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CONOSCENZE DI MEDICINA ED ABITUDINI DI IGIENE DEI TEDA NEL TIBESTI E NELLA LORO

AREA DI ESPANSIONE
Author(s): Vanni Beltrami
Source: Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell'Istituto italiano per
l'Africa e l'Oriente, Anno 56, No. 2 (Giugno 2001), pp. 252-261
Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO)
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Africa, LVI, 2, 2001, pp. 252-261

CONOSCENZE DI MEDICINA ED ABITUDINI DI IGIENE


DEI TEDA NEL TIBESTI E NELLA LORO AREA DI ESPANSIONE

Premessa

Come è ben noto, i popoli nomadi o meglio seminomadi che da tempi


spesso imprecisati occupano il Sahara oggi diventato un deserto hanno cono-
sciuto soltanto al passaggio dal secolo XIX al XX, se non più tardi, la prima
invasione da parte degli occidentali: francesi soprattutto, ma anche italiani e
spagnoli. La storia antecedente di questi popoli è stata ricostruita per lo più
sulla base delle tradizioni locali e degli storici arabi, anche se non si può ne-
gare l'importanza dei contributi - poco frequenti ma certamente sostanziosi
- dei pochi ardimentosi viaggiatori europei penetrati in Sahara prima del 1900.
È peraltro a costoro che si debbono comunque le prime e intelligibili cono-
scenze sulle genti sahariane, che soltanto l'occupazione coloniale ha consentito
di sistematizzare e che sono state ancora incrementate negli anni successivi al-
la decolonizzazione da ricercatori ed esperti. In questa nota si è inteso riassu-
mere i dati dei quali oggi si dispone riguardo alle più comuni patologie, alPigie-
ne ed alla terapie di tipo famigliare e tradizionale ancora in uso presso una delle
più interessanti etnie sahariane, i Teda, sulla scorta della bibliografia esistente
e di osservazioni personali. È stata ritenuta non inutile l'inclusione nel testo di
alcune sommarie informazioni circa Petnia in questione, a beneficio di chi non
avesse avuto occasione di averne precedente conoscenza diretta od indiretta.

I Teda del Tibesti

I Teda - tradizionalmente "pastori nomadi di cammelli" - fanno par-


te con i Daza "pastori di buoi" del gruppo etnico dei Tubu, che ha la sua ba-
se storica nell'imponente area montuosa vulcanica del Tibesti. È questo un mas-
siccio con superficie prossima ai 100.000 chilometri quadrati, costituito da
altopiani di lava solidificata ad oltre 2500 metri, con cime che superano i 3000
metri e con lunghe e profonde vallate dove scorrono soltanto acque stagiona-
li. Il Tibesti si colloca nel Sahara orientale e costituisce la parte più settentrio-
nale della repubblica del Ciad, con una propaggine in territorio libico; esso è
considerato "patria" di riferimento soltanto morale dai Daza, che si distinguo-
no per il dialetto dedaga e che tendono a nomadizzare nelle grandi pianure
saharo-saheliane poste oltre il piede meridionale delle montagne. I Teda inve-
ce, che parlano il quasi consonante dialetto Tedagtf, mantengono un più stret-
to rapporto con i villaggi del massiccio stesso, collegati da poche e difficili pi-
ste: anche se si sono diffusi nei secoli in un'area di espansione immensa - che
include l'oasi di Kufra, una parte del Fezzan sud-orientale e la regione dello
Djado nella repubblica del Niger - nomadizzano inoltre sia verso il Ciad nord-

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NOTE E TESTIMONIANZE 253

orientale sia al sud estremo del Tenere, in prossi


Termit.
Soltanto negli anni Trenta - e ancora dopo la d
- è stato possibile raccogliere nonostante molte d
messe di informazioni relative all'ambiente natura
e sociale ed alla storia più recente dei Tubu: le orig
invece rimaste oggetto di ipotesi. Si possono cons
inattendibili le tradizioni locali, concentrate soprat
clan e sulle gesta dei relativi antenati eponimi, non
zione dall'Arabia, tipico frutto di elaborazioni tardi
logamente di relativo interesse - ai fini di una rice
de - sono le notizie che si sono potute trarre dalla
e dalle cronache di alcune delle popolazioni limitro
andate rivelandosi molte delle prime ricerche di ca
in epoca coloniale da specialisti specialmente france
te rilette in tempi recenti alla luce di ulteriori ipo
logiche.
Si è rilevato come il colore scuro della pelle e le caratteristiche del lin-
guaggio - associati a statura elevata, corporatura snella, ossatura delicata, fron-
te alta, labbra e naso sottili, caratteri del sangue e dei capelli - fossero ele-
menti di un probabile meticciamento. Si è resa pertanto plausibile l'ipotesi che
una popolazione residenziale - molto genericamente definibile come "negroi-
de", anche se di struttura particolare - avrebbe visto, in momenti e circostanze
non facilmente definibili, l'inserimento nel suo contesto di elementi nord-afri-
cani o se si vuole europoidi. La stabilizzazione dei caratteri misti - che sem-
bra appoggiarsi ad alcune testimonianze storiche - sarebbe riprova essenziale
dell'epoca assai remota del meticciamento stesso: infatti i Tubu come tali sono
riconoscibili nelle Cronache del Kanem-Bornu già per quanto concerne il perio-
do di passaggio fra primo e secondo millennio dell'era presente, mentre anco-
ra prima alcuni passi di Erodoto - intorno al V secolo a.C. - consente di
identificare i Tubu con il popolo degli Etiopi Trogloditi. Quando poi ulterior-
mente si risalga nel tempo, analizzando i reperti litici e di arte parietale non-
ché le datazioni ottenute dai resti umani sia negroidi che non-negroidi rinve-
nuti nell'area, si può addirittura arrivare alla formulazione di una ipotesi per
quanto audace: che cioè i Teda siano di fatto diretti discendenti di due grup-
pi di popolazione tardo-neolitica, conviventi in Tibesti per un periodo abba-
stanza lungo da permettere lo stabilizzarsi di caratteri comuni.
Molto importante si rivela a questo punto - per l'attribuzione di una da-
ta di nascita a questa che può essere definita, come si e già detto, con buone
motivazioni una "etnìa fossile vivente" - l'esame glottologico. I due dialetti tu-
bu, Tedagtf e dazaga - insieme al kanuri ed a poche altre lingue del bacino del
Ciad - sono stati oggetto di studio specialmente negli ultimi decenni a causa
delle comuni singolarità: si è così delineata l'ipotesi di linguaggio proto-niloti-
co-sudanese collocabile nel tardo neolitico sulle rive di fiumi e laghi saharo-sahe-

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254 NOTE E TESTIMONIANZE

Hani e riconducibile al VII millennio b.p. Il ling


dialetti si sarebbe cioè stabilizzato in una forma abbastanza simile all'attuale do-
po aver accolto limitati apporti estranei, in particolare di tipo paleo-berbero: e
la sua persistenza nel tempo costituirebbe la necessaria controprova per la teo-
ria di una origine autoctona, neolitica o quasi, dell'etnìa.
L'isolamento determinato dalla situazione geografica delle loro basi ha gio-
cato un ruolo fondamentale nel mantenere immutate, oltre all'aspetto fisico, an-
che le abitudini di vita di tutti i Tubu. Loro caratteristica primaria è un indi-
vidualismo esasperato che si manifesta in ogni occasione, anche la più estrema:
la carovana che affronta per più giorni passaggi desertici privi di qualsiasi pun-
to di appoggio e ristoro è spesso formata da due, al massimo tre individui e da
pochi cammelli. Coerente con tale atteggiamento è il fatto che l'unico elemen-
to di coesione interpersonale è rappresentato dallo stretto nucleo familiare, da-
to che l'appartenenza al clan, altro legame tradizionale di un certo valore, è ben
lontana dall'avere i risvolti che comporta l'appartenenza alla tribù ed alla clas-
se sociale presso i Tuareg. Il clan è soltanto un "gruppo di famiglie, discendenti
per filiazione patrilineare da un antenato comune"; l'appartenenza ad esso com-
porta un legame indelebile ma che ha valore esclusivamente morale, acquisito
per nascita. Il clan non ha un capo, ma gli appartenenti si riconoscono, anche
attraverso grandi distanze spazio-temporali, in un patrimonio comune, rappre-
sentato dal "nome" del clan e da un suo particolare "soprannome", dal suo
"simbolo" grafico che è il marchio di proprietà del bestiame, da taluni diritti
territoriali ed infine da una o più "interdizioni" o tabù, di origine spesso non
comprensibile. Si ricorderà infine che le sole occasioni di riunione dei membri
del clan sono date dalla partecipazione ai "sacrifici" o sadaga, retaggio dell'epo-
ca pre-islamica, con i quali i Tubu celebrano matrimoni, nascite, morti, semi-
nagioni, raccolti e implorazioni di pioggia.
La religione "ufficiale" dei Tubu è diffusamente islamica soltanto da un
secolo circa ma rimane per molti un fatto relativamente formale. Se è vero che
il nome di Allah viene spesso invocato, che le feste religiose sono ricordate, che
l'inumazione delle salme avviene oggi nella posizione prescritta, è anche vero
che il pellegrinaggio alla Mecca è poco comune, che l'osservanza del ramadan
è discontinua e che le interdizioni alimentari sono per lo più quelle del clan di
appartenenza: mentre il vino di palma è proibito soltanto là dove non viene
prodotto. Per contrasto, i giuramenti si pronunciano sul nome o simbolo del
clan e non sul Corano; tutti credono nell'esistenza di spiriti invisibili più o me-
no benigni che albergano nelle rocce come nell'aria e nell'acqua, negli alberi e
negli animali; si ritiene inoltre che ogni individuo abbia più anime, una per ogni
principale parte del corpo, e che sia la dipartita dell'anima del respiro a segnare
il momento della morte; ed infine, che le anime dei defunti continuino a fre-
quentare le loro sepolture, presso le quali i Tubu celebrano piccoli rituali di
commemorazione che ricordano le libagioni degli antichi culti mediterranei.

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NOTE E TESTIMONIANZE 255

La medicina presso o Teda

Le patologie più comuni

Mondo fisico e clima, consuetudini di vita ed


polazioni sahariane seminomadi e/o nomadi sono
no essere considerati assai simili: analogamente
frequente riscontro, mentre diversità notevoli si o
igiene sia nelle specifiche terapie tradizionali, ch
conda delPetnia della quale si parla.
Per quanto riguarda i Teda, si deve premettere c
è frutto di una modificazione abbastanza recente
ca: e che il tradizionale impiego di vesti di pelle
assai più consono all'ambiente montuoso. L'odier
se è adeguato alle elevate temperature diurne risult
altitudini maggiori, oltre che in rapporto alle gr
ventiquattro ore e comunque nelle giornate part
seguenza, specialmente nei mesi invernali, sono
freddamento - semplici "cimurri" angine, bron
dalla irritazione provocata nelle vie aeree dalla insp
bia; inoltre, negli ultimi anni è stata segnalata la ri
losi, con incidenza non chiaramente valutabile. A
pertanto molto elevata è l'incidenza delle mio-ar
che da soggetti in età giovanile, il che spiega il p
popolazioni per le fonti termali; vento, sabbia e
bili di frequenti affezioni oculari, in particolare di
tendono a diventare croniche per la mancanza di
L'apparato digerente del nomade sahariano è
principali gruppi di alterazioni: le gastriti ed ul
senterie e parassitosi intestinali. Le prime sono a
lazioni africane e vengono in genere considerate
contatto con le imposizioni della cultura europea
di identità: si veda in proposito l'esemplare sagg
Davidson, riportato nel suo The Story of Africa
hanno sofferto certamente per la perdita di libertà
indotto fra l'inizio del secolo XX ed il 1960, ma
divisione dei loro territori; l'assoggettamento ai nu
te ostili al nomadismo e pertanto responsabili di
comportato resistenze ostinate, emigrazioni obbl
Per i Tubu, ribelli per natura e poco soggiogati
intestini all'etnìa successivi all'acquisizione dell'in
hanno giocato un ruolo notevole nell'incremento
Se da parte dei carovanieri - in particolare -
nuncia di casi di costipazione, molto comuni sono
senterico, che colpiscono particolarmente i bamb

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bili soprattutto le parassitosi intestinali, unitamente a


ed insufficiente. La migliore igiene che si osserva p
tornerà, riduce almeno in parte l'incidenza del prob
va di elementi integratori contribuisce per i soggetti
mente per i più piccoli, ad aggravare ogni quadro p
tologie che deriva in particolare l'elevata mortalità inf
regione africana come del resto in tutti i paesi cosi
La malaria, presente sia nelle oasi settentrionali
non risulta sia stata mai totalmente debellata, è notor
del Sahara, nella fascia saheliana. La frequenza dei
mantengono con le regioni citate comporta una cer
anche in zone dove la si riterrebbe del tutto impr
area teda - la presenza di acque stagnanti nel terr
nord-est nigerino a nord-est del Tenere: ed è noto
frequentate dai proprietari limitatamente ai period
teri.
A livello cutaneo e tegumentale, molto spesso i nomadi soffrono di mi-
cosi mentre si possono osservare casi di filariosi, contratta in genere durante
trasferte nel sud saheliano; peraltro, la vita a contatto con una natura tanto se-
vera, nonché la pratica di attività molto pesanti - sia nelle sedi di base, sia du-
rante le lunghe trasferte, sia infine durante i periodi di transumanza - non ri-
sparmiano lesioni ed affezioni superficiali di carattere più particolare, quali le
ferite da taglio o lacere, le ustioni, le punture di insetti - specialmente di scor-
pioni - nonché i morsi di animali, fra i quali si segnala per pericolosità la vi-
pera delle sabbie. Come si vedrà, la frequenza di queste patologie - così co-
me delle lesioni traumatiche dello scheletro - comporta presso i Tubu ed i
nomadi sahariani in generale, i Teda in particolare, una certa competenza tera-
peutica: i risultati di molti dei trattamenti eseguiti sono peraltro e probabil-
mente favoriti dal clima arido e dalla luce solare, che esercitano una efficace
azione antibatterica.
La riservatezza femminile per quanto riguarda gli argomenti della vita pri-
vata - ed a maggior ragione taluni di essi - non ha consentito di disporre di
sufficienti informazioni sulle malattie sessualmente trasmesse nonché sulla pa-
tologia ginecologica e della gravidanza. Da alcuni osservatori occidentali si è ri-
tenuto che almeno in passato le donne apprendessero di essere incinte più per
la deformazione addominale che per la incostante cessazione delle mestruazio-
ni; comunque, non vi è dubbio che le Teda conoscano la dipedenza tra am-
plesso e gravidanza, anche se i comportamenti sessuali pre-coniugali sono mol-
to diversi da quelli di varie popolazioni saharo-saheliane, in particolare da quelli
dei Tuareg. Una ragazza tuareg infatti appena dopo la pubertà è completamente
autonoma e libera da remore e la sua vita intima è vivace: come dimostra la sua
partecipazione autonoma alle riunioni giovanili significativamente denominate
"corti d'amore". La ragazza tubu rimane invece completamente soggetta al pa-
dre e mantiene fino al matrimonio la sua verginità: la cerimonia della prima

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NOTE E TESTIMONIANZE 257

notte di nozze è particolarmente seguita dalle fam


aspettative dello sposo in merito è notoriamente c
ta del contratto.

L'igiene

Una particolare attenzione nella pulizia personale, delle abitazioni e degli


strumenti della cucina - che "vengono sterilizzati" con il fumo del focolare -
dimostra una tendenza che è propria dei Tubu e che li differenzia nettamente
delle altre popolazioni sahariane. Le abluzioni sono di fatto giornaliere - al-
meno nei mesi non freddi - e le donne le praticano anche dopo i rapporti ses-
suali ed ogni volta che il loro ciclo mestruale lo richiede; inoltre, quando la sta-
gione non è troppo rigida, è frequentíssimo vederle appartate in vicinanza dei
pozzi intente a lavaggi più accurati, mentre grandi quantità di tele e vesti sono
distese ad asciugare. Ovviamente, d'inverno e quando il vento soffia gelido la
pulizia personale si riduce per la poca disponibilità dell'acqua, che deve essere
trasportata dal pozzo - spesso non vicinissimo - fino alle tende; è da queste
situazioni che trova motivazione la tendenza di uomini e donne a proteggere la
pelle dalle screpolature mediante preordinati massaggi con burro o grasso ov-
vero con il mantenere unte le dita dopo i pasti. Delle sostanze grasse ci si ser-
ve inoltre per proteggere i capelli dagli eccessi del clima, sia estivo che inver-
nale, che li renderebbero fragili.
L'interno delle capanne è ordinato, oltre che pulitissimo; spesso uno stra-
to di sabbia isola l'interno dal nudo terreno e gli oggetti di arredamento e di
proprietà sono disposti secondo uno schema sempre uguale e funzionale men-
tre non vi è traccia di rifiuti. È anche in rapporto con queste consuetudini, ol-
tre che con la situazione ambientale e con il clima comunque asciutto che non
favoriscono lo sviluppo di germi patogeni, che le patologie infettive in genere
sono meno frequenti e meno gravi che in altre zone anche non sub-tropicali.
L'igiene e la cura della persona - che contrastano almeno negli uomini con
una scarsa eleganza nel vestire - non possono comunque impedire del tutto
lo svilupparsi delle già citate malattie specificatamente favorite dal freddo, dal-
la povertà e dalla scarsa nutrizione, che sono in linea di massima le stesse del-
le quali soffrono tutti gli abitanti delle regioni desertiche.

Le terapie

È bene precisare che ai Teda, isolati nelle loro montagne, è mancato sem-
pre - e probabilmente anche nel breve periodo coloniale francese ed italiano
- qualsiasi razionale presidio sanitario che non fosse del tutto fortuito. Anche
durante la guerra libico- ciadiana, l'opera dei pochi infermieri militari non sem-
bra aver portato sostanziali contributi di conoscenza, mentre attualmente anche
nelle piccole guarnigioni permanenti si rileva una sistematica carenza di reali
mezzi terapeutici. La presenza di soggetti cui venga riconosciuta una particola-
re santità - e che di riflesso sarebbero dotati di eventuali competenze medi-

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258 NOTE E TESTIMONIANZE

che - viene talora ricordata ma non è stata mai


ropei: l'islamismo abbastanza superficiale e la po
dei "religiosi" di professione - o di coloro che p
compiuto il viaggio alla Mecca - sembra assai rid
bri" dei villaggi ed anche taluni soggetti itinera
rebbero di riconoscere le malattie e di saperle c
no a quanto è sembrato agli osservatori occasion
la medicina praticata a livello famigliare od "a
quella "tradizionale" e sembra essere davvero la
però di quanto si è constatato in territorio tuare
ciano chiara distinzione fra malattie che riten
quelle reumatiche, che infatti curano razionalm
altre che possono avere origine misteriosa, quali le
attribuibili all'influenza di spiriti malefici od a
giungere che la quasi paranoica diffidenza e riserva
il limite fra le terapie in qualche modo razional
me tali sia di difficile identificazione, così come
sultati dei trattamenti.
Per le malattie da raffreddamento è rimedio
del vapore d'acqua - comune ai Tuareg - cui i T
sunzione di una zuppa bollente di cipolle e pom
re di scorza d'acacia. La masticazione di un pez
rotundus", particolarmente profumato - favorisce
tro la tosse insistente si attuano cauterizzazioni al
tro-reumatalgie si praticano massaggi con sostanze
mali, mentre è abituale la frequentazione delle f
Bu e Gossorom, che hanno reputazione di grand
zioni oculari, per lo più congiuntiviti di origine tr
bagnoli di acqua e sale e talora con salassi alle t
zionale non era invece preparata ad affrontare l
origine psicosomatica, cui si è accennato e delle
africano sembra si ignorasse fino a meno di un sec
le coliche in genere, si ritiene sia efficace il cervel
inoltre, almeno in passato, taluni dolori addominal
do il sofferente con pelli di animali appena ucc
tutti i disturbi di genere dissenterico, specialment
no da sempre trattati con decotti di varie erbe,
diffusa fra le anziane, che vengono somministrati
petenza ed i risultati vengono definiti localmente m
La presenza della malaria anche nello Djado d
tatti carovanieri con le regioni dove la malattia
siano in grado di riconoscerne i sintomi: il chini
sia spesso disponibile anche nel bagaglio del più
tre non si è identificato alcun rimedio tradizion

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NOTE E TESTIMONIANZE 259

piego, probabilmente perché la malaria stessa non


sciuta. Per quanto riguarda la cute, si è già detto dell
li essa è oggetto in condizioni normali; nel casi di
cutanee i Tubu fanno largo uso di varie pomate, c
soprattutto tannino; in più, quando venga identificat
si fa bere al malato un infuso di kidi yeskou "heli
succo di limone. Per il mal di denti, vengono usat
capperi spinosi sia gli impacchi diretti con una pa
bolliti in acqua.
Anche se si è già ricordato come in Tibesti non
sa di preciso riguardo alle possibili e probabili malatt
fuso di ayagano "solenostemma argol" viene utilizz
la blenorragia, che è malattia propria dei carovani
difficile rilievo sono naturalmente anche tutte le
quali che ne siano le cause, è indubbio che le pat
parto conoscano incidenze elevate, facilmente de
mortalità neonatale, collocabile nelle medie dei pae
Varie erbe, fra le quali è indispensabile 1'" artemi
quente impiego nelle ustioni e nelle punture di ins
ni da scorpioni viene impiegata la "giesekia pharn
la stessa erba viene inserita anche negli interstizi del
ne Paccesso. Per i morsi delle vipere si applica un
a livello della quale si pratica un taglio profondo p
ragia. Per quanto riguarda infine le lesioni trauma
dine a trattare quelle degli animali comporta una
sanno eseguire correntemente senza anestesia ma
ferite superficiali anche coinvolgenti muscoli e tendi
ni di arti fratturati. E stato osservato come in casi d
la volta cranica, i frammenti ossei e le parti tegumen
si e la ferita ben lavata venga lasciata scoperta, m
leggero contro le mosche ed esposta per quanto
evidentemente i Teda conoscono l'efficace azione
gione. Analoga disinvoltura si osserva nell'incision
e flemmoni, intesa ad ottenere l'eliminazione di tutto
tualmente necrotico, quasi fosse noto il principio

Commento e conclusione

I Tubu in generale - ed i Teda in particolare - in quanto nomadi e se-


minomadi sahariani con base in zone montuose hanno derivato dall'ambiente
condizioni di vita abbastanza particolari e paragonabili soltanto a quelle dei
Tuareg, gli unici per inciso che essi rispettino, riconoscendo loro l'appartenen-
za "ad una razza nobile". Molte analogie si riconoscono fra le due etnìe, pur

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260 NOTE E TESTIMONIANZE

profondamente dissimili in quanto strutturate in


queste analogie si possono ricordare le patologi
Tuareg sono più spesso affetti e le circostanze ch
re climatiche ed alimentari. Unica sostanziale differenza che l'osservatore ester-
no può notare, in relazione al problema sanitario, è l'assoluta mancanza di igie-
ne da parte dei primi, cui fa notevole contrasto l'estrema attenzione alla pulizia
personale, delle abitazioni e degli strumenti d'uso propria degli altri. In assen-
za di presidi sanitari mirati di tipo occidentale ovvero "allopatici", i Teda, co-
me i Tuareg, impiegano una singolare combinazione di rimedi offerti dalle cir-
costanze - evidentemente razionali anche se semplici - con pratiche di dubbio
valore logico: è peraltro assai difficile comprendere quanta parte abbiano ma-
gia e superstizioni nel campo della malattia in genere. Le scelte terapeutiche av-
vengono quasi sempre a livello famigliare ("automedicina") mentre assai meno
frequente è il ricorso ad individui estranei al gruppo famigliare, che traggono
una qualche reputazione da effettive conoscenze di rimedi che siano caratteri-
stici della medicina "tradizionale"; anche meno di frequente, una reputazione
in merito trova origine in situazioni non specifiche, quale può essere l'alone di
religiosità conferito dalPaver compiuto il pellegrinaggio alla Mecca.
Come riflesso della complessità del problema, è agevole constatare come
non a caso una delle poche figure occidentali che gode di qualche prestigio sia
quella del medico, il tubib: in Sahara ed in Sahel, come del resto presso le più
orgogliose popolazioni africane. Ne deriva una pronta accettazione dei rimedi
offerti da occasionali visitatori con qualificazione sanitaria, cui viene accordata
piena fiducia: circostanza questa che rende certamente maggiore la percezione
della propria insufficienza che ogni medico occidentale non può non provare
nel porgere il proprio modesto aiuto in circostanze spesso drammatiche e non
risolvibili. Ad essa si associa spesso una sensazione di inadempienza e di diser-
zione morale, quando le forzate circostanze lo distaccano dai luoghi e dalle per-
sone che hanno creduto per un momento in lui.

Vanni Beltrami

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