Sei sulla pagina 1di 6

5.

NASCITA DEL SISTEMA


COMUNITARIO

SOMMARIO: 5.1. La Comunità europea del carbone e dell’acciaio - Ceca - 5.2. La Comunità
europea di difesa, Ced e la Comunità politica europea, Cpe - 5.3. La Comunità economica eu-
ropea, Cee e la Comunità europea dell’energia atomica, Ceea - 5.4. La Cee e il mercato comune

5.1. La Comunità europea del carbone e dell’acciaio - Ceca

Il processo di integrazione europea, così come lo conosciamo oggi, è dunque


successivo al secondo conflitto mondiale anche se le sue radici politico-culturali
affondano proprio nelle devastazioni, nelle distruzioni, nei problemi e nel clima
che ne conseguono. Nel dopoguerra, pur mancando un’idea precisa delle inizia-
tive da intraprendere, era presente la spinta ideale al superamento dei particola-
rismi protezionistici europei che avevano infestato il periodo tra le due guerre
mondiali.
Sulla forma e sulle modalità d’unificazione dell’Europa, come abbiamo esa-
minato nei capitoli precedenti, vi erano idee e progetti diversi. Il Movimento fe-
deralista europeo riteneva insufficienti le soluzioni istituzionali confederative, in
cui gli stati nazionali mantengano larghissima parte della sovranità e propongano
di creare, sin dall’inizio, una federazione di stati. Vi sono coloro che ritengono
viceversa più realistico puntare ad una confederazione di stati sovrani. Accan-
to a questi si trovano i cosiddetti “funzionalisti”, che preconizzano il graduale
avvicinamento delle economie nazionali da realizzarsi attraverso il progressivo
trasferimento di compiti e funzioni, in determinati settori economici, dagli Stati
nazionali ad organismi sovrannazionali, indipendenti dagli Stati ma con la par-
tecipazione di questi ultimi e di Istituzioni rappresentative dei popoli europei.
Sostenitore dell’integrazione funzionalista è Jean Monnet che ispira la dichia-
razione del ministro francese degli Affari esteri Robert Schuman. Il 9 maggio
126 Apprendere l’Ue a scuola: storia, istituzioni, politiche, sfide

1950, Robert Schuman, nel mentre chiede l’approvazione formale al proprio


governo, convoca presso il Salone dell’Orologio del Quai d’Orsay di Parigi, una
conferenza stampa nella quale rende pubblica la proposta di affidare la produ-
zione franco-tedesca del carbone e dell’acciaio al “governo” di un’Alta Autorità,
aperta agli Stati europei che vi avrebbero voluto aderire.
L’adesione di Conrad Adenauer, Cancelliere della “neonata” Germania Fede-
rale, è immediata e senza riserve: “accetto di tutto cuore”. All’adesione tedesca si
aggiungono quella dell’Italia, del Belgio, dei Paesi Bassi, del Lussemburgo. Il 18
aprile 1951, a Parigi, i rappresentanti dei sei Stati, firmano il Trattato istitutivo
della Comunità europea del carbone e dell’acciaio, Ceca. L’adesione dell’Italia
alla Ceca, affatto scontata, anche in ragione delle sue scarse risorse minerarie, si
deve senza dubbio alla lungimiranza e al prestigio politico di Alcide De Gasperi
che, già in quella prima “Comunità” pur settoriale, vide la concreta possibilità di
legare il destino dell’Italia a quello dell’Europa.
Sulla proposta innovativa di Jean Monnet basti quanto scritto da Mario Al-
bertini ne Il Federalista del 1977; “nel dopoguerra non esistevano progetti alter-
nativi alla gestione della Germania occidentale nei partiti, nei ministeri o nei
governi europei. Il progetto è di Monnet e l’azione per farlo accettare dai governi
è di Monnet… se a Schuman, Adenauer e De Gasperi va riconosciuto il grande
merito di avere aderito e colto immediatamente la portata innovativa della pro-
posta Monnet, a quest’ultimo va riconosciuta la grandezza di pensiero e azione”.

5.2. La Comunità europea di difesa, Ced e la Comunità politica europea, Cpe

L’idea di istituire un coordinamento sulla produzione degli armamenti risale


ad una nota del ministro degli esteri italiano, Carlo Sforza, del maggio del 1950.
La proposta fu accolta freddamente dagli Usa che probabilmente temevano che
l’iniziativa avrebbe potuto portare l’Europa fuori dalla Nato. Tuttavia lo scoppio
della guerra di Corea, che coinvolse pesantemente la stessa Francia e la possibi-
lità che tale evento fosse preordinato o precursore ad una invasione dell’Europa
occidentale da parte dell’Unione sovietica, pose con rinnovata preoccupazione la
questione tedesca. A occidente non era infatti ritenuto possibile pensare ad una
difesa dell’Europa senza la partecipazione di un esercito tedesco. Il Consiglio
d’Europa votò una mozione a favore della costituzione di un esercito europeo e
la Francia, che al riarmo della Germania, proprio in sede atlantica, si era opposta
in modo oltremodo netto, si trovò ad aver bisogno di una sua proposta operativa
sul piano militare e sul piano diplomatico. Jean Monnet suggerì al primo mini-
stro francese Renè Pleven (da qui la denominazione di piano Pleven) l’istituzione
5. Nascita del sistema comunitario 127

di un esercito europeo formato da 6 divisioni, sotto il comando della Nato, ma


gestito da un ministro della difesa europeo, con annesse istituzioni sulla base del
modello Ceca. I sei Paesi partecipanti avrebbero messo a disposizione una divi-
sione all’esercito europeo, mantenendo un esercito nazionale, salvo la Germania,
che avrebbe dovuto armare solo la divisione dell’esercito europeo. Il piano fu ac-
colto favorevolmente dall’opinione pubblica tedesca e del Cancelliere Adenauer,
sostanzialmente contrario al riarmo tedesco per ragioni storiche.
Durante i negoziati Ced, iniziati il 15 febbraio 1951 e terminati con la sot-
toscrizione del Trattato il 27 maggio 1952, De Gasperi, validamente sostenuto
dal ministro degli affari esteri francese Schuman, fece inserire un articolo che
prevedeva impegni e scadenze precise per uno sbocco federativo dell’iniziativa.
Fu pertanto previsto che la Ced fosse dotata di un’Assemblea con il compito di
preparare entro sei mesi dall’entrata in vigore del nuovo Trattato, la trasformazio-
ne della stessa Ced e della Ceca in un unico organismo federale europeo, basato
sulla divisione dei poteri.
Il 10 settembre 1952 i ministri degli esteri dei sei Paesi, sulla base dell’articolo
38 del Trattato Ced incaricarono l’assemblea allargata della Ceca, di elaborare lo
statuto della Comunità Politica Europea, cioè dell’organismo politico incarica-
to di controllare l’esercito europeo. L’Assemblea (un organo ad hoc) concluse i
suoi lavori il 10 marzo 1953 con l’approvazione del progetto di Trattato costitu-
tivo della Comunità politica europea. Tale Comunità avrebbe operato attraverso
Istituzioni proprie di carattere sovrannazionali: il Consiglio esecutivo europeo,
il Parlamento (bicamerale con una camera eletta a suffragio universale diretto),
la Corte di giustizia ed il Consiglio economico e sociale. Le competenze della
Comunità avrebbero riguardato la politica estera, la difesa e la progressiva realiz-
zazione di un mercato comune. Il destino della Comunità politica europea era
intimamente connesso all’entrata in vigore del Trattato sulla Comunità europea
di difesa, Ced. La mancata ratifica di quest’ultima da parte dell’Assemblea nazio-
nale francese del 30 agosto 1954 porrà fine ad entrambi i progetti.
Sulle cause della mancata ratifica del Trattato Ced influirono eventi di carat-
tere interno ed internazionale. Tra questi la morte di Stalin avvenuta nel 1953,
che portò ad una minore tensione nei rapporti con l’Urss; la fine della guerra in
Corea; le elezioni legislative francesi e la nuova composizione del Parlamento,
assai meno propensa a perdere la propria sovranità militare a favore di un esercito
europeo integrato, soprattutto dopo che le minacce internazionali sembravano
dipanarsi. A questo proposito merita di essere senz’altro menzionato il pensiero
di Luigi Ferrari Bravo il quale ipotizza che il Parlamento francese pagò, con la
bocciatura del Trattato Ced, il prezzo politico per l’aiuto ricevuto dalla Cina nella
guerra indocinese.
128 Apprendere l’Ue a scuola: storia, istituzioni, politiche, sfide

5.3. La Comunità economica europea, Cee e la Comunità europea


dell’energia atomica, Ceea

Dopo la mancata ratifica del Trattato che istituiva la Comunità europea di difesa,
Ced, gli stessi sei Paesi convocano a Messina una Conferenza intergovernativa,
allo scopo di rilanciare il processo di integrazione in Europa.
Il 1° e il 2 giugno 1955 si riuniscono così nella città siciliana i ministri degli
esteri dei sei Paesi fondatori della Ceca, i quali decidono di estendere a più vasti
settori dell’economia il metodo applicato con successo al carbone e all’acciaio.
Sono così individuati due nuovi ambiti. Uno rivolto alla creazione di un mer-
cato comune e l’altro relativo alla creazione di una comunità settoriale rivolta
all’energia nucleare per scopi civili. Il 29 ed il 30 maggio 1956, a Venezia, gli
stessi ministri degli esteri approvano il “Rapporto del Comitato intergovernati-
vo” presieduto dal ministro degli Esteri del Belgio, Paul-Enri Spaak, decidendo,
all’unanimità, di predisporre i due nuovi trattati.
Il 25 marzo 1957 i plenipotenziari di Belgio, Francia, Germania, Italia, Lus-
semburgo e Paesi Bassi firmano a Roma, al Palazzo del Campidoglio - Sala degli
Orazi e dei Curiazi - i Trattati istitutivi, rispettivamente, della Comunità eco-
nomica europea, Cee e della Comunità europea dell’energia atomica, Ceea co-
nosciuta anche come Euratom. I due Trattati sono in genere chiamati “Trattati
di Roma”, ma al singolare con il termine “Trattato di Roma” si fa riferimento
unicamente al Trattato Cee. I Trattati di Roma entreranno in vigore il 1° gennaio
1958. Si completa così il sistema comunitario composto da tre Comunità: una
generale, la Cee, e due settoriali, la Ceca e l’Euratom.
Gli obiettivi fondamentali della Cee sono l’integrazione progressiva dei mer-
cati nazionali in un mercato comune delle merci, implementato da talune politi-
che comuni, quali la politica di concorrenza, la politica agricola e la politica dei
trasporti (destinata ad espandersi a sempre maggiori settori) e progressivamente
alla libera circolazione dei lavoratori, dei servizi e dei capitali. A lungo termine
l’obiettivo di fondo resta la creazione di un’organizzazione politica comune. Nel
preambolo si può infatti leggere che gli Stati membri sono “determinati a porre le
fondamenta di un’unione sempre più stretta fra i popoli europei e di essere decisi
ad assicurare mediante un’azione comune il progresso economico e sociale dei
loro Paesi, eliminando le barriere che dividono l’Europa”.
Gli obiettivi intermedi previsti dal Trattato Cee sono:
1. la soppressione degli ostacoli, all’interno degli Stati membri, la libera circola-
zione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali;
2. la realizzazione di condizioni per una libera e leale concorrenza all’interno del
mercato comune;
5. Nascita del sistema comunitario 129

3. l’instaurazione di una tariffa doganale esterna comune;


4. il ravvicinamento delle legislazioni nazionali necessarie al completamento del
mercato comune e l’armonizzazione della fiscalità;
5. lo sviluppo di politiche comuni nei settori dell’agricoltura, dei trasporti e della
politica commerciale.
Il Trattato Euratom è certamente quello dei tre trattati comunitari che ha
avuto minor visibilità ed impatto. Fu inizialmente pensato per coordinare i pro-
grammi di ricerca dei sei Paesi fondatori, al fine di promuovere un uso pacifico
dell’energia nucleare attraverso la condivisione delle conoscenze, delle infrastrut-
ture e del finanziamento dell’energia nucleare. Al suo modesto impatto hanno
contribuito anche la caduta dei prezzi mondiali dell’uranio e diverse visioni na-
zionali in tema di energia nucleare a scopi civili.

5.4. La Cee e il mercato comune

La realizzazione dell’integrazione economica è stata prevista in un percorso


graduale (chiamato periodo transitorio) di tre tappe, di quattro anni ciascuna:
1. la realizzazione di un’unione doganale, vale a dire l’abolizione dei dazi do-
ganali, all’interno del mercato comune e la fissazione di una tariffa esterna
comune;
2. l’eliminazione delle restrizioni quantitative (contingenti) e delle misure di ef-
fetto equivalente, in modo da realizzare la libera circolazione completa delle
merci;
3. la libera circolazione delle persone, in particolare dei lavoratori, dei servizi e,
in una certa misura, dei capitali.
Diversi obiettivi sono stati conseguiti nei primi anni di attività e, in molti casi,
prima della data prevista dall’originario Trattato Cee. Il periodo transitorio, il cui
termine era previsto il 1° gennaio 1970 è stato anticipato al 1° luglio 1968. Tale
libertà consente, ad esempio, ad ogni cittadino di uno Stato membro, di accedere
ad un impiego in altro Stato membro, alle stesse condizioni dei cittadini di tale
Stato. Nel 1970, oltre all’Iva, sono state introdotte diverse misure tese a garantire
un certo grado di armonizzazione fiscale in tutto il territorio.
Negli anni successivi, nonostante i traguardi raggiunti, persistevano ancora
diversi ostacoli agli scambi commerciali. Tutto ciò rendeva ancora incompiuto il
mercato comune. I maggiori problemi erano provocati: dal controllo delle per-
sone e delle merci alle dogane interne; dalle diverse regolamentazioni tecniche
nazionali gravanti sui prodotti; dal mantenimento delle imposte indirette a tas-
si così diversi da rendere talvolta impraticabili o assai dispendiose le procedure
130 Apprendere l’Ue a scuola: storia, istituzioni, politiche, sfide

commerciali. Si prese così coscienza che per completare il mercato, occorreva


imprimere una nuova accelerazione al processo di integrazione rimuovendo i
diversi ostacoli che, di fatto, erano pregiudizievoli all’instaurazione di un vero
mercato comune. Occorreva cioè realizzare uno spazio economico molto simile
ad un vero e proprio mercato interno.
L’idea di arrivare ad un vero e proprio “mercato interno” venne sostenuta
dai governi degli Stati membri che diedero il formale “via libera” al Consiglio
europeo di Bruxelles del marzo 1985, il quale fissò, per la fine del 1992, la data
per la realizzazione del mercato interno e chiese alla Commissione europea di
sviluppare un calendario di attuazione del programma.
La risposta della Commissione europea prese la forma di un “Libro bianco”
che approvato nel giugno 1985, in occasione del Consiglio europeo di Milano,
delineava circa 300 provvedimenti legislativi da approvare per il completamento
del mercato, che le Istituzioni europee avrebbero dovuto adottare entro la data
prevista del 31 dicembre 1992.
Alla scadenza fissata, gli obiettivi principali erano stati raggiunti. Grazie al
nuovo sistema di voto a maggioranza, più del 90% delle misure previste dal Li-
bro bianco del 1985 erano, infatti, state adottate. Tra le misure più importanti
si ricordano: la liberalizzazione di tutti i movimenti di capitali, l’abolizione del
controllo delle merci comunitarie alle frontiere interne, l’abolizione dei controlli
sistematici delle persone alle frontiere, gli enormi progressi compiuti per rendere
più effettive le libertà di stabilimento e la libertà di prestare servizi, anche attra-
verso l’armonizzazione e il riconoscimento reciproco dei diplomi, l’accesso alle
professioni regolamentate e non regolamentate, l’apertura del sistema degli ap-
palti pubblici, dei sistemi bancari e assicurativi, nonchè l’adozione del principio
del mutuo riconoscimento.

Potrebbero piacerti anche