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di estenuati modi blanciotteggia

non va di corpo, non sa balbettare

nel mezzo l'erba cresce, e ventoleggia il mare

scannagattiana

s’affidano ai fuochisti i macchinisti


confidano nell’oggi i ferrovieri
come tacchini volano i facchini
per intrebescamenti delle ali
uomini di fatica sopraffini

(molto più affini che collaterali)

serenata

senza nome la voce

ti sveglia nella notte

balbetta

che bello

il selfie sans souci con la Riviello

ed è venuto una schifezza ma

persino Ignani mi perdonerà

smartlacaning
teneva a mente mentre faceva sesso
con sicumera tardadolescenziale
formule in cui sussumere l'amplesso:
immaginario, simbolico o reale?

riaperti i bar lungo le bianche strade

promesse di rinascita

come resti, con un soffio di grazia, in questo ventoleggiare

siate congiunti:
consentito è il consenso

autocertificazioni (kafkiana)
mala pianta e insidiosa, insulsa
specie del pensiero, senno del prima
(mezzititoli da grattare, semiconcorsi
incombono, nessun sussidio
per i posteri).
bella presa fa da sé sulla realtà
la correggia del padrone
m.m.

sim-plicitas

hai da sapere attardata fanciulla


che un aggrovigliamento è già abbastanza
se c’è chi nei garbugli si trastulla
ne sia felice, ma resti a distanza
ha il suo contrario anche il festina lente:
andiamo piano, ma velocemente

irraggiungibile, placato il mare:


ma “le puttane amano le soglie”

la la la fra le sue lune


canta la leonessa bionda -
va lallando un'infante,
e l'asseconda
m.m.

le parole passano sempre di corsa e raramente si fidano di chi le pronuncia, dice giustamente Enrico De Vivo. Ma
se provassimo ad accarezzarle, a farle rallentare, a tenercele vicine, non potrebbe partire da lì una bella
passeggiata walseriana à reculons dal linguaggio a una voce umana?

archiloco, rivisitato

impara dunque a riconoscere quale algoritmo tenga gli umani

A)

non so fare di conto e afono canto

la liturgia precaria del disfare

il racconto illeggibile il discanto

che è solo attesa, erba che cresce, e mare

B)
non so fare di conto e afono canto
la liturgia precaria del disfare
il racconto illeggibile l'incanto
che è solo attesa, erba che cresce, e mare
teneva a mente mentre faceva sesso

con sicumera tardoadolescenziale

qualche lacan, per rubricar l'amplesso:

immaginario, simbolico o reale?

Prex (vocativo)

dimmi come si può disdire il tempo


fa’ che sia inoperoso il nostro fare
pietra d’inciampo, soglia, contrattempo,
onda che si ritira dal suo mare

tempo a dispetto, del nostro spartire

dimmi come si fa a disdire il tempo


o fammelo sentire in un frammento
di tempo benedetto dal non-dire,
tempo a dispetto, del nostro spartire

dimmi come si fa a disdire il tempo


o fammelo sentire in un frammento
di tempo benedetto dal tuo dire
tempo disdetto, del nostro svanire

E cavolo, se s’è contratto Dio


un poco, forse, devo contrarmi anch’io

felice di cadere dal cavallo


giocava anche col tempo un serio gioco
dondolando leggero nel suo ballo,
nel piccolo mistero, a poco a poco

resta annidato un dono nel perdono; ma sempre i doni sono imperdonabili

Impara l’arte
E declamala ‘a parte’

La sensazione d’aver trovato quel che non va cercato, e che non va cercato perché semplicemente
esige di farsi trovare

tra il fuori e il dentro, tra il dentro e il fuori, entrare e uscire e rientrare e riuscire, a festare

c'è chi vive di disappunto e chi vive di contrappunto: a ciascuno la sua fuga

si comincia da piccoli a giocare col lego, si finisce da vecchi a litigare coll'ego

(con r.g., per Elsa Morante, per Cristina Campo)


Piazza Vittorio, la Porta Magica: là dove i Bes sonnecchiano e sono invece i gatti, pingui e severi, a
custodire la soglia.

Nel giorno dei funerali di Elsa Morante, un poeta restò in casa ad ascoltare il ‘molto adagio’ di uno
degli Ultimi Quartetti. Come nel Doktor Faustus, ogni congedo è un gesto che ha la sua partitura.

Frivola onnivora scivola vagola lucciola la vita sdrucciola.

SECONDO, VIDEO

gli avvocati, più ancora dei poeti,


non eran ricompresi.
poiché non comprendevano, rimarono incompresi.

Compilante mi desto
in un liquame onesto
(compilazione da Manganelli)
si dispongono a schiera
in esodo dal cuore
gli stemmi del dolore

meglio se ti trattieni
(ho l’horror pleni)

purgatoriale

intera al dire e al fare


chissà se a me convieni
(m’attesto come resto)

(e ho l'horror pleni)

Notte
senza parlare
di rime usuali
in -are

Notte
senza rumore
di trite rime
in –ore

dedicò per inettitudine


ghirigogoli alla bellezza

bellezza che si spande e si contrae

VIAGGIO DI UN POETA

si professò antilirico
si ritrovò ombelirico

l’invisto invisitabile
si rivelò assai amabile

per acquisire (custodire) quella grazia molto di sé deve aver sperperato (dissipato)
(ispirato da Tomasi di Lampedusa via Geppino)

Il passo segnato sul posto, il tempo afferrato nel tempo

FRETTOLOSI NECROLOGI (2011)

Scambiò Lucian con Sigmund, e assai commosso


postò una foto del ritorno del rimosso

sfrattato per ossimorosità

minuscolo e stupito sto in ascolto


dei tuoi silenzi, come da un libro d’ore -
custodire in un gesto il poco e il molto
è il tuo mistero, materia dell’amore

dov’è il ridicolo, cresce anche ciò che salva

NUOVA INNOCENZA
(a Claudio Magris, che mi perdonerà)
.
Parole agglutinate
masticate veloci
sperpero di precoci
voci disincarnate

(per Lorena)
E se lo chiami limite
è un’immagine il mare
verticale custode
del limbo
dove resta sorpresa
una prossima volta
lontana – ma tu arrivi
anche senza partire, vieni e vai
nell’attesa.
E abbandonata, fiorisci.

(per Anna Rita)


E non lo sanno i tulipani,
è proprio il freddo a custodire
ogni promessa di tulipano,
un silenzioso gioire

definitiva palus

compilante m’attesto
(in un liquame onesto)

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