http://www.alchimiapratica.it
Uno studente Zen andò da Bankei e disse: “Maestro, non riesco
a governare la mia collera. Come posso curarla?”
“Mostrami questa collera” disse Bankei, “mi sembra qualcosa
degna di essere vista da vicino.”
“In questo momento non ce l’ho”, disse lo studente, “per cui
non posso mostrartela.”
“Allora” disse Bankei, “portamela quando ce l’hai.”
“Ma non posso portartela nel momento in cui mi capita di
averla” protestò lo studente, “sorge all’improvviso e
sicuramente mi passerebbe prima di arrivare da te.”
“In quel caso” disse Bankei, “non può essere parte della tua
vera natura. Se lo fosse, me la potresti mostrare in qualsiasi
momento. Quando sei nato non ce l’avevi, quindi dev’essere
giunta a te dall’esterno. Ti suggerisco una cosa: quando
sopraggiunge, colpisciti con un bastone fino a quando la collera
non regge più, e scappa via.”
“Più a fondo vi scava il dolore, più gioia potete contenere.”
Khalil Gibran
Partiamo dall’inizio.
Perché soffriamo? Cosa accade da un punto di vista energetico?
La sofferenza è una forma di resistenza al momento presente.
Soffriamo quando creiamo un gap tra la realtà di ciò che è, e ciò
che noi vorremmo che fosse.
Soffriamo quando neghiamo ciò che è.
La mia ragazza mi ha lasciato.
Questo è un fatto, questa è la realtà, e ciò che è accaduto. Non
c’è molto da dire, c’è solo da prenderne atto, accettarlo (che
significa semplicemente e solamente riconoscerlo) ed
esattamente come qualsiasi altro fatto rispondere partendo da
questa accettazione.
Ma noi, tutti noi, non rispondiamo alla realtà ma reagiamo ad
essa, e questo significa solo una cosa: in profondità, dentro di
noi, non abbiamo accettato l’accaduto.
Sembra una cosa assurda e stupida ma è esattamente questo il
meccanismo che è all’origine della sofferenza psicologica.
Chiarisco subito un punto: stiamo trattando qui
principalmente della sofferenza psicologica, non del dolore
fisico. Sofferenza è dolore sono due cose diverse.
Il dolore è naturale e necessario ed è una risposta fisiologica ad
un trauma sia fisico che emotivo. Il dolore per sua natura ha un
inizio, un picco ed una fine. Se riuscissimo a non ostacolarlo
farebbe il suo corso naturale esattamente come un temporale e
sparirebbe. Ma la mente ci ricama sopra una storia e da qui
nasce la sofferenza che è innaturale e deleteria.
La sofferenza è il rifiuto del dolore.
Ritorniamo all’esempio di prima. La mia ragazza mi ha
lasciato: fa male, sento un vuoto dentro di me; questo è
naturale. Questo è il dolore e durerebbe il tempo necessario per
prendere consapevolezza dell’accaduto. Ma ecco che la mente
comincia a farsi domande, a dare delle colpe, a giudicare il
tutto e tra ciò che è e il ciò che secondo lei (la mente) dovrebbe
essere si crea una resistenza, un contrasto, un’opposizione;
l’inizio di un conflitto.
Questo conflitto è a livello biologico una scarica elettrica nel
nostro sistema nervoso, un’energia, un fuoco che mi brucia. Il
nostro organismo è sostanzialmente una macchina bioelettrica,
un conduttore di elettricità, e più è grande il conflitto, ossia più
è la distanza tra ciò che è accaduto e la resistenza della mia
mente, più alta e intensa è l’elettricità che si crea.
Questa elettricità, questa energia, essendo un’alterazione
rispetto allo stato normale del mio organismo, io la percepisco
come dolore, sofferenza.
Il dolore a livello organico è essenzialmente un fatto
bioelettrico e come tale andrebbe trattato.
Quando proviamo dolore, ci troviamo a dover affrontare uno
sbalzo elettrico nel nostro organismo che ci mette a disagio e si
fa sentire come una sensazione negativa a cui la mente
attribuisce subito un nome.
Così nasce l’emozione negativa.
Emozione negativa = sensazione fisica di disagio + etichetta
mentale.
La mente non fa questo perché è cattiva o stupida ma
semplicemente perché questo è il suo compito. La mente
interpreta ciò che accade dentro di noi e fuori di noi attraverso
un database interno fatto di memorie, ricordi, conoscenze.
Questo meccanismo è utile per la sopravvivenza ma
disfunzionale come vedremo per le questioni esistenziali.
La vita è sempre nuova e la mente è sempre vecchia. Ogni volta
che interpretiamo il nuovo con il vecchio tradiamo la verità.
È fondamentale e indispensabile interpretare il verde del
semaforo per guidare o riconoscere il meccanismo di una porta
per entrare, ed è necessario saper riconoscere un sintomo o
una malattia per guarirla; sia chiaro.
Ma è altrettanto importante riuscire a vedere un fatto nella sua
interezza e purezza senza doverlo per forza distorcerlo con
delle interpretazioni. Posso vedere un arcobaleno e perdermi
nella sua bellezza senza dover capire necessariamente come si è
formato e perché. Posso amare una persona, provare
compassione senza nessun motivo in particolare. Anzi posso
dire che per provare certe emozioni superiori la mente deve
essere in uno stato di calma, di silenzio. E persino con il dolore,
come vedremo, è indispensabile una mente lucida, vigile che
veda il dolore per quello che è.
http://www.alchimiapratica.it