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28/01/21

Tre eventi principali:

- intervento in guerra usa nel ‘17 (bc siluramento e intervento sottomarino germania) —> Wilson
(motiva guerra usa con valori ideologici: 14 punti Wilson —> libertà mari, commerci e rispetto
autonomie nazionali motivo per cui calandra e nonnino non ricevono fiume ne Trento e trieste)

- Due fasi riv russa (feb e ott) quella radicale è dovuta ad ottobre e porta sistema comunista
(richieste maggiore giustizia + condizioni pietose + lenin -in aprile scrive tesi di aprile- esplicita
obiettivi da raggiungere: fine guerra + ridistribuzione terre) —> visione chiara del punto di arrivo
rende maggiormente capaci di arrivare ad obiettivi —> processo di accelerazione verso
comunismo p grz a lenin bc grande caos interno che portano al rischio di colpo militare interno
(yanin insieme bolsheviki occupa palazzo d’inverno e dichiara caduto il governo) . Marzo 1918
pace di Brest-litosk (pace con e Russia cede vasti territori a germania es. Lituania e
Bielorussia) + viene risolto problema sulla terra (riv. agricola) dei contadini (fino ora no
dittatura ma solo prendersi cura dei contadini). Dopo aver depodestato governo convoca i
soviet (congresso parrusso dei soviet) e n quest’occasione emana i due decreti prima citati e
poi indice elezioni (12 nov del ’17) e vanno a votare tutti i partiti (soc riv. è dei contadini e soc.
dem è dei industriali) vince partito dei contadini in contrario ad auspicio lenin e lui decide in
nome della sua classe sociale progressista e destinata emancipare tutta la Russia e dichiara la
dittatura sospendendo parlamento ed attività democratica (gen del ’18) —> pensa che questa
classe più emancipata migliorerà condizioni di tutto lo stato [DITTATURA DEL PROLETARIATO]
instaurata dalla classe più progressista per emancipare tutto lo stato —> realizzazione
contenuti maturati da parte sociale più in avanti in quant a realizzazione dei diritti.

- Disfatta di Caporetto

*dal 17 guerra svolta perché apporto capitale degli usa è determinante

Usa avevano interesse a far perdere germania e Austria bc aveva fatto loro prestiti e rivoleva tutto
indietro

Condizioni di pace:
- ridisegnata cartina politica: non più vasto impero sotto corona austriaca. Bc si formano altri
stati nazionali es. ungheria, cecoslovacchia etc..

- Italia non riceve fiume e Dalmazia e stati irredenti

- Germania dovute a revanchismo francese (bc in guerra franco-prussiana Francia perde Alsazia
e Lorena)

- DIKTAT: Poco lungimirante pace di verseille per germania: lei unica responsabile guerra (quindu
tutti indennizzi) (132 miliardi di franchi oro) + tutte colonie tedesche cedute + rida Alsazia e
Lorena a Francia + bacino carbonifero ceduto a Francia e dopo plebiscito + Danimarca ottiene
sleshbig + una lingua di territorio tedesco viene concesso a Polonia affinché avesse sbocco su
mare: corridoio di Danzica (imp bc scoppio 2ww è dovuto a richieste fatta da hitler di
riprendersela e Polonia rifiuta [APEASEMENT] quindi viene invasa)

STORIA RUSSA

Come ha fatto russia a diventare potenza egemone post 2ww.

riv. russa è inevitabile bc zar non può garantire modernizzazione paese e ppl lo sapevano—>
Russia si ritira da guerra e viene sostituita da usa.

Quindi bisogna organizzare sogno lavoratori: organizzazione comunista del lavoro (sarà
comunismo improvvisato bc primo grande evento russo è guerra civile) armata bianca
(contrapposta a rivolozluzione fatta da zaristi, nobili e gente che rischiava con il comunismo e la
rivoluzione —> post 1ww le arrivano sostegno da g.b. e Francia bc vedono male economia
comunista rischiando il diffondimento in europa*) vs armata rossa (lenin: bolsheviti alla guida
c’era trotzky). ———> vittoria sarà dell’armata rossa e potenze europee non riconosco legittime
formazione armata russa

Comunismo di guerra bc sopresa prop piv e stato sopprime armata bianca e contadini vedono
comunismo di guerra come un’espropriazione: in nome della guerra confiscano beni agricoli

*biennio rosso: bc ispirato a riv russa con speranza sistema comunista

Avanguardia russa (arte e letteratura) composta da chi inneggia rivoluzione bc spirito popolare
che richiede di essere difeso

- lenin si rende conto di dover rendere nuovo volto a comunismo che non sia solo espropriazione
dall’alto

NUOVA POLITICA ECONOMICA: commissione, unione di due linee

- comunista bc lavoratori dipendenti dal stato e e income va a stato

- Liberista bc eccesso può essere trattenuto da lavoratori e rivenduto privatamente

GOVERNO: due forme organizzative

- sobcotz: comunità agricole a cui tutti i mezzi sono messi a disposizione dallo stato (dipendenti
statale)

- Kolkotz: unione bc alcune terre dello stato altre private

Nuova linea economica che porta vantaggi econome e creazione di NEP MAN (pp who
vendononroba in. Modo privato e si arricchiscono)

—> sifabbriche ma comunque economia principalmente agraria bc necessità di qualcuno istruito


per lavoro diverso

+ alcune figure intellettuali sono state allontanate (x salvarsi) all’estero perché criticavano regime

+ es. Mayacoski (esponente intellettuale russa e appoggia rivoluzione- sua vita esempio simbolico
del futuro regime dell’urss —> poeti russi vanno in mezzo a popolo e leggono proprie opere
rendendo più vicino ppl alla poesia.- lo fa anche con russa stalinista e vede amici mossi dalla
fame in un regime totalitario. Lui un giorno si suicida diventando emblema del volgersi della riv
in modo sempre più totalitaristico.

’24 lenin muore e lascia testamento intento in partito emersi trotzkista e Stalin (che aveva
accumulato grande potere) nel testamento lui dice di riguardarsi da talun bc pretenzioso (spesso
questa parte oscurata) e infatti poi parte lotta x potere

Tra toro e stalin vince l’ultimo. punti ideologici x i quali partito sostiene lui:

- rivoluzione permanente di t. (per non inasprire com com e doveva essere rispettoso di umanità
doveva sostenere rivoluzioni in stati dove altri partiti comunisti erano forti) vs socialismo in solo
paese di s. (non contare su sostegno di economie di altre paesi e realizzare socialismo in un
solo paese: andare avanti senza aspettarci nulla)

- T. Sostiene che economia russa avrebbe dovuto puntare su sviluppo industriale vs s. Che dice
che bisogna risollevare settore agricolo emancipando contadini e rispettando volto specifico
del paese

Grz a questo Stalin riceve maggioranza e t. Si reca a città del Messico dove anni ’40 viene
assassinato da sicari russi (incontra anche Frida) —> non c’è spazio x opposizione o minaccia

+ russia come diventa potenza importante? Una volta partito ha confermato lui, s. Dall’alto
pianifica l’evolversi economico della Russia verso Los viluppo industriale attraverso varo di piani
quinquennali (’28- ’32- ’37 - ’42 urss già potenza) x produzione industriale con tanto di indice di
quello che deve essere l’obiettivo da eseguire —> come convertire popolazione in industriale,
accelerando senza pietà: schiacciar esigenze individuali.

1. Lavoratori di terra presi in blocco e trasferiti in industria

2.
3.

STORIA RUSSA
- febbraio del 1917 scoppia primo moto rivoluzionario formando un governo provvisorio

- Lenin e tesi di aprile (cioè tutto il potere ai soviet)

- In una seconda rivoluzione (di ottobre) bolscevichi e Lenin rovesciarono il governo provvisorio
(invasione palazzo d’inverno) e presero il potere —> prima iniziativa: decreto di pace (3/01/’18
trattato di Brest-Litovsk) e decreto sulla terra

- Elezioni suffragio universale del 12/11/’17 formazione della repubblica dei soviet (depositari
del potere)

- Guerra civile (’18-’21) armata rossa (Trockij) vs armata bianca (zar)—> comunismo di guerra

- 1921: NEP (libertà economica e religiosa)

- Russia sovietica riconosciuta dei governi europei

- Monopartitismo + centralizzazione del potere + eliminazione dissenso

- Riposizionamento geografico —> URSS +costituzione del ’24

- Forme di natura repressiva

- Morte di Lenin nel ’24

- Stalin vs Trockij

- Stalin e politica di sviluppo economico, militare ed industriale

- Controllo delle campagne, kulaki, politica degli ammassi

- Insurrezione contadine

- Piani quinquennali
- Prezzi umani altissimi (stacanovismo)

- Culto della personalità

- Quinta colonna, purghe, gulag

La rivoluzione russa del 1917 era causata dalla presenza di uno zar, che non era in grado di
garantire la modernizzazione di un paese ancora agricolo che, inoltre, era stremato dallo
svolgimento di una stancante guerra ed un aumento dei prezzi esorbitante.

Questo mise le fondamenta per un’insurrezione, nel settembre del ’17, che vide l’unione di forze
antizariste, contadine e perfino militari abilitarsi contro l’abdicazione dello zar.

Il 2/03 i rivoluzionari ottennero il frutto dei propri inserimenti, facendo instaurare un governo
provvisorio formato da malscevichi e socialrivoluzionari.

Intervenne quindi la figura di Lenin, a capo dei bolscevichi che, il 7/04 pubblicò le tesi di aprile,
nelle quali vennero emanati i punti principali e caratterizzanti della nuova rivoluzione, quella
proletaria.

Egli riuscì a revocare ogni sostegno all’interno del governo, conducendo contadini, operai e
simpatizzanti all’assalto del palazzo d’inverno nel novembre del ’17 (sede del governo
provvisorio) riuscendo a dimetterlo ed instaurare un congresso panrusso dei soviet, che vedeva
la centralizzazione dei poteri nelle mani delle associazioni del proletariato.

Con la sua salita al potere seguirono due importanti decreti:

- decreto sulla pace: fuoriuscita della Russia dalla guerra (ottenuto con il trattato di Brest-
Litovsk del ’18)

- Decreto sulle terre: aboliva la proprietà privata e vedeva una redistribuzione egualitaria delle
terre

Il 12/11/’17 furono tenute le elezioni a suffragio universale che vide una vittoria dei
socialrivoluzionari a discapito dei bolscevichi.

Non accettando la sconfitta, Lenin, reagì con la forza, sciogliendo l’assemblea costituente e
creando la repubblica dei soviet, sotto il controllo del partito bolscevico, che poi prese il nome di
partito comunista russo.

Con l’uscita dalla guerra, la Russia Leniana pensava di dover solamente lavorare sul consenso
interno nei confronti della rivoluzione ma, invece, si trovò a dover affrontare una disastrosa e
dispendiosa guerra civile caratterizzata non solo da avversari interni (armata bianca) ma anche
da forze esterne, che volevano impedire la diffusione delle insurrezioni nel resto d’Europa.

La resistenza delle armate bianche (socialrivoluzionari e simpatizzanti dello zar) furono deleterie
per lo stato proletario che si vide costretto a contrapporre gli attacchi, attraverso la creazione di
un’armata rossa (guidata dal bolscevica Trockij) che era formata da lavoratori, contadini ed ex
ufficiali rivoltosi nei confronti dello zar.

Un armata efficiente e disciplinata che, non solo vide l’instaurazione costituzione nel ’18 ma
anche la definitiva vittoria nei confronti dei nemici interni nonostante una parziale sconfitta con
quelli esterni (es. truppe polacche che mirarono alla conquista dell’ucraina e costrinsero nel ’21
alla pace di Riga che però fece ottenere alla Russia l’ucraina e fermò i tentativi occidentali di
abbattere il governo)

La guerra civile aveva portato in ginocchio la situazione economica dello stato, che si vide
costretto ad instaurare un comunismo di guerra, che prevedeva la totale accentuazione
dell’economia e finanza russa nelle mani dello stato, sopprimendo la proprietà privata e
confiscando i beni agricoli in nome della guerra: decisione che accrebbe l’impopolarità del
governo nei confronti della popolazione rurale, facendo anche partire moti insurrezionali (es. caso
Kronstadt del ’21).

Il pericolo delle proteste popolari portarono il governo ad instaurare (nel ’21) una nuova politica
economica, il NEP che fungeva da compromesso tra la linea dura del comunismo di guerra e il più
lieve liberismo:

- quella comunista che subalterna i lavoratori allo stato, conseguendo un rientro della
produzione nelle casse statali

- quella liberista che prevede che alcuni beni possano essere trattenuti dai lavoratori e rivenduti
privatamente

Questa nuova linea economica non portò solamente vantaggi economici ma vide anche la
creazione del NEP MAN (cioè colui che rivendeva i beni in modo privato, arricchendosi) ed un
piacimento delle insurrezioni popolari e il riconoscimento ufficiale della Russia sovietica dalle altre
forze europee.

Una maggiore libertà in campo economico, tuttavia, non portò ad una condotta simile per quanto
riguardava le libertà politiche. Si affermò, infatti, il monopartismo del partito comunista, con
un’ancora maggiore centralizzazione del potere interno e la reclusione del dissenso politico in
‘’campi a destinazione sociale’’.

Assieme al rafforzamento del ruolo del partito si ecce una riorganizzazione territoriale e politica
dello stato russo che vide ammessi, sotto uno stesso governo, il RSFSR e la maggior parte delle
ex province zariste, tutti sotto il nuovo stato dell’URSS.

Venne eretta una nuova costituzione (nel 01/’24) ed una divisione differente dei poteri:

- potere legislativo al congresso dei soviet

- Potere esecutivo al consiglio dei commissari del popolo.

Altre forme di natura repressiva furono:

- l’instaurazione dell’ateismo

- Ripercussioni per appartenenza a determinate categorie sociali

- Indottrinamento culturale (attraverso campagna di alfabetizzazione)

- Destituzione di professori non simpatizzanti del regime

- Censura

- Fine della stagione delle avanguardie (es. Majakovskij che fu un esponente dell’avanguardia
russa dalla parte della rivoluzione; un poeta ed intellettuale, che credeva nell’emancipazione del
proprio popolo e auspicava a tale obiettivo attraverso l’incitazione delle masse. Il poeta suicida
diventerà manifesto del cambiamento del regime in uno sempre più totalitario).

- Intellettuali ridotti a meri funzionari propagandistici

- Diritti civili (solo sulla carta)

Con la morte di Lenin del ’24, prese luogo all’interno del partito quella che fu la lotta per la
successione, che vide contrapporsi Stalin (segretario generale del partito, temuto da Lenin per le
sue tendenze autoritarie) e Trockij (ex comandante dell’armata rossa, ed ampiamente amato dal
popolo).

La disputa politica in governo venne proprio incentrata su quella che sarebbe stato il distino della
rivoluzione, ed i due contendenti auspicavano a posizioni radicalmente differenti:

- socialismo in un solo stato di Stalin: supportava l’affermazione ed il rafforzamento del già


esistente governo all’interno del regime, attraverso una collettivizzazione delle terre ed
un’industrializzazione accelerata. Considerava impossibile un’espansione della rivoluzione in
tutta Europa.

- Rivoluzione permanente di Trockij: auspicava ad una espansione della rivoluzione russa,


sperando che i compagni socialisti europei potessero aiutare le condizioni critiche e fragili delle
strutture produttive russa e l’esiguità dei loro lavoratori. Sosteneva inoltre una diffusione
dell’industrializzazione a discapito della forza agraria.

A vincere lo scontro fu proprio Stalin (anche grazie ad un’attività propagandistica per la quale egli
si pose come protettore degli interessi dei contadini -risollevare settore agricolo emancipando
contadini e rispettando volto specifico del paese, e alla creazione di alleanze politiche con altri
dirigenti del governo), estromettendo l’avversario dall’URSS e, in fine, assassinandolo nel’40 in
Messico.

Con la salita al governo di Stalin egli decise di intraprendere a sua volta una politica di sviluppo
economico, industriale e militare e sicurezza deell’URSS.

Per conseguire il primo intento sfruttò la propaganda dello stato come attaccato dalle forze
esterne, stimolando la popolazione ad una lavorazione per il raggiungimento di una completa
indipendenza economica.

Per fare ciò impose dei nuovi cardini per la politica economica:

- controllo delle campagne, che portava nelle mani dello stato il controllo del sistema
economico. Si vide infatti eliminata la politica di conciliazione del NEP a favore di una linea più
simile al passato comunismo di guerra.

- Campagna propagandistica contro i kulaki (piccoli e medi proprietari terrieri che detenevano
lavoratori salariati, risorse monetarie e la possibilità di stabilire i prezzi agricoli) che vide la
sottrazione delle proprie terre e la collettivizzazione forzata di queste, facendo nascere delle
unità produttive rurali chiamate kolchoz (terra dello stato ma ceduta gratuitamente per essere
lavorata) e sovchoz (aziende agricole statali nelle quali i lavoratori erano dipendenti dello stato).

- Politica degli ammassi, per cui bisognava consegnare le produzioni agricole e i prodotti
alimentari allo stato

- Militarizzazione delle attività produttive e disciplina della massa

- Meccanizzazione dell’agricoltura

- Turni di lavoro massacranti —> per aumenti di produttività

- Sviluppo di un’industrializzazione nazionale (grazie all’approvvigionamento delle città a


discapito delle zone rurali)

Tuttavia il mondo contadino non rispose bene alla collettività forzata e alle requisizioni,
rispondendo con moti insurrezionali (es. Bucharin e deviazionismo di destra) che furono
duramente piegati dal partito attraverso delle carestie artificiali ed una gravissima carestia che
vide l’abbandono di qualsiasi tentativo rivoluzionario.

Nonostante ci fu una consistente diffusione delle fabbriche la Russia rimaneva comunque una
forza principalmente agraria, condizione che il governo socialista era intenzionato a cambiare.

L’obietttivo era infatti quello di trasformare la nazione in una potenza mondiale, attraverso la
variazione di tappe di industrializzazione forzate: i piani quinquennali iniziati nel ’28.

Ci si proponeva infatti degli obiettivi da raggiungere ogni cinque anni, rispettando dei prezzi fissati
per merci e flussi commerciali, con eventuali variazioni in base alle situazioni internazionali.

*primo piano quinquennale (’28-’32):

- bilancio positivo

- Addetti all’industria raddoppiati

- Scomparsa disoccupazione

- Produzione quadruplicata

- Espansione industria pesante (siderurgica+metallurgica)

- Industria bellica

*secondo piano quinquennale (’33-’37)

- cifre produzione nazionale raddoppiate

- Esportazioni di prodotti alimentari

Quest’azione di politica autosufficiente vide la Russia arricchirsi e mantenere un’economia stabile


e flora anche durante il periodo di crisi del ’29, cambiando la figura russa da una agraria ad una
grande potenza industriale.

Tuttavia il successo dell’industrializzazione avvenne a costi umani altissimi:

- peggioramento condizioni di lavoro

- Ordinamento rigido e poliziesco —> controllo e disciplina rigida

- Compassione di salari e consumi

- Perdita di autonomia dei sindacati

- Stacanovismo (Stanchov —> eroe del lavoro): lavoro inteso come valore morale, fonte di
elevazione personale, sociale e statale attraverso l’impegno, la disciplina e l’orgoglio di
contribuire al bene collettivo.

Nel primo trentennio dell’instaurazione del regime sovietico vi fu quello che fu il culto della
personalità di Stalin, che veniva visto come piccolo padre dell’unione sovietica, una figura ideale,
un’icona laica che portò alla creazione del mito della grande potenza sovietica, che era fondata
sull’unione del proletariato sotto la saggia guida di un capo onnisciente.

Durante il secondo trentennio del governo staliniano, però, ci fu un aumento dell’ossessione per la
possibile esistenza di una quinta colonna, ossessione che vide l’eliminazione sistematica di
qualsiasi tipo di dissenso (reale o possibile) attraverso le purghe, cioè un processo di epurazione
di qualsiasi forma di dissenso, portato avanti attraverso omicidi, arresti, deportazioni illegali o
processi basati su accuse e prove false, che spesso concludevano con la pena di morte.

Il terrore staliniano, ed il suo vortice repressivo, raggiunsero il massimo picco durante gli anni
’37-’38, nei quali si suppongono circa 750.000 persone fucilate.

Assieme alle purghe, un secondo metodo di epurazione politica, fu l’instaurazione dei Gulag,
campi di lavoro forzato (nei quali venivano reclusi dissidenti politici ma anche comuni delinquenti)
diffusi in tutto lo stato, che portò avanti lo sforzo dell’industrializzazione attraverso l’attuazione di
lavori forzati gratuiti nella realizzazione di grandi opere infrastrutturali e l’estrazione du risorse
minerarie.

FASCISMO
(post discorso alla camera 25/03/1925)

3701/1925: Mussolini in camera ammette pubblicamente assassinio Matteotti e liquida stato


liberale, seguendo una serie di azione squadriste volte alla repressione dell’opposizione
antifascista in quanto pericolose.

Avvenimenti importanti da citare:

- leggi fasciatissime

- Eliminazione di autonomie politiche locali

- LAVORO: (principi corporativistici) —> carta del lavoro (’27)

- Sindacati, opposizione, associazioni, partiti non fascisti oppressi

- Apparato repressivo con organi ad hoc (polizia politica OVRA e tribunale speciale per la difesa
dello stato)

- Confino, esilio, pena di morte

- Plebiscito (’29) conferma unico listone ammesso

- Movimento antifascista no fronte unito quindi clandestinità o esilio —> Francia: pubblicistica di
denuncia

- Partito comunista italiano rimasto isolato

- CHIESA: patti lateranensi (’29) chiesa ha territorialità politica e indennizzi per perdita stato
pontificio. Cattolicesimo religione di stato e abolito principio di libertà laica.

- SCUOLA: riforma gentile (’23) fascistizzate educazione scolastica mentre università passiva
accettazione per autonomia

- INFORMAZIONI: controllo stampa, mezzi di comunicazione, cinema, radio etc —> creazione
consenso per raggiungere completa fascistizzazione italiana.

- ECONOMIA: dal liberalismo all’interventismo con la guerra per il grano e la quota novante,
cercando di raggiungere l’autarchia.

- FINANZA: la crisi del ’29 non intaccò direttamente l’italia, in quanto si stava già sviluppando un
sostenimento autocratico. —> crisi delle industrie che vengono finanziate da IMI e IRI

- Dopo l’accordo di Stresa del ’35 e la conquista dell’Etiopia del 05/’36 l’italia, oltre ad aver
dichiarato il suo status da impero coloniale, avvicinò le proprie simpatie alla più vicina
Germania nazista

- 15/12/’33 il manifesto degli scienziati razzisti

- 5/09/’35 leggi per la difesa della razza

Il vero e proprio inizio della fascistizzazione dello stato italiano ha inizio con la promulgazione di
un complesso di norme dedite al controllo degli apparati socio politici italiani.

Alcune tra le leggi fascistissime (1926):

- 1° legge del 24/12/25: (il ministro della giustizia Alfredo rocco vuole rinnovare rapporti tra
potere esecutivo e legislativo) —> il presidente del consiglio prende il nome di capo del
governo, al quale, tra l’altro, vengono attribuite prerogative amplissime quali, ad esempio,
quello di dover rispondere solamente al re, senza dover dare conto delle proprie decisioni al
consiglio dei ministri e il parlamento, diventando tramite necessario per ogni atto politico e
legislativo. Anche i ministri, a loro volta, vennero forzati a rispondere solamente al re e al capo
del governo che, inoltre, doveva approvare qualsiasi atto giornaliero prima di poterlo passare
alla camera.

- 2° legge del 31/01/26 vennero rafforzate le funzioni del governo, il quale poteva emanare
decreti con valore di legge senza doversi confrontare con il parlamento (che perdeva quindi
qualsiasi reale valore decisionale). L’unico fattore di delimitazione per i poteri del governo,
risiedevano nella figura del sovrano, a cui Mussolini doveva ancora sottostare e che vite bene
di non affrontare mai apertamente. Il re, difatti, era il capo dello stato e, come tale, aveva il
comando supremo delle forze militari e la supremazia per quanto riguardava la politica estera;
Emanuele Vittorio III d’altro canto, non si intromise mai nelle faccende di governo.

- Legge del 4/02/26 (dedita al controllo delle amministrazioni locali -bc socialismo e comunismo-)
vengono abolite le autonomie di governo locali (per impedire formazione di governi
alternative e sopprimere opposizione) attraverso l’instaurazione di un podestà (nel quale si
concentravano i poteri fino ad allora detenuti da sindaci, giunte e consigli comunali) questa
figura veniva da nomina regia e quindi rispondeva direttamente al governo. Per quanto riguarda
l’amministrazione state delle provincie queste continuarono a rimanere sotto il vigile controllo
dei prefetti (di nomina governativa e già prefascista) che videro i loro poteri rafforzati.

Con la fascistizzazione dello stato si ebbe anche una crescita di importanza primordiale del primo
nei confronti del vero e proprio PNF che, in breve tempo, assunse solamente la forma di una
strumento propagandistico e dedito all’ottenimento del consenso popolare.

Per quanto riguarda l’ambiente lavorativo anche questo venne fortemente fascistizzato e posto
sotto stretto controllo.

Un primo passo verso la limitazione dei sindacati dei lavoratori avvenne nel ’25 con il patto di
palazzo Vidoni, con il quale la Confindustria nominava come il sindacato fascista come
rappresentante dei lavoratori, esaurendo così il ruolo della CGDL e CIL.

Ulterioremente, il 3/04/26, venne emanata una legge fasciatissima che nominava i sindacati
come un organo statale, sottoponendoli a norme e restrittive (es. nomina dei dirigenti e controllo
dei bilanci). I sindacati diventavano così un vero e proprio organo fascista e tutti i lavoratori erano
obbligati ad aderirvi; inoltre con questa legge venne anche abolito il diritto di sciopero e
serrata, e le controversie tra datori e lavoratori vennero affidate ad un organo specializzato: la
magistratura del lavoro.

Con la legge sindacale del ’26 si decise di istituire un tipo di ordinamento corporativo, basato
sulla creazione di speciali organi, le corporazioni, che avevano due compiti principali:

A. Risolvere qualsiasi tipo di conflitto tra datori di lavoro e lavoratori

B. Sfociare in un tipo di produzione con obiettivi di interessi nazioni (egualitari agli interessi del
regime)

Queste corporazioni dovevano riunire quindi le associazioni di datori e di lavori e doveva, almeno
sulla carta, tentare di sanare qualsiasi tipo di conflitto presente tra queste due (capitalismo vs
socialismo); per fare ciò venne instaurato un ministero delle corporazioni (che ebbe solo entità
burocratica fino al ’34). Venne inoltre pubblicata la carta del lavoro nel ’27, nella quale venivano
listati i principi fondamentali dei lavoratori (carta che non ebbe vero valore fino al ’42 quando
venne instaurata nel codice civile).

Gli attentati alla vita di Mussolini avvenuta nel corso dell’anno 1926 (caso bologna del 15enne
Zamboni anarchico), consentirono al capo del governo di prendere definitive decisioni per la
creazione di uno stato a carattere totalitario.

Una delle prime fu l’instaurazione delle leggi per la difesa dello stato (che prevedevano pene
contro espatri clandestini, abolizione del passaporto, confino politico e scioglimento di ogni
partito, associazione o organizzazione di derivazione non fascista).

Il 09/11/’26 vennero inoltre dimessi dal parlamento i 122 che avevano aderito alla scissione
dell’Aventino.

Vennero poi promulgate quelle che furono le leggi di pubblica sicurezza, che rilasciavano
maggiori poteri alle forze dell’ordine: vennero instaurati dei corpi di partito (es. OVRA, polizia
politica segreta una milizia volontaria per la sicurezza nazione, che introduceva definitivamente i
fascisti nel quadro di governo nazionale)

IL 25/11/’26 venne infine reintrodotta la pena di morte e venne istituito un tribunale speciale per
la difesa dello stato (reati di natura politica).

Con altri leggi del 31/12/’26 avvenne una quasi totale soppressione delle libertà di stampa
dedite a sopprimere qualsiasi forma di giornalismo indipendente. Alcuni chiari esempi sono, prima
la pubblicazione di soli giornali con direttori responsabili acconsentiti dal prefetto, per poi passare
ad una revoca di direttori antifascisti, ad un divieti di ammissione all’ordine dei giornali per chi
avesse svolto attività antifasciste in passato (es. corriere della sera e caso Matteotti).

In fine, per una completa fascistizzazione statle, avvennero, nel settembre del ’28, quella che fu la
riforma elettorale, per cui gli elettori erano tenuti ad approvare o negare una lista unica di 400
candidati proposta dalla camera. Sulla base di questa riforma, il 24/01/’29 ci fu un plebiscito, a
votazione aperta, che vide con un assenso del 98% la rinomina dell’unica lista proposta dalla
camera.

In seguito la camera venne minata dei suoi poteri, funzionando senza alcuna reale autonomia e
venendo, infine, sostituita nei suoi membri da membri del gran consiglio fascista, del consiglio
nazionale del partito fascista e dal consiglio nazionale delle corporazioni.

Il senato, invece, non subì mai una radicale fascistizzazione inquinato i suoi membri non
rappresentarono mai motivo di preoccupazione per Mussolini.

Nonostante le innumerevoli attività di diffusione del consenso popolare all’interno dello stato
italiano, le posizioni antifasciste erano ancora presenti e diffuse.

Il problema delle opposizioni risiedeva in una radicale divisione interne che, oltre a divergenze di
ordine ideologico (rivoluzionari comunisti vs riformatori) vedeva anche un contrasto
generazionale.

Particolarmente attiva era la schiera di giovani dediti ad un’azione politica antifascista che vedeva
la propria principale motivazione in ragioni etiche e aveva come scopo quello di rinnovare le idee
dello schieramento antifascista, prendendo posizioni più radicali.

Un esempio è Piero Gobetti (aggredito più volte dagli squadristi e morto a causa delle sue ferite)
che esprimeva le sue esigenze di rivolta al fine di un rinnovo morale e culturale per l’Italia.

L’intervento militare, la militanza, si vide contrapposta ad un secondo comportamento, di silenzio


(adottato principalmente dai cattolici), un comportamento di rivolta più culturale, come quella di
Benedetto Croce, che scrisse il manifesto degli intellettuali antifascisti.

Con l’affermazione delle leggi fasciatissime molta dell’opposizione si vise costretta ad


abbandonare il territorio italiano, mettendo in pratica quelle che venne poi definito come
movimento del fuoriuscitismo, che vide una confluenza di opposizione stabilirsi proprio in
Francia, dove diverse ideologie politiche italiane antifasciste (PNI, CGDL e PR) diedero vita alla
concentrazione di unione antifascista, la cui attività fu limitata ad atti di denuncia pubblicitaria.

Tuttavia, però, vennero a crearsi anche altri movimenti rivoltosi, meno ridotti all’ambito
intellettuale, come ad esempio il movimento di Giustizia e Libertà creato da Lussu e Rosselli che
vide giovani antifascisti di ideologie politiche diverse tentar di porre le predisposizioni per una
rivoluzione antifascista attraverso attive iniziative di larga risonanza come il volantinaggio su Roma
e Milano.

Per quanto riguarda invece l’opposizione dl partito comunista, questa rimase alquanto isolata a
causa delle proprie ideologie rivoluzionarie che accusando gli altri partiti antifascisti di essere, in
realtà, socialfascisti.

L’opposizione comunista scelse la via dei quadri militanti in italia, causando loro gravi pericoli ma
anche un radicamento sociale più precluso rispetto agli altri partiti.

Con l’arresto di Antonio Gramsci, la direzione del PC era stata assunta da Togliatti, che come
iniziative principali del partito vedeva:

- legame con l’unione sovietica

- Lavoro cospirativo soprattutto di operai del nord

- Analisi dei fenomeni sociali internazionali —> fascismo come regime reazionario di massa
Con l’opposizione quasi totalmente oppressa, l’ultimo grande ostacolo per il regime totalitario di
Mussolini rimaneva la chiesa italiana, che era fortemente radicata all’interno del territorio.

Il governo di Mussolini aveva sempre preso azioni per rassicurare il vaticano, con l’obiettivo di
ottenere un appoggio per il proprio governo. Appoggio che, non venne mai apertamente negato in
quanto la chiesa non si oppose né all’estromissione del partito popolare, né alla soppressione del
sindacalismo bianco e il sistema cooperativo cattolico.

D’altro canto il vaticano (papa Pio XI) vedeva fruttuosa un’alleanza con il governo che avrebbe
potuto stabilizzare la crisi politica italiana, fermare l’ascesa delle forze anticristiane e risolvere la
questione romana.

E infatti così fu, nel 11/02/‘29 vennero firmati i patti lateranensi —> due distinti documenti:

A. Trattato internazionale: per cui il governo assegnava al papato territorialità politica simbolica,
concedendogli lo stato del vaticano

B. Concordato: per cui il governo avrebbe pagato alla chiesa gli indennizzi per la perdita dello
stato pontificio

La politica economica fascista vide dagli anni ’22 al ’25 una politica liberale di De Stefani che
aveva sì aumentato la produzione ma a discapito di una disparità fra materiali importati rispetto
alle esportazioni, che aveva causato un aumento dei prezzi ed una seguente inflazione.

A sanare la situazione, come ministro delle finanze, segue Volpi che, dal luglio del ’25, iniziò ad
attuare una politica interventista, stabilizzando la lira e diminuendo le importazioni.

Partendo da quest’ultimo punto, a partire dal 1925 il governo iniziò la cosidetta battaglia al
grano, volta allo spronamento delle attività rurali (modernizzazione + intensificazione) per cercare
di raggiungere l’autosufficienza agricola. A tal fine si inasprirono anche i dazi doganali sui cereali,
tutte iniziative che, per il ’39, portarono ad un aumento della produzione del 50% ed una
diminuzione dell’importo del 70%. Questa, oltre ad essere una decisione economica, funse anche
da attività propagandistica della figura di Mussolini che, alle apparenze, sembrò sporcarsi le mani
sui campi di lavoro in compagnia dei contadini italiani.

Per quanto riguarda invece la stabilizzazione della lira l’italia, seguendo lo spunto degli altri paesi
europei, nel ’27 attuo il cambio con la valuta britannica a quota 90 (90 lire per 1 sterlina), ma
vediamo i risultati che questa decisione causò.

Risultati positivi:

- rinfranca piccola e media borghesia —> potere acquisto + salvaguardia risparmi

- Rassicura crediti esteri (soprattutto debiti con usa)

- Riduce costi importazioni

- Gruppi industriali traggono vantaggio da politica di incentivi (razionalizzazione + concentrazione


aziende) —> riduce costi, limita concorrenza

Risultati negativi:

- taglio salari nominali dei lavoratori (salari perdono potere d’acquisto)

- Imprese esportatrici ne risentono —> prodotti non più concorrenza

Le decisioni prese in riguardo alla limitazione delle importazioni, tuttavia, alleviarono gli effetti della
crisi del ’29 della caduta della borsa di wall street.

Tuttavia l’italia non ne fu totalmente immune e, nel ’30, le ripercussioni iniziarono a farsi notare:

- incrementò notevolmente la disoccupazione (soprattutto nelle campagne) a causa di un calo


dei prezzi dei prodotti agricoli ed un incremento dei costi di esportazione

- Caduta della produzione industriale


Per risolvere questi problemi vennero presi dei provvedimenti di emergenza:

- sostegno dei settori in maggiore difficoltà

- Programma di lavori pubblici —> stimolo della domanda e dell’occupazione attraverso una
serie di investimenti statali

- Indirizzo rigidamente autarchico —> per rendere paese indipendente da importazioni a partire
dal ’35 (come risposta a sanzioni economiche post attacco all’Etiopia ) il governo fascista attua
delle riforme in vista di un’autosufficienza economica del grano e altri ambiti produttivi,
incrementando la produzione nazionale dei beni surrogati.Nel ’34 venne indetta una legge per
cui alle persone era vietato detenere valuta estera e nel ’36 si cercò di diminuire l’importo di
energia (allora 99%) attraverso diluizione della benzina con 20% d’alcol e l’impostazione di
limiti massimi di importazione di certi prodotti.

Eventualmente l’autarchia, a livello economico, non si rivelò tanto fruttuosa quanto auspicato (bc
economia costosa e produce pochi risultati) tuttavia, però, aveva ottenuto favorevoli risultati per
quanto riguarda la propaganda nazionalista.

Un ulteriore intervento in ambito economico fu l’instaurazione di due istituti finanziati dallo stato
dediti ad alleggerire e eliminare le ingenti spese che le banche dovevano affrontare per il
finanziamento delle imprese che stavano fallendo: IMI e IRI

Per quanto riguarda la linea politica espansionistica l’italia fascista decise di intraprendere la
costruzione di un’impero coloniale.

Nei precedenti anni 30 del governo, l’Italia aveva apertamente appoggiato le potenze liberali
firmando con loro, nell’aprile del ’35, l’accordo di Stresa che vedeva un’opposizione al
revisionismo tedesco.

Con tale accordo l’Italia di mussolini sperava di ottenere l’appoggio di Francia ed Inghilterra nella
sua aspirazione alla conquista dell’Etiopia: campagna coloniale guidata dal maresciallo Badoglio
che avrebbe conferito all’Italia una posizione tra le potenze plutocratiche.

Tuttavia però le grandi potenze europee non riuscirono a far passare inosservate le aggressioni
dell’italia ad uno stato sovrano e furono costrette a condannare l’Italia all’embargo (sanzioni
economiche), che tuttavia non influenzò pesantemente l’economia italiana ma fu un’ottima onda
da cavalcare per la propaganda nazionalista.

Con la conquista dell’Etiopia ed il successivo embargo (al quale la Germania non aveva preso
parte) vide l’uscita dell’Italia dall’accordo di Stresa ed uno spostamento delle proprie alleanze nei
confronti della Germania, alla quale era più vicina ideologicamente e politicamente (il loro
legame venne inoltre rafforzato con lo schieramento durante la guerra civile spagnola contro i
repubblicani).

Tale avvicinamento ideologico vide la pubblicazione, nel luglio del ’33, la pubblicazione del
‘’Manifesto degli scienziati razzisti’’ nel quale si stabiliva l’esistenza delle razze umane, e
l’appartenenza dell’Italia alla razza ariana. Nel agosto dello stesso anno avvenne un censimento
degli ebrei sul territorio italiano (0,1%).

Il futuro degli ebrei italiani peggioro notevolmente con l’emanazione, nel 5/09/’38 delle leggi per
la difesa della razza, che avevano lo scopo di liberare la vita pubblica l’Italia dalla razza ebraica,
costringendola ad emigrare.

IL DOPOGUERRA

All’indomani della prima guerra mondiale, con la disgregazione degli assetti politici fino ad
allora esistite e l’entrata in scena degli u.s.a., nacque una nuova grande potenza
internazionale.

Fu proprio il presidente americano Wilson, nel gennaio del 1918, ad aver esposto al
congresso un programma articolato in 14 punti, con i quali l’America, con le altre potenze
coinvolte, avrebbero ricostruito un’Europa nuova, sicura, con una pace giusta e duratura.
Alcuni di questi punti sono:
- cooperazione internazionale

- emancipazione delle nazionalità oppresse

- diritti inviolabili dei popoli e dell’umanità

- diplomazia aperta, con accordi controllati dall’opinione pubblica (es. patto di londra del
’15)

- no barriere doganali

- libera navigazione

- riduzione degli armamenti

- istituzione della società delle nazioni*

*La società delle nazioni entrò in vigore il 28/04/19. Un organismo voluto da Wilson, con
sede a Ginevra, era composto da un’assemblea (tutti i componenti) ed un consiglio (5
fissi: Italia, Francia, Inghilterra, stati uniti, Giappone e quattro eletti) il cui compito era
quello di garantire l’indipendenza e la sovranità dei membri e, in caso di contrasti
internazionali, fornire una mediazione arbitraria (che, se non fosse stata rispettata,
avrebbe portato a sanzioni economiche e bando dalla società).

L’importanza, e la capacità operativa di tale società anno mano a mano a diminuire,


considerando ce non disponeva di decisioni unanime e i mezzi concreti per far rispettare
tali decisioni; importante e, contradditorio, fu inoltre l’abbandono degli u.s.a della società,
quando, dopo Wilson (negli anni ’20), sfociarono in una politica di isolazionismo.

Rafforzare il nesso tra nazionalità e democrazia, fu particolarmente ben visto dagli
intellettuali di ispirazione liberal-democratica e social-riformista, visti come efficiente
antidoto al socialismo auspicato da Lenin in Russia.

I quattro punti, tuttavia, vennero opposti dalle grandi potenze inglese e francese, che
-durante la conferenza di pace a Parigi, del 18/01/1919 nella reggia di Versailles-
rifiutarono di applicare alle proprie colonie il principio di autodeterminazione dei popoli e,
inoltre, fecero prevalere le proprie pretese imperialistiche e revanscistiche nei confronti
della Germania.

Questi intenti di ‘’pace punitiva’’ anziché democratica (come auspicata da Wilson)


risultarono evidenti con la richiesta, da parte del primo ministro francese Clemenceau, di
annientare la Germania come grande potenza internazionale; richiesta che, tra l’altro,
venne appoggiata anche dal premier britannico Lloyd George che, tuttavia, ebbe
inizialmente alcuni dubbi, alimentati dalla paura di un eccessivo rafforzamento della
Francia ed un potenziale avvicinamento della Germania alla Russia bolscevica.

Tuttavia, con il trattato di Versailles (confirmato dalla Germania il 28 giugno del 1019), alla
germania venne attribuita l’intera colpa delle perdite e dei danni causati dalla guerra,
dovendo pagare l’interezza degli indennizzi di guerra (che ammontavano a circa 132
miliardi di marchi oro) e una serie di durissime condizioni, racchiuse sotto il nominativo di
‘’Diktat’’, che da un giorno all’altro privò la Germania del 13% dei suoi territori ed il 10%
della sua popolazione.
Alcune tra queste furono

- perdita di tutte le colonie

- ritorno Alsazia e Lorena a Francia

- bacino carbonifero della Saar sotto giurisdizione francese per 15 anni, poi sottoposta a
plebiscito

- Schleswig ceduto alla Danimarca

- Eupen e Malmedy al Belgio

- Alta Slesia, Posnania e il corridoio di Danzica (concedeva sbocco sul Mar Baltico) alla
Polonia

- flotta militare a 6 navi da guerra

- smantellamento aeronautica

- no leva militare obbligatoria

- esercito di 100.000 uomini con armi leggere

- smilitarizzazione fascia destra del Reno

- occupazione fascia sinistra del Reno da truppe francesi, belghe e inglesi

- internazionalizzazione dei fiumi navigabili (Reno, Elba, Oder)


Durante le trattative di pace le potenze vinte non furono ammesse, e si videro solamente
costrette a firmare il trattato. Gli esponenti di spicco del Congresso furono, senza dubbio,
primo ministro francese Clemenceau, il premier britannico Lloyd George, il capo del
governo italiano Vittorio Emanuele Orlando e ministro degli esteri Sonnino, e il presidente
americano Wilson che, seppur non riuscì a imporre i suoi 14 punti su Francia e Germania,
riuscì nel suo intento con l’ex impero asburgico e l’Italia.

A seguito del trattato di Versailles, bisognava ancora gestire la nuova situazione creatasi a
seguito della scomparsa dei grandi imperi (impero russo, austro-ungarico e ottomano).
Secondo il principio di autodeterminazione dei popoli di Wilson, si vennero a creare vari
stati indipendenti, i cui confini vennero definiti con quattro trattati diversi, tra cui quello di
Saint-Germain, Neuilly, Trianon e Sèvres.

Con il trattato di Saint- Germain, in particolare, il territorio della nuova Repubblica


d'Austria venne ridotto ad 1/8 di quello del precedente impero, privandola inoltre del suo
sbocco sul mare e, per evitare qualsiasi riavvicinamento alla Germania, posta sotto il
controllo del Congresso della Società delle Nazioni.

Per quanto riguarda i restanti territori, questi vennero ulteriormente smembrati:

- Ungheria diventa stato indipendente

- Boemia e Slovacchia confluiscono in Cecoslovacchia

- Transilvania e parte del Banato furono date a Romania

- Popolazioni slave del sud, Serbia e Montenegro confluiscono in Iugoslavia

L’italia, invece, ottenne meno di quanto le venne promesso con il patto di Londra, a
causa dei principi di nazionalità di Wilson e a causa dell’imprevista scissione nei Balcani.

Da un lato all’Italia, con il patto di Londra, venne promessa la Dalmazia, della quale
ottenne però solo Zara (forte presenza italiana) a causa delle rivendicazioni serbe (in
Dalmazia, infatti, la maggior parte della popolazione era slava); d’altro lato rivendicò
anche l’annessione Fiume, a maggioranza italiana (autocontraddicendosi). Finì per non
ottenere nessuna delle due, fallendo nelle sue rivendicazioni e alimentando il mito della
‘’vittoria mutilata’’.

LA CRISI DEL ’29

L’America degli anni ’20 vide la rinascita del suo volto conservazionista, con la bocciatura
da parte del senato del trattato di Versailles e la non adesione alla società delle nazioni.

Alle elezioni presidenziali del novembre 1920, prevalse il repubblicano Warren G. Harding,
grazie ad un’emergente maggioranza isolazionista e conservatrice.

Questo pose definitivamente fine al periodo wilsonista, i cui ideali e le cui ideologie
politiche furono sostituiti da:

- tariffe doganali pesanti sulle importazioni, con l’obiettivo (in campo economico) di
tutelare la produzione nazionale

- Maggiore libertà di iniziativa alle imprese, che consegui in una crescita senza controllo
delle grandi concentrazioni industriali

- L’abbassamento delle imposte dirette e l’incremento di quelle indirette, a tutela dei


patrimoni delle classi agiate

- Red scare (paura dei rossi, post rivoluzione russa), a seguito delle agitazioni sindacali
(nascita piccoli partiti comunisti e anarchici). A tutto ciò il governo repubblicano rispose
con dei provvedimenti radicali di espulsione o, come nel caso dii Nicola Sacco e
Bartolomeo Vanzetti, la condanna a morte (senza prove). Alla red scare susseguirono
provvedimenti sempre più restrittivi in materia di emigrazione e anche il riaffiorimento
del KKK (klu klux klan, nato negli stati uniti del sud al termine della secessione
americana). Inizialmente operante contro la minoranza nera, con il suo riaffiorimento
riprese a colpire, oltre alla popolazione afroamericana, anche gli ebrei, e le minoranze
etniche e religiose.

La grande depressione, detta anche crisi del 1929, grande crisi o crollo di Wall Street, fu
una drammatica crisi economica che sconvolse l'economia mondiale alla fine degli anni
Venti, con gravi ripercussioni durante i primi anni del decennio successivo. L'inizio della
grande depressione è associato con la crisi della borsa di Wall Street, avvenuta il 24
ottobre del 1929 (giovedì nero).

Si creò un circolo vizioso. La depressione ebbe effetti devastanti sia nei paesi
industrializzati, sia in quelli esportatori di materie prime. Il commercio internazionale
diminuì considerevolmente, così come i redditi delle persone fisiche, il gettito fiscale, i
prezzi e i profitti. Le maggiori città di tutto il mondo furono duramente colpite, in special
modo quelle che basavano la loro economia sull'industria pesante.

Quali le cause?

• Sovrapproduzione di merci;

• Cattiva struttura del sistema bancario;

• Eccesso di prestiti a carattere speculativo;

• Cattiva distribuzione del reddito;

Dopo la Grande Guerr,a gli Stati Uniti conobbero un periodo di prosperità e progresso
trainata soprattutto dal settore automobilistico.

Sembrava essersi innescato un circolo virtuoso: l'alta produttività permetteva di


mantenere inalterati i salari e i prezzi dei prodotti sul mercato.

Tuttavia, c’era una contraddizione interna all'economia americana, rappresentata dal


sistema finanziario. Non furono posti limiti alle attività speculative delle banche e della
borsa, dovute alla volontà da parte degli acquirenti di detenere titoli per aumentare il
proprio capitale.

All'aumento della domanda dei titoli si accompagnò quella delle quotazioni. A tutto
questo va aggiunta la responsabilità dei rappresentanti di holding che detenevano
portafogli d'azioni e che effettuavano dichiarazioni ottimistiche e spingevano i
risparmiatori all'acquisto di titoli.

L'aumento del valore delle azioni in borsa, però, non corrispondeva a un effettivo
aumento della produzione e della vendita di beni tanto che poi scese rapidamente e
costrinse i possessori a una massiccia vendita, che provocò il crollo della borsa.

La caduta della borsa colpì soprattutto quel ceto di media borghesia che nel corso degli
anni Venti aveva sostenuto la domanda di beni di consumo durevole e soprattutto aveva
investito i proprio risparmi in borsa. La loro uscita dal mercato indeboliva, quindi, proprio
le imprese già in difficolta per la caduta della borsa e della domanda, innescando una
spirale negativa di contrazione di consumi, caduta della produzione e aumento della
disoccupazione.

Tra il ’29 e il ’32, con la società americana alle armi con una crescente disoccupazione e
impoverimento, il presidente Herbert C. Hoover fece ricorso alla leva del protezionismo,
che ben presto colpi anche gli altri stati europei: producendo una paralisi del mercato
internazionale.

La crisi americana travolse in breve tempo anche l’Europa che, con la caduta del flusso
dei dollari e delle esportazioni europee vide, un accrescimento della disoccupazione e
tutti gli indici economici precipitare:

- tassi di produzione di consumo

- Livello degli investimenti

- Le retribuzioni

- L’occupazione

- Rendita agricola e finanziaria

A tre anni dal crollo si ebbe un primo segno di svolta, con le elezioni presidenziali del ’32,
in cui venne eletto il democratico Franklin Delano Roosevelt, che ottenne il consenso dei
cittadini grazie al suo nuovo programma, che prometteva cambiamenti radicali ed un
ribaltamento degli indirizzi economici e sociali dei conservatori: il new deal.

Roosevelt, oltre ad essere un ottimo conoscitore degli stati d’animo della popolazione,
era anche un abile comunicatore: egli difatti sfrutto ad ampia scala le radio, ed i suoi
‘’clloqui davanti al caminetto’’, propagandando le sue teorie riformatrici e spiegando alla
popolazioni le cause e i fini del suo programma.

Egli pose a capo dell’elaborazione di riforme efficaci una squadra chiamata brain trust,
che ritenne necessario dare vita a quella che poi venne chiamato ‘’vapitalismo
democratico:

- limitare i condizionamenti dell’alta finanza

- Varato un programma di risanamento per saldare la ripresa economica con una serie di
riforme sociali a difesa dei lavoratori e delle fasce più deboli.

Alcune di queste riforme furono:

- l’instaurazione della federal reserve bank come banca centrale

- Controllo periodico di banche private ed Holdings

- Abbandono della parità aurea (con il conseguente abbassamento dei tassi d’interesse,
nella speranza di dare un nuovo impulso agli investimenti produttivi

- Emessi titoli di stato per finanziare le spese pubbliche e numerosi prestiti per sanare il
problema dei mutui

Le novità più importanti furono però ottenute con i provvedimenti strutturali e con le
nuove politiche sociali, tra cui le più importanti:

- National industrial recovery act1933: promuove grandi opere pubbliche per la ripresa
industriale è il riassorbimento di parte della disoccupazione

- 1933 Agricultural Adjustment Act: finanzia il rilancio della produzione agricola

- 1933 abrogazione del proibizionismo

Nel 1935 il secondo new deal avvia una seconda ondata di riforme tra cui:

- l’istituzione di un'agenzia che impiega milioni di lavoratori in opere pubbliche

- introdotta la riforma sociale che aumenta le imposte sui redditi elevati

- riconoscimento riconoscimento istituzionale dei sindacati

- introduzione di sussidi di vecchiaia e disoccupazione

Tutto ciò provocò a Roosevelt un enorme consenso che gli permise di essere rieletto nel
1936 nel 1940 e ’44; tuttavia però non mancavano le opposizioni e le critiche, soprattutto
da parte dei conservatori

La grande depressione degli anni 30 portò ad una messa in discussione il principio di


laissiz-faire e si passò da ideologie politiche da liberiste a interventiste: quindi ad una
politica di intervento pubblico.

In campo economico gli economisti dovettero pensare a dei principi che avrebbero
potuto adattarsi all'epoca che si stava vivendo: in particolare John Maynard che Keynes,
nel 1936, pubblicò la ‘’teoria generale dell'occupazione dell'interesse e della moneta’’ che
rivoluzionò le basi della macroeconomia, contrapponendo la teoria economica classica
(per cui l'equilibrio tra domanda e offerta è stabilito e la disoccupazione è quindi
solamente un fenomeno temporaneo) Keynes invece sostiene che è il mercato se lasciato
a se stesso non ha la capacità di autoregolarsi e quindi di garantire la piena occupazione
occorrerà utilizzare degli strumenti idonei per evitare che si possa ripetere la crisi del ’29:
l’attenzione principale si basa sulla relazione tra tre elementi:

- consumo

- livello della produzione

- asservimento della disoccupazione

Con la convinzione che lo Stato potesse intervenire sono di questi tre influenzando di
conseguenza anche gli altri due.

La spesa pubblica deve essere utilizzata per promuovere il potere d'acquisto delle
famiglie e attivare quindi il ciclo di consumo: tutto ciò avrebbe portato alla crescita
economica (grazie ad un aumento della produzione e anche al riassorbimento della
disoccupazione).

Per appuntorealizzare tali obiettivi i governi misero in atto una politica di deficit di bilancio
e un aumento delle quantità di moneta in circolazione.

Le iniziative proposte da Keynes furono la soluzione adatta per praticamente tutti i


governi mondiali dopo la crisi del 1929.

Molti di questi paesi però, soccombere ad un’affermazione di regimi politici autoritari o


totalitari, come per esempio in Italia regime fascista è in Germania a quello nazista.

Al contrario di questi due stati (come anche altri) gli Stati Uniti, grazie alle loro
connotazioni progressiste, riuscirono a mettere in pratica le teorie di Keynes che, essendo
in totale accordo con la politica di Roosevelt, riuscirono nel loro intento di ridurre la
disoccupazione e anche tutte le difficoltà economiche, dimostrando come il new deal
potesse fare del capitalismo il metodo ideale per ottenere una crescita economica e
anche un benessere sociale.

LA REPUBBLICA DI WEIMAR IN GERMANIA

Il paese che affrontò il dopoguerra con più difficoltà fu, indubbiamente la Germania che,
oltre alle conseguenze di una guerra disastrosa, si vide a dover affrontare anche moti
rivoluzionari interni al territorio, che portarono all’obbligata abdicazione dell’imperatore
Guglielmo II.

Lo stesso giorno dell’abdicazione, il 9/11/1918, venne instaurata una repubblica, con a


capo del governo il socialdemocratico Fredrich Ebert.

Tuttavia, neanche il Partito socialdemocratico era immune all’opposizione.

Un esempio fu un movimento, chiamato Lega di Spartaco, guidato da  Karl Liebknecht e


Rosa Luxemburg, era di ispirazione bolscevica e tentò la via dell’insurrezione: tentativo
che fallì disastrosamente, in un bagno di sangue.

Nel 19/01/1919 si tennero le elezioni ed il PSI ne uscì vincitore. Tuttavia non ottenne la
totale maggioranza quindi si vide costretto a formare un governo di coalizione con il
Partito Cattolico del centro e il liberal-democratico.

Nel febbraio dello stesso anno venne poi promulgata una Costituzione, la Costituzione di
Weimar, che instaurava un sistema democratico e federale, in cui il potere veniva diviso
tra un’ Assemblea nazionale ed il presidente.

Questa nuova costituzione, inoltre, presentava alcuni punti estremamente innovativi (che
conseguirono anche nella nascita di un’avanguardia intellettuale ed artistica, pronta a
scardinare le tradizioni) tra cui:

- suffragio universale femminile e maschile



- centralità del Parlamento

- valorizzazione dei Partiti per favorire la partecipazione democratica

- riconoscimento giuridico di alcuni diritti sociali


Tuttavia, però, la costituzione presentava un punto debole: l’articolo 48.

Con questo venivano offerti al presidente prerogative eccezionali, tra le quali anche il
diritto di sospendere i diritti fondamentali dei cittadini (libertà personale, di espressione, di
riunione, di associazione, l’inviolabilità del domicilino la libera corrispondenza segreta).
Questo articolo sarebbe entrato in vigore solo se l’ordine e la sicurezza pubblica fossero
stati minacciati e, inoltre, permetteva al presidente di formare un governo anche senza il
consenso del parlamento , violando così il principio della divisione dei poteri.

Un altro problema che la nuova repubblica di Weimar dovette affrontare furono le


frustrazioni di una nazione sconfitta, infuocata da un’opposizione che voleva vedere il
crollo della repubblica, e in bisogno di un capro espiatorio.

Questo colpevole lo trovarono proprio nel nuovo governo, facendo così nascere il mito
della ‘’pugnalata alle spalle’’ , per il quale la colpa della sconfitta della grande guerra non
fu dovuta a causa militari, bensì ad un doppio gioco della nuova repubblica.

Tutte queste tensioni nazionalistiche andarono a confluire in numerosi attacchi politici, tra
cui anche assassinii e vari tentativi di putsch; cioè colpi di stato.

Uno tra questi fu quello tentato, che poi fallì, dal partito nazionalsocialista dei lavoratori di
Adolf Hitler che, nel 9/11/’23 con 30.000 uomini marciò verso il ministero della Guerra,
tentando di rovesciare il governo di Baviera e puntare a Berlino.

Un altro evento che è importante citare fu la crisi del bacino minerario della Ruhr, che fu
occupato da truppe francesi e belghe dopo un mancato pagamento tedesco di una rata
di ripartizione. L’occupazione fece definitivamente crollare l’economia tedesca, che era
già gravemente messa in ginocchio, e portò ad una resistenza passiva da parte dei
lavoratori che abbandonarono le fabbriche e rifiutarono ogni tipologia di collaborazione
con gli occupanti.

Per mettere un punto a queste insurrezione e mettere a tacere l’opposizione, la repubblica


decise di formare un governo di coalizione con la destra moderata e la sinistra
socialdemocratica, con a capo Gustav Stresemann, che riuscì non solo ad isolare gli
oppositori, ma si mosse ad instaurare una politica economica rigorosa e l’emissione di un
nuovo marco.

Stresemann, inoltre, riuscì ad alleggerire i rapporti con la Francia, arrivando a firmare


l’accordo di Locano (1925) con il quale i due stati si ripromettevano di non violare né le
frontiere tra loro né quelle con il Belgio, e grazie al quale, l’anno seguente, anche la
Germania venne ammessa alla società delle nazioni.

Un punto di svolta per la Germania avvenne anche dal punto di vista economico, grazie al
cosiddetto ‘’piano di Dawes’’ con il quale l’America, ormai conscia dell’impossibilità
tedesca di pagare gli indennizzi se l’economia non fosse ripartita, decise di conferirle
prestiti a lunga scadenza, investendo proficuamente nelle sue industrie e permettendole
di rialzarsi economicamente.

Questa strategia fu vincente: la Germania, infatti, fu in grado di rialzarsi dalla sua


tenebrosa spirale e pagare adeguatamente i paesi vincitori che a loro volta, furono in
grado di sanare i propri debiti nei confronti degli u.s.a.

GERMANIA PRE-NAZISTA

Dopo la gravissima crisi del ’23 si abbe un periodo di relativa stabilita economica, politica
e sociale. Infatti con la fine dell’occupazione della Ruhr (’25), l’ingresso nella società delle
nazioni e le iniziative prese per far ripartire l’industria, sembrarono funzionare per far
uscire la Germania dalla drammatica spirale nella quale era capitolata.

La repubblica di weimar, però, era tutt’altro che salva dai pericoli della destra reazionaria
e il nazionalismo tedesco, ancora fedele alla vecchia età imperiale.

Questa diffidenza verso il governo democratico apparve palese con le elezioni del marzo
1925, con le quali venne eletto come presidente l’ex capo dell’esercito dell’esercito del
Reich durante la prima guerra, Paul von Hindenburg, che fece varare l’orientamento del
governo su posizioni più conservatrici, estromettendo lentamente i socialdemocratici dal
corpo politico.

Con il nuovo governo vennero prese iniziative per risanare la situazione economica che
stava nuovamente peggiorando dopo che i fondi, proteinenti dall’America come
accordato con il piano di dawes, iniziarono a diminuire nel ’28.

Gli u.s.a., ormai coscienti che senza un cospicuo aiuto finanziario la Germania non
sarebbe stata in grado di pagare gli indennizzi, promosse, nel ’29, il nuovo piano young
con il quale dilazionava i pagamenti e riduceva l’ammontare totale delle indennità.

Tuttavia, però, tali aiuti, seppur poi vennero messi in atto, risultarono all’opinione pubblica
come inefficienti e, all’opposizione, come un’ottima occasione per denigrare ulteriormente
la classe dirigente.

Siccome, effettivamente, il piano young non fece grandi cose per l’economia tedesca,
venne approvato, anche a seguito della crisi di wall street del ’29, con la conferenza di
Losanna (’32) il completo annullamento del debito tedesco.

La crisi americana del ’29 aveva, infatti, colpito numerosi stati europei ma prima di tutti
proprio la Germania che aveva deciso di affrontare il problema sganciandosi dalla
convertibilità aurea o svalutando la moneta, ma tentando di fare il più possibile per
mantenerle. Vennero infatti varate iniziative contro l’inflazione e a difendere la valuta, tra
cui anche la riduzione della spesa pubblica, la sospensione dei lavori pubblici ella
speranza che le grandi industrie riuscissero a risollevare l’economia.

Tutto ciò, però, confluì in una serie di licenziamenti e fallimenti bancari che portò non solo
ad un dimezzamento della produzione industriale, ma anche ad una disoccupazione di
massa, che vide 1/3 della popolazione attiva senza lavoro nel breve periodo di tre anni.

Fu proprio in questo contesto di disagio generale che il Partito nazionalsocialista dei


lavoratori tedeschi, ricostituitosi tra il ’19 ed il ’20 dopo la putsch di monaco (per la quale
venne messa al bando) fece il suo rientro, nel dicembre del ’24, nella vita pubblica e
politica della germania utilizzando la tattica del doppio binario.

In pratica Hitler ricostituì il partito, dandogli però una forma legalitaria: agendo cioè
attivamente in politica, in modo legale (partecipazione alle elezioni) ma attuando violenza
ed intimidazioni illegali contro gli avversari politici in forma segreta.

Sul piano militare, il nuovo partito era considerabile a tutti gli effetti una vera e propria
organizzazione paramilitare.

Comprendeva infatti una squadra d’assalto, le SA (anche conosciute come camicie


brune) che aveva una conformazione estremamente vasta, comprendendo estremisti di
destra, ex comunisti, socialisti, giovani disoccupati o senza prospettive per il futuro,
nazionalisti e reduci.

Nel 25, inoltre, vennero integrate le squadre di protezione di Hitler, che non si fidava
completamente delle SA. Le SS di Hitler fungevano  guardie del corpo di Hitler alle sue
dipendenze, servizio d’ordine della NSDAP e servizio investigativo del partito (che si
macchiarono, nel corso degli anni di numerose violenze, omicidi e aggressioni).

La campagna politica nazista puntava ad affrontare i Problem i della germania con


soluzioni radicali.

Le basi teoriche per questo nuovo governo erano espresse nel Mein Kampf, libro scritto
da hirìtler durante i suoi anni di incarcerazione.

basi teoriche nazismo:


• liquidazione del sistema democratico (perché inefficiente e corrotto)

• offensiva contro i nemici della germania (ebrei, socialcomunisti e potenze straniere)

obiettivo:
• ricostruzione della grande germania

• imporre la propria egemonia sull’Europa

Come anche il fascismo, il nazismo inizialmente non sembrò destare gravi


preoccupazioni. Aveva infatti pochi sostenitori, e solamente 12 seggi in parlamento.

Questo però iniziò a cambiare quando Joseph Goebbels iniziò la sua attività di
propaganda per il partito che, inoltre, raccoglieva sempre maggiori consensi durante le
manifestazioni di massa rivendicando i propri capisaldi e ponendoli come ogni soluzione
ai problemi tedeschi.

In breve tempo, quindi, riuscì a cavalcare il disagio generale causato dalla crisi economica
raccogliendo consensi non solo tra i ceti popolari, ma anche tra la borghesia e le grandi
industrie e la finanza, che conseguì alla Germania i mezzi, nella speranza che riuscisse a
placare le divisioni sociali, risanare l’economia e garantire un governo stabile.

I favoritismi verso il partito risultarono evidenti quando, con le elezioni del ’32 il NSDAP
(che si era xandidato alla presidenza) ottenne il 37% dei voti.Tuttavia al ballottaggio venne
riconfermato ex maresciallo Hindenburg riconfermato.

Nelle successive elezioni di luglio e novembre per il rinnovo della Reichstag il PSDAP
risultò primo partito del paese con il 37,8% dei voti. Entrambi questi esiti non garantirono
ad Hitler nessun incarico nei futuri governi Pepe e Schleicher che fu, tuttavia, l’ultimo
presidente prima di Hitler.

Furono i gruppi nazionalisti, infatti, a far incaricare Hitler, il 30/01/’33 come presidente del
governo, facendo susseguire una serie di eventi che portarono lentamente alla volta della
nazificazione della Germania.

1/01/’33 parlamento viene sciolto, indicendo nuove elezioni per marzo. In


contemporanea, durante la campagna elettorale venne data alle fiamme la sede del
Reichstag ed incolpati i comunisti.

28/02 fatto sottoscrivere a Hindenburg  un decreto che sopprimeva la libertà (metteva


quindi in atto il paragrafo sui potere d’emergenza dell’articolo 48 della Costituzione)

Con le elezioni del 5/03 il Partito nazista ebbe il 43.9% dei suffragi (maggioranza in
Parlamento) e venne definitivamente promulgata legge sui pieni poteri, che permetteva ad
Hitler di emanare leggi senza il consenso del parlamento, minandone quindi l’autorità.

E fu proprio in questo momento che la nazificazione dello stato vide la sua quasi
completa realizzazione.

Vennero infatti sciolti i governi regionali e i sindacati, per centralizzare i poteri nelle mani
dello stato; i partiti politici furono soppressi, rendendo il partito nazista l’unico presente e
le SS vennero integrate nei corpi di polizia.

Vennero inoltre allestiti i primi campi di concentramento, nei quali venne reclusa
l’opposizione ed i primi roghi di libri con graditi dal governo, assieme all’iniziazione di una
feroce campagna antisemita.


La tragica stagione del totalitarismo nazista, tuttavia, iniziò con la notte dal 31/07 all’1/08,
nella notte dei lunghi coltelli, nella quel molti ufficiali delle SA, così come capi dell’esercito
e anche sospettati possibili oppositori, vennero uccisi o arrestati.

Con la morte di heindenburg il 2/06/34, hitler assunse pieni poteri ed in pochi mese
provvedo alla completa nazificazione della germania, eliminando l’opposizione (gestapo) e
assicurandosi l’approvazione del popolo attraverso il riassorbimento della
disoccupazione, grazie al rilancio dei lavori di opere pubbliche, e la militarizzazione
dell’industria.

Con l’avvento di hitler a capo dello stato, egli prese il denominativo di fuhrer (capo
supremo), carica alla quale seguirono il culto del capo che aveva una duplice missione:
risollevare la germania dalla crisi e dalla sconfitta della prima guerra; a ciò seguì un
indottrinamento dei cittadini fin dalla giovane età ed una politica esterna di riarmo
(violazione trattato di versailles) dedita ad una politica espansionista giustificata
dall’ideologia di purità della razza e preservazione di questa.

La comunità del popolo tedesca aveva come base ideologica la purezza del sangue e
della razza ariana, considerata biologicamente superiore alle altre (ultima delle quali quella
ebraica); seconda questa teoria gli ariani tedeschi si dovevano ‘’proteggere’’ dalla
minaccia ebraica. Gli ebrei nella germania degli anni ’30 erano una piccola comunità ben
integrata, che si vide protagonista di terribili ostilità e discriminazioni quotidiane.

Con la promulgazione delle leggi di Norimberga nel settembre del ’35 (leggi di
cittadinanza e protezione del ‘’sangue tedesco’’) gli ebrei venivano privati di diritti civili e
politici, così come di matrimoni con gli ariani. Questo processo di emarginazione e
violenza si espanse sempre di più, da un iniziale serie di violenze e discriminazioni su
minor scala, che conseguì in un’emigrazione massiccia da parte della popolazione
ebraica all’estero, fino all’apice della notte dei cristalli, tra il 9 e 10 novembre del ’38 dove,
con. La scusa della morte di un diplomatico tedesco, il pogrom divampò in tutta la
germania e la violenza nei confronti degli ebrei si amplificò, con la distruzione di
innumerevoli vetrate (da qui il nome) di negozi a gestione ebraica, con susseguente
uccisione e deportazione di ebrei nei lager (inizialmente utilizzati solamente per gli
oppositori politici, ed in seguito allargati a tutte le persone sgradite al regime).

GUERRA CIVILE SPAGNOLA

La prima vera prova di concordanza di idee e di programmi tra il governo italiano e quello tedesco
si ebbe nel corso della guerra civile spagnola (1936-1939).

La Spagna agli inizi del Novecento era governata da Alfonso XIII e si trovava in una situazione di
grave arretratezza economica, dovuta soprattutto alla corruzione della classe dirigente. Nel 1923 il
generale Miguel Primo di Rivera con un colpo di Stato si impossessò del potere e instaurò un
regime dittatoriale, simile a quello fascista che Mussolini aveva instaurato in Italia, che durò fino al
1930.

Infatti nell’aprile 1931(elezioni vinte dai partiti di ispirazione repubblico-socialiste) in Spagna venne
istituita la Repubblica, il cui governo era presieduto da Miguel Azana. Ciò nonostante le forze che
avevano operato per il passaggio dalla monarchia alla repubblica non riuscirono ad impostare un
programma di rinnovamento per modernizzare le strutture economiche del Paese.

A seguito delle elezioni del ’33 il fronte repubblicano risultò interiormente diviso e venne sostituito
dalla destra che, nel corso del biennio nero (34-35) instaurò una politic reazionaria nei confronti di
uno stato rivoltoso.

Le elezioni del 1936 riservarono invece la vittoria ai socialisti, repubblicani e agli anarchici, tutte
forze riunite nel Fronte popolare delle sinistre a cui spettò il compito di ricostruire il governo,
dovendo affrontare la disastrosa situazione lasciata dai governi precedenti e la reazione delle
forze di destra, facendo così diventare la Spagna il fulcro di una rivolta squadrista fomentata
anche dalla falange (movimento fascista che mirava a rovesciare la repubblica spagnola).

La contrapposizione interna si trasforma in guerra civile, con la prima azione rivoltosa, tra il 17 e il
19 luglio del 1936, quando un gruppo di militari guidati da cinque generali, tra cui spicca
Francisco Franco, inizia una ribellione armata partendo dal Marocco spagnolo. Inizialmente il
governo repubblicano pare avere la meglio, in quanto riesce a mantenere il controllo su gran parte
della marina e dell’aviazione e può contare sull’appoggio di un’intensa mobilitazione popolare.
Così mentre gli insorti conquistano la Spagna occidentale, il governo riesce a mantenere il
controllo delle zone più ricche e industrializzate, ovvero la capitale e le regioni del nord-est.

Il ribaltamento degli equilibri in questa guerra dipende molto dal ruolo giocato dalle potenze
europee. Germania e Italia decidono fin da subito di appoggiare la ribellione di Franco, che si rifà
all’ideologia fascista: Hitler invia soprattutto aerei, armi e rifornimenti, mentre Mussolini organizza
un contingente di 50.000 uomini, ufficialmente volontari ma in realtà membri dei reparti regolari.

Sul fronte opposto il governo francese , invece, decide di proporre agli stati europei un patto di
non intervento: sottoscritto nell’agosto del 1936 anche da Hitler e Mussolini, non viene però
rispettato dai due regimi fascisti che continuano a supportare il generale Franco.

Anche l’URSS aderisce in un primo tempo al “patto di non intervento” ma in ottobre, visto il
crescente impegno italo-tedesco in Spagna, decide di intervenire direttamente inviando aiuti al
governo repubblicano e favorendo la formazione delle Brigate internazionali: composte da più di
30.000 volontari provenienti da tutta Europa vedono la partecipazione anche di alcuni grandi
intellettuali come Ernest Hemingway e George Orwell.

Un ruolo importante è svolto dagli antifascisti italiani che vedono nella guerra spagnola
un’occasione per lottare apertamente contro il fascismo mussoliniano, incitati dal motto di Carlo
Rosselli del movimento Giustizia e Libertà “oggi in Spagna, domani in Italia”. Gli italiani
costituiscono il Battaglione Garibaldi e la partecipazione al conflitto li porterà a  combattere anche
contro i loro connazionali impegnati sul fronte fascista.

Tuttavia, a causa delle sempre crescendi discordanze interne al fronte (anarchici rivoluzionari vs
altri moderati), che si tradussero in scontro armato nel ’37 (repubblicani + comunisti vs anarchici,
che persero), e un esaurimento dell’entusiasmo iniziale per la repubblica, seguito anche da
inferiorità militare, vide la caduta della repubblica.

Con il crollo della repubblica, Franco instaurò un regime dittatoriale, che si caratterizzò di
durissime repressioni e durò per più di 40 anni.

II GUERRA MONDIALE
Durante la guerra in Spagna si rese sempre più evidente la crescente affinità presente tra Italia e
Germania, che risultò nella stipulazione dell'accordo asse Roma Berlino nel 1936. nel corso dello
stesso anno venne firmato un secondo patto, l'Anticomintern, questa volta stipulato con il
Giappone, in un tentativo di impedire le aspirazioni espansionistiche dell'unione sovietica. l'anno
successivo, con l'aggiunta dell'Italia all'alleanza, si andò a delineare quella che venne chiamata
l'alleanza tra Roma Berlino Tokyo.

Oltre le sue tendenze espansionistiche la politica del terzo Reich era dedita all'unificazione di tutte
le popolazioni di stirpe tedesca, tra le quali prima tra tutte c'era l'Austria. Quest'ultima l'11 marzo
del 1938 venne incorporata nella Germania nazista, e venne annessa a questa attraverso un
plebiscito popolare (anchluss).

L'Italia non ho sollevato nessun obiezione, e così nemmeno la Francia, troppo presa dalle proprie
divisioni politiche interne.l'Inghilterra invece provo un approccio differente, proseguendo la
politica di appeasement, sperando così di riuscire a contenere le rivendicazioni espansionistiche
per via diplomatica; d'altronde la Gran Bretagna era ancora provata dalla grande crisi e di
conseguenza non pronta ad affrontare un'altra guerra, e, inoltre, non aveva alcun interesse nel
difendere l'Europa centro orientale, siccome la presenza tedesca costituiva una perfetta barriera
per l'espansione sovietica.

dopo l'Austria fu la volta della Cecoslovacchia nella quale era presente una minoranza di circa 3
milioni tedeschi nella regione dei suddetti. Nel maggio del 1938 Hitler chiaramente esplicò la sua
intenzione di annessione della Cecoslovacchia ed il governo slovacco rispose con la mobilitazione
generale dell'esercito così come fece anche la Germania, la Gran Bretagna di nuovo preferì la via
diplomatica.

nel settembre del 38 Hitler Mussolini Chamberlain e Deladier e si incontrarono nella conferenza di
monaco per decidere il destino della Cecoslovacchia:

- sudeti a germania

- slesia a polonia e ungheria

- chamberlain ottiene un accordo di diplomazia con hitler

nel 15 marzo del 39 le truppe tedesche invasero Praga e il resto del territorio cieco istituendo il
protettorato di Boemia e Moravia come parte del grande Reich. La Slovacchia a sua volta si
costituì come stato formalmente indipendente, ma era in realtà subalterna Berlino.

il 21 marzo del 1939 Hitler chiese al governo diverse savia di cedere la Germania il porto della
città libera di Danzica avendo anche diritto di transito nel corridoio, al rifiuto opposto dal governo
polacco però Hitler reagì con la preparazione per l'invasione della Polonia; Londra e Parigi
capirono così che la politica dell'appesment non era adatta per affrontare il conflitto e iniziarono a
legare una serie di alleanze contro l'asse.

L'Italia risultò come una forza marginale, oscurata dalla potenza militare tedesca, per ripristinare
la sua superiorità nel contesto europeo, decise il 7 aprile del 1939 senza alcuna giustificazione di
invadere l'Albania, assumendo il 12 aprile la corona del paese.questa invasione doveva essere
una dimostrazione di forza ma in realtà dimostra seriamente l'impreparazione operativa e le
carenze logistiche del governo italiano, aumentando i dissapori con la Francia e la Germania. Di
conseguenza l'Italia fu costretta a legarsi sempre di più al governo tedesco arrivando a firmare il
22 maggio del 1939 il patto d'acciaio, che trasformava l'asse in un'alleanza militare, che
impegnava le due potenze devi darsi reciprocamente nel il conflitto.

d'altra parte la Germania estese un contratto anche con l'unione sovietica, il patto Molotov-
Ribbentrop, firmato il 23 agosto del 39. questo era un patto di realpolitik che permetteva l'unione
sovietica di guadagnare tempo per prepararsi alla guerra, ed evitava alla Germania di combattere
una guerra su due fronti; questo patto prevedeva anche un protocollo segreto però, secondo il
quale i due paesi si sarebbero spartiti l'Europa orientale. A causa della differenza ideologica Dei
due paesi l'accordo risultò sconcertante l'opinione pubblica, causando anche delle lacerazioni nel
movimento operaio internazionale.

il 1 settembre del 1939 le truppe tedesche diedero inizio all'invasione della Polonia senza una
formale dichiarazione di guerra, di conseguenza il 3 settembre Francia Gran Bretagna
dichiararono guerra alla Germania, mentre gli Stati Uniti e il Giappone confermarono la loro
neutralità. La Germania poté quindi travolgere la Polonia senza incontrare alcun ostacolo, facendo
diventare le grandi città da subito bersaglio di bombardamenti e terre lizzazione della popolazione
civile.

L'invasione della Polonia, così come il resto della guerra combattuta dalle truppe tedesche, fu
caratterizzata dalla tecnica del Blitzkrieg, cioè della guerra lampo: questa era una guerra mobile
basata sul repentino spostamento di grandi unità tra loro coordinate, infatti ho un violento attacco
delle forze corazzate motorizzate accompagnate dal fuoco sistematico dell'artiglieria ed è
bombardamenti dell'aviazione, Seguiva una manovra di accerchiamento, mentre alla fanteria era
stato assegnato il compito di annientare le restanti forze nemiche. questa tecnica da un lato
evitava un prolungamento eccessivo della guerra, mentre dall'alto io diceva le probabilità di
operare su più fronti contemporaneamente.

27 27 settembre del 1939 la Varsavia capitolo e la Polonia cessò di essere uno Stato
indipendente, venendo invasi dai tedeschi che seguirono un brutale regime di occupazione: infatti
i territori occidentali vennero da subito annessa grande Reich ed iniziò la sistematica
persecuzione degli ebrei, che vennero obbligati a vivere nei primi ghetti. D'altra parte invece
anche i sovietici, secondo le direttive del patto Molotov-Ribbsntrop, misero da subito sotto
controllo le proprie terre, sopprimendo ogni forma di opposizione e arrivando al culmine
dell'atrocità con l'eliminazione di massa degli ufficiali dell'esercito e diversa aria (molti dei quali
uccisi e gettati nelle fosse di Katyn in Russia).

il 30 novembre l'unione sovietica mosse le proprie forze contro la Finlandia, sottomettendola nel
mio nel marzo del 1940.d'altra parte anche la Germania intraprese un'azione fulminea invadendo
la Danimarca e la Norvegia.di fronte a ciò Francia e Gran Bretagna dichiararono finalmente guerra
la Germania, tuttavia però la loro posizione era alquanto ambigua (tanto che i francesi nominarono
il periodo dall'ottobre 1939 al maggio 1940 come finta guerra) siccome gli eserciti delle due
democrazie rimanevano sempre in attesa di eventi confidando nelle loro capacità difensive e non
di attacco. questo era principalmente dovuto ai dissidi politici interni ai due Stati; tuttavia però
con la nomina Primo Ministro inglese, nel maggio del 1940, di Winston Churchill (che da subito fu
uno dei primi oppositori alla politica di appeasement) la Gran Bretagna cambiò radicalmente
atteggiamento nei confronti della guerra.

L'Italia, dal canto suo, era impreparata partecipare ad un conflitto, a causa della mancanza di
materie prime, dell'inadeguatezza degli equipaggiamenti bellici, dell'assenza di motorizzazione, e
dell'assenza di un aviazione: infatti avrebbe potuto reggere una guerra di posizione ma non certo
una guerra lampo caratteristica tedesca, e non sarebbe stata in grado fino, secondo le previsioni,
al 1943. Infatti sotto consiglio dei gradi alti delle forze armate, degli industriali, e delle gerarchie
tedesche (così come anche una consapevolezza da parte di Mussolini) l'Italia decise di dichiarare
la non belligeranza.

nel frattempo il re era convinto di poter contare su Parigi, infatti il 10 maggio del 1940 un centinaio
di divisioni tedesche travolsero il Belgio, l'Olanda e il Lussemburgo (che erano paesi neutrali)
aggirando così la linea di Maginot (una fascia di 400 km posta lungo la frontiera franco tedesca)
attaccando la Francia nel massiccio delle Ardenne, una zona non protetta militarmente in quanto
erroneamente considerata protetta dalla barriera naturale di boschi e colline.

la Germania applicò di nuovo la tattica della guerra lampo attuando un movimento a falce verso
nord, e riuscendo a chiudere le unità francesi, il contingente britannico, e le truppe belghe in una
sacca. Tra il 24 maggio e il 3 giugno del 1940, dal porto di Dunkerque, sì seguirono seguirono gli
imbarchi dei militari che cercavano di lasciare la Francia alla volta della Gran Bretagna; se il
inizialmente ordinò di non distruggere tutto il contingente inglese, in un ancora flebile possibilità di
qualche accordo, quando questa prospettiva svanì il 5 giugno l'offesa tedesca riprese con
maggior vigore, sfondando a sud e dilagando nella pianura francese. Il conflitto, che sembrava
ormai volto alla vittoria tedesca, convinse l'Italia ad entrare in guerra contro la Francia.

infatti il 14 giugno le truppe tedesche occuparono Parigi, il 16 Digione e il 20 Lione.

dopo l'armistizio del 22 giugno firmato nel villaggio del re Saunders la Francia venne divisa in due
parti: tre quinti (tra cui anche Parigi) caddero sotto la giurisdizione militare tedesca, mentre le
restanti regioni centro meridionali furono affidate ad un governo francese, chiamato governo
fantoccio, con a capo del consiglio e Petain e sede militare nella città termale di Vichy.

la politica del presidente era una dedica al tradizionalismo e conservatorismo, sostenuta


dall'enfatica esaltazione dei valori della patria della religione e dell'autorità; tuttavia non
mancarono le diffidenze: infatti il generale veterano della prima guerra mondiale Charles de
Gaulle, rifugiato in Gran Bretagna, esorta i suoi connazionali alla resistenza all'occupazione.

la rapida conquista della Francia da parte della Germania suscitò nei vari paesi un enorme
sconcerto, e li fece riconsiderare il proprio atteggiamento nei confronti della guerra: in special
modo gli Stati Uniti rivedere la loro posizione isolazionista, temendo che la Gran Bretagna potesse
finire per soccombere, ed altro canto anche Stalin prese atto della probabilità che la Germania
muovesse prima o poi guerra l'unione sovietica.

con il crollo della Francia infatti Mussolini rompe gli indugi, essendo convinto dell'ormai vittoria
dell'asse, e non volendo che la forza militare tedesca fosse l'unica protagonista (in quanto
avrebbe avuto posizione totalitaria nelle condizioni di pace).così, il 10 giugno del 1940, Mussolini
annunciò al balcone del palazzo di piazza Venezia Roma l'ingresso in guerra dell'Italia contro la
Francia e la Gran Bretagna, sostenendo ideologicamente questo atto come un riscatto in termini
economici e politici nei confronti delle forze plutocratiche reazionarie. Fu così Che l'Italia entrò in
guerra con un esercito di 1.630.000 uomini e 140.000 camice nere. Il 21 giugno venne sferrato un
offensiva sulle Alpi contro le postazioni francesi e il 24 la Francia firmò un armistizio anche con
l'Italia.

nel 1940 l'Inghilterra era portata ad affrontare da sola la guerra contro la Germania, ciononostante
Churchill voleva ancora rivolgersi alla sua politica di resistenza fino alla vittoria. Infatti gli inglesi
erano preparati militarmente e potevano contare su una flotta di combattimento, riuscendo anche
a mantenere il pieno controllo dei mari E dei cieli, attraverso la Royal Air Force.

infatti la prima mossa britannica nel luglio del 40 fu quella di distruggere la flotta francese
impedendo così che venisse utilizzata dai tedeschi.

A questo punto Hitler diede vita alla sua iniziativa Leone Marino: che consisteva nell'invasione e
nell'occupazione della Gran Bretagna attraverso una guerra lampo. Nonostante un iniziale
riscontro positivo (i numerosi bombardamenti sistematici di beni in gamma con ventri e altre città
inglesi, con una serie di duri scontri aerei) L'attacco tedesco risultò un vero e proprio fallimento;
fallì inoltre anche il tentativo Tedesco di includere le forze spagnole di Francisco Franco come
alleate nella guerra.

da altro canto l'Italia apri una guerra sul fronte Mediterraneo nel suo tentativo di avviare una
guerra parallela a quella tedesca per non risultare completamente subordinata al governo
tedesco.

tentò quindi di scardinare la presenza tedesca nel Mediterraneo e in Africa, provando ad attaccare
la prima Malta poi Sudan e la Somalia britannica ed infine volgersi verso Alessandria d'Egitto.
Tuttavia queste azioni militari andarono per perdere fervore col tempo. Infatti le scelte strategiche
di Mussolini si aggravarono quando decise nell'ottobre del 1940 di attaccare anche la Grecia (con
la quale aveva rapporti fino a quel punto amichevoli), per controbilanciare la penetrazione tedesca
in Romania e realizzare un riequilibrio dei rapporti di forza all'interno dell'asse. Tuttavia a causa
dell'inadeguatezza dei mezzi di preparazione delle truppe, e di un deficit di direttive sul piano
strategico (quindi sui modi sui tempi e sugli strumenti da utilizzare, che non erano adatti ad una
guerra moderna) l'Italia fin da subito fu costretta a ripiegare di nuovo in territorio albanese
subendo anche controffensive nel Nordafrica, infatti gli inglesi erano riusciti a conquistare
Cirenaica (una regione orientale della Libia) costringendo anche alla resa gran parte delle truppe
italiane.

queste sconfitte non fecero solo perdere credibilità nel duce ma costrinsero anche il capo dello
Stato Pietro Badoglio a dimettersi, rendendo evidente tra l'altro l'impossibilità di un
allontanamento dall'alleato tedesco, che era l'unico che poteva scongiurare il rischio di un
collasso dell'esercito italiano. Ed infatti così fece mandando nel marzo del 1941 delle truppe in
Libia e riuscendo a riconquistare i territori persi; intervenendo inoltre nell'aprile del 1941 in
Jugoslavia e Grecia ponendo sotto controllo la situazione ed obbligando entrambe le potenze a
firmare degli armistizio.

con la sconfitta in Inghilterra è ancora aperta e Nordafrica, la Germania decise che era giunta l'ora
dell'unione sovietica, i cui territori avrebbero dovuto costituire il naturale spazio vitale per il
dominio del Reich millenario. Infatti con la conquista di quest'vastissimo spazio la Germania
avrebbe potuto impadronirsi di enormi risorse locali e sostituire le popolazioni autoctone con
popolazioni di lingua tedesca.

nel dicembre del 1940 Hitler ideò l'operazione Barbarossa, cioè una guerra lampo che adottava la
tattica del rapido sfondamento in direzione del cuore dell'unione sovietica (infatti il patto era ormai
superato).

la guerra parte il 22 giugno del 1941 lungo il fronte che andava dal Baltico al Mar Nero, le truppe
tedesche erano appoggiati dai contingenti rumeni, ungheresi, slovacchi, finlandesi e da un corpo
di spedizione italiano.questi intendevano entrare da nord verso Linengrado, da sud verso
l'Ucraina è dal centro verso Mosca.

L'armata Rossa fu colta alla sprovvista, in quanto Stalin si aspettava il colpo molto più tardi e le
truppe sovietiche erano scarsamente preparata ad una guerra di movimento, anche a causa delle
grandi purghe del 37- 38, che avevano privato l'esercito di molti tra i suoi migliori comandanti.

L'armata tedesca riuscì così ad avanzare velocemente, tentando di raggiungere la vittoria in pochi
mesi prima dell'avvento del rigido inverno russo. Infatti già nell'autunno del 1941 i tedeschi
avevano sotto il proprio controllo il 36% dei territori coltivati, il 33% della produzione agricola, il
50% del carbone e i due terzi della produzione di acciaio di ferro, causando l'armata Rossa dei
rovesci spaventosi.

L'impresa della terra sovietica era infatti stata sostenuta dal governo tedesco come una crociata
contro la minaccia planetaria del giudaismo bolscevico. Infatti la guerra contro l'Urss assunse ben
presto i caratteri di una guerra di annientamento di massa, con l'intento di distruzione
dell'opposizione e di sfruttamento brutale della popolazione civile, seguito ovviamente da una
fomentata violenza contro gli ebrei e gli slavi (considerati razza inferiore; infatti oltre 3 milioni
sarebbero poi morti all'interno dei lager).

nonostante l'avanzata rapida nel novembre del 1941 Mosca non era ancora stata conquistata, e il
gruppo dirigente sovietico si strinse attorno alla figura di Stalin, che si mosse come piccolo padre
di tutte le Russia (annientando così le speranze delle hitleriane di una crisi politica del regime
sovietico). Fu proprio di Stalin l'idea e l'ordine di dare vita nei territori occupati dai tedeschi di una
guerra patriottica, quindi di resistenze partigiane contro l'invasione, che presero vita nell'autunno
del 41 quando diversi gruppi partigiani sovietici iniziarono ad utilizzare la tattica della terra
bruciata, distruggendone la maggior quantità possibile le risorse e i beni sotto il controllo
tedesco.già dicembre i sovietici avviarono una controffensiva che allontanò di 200 km i nemici da
Mosca; infatti Stalin non era crollato ma anzi si stava riorganizzando il suo esercito.l'inverno
trasformò la guerra di movimento di una guerra di usura sfavorevole all'armata tedesca.

fino ad allora gli Stati Uniti si erano tenuti fuori dal conflitto europeo, tuttavia con la conquista
della Francia il governo di Roosvelt si mosse al riarmo del proprio corpo militare accentuando il
suo impegno antifascista con la land-lease act. infatti il governo di Washington da un lato
continuò ad armare i paesi in lotta contro gli aggressori e dall'altro impose una forte spinta
all'economia americana, riuscendo a riassorbire completamente la disoccupazione. A suggellare
questa linea politica Roosevelt firmò con Churchill e il 14 agosto del 1941 la carta atlantica, un
documento di otto punti ispirato agli ideali Wilsoniani Che prevedeva un impegno dei due Stati in
una lotta antifascista, contenendo anche i principi fondamentali sul quale il mondo si sarebbe poi
basato una volta finiti i conflitti.

tutta via causare l'effettiva entrata in guerra degli Stati Uniti furono gli avvenimenti causati dalla
politica espansionistica giapponese, che, protetto del suo patto tripartito, mosse all'occupazione
dell'Indocina francese, muovendo anche alla conquista dei possedimenti coloniali in Gran
Bretagna Olanda e nel sud-est asiatico. A quel punto Stati Uniti e Gran Bretagna avevano
dichiarato il blocco commerciale nei confronti della potenza giapponese che, però dipendeva per
il 90% dal'importo petrolifero americano, che sarebbe stato ripreso con vigore solamente a patto
di una cessazione dei propri ideali espansionistici. Il bivio giapponese fu risolto con l'ascesa alla
guida del paese del generale Hideki Tojo, simpatizzante della causa dell'asse, che quindi
procedette a una guerra per la conquista dei vari territori dell'oriente esotico, nel quale avrebbe
reperito le risorse necessarie è una politica di grande potenza.

fu così che il 7 dicembre l'aviazione giapponese colpì senza previa dichiarazione di guerra, la
base navale americana di Pearl Harbor spazzando via qualsiasi esitazione personale o resistenza
interna americana riguardanti l'entrata in guerra. Infatti l'8 dicembre del 41 gli Stati Uniti entrarono
in guerra contro i giapponesi, quattro giorni dopo ricevettero la dichiarazione di guerra da parte di
Germania ed Italia.

L'attacco a sorpresa nel dicembre del 41 fu seguito da una straordinaria serie di successi militari
giapponesi nell'aria del Pacifico che sottrassero agli Stati Uniti le Filippine e alla Gran Bretagna la
Malesia, Hong Kong, Singapore, e la Birmania, mentre all'Olanda l'Indonesia, conferendo a Tokyo
la possibilità di minacciare l'India e l'Austrilia.

con l'ingresso in guerra degli Stati Uniti, questi, insieme ai russi e gli anglo americani si trovarono
a perseguire il comune interesse della sconfitta delle forze dell'asse, che li portò a mettere da
parte le proprie divergenze politiche e a formare una strategia comune. Nel corso della conferenza
di Washington, tenutasi tra il dicembre del 41 e il gennaio del 42, le 26 nazioni lotta contro il
nazifascismo sottoscrissero il patto delle Nazioni Unite, che contemplava l'adesione ai principi
della carta atlantica e l'impegno comune impegnare tutte le risorse disponibili alla guerra contro
l'asse.

nella primavera del 1942 le forze del patto tripartito avevano raggiunto l'apogeo della loro
espansione: infatti il Giappone controllava tutto il sud-est asiatico è una parte della Cina e molte
isole del Pacifico mentre la guerra nell'Atlantico era condotta le sottomarini tedeschi che
producevano gravi danni a quelli britannici, infine con la conclusione del freddo inverno russo le
forze dell'asse ripresero l'offensiva, mentre in Africa settentrionale nel gennaio del 42 le truppe
italo tedesche erano riuscite ad occupare nuovamente la Cirenaica.

tuttavia nell'Urss il potere politico non aveva ceduto, anzi si era rafforzato; la Gran Bretagna era
riuscita a sorreggere l'attacco proveniente da cielo e da mare mentre l'entrata in guerra degli Stati
Uniti risultò preoccupante a causa della loro potenza economica e militare. D'altro canto dei suoi
alleati la Germania non riceveva un adeguato sostegno militare.

nel giugno del 1942 i tedeschi ripresero così l'offensiva contro i sovietici puntando alla conquista
della giada petrolifere del Caucaso, e all'occupazione dei fiumi donne e Volga. Tuttavia, dopo una
prima fase favorevole ai tedeschi, il confronto si concentrò intorno a Stalingrado, città che venne
cinta d'assedio dalle truppe dell'armata tedesca. La battaglia fu durissima e sanguinosa e
coinvolse l'intera area urbana, però il 19 novembre scatto la controffensiva sovietica che riuscì a
chiudere i tedeschi in una sacca, e li costrinse ad arrendersi nel febbraio del 43. Sei in Germania
la notizia della sconfitta provocò un lutto enorme, per quanto riguarda gli antinazifascisti questa
vittoria fu una svolta simbolica del conflitto, venendo insultata come un segnale che la macchina
bellica del terzo Raich che poteva essere bloccata.

A seguito della ritirata dell'armata italiana in russa, sempre nella seconda metà del 42, si consumò
un ulteriore rovescio per l'asse: infatti in Africa settentrionale il contingente italo tedesco al
comando del generale rommerl era giunto a El Alamein in Egitto, vicino ad Alessandria (poteva
minacciare il Canale di Suez).tuttavia Le truppe italo tedesche erano sfiancate dalla guerra di
movimento e dirette maggiormente allo scontro in Russia; fu così, grazie di una superiorità di
uomini e di mezzi, che il generale britannico Montgomery lanciò la controffensiva, riuscendo tra il
tre e il 4 novembre a sfondare le linee nemiche e causare la ritirata dell'asse, che si vise rinchiuso
in Tunisia.

nel frattempo un robusto contingente anglo americano guidato da Eisenhower era sbarcato sulle
coste algerine marocchine, attuando l'operazione torch, che aveva l'obiettivo di occupare i
territori africani ancora in mano ai francesi di Vichy.

alla conferenza di Casablanca, tenutasi nel gennaio del 1943, re svelte Churchill decisero che
l'assalto alla fortezza d'Europa sarebbe iniziato con l'immagine dell'Italia, in quanto ormai rese
evidente la debolezza del regime fascista, e la facilità di entrata in Sicilia, seguita inoltre da un
atteggiamento di non favoritismo nei confronti dell'Urss (infatti Stalin avrebbe preferito rientrata
dalla Francia).

infatti l'Italia, che era l'anello più debole dell'asse, divenne teatro di una guerra che sarebbe
durata per numerosi mesi.già nel marzo del 1934 a nord e si erano verificati degli scioperi operai,
che non erano mai avvenuti in vent'anni di regime fascista, infatti la popolazione italiana era
desolata dalle condizioni in cui viveva e dal prolungarsi della guerra.

ai continui bombardamenti degli alleati si sommava la crisi economica ed una posizione che
andava riorganizzandosi, tutte situazioni che peggiorarono sempre di più quando il 10 luglio del
1943 ebbe inizio la sbarco in Sicilia da parte delle truppe americane (operazione Husky). Nel giro
di poche settimane l'isola venne conquistata dalle forze alleate e Roma e Frascati furono teatro di
bombardamenti statunitensi. L'effetto effettivo oltre a quelle motivo furono disastrosi, ed
esacerbare no ancora di più l'avversione popolare nei confronti della guerra.infatti lo sbarco
alleato in Sicilia venne visto dalla popolazione siciliana come una sorta di azione liberatrice: era
evidente e sempre maggiore scollamento fra regime e paese. infatti fin dalla fine del 1942 alcuni
personaggi del regime più vicini al re, così come ufficiali e comandanti dell'esercito e dei
carabinieri, e consistente parte della classe industriale, con esponenti del mondo politico liberale
prefascista cominciarono a valutare l'ipotesi di un eventuale uscita di scena di Mussolini tra cui la
negoziazione di una pace separata, per salvare la monarchia e garantire una soluzione politica
moderata.

ad aggravare l'opinione pubblica fu la negazione tedesca di rinforzi militari e mezzi di


sostentamento all'alleato italiana; tuttavia le sue intenzioni cambiarono radicalmente dopo
l'incontro a Feltre del 19 giugno 1943, in cui Hitler si rese consapevole dell'intenzione di alcuni
membri dell'entourage del duce di ritirarsi dal conflitto, e decise di far affluire soldati in Italia, non
per una protezione dell'alleata quanto per un'occupazione militare della penisola in caso di ritiro
italiano dalla guerra (piano alarico).

anche Vittorio Emanuele III era deciso a scindere le sorti della dinastia con quelle del regime è per
la prima volta dopo quattro anni di inattività, il gran consiglio del fascismo prese sede e decise di
sfiduciare Mussolini, sopprimendo le istituzioni del regime e invitando il re a riprendere il comando
supremo delle forze armate. Quando nel pomeriggio del 25 luglio Mussolini si recò dal re per il
consueto incontro settimanale egli venne colto di sorpresa e venne arrestato e condotto a campo
imperatore sul gran sasso, ed infine sostituito dal generale Badoglio.

la caduta del fascismo procurò enorme gioia e speranza nei cittadini italiani, che videro nella fine
del regime un momento di festeggiamento, in quanto avrebbe significato la cessazione della
guerra.tuttavia questo non risulta vero infatti, se inizialmente il generale Badoglio confermo la
continuazione della guerra contro gli anglo americani ai tedeschi (che non gli credettero) d'altro
lato il governo italiano si mobilitò per l'attuazione di trattative segrete con gli alleati, raggiungendo
a firmare una pace separata il 3 settembre del 1943 a tassabile: veniva così firmato l'armistizio
resa incondizionata, che poneva fine alla guerra italiana contro gli anglo americani. Questo viene
comunicato l'8 settembre alla radio direttamente dal generale Badoglio (sotto insistenza degli
alleati), a questo punto I generali tedeschi misero in atto il piano Alarico: Badoglio e Vittorio
Emanuele III si trasferirono a Brindisi (liberata dagli alleati) mentre i reparti impegnati in guerra non
avevano ricevuto alcun indicazione su come comportarsi o sul cambiamento di direttive, e quindi
vennero colti totalmente impreparati e, di conseguenza, annientati.

dopo la firma dell'armistizio l'Italia era divisa in due blocchi infatti l'Italia centro settentrionale era
in mano ai tedeschi, che si attestarono sulla linea Gustav (Gaeta Pescara), infatti i nazisti
liberarono Mussolini da campo imperatore e gli affidarono il compito di costituire un nuovo
governo fascista per controllare quella parte di penisola (nasce così la Repubblica sociale
italiana); da altro canto però il mezzogiorno era governato da Badoglio che era a capo Del regno
del sud (riconosciuto dagli alleati).

L'attività liberatrice degli alleati fu lenta e caratterizzato da molti arresti: il primo del quale nel
maggio del 44 dopo che gli alleati giunsero a Roma, se segui poi quello nell'ottobre sulla linea
gotica, fino in primavera del 45 quando gli alleati riuscirono a dare la spallata finale. il 2 maggio i
tedeschi firmarono la resa in Italia.

oltre alla guerra degli alleati questa venne sostenuta da una guerra partigiana antifascista, che
impegnò le zone di occupazione tedesca con azioni di boicottaggio, e guerriglia, ponendo le
premesse per la ripresa dopo la liberazione della vita democratica in Italia: infatti queste
associazioni partigiane erano promosse dei partiti che si erano organizzati dopo il 25 luglio per
costituirsi in un comitato di liberazione nazionale.

nel corso del 1942 le sorti della guerra avevano inizialmente cominciato a cambiare disegno.tra il
28 novembre è il 1 dicembre del 1943 Roosevelt, Churchill e Stalin si accordarono per la strategia
da adottare nel caso di una conclusione vittoruiosa del conflitto nella conferenza di Teheran. Qui
fu deciso uno sbarco nella Francia settentrionale (operazione overload: alla quale gli inglesi erano
contrariati, però non poterono opporre nessuna resistenza) What lo sbarco del continente
avvenne dalla Normandia, in modo da raggirare la quasi totalità delle difese tedesche poste
soprattutto a calais; L'invasione seguita da una serie di bombardamenti e di lancio di
paracadutisti oltre le linee difensive tedesche che, tra la notte del cinque 6 giugno 1944 (d day) e
lo sbarco di numerosi uomini in cinque diverse spiagge fece crollare il sistema difensivo tedesco,
arrivando a liberare prima il nord della Francia poi il 18 agosto Parigi ed infine Bruxelles e Anversa,
subendo però una battuta d'arresto in ottobre, con la conquista di Aquisgrana e l'assesto sulla
linea del fiume Reno.

dal canto suo anche l'armata Rossa aveva compiuto numerosi progressi sul fronte orientale, infatti
riuscì a rispondere alla controffensiva tedesca liberando l'Ucraina, la Crimea e Leningrado,
arrivando fino a Varsavia (qui si fermò per un'insurrezione popolare messa a tacere da Hitler in un
bagno di sangue). L'armata Rossa sfondo le linee tedesche a nord e a sud conquistando la
Romania la Bulgaria, l'Estonia, Lettonia e la Finlandia e l'Ungheria, che stipularono un armistizio.

in queste circostanze si organizzò un attentato al Fuhrer da parte di un gruppo di alti ufficiali, con
un tentativo di eliminazione del dittatore per negoziare l'uscita del conflitto, tuttavia questo fallì ed
Hitler diede subito l'ordine di una spietata repressione.

Nonostante le vittorie in Grecia e Belgrado da parte degli alleati Hitler decise di continuare a
combattere, proclamando la guerra totale, che vide la mobilitazione di tutte le risorse umane e
materiali possibili (infatti tentava di mantenere il morale alto attraverso la promessa di armi segrete
che avrebbero potuto cambiare le sorti militare del conflitto).

benché non fosse ancora stata invasa la Germania era sottoposta incessanti bombardamenti a
tappeto, che miravano anche alla popolazione civile con l'obiettivo di fiaccare morale dei tedeschi
per indebolire ogni forma di resistenza.

ormai chiare gli esiti della guerra nell'ottobre del 1944, in una serie di colloqui, Churchill e Stalin
(conferenza di Mosca) sancirono le rispettive sfere di influenza nei Balcani (Bulgaria e Romania al
controllo sovietico e Grecia quello britannico); nell'11 febbraio del 1945 si tenne infine la
conferenza di Jalta, nella quale Roosevelt e Stalin e Churchill decisero le sorti della Germania (che
sarebbe stata divisa in quattro zone d'occupazione) prevedevano prevedevano la nascita
dell'organizzazione delle Nazioni Unite, un organismo internazionale finalizzato al mantenimento
della pace e della sicurezza nel mondo.

nonostante ciò Hitler decise di combattere fino all'ultimo chiamando le armi anche i ragazzi di 16
anni o anziani di 60 e ordinando di fare terra bruciata, tuttavia il 7 marzo del 45 le truppe alleate
riuscirono a superare il Reno dilagando in tutta la Germania centrale è arrivando a metà aprile a
conquistare Berlino. Il 30 aprile Hitler si suicidò nel bunker sotterraneo alla cancelleria di Berlino
(giorni prima Mussolini venne fucilato dai partigiani). la reggenza venne affidata all'ammiraglio
donitz che, dopo aver cercato inutilmente di negoziare una pace separata con gli anglo americani,
fu costretto il 7 maggio del 45 a firmare l'atto di resa incondizionata a Reimis.

con la fine della guerra sul fronte tedesco gli anglo americani si potevano concentrare contro
l'impero giapponese, che più volte hanno cercato di intimare con numerosi bombardamenti ma
non erano riusciti a far retrocedere. Nel 1945 nella battaglia di Okinawa si era resa evidente la
fervida opposizione dei giapponesi, che non sarebbero caduti facilmente. Durante la conferenza
di post Damme gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Cina avevano intimato il Giappone alla resa
incondizionata, in cui gli stessi giorni Harry Truman (nuovo presidente americano dopo la morte di
Roosevelt) annunciò a Churchill e Stalin l'intenzione di utilizzare la bomba Tomica. il 6 agosto
1945, dopo un ultimatum statunitense non ascoltato, venne sganciata la prima bomba su
Hiroshima ed il 9 agosto su Nagasaki, provocando 110 milioni di morti istantanei e molti altri per
radiazioni; lo stesso giorno l'Urss attaccò i paesi di giapponesi in Manciuria e Corea. Il 15 agosto
e l'imperatore Hirohito annuncia ai suoi sudditi la resa, e il 2 settembre 1945 sul ponte di
corazzata Missouri i delegati giapponesi firmarono la capitolazione.

finiva così una guerra su scala planetaria che era durata sei anni e aveva provocato e 55 milioni di
morti (la maggior parte dei quali dell'unione sovietica) e aveva lasciato uno scenario di immensi
cimiteri militari e fosse comuni, così come la distruzione di numerose città lasciate in rovina.

il tribunale militare internazionale si avviò il 18 ottobre del 1945 nel palazzo di giustizia di
Norimberga.i capi di imputazione erano quattro: la partecipazione a un comune piano per
commettere crimini contro la pace, l'aver progettato una guerra di aggressione, l'aver commesso
crimini di guerra e essersiessersi resi responsabili di crimini contro l’umanità.

LA GUERRA FREDDA
Alla guida degli Usa era Truman (ala conservatrice del Partito democratico) che a differenza di
Roosevelt non credeva nei grandi ideali di pace internazionale, non aveva fiducia nella possibilità
di instaurare un dialogo con l’Unione Sovietica e inaugurò una politica americana di grande
rigidità nei confronti di essa. Dall’altra parte Stalin, voleva conseguire sicurezza di poter contare
sul controllo di quei paesi dell’Europa dell’Est liberati dall’Armata rossa e di poter conseguire delle
riparazioni tedesche (a cui ostile Truman) per gli ingenti danni di guerra. Ma fin dai primi mesi del
1946 la contrapposizione USA-URSS era andata talmente crescendo che l’ex primo ministro
Churchill (gli era succeduto ) pronunciò un discorso in una università americana (marzo 1946) da
cui derivò l’espressione “cortina di ferro” per indicare la demarcazione tra il blocco sovietico e i
paesi occidentali. “Da Stettino sul Baltico a Trieste sull’Adriatico, è scesa sul continente europeo
una cortina di ferro. Dietro quella linea ci sono tutte le capitali degli antichi Stati dell’Europa
centrale e orientale soggette a un’altissima crescente misura di controllo da Mosca”.

Alla conferenza di Parigi (1947) non fu raggiunto nessun accordo sull’assetto della Germania che
continuò a essere pertanto sottoposta al regime di occupazione dei vincitori. Di fronte una
strategia sovietica di espansione dettata sia per motivi ideologici che di sicurezza, gli Usa
elaborarono una ferma politica di “containment” (contenimento) volta a respingere il comunismo là
dove tentava di allargare la sua sfera di influenza e ciò con l’impegno degli Usa a sostenere “i
popoli liberi”.

La contrapposizione si giocava ormai nella scelta di “due modi di vita alternativi”: uno fondato sul
rispetto delle libertà politiche e civili; l’altro sul totalitarismo e sull’oppressione. La
contrapposizione suonò come uno slogan su due modelli ideali e politici.

Gli Usa realizzarono nei paesi dell’Europa occidentale una stabilizzazione politica ed economica in
chiave anticomunista grazie all’arrivo in Europa di aiuti economici (“Programma per la ripresa
europea” – European Recovery Program), noto come il piano Marshall-1948. Il piano Marshall si
iscriveva nella strategia del containment e rappresentava il complemento economico della
dottrina Truman. Erano aiuti pluriannali, (finanziamenti e beni materiali di prima

necessità), al 90% gratuiti, destinati ai paesi europei sia dell’ovest che dell’est – a questi ultimi nel
tentativo di sottrarli all’area di influenza sovietica. Stalin lo comprese immediatamente e costrinse
Cecoslovacchia e Polonia a rifiutarli, mentre esse si erano dichiarate pronte ad accettare.

L’URSS a questa politica americana volta a compattare la sua area di

influenza rispose creando con tutti i partiti comunisti dell’Europa orientale (più quello italiano e
francese) il COMINFORM (Ufficio di informazione dei partiti comunisti), con lo scopo di rinsaldare i
rapporti e imporre la subordinazione all’URSS dei regimi filosovietici che si stavano formando
nell’Europa dell’Est.

Era così scoppiata nel giro di pochissimi anni dalla fine del II conflitto mondiale la “guerra fredda”.

Chiamata così perché era un conflitto su tutti i piani, (ossia ideologico, politico, tecnologico,
scientifico, sociale) delle due superpotenze, un conflitto combattuto senza il ricorso diretto alle
armi ma proiettato su aree geopolitiche diverse e con la minaccia che si trasformasse in scontro
nucleare.

Siccome i confini tra aree di influenza tra le due superpotenze si marcarono sulla base degli
eserciti che le avevano liberati (ossia chi per primo era arrivato a liberarli, sostanzialmente), sorse
il problema della germania.

La Germania era stata liberata contemporaneamente da Est dall’Armata Rossa e da Ovest dagli
alleati, mentre Berlino, nell’area est, era stata liberata da tutti gli eserciti.

La prima cosa su cui furono tutti d’accordo è stato avviare il processo di denazificazione di tutti gli
apparati pubblici e della società. Tutti d’accordo nell’identificare e perseguire i responsabili nazisti
dei crimini e a istituire il Processo di Norimberga (ultima decisione condivisa). Ma poi non si
giunse ad accordarsi sul futuro assetto dello Stato tedesco. Quindi le potenze occupanti
ripiegarono nelle zone di propria competenza, nel senso che si misero a organizzare per conto
proprio e procedendo autonomamente: gli occidentali unificarono le strutture amministrative di
quell’area tedesca su cui si trovavano, facendo arrivare gli aiuti economici del piano Marshall,
avviarono anche una riforma monetaria e introdussero un nuovo marco.

La reazione sovietica a queste iniziative non si fece attendere: [“crisi di Berlino”] a Berlino
bloccarono, nel giugno 1948, ogni via di accesso ai tre settori occidentali controllati dagli Alleati,
isolandoli. Isolando Berlino, tagliandole cioè i rifornimenti, Mosca voleva indurre gli Alleati ad
abbandonare la capitale. Invece la risposta degli Alleati fu rapida ed efficace: crearono un ponte
aereo per rifornire di ogni bene essenziale, viveri e attrezzature, la parte occidentale di Berlino, per
quasi un anno, quando finalmente visto il fallimento nel maggio1949 i sovietici tolsero l’assedio.

La crisi di Berlino evidenziò e accelerò la consapevolezza del non ritorno, della frattura di intesa
tra le superpotenze.

Infatti nel maggio 1949 nacque la RFT con capitale Bonn, nell’ottobre 1949 la RDT con capitale
Pankow (sobborgo di Berlino).

La vecchia capitale tedesca, ossia Berlino stessa rimase divisa fino al

1989 (“caduta del muro di Berlino” ): Berlino Ovest era una enclave occidentale all’interno del
blocco sovietico.

Peraltro la parte occidentale sia della Germania che di Berlino conseguirono una rinascita
economica accelerata, perché secondo le intenzioni doveva diventare la prova del successo del
modello capitalista e democratico. La Repubblica Federale tedesca si avvio alla sua autonomia,
furono indette libere elezioni vinte dal da Adenauer 8partito cristiano-democratico, con i
finanziamenti la Germania si riprese e nel giro di pochi anni occupò i primi posti come potenza
industriale dopo USA e GB.

Dal punto di vista politico, lo sviluppo dell’ RDT, fu simile a quello degli altri paesi che gravitavano
attorno all’URSS: si creò un regime monopartitico socialista.

Dal punto di vista economico, la RDT a differenza della RFT dovette pagare forti indennizzi di
guerra all’URSS e non ebbe quindi risorse da investire nel proprio settore produttivo. La propria
economia, anche quando vide uno sviluppo industriale, fu funzionale sempre all’economia
dell’URSS e il tenore di vita fu molto basso.

Tutti i paesi satelliti di Mosca subirono una totaìale “sovietizzazione” sia politica, in quanto ogni
dissenso venne messo a tacere con la repressione, sia economica: potevano scambiare
commercialmente tra loro ma sotto il controllo rigido dell’URSS che rendeva l’econmia di questi
paesi funzionale alla propria.

L’unico paese socialista che si sottrasse alle imposizioni dell’URSS e che persegui una propria via
del socialismo reale e autonoma fu la Jugoslavia di Tito, considerata infatti da Stalin un paese
deviazionista con un socialismo deviazionista e nemico dell’URSS e dei suoi paesi satelliti.

L’organismo con il quale gli USA si assicurarono la sicurezza militare e la cooperazione militare
con gli europei fu la NATO (1949) originato dalla sottoscrizione al Patto atlantico ( di mutuo
soccorso militare) stipulato qualche anno prima a Washington.

Mentre l’alleanza militare tra gli stati comunisti del blocco sovietico fu il Patto di Varsavia, nato nel
1955 e fu il corrispettivo della NATO.

Un esempio di guerra che dimostrò che la guerra fredda si riversava e proiettava in aere
geopolitiche distanti è stata la guerra di Corea del 1950.

La Corea era divisa in Corea del Nord, con un governo comunista, e Corea del Sud, con un
governo filoamericano, separati tra loro dal 38° parallelo. Nel giugno del 1950 le truppe
nordcoreano, armate dai sovietici, varcarono la linea di confine per occupare l’altra Corea, la
Corea del Sud, e intervennero in aiuti reparti dell’esercito statunitense sebbene sotto l’egida
dell’ONU. Tre anni di guerra in cui il conflitto poteva ampliarsi coinvolgendo le due superpotenze.

Ma nel 1953 con 4 milioni di vittime ci si accordò per il rispistino del vecchio confine (il
38°parallelo). Questa guerra fu importante perché accelerò la convinzione di attrezzarsi
militarmente in una organizzazione militare quale la NATO per gli USA e innescò una corsa agli
armamenti nucleari da parte di USA e URSS. Si generò quello che è noto come “equilibrio del
terrore”, in cui la paura di una guerra nucleare, potenzialmente distruttiva per l’intera Terra,
avrebbe funzionato da efficace deterrente (=elemento dissuadente).

La guerra fredda ebbe un riflesso importante all’interno della società statunitense. Infatti, sul piano
interno negli USA ci fu una vera e propria crociata ossessiva anticomunista. Venne chiamato il
“maccartismo”, termine che deriva dal nome del politico americano McCarthy. Nella società
americana ci fu una caccia alle streghe nei confronti di chi fosse anche solo sospettato o che
militasse nelle organizzazioni di sinistra, era un atteggiamento paranoico: si citano i coniugi
Rosenberg, ebrei e con un passato di militanza comunista, mandati nel 1953 sulla sedia elettrica
dopo un processo sommario con l’accusa di spionaggio atomico in favore dell’URSS.

Le tappe che hanno condotto alla distensione tra le due superpotenze, “caduta del muro di
Berlino”, la riunificazione tedesca, la liberazione dei regimi dei paesi dell’Europa dell’Est dal
dominio dell’URSS.

ANNI ‘50

Intanto bisogna precisare che alla morte di Stalin nel 1953, seguì un processo di destalinizzazione

inaugurato dal suo successore Nikita Sergeevic Chruscev, che lasciò sperare in un reale
cambiamento nei paesi satelliti, un allentamento delle maglie con cui l’URSS monopolizzava la
loro vita politica, sociale, economica.

Infatti Chruscev aveva dato di sé una immagine diversa, di colui che avrebbe portato un
“mutamento nella tradizione” e al XX Congresso del Partito comunista dell’Unione Sovietica nel
febbraio 1956 aveva denunciato tutte le nefandezze e le atrocità di cui era stato capace Stalin.
Inoltre in politica estera aveva riconosciuto la legittimità di “vie nazionali al socialismo”
riconciliandosi con la Iugoslavia, che invece Stalin aveva accusato di deviazionismo poiché Tito
era stato capace di sottrarsi alla sfera di soggezione dell’URSS. Ma le speranze crollarono
quando l’URSS represse brutalmente l’insurrezione scoppiata in Ungheria nel novembre 1956.

ANNI ‘60

Intanto a metà degli anni ’60 Kruscev venne sostituito da Breznev e ricordiamo il tragico epilogo

della “primavera di Praga” nel maggio 1968 stroncato dalla invasione della Cecoslovacchia coi
carri armati sovietici e la destituzione del segretario comunista Alexander Dubcek. Amatissimo dal
suo popolo, studenti, operai, intellettuali, voleva introdurre un “comunismo dal volto umano”, ma

aveva rassicurato allo stesso tempo l’URSS della fedeltà a essa e al Patto di Varsavia.

Non servì a nulla.

L’invasione di Praga creò profonde ferite e avviò una riflessione sul socialismo reale che
determinò su scala internazionale una perdita di autorevolezza dell’URSS. Del resto anche negli
USA gli anni ‘60 kennediany apportarono linee politiche di distensione sul fronte della guerra, per
quanto John Fitz Kennedy si presento agli americani con un linguaggio nuovo e con la fiducia
verso nuove frontiere del pensiero.

ANNI ‘80

Bisogna attendere gli anni ’80 quando a guidare l’URSS emerse Michail Gorbacev che aveva due
obiettivi fondamentali, ossia rivitalizzare l’economia che rischiava la stagnazione e riformare
l’URSS (la repressione del malcontento generale interno e nei paesi satelliti e reprimere il dissenso
erano divenuti sempre più impegnative: pensate al fisico Andrey Sacharov e allo scrittore Alexandr
Solenicyn, voci internazionali) e alla presidenza degli USA vi era Ronald Reagan, un
neoconservatore assolutamente avverso all’intervento dello Stato in economia (avverso quindi alle
idee keynesiane) e che espresse una linea politica dagli accenti fortemente di guerra fredda,
arrivando a definire L’URSS il “regno del male” e quindi mirando a incrementare le spese per gli
armamenti (nuovi missili e il progetto di uno “scudo spaziale” come risposta anche al fatto che nel
corso degli anni ’70 l’URSS aveva puntato verso l’Europa occidentale nuove e moderne armi
nucleari.

Proprio loro furono i principali fautori di un’epoca di distensione. Due le parole d’ordine di

Gorbaciov che suonarono di profondo cambiamento: glasnost (“trasparenza”) e pereistrojka

(“ristrutturazione, rinnovamento” – si leggono come scritte). La glasnost si tradusse in maggiore

libertà di espressione all’interno della società sovietica in cui iniziava a diffondersi insofferenza e

nelle repubbliche periferiche dell’URSS si riaffacciarono aspirazioni nazionaliste. Per quanto


riguarda la politica estera puntò a una distensione dei rapporti con gli Stati Uniti, proponendo una
politica reciproca di disarmo.

Certamente questo avrebbe permesso all’URSS di spostare risorse dall’industria bellica al settore
civile, motivo per cui fu soprattutto Mosca a impegnarsi per migliorare le relazioni bilaterali con
Washington. Di fatto iniziarono una serie di incontri tra Reagan e Gorbacev ne 1985 che
sfociarono in un accordo per la riduzione degli armamenti missilistici in Europa (1987). Era la
prima volta che le due superpotenze concordavano lo smantellamento, seppur esiguo, del loro
arsenale nucleare. [I negoziati poi continuarono con la successiva presidenza di Bush senior:
trattato Start 1: diminuzioni dei rispettivi arsenali nucleari della metà. Questo clima disteso
Gorbacev ordinò il ritiro dell’Armata Rossa dall’Afghanistan].

Solo all’interno di un processo di distensione delle due superpotenze fu possibile la caduta del

muro di Berlino. L’Ungheria aprì la sua frontiera con l’Austria. Dalla Germania dell’esti fu un esodo
di massa: il governo abolì tutte le limitazioni all’espatrio. Il 9 novembre 1989 con l’emozione e
l’attesa di una intera Europa e non solo della Germania , il muro di Berlino fu abbattuto, i tedeschi

dell’ovest e dell’est si strinsero in un solo abbraccio. Era la fine di una epoca. Da lì a meno di un

anno ci fu la riunificazione in una sola struttura politica e amministrativa delle due Germanie. Le

truppe sovietiche lasciarono non solo la Germania orientale, ma si ritirarono anche dall’Ungheria e

dalla Cecoslovacchia, che diventarono autonome. Gorbacev di fatto sciolse il patto di Varsavia.

L’TALIA DEGLI ANNI ’50


Dopo l’8 settembre del 43 l’Italia si poteva considerare in vera e propria guerra interna civile, in
quanto radicalmente divisa in due:

- a sud, presieduta dagli alleati e con al governo il generale Badoglio (che aveva dichiarato
guerra ai tedeschi);

- al centro-nord la repubblica sociale italiana, la repubblica di Salò, presieduta da mussolini, il


quale venne liberato dai paracadutisti tedeschi a Campo Imperatore sul Gran Sasso dov’era
recluso).

Inoltre a Roma si costituì il Comitato di liberazione nazionale, il CLN, per la lotta contro il

nazifascismo (ma anche contestare la monarchia, considerata corresponsabile della situazione del

paese) e a Milano si formò il CLN Alta Italia. Entrambi questi organismi operarono

clandestinamente per diffondere dovunque la lotta di liberazione e sostenendo l’attività delle

formazioni partigiane come le Brigate Garibaldi (composta prevalentemente da comunisti), le

Brigate Matteotti (socialisti), Brigate Giustizia e Libertà (legate al Partito d’Azione). Le Brigate

Garibaldi e il Partico comunista sostenevano poi i GAP, Gruppi di azione patriottica, piccole cellule

(3-4 persone) che agivano in città con attentati mirati contro spie, repubblichini, militari tedeschi.

Il governo di Salò procedette da subito infatti alla coscrizione obbligatoria (leva militare dei
giovani), per il suo esercito nazionale repubblicano, ma dovette fare i conti con l’indisponibilità dei

civili, per cui il governo nazifascista reagì con la minaccia di fucilazione dei renitenti. I giovani

erano di fronte a un bivio, o collaborare con i nazifascisti o disertare, e passare alla Resistenza.

La repubblica sociale italiana si contraddistinse per l’inasprimento della

politica razziale e la sua subalternità ai tedeschi, da cui prendevano le direttive. La RSI si impegnò

in una sistematica persecuzione degli ebrei italiani, concorrendo attivamente alla loro

deportazione nei campi di concentramento e di sterminio tedeschi, rendendosi in tal modo

corresponsabili della Shoah.

Inoltre la RSI sopravviveva sotto la rigida tutela tedesca, che ne limitava ogni campo di azione

autonoma. La Germania peraltro considerava quella parte di Italia ancora controllata

militarmente come un territorio da cui sottrarre risorse economiche e umane in base alle proprie

necessità.

Il movimento partigiano nasce proprio in risposta a tali oppressioni e orrori, costituitosi


prevalentemente da gruppi appartenenti agli strati popolari (coinvolte più di 300.000 persone),
soprattutto giovani.

Nelle zone liberate dai nazifascisti, inoltre, ebbero corso vari tentativi di democrazia partecipata e
di autogoverno, che precorrevano il ritorno alla libertà di tutta l’Italia. Nell’autunno del ’44,
incalzati dalla lotta partigiana, i tedeschi diedero corso a una violenta attività repressiva, colpendo
le popolazioni inermi, interi paesi furono distrutti insieme ai loro abitanti: Sant’Anna di Stazzema,
Marzabotto,Vinca.

I primi episodi di vera e propria resistenza organizzata, totalmente inaspettati, videro, dopo l’8
settembre, civili e italiani opporsi all’occupazione tedesca, come ad esempio a Roma (Porta San
Paolo) o nell’isola greca di Cefalonia, dove la divisione Acqui depose le armi solo dopo

aver onorevolmente combattuto (ma fu trucidata).

Nelle aeree alpine del Piemonte si formarono delle guerriglie; a Napoli insorse un moto popolare,
nelle cosiddette “quattro giornate di Napoli”,che costrinse i tedeschi ad abbandonare l’area
urbana.

Dopo la caduta del fascismo, ossia il 25 luglio 1943, si ricostituirono i partiti che le leggi

fascistissime avevano soppresso; riemersero tuttavia nella clandestinità il Partito comunista, il cui
segretario Togliatti rientrò dall’Urss; il Partito socialista di unità proletaria (in cui unite le due anime
riformista e massimalista); La Democrazia cristiana, erede del vecchio Partito popolare; il Partito
liberale. Ma si formò anche un partito nuovo, ossia il Partito d’azione, fondato in clandestinità già
nel 1942, nel quale confluivano gruppi di ispirazione sia liberal-democratica sia socialista e mirava
a una “rivoluzione democratica” dai connotati ancora incerti.

Tra il CLN e il governo Badoglio si manifestarono ben presto forti contrasti, anche perché
Badoglio implicato nel ventennio fascista e legato alla monarchia, rappresentava la continuità col
passato, mentre il CLN voleva cambiare e richiedeva anche l’abdicazione del sovrano complice
del fascismo. Questo conflitto fu sbloccato grazie proprio a Palmiro Togliatti (segretario del PCI)
che tornato in Italia dopo 20 anni di esilio in URSS godeva di un fortissimo prestigio [notate che
forse, dico io, proprio perché sapeva che cosa fosse il comunismo reale e lo stalinismo, notate
come si è sempre tenuto saggio e moderato nelle sue scelte, notatelo da ora in poi]. Nella
primavera del 1944 disse che bisognava rinviare la questione istituzionale (scelta tra monarchia o
repubblica) a quando la guerra fosse finita e che bisognava tutti insieme per il momento
procedere sotto le direttive di un nuovo governo Badoglio in cui fossero presenti tutte le
formazioni politiche.

Nell’aprile gli alleati si stavano avvicinando alle grandi città del nord per cacciare i tedeschi: le
formazioni partigiane combatterono duramente e con successo per liberarle prima che gli anglo-
americani sopraggiungessero. Il 25 aprile 1945 fu proclamata l’insurrezione generale e tutti gli
uomini della resistenza scesero nelle città con le armi per contrastare le forze nazifasciste:
TORINO, GENOVA, BOLOGNA, MILANO furono liberate. Fu catturato Mussolini a Dongo (sul lago
di Como) che tentava la fuga in Svizzera, fu fucilato (28 aprile) e il giorno dopo i tedeschi
firmarono la resa.

Dopo l’8 settembre 1943 iniziò a compiersi una persecuzione nei confronti degli italiani stanziati
nell’area dell’Istria, a cui la ventennale politica fascista aveva imposto l’italianizzazione forzata
(linguistica e culturale). Il crollo militare dell’Italia forni l’occasione per vendicare i torti subiti sia ai
partigiani slavi (guidati da Tito) che alla popolazione rurale croata. L’italianità fu considerata a
priori come appartenenza ideologica al fascismo: dopo processi sommari alcune centinaia di
persone (tra i 500-700) per lo più incolpevoli furono assassinate con l’accusa di essere “nemici del
popolo”. Per impedirne l’identificazione, i loro corpi vennero gettati nelle foibe, profonde cavità
naturali disseminate nei terreni carsici istriani (autunno del ‘43). Poi le violenze si fermarono dopo
poche settimane per l’avanzata tedesca e l’occupazione nazista dell’Istria che comportarono le
riprese di massacri e deportazioni da parte dei nazifascisti – si ricorda la Risiera di San Sabba,
campo di concentramento e di sterminio di ebrei italiani ma anche di partigiani istriani e croati.

Si era formata la Repubblica federativa di Belgrado e l’obiettivo era annettersi Trieste che poi nelle
trattative di pace non fu data e rimase sotto il controllo degli alleati. Ma intanto li uomini di Tito
colpirono gli esponenti più in vista della comunità italiana , anche se antifascisti, considerati
avversi al progetto di Tito. Per poco più di un mese, tra il 2 maggio e il 12 giugno 1945 durante
l’occupazione iugoslava di Trieste e Gorizia, di nuovo avvennero arresti arbitrari, deportazioni ed
esecuzioni sommarie di italiani, di numero molto superiore (4.000-6.000 persone) di quelle del
settembre 1943, molti dei quali gettati nelle foibe (“infoibati”) mentre erano ancora vivi. Le autorità
alleate non intervennero, attendendo le conclusioni delle trattative con Tito.

A partire dal 1947 ci fu un massiccio esodo di cittadini della minoranza italiana (250.00 persone)

che abbandonarono il loro paese di origine (Istria) ed esso si protrasse fino alla seconda metà
degli anni Cinquanta.

Questa vicenda si consumò nell’imbarazzante silenzio del governo italiano, dovuto ai

condizionamenti politici impostisi nell’immediato dopoguerra.

Oltre a essere un paese uscito da un guerra durata 5 anni e di cui 2 sul proprio territorio, che
doveva affrontare quindi une ricostruzione materiale (si pensi alle infrastrutture divelte, dalle linee
ferroviarie, alla rete stradale o alle abitazioni) e una ricostruzione economica, cioè della propria
produzione industriale (alle industrie del nord mancavano materie prime) ed agricola (mancavano
molti generi alimentari, i prezzi erano fuori controllo, l’ordine pubblico era difficile da garantire e la
malavita poteva sfruttare al meglio la situazione di miseria creando il contrabbando e la borsa
nera) c’era un problema di convivenza civile dovuto a una guerra civile che aveva avuto luogo.
Quando finì la guerra e nei quattro anni successivi, il paese fu percorso da un’ondata di omicidi e
sommarie esecuzioni contro chi era ritenuto implicato nei crimini fascisti, una resa dei conti
personale (10.000 persone ). Inoltre era forte il contrasto istituzionale tra un Sud in cui la
monarchia godeva di un forte consenso, e di mentalità ancora conservatrice per la presenza di
possidenti fondiari e blocchi di potere, e un Nord che grazie alla lotta di liberazione in cui
impegnata sentiva fortemente l’esigenza di un cambiamento politico e sociale. Fu soprattutto in
Sicilia che si manifestavano le resistenze più forti al cambiamento: già nel ’43 dopo lo sbarco delle
truppe angloamericane, la struttura amministrativa era passata nelle mani di vari capimafia, che

avevano fornito il loro aiuto ai servizi segreti statunitensi per sostituire i prefetti e i podestà di

nomina fascista.

I partiti che furono i pilastri delle nuove istituzioni furono i partiti di massa, quelli di

larga partecipazione.

Il Partito socialista italiano di unità proletaria (PSIUP) era guidato da Pietro Nenni (fino agli ’60) e

raccoglieva i consensi non solo dei socialisti come da tradizione ma anche fra il ceto medio, con

l’obiettivo di una democrazia progressista.

Il PCI era guidato da Palmiro Togliatti che voleva fare un partito nuovo capace di superare i limiti

di un gruppo di “rivoluzionari di professione” e puntava su una “democrazia progressiva” in modo

da conferire alle classi lavoratrici un ruolo importante all’interno della vita politica del paese.

Togliatti aveva cercato di far accettare il partito comunista all’interno dello scenario dei partiti.

L’impegno del partito nella lotta partigiana gli aveva guadagnato l’adesione di lavoratori e di

intellettuali, ancora attratti dal mito della rivoluzione d’ottobre. Tuttavia gli altri partiti non

credevano alle enunciazioni del PCI in favore della democrazia e credevano che i comunisti italiani

non fossero autonomi ma condizionati dagli stretti legami con l’URSS e Stalin.

LA Democrazia cristiana (DC) era l’erede del Partito popolare di don Luigi Sturzo (valori cristiani),

si era impegnata nella guerra partigiana come anche il suo segretario, ossia Alcide De Gasperi; il

partito intendeva svolgere una funzione di mediazione degli interessi dei diversi interessi sociali e

si proponeva come un partito riformista interclassista e dichiarava la sua laicità, il suo essere

aconfessionale per quanto praticante i buoni valori cristiani.

Il Partito d’azione (Pd’A) rappresentava quella borghesia animata da istanze progressiste,

repubblicane, laiche. Tra loro spiccava la figura di Ferruccio Parri, personalità che godeva di

prestigio maturato nella guerr partigiana. Fu lui a presiedere il primo governo dopo la guerra. Ma

poi i contrasti interni portarono allo sfaldamento dello stesso partito

Il Partito liberale italiano (PLI) rappresentava gli interessi di una borghesia moderata e

annoverava personalità di prestigio, quali Luigi Einaudi e Benedetto Croce. Anche il PLI si era

impegnato nella lotta partigiana e continuava a essere filomonarchico.

Ricordiamo che esisteva una estrema destra nel partito chiamato MOVIMENTO sociale italiano

(MSI) ed era anche presente un movimento chiamato dell’Uomo qualunque (Fronte dell’uomo

qualunque, e vabbé dai) fondato da un commediografo Guglielmo Giannini, da cui deriva il

termine qualunquismo, da progetti vaghi ma repubblicani e resistenziali (piccola borghesia centro-

meridionale)

Aleggiava uno spirito unitario, fondato proprio grazie sulla condivisione dell’esperienza della

guerra, bisognava iniziare a dare un assetto democratico al paese. Il primo governo fu capeggiato

dal Ferruccio Parri (stimatissimo membro del CLN Alta Italia) e a esso parteciparono tutti i partiti

del CLN. Occorreva ripristinare condizioni di vita normale. Quindi 1. Smobilitare le forze

partigiane, farsi riconsegnare le armi, reinserirli nella vita civile in modo che potessero avere una

occupazione. Ma questo fu un problema, che creò disillusione e frustrazione. Il problema

sussisteva anche nei confronti dei prigionieri di guerra, traumatizzati 2. Procedere con

l’epurazione delle strutture pubbliche dei complici del regime e provvedere a una applicazione di

misure economiche improntate a giustizia sociale, dalla riforma agraria alla tassazione dei grandi
capitali. Ma Parri risultò essere troppo radicale a detta dei moderati, per cui il suo governo cadde

(dicembre 1945) e gli succedette il leader democristiano De Gasperi. Il nuovo governo decise di

interrompere con l’epurazione (di chiudere tutte le procedure giudiziarie aperte nei confronti degli
ex fascisti) e farli giudicare da tribunali normali (ma anche la magistratura non era stata

defascistizzata). Poche centinaia videro commutate le loro sentenze di morte in pene detentive.
Ma poi neanche sei mesi dopo una amnistia generale, firmata dal ministro della giustizia

Togliatti (notare – voleva accreditarsi come partito democratico e capace di operare in comune

con tutti).

Il 2 giugno 1946, data memorabile perché si tennero le elezioni per l’Assemblea costituente (come
dice il termine l’organo che avrebbe dovuto redigere la costituzione della nuova Italia dopo 20
anni di dittatura fascista e si confermarono vincenti i tre principali partiti di massa: DC (35%),
PSIUP (20%), PCI (18%)) e si tenne l’importantissimo referendum per la forma istituzionale dello
Stato: se monarchia o repubblica. Inoltre fu la prima volta che fu introdotta in Italia il suffragio
universale, il diritto di voto per le donne italiane.

Il voto a favore della Repubblica fu superiore di circa 2 milioni e ci furono accuse di brogli
elettorali da parte dei monarchici; evidenziava la profonda spaccatura prodottasi nel paese perché
nel Sud furono i voti monarchi a vincere. Ma la maggioranza del paese comunque non perdonò a
Vittorio Emanuele III 1. la fuga a Brindisi da Roma nel settembre 1943 che con l ‘arrivo degli
anglo-americani sarebbe stata oggetto di ritorsioni da parte degli ex alleati tedeschi (un capitano
che abbandoni la nave in caso di pericoli; 2. Aver agevolato Mussolini conferendogli il mandato
per il governo , invece di proclamare lo stadio d’assedio davanti alla marcia di Ottobre del 1922
(come gli aveva proposto il ministro Facta). 3. La firma delle leggi razziali nel 1938 con cui furono
introdotte in Italia.

La costituzione italiana è il

risultato di un lavoro eccezionale: partiti di matrici ideologiche diverse ma accomunate

dall’impegno profuso nella lotta per la liberazione dell’Italia, riuscì a dialogare su tutto, a trovare

un consenso ideale e redigere un testo costituzionale decisamente innovativo. I lavori durarono 18

mesi ed essa entrò in vigore il 1° gennaio 1948 promulgata dal primo ancora provvisorio

presidente dello Stato Enrico De Nicola.

Furono enunciati alcuni importanti principi di carattere sociale: il diritto al lavoro e che il diritto

alla proprietà privata poteva essere limitato se privo di utilità sociale. Fu ribadita la laicità dello

stato, quindi il pluralismo religioso e uguaglianza dei culti. Tuttavia art. 7 riconosceva una

posizione privilegiata alla Chiesa cattolica perché confermava che i rapporti tra lo Stato Italiana e

la Santa sede sarebbero stati regolati dai Patti Lateranensi (1929). Notare che fu proprio il voto

favorevole di Togliatti a permettere questo articolo dopo un acceso dibattito, motivando il suo

rispetto per il sentimento religioso della popolazione italiana [ questo articolo nel 1984 vide la

revisione dell’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi, che on un nuovo Concordato aboliva la

clausola della religione cattolica come religione di Stato].

La creazione della Costituzione (1947) è stata l’ultima occasione di azione unitaria tra le

forze politiche italiane perché iniziava a soffiare il vento della Guerra Fredda. Il governi

presieduti da De Gasperi a partire dal dicembre del ‘45 videro la partecipazione anche dei

socialisti e dei comunisti. Ma nel ’47 i contrasti si fecero più forti, le agitazioni per i rincari dei

prezzi si levarono da parte dei lavoratori; De Gaspari in gennaio si era recato negli Usa e

richiedere prestiti, insomma la sinistra al governo insieme alla DC costituiva un ostacolo alle

concessioni di ulteriori aiuti economici da parte degli USA e inoltre era osteggiata dalle gerarchie

ecclesiastiche. Nel maggio 1947 si forma così un governo composto solo da democristiani.

Le elezioni dell’aprile 1948 in Italia perché sono avvenute in un contesto di guerra fredda
internazionale e riflessa in Italia. Dopo l’inasprimento delle tensioni fra Est e Ovest e il colpo di
stato comunista a Praga, nel 1948 non esisteva più alcuna possibilità di convergenza col PCI sia
per il suo allineamento con l’URSS sia perché gli USA premevano affinché l’Italia definisse la sua
collocazione nell’ambito del blocco occidentale. La campagna elettorale sfociò pertanto in uno
scontro feroce fra opposti orientamenti ideologici (del tipo “I comunisti mangiano i bambini”, non
è uno scherzo). La Chiesa di Pio XII si impegnò direttamente nella campagna elettorale,
mobilitando tutto il clero in un’opera propagandistica a favore della DC che poteva far leva su un
cospicuo aiuto del piano Marshall. La DC raccolse quasi il 50% dei voti (precisamente il 48,5%),
le sinistre alleate subirono una profonda sconfitta. Ma nonostante potesse contare sulla
maggioranza assoluta in Parlamento, la DC diede avvio a “governi di coalizione”, guidati da Alcide
De Gasperi ma insieme ai partiti moderati e laici, aprendo la stagione a una fase dota come
“centrismo” e “centrismo riformista” (dal 1948 al 1953) per i programmi di interventi pubblici e
riforme che cambiarono la situazione economico e sociale dell’Italia.

La reazione dei militanti della sinistra all’insuccesso delle elezioni dell’aprile 1948 era

forte la tensione e forte l’amore degli operai per Palmiro Togliatti. Nel luglio 1848 Togliatti subì un

attentato da parte di un giovane di destra che gli sparò ferendolo gravemente. La notizia provocò

un grande scalpore, militanti e lavoratori scesero spontaneamente in piazza, si unirono per le

strade formando barricate e occupando anche le fabbriche. Sembrava la vigilia di una rivoluzione.

Qualcuno di loro racconta che erano pronti a riprendere le armi, quelle nascoste sotto terra e non

consegnate a fine guerra, aspettavano solo un cenno. Ma fu proprio Togliatti a neutralizzare i

propositi di rivolta e a lui le folle ubbidirono, non voleva che si accendesse una vera rivoluzione [vi

faccio notare tutti gli atteggiamenti di assennatezza dimostrati da Togliatti, forse dico sempre io

perché il comunismo reale e lo stalinismo li aveva vissuti li conosceva non per sentito dire: 1. La

svolta di Salerno (ottobre 1943); articolo 7 della Costituzione sui patti lateranensi; l’attentato del

luglio 1848 e l’ordine di fermare la rivolta; infine l’invito a cercare la” via italiana al socialismo”

come lasciò scritto alla sua morte nel 1964 nel suo “Memoriale di Jalta”]

La prima strage della storia dell’Italia del dopoguerra è avvenuta durante la festa del

1° maggio 1947 a Portella della Ginestra vicino Palermo (“La strage di Portella della Ginestra”),

quando la banda di Salvatore Giuliano che spadroneggiava in Sicilia al servizio degli agrari e

padronato mafioso sparò su una folla di contadini e donne festeggianti la festa dei lavoratori (11

morti e centinaia di feriti tra cui donne e bambini). A livello giudiziario non fu del tutto chiarita e la

conclusione giudiziaria fu quella dello scontro sociale tra contadini di ispirazione comunista e

padronato mafioso locale, quindi la prima strage di mafia. Ma secondo recenti inchieste la

vicenda si inquadra anche all’interno di una prospettiva più ampia. Erano presenti personaggi

legati ai servizi segreti italiani e americani che non avrebbero avuto ragione di essere sul luogo se

si fosse trattato solo di una questione sociale o regionale.

PER POTER COMPRENDERE QUALCOSA SUL CONTESTO STORICO IN CUI AVVENNE


L’ASSASSIONIO DELL’ON. ALDO MORO (SEQUESTRATO IL 16 MARZO 1978) DOBBIAMO
PERCORRERE UN VELOCE EXCURSUS DELLA STORIA POLITICA E SOCIALE DELL’ITALIA
DAGLI anni ’50

Facciamo un bilancio sommario degli anni ’50? Sì, gli anni del centrismo, dei governi di coalizione

presieduti da De Gasperi (l’età degasperiana si concluse nel 1954) furono di stabilità che permise

grazie ai finanziamenti del piano Marshall di varare opere pubbliche e un piano di riforma agraria

per la formazione di piccoli imprenditori contadini. Nel ’49 intanto l’Italia entrò a far parte della

Nato. Gli anni ’50 furono quelli dell’intenso sviluppo industriale del Centro-Nord, del boom

economico che portò una vasta migrazione interna dal Sud verso le grandi città del Nord, oltre

che a mutamenti nelle abitudini e nei costumi degli italiani.

Intanto nel 1953 morì Stalin e nel 1956 il nuovo presidente dell’URSS, Nikita Chruscev (pronuncia
crusciov), in occasione del XX Congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica avviò la
destalinizzazione, denunciando le atrocità da lui compiute e il culto della personalità da cui era
afflitto. Questo non comportò l’apertura di nessuno spiraglio all’interno dei regimi orbitanti attorno
all’URSS: infatti nel 1956 ci fu la repressione sovietica in Ungheria che voleva slegare corde. Gli
anni ’50 quindi rappresentano anche anni di riflessione per i partiti della sinistra, in primis del PCI.
Naturalmente in Italia, benché il partito Comunista costituisse il secondo partito più votato dalle
masse italiane, un insormontabile veto (=proibizione) impediva di pensarlo come partito di
governo.

Quando inizia a farsi strada la possibilità per il PCI di far parte di un governo, a direzione DC?

Lentamente. Gli anni ’60 rappresentano l’avvio (con Fanfani e Moro) di un’apertura verso il

Partito socialista. All’interno del PCI qualcosa nella sua linea ideologica di assoluto sottomissione

al comunismo reale di stampo sovietico, nel senso dell’URSS, stava smuovendosi, sia perché lo

stesso Togliatti morendo nel 1964 lasciò uno scritto - “Il memoriale di Jalta” dove si trovava – in

cui propugnò una “via italiana al socialismo”, quindi indipendente dall’indirizzo sovietico, sia per

quello che fu l’invasione di Praga nel maggio 1968 con cui carri armati sovietici mettevano fine al

tentativo sorto in Cecoslovacchia (paese satellitare dell’URSS) di realizzare “un comunismo dal

volto umano” in quella che fu nota come la “primavera di Praga” guidata dal presidente

Alexander Dubcek, sostenuto da operai intellettuali studenti, uniti tutti insieme attorno al loro

leader Dubcek .

Sono eventi che inducono il Partito comunista italiano a un travagliato processo di revisione dei
dogmi ideologici di un tempo e se opportuno essere autonomi da condizionamento esterni
rinunciando ai finanziamenti sovietici. L’idea di una possibile collaborazione a un governo da parte
del PCI avvenne negli anni ’70. [Che cosa occorre ricordare del Sessantotto in Italia?

Almeno tre eventi : 1. La primavera di Praga di Dubcek e l’invasione di Praga nell’agosto del 1968,

Praga assediata da carri armati sovietici e la folla piangente che aveva creduto nella possibilità di

creare un comunismo, non come quello precedente, staliniano, poliziesco, persecutorio, ma un

“comunismo dal volto umano”, la speranza infranta, nulla può cambiare, soffocati dal regime. 2.

L’esordio della forza dirompente delle nuove generazioni in quanto tali e degli studenti, portavoce
di esigenze di rinnovamento tra la fine del ’67 e il ’69, quando procedettero anche alle

occupazioni delle università. Modello era il cosiddetto Sessantotto francese che contestava anche

la politica autoritaria di De Gaulle e la guerra del Vietnam. In Italia sorsero vari gruppi di matrice

ideologica marxista ed extraparlamentare (accusavano infatti i partiti di sinistra in Parlamento di

essere ormai “integrati”): Lotta continua, Potere operaio; Avanguardia operai, il Manifesto. Il

Sessantotto non fu soltanto un fenomeno politico ma anche sociale, che avrebbe inciso sui

costumi e sulla mentalità scaturita sia contro la “cultura borghese” sia contro ogni forma di

autorità (dai genitori, ai professori. 3.Dalle scuole la contestazione si estese fino alle fabbriche : si

ricordi del 1969 il cosiddetto ”autunno caldo” , una fase di intensissima conflittualità sindacale

che si protrasse fino al 1971, in cui la classe operaia chiedeva di essere collocata al centro per il

rinnovamento della società e che la voce dovesse essere restituita alle assemblee di base dei

lavoratori e non ai vertici sindacali.]

IL SEQUESTRO E L’ASSASSINIO DI MORO SI SONO COMPIUTI NEL 1978. DA COSA SONO


STATI CONTRADDISTINTI gli anni Settanta in Italia?

Li ricordiamo per tre cose fondamentali:

1. Per alcune importanti riforme con cui il governo di

centro-sinistra aveva cercato di rispondere alle contestazioni studentesche del’68

2. Per la “strategia della tensione”, una lunga successione di stragi ed eventi dinamitardi che

secondo una tesi prevalente aveva l’obiettivo di destabilizzare l’ordinamento democratico e i cui

colpevoli erano ricercati in alcune frange di estrema destra neofascista e secondo una
interpretazione prevalente fin da allora, in “settori deviati” dello Stato, in particolare dei servizi

segreti, per diffondere un’ondata di panico nel paese tale da favorire e legittimare una svolta

autoritaria. Un forte segno di instabilità fu denunciato dal ministro degli interni (marzo 1971)

quando rivelò alla Camera che era stato sventato un tentativo di colpo di Stato [“colpo di stato

Borghese”] guidato da Junio Valerio Borghese, ex comandante della famigerata Decima MAS

durante la Repubblica di Salò.

Qui l’elenco di alcune stragi. Ancora oggi non sono stati individuati i colpevoli, a esclusione

della strage della stazione di Bologna, agosto 1890 (ma non di chi l’avesse commissionata). Le

indagini si indirizzarono verso gli ambienti della destra eversiva e coinvolsero vari estremisti

neofascisti ma la magistratura non è riuscita mai ad accertare in via definitiva né la responsabilità

degli esecutori materiali né degli eventuali mandanti politici.

Il primo atto di questa sanguinosa “strategia” ebbe luogo il 12 dicembre 1969 a Milano in piazza

Fontana, presso la sede della Banca nazionale dell’agricoltura, una bomba provocò 17 morti e
100

feriti [si indagò frettolosamente e furono fermati e accusati ingiustamente 2 anarchici,

Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda, mentre veniva esclusa la pista del terrorismo neofascista,

Pinelli morì in circostanze mai chiarite alcuni giorni dopo il fermo durante gli interrogatori

precipitando da una finestra della questura di Milano. Sia Pinelli sia Valpreda sarebbero poi

stati riconosciuti estranei all’attentato].

28 maggio 1974 piazza della Loggia a Brescia: una bomba esplose durante una manifestazione

sindacale (8 persone uccise) - 4 agosto 1974 attentato al treno “Italicus” Roma-Monaco di


Baviera (12 vittime)

Estate del 1980 : giugno 1980 disastro aereo di Ustica (81 vittime) – 2 agosto 1980: stazione di

Bologna (85 vittime e 200 feriti. Soltanto 15 anni dopo, nel 1995 sarebbero stati condannati in via
definitiva come esecutori materiali due giovani esponenti di un gruppo di estrema destra

neofascista (Nuclei armati rivoluzionari: Valerio Fioravanti e Francesca Mambro) senza riuscire a

individuare invece i mandanti dell’attentato.

3. Il sequestro a Roma del segretario della Democrazia Cristiana Aldo Moro il 16 marzo 1978 da

parte di un commando di brigatisti rossi uccidendo i 5 uomini della sua scorta e il cui cadavere fu

fatto trovare dopo 55 giorni, il 9 maggio 1978, nel bagagliaio di un’auto parcheggiata

simbolicamente in una via (via Caetani) tra la sede del PCI (via delle Botteghe oscure) e la sede

della DC (via del Bambin Gesù). Cerchiamo di ricostruire.

Era esploso intanto anche il terrorismo di estrema sinistra, si era inaugurata la stagione definita

“degli opposti estremismi”, ossia al terrorismo di destra (“nero”) seguiva ora il terrorismo di

sinistra (“rosso”), con la differenza che mentre il primo operava uno “stragismo” indiscriminato, il

terrorismo di sinistra [BR -Brigate rosse, le più operose, e più tardi emersero Prima Linea, NAP-

Nuclei armati proletari] mirò a colpire quelli che riteneva figure emblematiche e rappresentanti

del sistema capitalistico e delle istituzioni dello Stato. Quindi dal 1972: sequestri di imprenditori e

magistrati (citiamo Mario Sossi, un pm che aveva processato a Genova un’organizzazione

terrorista); attentati a mano armata contro dirigenti industriali capisquadra, agenti di polizia.

Uccidendoli o “gambizzandoli” (ferendoli alla gambe, neologismo nato proprio da lì). Nel 1979

assassinano un comunista, sindacalista, che aveva denunciato la loro presenza nel proprio

stabilimento (Italsider di Genova), ma le BR erano state ormai isolate dal mondo operaio.

Il contesto politico era molto particolare e interessante. Il nuovo segretario del PCI era divenuto

Enrico Berlinguer (il papà della giornalista RAI Bianca Berlinguer) sostenitore insieme ad altri

(partiti comunisti spagnolo e francese) di un modello di socialismo compatibile con la società

democratica e pluralista dell’Europa occidentale, sosteneva ossia “l’”eurocomunismo” tutto da

inventare e certamente divergente rispetto al comunismo sovietico. In Italia si era fatto

promotore di una nuova linea politica del suo partito chiamata del “compromesso storico” che

proponeva un accordo politico di lungo periodo tra cattolici, socialisti e comunisti. Questo

compromesso storico tra forze avversarie sarebbe potuto concretizzarsi sul piano riformistico, a

favore di riforme democratiche e sociali per l’Italia. Era qualcosa di davvero unico se si pensa che

almeno a partire dalle elezioni del ’48 e in coerenza con la divisione del mondo in due sfere

ideologiche contrapposte, il PCI e la DC erano viste come avversari e antagonisti e che

l’accettazione del compromesso storico avrebbe potuto significare permettere al PCI di

collaborare in un governo. All’interno delle file degli stessi elettori comunisti non fu facile

comprendere il processo di profonda revisione ideologica di Berlinguer.

Tra alcuni esponenti della DC che si dimostrarono interessati, spiccò proprio Aldo Moro (1916-

1978) membro del partito stimatissimo e autorevole. Intanto gli esiti elettorali (del 1976) furono

molto positivi per il PCI, la DC con Andreotti fece un monocolore, di transizione (fino a quando
non si sarebbe potuto costituire un governo più allargato). Nel 1977 poi esplose una nuova ondata
di contestazioni di studenti e operai, anche contro le linee del PCI e dei sindacati nazionali.

I problemi oltre che economici erano anche di ordine sociale, con i terroristi che continuavano ad

operare. Ma il giorno il cui fu rapito Moro, il 16 marzo 1978, era quello in cui sarebbe dovuto

avvenire il passaggio alla formazione di un nuovo governo, un esecutivo di “solidarietà nazionale”,


risultato dell’intenso impegno di dialogo tra Moro e Berlinguer che avrebbe dato una svolta nuova
al Paese, forse solo forse per un appoggio importante ed esterno del PCI su un programma
concordato con Moro, forse qualcosa di più sostanziale, una entrata nel governo.

Non lo sapremo mai, perché Aldo Moro fu rapito proprio quel giorno, mentre stava andando in

Parlamento per il voto di fiducia su un governo di solidarietà nazionale. Il suo cadavere fu fatto

trovare dopo 55 giorni, il 9 maggio 1978, nel bagagliaio di un’auto parcheggiata simbolicamente

in una via (via Caetani) tra la sede del PCI (via delle Botteghe oscure) e la sede della DC (via del

Bambin Gesù).

Mentre era detenuto dalle BR, Moro scrisse una serie di lettere lucide nelle analisi rivolgendosi ai

propri amici di partito, invitandoli a considerare i contenuti delle richieste dei brigatisti, chiese che

gli venisse salvata la vita. Solo una minima parte della DC si dichiarò favorevole, la maggioranza

scelse la cosiddetta “linea della fermezza”, Andreotti tra questi. La sensazione era che Moro

potesse rivelare verità scomode al Partito. Il PCI si disse contrario per non cedere a ricatti. L’unico

che espresse una voce divergente ma minoritaria fu il PSI di Bettino Craxi che chiese di salvare la

vita ad Aldo Moro e provare a sentire quale posta in cambio. L’epilogo è quello sopra specificato.

Chiedete ai vostri genitori, di raccontarvi qualcosa.

MAFIA
Che cosa conferiva potere alla mafia e in generale alle organizzazioni della malavita? La loro

prepotenza derivava sia dal consenso territoriale in aree del nostro paese in cui essa si sostituisce

allo stato fornendo reddito a una certa manovalanza, sia dalla connivenza di alcuni settori delle

istituzioni e dalla costante ricerca di referenti politici. Su quest’ultimo punto, oggi la magistratura

antimafia sostiene che dagli anni ’90 siano i politici (alcuni politici) a cercare la mafia e i vantaggi

derivanti della rete di relazioni e traffici economici che la malavita organizzata mette a

disposizione, e che quindi si sia invertita la dinamica]

Alla fine degli anni ’70 ci fu una escalation di delitti di stampo mafioso in una misura mai

conosciuta fino ad allora. Che cosa stava accadendo? Tra gli anni ’70 e ’80 nella mafia siciliana

(“Cosa nostra”), ci fu una vera e propria guerra interna tra le cosche, per la gestione del

narcotraffico e la distribuzione dell’eroina. I Corleonesi (ossia il clan proveniente da Corleone, un

paese a 50 km da Palermo) guidati da Totò Riina, vollero avere la meglio sulle “famiglie” storiche
di Palermo e si contraddistinsero per la sanguinolenta guerra con cui si imposero, costata una

centinaia di morti. Totò Riina divenne così il capo incontrastato della mafia siciliana. Lo stile dei

Corleonese si contraddistinse per il livello ancora maggiore di efferatezza riconoscibile, che non

risparmiava neanche i bambini [caso che non apro, non lo apro perché non ce la faccio a

rievocarlo, mi fa star male, di Giuseppe di Matteo (1996) su ordine di Brusca]

In coincidenza con il successo dei Corleonesi, ci fu un attacco sempre efferato nei confronti dello

Stato, con decine di morti, di uomini coraggiosi e dalla spina dorsale dritta, che furono eliminati

uno dietro l’altro e l’impotenza dello Stato che lasciava paralizzati: Peppino Impastato (1978 –

giornalista e attivista politico); Boris Giuliano (1979, capo della Squadra mobile di Palermo);

Piersanti Mattarella (1980, presidente della Regione siciliana – fratello del nostro Presidente della

Repubblica); Gaetano Costa (1980- procuratore capo di Palermo); Pio La Torre (aprile 1982-

deputato comunista autore della proposta di legge che istituiva per la prima volta il reato di

associazione mafiosa, che fu approvata solo dopo il suo omicidio e dopo l’omicidio del generale

Dalla Chiesa); Rocco Chinnici (1983 – giudice); Pippo Fava (1984 – giornalista); Ninni Cassarà
(1985 vicequestore di Palermo). Tra questi: il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (3 settembre
1982).

Con la mafia cosa aveva a che fare il generale Dalla Chiesa? Non è stato colui che si era occupato

di reprimere il terrorismo, dara la caccia alle BR?

Sì. Il generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa si era contraddistinto a inizio anni ’80

proprio per la sua capacità investigativa e repressiva sul fronte del terrorismo compiuto dalle

BR, aiutato da una nuova legge (varata nel 1980) che ebbe successo, la legge sui “collaboratori di

giustizia”, forti sconti di pena a chi avesse contribuito a disarticolare la rete delle organizzazioni

terroristiche.

Proprio grazie al suo efficace operato sul fronte terrorismo era stato nominato prefetto di

Palermo nel maggio 1982 con l’incarico di colpire la mafia e la sua fitta rete, che aveva

ammazzato uomini di grande coraggio e senso della propria moralità professionale e politica. Di
fatto fu mandato e poi abbandonato a se stesso in un contesto fortemente colluso e omertoso.

Non gli furono concessi i poteri speciali che il generale richiedeva in quella situazione

particolare, non aveva strumenti con cui agire in modo efficace. L’assassinio di Dalla Chiesa e di

sua moglie fu compiuto dopo solo qualche mese dal suo arrivo alla prefettura di Palermo
(maggio- settembre 1982) e mise in luce che la mafia aveva solidi legami con alcuni ambienti
politici.

[Pensate che l’allora capo del governo Andreotti non presenziò (=non fu presente) al funerale di

Stato del generale e si permise di dire “Preferisco i battesimi”, si poteva permettere di essere

pubblicamente cinico].

Come reagì il paese e di conseguenza le istituzioni? Anche chi non aveva simpatie per il generale

o per l’arma, comprese che era stato sacrificato perché non c’era una reale intenzione politica di

combattere la mafia. Il paese ne fu sdegnato, allora la politica si attivò. Dopo il delitto eccellente di

Dalla Chiesa:

1. fu approvata finalmente la legge Rognoni-La Torre, importantissima perché introduceva il

reato, ancora assente nel codice penale italiano, di associazione mafiosa e, [attenzione!!]

istituiva le norme per il sequestro e la confisca dei beni mafiosi. Secondo alcuni magistrati, come

per esempio l’attuale Procuratore nazionale antimafia Federico De Raho, oppure l’attuale

Procuratore generale della corte d’appello di Palermo, Roberto Scarpinato, la legge sulla confisca

dei beni mafiosi colpisce al cuore la mafia, più della detenzione in carcere. E’ la legge più temuta

dalla mafia (il sequestro delle proprietà, dei beni immobiliari e commerciali) perché colpisce il suo

potere finanziario. [Non per nulla tentano di farla eliminare: l’anno scorso, nel 2019, era stata

avviata una raccolta di firme per 8 referendum, tra cui l’abolizione della legge di sequestro dei

beni - di fatto la legge Rognoni-La Torre- seppur velata. Poi la raccolta venne interrotta].

2. Il magistrato Antonino Caponnetto ottenne di essere trasferito come capo della procura di

Palermo (a sostituire e proseguire il lavoro iniziato dal magistrato Rocco Chinnici, ammazzato nel

1983) e realizzò l’idea di creare un “pool” di magistrati come strumento di efficace contrasto alla

mafia, perché si dedicavano esclusivamente a ciò, lavorando non più isolatamente, ma

condividendo le informazioni in modo che venendo a mancare uno, gli altri avrebbero potuto

continuare l’azione investigativa senza interruzioni e senza dover ricominciare da capo. Facevano

parte del pool due uomini straordinari, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Che ci fossero in Italia strane forze che agissero al di fuori delle istituzioni e che esercitassero un

potere occulto su di esse se ne ebbe pubblicamente informazione? Assolutamente sì. Nel 1981

scoppiò un grave scandalo politico quando durante una perquisizione nell’azienda di un piccolo

imprenditore toscano, Licio Gelli, coinvolto in varie trame della “strategia della tensione”, furono

scoperte degli elenchi di appartenenti alla P2, alla loggia massonica segreta P2 (“Propaganda 2)

con a capo proprio Licio Gelli: figuravano importanti esponenti della politica, dell’amministrazione

statale, del mondo economico e della destra eversiva. A giudizio degli inquirenti, la P2 di Licio
Gelli (che era un personaggio che agiva anche all’estero e poteva contare su forti legami con
regimi autoritari dell’America Latina) aveva per obiettivo la destabilizzazione delle istituzioni

democratiche e contava sul controllo di alcuni giornali e mezzi di comunicazione. Quasi dieci anni

dopo, inoltre, nel 1990 fu reso di pubblico dominio, da parte del capo del governo Giulio
Andreotti, l’esistenza di GLADIO, una organizzazione paramilitare, non facente parte della Nato,
che aveva interagito con le vicende italiane al fine di tutelare il paese dal pericolo sovietico e

jugoslavo di Tito e da impedire uno spostamento nell’equilibrio atlantico USA-URSS). Rimane da

evidenziare il ruolo di Gladio nel periodo delle stragi.

LE STRAGI DEL 1992 GIOVANNI FALCONE (23 maggio 1992) E PAOLO BORSELLINO (19 luglio
1992) LE STRAGI DI CAPACI (DI GIOVANNI FALCONE e sua moglie) E DI VIA D’AMELIO (PAOLO

BORSELLINO), insieme alle loro scorte

Come reagì il paese e di conseguenza le istituzioni per l’assassinio del generale Dalla Chiesa?

1. fu approvata finalmente la legge Rognoni-La Torre

2. 2. Il magistrato Antonino Caponnetto ottenne di essere trasferito come capo della procura di
Palermo e realizzò l’idea di creare un “pool” di magistrati come strumento di potente contrasto
alla mafia, perché si sarebbero dedicati specificamente a ciò, lavorando non più isolatamente,
ma condividendo le informazioni in modo che venendo a mancare uno, gli altri avrebbero
potuto continuare l’azione investigativa senza interruzioni e senza dover ricominciare da capo.
Facevano parte del pool due uomini straordinari, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Quale fu il più grande successo conseguito dal lavoro del “pool” istituito dal capo della Procura

di Palermo Antonino Caponnetto?

Fu quello di riuscire a istruire nel 1986 il “maxiprocesso” a Cosa nostra, il più grande processo alla
criminalità organizzata mai celebrato: oltre 450 imputati, tra cui boss di primo piano: Luciano
Liggio, Pippo Calò, Michele Greco, Salvatore Montalto e moltissimi altri; tra i contumaci (= non
presenti in quanto non catturati) Figuravano Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Leoluca
Bagarella. Fu decisivo il contributo dei pentiti, il più importante dei quali fu quello di un boss,
Tommaso Buscetta, detenuto negli USA e che illustrò a Falcone la struttura organizzativa di tutta
“Cosa nostra” di cui non si sapeva neanche fosse questo il nome. Il maxi processo durò due
anni , con 450 imputati e si concluse con 19 ergastoli, oltre 350 condanne. Queste sentenze
furono poi confermate nel 1992 (notate l’anno) in Cassazione, con grande delusione da parte dei
boss mafiosi che avevano sempre contato sull’assoluzione da parte del giudice Carnevale in
Cassazione, solo che quella volta si fece valere il principio di rotazione delle sentenze su mafia,
per cui il giudice fu un altro.

Quali furono gli altri successi conseguiti dal pool di Palermo? Nessun altro. Il capo della Procura

Antonino Caponnetto, per raggiunti limiti di età dovette andare in pensione. Per ragioni di

esperienza conclamata era atteso che il suo ruolo sarebbe stato assunto da Giovanni Falcone, il
più indicato, lo si dava per certo. Ma il CSM (Consiglio superiore della Magistratura) lo conferì ad

Antonino Meli, preferendo un criterio di anzianità quale sempre ignorato a fronte delle

competenze. Antonino Meli provvide a sciogliere il pool. Ciò significò un crollo e mancanza di

efficacia della lotta dello Stato alla mafia. Da lì a poco ebbe luogo una serpeggiante campagna

denigratoria nei confronti di Falcone, accusato di protagonismo o di arrivismo dai mezzi di

informazione più importanti [famosa una trasmissione perfino del bravissimo giornalista Corrado

Augias]. Nel 1992 intanto Falcone lasciò Palermo per accettare un ruolo nel Ministero di Giustizia

offerto dal ministro di allora, il socialista Martelli (governo Andreotti) da cui operare nel settore

delle leggi penali in funzione antimafia, lasciando Palermo dove era ostacolato nel suo operare.

Perché furono ammazzati i giudici Falcone e Borsellino? A loro si deve il principale lavoro svolto

per l’istruttoria dl maxiprocesso. [Pensate, dovettero rifugiarsi persino al carcere dell’Asinara

quando stavano preparando l’istruttoria per il maxiprocesso, furono prelevati da un momento

all’altro senza preavviso con le loro famiglie e portati lì per ragioni di sicurezza: per tale periodo

il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria richiese poi ai due magistrati un rimborso

spese e un indennizzo per il soggiorno trascorso]. Inoltre la Cassazione nel 1992 aveva

confermato le sentenze.

Come furono ammazzati?

Il 23 maggio 1992, un attentato dinamitardo a Capaci, sull’autostrada che porta dall’aeroporto a

Palermo, uccise il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie e tre agenti di scorta. Meno di 2 mesi

dopo, il 19 luglio 1992 fu ucciso anche il magistrato Paolo Borsellino insieme a 5 agenti della sua

scorta da un’autobomba collocata sotto la casa della propria madre in via D’Amelio a Palermo.

Nelle stragi di mafia è coinvolta la politica?

Si tratta di stragi di mafia in cui forte era il legame con una parte politica. La mafia rappresenta un

potere finanziario in grado di trovare anche le vie del potere politico o farsi trovare dal potere

politico, come sostengono magistrati che svolgono ruoli diversi nella lotta contro la mafia, quali

Roberto Scarpinato, Nicola Gratteri, Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia, Sebastiano Ardita,

Federico De Raho.

Come reagirono le istituzioni?

L’eco segnata dall’assassinio dei giudici Falcone e Borsellino fu enorme in tutto il paese,

fortissima la commozione dell’opinione pubblica, che riconosceva finalmente il loro inestimabile

valore. Subito dopo la strage di Falcone fu approvata la legge del carcere speciale, 41 bis, per

delitti di mafia, (agosto 1992, legge Martelli-Scotti), atta a impedire che in carcere i boss mafiosi

continuassero a comunicare ordini e strategie, come di fatto avveniva. Al carcere dell’Ucciardone

(Palermo) i boss avevano brindato con lo champagne alla notizia che la strage era riuscita e

Falcone era saltato. [Chiunque di quell’epoca, ricorda dove si trovava alla notizia della strage di

Falcone e poi di Borsellino, chiedete ai vostri genitori e ai vostri nonni, vedrete, è rimasto

impresso].

Anche dal punto di vista politico in Italia il 1992 è un anno particolare?

Sì, perché era iniziata una inchiesta condotta dalla magistratura milanese (il cosiddetto pool di
“mani pulite” del procuratore capo [Francesco Saverio Borrelli, Antonio Di Pietro, Gherardo
Colombo, Ilda Boccassini]che stava svelando un diffusissimo sistema di corruzione e
concussione ideato sia per essere intascati personalmente da alcuni politici sia per il
finanziamento illecito di partiti. Fu nominata “tangentopoli” e rivelava che alcuni esponenti del
mondo economico pagando delle “tangenti” avevano ottenuto commesse pubbliche. Ne furono
travolti tutti i vecchi partiti di maggioranza in particolare in forma oltremodo massiccia la DC e il
PSI. Fu la fine della prima Repubblica e l’inizio della cosiddetta “seconda Repubblica”. Furono le
elezioni del 1994 a segnare la fine dei vecchi partiti della prima Repubblica e l’esordio dei nuovi. A
pochi mesi dalla sua fondazione, Forza Italia, divenne il primo partito italiano. Era guidato
dall’imprenditore Silvio Berlusconi, proprietario delle 3 maggiori reti televisive private e di aziende
in ambito edilizia, assicurazioni, pubblicità. Insieme a Lega Nord, anch’esso nuovo partito
emergente, e Alleanza nazionale si propose alla guida del Paese.

Recentemente, proprio nel 2018, ha avuto una sua prima conclusione un famoso processo

chiamato della “Trattativa Stato-mafia”, della cui inchiesta era titolare il magistrato Nino Di

Matteo.

Ha a che fare con le stragi del 1992? Di cosa si è trattato e che cosa ha concluso?

Il processo che ha avuto inizio nel 2013 ha indagato quegli anni storici delle stragi del 1992, in

cui morirono Falcone e Borsellino, e che proseguirono con i gravi attentati terroristici dell’anno

successivo (1993) a Roma, Firenze, Milano. La sentenza dell’aprile del 2018 conferma in linea di

massima la tesi principale dell’accusa, ossia che alcuni uomini delle istituzioni politiche e militari

(molto noto il generale Mario Mori) hanno ceduto al ricatto esercitato dalla mafia corleonese

(Totò Riina, Bernando Provenzano, Luca Bagarella) nei confronti dello Stato, mettendo a

disposizione il potere politico al fine di compiacere le richieste avanzate dalla mafia. Secondo la

sentenza il senatore Marcello Dell’Utri, fondatore con Silvio Berlusconi di Forza Italia nel 1994 e

immediatamente assurto a primo partito, è stato colui che ha svolto il ruolo di intermediario

perché inserito in entrambe le due realtà, mafiosa e istituzionale. Coloro che sono stati

condannati hanno intralciato l’operato di quelle forze dell’ordine e delle istituzioni che

onestamente erano impegnate in una vera lotta di contrasto alla mafia e a ogni forma di

associazione malavitosa. Il processo è solo al primo atto, poiché come previsto passerà in
Appello.

Conosci un caso giudiziario che intreccia indirettamente la storia oscura della trattativa e che

deve ricevere ancora la giusta interpretazione ancora ostacolata e che viene reclamata da una

famiglia, la madre in prima linea?

Sì, il caso del luminare giovane urologo Attilio Manca, trovato morto nella sua casa a Viterbo nel

1994, a 35 anni. Le prove indicano che non può essersi trattato di suicidio e che il caso non può

chiudersi con una sentenza indimostrabile, ossia che sia stata una dose eccessiva di droga
iniettato al braccio sinistro a procurargli la morte. Il medico non faceva uso neanche occasionale
di stupefacenti, il medico era un mancino in tutto, anche quando operava; il corpo del cadavere

presenta tumefazioni e sfigurazioni non giustificate. Le indagini investigative dei legali portano in

un’altra direzione: Il famoso urologo sarebbe stato contattato dalla mafia di Barcellona Pozzo di

Gotto e uomini delle istituzioni, portato a Marsiglia e avrebbe operato all’uretra il boss mafioso

latitante Bernardo Provenzano. Testimone suo malgrado di troppo: che il latitante boss mafioso

Bernardino Provenzano era protetto, da chi? Il caso giudiziario è aperto.

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