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LE GUERRE PERSIANE

Nei secoli VII e VI a.C. I popoli greci impegnati nella grande espansione territoriale e
politica (Seconda Colonizzazione), dovettero misurarsi con le altre potenze del
Mediterraneo sia ad occidente che ad oriente. A occidente gli etruschi e i cartaginesi
arginarono l'espansione greca verso l'alto Tirreno, senza però riuscire a compromettere il
predominio ellenico nell'Italia meridionale. Ma la minaccia più pericolosa veniva da oriente:
nel 545 a.C. Il re persiano Dario annetteva all'impero l'Asia Minore entrando in diretta
competizione con le poleis greche per il dominio sull'Egeo. La rivalità fra i greci e la Persia
divenne aperto conflitto nel 499 a.C., quando le poleis della Ionia insorsero contro gli
eccessivi tributi imposti da Dario. Tra le poleis della madrepatria solo Atene (oltre ad
Eretria) intervenne a fianco degli insorti, inviando una flotta. La rivolta fu soffocata nel
493, e Dario progettò una spedizione punitiva contro Atene, ma dovette subire
un'umiliante sconfitta a Maratona (490 a.C.), dove l'esercito ateniese, nonostante la netta
inferiorità numerica, riuscì ad imporsi sul nemico.

La vittoria di Maratona conferì un grandissimo prestigio ad Atene, che aveva assunto il


ruolo di baluardo dell'indipendenza greca. Questo nuovo ruolo della città ebbe riflessi sulla
politica interna, in cui si contrapposero due indirizzi strategici: da un lato quello di
Temistocle, il quale riteneva che la città avrebbe potuto sostenere ulteriori scontri con la
Persia solo se si fosse dotata di una potente flotta; dall'altro quello di Aristide, che
confidava sulla fanteria e soprattutto temeva che il potenziamento della flotta, i cui
equipaggi erano formati dai teti, avrebbe portato a un ulteriore allargamento dei diritti
politici ai ceti meno abbienti.

Il successo ottenuto dagli ateniesi incoraggiò anche le altre poleis a impegnarsi nel nuovo
conflitto che il successore di Dario, Serse, stava preparando. Nel 481 a.C., riunitesi al
congresso dell'istmo di Corinto, le città pronte alla difesa sottoscrissero un'alleanza
militare. Il piano di Serse per la sua campagna in Grecia, iniziata nel 480, era più
complesso e impegnativo di quello del padre, e prevedeva un'invasione per via di terra
accompagnata dall'azione di squadre navali. Dopo il rovescio delle Termopili, che aprì ai
persiani la via alla Grecia interna, i greci ottennero un fondamentale successo navale a
Salamina, grazie alla flotta ateniese; seguì quindi la vittoria terrestre a Platea (479 a.C.),
realizzata sotto la guida del generale spartano Pausania. L'offensiva di Serse si risolse così
in un insuccesso ancor più grave di quello subito dal padre.

Dall'esito della seconda guerra persiana uscì rafforzato il prestigio delle due poleis più
importanti, Sparta ed Atene; tuttavia, mentre la prima, dopo aver perso il comando delle
forze a terra a causa dell'ambigua condotta di Pausania, si trovò in una condizione di
isolamento, Atene seppe sfruttare al meglio il prestigio acquistato. Attraverso la Lega di
Delo, un'alleanza permanente con le altre poleis tenute a versare tributi per il
mantenimento di una flotta comune, la città attica iniziò ad esercitare un controllo
egemonico sulle poleis alleate. La spinta a questa aggressiva politica estera veniva sia dai
teti, per i quali il servizio nella flotta militare rappresentava ormai una professione, sia dai
ceti manifatturieri e commerciali, che erano i primi a trarre beneficio dal dominio ateniese.

All'ascesa dei ceti popolari si accompagnò in questo periodo un'evoluzione in senso


democratico dell'ordinamento politico della città, guidata dapprima da Efialte e quindi da
Pericle, che condusse la politica cittadina dal 460 a.C. Alla morte, avvenuta nel 429 a.C.
L'accesso alle cariche politiche venne di fatto aperto ai cittadini di tutti gli ordini sociali,
anche grazie all'introduzione di indennità e stipendi per l'esercizio delle magistrature. A
eccezione degli strateghi, scelti per le loro capacità militari, gli altri magistrati vennero
sorteggiati direttamente fra i membri della bulè, il principale organo esecutivo in età
periclea; i poteri dell'assemblea vennero ampliati, non solo attribuendole la funzione di
giudicare i magistrati per il loro operato, ma riconoscendo a ogni cittadino il diritto di
iscrivere all'ordine del giorno le proprie proposte. Attraverso queste misure l'ordine
democratico istituito da Clistene assunse un carattere spiccatamente popolare, in cui si
traduceva il peso militare e politico assunto dai teti e dai ceti commerciali della città.

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