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LA STRUTTURA ATOMICA

1.1 LA DUPLICE NATURA DELLA LUCE


La spettroscopia è la scienza che studia le interazioni tra la luce e la materia. Studiando la
natura della luce si giunse all'idea che essa avesse natura corpuscolare. In particolare
Isaac Newton disse che la luce era formata da un insieme di particelle infinitamente piccole
che si propagavano in linea retta in tutte le direzioni. Tuttavia questo modello non
permetteva di spiegare molti fenomeni. Pertanto nel 1678 Christian Huigens formula una tesi
opposta, la teoria ondulatoria, secondo cui la luce è un'onda che si propaga come le onde
del mare. Le due teorie rimasero in contrasto per secoli fin quanto Planck è Einstein
attribuirono alla luce sia natura corpuscolare che natura ondulatoria.

- La luce: onde elettromagnetiche


Nel 1865 Maxwell propose l'idea che la luce fosse un particolare tipo di onda, l'onda
elettromagnetica, generata dall'accoppiamento di un campo magnetico e un campo
elettrico oscillante e perpendicolarmente. Successivamente fu dimostrato che altre radiazioni
(onde radio, microonde, raggi infrarossi e ultravioletti) appartengono alla grande famiglia
delle onde elettromagnetiche che prende il nome di spettro elettromagnetico. A differenza
delle onde meccaniche che necessitano di un mezzo materiale per propagarsi, le onde
elettromagnetiche si trasmettono senza materia.

- I Parametri caratteristici delle onde

la luce che l'occhio


umano riesce a
percepire corrisponde
al campo visibile
ossia radiazioni
luminose che vanno
dal violetto al Rosso
comprese tra 390 e
760 NM. sono
radiazioni
ultraviolette quelle
che hanno valori di
lunghezza d'onda
inferiore a 390 NM e
radiazioni infrarosse
quelle con lunghezza
d'onda superiore a 760
NM. La luce bianca,
come la luce del sole è l'insieme di tutte le frequenze e quindi di tutti i colori che vanno dal
violetto al Rosso. Lo spettro continuo è una striscia luminosa in cui si susseguono
ininterrottamente i colori della luce visibile dal violetto al Rosso (la striscia che vediamo
quando la luce attraversa un prisma di vetro).

1.2 LA LUCE: QUANTI DI ENERGIA


Se facciamo passare attraverso un prisma la luce
emessa da una lampada contenente gas rarefatti,
come l'idrogeno, sottoposti a scarica elettrica, lo
spettro che si ottiene non è lo spettro continuo ma
uno spettro a righe luminose di diverso colore detto
spettro di emissione a righe. Nel 1900 il fisico
tedesco Max Planck avanzò l'ipotesi che
l'emissione di luce è caratterizzata da valori ben
definiti detti quanti (E) che si ottengono secondo la
relazione E= h • v dove h è la costante di Planck = 6.63 x 10 ^-34 m•s e v è la
frequenza della luce.

- L'effetto fotoelettrico
L'effetto fotoelettrico è il fenomeno fisico di interazione tra la radiazione e la materia
caratterizzato dall'emissione di elettroni da una superficie, solitamente metallica come lo
zinco, quando questa viene colpita da una radiazione elettromagnetica.
In particolare si osserva che:
● gli elettroni sono emessi solo se la frequenza della radiazione supera un valore detto
frequenza di soglia, diverso per ogni metallo.
● se la frequenza della radiazione supera quella soglia, la quantità di corrente generata
dipende non dalla frequenza della radiazione ma dall'intensità della radiazione o dal
tempo di irraggiamento

Einstein, riprendendo l'idea di Planck della quantizzazione dell'energia,


formulò l'ipotesi che tutta la radiazione elettromagnetica fosse localizzata in
granuli di energia chiamati fotoni (nell'immagine sono i pallini blu all'interno del
flusso di corrente) secondo Einstein è il fotone che trasferisce la propria
energia a un singolo elettrone durante una collisione 💥. Se l'energia del
fotone è maggiore nella frequenza di soglia, si ha l'effetto fotoelettrico altrimenti quest'ultimo
non si ha è l'elettrone non viene emesso. Al fotone viene associata l'energia data dalla
relazione E= h • v conosciuta come relazione di Planck-Einstein
dunque il fotone è l'unità elementare di energia elettromagnetica, privo di carica e di Massa.

1.3 IL MODELLO ATOMICO DI BOHR

→ modello di Bohr schematizzato


Il modello di Rutherford non teneva in considerazione un principio fondamentale della fisica
classica, secondo cui una particella carica che si muove di moto circolare perde
continuamente energia. Anche gli elettroni ruotano attorno al nucleo dovrebbero
gradualmente perdere energia per muoversi lungo orbita sempre più piccole fino a cadere
nel nucleo atomico.
Niels Henrik Bohr nel 1913 propose un modello atomico in grado di
spiegare l'inadeguatezza
di quello di Rutherford: nel modello atomico di Bohr gli elettroni ruotano
attorno al nucleo descrivendo traiettorie circolari con raggio fisso,
chiamate orbite stazionarie, corrispondenti a quantità discrete di energia
chiamate livelli energetici
secondo il modello di Bohr, un elettrone che ruota nella sua orbita non
acquista né perde energia. Però quando, per effetto di una scarica elettrica o per
riscaldamento, gli elettroni assumono quanti di energia passano dal livello di energia minore,
detto stato fondamentale, a uno di energia Maggiore, detto stato eccitato, (quindi da
un'orbita di raggio minore a una di raggio Maggiore
Quando gli elettroni dallo stato eccitato ritornano allo stato fondamentale restituiscono
energia sotto forma di radiazione luminosa la cui quantità
corrisponde alla differenza di energia tra i due livelli. Questo è il
motivo per cui nello spettro dell'idrogeno si possono osservare
quattro righe definite: Rossa, verde, blu e Violetta che è
corrispondono a 4 dei salti energetici che sono permessi ai suoi
elettroni.
Lo spettro di emissione di un elemento può essere considerato la
sua impronta digitale e quindi utilizzato per la sua identificazione.

1.4 DALL'ENERGIA DI IONIZZAZIONE AI LIVELLI ENERGETICI


Bohr propose un modello atomico che si adottava all'atomo di idrogeno,
che avendo un solo elettrone, presentava uno spettro più semplice. Gli
altri elementi invece, avendo il numero più elevato di elettroni,
presentano aspetti più complessi con numerose righe. Bohr ipotizzò che
gli elettroni degli atomi più complessi non si trovassero caoticamente
disposti attorno al nucleo ma che fossero distanziati su livelli energetici
definiti, la cui energia cresce allontanandosi dal nucleo. Fornendo una
certa quantità di energia è possibile vincere l'attrazione del nucleo e
allontanare uno o più elettroni. in tal modo nel nucleo rimangono uno o
più protoni in eccesso che conferiscono al l'atomo una o più cariche
positive. Un atomo elettricamente carico viene definito ione, in questo
caso ione positivo o catione .
Il processo di ionizzazione può essere così schematizzato:

A + energia → A+ + e-
dove A è un generico atomo e A+ il suo corrispondente ione positivo.
Chiamiamo terza ionizzazione, quarta ionizzazione, e così via l'energia richiesta per
rimuovere il terzo elettrone, il quarto elettrone e così via.

Esamin
iamo le energie di ionizzazione di tutti gli elettroni del sodio:tali energie presentano un
andamento crescente, infatti è sempre più difficile rimuovere successivamente elettroni da
uno stesso atomo

La notazione abbreviata
Abbreviazione configurazione elettronica di un elemento inizia con il simbolo del gas nobile
nel periodo precedente, seguito dal resto della configurazione elettronica per l'elemento in
questione.
Ad esempio, l'alluminio ha il numero atomico 13. La sua configurazione elettronica completa
è
1s
2 s2 p6
3 s2 p1.
La parte della configurazione elettronica che è blu è la configurazione elettronica del neon, il
gas nobile del periodo precedente.
L'alluminio è nel periodo 3 e il gas nobile alla fine del periodo precedente (periodo 2) è al
neon.
La sua configurazione elettronica abbreviata è
[Ne] 3s2 3p1.

NOTAZIONE DI LEWIS
La notazione di Lewis è una simbologia che permette di rappresentare l'elemento con i suoi
elettroni più esterni. Per scrivere il simbolo di Lewis di un elemento, si riporta il suo simbolo
chimico e, tenendo presente che un punto rappresenta un elettrone, intorno al simbolo si
dispongono sino a quattro punti equidistanti tra loro. Il Gruppo di appartenenza indica il
numero di elettroni esterni. Se il numero di elettroni esterni è maggiore di 4 si accoppiamo
con i 4 già scritti.

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