Hegel rappresenta il culmine del Romanticismo, il momento in cui questo si
ufficializza, diventa filosofia di Stato e in cui si razionalizza, Hegel quindi deve tutto a Kant, a cui riconosce di aver trovato nel soggetto l’origine dell’ordine del mondo e aver criticato la vecchia metafisica, che distingueva tra soggetto e oggetto, così come criticare l’empirismo, che nel suo ingenuamente porre la conoscibilità dell’oggetto nel soggetto finisce per non poter conoscere sé stesso e giunge allo scetticismo di Hume, ma gli rimprovera di aver criticato il noumeno, inconoscibile, e lo rimprovera di aver cercato di trovare i limiti della conoscenza prima ancora di iniziare a conoscere. Per Hegel la ragione, che va oltre i limiti dell’intelletto, ha ragione nella sua ricerca, lui ricostruisce la metafisica affermando che un mondo senza metafisica è come un tempio senza altare, questo poi infatti rappresenterà una scissione falsa sia tra fenomeno e noumeno sia tra il conoscere e il conoscibile, perciò preferisce Fichte, al quale però rimprovera di aver ridotto l’oggetto al mero ostacolo del soggetto senza riconoscerne il valore, tra l’altro l’infinito di Fichte è un infinito che non viene mai raggiunto bensì solo potenziale ed è quello che Hegel chiama cattiva infinità, criticando il fideismo romantico che pretende di conoscere l’assoluto in modo immediato e senza il giusto processo, però concorda sul dover trovare tale infinito; a lui preferisce Schelling, che poi però critica perché il suo assoluto benché riconosca che dev’essere ugualmente materia e spirito a differenza di Fichte, è un assoluto indifferenziato, in cui queste due cose sono mescolate e indistinte. Hegel s’ispira sia a Spinoza sia a Fichte, l’assoluto visto come soggetto e oggetto insieme ma si ispira anche ad Eraclito, in quanto comprende che tutto ha energia e nulla è statico, forse tale rivoluzione che riprende Schelling, ossia l’idea di un Dio dinamico, tutto è unito in una sola realtà, ma non è una realtà ferma, non è un’enorme palla fatta di pezzi con tutte le possibili realtà come voleva Spinoza o Parmenide, è invece come un fiume in cui esistono tutte le realtà ma in diversi momenti. Hegel eredita da Platone due cose: le idee, infatti crede che tutto sia idea, perciò diceva ‘’tutto ciò che reale è razionale e tutto ciò che è razionale è reale’’, la prima parte significa ciò che risponde a ragione, trova riscontro nella realtà necessariamente, la seconda parte invece significa che la realtà non agisce a caso, ma è vivificata da un logos interiore; il concetto è che soggetto e oggetto sono entrambi logos (discorso, pensiero divino), la separazione è illusoria; da Platone inoltre si riprende la dialettica. Mentre nella logica classica vi è A e poi B, Hegel cerca la triade di tesi, antitesi e sintesi: la tesi è l’idea in sé, il momento astrattivo, principio d’identità, la proposizione di A; l’antitesi è sempre una proposizione, si pone non A, è l’idea che esce fuori di sé, diventa quindi per sé, il momento negativo, mette in evidenza i limiti, si conosce bene soltanto il rapporto al male e il travaglio del negativo necessario perché l’opposizione è la molla della vita, per questo Hegel ha un assoluto come questo fiume, esistono tutte le realtà positive e negative, che si susseguono in un ordine che non è cronologico, ma metafisico, tutto ogni volta viene posto, e viene posto anche il suo opposto, non si può non negare, dunque se dico A sto anche dicendo non B (se dico che uccidere è sbagliato, sto anche dicendo che non uccidere è giusto), questo è il processo dell’alienazione, ossia lo spirito che esce fuori di sé e pone qualcos’altro che in realtà è sempre lui; la sintesi, cioè la riaffermazione della tesi dopo il travaglio del negativo che ritorna in sé più forte con qualche elemento dell’antitesi, se la tesi è l’innocenza, l’antitesi è necessaria per arrivare alla sintesi della virtù, ossia la giusta purezza rafforzata dopo aver incontrato il suo opposto, la sintesi non è altro che una nuova antitesi, diventa in sé e per sé, si comprende che le due idee opposte sono sussunte da un’idea superiore, il terzo escluso, lo spirito è ritornato in sé. La filosofia di Hegel è una critica alle filosofie precedenti, ognuna di loro credeva in una certa tesi e la contrapponeva ad un’antitesi, nullificando una delle due oppure reificandole come realtà opposte, quando in realtà la soluzione è comprendere che sono parte di una sola idea superiore e così via, l’infinito contiene in sé il finito e tutte le idee sono riunite nell’assoluto. La dialettica non è solo un metodo filosofico, ma anche come la realtà evolve, le tesi sono i presocratici, l’antitesi i sofisti e la sintesi Socrate. Molti problemi della storia sono da lui ricondotti all’alienazione, allo spirito che dimentica di essere la cosa a cui si oppone. Hegel definisce Aufhebung, ossia toglimento, quando noi togliamo le determinazioni opposte in quanto considerate nella loro unità come momento di un processo. La sintesi è l’ultimo momento, ma anche il primo, così come il seme diventa fiore e poi pianta, ma il seme stesso esiste solo in quanto mezzo di riproduzione della pianta e quindi il punto finale è anche la ragion d’essere del punto iniziale, così tesi e antitesi esistono solo perché esiste la sintesi, gli dà fine e il fine, l’inizio e la causa finale è una vera autocasazione, quanto più l’oggetto diventa tanto più è vero; mentre la logica classica è una linea, la dialettica è una spirale e quest’ultima ereditata dalla Maiuetica di Socrate, cioè un dialogo tra opposizioni che permette di trovare la verità, la sintesi non è altro che una nuova tesi che troverà una nuova antitesi e così via, in questo modo l’assoluto, lo spirito continua a crescere in questa spirale, e tutto ciò viene sintetizzato da Hegel nella frase ‘’il vero è l’intero’’, non esistono singole parti se non come, appunto, parti di un intero, ogni tesi e antitesi si riunisce in una sintesi e tutte le sintesi sono a loro volta tesi e antitesi di una sintesi più grossa, dunque tutto è vero solo in quanto collegato all’assoluto, mentre per definizione l’assoluto non è legato a nulla (ab-solutus ‘’non legato’’), ma il vero è l’intero in quanto risultato di un processo quindi tutto è vero in quanto parte di un processo più grande che si evolve, solo alla fine vi è la verità e Hegel afferma anche che la troverà. In Hegel, ogni male non esiste in sé e per sé, se non come grado minore di un bene maggiore che è più vero, il che può rimandare a Sant’Agostino, a Platone con le idee, a Parmenide con l’essere, quindi tutta la filosofia si dimostra magistralmente unita in un unico percorso. Hegel scrive l’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, in cui riunisce tutto (filosofia, scienza, logica, fisica, matematica, politica, arte, religione, psicologia e così via), tale libro ha il compito di mostrare come l’assoluto (lo spirito dell’umanità) compie un processo di evoluzione continua fino a trovare sè stesso; è diviso in tre parti: la tesi è la logica, che è l’ossatura logico-razionale del mondo, l’iperuranio, le idee e Dio prima della creazione; l’antitesi che è la natura, ossia il mondo materiale, l’idea che esce fuori di sé e si fa carne; la sintesi, in cui tale materia spiritualizzandosi si rende conto di essere l’idea e si rivolge di nuovo a sé stessa, noi siamo l’universo che si pensa. La logica è divisa in tre parti: essere, essenza e concetto. L'essere è diviso in quantità, qualità e misura. La qualità è divisa in: essere indeterminato, determinato ed essere per sé. L’essere indeterminato è disitinto in: essere puro ossia primissima tesi, l’essere di Parmenide, semplicemente è, ma in questo modo è vuoto ed è identico al nulla (antitesi, suo contrario), la sintesi tra le due è il divenire (ciò che unisce essere e non essere), da cui passiamo poi all’essere determinato quindi con delle caratteristiche, per poi passare alla sintesi che è, appunto, l’essere per sé (dalla qualità alla quantità). L'antitesi della logica, che è l’essenza, ossia il riflettere su di sé, la ragion sufficiente che permette la permanenza divisa in: essenza come ragione dell’esistenza, in cui l’essenza si riconosce come tale, diversa dalle altre; il fenomeno che è l’apparizione adeguata dell’essenza ed infine la realtà in atto, ossia l’unità presenza ed esistenza; la sostanza, la causa e le relazioni si trovano nell’essenza. Per Hegel la filosofia è anche la storia dell’assoluto che si evolve, il nostro pensiero rispecchia il mondo che cambia, tutto ciò che reale è razionale e viceversa. Lo spirito così arricchito diventa ora concetto, ossia spirito vivente nella realtà, la realtà in quanto pensata. Il concetto è l’idea di sé mediante la ragione con cui noi comprendiamo il collegamento tra gli enti singoli in quanto pensati nell’idea stessa ed è diviso in: soggettivo, ossia formale; oggettivo, gli aspetti fondamentali della natura; idea, ossia l’unione delle due precedenti. Il concetto soggettivo è diviso in: universalità, particolarità e individualità (ripresa delle categorie di Kant e il sillogismo che è formale, il quale si concretizza nel concetto oggettivo, che è come pensiamo alla realtà, diviso in: meccanismo, ossia oggetti in movimento; chimismo, le differenze tra gli oggetti; la teleologia, ossia la natura organica). L'idea, destinata ad unire ideale e reale, suddivisa in: vita o pratica (quest’ultima nella forma immediata), conoscere o teoretica (nella forma mediata perché c’è divisione tra soggetto e oggetto che però si uniscono) e idea assoluta, in cui le due cose sono essenzialmente unite. Superata la tesi, la logica, si passa all’antitesi e alla natura in cui lo spirito si aliena, esce fuori di sé e diventa cosa. La natura è divisa in: meccanica, fisica e fisica organica; la meccanica è esteriore e quantità ed è divisa in: spazio e tempo ossia astrazione; materia e movimento ossia gli enti nel loro isolamento, le leggi della natura; infine la meccanica assoluta, o libertà di movimento, la gravità. Hegel critica Newton, a cui preferisce Keplero e il suo sistema più spiritualizzante. La fisica riguarda le qualità e le differenze, è la prosa, si divide in: individualità universale, ossia gli elementi; particolare, ossia le proprietà come peso, forza, calore; totale, ossia le proprietà degli elementi come l’elettromagnetismo e la chimica. La sintesi della natura è la fisica organica, ossia la vita che è poesia, essa si divide in: geologia, la vita ossificata (i fossili, i cristalli), vegetale e animale, che ha la coscienza e che ci permette dunque di far emergere lo spirito dalla materia. L'idea astratta, arrivati a questo punto, che si è alienata nella natura, che ora è spirituale e deve ricordare ciò che ora è un tempo. Lo spirito si divide in: soggettivo (individuo); oggettivo (società); assoluto (lo spirito che si conosce); questa volta ogni grado sarà compreso e risolto nel superiore. Lo spirito soggettivo è diviso in: antropologia (lo spirito animale vittima degli istinti); fenomenologia (lo spirito riflette su sé stesso); psicologia. L’antropologia è divisa in: anima naturale, senziente e reale; in questa fase parla delle fasi dell’umano, ossia il bambino che è idealista, il giovane che deve confrontare gli ideali con la natura e quindi soffre, e l’adulto che riconcilia la mente con la natura. La fenomenologia, ossia il cammino dello spirito che ricerca sé stesso in mezzo a peregrinazioni, errori e disavventure, come diceva Nietzsche ‘’Con la fenomenologia diventi ciò che sei’'. Nella prefazione lui critica la matematica, la quale agisce in modo ingenuo perché non comprende la natura del proprio dimostrare il perché, soltanto il come (il matematico per spiegarti il triangolo deve scomporlo, quindi sparisce). Hegel rimprovera la matematica di avere fiducia solo nel metodo, di imporre la sua visione sul teorema per farlo funzionare, quindi ciò che la matematica scopre è vero, ma non è vero il suo metodo (nel XX secolo con la crisi dei fondamenti la storia darà ragione a Hegel, ritenendo il perché della matematica non una domanda stupida, magari conoscendo cosa sono gli assiomi, ma senza sapere cosa ci sia prima di essi). Hegel anticipò anche la meccanica quantistica, riprendendo l’idea di San Tommaso in cui non esistono azioni neutre, ossia la cosa si modifica in base al soggetto che la osserva. Per Hegel la matematica non sa trattare il principio dell’uguaglianza, che è un’astratta unità non vitale e la grandezza, ossia differenza senza concetto e la terribile inquietudine che è il tempo, dunque in poche in parole, per Hegel la matematica è vera ma morta, solo tesi; mentre il sapere dovrebbe spiegare come ogni cosa si struttura necessariamente, ogni teorema in matematica invece per conto suo è slegato, nel 900 con la teoria insiemistica, questo problema sarà risolto perché si legheranno tutti i concetti matematici con gli insiemi. La fenomenologia si divide in due parti, la prima parte è divisa in: coscienza, autocoscienza e ragione. La coscienza è divisa in: certezza sensibile, ossia l’oggetto rivelato dei sensi, quindi ora ci si rapporta agli altri oggetti; la percezione sensibile, in cui l’attenzione è rivolta alle diverse proprietà di un oggetto e ricondotta ad un solo punto di riferimento, ossia la visione unitaria della sostanza; l’intelletto, il soggetto unifica le sensazioni tramite l’intelletto e li riporta quindi al soggetto. Nell'autocoscienza il singolo si deve confrontare con gli altri esseri umani, quando i primitivi vedono per la prima volta tra di loro erano sorpresi di rilevare un io in un oggetto, se s’ignorano non si genera l’autocoscienza, che si genera dalla collettività; dunque, cercano di controllare l’altro io come fanno con il proprio corpo, tale confronto sfocia nella lotta divisa tra due individui: quelli pronti a rischiare la morte (coloro che vincono; il padrone), e coloro che temono la morte (gli sconfitti; il servo). Ironicamente Hegel mostra in questa dialettica servo-padrone che il servo è destinato ad essere superiore al padrone per via della triade di: paura della morte (nel temere di sparire come soggetto si rende conto di essere soggetto, di perdere la sua libertà e quindi la valorizza); il servizio (in cui s’impara a controllare gli impulsi); il lavoro, che nobilita l’uomo, in cui si esce fuori di sé plasmando la materia che permane, quindi concepisce di essere indipendente dalla materia e il padrone invece diventa parassita, in seguito Marx con la sua rivoluzione porterà avanti tale idea. Dopo tutto ciò si passa allo stoicismo in sé, in cui l’uomo cerca di fare a meno delle cose, ma in questo modo s’illude di eliminare una realtà che invece esiste, volendo far capire che soggetto e oggetto sono uniti. Nello scetticismo per sé, s’ignora la realtà e la verità, ma si ritrova vittima di una non verità che lo rende irreale e ciò produce una scissione tra uno e tutto, si vuole affermare un qualcosa di reale e negare tutto e questo conduce alla coscienza infelice religiosa, in cui tutto viene condotto e il mondo reale viene nullificato, ma ciò crea uno scisma tra Dio e il soggetto. Hegel nei suoi primi scritti parla di religione, sempre in senso di tesi, antitesi e sintesi: la tesi è la religione greca, in cui non c’è distinzione tra un solo uomo e la società, ogni individuo è partecipe della polis internamente, ma anche tra uomo e religione, i cittadini sono anche sacerdoti e tra Dio e mondo, gli dèi sono immersi nella natura; tale armonia è destinata a terminare simboleggiata dall’Antigone, lei cerca di seppellire il suo caro ma la città rende ciò illegale e c’è una frattura, che conduce all’ebraismo, che dopo il diluvio universale ritenendo la natura ostile si pongono in una dialettica servo-padrone con Dio, tale antitesi viene risolta nel Cristianesimo, e Cristo è l’esempio della sintesi, riconcilia il mondo materiale e Dio, ma anche Dio è l’uomo in quanto umano e divino, si parla di una religione fatta di sentimento, non di precetti esteriori e formalisti come i farisei e nel Cristianesimo il dovere viene sentito dentro l’uomo, superiore alla legge e all’amore. La trinità è la massima rappresentazione dell’assoluto: il padre è la tesi, il figlio è l’antitesi (che esce fuori di sé e si rifà natura) e lo Spirito è la sintesi, che genera unione tra le due; ma Cristo viene ucciso, i suoi seguaci creano una religione positiva, fatta di precetti con un clero che separa il popolo da Dio. Con la resurrezione di Cristo vi è il toglimento, collegato allo svuotamento, la kenosis, la riunione nell’alto. Hegel preferiva Socrate a Cristo, dato che in quanto Socrate non chiede sacrifici ai suoi discepoli, vuole che siano uomini del mondo, che amino, mentre Cristo chiede sempre una separazione dal mondo; inoltre Cristo risorgendo ritorna al padre quindi la scissione non è del tutto risolta, ciò conduce al Medioevo, in cui si ha il trittico di devozione in cui l’uomo si annulla in confronto a Dio, ha un sentimento di ricongiungimento, ma non riesce a raggiungere l’infinito. Le opere di bene in cui si cerca di ricongiungersi con Dio, ma sono le stesse opere di bene opere di Dio e la mortificazione di sé in cui l’uomo cerca di annullarsi e vede un fondo d’infelicità, che finisce nel Rinascimento, infatti qui l’uomo vuole raggiungere l’assoluto, da qui si arriva poi alla ragione. La ragione si divide in: osservativa, attiva e individualità in sé e per sé. La ragione osservativa vede il Dio non più trascendentale, ma nella natura e cerca di studiare la natura e tutto ciò è fallace, perché riduce tutto in oggetto e non trova il Dio in sé. La ragione attiva trova necessità di agire nel mondo e godere e si divide in: piacere e necessità (l’uomo deluso dalla scienza si getta nel godimento). Nell'individualità in sé e per sé si vuole realizzare l’idea, ma questa rimane astratta e si divide in tre figure: il regno animale dello spirito, che prima provava ad agire in virtù di tutti, fallendo e poi si concentra sui suoi piccoli compiti e ciò confonde i suoi interessi del singolo con il bene collettivo e Hegel infatti dice ‘'non esiste morale che non sia universale’’. Si passa poi alla ragione legislatrice, in cui l’autocoscienza avverte tale inganno e cerca in sé stessa leggi che valgano per tutti, ma le leggi nascono sempre dall’individualità di un individuo, per cui si arriva alla ragione esaminatrice delle leggi, in cui si cercano delle leggi assolute da imporre a tutti, ma in questo modo l’individuo si pone al di sopra della legge per criticarla facendole perdere la sua universalità. La seconda parte della fenomenologia divisa in: spirito, religione e sapere assoluto. Lo spirito è diviso in: eticità, cultura e moralità. Nell’eticità vi è un’iniziale armonia greca politica, che già dall’Antigone si riduce in una libertà formale, non totale, così come la mancanza di sintesi e morale nella libertà illuminista che porta alla rivoluzione francese e il regno del terrore. Bisogna capire che la sintesi è la morale, divisa in moralità astratta, l’uomo sente dentro di sé l’imperativo morale, ma è irraggiungibile quindi poi si arriva al soggettivismo romantico, che aspira all’infinito ma non agisce e si scinde per pazzia tra ‘’io’’ giudicante ed ‘’io’’ giudicato. L'anima bella romantica in cui l’uomo è in una lotta idealistica contro tutto e tutti ritenendosi puro ed infinito riconduce alla filosofia della fede, divisa in: religione orientale, greca e rivelazione. In sostanza lo spirito è arrivato a comprendere sé stesso, tramite la sua storia, quindi la coscienza del proprio sviluppo. La psicologia si divide in: spirito teoretico, pratico e libero, che adesso è spirito in senso stretto, conosce determinazioni tramite intuizioni, rappresentazioni e pensieri e li unisce: sentimento pratico, impulsi e felicità. Finito lo spirito soggettivo, si passa a quello oggettivo diviso in: diritto astratto, eticità e moralità; il diritto astratto è praticamente il diritto privato, ossia il singolo come persona giuridica nella sua esteriorità, diviso in: proprietà, contratto e diritto contro il torto. Il diritto contro il torto, ossia il diritto penale, indica che colui che viola il contratto va incontro a una pena, la vendetta privata non essendo collettiva non va bene, la punizione per Hegel è molto importante e dev’essere educativa, infatti onora il prigioniero come essere razionale, in modo da imporre dentro di lui il senso di moralità, che è l’antitesi. La moralità è divisa in: proponimento, che determina le azioni, a cui seguono l’intenzione e il benessere, che sono il fine ultimo delle nostre azioni, ed infine il bene in sé e per sé elevato all’universale, arrivando dunque all’eticità suddivisa in: famiglia, società civile e Stato. L'eticità è la fase in cui la morale è di un popolo, non nasce da un contratto, ma da un comune sentire. La famiglia nasce dall’amore, dal matrimonio che è il più nobile dei sentimenti, a cui segue il patrimonio, ed infine l’educazione dei figli, che ereditano e formano altre famiglie. Ciò genera la società civile, ossia la grande intuizione che ancora oggi si usa in politica; la società civile è ciò che sta in mezzo tra lo Stato e le famiglie, mentre lo Stato è uno strumento, la società civile è l’insieme delle famiglie e delle non famiglie intese nei loro rapporti economici e culturali. La società civile è dilaniata da scontri tra le famiglie, che conducono alla tripartizione: sistema di bisogni (con la suddivisione in classi); la classe sostanziale, ossia gli agricoltori; la classe formale, ossia gli artigiani; la classe universale, dei funzionari pubblici. L'antitesi è l’amministrazione della giustizia, la sintesi è la polizia e le corporazioni (quest’ultima ciò che unisce i lavoratori nella stessa categoria, quindi si prefigura lo Stato). Lo Stato è una grande famiglia per Hegel, è la sostanza etica consapevole di sé, Dio è nello Stato. Hegel critica i liberali, in quanto confondono lo Stato con la società civile, ossia dover garantire i diritti singoli e basta, mentre invece per lui lo Stato deve anche condurre un popolo nella sua direzione. Hegel critica i liberali, così come Rousseau e i democratici, la sovranità dello stato non è del popolo, è dello stato stesso, fondata sull’idea di Stato, gli uomini servono un fine organicista non collettivista, lo Stato fonda gli individui, come disse Kennedy ’'non chiedetevi cosa lo Stato può fare per voi, ma cosa voi potete fare per lo Stato’'. Hegel era contrario al contrattualismo e al giusnaturalismo (i diritti non esistono prima dello Stato, ma ne condivide le leggi). Lo Stato deve salvaguardare la proprietà privata, infatti ammirava il codice napoleonico, la Costituzione sorge spontaneamente da una collettività, per questo Napoleone fallì, perché impose la Costituzione francese a popoli diversi. Lo Stato si divide in: diritto interno (leggi); esterni (esteri); storia del mondo. L'evoluzione degli Stati è un segno del cammino dello spirito, quindi ogni cambiamento dello spirito viene visto in un’ottica giustificatoria nella storia, un connubio tra conservatore e progressista, anche la cosa più sbagliata è parte di un processo che contribuisce ad un risultato positivo, senza Hitler ad esempio non si avrebbero le Nazioni Unite e l’antisemitismo sarebbe continuato per secoli, ciò però non implica che Hitler è stato un male minore necessario.