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5) LA CARTA

La carta è un prodotto di origine vegetale (come il papiro) ma manifatturato.

Sebbene non ci sia nessuna conferma u ciale, l’invenzione della carta viene normalmente
attribuita al cinese Ts’ai Lun intorno al 105 d.C. : a ra orzare questa ipotesi è da considerare il
fatto che all’inizio del ‘900 un grande archeologo, Aurel Stein, durante scavi lungo la muraglia
cinese, scoprì delle casse piene di documenti su varia materia e alcuni di questi erano su carta e
tutti datati (peculiarità dei documenti rispetto ai libri) non oltre il 137.

Una leggenda racconta che nel 751, in seguito ad una vittoria degli Abbassidi sui Cinesi presso il
ume Talas (sud dell’odierno Kazakistan), alcuni prigionieri cinesi cartai, condotti no a
Samarcanda, avrebbero rivelato il segreto della sua fabbricazione: in e etti diverse fonti fanno
supporre l’esistenza di una cartiera a Samarcanda, prima ancora che a Bagdad.

Una volta appresa la metodologia cinese, gli arabi cominciarono ad avviare una propria
produzione di carta di ondendola gradualmente verso Ovest (la carta prodotta al Cairo fu
importata nella Spagna musulmana tramite i mercanti di Amal e Genova; infatti Spagna e Italia
sono i paesi europei che possono considerarsi la porta di ingresso della carta araba.

In Italia, dall’ultimo ventennio del 1200, scompare la carta di importazione e appare la prima
produzione italiana in larga scala, quella di Fabriano che, contrassegnata dalla presenza di
ligrana si di use presto lungo la Spagna e a Bisanzio ( ne 1200), soppiantando de nitivamente la
produzione araba.

Il fatto che l’impero bizantino abbia adottato la carta italiana non signi ca che no al 1300 non
avesse conosciuto la carta come supporto scrittorio. Il suo uso è attestato a partire dall’IX sec.
(eccezion fatta per la raccolta di testi teologici). A partire dall’XII sec. la percentuale dei
manoscritti cartacei aumenta gradualmente (inventario biblioteca del monastero di San Giovanni a
Patmo; registrati 1/5 dei volumi su carta).

- Tipi di carta
L’esistenza di due grandi blocchi di produzione di carta (araba e italiana) ha fatto sì che no al
secolo scorso si distinguessero esclusivamente la carta orientale o araba (bombicina, indicata
così in alcuni documenti medioevali; mentre il termine charta era usato per indicare il supporto
scrittorio), e la carta occidentale (italiana).

In realtà è possibile fare ulteriori distinzioni facendo risultare almeno quattro tipi di carta (che, a
loro volta, non escludono sotto-tipi):

1) Carta arabo-orientale
2) Carta arabo-occidentale
3) Carta spagnola
4) Carta occidentale

A Fabriano, a partire dal 1280, si inserisce la ligrana, che diventa un vero e proprio
contrassegno (marchio di fabbrica) di una cartiera. Infatti per molto tempo si pensava fosse un
metodo infallibile per un determinato tipo di carta anche senza avere alcun tipo di informazione
riguardo ad essa; tuttavia non è così semplice (anche se rimane comunque un fattore importante
per la datazione).

La ligrana è l’impronta lasciata sul foglio da un intreccio di li metallici che formano un disegno
qualsiasi, generalmente ubicato al centro di una delle due metà della forma, però può trovarsi in
diverse posizioni in base alla piegatura:

1) In-folio: ligrana sita al centro del foglio

2) In-quarto: ligrana nella piega centrale

3) In-octavo: ligrana nei bordi superiori o inferiori

E’ facile capire come uno scambio di varietà possa indurre ad un madornale errore cronologico.
Esistono infatti in nite varietà di un medesimo disegno (un fabbricante che lo ripete,
inevitabilmente va contro ad impercettibili modi che; oppure più cartiere usano lo stesso marchio
in tempi diversi).

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Manifattura
La carta viene fabbricata nelle cartiere, situate nei pressi dei umi poiché serve un enorme
quantitativo di acqua (infatti la forza “motrice” delle cartiere sono dei grandi mulini).

L’acqua deve essere pulita e pura, in alternativa bisognava decantarla.

Il primo step della produzione della carta è la cernitura, la scelta degli stracci (inizialmente lino e
canapa), che dovevano essere completamente bianchi. Questa prima operazione veniva a data a
delle operaie, dette cernitrici.

Gli stracci scelti venivano gettati nel marcitoio a marcire e fermentare per poi essere tagliuzzati
con una falce e mandati nella macchina delle pile, ossia grossi martelli lignei (mossi dalla forza
idraulica) con parte terminale liscia/appuntita utile a lisciare/sminuzzare ulteriormente la carta no
ad ottenere la polpa di carta.

Questa polpa di carta veniva versata in tinozze piene di acqua, per poi essere estratta e messa su
telai formati da una parte rigida (cornice, sulla quale venivano ssati dei li metallici, coronelli,
dove veniva depositata la polpa di carta) e una mobile (coperta).

La polpa veniva poi messa su un feltro e coperta da un secondo e così via no a creare una
struttura da 250 strati (posta di carta), pressati per eliminare l’acqua.

Questi strati venivano poi separati e la carta fatta asciugare all’ombra negli stenditoi.

Una volta asciutta si passava alla collatura per dare compattezza al foglio e anche in questo caso,
come nella pergamena, venivano utilizzati repellenti.

Il foglio a questo punto era pronto.

Il formato del foglio dipende dalla dimensione del telaio, ed esistono 4 formati principali (ne
abbiamo notizia dall’epigrafe “La pietra di Bologna”, conservata al museo medioevale di
Bologna):

- Formato imperiale: utilizzato per codici di grandi dimensioni (per esempio gli atlanti)

- Formato reale
- Formato mezzano
- Formato rezzuto

La dimensione dei formati varia poi anche in base alla piegatura applicata.

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