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L’IMPERATRICE DI SAN NICOMEDE

di Roberto Mancuso

C’era una volta una bella principessa, si chiamava Ageltrude. Suo papà Adelchi faceva il principe longobardo a
Benevento. Gente tosta i longobardi del sud Italia, gente che non si era piegata nemmeno davanti a Carlo
Magno. Gente che combatteva i saraceni, i bizantini e tanti altri nemici senza pensarci troppo. Nel tempo libero
si dedicavano a sfoltire con pugnali e veleni anche la propria parentela, d’altronde questa era pratica comune
a tutti i potenti del tempo, e non stupiva nessuno. Il principe Adelchi continuava a combattere contro i suoi
soliti nemici, ma da un po’ troppo tempo non vinceva grandi battaglie, ed allora per diventar più forte, accettò
di formare assieme al duca di Spoleto, una lega anti saracena. Il duca di Spoleto era però di stirpe francese e
non si era mai visto che longobardi e franchi facessero comunella, cosa che fece irritare molti. L’alleanza durò
un paio d’anni poi, nel 878, Adelchi venne ucciso da suoi parenti e amici che non sopportavano più di esser
scesi a patti coi francesi. Il figlio del duca di Spoleto era un giovane cavaliere di nome
Guido il quale, forse per vero amore forse per interesse, offri il suo braccio alla
giovane principessa orfana.

E fu così che i due giovani si sposarono e, nell’anno 880, ebbero un bimbo


chiamato Lamberto.
Fig.1-Sigillo di Guido
E vissero felici e contenti, tra guerre, veleni e intrighi, per una quindicina d’anni. da Spoleto

Guido fu persino adottato come figlio spirituale da papa Stefano V° e nell’anno


889 venne anche incoronato re d’Italia, in una cerimonia tenuta a Pavia.
In quegli anni l’imperatore del Sacro Romano Impero era Carlo il grosso,
ultimo discendente dei Carolingi, il quale ad un certo punto della sua vita, si
ammalò al cervello.
Fu operato da un team di importanti chirurghi, ma non guarì e fu deposto,
lasciando un vuoto di potere ed una miriade di pretendenti al trono.
Su tutti la spuntò Guido che, nel 891, venne consacrato imperatore insieme a
sua moglie e al figlio, da papa Stefano. Sarebbe potuta diventare la prima e
unica dinastia imperiale italiana e la bella principessa, diventata imperatrice,
si mise in prima linea accanto al marito per portare a termine l’impresa.
Fig.2-Investitura imperiale
Spronandolo, sorreggendolo e cercando nuovi alleati, oppure combattendo
senza pietà gli avversari. In questa zona vivevano i più fedeli alleati della potente famiglia. Erano
rappresentati dal vescovo di Parma Guibodo, e tutti ebbero vantaggi. Alla pieve di San Nicomede regalò
terreni e denari, persino un isolotto del fiume Po entrò nei possedimenti della chiesa salsese.
Per i nemici invece non ebbe misericordia. Pare che riuscì ad eliminare l’avversario Arnolfo con un veleno
speciale che non lo uccise subito, ma dopo molti mesi, completamente istupidito e con il corpo divorato da
vermi e piaghe. Arnolfo un pochino se l’era cercata, visto che era sceso in guerra contro la famiglia imperiale,
ed il marito Guido partito per affrontarlo, era morto sul fiume Taro nell’anno 894. Il corpo dell’imperatore fu
sepolto dal vescovo Guibodo con tutti gli onori sotto l’altare di San Remigio nella cattedrale parmense. Il
giovanissimo figlio Lamberto, reclamò immediatamente al papa il titolo imperiale appena ereditato. Il papa in
quel periodo si chiamava Formoso e avrebbe preferito Arnolfo come imperatore, ragion per cui, prima di
ufficializzare l’investitura del giovanotto, cercò di prender tempo, raccontò un po’ di balle e si guadagnò
l’odio eterno di Ageltrude, che non era la persona giusta con cui giocare. Infatti il gioco termina velocemente
nel febbraio del 896 quando Arnolfo viene avvelenato e Il 4 aprile dello stesso anno muore anche il riluttante
papa, probabilmente anche lui avvelenato dalla stessa mano di mamma. Morto un papa se ne fa un altro e il
giorno 11 giugno è già operativo Stefano VI°, fedele uomo di fiducia di madre e figlio imperatori.

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Nel novembre dello stesso anno i tre si inventano

“il Sinodo del cadavere”

Fig. 3-Concilio cadaverico-Jean Paul Laurens-1870

Racconta l’evento lo storico tedesco Ferdinand Gregorovius


«Il cadavere del papa, strappato alla tomba in cui riposava da otto mesi, fu vestito dei paludamenti
pontifici, e deposto sopra un trono nella sala del concilio. L'avvocato di papa Stefano si alzò, si volse
verso quella mummia orribile, al cui fianco sedeva un diacono tremante, che doveva fargli da
difensore, propose le accuse; e il papa vivente, con furore insano, chiese al morto: "Perché, uomo
ambizioso, hai tu usurpato la cattedra apostolica di Roma, tu che eri già vescovo di Porto?".
L'avvocato di Formoso addusse qualcosa in sua difesa, sempre che l'orrore gli abbia permesso di
parlare; il cadavere fu riconosciuto colpevole e condannato. Il sinodo sottoscrisse l'atto di deposizione,
dannò il papa in eterno e decretò che tutti coloro ai quali egli aveva conferito gli ordini sacerdotali,
dovessero essere ordinati di nuovo. I paramenti furono strappati di dosso alla mummia, le recisero le
tre dita della mano destra con le quali i Latini sogliono benedire, e con grida barbariche, gettarono il
cadavere fuori dall'aula: lo si trascinò per le vie, e, fra le urla della plebaglia, venne gettato nel
Tevere.»
Dopo questa bella trovata sembrava che nulla potesse più fermare Ageltrude e figlio, ed invece
dopo appena un anno e mezzo Stefano VI° venne imprigionato dal popolo di Roma insorto.
Alcuni giorni dopo il papa fu strozzato in carcere. Passate poche settimane moriva anche Lamberto,
si disse cadendo da cavallo, ma forse era caduto sul pugnale del conte di Milano che volle in quel
modo vendicare il proprio padre, decapitato dal giovane sovrano.
Ageltrude rimasta sola dovette abbandonare titolo imperiale e sogni di gloria. Le fu concessa salva la
vita a patto che si ritirasse in un monastero a sua scelta, e non si impicciasse più di politica. L’ex
imperatrice in principio scelse di ritirarsi in un convento toscano, poi si ricordò di un bel posto vicino
Parma e decise di andarci a vivere, traferendosi qui a San Nicomede di Fontanabroccola.
Se l’attuale bella pieve salsese, in quel periodo lontano fu scelta come ritiro da Ageltrude,
evidentemente a quel tempo era parte di un convento femminile reso ricco e prospero dalle
precedenti donazioni imperiali.

Se tanti denari furono spesi in quei prati, quel luogo doveva


avere una grande importanza ed esser molto simile ad altri
borghi medioevali che gravitavano attorno a monasteri e
abazie, come illustrato dalla presunta ricostruzione,
disegnata a lato.

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È evidente anche ad occhi non
specializzati che di quel periodo
rimane tanto mistero, ma molte delle
murature sono state abbattute nel
corso dei secoli. Rimane in piedi la
parte centrale dell’antico edificio. Si
può intuire la forma originaria della
costruzione da questa foto dei primi
del’900 che testimonia anche
rifacimenti antichi, effettuati nel
1389 da Oberto del Poggio e ricordati
in un piccolo mattone incastrato
sotto all’archetto sovrastante la
porta d’ingresso.
Fig.4-Abside e lato meridionale
In origine due ulteriori navate
dovevano completare il corpo attuale dalla chiesa, collegate a questa attraverso le aperture ad arco
successivamente murate, di cui una è visibile nella vecchia foto.
Da una fiancata della chiesa partivano probabilmente due portici paralleli i quali, congiungendosi
ad angolo retto, racchiudevano al proprio interno un chiostro con una fontana. Un giardino
nascosto come quelli che spesso si scoprono visitando antichi monasteri. Attorno all’edificio sacro
le tipiche abitazioni medioevali in cui vivevano i contadini al servizio dei religiosi: piccole case con
tetti spioventi, scalette esterne e porticine protette da tettucci in legno. Un piccolo mondo
circondato da un basso muro di cinta. Dovevano esserci anche dei mulini, con la grande ruota di
legno che scivolava nelle acque dei canali scavati a lato del torrente Stirone.
In tutta la valle ancora altre casette di contadini, filari d’uva, campi di cereali, galline, oche, maiali e
qualche uomo armato in giro, giusto per far un po’ di guardia perché non si sa mai chi può arrivare.
I defunti della zona venivano sepolti sotto il pavimento della chiesa o sotto il sagrato, ma forse non
lontano esisteva anche un piccolo cimitero per i bimbi mai nati o per i morti in peccato. E poi c’era il
silenzio, tanto silenzio, interrotto solo dalla campana della chiesa, dai canti della messa e dal
vociare di qualche bambino scalzo e monello.
Ageltrude venne a vivere qui e la tradizione tramanda che accanto al monastero fece costruire
anche un ospitale per i pellegrini. Fu imperatrice solamente di questo borgo per
gli ultimi 25 anni della sua vita e in quei prati fu sepolta.
Chissà perché la principessa longobarda scelse di finire i suoi giorni proprio a
Fontanabroccola e non a Benevento o in Toscana. Forse perché ormai desiderava
soltanto essere il più possibile vicina al corpo del marito, sepolto a Parma.
Sicuramente pensava ancora a lui anche poco prima di morire, nel 923, quando
firmò il suo ultimo documento: un lascito da utilizzare per dire messe in suffragio
della sua anima e di quella di Guido.
Fig.5-Sigillo di Ageltrude
Forse tra i due fu vero amore dopotutto.
Oppure l’imperatrice non smise mai del tutto di far politica e scelse quel luogo, più prosaicamente,
perché a poche decine di metri, sul crinale di Montebello, da Scipione a Ponteghiara, correva la
principale arteria stradale che congiungeva Roma con il nordeuropa.
Come proverebbe anche la costruzione dell’ospitale, quella via era trafficata e il luogo era ideale
per ricevere, senza far sorgere troppi sospetti, notizie e missive. Un luogo non troppo in vista, ma
abbastanza centrale per affidare sintetici messaggi, tenersi informata e tessere intrighi. Se questi
furono i veri motivi della sua scelta, sbagliò i suoi calcoli perché non riebbe più il potere imperiale.

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A noi rimane un borgo medioevale da immaginare ed un cammino da riscoprire, ma questa della strada sui
colli, la via antica salsese, è un'altra storia, da raccontare in altre pagine.

La vita dell’imperatrice di San Nicomede è solo un piccolo capitolo della millenaria storia della chiesa. La
piccola valle ha visto invasioni barbariche, insediamenti longobardi, soldati bizantini, pellegrini devoti in
cammino. Dalle mura di questa chiesa, che ospitarono le reliquie di Nicomede, riemerge ancora un antico
culto precristiano legato al potere curativo delle acque. Qui hanno vissuto persone e popoli le cui
testimonianze sono conservate nei documenti e nelle tradizioni locali, ma solo una visita al luogo restituisce il
fascino delle loro vite. Nella cripta esiste ancora il pozzo dell’acqua miracolosa e l’altare su cui riposarono i
resti di San Nicomede e ancora colonne longobarde, archi chiusi su mura antiche e poi Il torrente, i prati e le
colline. Ogni cosa qui è parte di uno scenario in cui tutto è magia, storia, fede e mistero.

Fig. 6-la pieve di S. Nicomede dopo i restauri del 1909

Fig. 7 –facciata e lato settentrionale prima dei restauri

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Bibliografia e fonti

Nel 923 Ageltrude fa testamento con donazioni. Nel testamento si menziona il monastero di Fontanabroccola
nel quale essa risiede:Le carte degli archivi parmensi dei sec. X-XI ("pro mercedem et remedium anime mee
vel suprascripto dive bone memorie domni Vuidonis imperatoris" "altario beati sancti Remii qui est edificato
infra ecclesia beate sancte Dei genitricis virginis Marie episcopio Parmensi, ubi ipse donnus Vuido imperator,
qui fuit vir meus, prope et ante ipsum altarium requiessit", "iura et proprietatem basilice iuris mee, que est
ad onorem Sancte Nicomedis martiris Christi, que est edificatum in loco et fundo Fontanabrocoli").

Ageltrude-Gasparini Leporace

Ageltrude, dal ducato di Spoleto al regno italico-Guglielmotti

Reti medioevali- il patrimonio delle regine-Lazzari

Guido da Spoleto-T. Di Carpegna Falconieri

Storia della città di Parma-Affò

La chiesa di S. Nicomede e Fontanabroccola-Pettorelli

S. Nicomede, la storia il culto la chiesa-Galli, Massimo Ponzi, Guglielmo

La chiesa di S. Nicomede fra storia, tradizione e leggenda-Scuola media statale “Don Alberto Carozza”

Immagini

Fig. 1-3-5 sono tratte da wikipedia

Fig. 4 tratta da: S. Nicomede… - Pettorelli

Fig. 7 tratta da: S. Nicomede…-scuola media Carozza

Fig. 6 foto dell’autore

Il disegno a pag.2 è una libera rielaborazione dell’autore di tre precedenti ricostruzioni visibili in:

Monaci e monasteri nel medioevo di Alessandro Barbero

www.sanvincenzoalvolturno.it

www.slideshare.net

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