Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Ageltrude L'imperatrice Di San Nicomede - Mancuso
Ageltrude L'imperatrice Di San Nicomede - Mancuso
di Roberto Mancuso
C’era una volta una bella principessa, si chiamava Ageltrude. Suo papà Adelchi faceva il principe longobardo a
Benevento. Gente tosta i longobardi del sud Italia, gente che non si era piegata nemmeno davanti a Carlo
Magno. Gente che combatteva i saraceni, i bizantini e tanti altri nemici senza pensarci troppo. Nel tempo libero
si dedicavano a sfoltire con pugnali e veleni anche la propria parentela, d’altronde questa era pratica comune
a tutti i potenti del tempo, e non stupiva nessuno. Il principe Adelchi continuava a combattere contro i suoi
soliti nemici, ma da un po’ troppo tempo non vinceva grandi battaglie, ed allora per diventar più forte, accettò
di formare assieme al duca di Spoleto, una lega anti saracena. Il duca di Spoleto era però di stirpe francese e
non si era mai visto che longobardi e franchi facessero comunella, cosa che fece irritare molti. L’alleanza durò
un paio d’anni poi, nel 878, Adelchi venne ucciso da suoi parenti e amici che non sopportavano più di esser
scesi a patti coi francesi. Il figlio del duca di Spoleto era un giovane cavaliere di nome
Guido il quale, forse per vero amore forse per interesse, offri il suo braccio alla
giovane principessa orfana.
1
Nel novembre dello stesso anno i tre si inventano
2
È evidente anche ad occhi non
specializzati che di quel periodo
rimane tanto mistero, ma molte delle
murature sono state abbattute nel
corso dei secoli. Rimane in piedi la
parte centrale dell’antico edificio. Si
può intuire la forma originaria della
costruzione da questa foto dei primi
del’900 che testimonia anche
rifacimenti antichi, effettuati nel
1389 da Oberto del Poggio e ricordati
in un piccolo mattone incastrato
sotto all’archetto sovrastante la
porta d’ingresso.
Fig.4-Abside e lato meridionale
In origine due ulteriori navate
dovevano completare il corpo attuale dalla chiesa, collegate a questa attraverso le aperture ad arco
successivamente murate, di cui una è visibile nella vecchia foto.
Da una fiancata della chiesa partivano probabilmente due portici paralleli i quali, congiungendosi
ad angolo retto, racchiudevano al proprio interno un chiostro con una fontana. Un giardino
nascosto come quelli che spesso si scoprono visitando antichi monasteri. Attorno all’edificio sacro
le tipiche abitazioni medioevali in cui vivevano i contadini al servizio dei religiosi: piccole case con
tetti spioventi, scalette esterne e porticine protette da tettucci in legno. Un piccolo mondo
circondato da un basso muro di cinta. Dovevano esserci anche dei mulini, con la grande ruota di
legno che scivolava nelle acque dei canali scavati a lato del torrente Stirone.
In tutta la valle ancora altre casette di contadini, filari d’uva, campi di cereali, galline, oche, maiali e
qualche uomo armato in giro, giusto per far un po’ di guardia perché non si sa mai chi può arrivare.
I defunti della zona venivano sepolti sotto il pavimento della chiesa o sotto il sagrato, ma forse non
lontano esisteva anche un piccolo cimitero per i bimbi mai nati o per i morti in peccato. E poi c’era il
silenzio, tanto silenzio, interrotto solo dalla campana della chiesa, dai canti della messa e dal
vociare di qualche bambino scalzo e monello.
Ageltrude venne a vivere qui e la tradizione tramanda che accanto al monastero fece costruire
anche un ospitale per i pellegrini. Fu imperatrice solamente di questo borgo per
gli ultimi 25 anni della sua vita e in quei prati fu sepolta.
Chissà perché la principessa longobarda scelse di finire i suoi giorni proprio a
Fontanabroccola e non a Benevento o in Toscana. Forse perché ormai desiderava
soltanto essere il più possibile vicina al corpo del marito, sepolto a Parma.
Sicuramente pensava ancora a lui anche poco prima di morire, nel 923, quando
firmò il suo ultimo documento: un lascito da utilizzare per dire messe in suffragio
della sua anima e di quella di Guido.
Fig.5-Sigillo di Ageltrude
Forse tra i due fu vero amore dopotutto.
Oppure l’imperatrice non smise mai del tutto di far politica e scelse quel luogo, più prosaicamente,
perché a poche decine di metri, sul crinale di Montebello, da Scipione a Ponteghiara, correva la
principale arteria stradale che congiungeva Roma con il nordeuropa.
Come proverebbe anche la costruzione dell’ospitale, quella via era trafficata e il luogo era ideale
per ricevere, senza far sorgere troppi sospetti, notizie e missive. Un luogo non troppo in vista, ma
abbastanza centrale per affidare sintetici messaggi, tenersi informata e tessere intrighi. Se questi
furono i veri motivi della sua scelta, sbagliò i suoi calcoli perché non riebbe più il potere imperiale.
3
A noi rimane un borgo medioevale da immaginare ed un cammino da riscoprire, ma questa della strada sui
colli, la via antica salsese, è un'altra storia, da raccontare in altre pagine.
La vita dell’imperatrice di San Nicomede è solo un piccolo capitolo della millenaria storia della chiesa. La
piccola valle ha visto invasioni barbariche, insediamenti longobardi, soldati bizantini, pellegrini devoti in
cammino. Dalle mura di questa chiesa, che ospitarono le reliquie di Nicomede, riemerge ancora un antico
culto precristiano legato al potere curativo delle acque. Qui hanno vissuto persone e popoli le cui
testimonianze sono conservate nei documenti e nelle tradizioni locali, ma solo una visita al luogo restituisce il
fascino delle loro vite. Nella cripta esiste ancora il pozzo dell’acqua miracolosa e l’altare su cui riposarono i
resti di San Nicomede e ancora colonne longobarde, archi chiusi su mura antiche e poi Il torrente, i prati e le
colline. Ogni cosa qui è parte di uno scenario in cui tutto è magia, storia, fede e mistero.
4
Bibliografia e fonti
Nel 923 Ageltrude fa testamento con donazioni. Nel testamento si menziona il monastero di Fontanabroccola
nel quale essa risiede:Le carte degli archivi parmensi dei sec. X-XI ("pro mercedem et remedium anime mee
vel suprascripto dive bone memorie domni Vuidonis imperatoris" "altario beati sancti Remii qui est edificato
infra ecclesia beate sancte Dei genitricis virginis Marie episcopio Parmensi, ubi ipse donnus Vuido imperator,
qui fuit vir meus, prope et ante ipsum altarium requiessit", "iura et proprietatem basilice iuris mee, que est
ad onorem Sancte Nicomedis martiris Christi, que est edificatum in loco et fundo Fontanabrocoli").
Ageltrude-Gasparini Leporace
La chiesa di S. Nicomede fra storia, tradizione e leggenda-Scuola media statale “Don Alberto Carozza”
Immagini
Il disegno a pag.2 è una libera rielaborazione dell’autore di tre precedenti ricostruzioni visibili in:
www.sanvincenzoalvolturno.it
www.slideshare.net