato. I pensieri senza contenuti sono vuoti, le
intuizioni senza concetti sono cieche” 2) E’ divisa in Analitica e Dialettica trascendentali

ANALITICA TRASCENDENTALE
L’Analitica trascendentale è quella parte della Logica che studia l’uso e il funzionamento
dell’intelletto, individuando dei “concetti puri” chiamati: categorie.
Ma cosa vuol dire “concetto puro”?
Kant individua nella parola “concetto” qualcosa che unifica la molteplicità dell’esperienza e nella
parola “puro” qualcosa che precede l’esperienza.
Per capire meglio:
1) I concetti unificano le tante forme della materia, ovvero la ordinano
2) Questi concetti si dicono puri perché vengono prima dell’esperienza
Le categorie introdotte da Kant sono quattro:
1) Quantità 2) Qualità 3) Relazione 4) Modalità
Esempio pratico:Per rispondere alla domanda “cos’è una mela?”, dobbiamo riuscire a smontarla fino in fondo dell’idea
stessa che abbiamo di lei.Dunque, una mela la chiamiamo “MELA”, ma perché?Perché riconosciamo in lei un colore,
una forma ed un sapore, giusto?

Ecco, Kant parlava proprio di questo, di “fenomeni”, ovvero tutto quello che noi possiamo percepire
ed attribuire ad un concetto (inventato da noi), quale quello di “mela” .Kant sosteneva che la
“sostanza oggettiva” risulta a noi inconoscibile .Ricapitoliamo: esiste una “sostanza oggettiva”, essa è
comune a tutti gli uomini (risulta la stessa per tutti, è universale).. e questa sostanza oggettiva ha un sapore dolce, è sia
verde che rossa, a volte grossa e a volte piccola, con una forma ben chiara a chiunque, ecco, questa sostanza
(NOUMENO: NON conoscibile di per sé) noi, grazie ai fenomeni che mostra (sapore, colore, forma) la unifichiamo nel
concetto di MELA.Se una mela fosse viola, a noi risulterebbe strano e se ci facessero vedere una mela con la forma di
una banana ci risulterebbe MOLTO strano.. questo per capire che l’idea che abbiamo di mela è UNA, eppure.. non
sappiamo cosa sia effettivamente dato che quello che conosciamo di lei è solo qualcosa che noi stessi ci siamo costruiti.
Analitica trascendentale
a) Espone le strutture a priori della conoscenza, quindi le categorie (concetti puri: “concetti”
perché unificano la molteplicità dell’esperienza, e “puri” perché la precedono).
b) Le categorie sono condizioni della conoscenza, non sono effettivamente esistenti (contro la
concezione ontologica Aristotelica)
1) Quantità 2) Qualità 3) Relazione 4) Modalità
c) Risolve il problema dell’induzione introdotto da Hume, secondo cui è impossibile arrivare ad
universali partendo dall’osservazione empirica.
→ Ovvero l’universalità non deriva dalla generalizzazione dell’esperienza ma dal concetto puro
che precedendo l’esperienza, è universale di per sé.
→Esempio: La causalità è ritenuta un’idea complessa da Hume, perciò un'associazione di più idee semplici derivanti dall’esperienza.
Essa è quindi soggettiva ma NON universale. Kant ritiene la causalità una struttura a priori, perciò universale e contemporaneamente
soggettiva, poiché non dipende dall’esperienza ma la regola.

La deduzione trascendentale si occupa proprio di giustificare l’esistenza di queste categorie,


bisogna proprio: dedurle .Quindi occorre giustificare l’uso delle categorie proprio perché, come
abbiamo detto nella precedente lezione, sono indipendenti dalla realtà ma allo stesso tempo la
ordinano .Kant, dice che l’uso delle categorie deve essere: dedotto. Perché la “deduzione”, in
tribunale, vuol dire “dimostrare la legittimità di una questione di fatto”, ed è proprio quello che lui
voleva fare, porre sotto il giudizio del tribunale l’intera conoscenza umana e dimostrare il suo
funzionamento. Quindi le categorie come abbiamo visto sono dei concetti a priori attraverso i quali
l’uomo è capace di conoscere e la loro appartenenza alla sfera del pensiero va giustificata.
Qui, Kant introduce un concetto IMPORTANTISSIMO: L’Io Penso.
L’Io penso non è altro che un luogo in cui tutti i processi conoscitivi avvengono, ovvero è una
condizione NECESSARIA per la conoscenza.
Quindi: La condizione necessaria del conoscere è possedere un luogo dove le informazioni
vengano ordinate (processo chiamato “sintesi della conoscenza”), ovvero l’Io penso, e poi che la
conoscenza sia di qualcuno, ovvero che ci sia un soggetto in grado di pensare per conoscere,
chiamato “soggetto pensatore”.
Dunque ammesso che esista un luogo in ogni soggetto pensatore (Io penso), capace di far
conoscere le informazioni ordinando le percezioni esterne, arriviamo alla conclusione che esso sia
la “coscienza del conoscere”, ovvero quella che Kant chiama: AUTOCOSCIENZA (o appercezione
trascendentale).
Deduzione trascendentale a) L’appartenenza delle categorie sia alla sfera del pensiero sia alla
realtà, deve essere giustificata (dedotta)
1) La deduzione in tribunale è la dimostrazione della legittimità di una questione di fatto
2) Occorre giustificare l’uso delle categorie dato che ordinano l’esperienza ma sono da essa
indipendenti b) L’Io penso
1) La condizione necessaria del conoscere è che esista uno spazio logico in cui le categorie si
ordinano (processo di sintesi della conoscenza), bisogna presupporre quindi che la conoscenza
sia di qualcuno (di un soggetto pensatore). 2) Esso è la coscienza del conoscere
→ appercezione trascendentale → autocoscienza
c) Superato il problema di Hume: l’Io è un fascio di percezioni
1) Secondo Kant non è una sostanza, ma solo una funzione dell’intelletto, perciò esiste solo nel
processo conoscitivo. E non è individuale, bensì generale.
2) L’unificazione dei dati empirici non sta nell’oggetto (nell’esperienza) ma nel soggetto capace di
unificare a priori
“Quali sono i presupposti della conoscenza SCIENTIFICA?”
Kant li chiama: principi sintetici dell’intelletto puro, ma non sono altro che dei presupposti che ci
permettono di dire che la nostra conoscenza è una conoscenza scientifica.
Per farla semplice, per parlare di conoscenza sia scientifica, dobbiamo per forza partire dal
presupposto che la natura sia regolata dal DETERMINISMO.
Ovvero che tutti i fenomeni avvengano secondo un rigoroso meccanicismo, secondo la legge
causa-effetto in modo matematico e necessario.
Ovvero, se la matita rotola per poi cadere dal banco, io, in quanto “scienziato”, ovvero cercando una
conoscenza scientifica, devo partire dal presupposto che il fenomeno sia avvenuto per causa propriamente
meccanica e devo quindi cercare quella causa senza pensare a forza occulte o sovrannaturali di nessun
genere, tantomeno posso parlare di “volontà” da parte della matita di cadere dal tavolo, non sei d’accordo
anche tu?

Quindi, abbiamo detto che la natura deve essere:


1) meccanicistica 2) matematica (quindi i fenomeni avvengono senza finalità)
3) regolata dal determinismo (secondo cui i fenomeni sono legati in modo necessario)
Ora invece introduciamo bene due concetti che stanno alla base della filosofia Kantiana: che sono:
“fenomeno” e “noumeno”.
Ecco, Kant individua nel “fenomeno” la cosa PER ME, e nel “noumeno” la cosa IN SE’.
Detto più semplicemente, il fenomeno è tutto ciò che del mondo io posso arrivare a conoscere,
come ad esempio i motivi per cui un astuccio cade, una lampada si spegne o un foglio brucia e
diventa cenere; Il noumeno, invece, è tutto ciò che io NON posso conoscere, esso va presupposto
esistente e rappresenta un limite per la nostra conoscenza.
Vediamoli meglio con l’esempio dell’isola: C’è una piccola isoletta in mezzo ad un vasto oceano. Ecco, l’isoletta è ciò che posso
conoscere, quindi il fenomeno; Posso farlo andando in giro a scoprire tutte le spiagge e i granelli di sabbia che possiede. E l’oceano, in
cui io non posso entrare, non è altro che il NOUMENO, NON posso conoscerlo, MA esiste (per Kant).

Questo suo presupporre esistente il noumeno sarà oggetto di grandi discussioni per i filosofi futuri.
I Principi Sintetici dell’intelletto Puro
a) Sono i presupposti della conoscenza scientifica, sotto i quali l’esperienza deve sottostare.→ per
parlare di conoscenza scientifica il presupposto è che la Natura sia regolata dal determinismo (i
fenomeni sono connessi in modo necessario), che sia matematica, meccanicistica e senza finalità.
b) La conoscenza scientifica è definita: sapere matematico sperimentale intersoggettivamente
valido.
c) Fenomeno→ Ciò che possiamo conoscere
d) Noumeno → La cosa in sé, non è conoscibile ma va presupposto esistente, è un concetto
limite che ci mostra il confine della nostra conoscenza
DIALETTICA TRASCENDENTALE

Quando diciamo “dialettica trascendentale” stiamo parlando dell’analisi del tentativo di andare oltre
i limiti dell’esperienza, quelli che abbiamo studiato nelle precedenti lezioni su Kant.
Ecco, la domanda che si pone Kant è:
“La metafisica può essere una scienza?”
Precedentemente, nel corso della sua critica era giunto alla conclusione che sia la matematica che
la fisica fossero conoscenze scientifiche.. ma la metafisica?
Per spiegare come Kant muove i suoi passi per arrivare alla risposta, introduciamo il concetto di
“dialettica trascendentale”:
essa è colta nel significato negativo del termine, come “ragionamenti fallaci” che l’uomo fa per
tentare di dare una visione complessiva della realtà, per “spiegare l’inspiegabile”.
Kant sosteneva che l’uomo cercava di andare oltre l’esperienza tramite la ragione, e la ragione ha
come oggetto: Le idee.
Queste sono alla base del suo ragionamento, rappresentano solo dei tentativi da parte
dell’intelletto di unificare tutta l’esperienza in una totalità.
Le principali idee kantiane sono 3:
1) L’idea di Io: che unifica tutta l’esperienza interna
2) L’idea di Mondo: che unifica tutta l’esperienza esterna
3) L’idea di Dio: che unifica tutta l’esperienza in generale
Ognuna di queste idee, dimostra Kant contiene in sé delle contraddizioni, dei problemi strutturali
sostanziali, che lo porteranno poi ad affermare che:
La metafisica, servendosi di idee non derivate da una sintesi dell’esperienza, NON può essere
considerata come scienza, proprio perché le idee della ragione non possono operare una sintesi
conoscitiva, come invece fanno i concetti puri dell’intelletto.
Quindi, attraverso la dialettica trascendentale abbiamo concluso che la metafisica NON è una
conoscenza scientifica e che le idee sono prive di un riferimento empirico adeguato.
(Empirico significa: sperimentale/pratico/sensibile)
Quindi, in questa videolezione hai imparato che:
1. Nella dialettica si pone la domanda: “la metafisica posso considerarla una scienza?”
2. La dialettica nasce dal tentativo di andare oltre i limiti dell’esperienza generando idee, che sono:
3. L’idea di Io
4. L’idea di Mondo
5. L’idea di Dio
Secondo il nostro filosofo, l’idea di Io ha origine da un “paralogismo”, ovvero da un “falso
ragionamento”, quale è quello di considerare l’Io Penso una sostanza.
Mi spiego meglio: ricordi l’Io Penso? Quell’operazione di sintesi dei dati dell’esperienza che
permette di arrivare ad una conoscenza?
Ecco, quell’Io penso NON è una sostanza, tradotto: non esiste di per sé, non possiamo vederlo né
toccarlo, è solo una FUNZIONE ovvero qualcosa attraverso cui noi possiamo arrivare alla
conoscenza.
L’idea di dare all’Io penso un’anima è considerata quindi un paralogismo.
In secondo luogo affrontiamo l’idea di Mondo.
Anche l’idea di Mondo è molto discussa da Kant, infatti, sostiene che se il mondo si prova ad
interpretare come una totalità, si cade in una serie di contraddizioni.
Queste contraddizioni sono chiamate: antinomie; e sono principalmente due: matematiche e
dinamiche.
Ognuna di queste è argomentata da una tesi a cui si oppone un’antitesi; Le due antinomie si
riconducono ai quattro tipi di categorie:
Le antinomie matematiche si occupano delle categorie della quantità e della qualità, mentre quelle
dinamiche di quelle della relazione e della modalità.
Come ultimo argomento, analizziamo la critica all’idea fallace dell’esistenza di Dio.
Kant si pose la stessa domanda, ovvero: “l’esistenza di Dio è scientifica? È quindi dimostrabile?”,
Per rispondere, individua le tre prove dell’esistenza di Dio: ontologica (o a priopri), cosmologica e
fisico-teologica.
Il percorso di Kant consiste nell’individuare che ognuna di queste tre porta a delle contraddizioni o
a dei problemi strutturali nella dimostrazione, ovvero consiste nel dedurre tramite processi pratici
se queste prove possono essere provate scientificamente oppure no.
Dialettica trascendentale
a) Ha come oggetto il tentativo di andare oltre il fenomeno tramite l’utilizzo della ragione (facoltà
sintetica per eccellenza)
→ La ragione pretende di interpretare la totalità (tutta l’esperienza interna nel concetto di “Io”,
quella esterna in “mondo” e quella in generale in “Dio”)
b) L’Io → Ha origine da un paralogismo (falso ragionamento)
→ Quello di dare una sostanza all’Io Penso
→ Non dimostrabile
c) Mondo
→ Se pretendiamo di intenderlo come totalità ci porta ad antinomie
→ Matematiche
→ Dinamiche

d) Dio
1) Prova ontologica
→ “Dio è ciò di cui non esiste niente di maggiore”, presuppone che
sia inclusa l’esistenza, che però non è dimostrabile col ragionamento ma solo accertabile. Non
può essere dedotta, poiché non è un predicato
2) Prova cosmologica
→ “Tutto ciò che esiste ha una causa, bisogna ammettere una causa
prima indipendente da tutto”, non è valida perché si fa un salto fuori dall’esperienza, la Causa
Prima non è dimostrabile né accertabile, è solo una supposizione (è in ambito noumenico)
3) Prova teologica
→ Per dimostrare che esiste un essere Primo da cui tutto deriva,
bisogna accertare l’esistenza di una Causa Prima, questo non
è possibile (ambito noumenico)
4) Critica di ogni teologia fondata su principi speculativi della ragione
→ E’ impossibile conoscere un essere superiore in ambito teologico,
ma si potrebbe ammetterne l’esistenza come postulato morale.

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