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“IL ‘600 IN LETTERATURA: POESIA SFAVILLANTE ED ARDITA

CAPACE DI SBALORDIRE IL LETTORE. PARLANE FACENDO LE


DOVUTE DIFFERENZE CON LE CORRENTI LETTERARIE
PRECEDENTI E SUCCESSIVE”

La produzione letteraria del Seicento ha come caratteristica tematica


predominante la stravaganza, poiché racconta una sensibilità dell’uomo che
viene esasperata fino ad essere artificiosa.
Rappresentante in Italia del seicento letterario è Giovan Battista Marino, da
cui prende il nome la corrente letteraria del “marinismo”.

Marino attraverso le sue opere rompe gli schemi delle regole dettate dallo stile
umanistico ed elabora testi in cui viene esaltato il componimento come gioco,
bellezza apparente, bizzarria ed esagerazione nella forma.
Il marinismo si oppone, infatti, alla poesia umanistica, il cui stile ha come
caratteristica la chiarezza, la staticità e la compostezza, sostituendole proprio
con una forma movimentata e armoniosa. In questo modo gli scrittori
marinisti si propongono non di suscitare riflessioni profonde nel lettore ma
bensì di sollecitare la loro immaginazione.
L’umanesimo, invece, propone un’immagine dell’uomo che si basa sulla sua
autonoma “dignità”, cioè l’uomo è artefice del mondo in cui vive e della storia.
Nel Rinascimento questa concezione dell’uomo viene riaffermata, e dell’uomo
vengono esaltate le sue doti spirituali e intellettuali attraverso la
contemplazione della bellezza e dell’amore, e la sua mentalità matematica e
scientifica. Tuttavia, lo scrittore resta imprigionato in modelli e schemi,
perdendo la sua autonomia creativa. Ecco perché nasce il Marinismo,
attraverso cui la realtà viene trasformata e rielaborata in chiave deformante
rispetto ai modelli precedenti.

Il motto di Giovan Battista Marino è racchiuso nella sua frase “ E’ del poeta il
fin la meraviglia chi non sa far stupir vada alla striglia”, cioè: “se un poeta
non sa stupire il lettore, è meglio che badi ai cavalli!”. L’arte deve, infatti,
creare stupore attraverso le sue forme.

Marino ritiene, infatti, che il fine della poesia è la meraviglia, cioè la capacità
di sbalordire il lettore, impegnandosi a ricercare immagini stravaganti delle
sue idee attraverso un linguaggio “sfavillante” ricco di metafore, giochi di
parole, similitudini, aggettivi, sinonimi e paragoni. Dovendo stupire, i
contenuti trattati nella poesia sono anche insoliti, come il grottesco, il
macabro, il brutto, o addirittura contraddittori, come la morte e la vita. La
bellezza, anche, è un tema ricorrente e diventa oggetto di ammirazione, così
come le ricerche e le invenzioni scientifiche.
Rispetto al barocco, invece, l’illuminismo, corrente letteraria successiva che si
sviluppa dagli inizi del 1700, rappresenta un deciso rinnovamento. Le
poetiche seicentesche sono ricche di inquietudine esistenziale e del senso di
fragilità e di smarrimento di fronte alla scoperta di nuovi mondi e dell’infinità
dell’universo. Lo stile è teso a stupire, a suscitare meraviglia; il linguaggio
oscuro, ricco di metafore adatto ad un pubblico colto ed aristocratico.
La letteratura illuminista, invece, è fondata su una visione ottimistica della
vita e sulla fiducia nel progresso dell’uomo. I valori vanno ricercati
nell’intraprendenza, la chiarezza e la semplicità. Il pensiero illuminista porta
quindi a un generale rinnovamento della mentalità, della società, della
politica.

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