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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II

FACOLTA’ DI SOCIOLOGIA

CORSO DI LAUREA IN CULTURE DIGITALI E


DELLA COMUNICAZIONE

MEDIATICO E MEDIANICO

I due volti delle tecnologie digitali


Indice

Introduzione pag.3

Parte prima: il ritorno del sacro pag.5

Parte seconda: tecnosciamani pag.8

Bibliografia pag.

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La postmodernità sguazza, si immerge nelle frammentate e
caotiche correnti del cambiamento come se non esistesse
che cambiamento.

David Harvey

Introduzione
A partire dall’inizio del secolo scorso, l’uomo sta subendo
cambiamenti velocissimi riguardo al proprio rapporto con
gli strumenti che ha a disposizione per interagire, per
lavorare ecc. Questo rapporto è fondamentale nel processo
di costruzione sociale della realtà, dell’immaginario; si
tratta quindi di una mutazione antropologica in atto,
prodotta dal passaggio alle nuove tecnologie della
comunicazione. Tuttavia, non si può affermare che la
tecnologia influenzi la cultura e la società in modo
unidirezionale. “Uno dei grossi problemi della sociologia e
anche della storia della comunicazione è sempre stato
quello di dover fronteggiare due opposti modelli di
interpretazione alquanto deterministici: un determinismo
tecnologico in base al quale si ritiene che lo sviluppo
tecnico, sostanzialmente autonomo, sia il motore trainante
che determina il mutamento sociale: la tecnologia, in
sostanza, spiegherebbe il mutamento della società; e un
determinismo opposto, che sostiene invece che le
innovazioni tecnologiche si verificano solo ed
esclusivamente allorquando si verifichi una spinta sociale
sottostante; solo cioè quando determinati bisogni umani
determinano l’emergere e l’affermarsi di nuove tecnologie

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comunicazionali” [A.Cavicchia Scalamonti - G.
Pecchinenda, pp.74-75]. Sarebbe meglio quindi,
considerare casi specifici tenendo presente una sorta di
reciprocità: la tecnologia, la cultura, la società si co-
influenzano.
Sarebbe interessante fare qualche riflessione, appunto su
questo cambiamento, sull’uomo “nuovo”, l’uomo
postmoderno e in particolare sulle tesi di alcuni studiosi
riguardo al reincantamento del mondo.
Nella prima parte riporterò le idee di qualche autore che ha
studiato questo fenomeno; come vedremo la spiritualità del
tardo moderno, connessa alle nuove tecnologie è di tipo
diverso rispetto a quella del passato. Nella seconda parte,
cercherò di approfondire, appunto questo tipo di spiritualità
emergente che si riferisce al mondo virtuale e in particolare
il tecnopaganesimo, la cybersuperstizione.

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Il ritorno del sacro

L’uomo contemporaneo è un nomade, non più un


pellegrino, come scrive Bauman. La vita era standardizzata
per l’uomo pellegrino, esistevano vari riti di passaggio
mentre l’uomo nomade non ha più certezze, ‘la modernità
nasce conferendo agli uomini in generale, e ad ogni uomo
nella sua particolarità, la potestà di costruire il proprio
mondo, ma, in questo modo lo ha nello stesso tempo
caricato di responsabilità che spesso, troppo spesso, sono
state e sono un fardello oneroso che purtroppo non tutti
intendono portare o non tutti sono in grado di farlo [A.
Cavicchia Scalamonti, p.105]. Marc Augé afferma che è
anche la proliferazione di non-luoghi a produrre profonde
crisi di senso. Il mondo contemporaneo è caratterizzato da
spazi in cui non sono simboleggiati né l’identità, né la
relazione [con altri individui], né la storia [M. Augé, p.73],
quindi un sentire comune, un senso di appartenenza e una
memoria collettiva. Quest’uomo è costretto a fluttuare
nell’evanescenza della postmodernità. Per sfuggire a
questa angoscia e conferire qualche certezza, a volte si
rifugia nella tradizione, altre volte cerca di dialogare con il
mondo e agire da nomade con quel senso di sradicamento
che, talvolta può interpretare come libertà. Così l’uomo
postmoderno, incapace di ambientarsi a mutamenti sempre
più veloci, si perde, si frantuma.
Il sociologo francese Michel Maffesoli osserva il bisogno,
sempre maggiore di grandi eventi collettivi, in cui,
condividendo emozioni, si instaura una comunicazione
simbolica che fonda il legame sociale. Naturalmente

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l’emozionalità e i grandi eventi collettivi sono sempre
esistiti, ma, mentre nell’epoca moderna essi erano
disapprovati e nettamente contrapposti alla tecnologia,
adesso si ricongiungono ad essa, che anzi, contribuisce a
fomentarli [Dayan e Katz passim.].1 Dunque, una delle idee
fondamentali dell’autore di “Il tempo delle tribù” e “Del
nomadismo “ è che la crisi della razionalità scientifica del
XIX secolo e la fine del mito del progresso legato allo
sviluppo scientifico e tecnologico, ha portato un’inversione
di polarità in quest’epoca postmoderna: da una concezione
della tecnica e della scienza come mezzo di
razionalizzazione dell’esistenza si è giunti a quello che
Maffesoli definisce un “reincantamento del mondo”, che,
paradossalmente, avviene proprio grazie alla tecnologia, e
in particolare la tecnologia digitale. La tecnologia non è più
concepita come progresso, piuttosto, come allargamento
degli orizzonti e generatrice di una nuova solidarietà
meccanica. La nostra epoca sarà caratterizzata dalla
tendenza dell’uomo all’irrazionale, alla spiritualità, a
quella sfera, quindi delle cose inutili a fini pratici. (vedere
Morin sapiens- demens)
Anche secondo l’antropologo Paolo Apolito, nel
postmoderno si sta verificando ciò che era impensabile
alcuni decenni fa: si dimostra la compatibilità tra procedure
razionali del pensiero e fenomeni arcaici. Nel suo libro
“internet e la madonna” sostiene che la tecnologia
prospetta un reincantamento del mondo, ma il sacro
tecnologico perde la dimensione della trascendenza: il
passaggio dal virtuale al reale cioè dalla dimensione
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Il libro di Dayan e Katz è un tentativo di collegare l’antropologia della
cerimonia al processo di comunicazione di massa.
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trascendente a quella immanente, è solo un passaggio di
codici, non è come il passaggio dal Cielo alla Terra.
Se da una parte, la tecnologia riesce a compiere un lavoro
di sacralizzazione dei suoi oggetti, la sacralità che
raggiunge non rientra più nell’ambito del religioso.
Inoltre Apolito prospetta un futuro in cui la spiritualità sarà
un’esperienza personale, essendo quest’ultima frantumata,
provvisoria, in altre parole sarà privatizzata, si perderà
l’appartenenza alla comunità, nel senso di persone
fisicamente presenti per adorare la divinità.
“In tutta la storia umana, la spiritualità è stata una faccenda
legata a luoghi specifici… allora, cosa accade al sacro in
un’epoca in cui la comunicazione istantanea ridicolizza la
nozione stessa di geografia? Succede che si lega ai nodi.
Nelle reti elettroniche i nodi sono l’equivalente dei luoghi –
i punti in cui si intersecano due o più linee di
comunicazione” [M. Dery, p.59].

Tecnosciamani
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La nostra società, come abbiamo visto anche nella parte
precedente, presenta nuove forme di religiosità perlopiù
eccentriche. La rete è considerata uno spazio sacro, la
virtualità digitale rappresenta la trascendenza. Una delle
teorie più diffuse vede il cyberspazio come manifestazione
collettiva delle menti umane, come sistema nervoso per il
pianeta che diventa cosciente di sé attraverso gli individui
in rete [C. Formenti, passim.].

Sul sito www.mediamente.rai.it, l’intervistato don Ugo


Moretto, direttore generale del centro televisivo vaticano,
propone una riflessione sul rapporto dell’uomo con la
spiritualità, connesso alle trasformazioni avvenute passando
dalle macchine meccaniche a quelle elettroniche. Il
sacerdote spiega che l’uomo moderno aveva difficoltà con
lo spirito, poiché si confrontava con una macchina che
considerava chiusa in se stessa. La macchina della catena di
montaggio era uno strumento che poteva dare una quantità
definita di prodotti che si conoscevano, l’uomo avrebbe
potuto anche vedere con i propri occhi il funzionamento
effettivo della macchina; invece con l’elettronica si apre
una nuova possibilità: l’esperienza del mistero, la
possibilità di mettersi davanti allo schermo nero del
computer, andare oltre quel nulla, oltre quel nero e scoprire
un senso di totalità.

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Dopo quest’affascinante teoria sembra che possiamo
introdurre l’ala delle cybereligioni che crede la magia del
passato analoga alla tecnologia del futuro: i tecnopagani.
Talvolta si sentono strane creature parlare haitiano in Count
Zero di William Gibson: i loa, divinità voodoo che
popolano il cyberspazio.“In questo romanzo il cyberspazio
viene descritto come una sorta di brodo primordiale capace
di generare nuove forme di vita” [C. Formenti p. 100].
“Si tenne fermo, mentre una sezione del cyberspazio
diventava confusa, biancastra[…] il tessuto latteo si divise,
parve ribollire, divenne due chiazze di grigio cangiante[…]
per un istante Bobby pensò di vedere una figura apparire
nella nebbia grigia. La voce lanciò una terribile risata[…]
era come acciaio nella sua testa[…] Bobby avrebbe voluto
piangere, morire, qualsiasi cosa per sfuggire alle voci, il
vento impossibile che aveva cominciato a soffiare dalle
pieghe grigie, un vento caldo e umido che odorava di cose
che non riusciva a identificare”[W. Gibson, p.286].
Tornando al tecnopaganesimo, esso […] evidenzia
l’aspirazione a trovare un posto per il sacro anche nella
nostra cultura sempre più secolare e tecnologica [M. Dery,
p. 58]. Gli esperti si sentono come nuovi sciamani capaci di
compiere prodigi sconvolgenti; Steve Mizrach,
cyberantropologo, osserva, però che è soprattutto un senso
di debolezza che avvertono gli informatici nei confronti di
queste macchine che sembrano possedute da strane entità,
infatti, i computer hanno raggiunto livelli di complessità
molto elevati e soprattutto gli strati colti – compresi
scienziati e tecnici, racchiusi in sfere specialistiche sempre
più ristrette e reciprocamente impermeabili – si trovano
oggi nella condizione di dover usare determinati oggetti
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senza sapere perché funzionano; devono, cioè, accettare la
verità della tecnoscienza come un tempo si accettava la
verità religiosa.
I tecnosciamani hanno iniziato a concepire i software come
incantesimi e il computer l’altare dove si celebra la
cerimonia, capace di produrre effetti nel mondo fisico. Una
cosa sconvolgente è la somiglianza di alcuni diagrammi
mistici dello sciamanesimo haitiano ai circuiti elettronici.
Ogni diagramma corrisponde a una divinità e si traccia
quando si desidera evocarla [C. Formenti, p. 97 - p.100].
Genesis P- Orridge, musicista scrittore e performer
americano, si considera un animista postmoderno, infatti,
compie strani rituali: parla con il computer prima di
accenderlo, lo tiene coperto con una pelliccia affinché non
disperda l’energia e mantenga il contatto con le forze del
cyberspazio. E’ stato membro del gruppo artistico
FLUXUS e di tanti gruppi musicali, tra i quali gli “Psychic
Tv”; con questi ultimi si dedicava a pratiche di magia
televisiva utilizzando il medium in tutti sensi della parola
[M. Dery p. 69]: si sintonizzavano di notte su un canale
vuoto, spegnevano tutte le altre fonti di luce e fissavano un
punto fisso, raggiungevano la trance per mettersi in contatto
con le entità cui è posseduta. In questo caso la televisione
ha occupato il posto della sfera di cristallo.
Come abbiamo visto, è ormai chiaro che questi modi di
usare la tecnologia avanzata appartengono a quella sfera
irrazionale dell’uomo, sembrano essere proprio lontani
dalla scienza; appartengono a quel lato oscuro, a quella
parte bizzarra ma anche creatrice. Resta, comunque un
fenomeno strano che questi utilizzi si allontanino talmente

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da ciò che era stato previsto dai progettisti, anche se
indubbiamente affascinante.

Bibliografia

 A. Cavicchia Scalamonti, G. Pecchinenda, Sociologia della


comunicazione. Media e processi culturali, Ipermedium libri, Napoli
2001
 A. Cavicchia Scalamonti, La morte. Quattro variazioni sul tema,
Ipermedium libri, S. Maria Capua Vetere (CE) 2007
 M. Augè, Non luoghi. Introduzione ad una antropologia della
surmodernità, Eleuthera, Milano 1993
 D.Dayan, E.Katz, Le grandi cerimonie dei media. La storia in diretta,
Baskerville, Bologna 1994
 M. Maffesoli, Il tempo delle tribù. Il declino dell’individualismo nelle
società postmoderne, Guerini e Associati, Milano 2004
 M. Maffesoli, Del nomadismo. Per una sociologia dell’erranza, Franco
Angeli, Milano 2000
 P. Apolito, Internet e la Madonna. Sul visionarismo religioso in rete,
Feltrinelli, Milano 2002
 M. Dery, Velocità di fuga. Cyberculture a fine millennio, Feltrinelli,
Milano 1997
 C. Formenti, Incantati dalla rete. Immaginari, utopie e conflitti
nell’epoca di internet, Raffaello Cortina Editore, Milano 2000
 W. Gibson, Giù nel cyberspazio, Mondatori, Milano, 1995

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