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CREAZIONE MAGICA

Aspetti della pericoresi astrale


con tre immagini telesmatiche costruite
sui principi della Golden Dawn
da
Kenneth Grant

Il presente saggio è apparso per la prima volta in “The Carfax Monographs”, Londra, 1959-1963
e successivamente in “Hidden Lore”, Skoob Two, Londra, 1989, traduzione di Roberto Migliussi.
© Kenneth Grant

Creature curiose sono descritte nel resoconto Berosiano del caos precedente all’ap-
parizione degli dei Kroniani. Alcune di queste creature avevano un corpo umano con
due teste, una maschio l’altra femmina; alcuni avevano due, ed altri quattro ali. En-
trambi i sessi furono rappresentati nelle loro varie anatomie. Alcuni avevano le gambe
e le corna delle capre; altri erano cavallo con zoccoli. Alcuni avevano l’apparenza dei
cavalli dal didietro ma avevano la forma di uomini di fronte, e tuttavia altri avevano i
corpi di tori e la testa di umani. Cani con le code dei pesci erano inoltre presenti e
cavalli con la testa di cane C’erano, in breve, animali con gli organi e le membra di
qualunque tipo concepibile, così come pesci, rettili, serpenti e mostri favolosi.
Regnava sopra questi una donna nominata Omoroka, considerata essere identica
ad un abisso insondabile di acque, o con la luna. Identica sia con il mare o con la luna
è evidente che l’immagine è di un tipo astrale piuttosto che terrestre, e che il solo
mondo dove tale mutazioni fantastiche possono essere trovate è nel regno astrale o
stellare di Amenti, il cui accesso si trova attraverso il Tuat. Gli ideogrammi di queste
forme mostruose furono incisi sui muri del tempio Babilonese di Belus. La Donna
delle Acque è la sostanza primaria di tutte le forme manifeste, sia astrali che fisiche,
come indicato dalla sua identificazione con la Luna.

Gli Indiani Californiani hanno una leggenda che riferisce che la prima di tutte le
cose create fu la luna che creò la luna nella forma di una pietra o - secondo un’altra
versione della leggenda - nella forma di una semplice massa senza capelli e senza
caratteristiche di carne rassomigliante a un gigantesco verme terrestre. Questo a poco
a poco si evolve nelle presenti sembianze dell’uomo. La primaria sostanza era inoltre
chiamata “massa umida argillosa” di materia primordiale, ed essa forma la base di
tutte quelle figure d’argilla incontrate in vari miti della creazione. L’argilla era rossa,
essendo sinonimo con il sangue, che coagula e diviene carne. Nel mistico linguaggio
della Qabalah Dam o Adamo significa questa argilla rossa; essa fu la prima forma
vivente, originalmente femminina prima di essere riportata e rimodellata nel modello
mascolino di una cosmologia più tarda. Gli Indu ancora riferiscono di una polvere dei
piedi sacri della Madre per mezzo della quale si conservail simbolismo primario del-
l’origine dalla fonte materna prima che il ruolo di causa del padre fosse stata accerta-
ta. Si disse che Adamo fosse stato modellato dalla mano di Dio e quindi gonfiato
come un pallone essendo il respiro-vita sbocciato dento di lui attraverso il suo naso.
Un commento del Corano dichiara che il corpo di Adamo originò come una figura di
argilla che per seccarsi dovette passare quaranta anni dopo di che il dio lo dotò con il
respiro della vita. In questa connessione è interessante comparare le parole di Paracelso
che dichiarò che quaranta giorni erano necessari per la gestazione degli omunculi,
che, dopo essere tolti da recipienti ermeticamente sigillati richiedevano un periodo
ulteriore di quaranta settimane durante il quale essi dovevano essere nutriti con
“arcanum sanguinis hominis”.

In una leggenda degli aborigeni di Melbourne il dio Pundjel modellò due figure
maschili in una miscela di argilla e corteccia. Dopo aver spianato i loro corpi passan-
do le sue mani lungo di esse dalle suole dei suoi piedi fino alla corona delle loro teste
egli quindi pose sopra di loro a turno e soffiò nelle loro bocche, narici ed ombelichi.
Dopo qualche tempo essi divennero animati e si mossero. Egli danzò intorno a loro
due volte durante il processo delle loro formulazioni e una volta in più dopo la loro
vivificazione.

Sia il mare che la luna sono considerati come i simboli dell’argilla mistica che
richiede il respiro della vita per entrare essa per la sua animazione, o se essi sono visti
come simboli di stati astrali e prefisici di coscienza, non è di grande importanza.
Quello che interessa è che una forma certa o immagine viene usata come un centro per
l’energia, che essa più tardi esprimi e attraverso il quale la mutazione in altre forme ha
luogo. Nelle versioni più tarde, solari, di cosmologia mistica, l’uomo stesso cerca la
vivificazione delle immagini. Egli compie ciò attraverso una manipolazione di en-
trambi le sostanze astrali e fisiche della manifestazione. Secondo le dottrine gnostiche
di Saturnino e di Basilide sette angeli - guidati da Ialdabaoth - dissero: “Vieni, faccia-
mo l’uomo a nostra immagine” ed essi formarono un essere di immensa grandezza,
che persino così poteva solamente strisciare lungo il terreno fino a che il Creatore
stesso lo avesse fornito di respiro o spirito. In altre parole, non era sufficiente che una
forma fosse stata creata; essa richiedeva di essere impregnata con il pneuma o prana:
la materia doveva essere spiritualizzata prima che essa potesse ergersi sopra la crea-
zione animale e continuare come un uomo.

In un Ordine ermetico istituito in seguito come la Golden Dawn, questa posizione


fu capovolta; in quell’Ordine era l’uomo che tentò di manifestare forme angeliche.
Questo egli fece facendo un immagine o un sigillo magico dai loro nomi. Noi diciamo
che egli li evocò ad apparenza visibile, implicando che questi esseri già esistevano in
un regno sottile non accessibile alla coscienza normale. Tuttavia in un senso egli inol-
tre creò li di nuovo ogni momento che egli li convocò, perché essi apparivano solo
attraverso la virtù della sua propria sostanza che essi utilizzano per la loro manifesta-
zione. Questa sostanza è solare o di Giove nel caso degli angeli; lunare nel caso di
incubi e succubi; e relativa alle stelle nel caso delle maggior parte delle visioni. Gli
Angeli hanno una natura radiante tuttavia intangibile di luce e gloria; incubi e succubi,
una apparenza tangibile e qualche volta visibile; mentre le visioni generalmente -
essendo formulate in materia astrale - luccicavano brillantemente o apparivano come
immagini glauche, visibili ma intangibili. (Incidentalmente, il romanziere Charles
Williams ha descritto un caso di involontaria generazione di un succube in “Discesa
all’Inferno”).

L’autore Arabo di un poco conosciuto trattato del diciassettesimo secolo sull’alchi-


mia osserva che “tutti gli animali aumentano se stessi attraverso un fanghiglia”. Se
considerato come di plasma o come un più mondano menstruum essa è alla radice la
stessa argilla rossa o sangue a qualche particolare livello della sua manifestazione.
Precipitato in questa spelonca, come gli Arabi la chiamano, concepisce varie creature
in accordo al piano della sua attività.

Le lettere dell’alfabeto Ebraico sui petali della Rosa della Golden Dawn sono mo-
nogrammi che nascondono i poteri, o shaktis, della Rosa come tutto; specialmente
quando questa fiorisce sulla Croce - o il luogo dell’incrocio - come mostrato nel glifo
del Floor della Vault dell’Adepto come disegnato nella Monografia X di questa serie.
Combinando vari poteri rappresentati da queste lettere viene ottenuto un sigillo, che
forma il sigillo dell’Angelo per essere evocato o modellato dal plasma fluido del caos
che precede tutta la creazione; dalla fanghiglia di cui l’Arabo parla. Le lettere rappre-
sentano la componente femminina del processo, essi formano la matrice dove la gene-
razione mistica accade. Nella terminologia degli Indu queste lettere sono chiamate le
Matrikas, significando le “Madri” e la parola è usata specificatamente a denotare le
lettere dell’alfabeto sanscrito, che come l’Ebraico contiene una Qabalah nascosta e
mistica. Queste lettere sono i poteri che manifestano la Parola e la vestono nella carne
del Suono, come nel mantra; la carne della Forma, come nel yantra. Senza l’uso di
queste shaktis d’altra parte l’entità prodotta è senza animae quindi della stessa
naturacome l’homunculus.

Paracelso dice in “De Natura Rerum”, primo volume, che “tali esseri nascono sen-
za essere sviluppati e nascono da un organismo femminile; attraverso l’arte di un
alchimista esperto”. In un diario magico tenuto da un certo Jeams Krammemer sono
registrati alcuni esperimenti condotti dal Conte Johanees Ferd di Kufstein in Tirolo
nell’anno 175. Questo alchimista, in collaborazione con un Italiano Rosacrociano
chiamato Geloni, è descritto di aver prodotto dieci homunculi - cinque maschi due
femmine, un angelo e due elementali in un periodo di cinque settimane più o meno; il
periodo esatto potrebbe essere stato quaranta giorni. Estratti dal diario vennero pub-
blicati a Vienna nel 1873 da Rosner in un libro intitolato “La Sfinge”. Nel caso di
queste creature la generazione e la gestazione accadeva senza il ricorso all’organismo
femminile. Questo dovrebbe essere compreso come implicante che la femmina non è
la sola matrice anche se il pensiero scorretto lo ha reso apparire in questo modo.
In una creazione di un mito Egiziana che appare nei Papirus Hieratico di Nesi
Amsu si dice che Kep-Ra abbracciò la sua propria ombra e quindi produsse gli dei
Shu e Tefnut. Così una matrice per la nascita di entità può esistere in un piano altro
che quello mondano. La forza vita non dovrebbe essere confusa con il suo menstruum;
essa è una sottile essenza e non è irragionevole supporre che una invisibile ma non
meno veicolo vivente può essere influenzata da essa e usata per la generazione di una
entità che possiede un corpo tangibile, dopo il suo padre; tuttavia nessuna anima uma-
na dopo la sua “madre”. La ombra menzionata nel papiro non è semplicemente un
mezzo letterario impiegato dallo scriba; esso era un concetto di ben determinata im-
portanza per gli Egiziani. Allusione ad esso viene trovata nelle dottrine Indiane dove
essa è chiamata Urbaschi e descritta come una houri. L’ombra è il succubo; essa
appare inoltre nel lore Rabbinico dove essa è chiamata Lilith. Essa fu la prima moglie
di Adamo e fu creata dalla sostanza della sua immaginazione. In un manoscritto della
Golden Dawn intitolato “La Mercabah” lei è descritta come “una donna bella esterna-
mente ma corrotta e putrefacente internamente”. Inoltre la Bhagavata Purana del
Vaishnavismo Indiano contiene una descrizione del ribollire della coscia del re morto
Vena “da cui nacque un uomo nano, scuro come un corvo, con eccezionalmente pic-
coli arti, grandi mascelle, un naso piatto, occhi iniettati di sangue e capelli rossi”.
Questo caso di un cadavere che viene revivifcato per lo scopo espresso di creare una
nuova vita non è confinato al testo appena citato. Nei Misteri di Osiride, Iside abbrac-
cia il suo marito morto e Horus viene procreato. Queste leggende sono indubbiamente
allegoriche, ma questo non è per implicare che esse sono senza reale valore, poiché
essi hanno un significato magico preciso. Per gli antichi i morti erano più veramente
esistenti che i così chiamati viventi; il mondo dei morti - Amenti - era il regno dell’at-
tività dello spirito e astrale. In questa luce le leggende assumono del tutto un altro
significato. Solo una congiunzione di opposti sullo stesso piano possono fornire con
anima o spirito poiché le congiunzioni oblique alludevano ai citati veicoli creati ma
abitati oscuramente da elementi non umani con altri modi di esistenza, altri cicli di
evoluzione. E’ in questo senso che si dice gli homunculi, gli automata elementali, ed
altri tipi di creazione magica non possiedono un’anima.

Tra le carte inedite di Aleister Crowley vi sono riferimenti alla produzione alchemica
di homunculi, e la seguente definizione appare: “L’homunculus è un essere vivente in
forma rassomigliante a un uomo e possedendo quelle qualità dell’uomo che lo distin-
guono dalle bestie, vale a dire l’intelletto e il potere della parola, ma né generato, né
nato alla maniera della generazione umana, né abitato da un’anima umana. Ulterior-
mente nella stessa carta, d’altra parte, egli dichiara riguardo alla tintura bianca degli
alchimisti - in questa connessione - che essa era una replica del Liquor Amnii e la loro
tintura rossa un sostituto per sangue. Che Crowley praticò qualche forma di esperi-
mento in questo campo è mostrato da una lettera che egli scrisse a Charles Stansfeld
Jones - Frater Achad - datata 16 aprile 1919. Quindi egli descrive una soluzione di
miscele che doveva essere esposta ai diretti raggi del sole per ventuno giorni consecu-
tivi. La miscela consisteva del Leone e dell’Aquila alchemica insieme ad alcuni altri
ingredienti specificati.

Charles Williams, nel suo romanzo “La vigilia di Tutti i Santi” fa una vivida descri-
zione della creazione di un tale modello richiamando un mito hawayano che dice che
il primo uomo fu creato da una terra rossa e dallo sputo degli dei; la sua testa essendo
formata di un argilla biancastra. Quando questa immagine rossa con la testa bianca fu
completata la divinità entrò nelle sue narici come Respiro - Prana - e gli comandò di
alzarsi, un essere vivente. Vi è inoltre la leggenda Messicana del Signore della Morte
che è indotto a separarsi da un osso che va a formare la base della creazione. L’osso
era accidentalmente caduto e frantumato mentre veniva portato di nuovo sulla terra
dall’oltretomba. Quindi i frammenti sono raccolti insieme e poste in un catino. Gli dei
quindi tirano fuori del sangue dai loro corpi e lo spargono sui frammenti. Al quarto
giorno dell’uscita del sangue le schegge saturate si muovono e si vede che l’immagine
di un ragazzo giace in mezzo a loro; altri quattro giorni e anche una ragazza viene alla
vita.

Tali leggende e molte altre come queste mostrano che la creazione magica sempre
implica almeno due componenti esistenti su piani differenti uno con l’altro. Dove la
leggenda manca di riprodurre questo aspetto noi possiamo dedurre che una porzione
di essa è stata persa, o che è stata distorta da menti più tarde che li ricevettero senza
capire il loro vero significato. Tale per esempio è la posizione con molti dei miti della
così chiamata antichità classica: il misticismo Greco e Romano è poco più che una
foschia che cancella interamente la base fisica della creazione magica con cui le anti-
che razze - specialmente gli Egiziani - erano familiari.

Sia come angelo, demone, homunculus o qualche forme di automa elementale, i


maghi di tutti i tempi hanno cercato di modellare entità dalla sostanza energizzata
della immaginazione, capace di attrarre vibrazioni extraterrestri. Questi, nel dare enti-
tà o abitare la statua o il modello sono quindi capaci di estendere i limiti esterni della
conoscenza umana e approfondire le fonti della saggezza.

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