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acqua al mio
foco Trombonata
gran
Frottola →
durchkonporiet →
composizione non strofica →
enfatizzazione del
non vi sono elementi musicali ripetuti significato del testo
(
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anche te elementi
solitamente da 3 a 8 voci ( più a 4 e a 6) compositivi detti
Madrigali sui
✓
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C. De Rare →
iniziatore della seconda pratica discussa poi da Monteverdi ( Artrosi)
O sonno
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si concentra non sulle ma sul senso
( Madrigalisni )
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→
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rappresenta con
precisione le lendini
Dalla Gerusalemme liberata → Erminia piange la morte di Tancredi per mano di Agente
Classicisti Manieristi
Palestrina e Marani De Venosa e burrasche
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gradi congiunti
solo e Pensoso
(del
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prime 2 quartine
sonetto di Petrarca
Beltà che poi t' assenti ( semplice →
contrappunto
uditene armoniche
Impegna le ( la
sue composizioni di
grande soggettività uccide
moglie
Chiesa per espiare i
peccati
Il Cinquecento
L’incontro e la fusione del sofisticato linguaggio polifonico nordico con la sonorità
vocale propria della tradizione italiana sono gli aspetti che maggiormente
caratterizzano l’arte musicale del Rinascimento.
La teoria musicale del Rinascimento fu profondamente ricettiva nei confronti della
riscoperta del pensiero Classico Greco. Alcuni teorici rinascimentali erano fortemente
convinti che il linguaggio musicale del loro tempo fosse nettamente inferiore a quanto
era nell’antichità. Altri credevano che la pratica musicale moderna aveva raggiunto
uno stato di perfezione che tuttavia richiedeva una spiegazione razionale in base alle
speculazioni teoriche formulate dai Greci. La teoria del cromatismo di Nicola
Vicentino, si basava sulla convinzione he la musica comunemente eseguita dagli
antichi Greci fosse in realtà una mescolanza dei tre generi del tetracordo e non fosse
limitata al solo genere diatonico, come invece altri teorici sostenevano. Vicenzino
pertanto sollecitò i compositori a liberare la musica dalle strettezze diatoniche del
sistema modale.
Gioseffo Zarlino fu il teorico che più di ogni altro ebbe la capacità di interpretare con
razionalità d’indagine la tradizione teorica del passato considerata in relazione alla
realtà musicale del suo tempo, egli rappresenta la figura tipica dell’uomo
rinascimentale che avverte la necessità di approfondire le conoscenze sulla tradizione
del passato per intervenire a cambiare la realtà del mondo che ci circonda. Nei suoi
scritti teorici Zarlino dimostra di aver letto le principali opere di filosofia, teologia,
matematica, storia e letteratura dell’antichità classica e del Medioevo. Nelle Istitutioni
harmoniche riassume e accetta solo in parte i concetti della teoria musicale medievale,
rifacendosi invece alle teorie di Tolomeo nel tentativo di includere nella serie delle
consonanze pitagoriche (ottava, quinta e quarta) anche le terze e le seste, adoperate
frequentemente dai compositori del tempo. Fornì quindi delle regole precise per il
trattamento del testo in composizioni polifoniche vocali e stabilì razionalmente la
differenza tra consonanze e dissonanze, anche facendo ricorso a calcoli matematici,
fissò le premesse scientifiche dell’armonia accordale introducendo la concezione di
“accordo” in luogo di “intervallo”. Egli giustifica razionalmente le formazioni di
accordi maggiori e minori in base alla posizione rispettiva della terza (la concezione di
rivolto ancora non esiste). A Zarlino va anche il merito di aver contribuito alla
sostanziale sostituzione dei modi ecclesiastici cin la bimodalità del maggiore e del
minore.
Nelle corti settentrionali come Mantova, Ferrara e Urbino, e in Veneto si coltivò a fine
secolo il repertorio della musica profana sotto lo stimolo dei letterati umanisti. Fu
sicuramente la corte degli Este a Ferrara che, più di ogni altra e per quasi tutto il
secolo, divenne uno dei più importanti centri musicali d’Italia. Questo anche per la
numerosa cappella che possedeva. Il mecenatismo in questo senso fu denominato
Mecenatismo istituzionale, ovvero la musica aveva il ruolo di far risaltare lo status
symbol del mecenate. Questo nell’epoca umanistica si evolse in Mecenatismo
umanistico, ovvero secondo la filosofia classica di Aristotele ripresa in quel periodo,
la musica doveva far parte dell’educazione del signore e rientrava nel curriculum
formativo del perfetto uomo di corte. Alla musica infatti, nel suo legame
imprescindibile con la parola, veniva riconosciuto il potere espressivo e suasivo di
muovere gli “affetti” dell’animo, e la si riteneva quindi indispensabile per lo sviluppo
dell’uomo di corte.
Le corti che in questo periodo ebbero più importanza furono le costi di Mantova con
Isabella d’Este, sposa di Francesco Gonzaga, e Ferrara con Lucrezia Borgia, sposa di
Alfonso I d’Este. Cercarono entrambe di accaparrarsi il servizio dei maggiori
esponenti del tempo come Bartolomeo Tromboncino, il cui nome è legato soprattutto
alla composizione di Frottole. Altro esponente del genere della frottola e non solo, fu
Marchetto Cara che deteneva il ruolo di maestro di cappella a Ferrara.
La Frottola
È una composizione strofica sviluppatasi nelle corti settentrionali (Ferrara, Mantova e
Urbino) tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del cinquecento, per declinare
definitivamente tra il 1520 e il 1530.
L’esecuzione poteva avvenire in due modi: