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INTRODUZIONE pag. 3
§ La Programmazione pag.20
§ L’identificazione pag.21
1
§ Formulazione e Finanziamento dell’iniziativa pag.22
§ La Realizzazione pag.26
CONCLUSIONI pag.40
2
INTRODUZIONE
Il presente lavoro nasce da una considerazione maturata durante uno stage nel
2008 nell’organizzazione non governativa “Un ponte per …”1: il mio difetto di
conoscenza di metodologie applicative nell’ambito della progettazione per lo
sviluppo. Confrontandomi con le persone che lavorano dentro quest’attore non
statale, e che nella loro pluriennale esperienza lavorativa hanno operato
attraverso la presentazione di progetti a vari enti finanziatori, pubblici e privati,
mi sono reso conto dell’importanza e della varietà delle metodologie e delle
conoscenze che accompagnano la presentazione di un progetto. Da questa
premessa è nata in me la necessità di cercare di colmare questo mio gap
informativo attraverso lo studio e la ricerca di queste metodologie applicative.
Più specificatamente l’oggetto del mio interesse si è concentrato sulla
metodologia del Project Cycle Management- PCM (Gestione del ciclo di
progetto T. d. A.) che come si vedrà, rappresenta l’applicazione di un metodo
scientifico al servizio delle pratiche gestionali. Nella scrittura di questo elaborato
è stato seguito un approccio volto a passare in rassegna le principali teorie alla
base della “scienza del management”. L’intento dello scrivente però è stato
quello di affrontare non solo l’aspetto teorico degli argomenti esposti, ma anche
di ricercare l’applicazione pratica delle teorie oggetto di studio.
Nella stesura del lavoro, nel primo capitolo, si è cercato di ricavare lo sviluppo
storico e metodologico che ha portato all’uso del PCM. Sono state analizzate le
metodologie e le tecniche, sviluppatesi innanzitutto nel campo industriale, che
hanno preceduto logicamente l’adozione del Project Cycle Management- P.C.M.;
è stato indagato l’utilizzo di tale metodologia da parte di alcune organizzazioni
ed istituzioni internazionali.
1
www.unponteper.it
3
Nel secondo capitolo viene analizzata la natura e la struttura della metodologia
P.C.M.; viene studiata la sua applicazione ed importanza nel sistema
dell’erogazione dei fondi, promossi dai bandi dell’Unione Europea, per singoli
progetti. Tale analisi è stata effettuata tramite lo studio dei documenti ufficiali
dell’Unione Europea, in particolare di alcuni manuali operativi. Nello sviluppo
del capitolo, inoltre, vengono analizzati i criteri di eleggibilità dei progetti in base
alle procedure ed ai criteri utilizzati nel sistema dei finanziamenti dell’Unione
Europea.
2
http://www.iila.org/IILA/54/31/Cooperazione‐attivitaIT.html
4
CAPITOLO I
Taylor è molto chiaro nell’esporre l’intento della sua opera, come emerge
chiaramente dalle sue parole “This paper has been written […] to try to convince
the reader that the remedy for (this) inefficiency lies in systematic management,
[…] to prove that the best management is a true science, resting upon clearly
defined laws, rules, and principles[…]”3.
3
TAYLOR F. (1919), The principles of scientific management, Introduzione, pag.7, HARPER & BROTHERS
PUBLISHERS, New York.
Questo testo è stato scritto:[…] per provare a convincere il lettore che il rimedio di (questa) inefficienza
risiede nella gestione sistematica[…]per provare che la migliore gestione è una vera scienza, fondata su
chiare e definite leggi, regole, e principi.” (T.d.A)
5
Le teorie di Taylor, sulle quali non ci soffermeremo, sono alla base degli sviluppi
che saranno esposti nei primi paragrafi del capitolo, dove sono state analizzate le
teorie e le tecniche utilizzate soprattutto per lo sviluppo di progetti industriali.
1.1.1 Il diagramma di Gantt
Henry Gantt collabora con Taylor dal 1887 al 1893 nell’elaborazione delle teorie
fondanti il management scientifico. Il maggior contributo di Gantt è
l’introduzione, nella scienza della gestione, di una schematizzazione grafica delle
attività, concorrenti allo sviluppo di un progetto, costruita sull’asse temporale.
Seguendo le parole di Clark “Mr. Gantt concentrated his attention on the
development of a method of charting which would show a comparison between
performance and promises. 4”, tale comparazione non è statica, ma si sviluppa in
chiave dinamica tramite un diagramma temporale. L’idea centrale degli studi di
Gantt, secondo Clark (1923), è quella di fornire un valido aiuto ai processi
decisionali e gestionali in campo industriale visualizzando la chiara relazione tra
attività e tempi in maniera dinamica, nelle parole di Clark “The Chart itself
becomes the moving force for action”.5
I vantaggi del diagramma di Gantt sono esposti da Clark “The Gantt chart
compares what is done with what was done – it keeps the executive advised as to
the progress made in the execution of his plan, and if the progress is not
satisfactory it tells the reason why.6” Risulta quindi chiara l’utilità di
quest’approccio, perché, secondo Clark (1923) soddisfa due elementi
fondamentali nella gestione di un progetto:
4
CLARK W., (1923), The Gantt Chart, prefazione, pag. iii; THE RONALD PRESS COMPANY, New York;
“Il signor Gantt concentrò la sua attenzione sullo sviluppo di un metodo di schematizzazione che
mostrasse la comparazione tra risultati e promesse.” (T.d.A.)
5
CLARK W., Ivi pag. 5
“ È il diagramma stesso che diventa la forza motrice dell’azione.”
6
CLARK W., Ivi, pag. 4
“Il diagramma di Gantt compara ciò che viene fatto con quanto è stato fatto – porta a conoscenza il
direttore dei progressi compiuti nell’esecuzione del suo piano, e se il progresso non è soddisfacente ne
spiega la ragione” (T.d.A.)
6
a) Aiuta, attraverso la schematizzazione, ad avere una visione globale
dell’andamento del progetto e la sua coerenza con il piano progettuale.
7
diventati più complessi attraverso la tecnologia informatica, e sono ancora oggi
un valido strumento di razionalizzazione all’interno del project management.
8
STEVENSON W.J. (1996), Production‐Operations Management., Pag. 42, 5th ed. McGraw‐Hill, San
Francisco
“Il sentiero critico è la parte più importante del diagramma per i direttori dal momento che determina la
data di completamento del progetto”(T.d.A.)
8
a) Aiuta i manager ad identificare le attività necessarie al rispetto dei tempi
di consegna del progetto, focalizzando quindi l’importanza di tenere sotto
controllo tali attività.
9
ZUPI M. (2003) , in Il debito estero nei paesi in via di sviluppo – problemi e prospettive; di PASCA DI
MAGLIANO, QUARTO, ZUPI ; Pag 34 UTET, Torino.
10
ZUPI(2003), ivi, Pag.35
9
dell’USAID di sviluppare ed introdurre una metodologia che desse risposta
all’inefficienza della programmazione e alle necessità di monitorare i progetti di
sviluppo.
Durante gli anni settanta, si aggravò il tasso medio di crescita del debito verso
l’estero dei PVS, e si preparò il terreno fertile per le successive crisi debitorie
degli anni ottanta. Come ricorda Zupi (2003), le cause di tali crisi possono essere
ricercate, in parte, nei rincari dei prezzi delle materie prime, soprattutto del
petrolio. Con l’aumento dei prezzi del greggio, cui diedero seguito le crisi
energetiche del 1973-1974 e del 1978-1979, ebbe inizio un forte flusso di prestiti
da parte di banche commerciali private, diretto verso i Paesi in via di Sviluppo,
desiderosi d’ingenti quantità di capitale. Questo flusso, durato circa un decennio,
portò molti PVS, soprattutto latino americani, alla non solvibilità dei loro debiti,
e addirittura a dichiarare bancarotta.
b) Il Project Cycle Management (Gestione ciclica del progetto) che sarà
oggetto di studio nel prossimo Capitolo.
Questi due approcci sono tra loro estremamente correlati, dato che il LF è
stabilito in alcune fasi specifiche del PCM.
progetto specifico di sviluppo. I portatori d’interessi, in genere, possono
essere suddivisi in: beneficiari, operatori, amministratori, finanziatori.
12
7) Gli Indicatori: Servono a misurare l’andamento dei lavori e del
raggiungimento degli obiettivi previsti.
Lo strumento più importante, nella metodologia che si è analizzata nel corso del
paragrafo, è la matrice del quadro logico. Essa riassume graficamente gli eventi
che costituiscono le fasi di un progetto. È strutturata, nella forma descritta dal
manuale del SIDA (2004), dall’intersezione di quattro colonne e cinque righe
come rappresentato nell’esempio sottostante.
13
Ministero degli Affari Esteri‐Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, (1995), Gestione del
ciclo del progetto;Pag 97; Proval, Roma
13
Logica d’Intervento Indicatori Fonti di Condizioni
Verifica
Obiettivo
Generale
Scopo Specifico
Risultati
Attività
Risorse
Figura 1.1 Matrice Quadro Logico elaborazione dell’autore
14
Cfr. European Commission, February 1993, Project Cycle Management, Integrated Approach and
Logical Framework‐Manual, Brussels.
14
CAPITOLO II
ILPROJECT CYCLE MANAGEMENT:TEORIA E
APPLICAZIONE NEL SISTEMA U.E.
Nel secondo capitolo, dopo una breve analisi sulla natura del finanziamento
pubblico allo sviluppo, si opererà lo studio della metodologia del Project Cycle
Management, all’interno dell’Unione Europea l’organizzazione sovranazionale
che eroga più aiuti pubblici allo sviluppo al mondo15.
15
Oltre il 56% del totale degli aiuti pubblici allo sviluppo finanziati dai maggiori paesi industrializzati,
sono erogati dall’U.E. e dai suoi paesi membri. (Fonte OECD/DAC 2008)
http://webnet4.oecd.org/dcdgraphs/
16
Cfr. http://www.oecd.org/dataoecd/21/21/34086975.pdf
15
Le due tipologie, come ricorda Pasca di Magliano (2002), per raggruppare i
finanziamenti pubblici sono: il programme financing e il project financing.
Nel programme financing i capitali sono indirizzati verso piani di sviluppo che
sostengano la crescita e riequilibrino la bilancia dei pagamenti. In genere non si
ha una destinazione vincolata dei capitali.
Il project financing eroga capitali verso singoli progetti che portino sufficienti
garanzie di ritorno agli investimenti stanziati. L’approccio è quello di coordinare
una serie di progetti in un più ampio piano di sviluppo. Quest’obiettivo è
raggiungibile individuando e realizzando i singoli progetti; i capitali,
evidentemente, in questa tipologia d’intervento sono vincolati in una determinata
destinazione d’uso. Quest’ultima precisazione è fondamentale se si considera,
come sottolinea Pasca di Magliano, che: “le preferenze dei PVS sono andate
sempre al programme financing per la piena libertà di utilizzo dei capitali
ottenuti. Il project financing, al contrario, per i connessi vincoli d’impiego, dà
adito a timori di perdita di sovranità e lascia talvolta il sospetto che i progetti così
finanziati soddisfino più gli interessi dei prestatori che non quelli dei
beneficiari.17”.
16
analisi, formulazione, gestione e valutazione di un intervento di sviluppo18”
A volte le iniziative di sviluppo falliscono per la loro povera programmazione e
perché non tengono conto di alcuni fattori importanti. La metodologia PCM, che
si svolge tramite il ciclo di progetto, consente di considerare tutti gli aspetti delle
iniziative di sviluppo, in particolare il coinvolgimento dei c.d. portatori
d’interesse.
Il coinvolgimento degli stakeholders è ritenuto uno dei punti di forza del PCM,
come evidenzia un rapporto annuale della Commissione Europea- C.E.
“successful projects were characterized by their clear reference to the national
context and the existing needs and demands of stakeholders19”. L’approccio che
segue il Ciclo del Progetto parte dai bisogni dei beneficiari, piuttosto che
dall’offerta di capacità tecniche o di disponibilità di fondi da parte dei donatori.
Come sottolinea il manuale della German Technical Cooperation-GTC (1996) lo
scopo della cooperazione allo sviluppo dovrebbe essere quello di far partire un
processo virtuoso interno di auto-aiuto, processo che può prendere le mosse
tramite il coinvolgimento dei c.d. Gruppi Bersaglio. Questa necessità risulta
fondamentale, come evidenzia Rossi (2006), se si confronta un’analisi comparata
delle valutazioni realizzate dalla Commissione Europea dal 1998 al 2002, la
quale riguarda sessantasei progetti nei paesi Africa Caraibi Pacifico- ACP e
dimostra che i maggiori vincoli al successo sono legati alla mancanza
d’identificazione precisa dei beneficiari (gruppi-bersaglio). Il PCM tramite gli
strumenti propri del quadro logico20, metodologia che è oggetto, come si vedrà,
18
OICS,(curato da Marco Zupi) ,2005, Manuale di formazione: Le nuove opportunità della cooperazione
decentrata;Pag.408; Roma.
19
European Commission-EuropeAid, 2002, Annual Report 2001 on EC development policy and the
implementation of the external assistance; Pag.185; Brussels.
“I progetti vincenti sono stati caratterizzati dal loro chiaro riferimento al contesto nazionale e alle
necessità e domande esistenti dei portatori d’interesse”(T.d.A.)
20
Vedi Supra, Pag.9.
17
di una delle fasi del ciclo di progetto, dirime questo problema costituendo una
metodologia partecipativa. “Participation” afferma la GTC “means the active
involvement of individuals, social groups and organisations in the planning and
decision-making processes that affect them.21
Come ricorda Rossi (2004) la metodologia PCM è orientata verso gli scopi che
un’iniziativa persegue, l’accento è posto sui risultati e sugli obiettivi, più che
sulle attività. Se a causa di cambiamenti nelle condizioni di contesto, le attività
rischiano di non dar luogo ai risultati e agli obiettivi previsti, la logica del PCM
suggerisce di adeguare le attività, mantenendo fisse le mete cui tendere.
Il PCM si avvale, infatti, del c.d. strumento ZOPP, elaborato dalla German
Technical Cooperation alla fine degli anni 80, partendo e ampliando le intuizioni
della Logical Framework Analysis, di cui è un’evoluzione. L’approccio dello
ZOPP prevede uno schema sistematico per strutturare i processi di pianificazione
dell’intervento, partendo dalla base essenziale dell’analisi degli obiettivi. Come
sottolinea la GTC (1996), questo strumento è utilizzato in ogni fase del ciclo di
progetto e perciò costituisce un elemento fondamentale e caratterizzante del
Project Cycle Management.
18
del PCM migliora “[…] the management of external co-operation actions –
projects and programmes of all kinds – by taking better account of essential
issues and framework conditions in both designing and implementing projects
and programmes22”. La validità di questa metodologia a livello comunitario è
testimoniata dal suo utilizzo corrente in numerose iniziative dell’Unione
Europea. Essa è alla base della gestione di alcuni programmi (es. LIFE23) o di
alcuni filoni di finanziamento a livello di cooperazione euro mediterranea
(MEDA) e mondiale (Europe Aid).
Il Project Cycle Management è stato codificato nella sua struttura e nei principi
dalla Commissione Europea in diversi manuali operativi editi nel 1993, 2001,
2002, 2004.
Programmazione
Valutazione/Verifica Identificazione
Realizzazione Formulazione/Finanziamento
Figura 2.1 Il Ciclo di Progetto Elaborazione dell'Autore
22
European Commission‐EuropeAid Co‐operation Office, March 2001,Manual‐Project Cycle
Management;Pag.1, Brussels
“[…] (Migliora) La gestione delle iniziative di cooperazione esterna– progetti e programmi di ogni genere
– tenendo in maggior considerazione, nella designazione e implementazione di progetti e programmi, le
questioni essenziali e le condizioni strutturali. (T.d.A.)
23
Strumento Finanziario dell’Unione a supporto di progetti di conservazione naturale e ambientale.
(Fonte http://ec.europa.eu/environment/life/)
19
La durata e la complessità di ogni fase varia secondo la natura del progetto e
ciascuna fase dovrà essere interpretata alla luce delle caratteristiche dei soggetti
coinvolti e delle relazioni fra di essi. Bisogna sottolineare che il Ciclo del
progetto è una struttura adottata tanto dagli enti finanziatori quanto dai soggetti
esecutori (agenzie, ONG, enti locali, ecc.). I diversi passi del ciclo hanno quindi
un contenuto diverso secondo l’istituzione che li realizza. Quest’appunto è
importante, perché, per ragioni di efficienza e trasparenza, la stessa Commissione
Europea rimarca la necessità della ricerca di una sinergia tra il suo ruolo di ente
finanziatore ed i soggetti esecutori che accedono ai bandi di finanziamento; tale
sinergia può essere raggiunta, in primis, solo tramite un’integrazione di
“linguaggio” e di strumenti.
Come evidenzia il manuale operativo della C.E. (2004), i principi che muovono
le fasi del ciclo di progetto sono tre:
Dopo aver fissato questi criteri, possiamo quindi analizzare ogni fase.
§ La Programmazione
20
Quest’attenta analisi preliminare deve tener conto degli indicatori socio-
economici fondamentali per stilare un quadro del territorio in cui andrà ad
operare il piano di sviluppo. La verifica di questi indicatori socio-economici ha lo
scopo di delineare gli obiettivi e le priorità dell’intervento, ed è essenziale nella
fase della richiesta di un finanziamento per rimarcare la necessità e la qualità
della proposta. La Commissione, a tale proposito raccomanda la redazione dei
c.d. country strategy papers-CSP, che vengono elaborati in collaborazione con
gli enti governativi interessati dall’azione di cooperazione. Questi documenti
sottolineano l’importanza degli organi politici nel delineare le modalità
d’impegno e le priorità degli interventi. In particolare il manuale dell’Unione
Europea rimarca la necessità di “Identify a strategy for E(uropean)C(ommision)
development assistance which takes account of the […]ongoing or planned
activities of other donors.24”
§ L’identificazione
Gli obiettivi principali in questa fase, come riporta il manuale della C.E. (2004),
sono: la redazione d’idee progettuali che siano, per quanto possibile, aderenti ai
principi e le priorità della Commissione; un’analisi di fattibilità di questi
interventi; la stesura di un piano finanziario da sottoporre nella fase di
presentazione del progetto. Questi obiettivi devono essere raggiunti tenendo
24
European Commission‐EuropeAid Co‐operation Office, (March 2004) ,Aid delivery Methods, Project
Cycle Management, guidelines; Volume 1 Pag.35, Brussels
“ (necessità di) identificare una strategia per l’assistenza allo sviluppo della commissione europea che
tenga in conto delle attività in corso o pianificate da altri donatori”(T.d.A)
21
conto della natura partecipativa del PCM. Come ricorda la Commissione “The
source of project ideas may come from a variety of sources, most importantly
from prospective implementing partners.[…]Local ownership of, and
commitment to, potential projects is a key quality assessment criterion.25”
Per promuovere la partecipazione bisogna tenere in considerazione alcuni
semplici principi: il rispetto della cultura e la valorizzazione delle conoscenze e
abilità locali; assicurare non una mera partecipazione al progetto ma una marcata
influenza sullo stesso; promuovere un processo di apprendimento e di
trasferimento di conoscenze che non sia solo un prodotto collaterale
dell’intervento, ma che diventi costitutivo dello stesso. Azione preliminare e
necessaria per ottenere tale obiettivo è quella di effettuare un efficace
stakeholders analysis26. Oltre a questo documento, la Commissione raccomanda,
prima di procedere alla fase successiva, di stilare: un documento di analisi dei
problemi; un report di altre iniziative eventualmente in atto o in
programmazione; una preliminare descrizione del progetto con relativa gerarchia
di obiettivi; un preventivo dei costi e delle risorse disponibili; un rapporto
preliminare sulla sostenibilità socio-economica ambientale dell’iniziativa; un
piano di lavoro per la fase di Formulazione.
Una volta terminate con successo le due fasi preliminari, si procede alla fase di
redazione del progetto. Esso è stilato con l’ausilio di personale tecnico
25
European Commission‐EuropeAid Co‐operation Office ,(2004),ivi. Pag. 27
“La fonte delle idée di un progetto può provenire da una varietà di fonti, in modo preminente dai
potenziali partners attuatori.[…] Una direzione locale ed impegnata nei progetti potenziali, risulta un
criterio di valutazione chiave.”(T.d.A)
26
Vedi Supra, Pag.9
22
specialistico del settore, che esegue uno studio di fattibilità. In questa fase il
livello di coinvolgimento e di responsabilità dei diversi portatori d’interesse
dipende da diverse condizioni: il livello d’integrazione e coinvolgimento che si
vuole raggiungere con le istituzioni locali e la capacità degli stakeholders di
partecipare al processo di progettazione.
Gli strumenti che possono essere utilizzati per la scrittura del progetto, indicati
dalla Commissione, sono:
2. La rappresentazione matriciale della gestione del rischio
3. La descrizione del modus operandi previsto, volto all’ottenimento
dello scopo partecipativo.
4. Il prospetto della proposta di finanziamento.
23
il quinto programma Quadro solo il 22.5% dei 6185 progetti presentati era stato
negoziato, mentre per il Programma Leonardo tale percentuale crollava al 5.6%
dei 767 progetti presentati.”27 Una volta scritto il progetto passa al vaglio
dell’Unione Europea.
27
ROSSI M. in un intervista a Roberta d’Eramo in
http://db.formez.it/storicoarchivionews.nsf/ForpaPubblicheNotiziePerTipo/787358a8d727576dc1256d2
c002c95b1?OpenDocument
28
European Commission‐EuropeAid Co‐operation Office,(2008), Practical Guide to Contract procedures
for EC external actions; Pag. 12, Brussels.
29
Vedi Nota 16, Pag,13
24
I contratti erogati dalla Commissione sono di diversa natura e seguono differenti
procedure. Tali procedure, che regolano le gare d’appalto, possono essere
riassunte in: bandi a procedura aperta e ristretta; bandi a negoziato competitivo;
bandi a procedura negoziata.
Il testo del manuale della Commissione (2001), recita che questa fase termina
quando, dopo essere stata vagliata da un comitato interno, la proposta finanziaria
viene approvata. Quindi “A formal agreement with the partner Government or
another entity is then signed by both including essential financing
implementation arrangements.”30 Ovviamente solo se il progetto riceve
l’approvazione si procede alle fasi successive.
30
European Commission‐EuropeAid Co‐operation Office, (March 2001),Manual‐Project Cycle
Management;Pag.3, Brussels
“Viene quindi firmato un contratto formale con il Governo o altra entità partner, che include gli accordi
essenziali sull’attuazione del finanziamento” (T.d.A.)
25
§ La Realizzazione
In questa fase bisogna tenere conto di altri due parametri, sottolineati già in
precedenza, che sono: un monitoraggio continuo del progetto e la stesura
frequente di rapporti di aggiornamento dei lavori. Il monitoraggio continuo dei
lavori è un onere che compete ai responsabili contraenti del progetto.
Quest’attività è fondamentale, ai fini del prosieguo dei lavori, perché serve a
visualizzare i progressi ed eventualmente ad aggiornare e correggere l’impianto
progettuale. L’attività di monitoraggio soddisfa inoltre la produzione di rapporti
dettagliati sull’andamento delle attività, richiesti periodicamente dall’ufficio di
valutazione della C.E.; queste relazioni sono importanti per avere un quadro
26
preciso degli obiettivi raggiunti e dei rimedi per venire contro le eventuali
difficoltà incontrate; infine provvedono alla trasparenza necessaria che dovrebbe
accompagnare ogni intervento finanziato con fondi pubblici.
27
sotto la guida dei responsabili valutatori che hanno il compito di: selezionare gli
argomenti che devono essere valutati e delineare il modo e secondo quali linee
guida operare durante il processo di valutazione; assicurare, al termine del
processo, la produzione di una relazione finale, correlata dalla divulgazione delle
raccomandazioni e dei risultati del processo di valutazione. Le linee guida, sulle
quali si deve basare l’attività valutativa, sono ricavate o dagli obiettivi dei singoli
progetti, o sulla base delle priorità della commissione riguardo a specifici focus
geografici, settoriali e di strumenti finanziari. Altra componente fondamentale,
nell’ufficio di valutazione, è il gruppo dei valutatori. Questo gruppo lavora a
supporto del responsabile valutatore, operando un rapporto di mediazione tra i
diversi consulenti e rielaborando i documenti finali di valutazione, in modo che
abbiano un impatto positivo nella preparazione e realizzazione dei successivi
progetti di sviluppo.
28
CAPITOLO III
29
dipendenza, soprattutto tecnologica, dei PVS interessati dal programma, nei
confronti dei paesi industrializzati. La dipendenza tecnologica, come sottolinea
tra gli altri Meir Merhav (1969), produce sottosviluppo. L’economista Israeliano
rifiuta la teoria che lo sviluppo “consista principalmente nel trapiantare una
tecnologia avanzata in un’economia arretrata” perché essa “è incapace di
svilupparla tramite un processo endogeno, come risultato del proprio processo
evolutivo33”. Questo aspetto , afferma Merhav, contribuisce a creare
sottosviluppo perché non incide nella creazione di capitale umano nel PVS, che
sono incapaci quindi di manipolare tali tecnologie e sviluppare propri percorsi
evolutivi autonomi. Come sottolinea Pasca di Magliano “il capitale fisico non è
di per se sufficiente quando è bassa la qualità del capitale umano locale; e ,
poiché questa è generalmente molto bassa nelle regioni depresse, il suo
miglioramento diventa fattore strategico, indispensabile alla stessa formazione di
capitale34.”Il programma PRO INVEST, s’inserisce in un più ampio approccio
allo sviluppo elaborato dagli economisti e recepito dalle istituzioni internazionali,
volto alla diminuzione efficace della dipendenza dai Paesi Avanzati per far
partire un processo di sviluppo endogeno. A questo proposito, ricorda Pasca di
Magliano, il Fondo Monetario Internazionale sorveglia l’impiego degli aiuti
pubblici allo sviluppo, in modo che non siano coinvolti in progetti che
accrescano la dipendenza dei PVS dall’estero.
Il progetto esaminato come caso studio nel prossimo paragrafo, è stato presentato
nell’ambito del bando di finanziamento del programma PRO INVEST,
classificato come EuropeAid/127539/C/ACT/Multi35. Per fini di analisi e di
33
MERHAV M. , (1973), Dipendenza tecnologica e sottosviluppo, Pag.18; Einaudi, Torino.
34
PASCA DI MAGLIANO R., (2002), ivi, Pag 214.
35
https://webgate.ec.europa.eu/europeaid/online‐services/index.cfm?do=publi.welcome vedi
reference N°.127539
30
completezza, risulta necessario individuare le linee guida e gli obiettivi del
bando.
36
Vedi Supra, Pag 22.
37
Vedi Diagramma di Gantt, Pag 5.
31
Nel bando, per rispettare la trasparenza della valutazione, sono elencate le
procedure che sono utilizzate nella selezione dei candidati contraenti.
Queste procedure sono divise in quattro fasi
32
di 17.5 milioni di euro. La quota erogabile è pari all’80% delle spese totali, se il
richiedente è un soggetto proveniente da un paese della Comunità Europea; nel
caso in cui il richiedente provenga da un paese ACP, la quota erogabile è pari al
90% del totale.
rivolto ad un mercato di nicchia, ha ancora ampissimi margini di sviluppo. Uno
sviluppo frenato in parte dagli alti costi delle materie prime, dovuti ai numerosi
passaggi d’intermediazione, che fanno lievitare di sette volte il costo finale
rispetto al prezzo corrisposto ai piccoli produttori; in parte frenato da una
produzione, di queste due qualità di cacao, che non riesce a soddisfare a pieno la
domanda industriale. La scarsa offerta, come afferma il progetto dell’IILA, è da
ricercare nell’utilizzo di tecnologie obsolete di produzione, nell’ampiezza
relativa delle imprese produttrici e in necessari interventi di sviluppo, anche nel
contesto sociale dove operano le aziende, soprattutto nel campo dell’istruzione e
della formazione imprenditoriale. I contesti analizzati e riassunti nei c.d. country
papers, sono stati quelli del Belize, della Repubblica Domenicana e di Haiti, che
sono i primi tre paesi coinvolti in via sperimentale nel progetto dell’IILA.
Organizzazioni Struttura
intermediarie non Imprenditoriale
idonee non idonea
Figura 3.1 Albero dei Problemi, Elaborazione dell'Autore su dati IILA
Per ottenere quest’analisi, son stati utilizzati gli strumenti oggetto di studio nel
secondo capitolo. In particolare è stata effettuata una stakeholders analysis e sono
stati elaborati i country papers, riassuntivi, della realtà socio-economica,dei
problemi e delle opportunità che il contesto ambientale offre. La stakeholders
34
analysis ha portato all’individuazione di alcuni attori interni ed esterni al contesto
di riferimento, operanti nel settore e quindi interlocutori per la programmazione e
l’eventuale implementazione degli interventi. I partners locali individuati sono
organizzazioni di piccoli/medi produttori agricoli, università (UWE- University
of West England in Grenada), camere di commercio(CCIH- Chamber of
Commerce and Industry of Haiti, BCCI – The Belize Chamber of Commerce and
Industry) ed enti nazionali e regionali per lo sviluppo agricolo ed economico
(CARDI – Caribbean Agricultural research and Development Institute, CABA-
Caribbean Agribusiness Association, IICA – Inter-American Institute for
Cooperation on Agriculture, CEDAF- Centro Dominicano Desarrollo
Agropecuario y Forestal, CEI- Centro de Exportacion e Inversion de la
Republica Dominicana). I partners internazionali sono stati individuati in
associazioni operanti nel no profit ed organizzazioni non governative che
promuovono il c.d. commercio equo e solidale (FCO - Fine Chocolate
Organization BRE Archimede Salerno), centri per lo sviluppo d’impresa (CIPE –
Center for International Private Enterprise).
2. La formazione pratica e l’addestramento per gli organizzazioni
intermediarie e per le piccole e medie imprese, produttrici di cacao nei
paesi ACP coinvolti;
38
A proposito, vedi supra. Pag.22, ultima fase della realizzazione.
36
modalità di accesso al credito; creazione di legami diretti con i trasformatori
finali.
1. Il primo corso verte sulle fasi del processo di produzione del cacao, la
coltivazione,l’essiccazione e la fermentazione;
Nella terza fase vengono organizzati incontri economici tra le piccole e medie
imprese caraibiche, e le piccole e medie imprese cioccolatiere europee.
L’obiettivo di questa terza fase è l’instaurazione di rapporti di collaborazione
duraturi tra i diversi soggetti imprenditoriali. Inoltre viene pubblicizzata
mediaticamente l’iniziativa, per ricercare la creazione di un circolo virtuoso che
coinvolga le economie e la società civile, dei paesi oggetto dell’azione
progettuale.
37
secondo è attribuito sul piano delle attività proposte, in base alla loro praticabilità
e consistenza rispetto agli obiettivi, agli scopi e ai risultati attesi. Il piano
d’azione, di durata biennale, è sintetizzato nel grafico di Gantt sottostante.
1° Anno
1°Semestre 2°Semestre
Attività 1° Mese 2° 3° 4° 5° 6° 7° 8° 9° 10° 11° 12° Partners
Realizzatori
2°Anno
1° Semestre 2°Semestre
Figura 3.2 Grafico di Gantt del Progetto COCOA‐CARIBE, Elaborazione dell'Autore su dati IILA
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§ Il Piano di Finanziamento e il criterio di Sostenibilità
Totale delle Spese Idonee Ammontare richiesto alla % del finanziamento delle Spese
Autorità Contraente Idonee per la realizzazione
(A)
dell’intervento
(B)
(B/Ax100)
Figura 3.3 Piano di Finanziamento del Progetto COCOA‐CARIBE, Elaborazione dell'Autore su dati IILA
L’intervento dell’IILA, come si legge nel testo della proposta, intende portare le
piccole e medie imprese beneficiarie, all’auto sostenibilità finanziaria
dell’azione. Questa è ottenibile nella fase di realizzazione del progetto, una volta
avvenuto il miglioramento delle tecniche agricole per la produzione del cacao ed
una volta che le piccole e medie imprese caraibiche ed europee, abbiano
instaurato un rapporto commerciale diretto. Queste due condizioni, verificabili
solo una volta avviato il progetto,intendono soddisfare il criterio di sostenibilità
dell’azione. Il criterio della sostenibilità, viene valutato in base a due punteggi
che vertono: il primo sull’identificazione dei principali rischi, prima dell’inizio
del progetto e lungo il periodo di realizzazione; il secondo sulla verifica di
sostenibilità a lungo termine sui gruppi e sui beneficiari finali.
39
Conclusioni
39
Vedi Supra, Pagg. 21 e 22.
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strumenti che costituiscono il ciclo di progetto che sono stati esposti teoricamente
nei primi due capitoli, e praticamente nella presentazione del caso studio nel
terzo capitolo. La scelta del caso studio è ricaduta sul progetto dell’IILA perché
ha offerto la possibilità di analizzare un’iniziativa di sviluppo, sia dalla parte
dell’ente finanziatore che dalla parte del soggetto che ha presentato la sua
proposta progettuale.
Infine posso concludere con una riflessione personale. Ritengo che il tema della
qualità della progettazione, in Italia, debba essere evidenziato maggiormente
nella sua importanza, come elemento rilevante che divide la volontà di
partecipare e il saper partecipare. Tale considerazione è nata durante la ricerca
bibliografica, dove forse, per poco zelo, ho riscontrato la scarsità delle fonti
italiane sull’argomento della progettazione nelle iniziative di sviluppo. Bisogna,
altresì ricordare come, negli ultimi anni, siano stati avviati alcuni corsi di
formazione ed insegnamenti interni ai corsi di laurea, che promuovono
l’apprendimento delle teorie e delle tecniche della progettazione.
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INDICE DELLE FIGURE
42
BIBLIOGRAFIA
CLARK W., (1923), The Gantt Chart, THE RONALD PRESS COMPANY,
New York.
43
OICS (curato da Marco Zupi), (2005), Manuale di formazione: Le nuove
opportunità della cooperazione decentrata, Roma
PASCA DÌ MAGLIANO R., QUARTO A., ZUPI M., (2003), Il debito estero nei
paesi in via di sviluppo – problemi e prospettive; UTET UNIVERSITA’, Torino.
SITOGRAFIA
http://db.formez.it/storicoarchivionews.nsf/ForpaPubblicheNotiziePerTipo/7
87358a8d727576dc1256d2c002c95b1?OpenDocument
http://ec.europa.eu/environment/life/
http://www.iila.org/IILA/54/31/Cooperazione-attivitaIT.html
http://www.oecd.org/dataoecd/21/21/34086975.pdf
http://www.proinvest-eu.org/
https://webgate.ec.europa.eu/europeaid/online-
services/index.cfm?do=publi.welcome
www.unponteper.it
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Ringraziamenti
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