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Storia della filosofia contemporanea

Hegel
Fino al 1800 considera il proprio impegno non intrinseco alla Filosofia. Hegel inizialmente è
critico nei confronti della filosofia perché non comprende la realtà nella sua concretezza,
complessità e soprattutto dinamicità. La filosofia compie una riflessione intellettualistica: fissa i
concetti dentro una maglia intellettuale. La vede come un mondo astratto, Hegel vuole cogliere la
vita nella sua dinamicità, evoluzione. La filosofia invece non coglie la realtà. La filosofia affronta il
problema dell’uomo lacerato, tra l’uomo e la natura, individuo-stato. È un uomo scisso. È
interessante il tentativo di aderire alla realtà. che rapporto c’è tra pensiero ed essere? Quando
pensiamo modifichiamo la realtà? oppure ci sfugge perché le nostra definizioni sono limitate? La
filosofia è complice delle scissioni dell’uomo contemporaneo. Nel 1800 in una lettera che scrive,
egli vuole partire dai bisogni degli uomini; la filosofia manca il bersaglio. La filosofia è inefficace,
non cambia nulla. Vuole trovare una forza spirituale in grado di incidere nella vita degli uomini e
superare la forma di scissione che spiegano i bisogni subordinati.
Egli è interessato alla grecità con la sua bellezza, armonia. Cerca il recupero dell’unità armonia
del mondo classico. Reputa importante la religione.
Negli scritti teologici giovanili è attratto da una religione storico-sociale capace di integrare tutti
gli aspetti della società. La religione è principio di unità della società (contrario della
secolarizzazione). La religione secondo Hegel funge da principio di unità. C’è differenza tra
religione oggettiva e soggettiva. È soggettiva nel senso che non consiste in precetti, dottrine. La
religione soggettiva tiene conto dell’umanità, ha a che fare con la morte. La religione soggettiva
non tocca la vita degli uomini. È solo dottrina, non tiene conto della sensibilità: gli uomini non si
muovono se il lato sensibile non viene toccato. Non si muovono gli uomini facendogli studiare il
CCC. La religione oggettiva (popolare) è centro unitivo della società, la entusiasma.
Se vogliamo essere virtuosi bisogna toccare il cuore di quello che fa la religione popolare (al
contrario degli imperativi categorici di Kant). È interpersonale, intersoggettiva. L’ideale della
religione popolare è intrecciarsi con la storia e la politica.
La religione ha aspetti oggettivi e soggettivi. La religione cristiana tedesca ha preferito mettere
l’accento sugli aspetti oggettivi, dogmatici. La religione popolare soggettiva ha a che fare con la
storia e la politica. Sono intrecciati in un solo nodo: religione soggettiva, libertà e politica. Apprezza
Kant per l’affermazione della dignità dell’uomo, che è condizione per la rivoluzione politica. La
libertà attraversa tutto il pensiero di Hegel. L’esigenza fondamentale è liberare gli uomini non
schiavizzarli. L’uomo è uomo solo un quanto libero. L’accentuazione della libertà dell’uomo oggi è
un tratto fondamentale. Ma di che libertà si tratta? Nella filosofia bisogna verificare tutti quegli
elementi che sono di ostacolo ad una libertà integrale.
È convinto che la dimostrazione della libertà dell’uomo condurrà alla fine dei dispotismi politici.
L’obiettivo è incidere sulla vita degli uomini, ma devo considerare l’uomo così come è nella
realtà. La libertà consiste nel superamento della scissione. Nessun autore ha mai sostenuto che
l’uomo può fare tutto quello vuole.
Dà una interpretazione orizzontale di Gesù: realizza l’imperativo kantiano incarnandolo. La
legge morale diventa vita in Gesù. Occorre superare la scissione, bisogno concretizzare. Per
concreto intende il superamento di una scissione di realtà separate tra loro. Nella vita di Gesù,
elimina il soprannaturale: quest’ultima è una alienazione  riguarda la vita ultraterrena che
giudica la vita terrena. La felicità alienata nell’ultraterreno non serve all’uomo. Io devo realizzarmi:
il principio della mia realizzazione è in me o fuori di me? Se è fuori di me non posso realizzarmi.
Hegel rifiuta l’ultraterreno.
L’uomo moderno per Hegel è scisso: natura-libertà (Kant come fa ad esistere un’azione libera se
tutto un natura è determinato causalmente?). secondo Hegel ogni forma di scissione non si può
superare schiacciando un estremo sull’altro perché così l’oggetto schiaccia il soggetto o viceversa.
In questo è legato alla libertà. Il tavolo davanti a me è un limite: ciò che non sono io, è NON-io, il
tavolo mi nega, l’altro mi nega, mi limite. Posso essere libero se sono condizionato da
qualcos’altro?
Se tutto quello che sta fuori è solo un’idea e, non esiste, allora tutto è schiacciato sul soggetto.
Hegel invece non schiaccia in un estremo: prende la realtà così per come è. Spinoza dice che libero
è ciò che non è determinato ad agire se non da se stesso.
Il fondamento del relativismo contemporaneo è Kant. Se elimino l’oggetto non ho dei parametri
assoluti. Ma non è un relativista.
Soggetto ed oggetto sono due termini opposti che secondo Hegel vanno riusciti. La scissione si
traduca in termini di dominio: io sono condizionato dall’oggetto che limita la libertà. Dalla
scissione si esce solo quando gli elementi della lacerazione vengono compresi come elementi
necessari dell’unità, non esiste unità senza lacerazione. Perché vi sia unità vi deve essere
lacerazione. Finché si pensano all’interno della lacerazione nessuna unificazione è possibile. Oppur
schiacciare un termine sull’altro presuppone sempre scissione: l’identità dell’elemento che
rimane dipende sempre dall’altro. Hegel pensa ad una relazione capace di superare la relazione di
DOMINIO. Hegel cerca di recuperare una sintesi tra soggetto e oggetto senza schiacciare l’uno
sull’altro.
Come faccio a prendere l’eredità di Kant senza cadere nel relativismo.
La verità la pongo io nella realtà? Oppure esiste a prescindere?

L’uomo è caratterizzato da una scissione: opposizioni che vanno unite, superate. Inizialmente
unisce con la religione, poi la filosofia intesa come sistema. Si superano le scissioni mostrando la
necessità delle scissioni come un momento di un processo. Partivano della fenomenologia.
1807  ricordare la data.
Il progetto è del 1802 e riguarda l’intero sistema filosofico. È una introduzione al sistema della
filosofia.
Terminato la notte prima della battaglia di Iena. Il contesto storico sociale, influenza la filosofia.
I grandi sistemi oggi sono venuti meno. Si scrivono di più saggi.
La storia incide sulla fenomenologia. La difficoltà è interna: descrive il passaggio dal sapere
apparente alla scienza. La scienza non è ancora perfetta, non è tutto chiaro. Solo ciò che è
compiutamente determinato è essoterico cioè che si può comprendere da tutti. Poi il testo è
difficile perché tra la stesura finale e la pubblicazione ci sono varie vicende che complicano il testo.
Hegel scrive dall’astratto al concreto. Ogni concetto viene ripreso e rielaborato. Il risultato è che
ogni parola ha significati multipli. Il termine coscienza, spirito si chiariscono via via. Nonostante
tutto (è un testo difficile) è un romanzo di formazione.

1° DOMANDA: cos’è la fenomenologia, lo sviluppo.


È una storia. Lo hanno detto i primi commentatori (Rosseaux, Goethe). Scrive Ippolito (Genesi e
struttura della fenomenologia dello spirito). È un romanzo di formazione filosofico percorre lo
sviluppo della coscienza.
La coscienza è la protagonista del romanzo che fa una serie di esperienza fino ad assumere il
punto di vista del sapere assoluto. Procede per verità successive: fa una esperienza giunge ad una
verità poi approfondisce e scopre che non è la verità e si va fino ad una verità più profonda.
Alla fine la coscienza comprende che la DATITÀ non può fondare la verità, non è il dato che
fonda la verità della coscienza. Il titolo dell’opera è: «scienza dell’esperienza della coscienza». È un
viaggio della coscienza che diventa scienza. Poi lo cambia. Perché?
La coscienza è un modo di essere dell’io che si contrappone ad un oggetto. Questa
contrapposizione è il suo modo di essere. La coscienza si contrappone come soggetto cosciente a
degli oggetti. La struttura della coscienza è la relazione ad un oggetto che è dato, un oggetto che è
altro da me stesso, ma è dato, non lo creo io. Ho un oggetto. La coscienza pensa che sia dato.
Perché è incerto tra i due titoli?
I due titoli sono la stessa cosa. Il secondo titolo preso all’ultimo momento è più adeguato.
Cosa è lo SPIRITO? È un romanzo di formazione raccontato in terza persona (come se racconto
la mia storia in terza persona, e la posso raccontare usando il punto di vista che avevo all’epoca, e
posso anche usare il punto di vista dell’oggi, interpretando il passato cogliendo delle cose prima
non potevo cogliere. Introduco nozioni che ho appreso col senno d poi. La fenomenologia ha
questi 2 piani c’è la coscienza che fa questo percorso, lo spirito è ciò che emerge alla fine del
cammino fatto della coscienza. Lo spirito si sviluppa in questo percorso.
Fenomeno = apparire. L’apparire dello Spirito comporta questo apparire di forme non vere.
Apparire ma anche sorgere. La coscienza fa una serie di esperienze e si sviluppa lo Spirito che è un
punto di vista più alto. Lo Spirito deve rispettare i tempi della coscienza. La coscienza scopre nello
spirito la propria verità perché scopre che la propria essenza è proprio dello Spirito. Per questo i
due titoli sono gli stessi. Questo spirito GEIST, non è in senso religioso. Lo Spirito è ciò che
nell’esperienza umana non è riducibile all’organico, non significa ente o sostanza, non è fisso o
determinato: «Lo Spirito è questo movimento: divenire a sé un altro, ossia oggetto del suo sé, e
togliere questo essere altro».
Io divengo altro, ma poi elimino questa alterità (la realtà è processo, mutamento, i singoli
momenti sono momenti dello sviluppo dello spirito).
C’è una differenziazione sé ed il togliere la differenza, quando usciamo fuori da noi stessi, non
torniamo più in noi stessi uguali a prima. Questa struttura relazionale mette in evidenza il
NEGATIVO.
La vita che sopporta la morte è la vita dello Spirito.
Per essere se stessi bisogna morire. La fenomenologia è un calvario della coscienza. La morte è
importante nella filosofia del ‘900.
La morte con Hegel: il 2° momento in quanto divento altro nego me stesso e quindi è morte.
Una volta che la morte è stata compresa all’interno della totalità ho raggiunto il tutto,
l’assoluto. Il 2° momento viene eliminato nel momento in cui mi rendo conto che ho bisogno del
primo. Non posso pensare i 2 termini come separati: il 2° termine non è indipendente dal primo.
Es. servo-padrone. C’è una differenza. Ma il padrone dipende dal servo. Devo negare la
negazione ed il servo sarà libero. C’è un ritorno che è passato attraverso la morte.

(Essere - nulla - sintesi tra essere e nulla: divenire)

Per Hegel il negativo ha un ruolo fondamentale. Lo Spirito è questo movimento della


differenziazione del suo superamento.
Come vive questo processo la coscienza? In modo drammatico, è disperata. La coscienza è
costretta a rinunciare a se stessa. Il negativo appare tale solo dal punto di vista della coscienza
naturale. La coscienza non comprende che è un processo. Lo comprende lo Spirito. La negazione in
Hegel non è una negazione assoluta, la negazione è determinata. La negazione è determinata: io
nego qualcosa per questa sorge qualcos’altro. Se la negazione fosse assoluta non ci sarebbe
movimento, ci sarebbe il nulla. Una negazione determinata sboccia una

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