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Meccanica quantistica

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La meccanica quantistica è la teoria fisica che descrive il


comportamento della materia, della radiazione e le reciproche
interazioni, con particolare riguardo ai fenomeni caratteristici della
scala di lunghezza o di energia atomica e subatomica[2], dove le
precedenti teorie classiche risultano inadeguate.

Come caratteristica fondamentale, la meccanica quantistica


descrive la radiazione[3] e la materia[4] sia come fenomeni
ondulatori che come entità particellari, al contrario della meccanica
classica, che descrive la luce solamente come un'onda e, ad
esempio, l'elettrone solo come una particella. Questa inaspettata e
controintuitiva proprietà della realtà fisica, chiamata dualismo
onda-particella[5], è la principale ragione del fallimento delle teorie
sviluppate fino al XIX secolo nella descrizione degli atomi e delle
molecole. La relazione tra natura ondulatoria e corpuscolare è
enunciata nel principio di complementarità e formalizzata nel
principio di indeterminazione di Heisenberg[6].
Il fisico tedesco Max Planck (1858-
Esistono numerosi formalismi matematici equivalenti della teoria, 1947) fu il primo a introdurre il
come la meccanica ondulatoria e la meccanica delle matrici; al concetto di "quanto", alla base della
contrario, ne esistono numerose e discordanti interpretazioni legge che porta il suo nome, nel suo
riguardo all'essenza ultima del cosmo e della natura, che hanno lavoro del 1900 "Ueber die
dato vita a un dibattito tuttora aperto nell'ambito della filosofia Elementarquanta der Materie und der
della scienza. Elektrizitaet" (Sui quanti elementari
della materia e dell'elettricità)[1]
La meccanica quantistica rappresenta, assieme alla teoria della
relatività, uno spartiacque rispetto alla fisica classica portando alla
nascita della fisica moderna, e attraverso la teoria quantistica dei campi, generalizzazione della formulazione
originale che include il principio di relatività ristretta, è a fondamento di molte altre branche della fisica,
come la fisica atomica, la fisica della materia condensata, la fisica nucleare, la fisica delle particelle, la
chimica quantistica.

Indice
Storia
Crisi della fisica classica e ricerca di una nuova teoria
Nascita della teoria dei quanti
Sviluppo della meccanica quantistica
Concetti base
Quantizzazione dell'energia
Dualismo onda-particella
Principio di complementarità
Concetto di misura
Principio di indeterminazione di Heisenberg
Limite classico della meccanica quantistica
Principio di esclusione di Pauli
Formulazioni della meccanica quantistica
Meccanica delle matrici
Meccanica ondulatoria
Equazione di Schrödinger e Funzione d'onda
Orbitale atomico
Formulazione hamiltoniana
Il problema della quantizzazione
Formulazione lagrangiana
Effetti quantistici
Cronologia essenziale
Interpretazioni della meccanica quantistica
Dibattito fisico e filosofico
"Realtà" della funzione d'onda
Estensioni della meccanica quantistica
Applicazioni
Elettronica
Informatica
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni

Storia
Alla fine del XIX secolo la meccanica appariva incapace di descrivere il comportamento della materia e
della radiazione elettromagnetica alla scala di lunghezza dell'ordine dell'atomo o alla scala di energia delle
interazioni interatomiche; in particolare risultava inspiegabile la realtà sperimentale della luce e
dell'elettrone. Tale limite delle leggi classiche fu la motivazione principale che portò nella prima metà del
XX secolo allo sviluppo di una nuova fisica del tutto differente rispetto a quella sviluppata fino ad allora[7],
attraverso una teoria ottenuta unendo ed elaborando un insieme di teorie formulate a cavallo del XIX e del
XX secolo, di carattere spesso empirico, basate sul fatto che alcune grandezze a livello microscopico, come
l'energia o il momento angolare, possono variare soltanto di valori discreti detti "quanti" (da cui il nome
"teoria dei quanti" introdotto da Max Planck agli inizi del Novecento[1].)

Crisi della fisica classica e ricerca di una nuova teoria


Gli atomi furono riconosciuti da
John Dalton nel 1803 come i
costituenti fondamentali delle
molecole e di tutta la materia[8].
Nel 1869 la tavola periodica degli
elementi permise di raggruppare
gli atomi secondo le loro proprietà
chimiche e questo consentì di
scoprire leggi di carattere
Un corpo nero, oggetto in
periodico, come la regola
grado di assorbire tutta la
dell'ottetto, la cui origine era
radiazione incidente, può
essere idealizzato come una
ignota.[9] Gli studi di Avogadro,
cavità nera con un piccolo
Dumas e Gauden dimostrarono Effetto fotoelettrico: una piastra di
foro. Secondo la previsione che gli atomi si compongono fra metallo irradiata di onde
classica, questo corpo loro a formare le molecole, elettromagnetiche di lunghezza
avrebbe dovuto emettere strutturandosi e combinandosi d'onda opportuna, emette elettroni.
una intensità infinita di secondo leggi di carattere
radiazione elettromagnetica geometrico. Tutte queste nuove
ad alta frequenza (catastrofe scoperte non chiarivano i motivi per cui gli elementi e le molecole si
ultravioletta). formassero secondo queste leggi regolari e periodiche.

La base della struttura interna


dell'atomo fu invece posta con le scoperte dell'elettrone nel 1874
da parte di George Stoney, e del nucleo da parte di Rutherford. In
base al modello di Rutherford, in un atomo un nucleo centrale a
carica positiva agisce sugli elettroni negativi in modo analogo a
quello con cui il Sole agisce sui pianeti del sistema solare. Tuttavia
le emissioni elettromagnetiche previste dalla teoria di Maxwell per
cariche elettriche in moto accelerato, avrebbero dovuto avere una
grande intensità portando l'atomo a collassare in pochi istanti,
contrariamente alla stabilità di tutta la materia osservata[10].

La radiazione elettromagnetica era stata prevista teoricamente da


James Clerk Maxwell nel 1850 e rilevata sperimentalmente da
Heinrich Hertz nel 1886.[11] Tuttavia Wien scoprì che, secondo la
teoria classica dell'epoca, un corpo nero in grado di assorbire tutta Spettro dell'atomo di idrogeno, di tipo
la radiazione incidente, dovrebbe emettere onde elettromagnetiche discreto o a linee, segno evidente di
con intensità infinita a corta lunghezza d'onda. Questo devastante quantizzazione dell'energia
paradosso, anche se non fu ritenuto immediatamente di grande
importanza, fu chiamato nel 1911 "catastrofe ultravioletta".

Nel 1887 Heinrich Hertz scoprì che le scariche elettriche fra due corpi conduttori carichi erano molto più
intense se i corpi venivano esposti a radiazione ultravioletta.[12] Il fenomeno, dovuto all'interazione fra la
radiazione elettromagnetica e la materia, fu chiamato effetto fotoelettrico, e si scoprì che inspiegabilmente
scompariva del tutto per frequenze della radiazione incidente più basse di un valore di soglia,
indipendentemente dall'intensità totale di questa. Inoltre, se si verificava l'effetto fotoelettrico, l'energia degli
elettroni emessi dalle piastre conduttrici risultava direttamente proporzionale alla frequenza della radiazione
elettromagnetica. Tali evidenze sperimentali non si potevano spiegare con la classica teoria ondulatoria di
Maxwell. Per la spiegazione teorica di queste proprietà controintuitive della luce, ad Einstein fu assegnato il
premio Nobel per la fisica nel 1921.[13]

La meccanica quantistica, sviluppandosi con i contributi di numerosi fisici nell'arco di oltre mezzo secolo,
fu in grado di fornire una spiegazione soddisfacente a tutte queste regole empiriche e contraddizioni.
Nascita della teoria dei quanti

Nel modello di Bohr dell'atomo di idrogeno,


un elettrone può percorrere solamente
alcune determinate traiettorie classiche.
Queste traiettorie sono stabili e discrete,
indicate con un numero intero progressivo
Niels Bohr, ideatore dell'omonimo
. Ogni qual volta l'elettrone
modello atomico
scende ad una orbita inferiore emette
radiazione elettromagnetica, sotto forma di
Nel 1913 il fisico danese Niels Bohr propose un modello un fotone, di energia corrispondente
all'energia persa (vedi spettro dell'atomo di
empirico per tentare di riunire le evidenze attorno alla
idrogeno)
stabilità dell'atomo di idrogeno e al suo spettro di emissione,
come l'equazione di Rydberg. Max Planck, Albert Einstein,
Peter Debye e Arnold Sommerfeld contribuirono allo
sviluppo e alla generalizzazione dell'insieme delle regole formali
proposte da Bohr, indicato con l'espressione vecchia teoria dei
quanti (in inglese old quantum theory)[14]. In questo modello il
moto dell'elettrone nell'atomo di idrogeno è consentito solo lungo
un insieme discreto di orbite chiuse stazionarie stabili di tipo
circolare o ellittico.[15][16] La radiazione elettromagnetica è
assorbita o emessa solo quando un elettrone passa rispettivamente
da un'orbita più piccola a una più grande o viceversa. In questo
modo Bohr fu in grado di calcolare i livelli energetici dell'atomo di
idrogeno, dimostrando che in questo sistema un elettrone non può
assumere qualsiasi valore di energia, ma solo alcuni precisi e
discreti valori determinati dal numero intero secondo la
relazione:

, Arnold Sommerfeld

in buono accordo con gli esperimenti e con una energia minima diversa da zero eV
quando . Restava tuttavia da chiarire come mai l'elettrone potesse percorrere solo alcune specifiche
traiettorie chiuse.

Nel 1924 il fisico francese Louis de Broglie ipotizzò che l'elettrone, oltre a quello corpuscolare, ha anche
un comportamento ondulatorio, che si manifesta ad esempio in fenomeni di interferenza. La lunghezza
d'onda dell'elettrone vale:
dove è la costante di Planck e la quantità di moto. In questo modo la legge di quantizzazione imposta
da Bohr poteva essere interpretata semplicemente come la condizione di onde stazionarie, equivalenti alle
onde che si sviluppano sulla corda vibrante di un violino.

Sviluppo della meccanica quantistica

Sulla base di questi risultati, nel 1925-1926 Werner Heisenberg e Erwin Schrödinger svilupparono
rispettivamente la meccanica delle matrici e la meccanica ondulatoria, due formulazioni differenti della
meccanica quantistica che portano agli stessi risultati. L'equazione di Schrödinger in particolare è simile a
quella delle onde e le sue soluzioni stazionarie rappresentano i possibili stati delle particelle e quindi anche
degli elettroni nell'atomo di idrogeno. La natura di queste onde fu immediato oggetto di grande dibattito,
che si protrae in una certa misura fino ai giorni nostri. Nella seconda metà degli anni venti la teoria fu
formalizzata, con l'adozione di postulati fondamentali, da Paul Adrien Maurice Dirac, John von Neumann e
Hermann Weyl.

Una rappresentazione ancora differente, ma che porta agli stessi risultati delle precedenti, denominata
integrale sui cammini, fu sviluppata nel 1948 da Richard Feynman: una particella quantistica percorre tutte
le possibili traiettorie durante il suo moto e i vari contributi forniti da tutti i cammini interferiscono fra loro a
generare il comportamento più probabile osservato.

Concetti base

Quantizzazione dell'energia

Con la formulazione della meccanica quantistica la quantizzazione della radiazione elettromagnetica


secondo l'ipotesi del fotone di Einstein si estende a tutti i fenomeni energetici, con la conseguente
estensione del concetto iniziale di "quanto di luce" a quello di quanto d'azione e abbandono della
"continuità" tipica della meccanica classica, in particolare alle scale di lunghezza ed energia del mondo
atomico e subatomico.

Dualismo onda-particella

La fisica classica fino al XIX secolo era divisa in due corpi di leggi: quelle di Newton, che descrivono i
moti e la dinamica dei corpi meccanici, e quelle di Maxwell, che descrivono l'andamento e i vincoli a cui
sono soggetti i campi elettromagnetici come la luce e le onde radio. A lungo si era dibattuto sulla natura
della luce e alcune evidenze sperimentali, come l'esperimento di Young, portavano a concludere che la luce
dovesse essere considerata come un'onda.

Agli inizi del XX secolo alcune incongruenze teorico-sperimentali misero in crisi la concezione puramente
ondulatoria della radiazione elettromagnetica, portando alla teoria, avanzata da Einstein sulla base dei primi
lavori di Max Planck, nella quale fu reintrodotta in una certa misura la natura corpuscolare della luce,
considerata come composta da fotoni che trasportano quantità discrete dell'energia totale dell'onda
elettromagnetica.
Successivamente De Broglie avanzò l'ipotesi che la natura della
materia e della radiazione non doveva essere pensata solo in
termini esclusivi o di un'onda o di una particella, ma che le due
entità sono al tempo stesso sia un corpuscolo sia un'onda. A ogni
corpo materiale viene associata una nuova lunghezza d'onda, che,
se di valore piccolissimo e difficilmente apprezzabile per i valori di
massa del mondo macroscopico, assume importanza fondamentale
per l'interpretazione dei fenomeni alla scala atomica e subatomica.
La teoria di De Broglie fu confermata dalla scoperta della
diffrazione dell'elettrone osservata nell'esperimento di Davisson e
Germer del 1926.[17]

Principio di complementarità

Nel 1928 Niels Bohr approfondì e generalizzò il concetto di


Il fisico francese Louis de Broglie
dualismo in meccanica quantistica enunciando il principio di
vinse il premio Nobel per la fisica nel
complementarità, il quale afferma che il duplice aspetto di alcune
1929 per aver scoperto nel 1924 che
rappresentazioni fisiche dei fenomeni a livello atomico e
l'elettrone ha anche un
comportamento ondulatorio dando
subatomico non può essere osservato contemporaneamente durante
vita al concetto di onda di materia e
lo stesso esperimento, rendendo così questo controintuitivo aspetto
al dualismo onda-particella. della teoria, in particolare il dualismo fra natura corpuscolare e
ondulatoria, in qualche modo meno stridente con la concezione
della fisica classica e anche della logica.

Concetto di misura

Uno degli elementi di differenziazione dalla fisica classica fu la


revisione del concetto di misura. La novità riguarda l'impossibilità
di conoscere lo stato di una particella senza perturbarlo in maniera
irreversibile. Al contrario della meccanica classica dove è sempre
possibile concepire uno spettatore passivo in grado di conoscere
ogni dettaglio di un dato sistema, secondo la meccanica quantistica
è privo di senso assegnare un valore a una qualsiasi proprietà di un
dato sistema senza che questa sia stata attivamente misurata da un
osservatore.[18] Le leggi quantistiche stabiliscono che il processo di
misura non è descrivibile come la semplice evoluzione temporale
del sistema, ma riguarda l'osservatore e gli apparati sperimentali
considerati assieme. Questo ha come conseguenza che in generale
una volta misurata una grandezza di un sistema non si può in alcun
modo determinare quale fosse il suo valore prima della
misurazione. Per esempio secondo la meccanica classica la
conoscenza della posizione e della velocità di una particella in un
dato istante permette di determinare con certezza la sua traiettoria Werner Karl Heisenberg, a cui si
passata e futura. In meccanica quantistica viceversa, la conoscenza deve la prima formulazione completa
della velocità di una particella ad un dato istante non è in generale della meccanica quantistica, o
sufficiente a stabilire quale fosse il suo valore nel passato. Inoltre meccanica delle matrici, e il Principio
acquisire la stessa conoscenza della velocità della particella di indeterminazione
distrugge ogni altra informazione sulla posizione, rendendo anche
impossibile il calcolo della traiettoria futura.[19]
Principio di indeterminazione di Heisenberg

Heisenberg nel 1927 elaborò una formalizzazione teorica del principio


suddetto, permettendo di quantificare l'indeterminazione insita nel
nuovo concetto di misura[20]. Egli enunciò che in meccanica
quantistica alcune coppie di quantità fisiche, come velocità e
posizione, non possono essere misurate nello stesso momento
entrambe con precisione arbitraria. Tanto migliore è la precisione della
misura di una delle due grandezze, tanto peggiore è la precisione nella
misura dell'altra.[21] In altri termini, misurare la posizione di una
particella provoca una perturbazione impossibile da prevedere della
sua velocità e viceversa. In formule:

L'esperimento mentale di
dove è l'incertezza sulla misura della posizione e è quella Heisenberg per la localizzazione
sulla quantità di moto . Il limite inferiore del prodotto delle di un elettrone. Per conoscere la
posizione dell'elettrone questo
incertezze è quindi proporzionale alla costante di Planck .
deve essere illuminato da un
fotone, che tuttavia quanto
Heisenberg osservò che per conoscere la posizione di un elettrone,
meglio risolve la posizione, tanto
questo dovrà essere illuminato da un fotone. Più corta sarà la
di più perturba la velocità. Il
lunghezza d'onda del fotone, maggiore sarà la precisione con cui la
fascio incidente è indicato in
posizione dell'elettrone è misurata.[22] Le comuni onde marine non
verde, quello deviato in rosso,
sono disturbate, nella loro propagazione, dalla presenza di piccoli mentre in blu è rappresentato
oggetti; al contrario, oggetti grandi almeno quanto la lunghezza l'elettrone.
d'onda disturbano e spezzano i fronti dell'onda e tali disturbi
permettono di individuare la presenza dell'ostacolo che li ha generati.
In ambito quantistico, tuttavia, a basse lunghezze d'onda il fotone trasporterà un'energia sempre maggiore,
che assorbita dall'elettrone ne perturberà sempre di più la velocità, rendendo impossibile stabilirne il valore
contemporaneamente alla posizione. Al contrario, un fotone ad alta lunghezza d'onda perturberà poco la
velocità dell'elettrone, ma non sarà in grado di determinare con precisione la sua posizione.

Limite classico della meccanica quantistica

Le leggi di Newton della meccanica classica e le leggi di Maxwell per i campi elettromagnetici sono in
grado di descrivere in buona approssimazione i fenomeni che occorrono per oggetti macroscopici che si
muovono a velocità non troppo elevate. Solamente quando si considerano i fenomeni che avvengono alle
scale atomiche si scopre una incompatibilità irresolubile, per questo motivo è interessante chiedersi se esista
un opportuno limite in cui le leggi quantistiche si riducono a quelle classiche.

La relatività ristretta mostra discrepanze rispetto alla fisica classica quando le velocità dei corpi
macroscopici si avvicinano a quelle della luce. Per basse velocità tuttavia, le equazioni si riducono alle leggi
del moto di Newton. Ragionando diversamente, è possibile affrontare una espansione in serie delle
equazioni di Einstein rispetto alla velocità della luce , considerata come parametro variabile. Quando la
velocità della luce è infinita le equazioni di Einstein sono formalmente ed esattamente uguali a quelle
classiche.

Nella meccanica quantistica il ruolo di è preso dalla costante di Planck ridotta . Considerando
quest'ultima come variabile, nel limite in cui tende a zero , fra tutti i possibili cammini che
contribuiscono al propagatore di Feynman solamente le soluzioni classiche del moto sopravvivono, mentre i
contributi delle altre traiettorie si elidono vicendevolmente diventando sempre meno rilevanti. Dal punto di
vista matematico questo approccio si basa su di uno sviluppo asintotico rispetto alla variabile , metodo che
tuttavia non permette di identificare formalmente le soluzioni quantistiche con quelle delle equazioni
differenziali classiche.

Dal punto di vista sostanziale restano tuttavia profonde differenze


fra la meccanica classica e quella quantistica, anche considerando
la realtà quotidiana. Lo stato di un oggetto macroscopico secondo
l'interpretazione di Copenaghen resta comunque non determinato
finché non viene osservato, indipendentemente dalle sue
dimensioni. Questo fatto pone al centro l'osservatore e domande
che quasi rientrano in un dibattito filosofico. Per queste ragioni, nel
tentativo di risolvere alcuni punti ritenuti paradossali, sono nate
altre interpretazioni della meccanica quantistica, nessuna delle
quali tuttavia permette una completa riunione fra mondo classico e
quantistico.

Principio di esclusione di Pauli

Formulato per gli elettroni da Wolfgang Pauli nel 1925,[23] il


principio di esclusione afferma che due fermioni identici non
possono occupare simultaneamente lo stesso stato quantico. La Wolfgang Pauli, noto per il suo
funzione d'onda dei fermioni è quindi antisimmetrica rispetto allo principio di esclusione
scambio di due particelle, mentre i bosoni formano stati quantici
simmetrici. I fermioni includono protoni, neutroni ed elettroni, le
tre particelle che compongono la materia ordinaria, e il principio è alla base della comprensione di molte
delle caratteristiche distintive della materia, come i livelli energetici degli atomi e dei nuclei.

La sua formulazione diede l'avvio a una revisione della classica Statistica di Maxwell-Boltzmann secondo i
nuovi dettami della teoria dei quanti, sfociando nella Statistica di Fermi-Dirac per i fermioni e quella di
Bose-Einstein per i bosoni.

Formulazioni della meccanica


quantistica
La meccanica quantistica ammette numerose formulazioni che
utilizzano basi matematiche talvolta molto diverse. Sebbene siano
differenti, tutte le descrizioni non cambiano le loro previsioni in
merito al risultato degli esperimenti.[24] Si può preferire una
formulazione rispetto ad un'altra se in questa il problema da
descrivere risulta più semplice. Ogni differente formulazione ha
permesso inoltre una maggiore conoscenza in merito alle
fondazioni stesse della meccanica quantistica. Le formulazioni che
sono più frequentemente utilizzate sono quella lagrangiana e quella
hamiltoniana.

Meccanica delle matrici


Pascual Jordan, noto per i suoi
contributi alla meccanica delle
La meccanica delle matrici è la formulazione della meccanica matrici
quantistica elaborata da Werner Heisenberg, Max Born e Pascual
Jordan nel 1925.[25] Fu la prima versione completa e coerente della
meccanica quantistica, che, pur senza considerare i principi della relatività ristretta, estese il modello
atomico di Bohr giustificando dal punto di vista teorico l'esistenza dei salti quantici. Tale risultato fu
raggiunto descrivendo le osservabili fisiche e la loro evoluzione temporale attraverso l'uso di matrici. È la
base della notazione bra-ket di Paul Dirac per la funzione d'onda.

Meccanica ondulatoria

Meccanica ondulatoria è la definizione data da Erwin Schrödinger


alla teoria basata sulla propria equazione, considerata la
formulazione standard della meccanica quantistica, la più nota e
quella maggiormente insegnata in ambito accademico.
Storicamente costituisce la seconda formulazione, pubblicata nel
1926 a circa sei mesi dalla meccanica delle matrici.

Schrödinger scrisse nel 1926 una serie di quattro articoli intitolati


"Quantizzazione come problema agli autovalori" in cui mostrò
come una meccanica ondulatoria possa spiegare l'emergere di
numeri interi e dei quanti, e gli insiemi di valori discreti anziché
continui permessi per alcune quantità fisiche di certi sistemi (come
l'energia degli elettroni nell'atomo di idrogeno). In particolare,
basandosi sui lavori di De Broglie, osservò che le onde stazionarie
soddisfano vincoli simili a quelli imposti dalle condizioni di
quantizzazione di Bohr:
Erwin Schrödinger, a cui si deve la
(DE) (IT)
formulazione della meccanica
quantistica nota come meccanica
«[…] die übliche «[…] si può sostituire la
ondulatoria
Quantisierungsvorschrift regola di
sich durch eine andere quantizzazione usuale
Forderung ersetzen läßt, con un altro requisito
in der kein Wort von dove non appare più la
„ganzen Zahlen“ mehr parola "numeri interi".
vorkommt. Vielmehr Piuttosto, gli stessi
ergibt sich die numeri interi si rivelano
Ganzzahligkeit auf naturalmente dello
dieselbe natürliche Art, stesso tipo dei numeri
wie etwa die interi associati al
Ganzzahligkeit der numero di nodi di una
Knotenzahl einer stringa vibrante. Il
schwingenden Saite. nuovo punto di vista è
Die neue Auffassung ist generalizzabile e
verallgemeinerungsfähig tocca, come credo,
und rührt, wie ich molto profondamente
glaube, sehr tief an das la vera natura delle
wahre Wesen der regole quantistiche.»
Quantenvorschriften.»

(Erwin Schrödinger[26])

Il numero di nodi in una normale stringa vibrante stazionaria è intero, se questi sono associati alle quantità
fisiche come l'energia e il momento angolare allora ne consegue che anche queste devono essere multipli
interi di una grandezza fondamentale. Affinché questa equivalenza sia possibile, lo stato fisico deve essere
associato ad un'onda che vibra e si evolve secondo le condizioni di stazionarietà.

Come Schrödinger stesso osservò,[27] condizioni di tipo


ondulatorio sono presenti ed erano già state scoperte anche
per la meccanica classica di tipo newtoniano. Nell'ottica
geometrica, il limite delle leggi dell'ottica in cui la lunghezza
d'onda della luce tende a zero, i raggi di luce si propagano
In un'onda stazionaria, i nodi sono punti che seguendo percorsi che minimizzano il cammino ottico, come
non sono coinvolti dall'oscillazione, in rosso stabilito dal principio di Fermat. Allo stesso modo, secondo
nella figura. Il numero di nodi è quindi il principio di Hamilton, le traiettorie classiche sono
sempre intero. soluzioni stazionarie o di minimo dell'azione, che per una
particella libera è semplicemente legata all'energia cinetica
lungo la curva.

Tuttavia l'ottica geometrica non considera gli effetti che si hanno quando la lunghezza d'onda della luce non
è trascurabile, come l'interferenza e la diffrazione.

Equazione di Schrödinger e Funzione d'onda

Guidato dalla analogia ottico-meccanica suddetta, Schrödinger suppose che le leggi della meccanica
classica di Newton siano solamente una approssimazione delle leggi seguite dalle particelle. Una
approssimazione valida per grandi energie e grandi scale, come per le leggi dell'ottica geometrica, ma non
in grado di catturare tutta la realtà fisica, in particolare a piccole lunghezze, dove, come per la luce,
fenomeni come l'interferenza e la diffrazione diventano dominanti. Egli postulò quindi una equazione di
stazionarietà per un'onda del tipo:
[28]

dove è il potenziale classico ed è un parametro reale


corrispondente all'energia. Per alcuni sistemi fisici, questa equazione
non ammette soluzioni per arbitrario, ma solo per alcuni suoi valori
discreti. In questo modo Schrödinger riuscì a spiegare la natura delle
condizioni di quantizzazione di Bohr. Se si considera anche la
dinamica delle soluzioni d'onda, cioè si considera la dipendenza
In questa onda stazionaria
temporale della funzione d'onda:
circolare, la circonferenza
ondeggia esattamente in otto
lunghezze d'onda. Un'onda
stazionaria come questa può
si può ottenere l'equazione di Schrödinger dipendente dal tempo:
avere 0, 1, 2 o qualsiasi numero
intero di lunghezze d'onda attorno
al cerchio, ma non un numero
razionale come 4.7. Con un
meccanismo simile, il momento
supponendo che l'energia sia proporzionale alla derivata temporale angolare di un elettrone in un
della funzione d'onda: atomo di idrogeno, classicamente
proporzionale alla velocità
angolare, può assumere solo
valori discreti quantizzati.
Questa equivalenza fra la derivata temporale e energia della funzione d'onda fu il primo esempio di come
nella meccanica quantistica alle osservabili classiche possano corrispondere operatori differenziali. Mentre
in meccanica classica lo stato di una particella viene definito attraverso il valore delle grandezze vettoriali
posizione e velocità (o impulso, nelle variabili canoniche), nella formulazione di Schrödinger lo stato di una
particella viene quindi descritto dalla funzione d'onda, che assume in generale valori complessi.
Nell'interpretazione di Copenaghen la funzione d'onda non ha un proprio significato fisico, mentre lo ha il
suo modulo al quadrato, che fornisce la distribuzione di probabilità dell'osservabile posizione. Per ogni
volume dello spazio, l'integrale del modulo quadro della funzione d'onda

assegna la probabilità di trovare la particella dentro quel volume, quando si misura la sua posizione. Il
significato di questa probabilità può essere interpretato come segue: avendo a disposizione infiniti sistemi
identici, effettuando la stessa misura su tutti i sistemi contemporaneamente, la distribuzione dei valori
ottenuti è proprio il modulo quadro della funzione d'onda. Similmente, il modulo quadro della trasformata
di Fourier della funzione d'onda fornisce la distribuzione di probabilità dell'impulso della particella stessa.
Nell'interpretazione di Copenaghen, la teoria quantistica è in grado di fornire informazioni solo sulle
probabilità di ottenere un dato valore quando si misura una grandezza osservabile. Tanto più la
distribuzione di probabilità della posizione di una particella è concentrata attorno a un punto e quindi la
particella quantistica è "ben localizzata", tanto più la distribuzione degli impulsi si allarga aumentandone
l'incertezza, e viceversa. Si tratta del principio di indeterminazione di Heisenberg, che emerge naturalmente
nella meccanica ondulatoria dalle proprietà della trasformata di Fourier: è impossibile costruire una funzione
d'onda arbitrariamente ben localizzata sia in posizione che in impulso.

La funzione d'onda che descrive lo stato del sistema può cambiare


al passare del tempo. Ad esempio, una particella che si muove in
uno spazio vuoto è descritta da una funzione d'onda costituita da
un pacchetto d'onda centrato in una posizione media. Al passare
del tempo il centro del pacchetto d'onda cambia, in modo che la
particella può successivamente essere localizzata in una posizione
differente con maggiore probabilità. L'evoluzione temporale della
Diffrazione di Bragg funzione d'onda è dettata dall'equazione di Schrödinger. Alcune
funzioni d'onda descrivono distribuzioni di probabilità che sono
costanti nel tempo. Molti sistemi trattati in meccanica classica
possono essere descritti da queste onde stazionarie. Ad esempio, un elettrone in un atomo è descritto
classicamente come una particella che ruota attorno al nucleo atomico, mentre in meccanica quantistica esso
può essere descritto da un'onda stazionaria che presenta una determinata funzione di distribuzione dotata di
simmetria sferica rispetto al nucleo. Questa intuizione è alla base del modello atomico di Bohr.

Benché ogni singola misura ottenga un valore definito, e non, per esempio, un valore medio, la meccanica
quantistica non permette di prevedere a priori il risultato di una misurazione. Questo problema, spesso
chiamato "problema della misura", ha dato vita ad uno dei più profondi e complessi dibattiti intellettuali
della storia della scienza. Secondo l'interpretazione di Copenaghen, quando viene effettuata una misura di
un'osservabile l'evoluzione del sistema secondo l'equazione di Schrödinger viene interrotta e si determina il
cosiddetto collasso della funzione d'onda, che porta il vettore di stato ad una autofunzione (autostato)
dell'osservabile misurata, fornendo un valore che aveva una certa probabilità di essere effettivamente
osservato. Il collasso della funzione d'onda all'atto della misura non è descritto dall'equazione di
Schrödinger, che stabilisce solo l'evoluzione temporale del sistema ed è strettamente deterministica, in
quanto è possibile prevedere la forma della funzione d'onda a un qualsiasi istante successivo. La natura
probabilistica della meccanica quantistica si manifesta invece all'atto della misura.
Orbitale atomico

Con il concetto di "principio di indeterminazione", quello di


"complementarità", con la funzione d'onda e relativo collasso, il
modello quantizzato dell'atomo di Bohr si ridefinisce ancora: oltre
alla quantizzazione dei livelli energetici, l'elettrone che ruota
intorno al nucleo atomico è sostituito dall'orbitale atomico.
L'elettrone non è più visto solo come una particella puntiforme
localizzata nello spazio, ma anche in generale come onda intorno
al nucleo, il cui valore assoluto al quadrato rappresenta la
probabilità che un elettrone si "materializzi" in un punto se
sottoposto ad osservazione fisica diretta.
Rappresentazione di orbitali atomici

Formulazione hamiltoniana

La formulazione hamiltoniana della meccanica quantistica si basa


principalmente sui lavori di Paul Dirac, Hermann Weyl e John von
Neumann. In questa formulazione l'evoluzione temporale degli
stati viene espressa in funzione dell'Hamiltoniana del sistema,
descritta con le variabili canoniche coniugate di posizione e
impulso.

Questa formulazione, nel quadro dell'interpretazione di


Copenaghen, si basa su quattro postulati, detti anche principi, la
cui validità deve essere verificata direttamente in base al confronto
delle previsioni con gli esperimenti:[29][30][31][32]

1. Lo stato fisico di un sistema è rappresentato da un


raggio vettore unitario di uno spazio di Hilbert . Nella
notazione di Dirac un vettore è indicato con un ket, ad
esempio come , mentre il prodotto scalare fra due Paul Dirac, noto per la sua
Equazione di Dirac nell'ambito della
vettori e è indicato con . In questo modo,
meccanica quantistica relativistica
uno stato è definito a meno di una fase complessa
inosservabile in modo che:

2. Per ogni osservabile fisica riferita al sistema esiste un operatore hermitiano lineare
che agisce sui vettori che rappresentano .
3. Gli autovalori associati all'autovettore dell'operatore , che soddisfano quindi:

corrispondono ai possibili risultati della misura dell'osservabile fisica . La probabilità


che la misura di sul sistema nello stato dia come risultato un qualsiasi
autovalore vale:

Questa legge sulla probabilità è nota come regola di Born. I vettori sono scelti in modo
tale da formare una base ortonormale dello spazio di Hilbert, cioè soddisfano:
4. Se non è effettuata alcuna misura sul sistema
rappresentato da ad un dato istante , allora
evolve ad un altro istante in maniera
deterministica in base all'equazione lineare di
Schrödinger:

dove è l'operatore hamiltoniano che corrisponde


all'osservabile energia. Se invece è effettuata una
misura di una osservabile sul sistema , allora questo
collassa in modo casuale nell'autovettore
corrispondente all'autovalore osservato. La
probabilità che a seguito di una misura lo stato John von Neumann, noto per i
contributi alla formulazione
collassi in è data sempre dalla regola di Born.
hamiltoniana della meccanica
quantistica
L'interpretazione di Copenaghen descrive il processo di misura in
termini probabilistici. Questo significa che il risultato di una misura
in generale non può essere previsto con certezza nemmeno se si
dispone di una completa conoscenza dello stato che viene misurato.

L'evoluzione degli stati nella meccanica quantistica obbedisce a leggi di tipo deterministico finché non sono
effettuate misure. Al contrario in generale la misura di una qualsiasi proprietà di un sistema è descritta da un
processo casuale. Il collasso della funzione d'onda non permette di stabilire in modo univoco lo stato del
sistema antecedente alla misura. Questa differenza profonda di comportamenti dei sistemi, quando sono
sotto osservazione rispetto a quando non lo sono, è stata spesso oggetto di ampi dibattiti anche di carattere
filosofico ed è chiamata come "Problema della Misura".[33]

Il problema della quantizzazione

I postulati della meccanica quantistica stabiliscono che ogni stato è rappresentato da un vettore dello spazio
di Hilbert ma, fra tutti i possibili spazi di Hilbert, i postulati non indicano quale scegliere. Inoltre non viene
stabilita una precisa mappa che ad ogni osservabile associ un rispettivo operatore che agisca sullo spazio
Hilbert degli stati; i postulati si limitano semplicemente ad affermare che questa mappa esiste. Fissare lo
spazio di Hilbert degli stati e stabilire la corrispondenza osservabile-operatore determina il "problema della
quantizzazione", che ammette diverse soluzioni. Alcune di queste sono equivalenti dal punto di vista fisico
e sono legate fra loro solo attraverso trasformazioni dello spazio di Hilbert. Per scegliere una
quantizzazione, oltre a considerare il sistema fisico da descrivere, si possono imporre condizioni di
compatibilità aggiuntive fra le strutture algebriche della meccanica classica e quelle quantistiche.[34] Nella
quantizzazione canonica ad esempio tutti gli stati sono funzioni a quadrato sommabile delle coordinate:

All'osservabile momento lineare (quantità di moto) può essere associato l'operatore:

che a meno di costanti dimensionali deriva la funzione d'onda, mentre all'osservabile posizione:
che moltiplica la funzione d'onda per la coordinata . Ogni altra
osservabile delle coordinate e degli impulsi sarà ottenuta
mediante sostituzione e simmetrizzazione.

Formulazione lagrangiana

La formulazione lagrangiana della meccanica quantistica è dovuta


principalmente ai lavori di Feynman, che la introdusse negli anni
quaranta e che ne dimostrò l'equivalenza con la formulazione
Hamiltoniana. Le variabili posizione e velocità sono usate in questa
formulazione per la descrizione dello stato, mentre l'evoluzione
temporale è legata invece alla lagrangiana del sistema.

Feynman ebbe l'idea di interpretare la natura probabilistica della Richard Feynman, noto per la
meccanica quantistica come la somma pesata dei contributi di tutte le formulazione lagrangiana della
meccanica quantistica attraverso
evoluzioni possibili per un sistema, indipendentemente da quelle
l'integrale sui cammini
indicate dalla meccanica classica. In questo modo una particella
quantistica puntiforme si propaga fra due punti e dello spazio
seguendo tutti i cammini possibili. Ad ogni singolo cammino è
associato un peso, proporzionale all'esponenziale immaginario
dell'azione classica. La probabilità di raggiungere è
proporzionale quindi al modulo quadro della somma dei
contributi dei singoli cammini.

L'intera formulazione è basata su tre postulati:[35]

1. Esiste un funzione complessa ,


chiamata propagatore, il cui modulo quadro è
proporzionale alla probabilità che una
particella localizzata al punto x all'istante si trovi
localizzata al punto y all'istante : Questi sono solamente tre degli infiniti
cammini che contribuiscono
all'ampiezza quantistica di una particella
che si muove dal punto al tempo
In questo modo, lo stato descritto dalla funzione fino al punto al tempo . Nessuna
d'onda all'istante si evolverà all'istante particolare richiesta viene fatta in merito
fino allo stato definito da: alle proprietà dei cammini fatta salvo la
continuità: una curva possibile potrebbe
anche essere non differenziabile.

2. Il propagatore può essere scritto come una somma di contributi definiti


lungo tutti i percorsi continui , detti cammini, che congiungono il punto con il punto :

3. Il contributo di un singolo cammino vale:


dove la costante è definita in modo che la somma su tutti i cammini del propagatore
converga nel limite .[36] indica invece l'azione classica associata alla
curva .

Le curve che contribuiscono al propagatore sono determinate unicamente dagli estremi e e dalla sola
condizione di continuità; una possibile curva potrebbe anche essere non differenziabile. Questo tipo di
formulazione rende particolarmente agevole uno sviluppo semiclassico della meccanica quantistica, uno
sviluppo asintotico in serie rispetto alla variabile .[37]

Con la formulazione lagrangiana introdotta da Feynman è stato possibile evidenziare un'equivalenza fra il
moto browniano e la particella quantistica.[37]

Effetti quantistici
Esistono numerosi esperimenti che hanno confermato o che hanno
permesso di intuire la natura della materia e dalla radiazione a scale
microscopiche descritta dalla meccanica quantistica. Molti di questi
esperimenti hanno portato alla scoperta di effetti quantistici, spesso
controintuitivi rispetto alla meccanica classica. Dal punto di vista
storico, l'effetto fotoelettrico e lo studio dello spettro del corpo nero
sono stati fra i primi esperimenti a mostrare la natura quantistica del
campo elettromagnetico, che ha portato alla scoperta e alla
formulazione teorica del fotone e alla verifica della legge di Planck,
secondo la quale l'energia dei fotoni è proporzionale alla loro
frequenza. Lo spettro dell'atomo di idrogeno ha invece portato prima
allo sviluppo del modello atomico di Bohr-Sommerfeld, poi ha Per via dell'effetto tunnel, una
permesso di formulare e verificare l'equazione di Schrödinger. particella lanciata contro una
barriera di potenziale ha una
L'effetto tunnel consiste nella possibilità, negata dalla meccanica probabilità non nulla di
classica, di un elettrone di superare una barriera di potenziale anche se oltrepassare la barriera, come
accade effettivamente per un
non ha l'energia per farlo. Gli esperimenti sull'entanglement
fenomeno ondulatorio.
quantistico sono stati fondamentali nel rigettare il paradosso EPR. In
tempi più recenti, la superconduttività e la superfluidità hanno attirato
sempre maggiore attenzione per i possibili sviluppi tecnologici,
fenomeni che sono studiati dalla fisica della materia condensata. L'effetto Casimir è stato invece
fondamentale per comprendere le fluttuazioni quantiche dei campi nel vuoto, ed è legato alla scoperta
dell'energia del vuoto.

Cronologia essenziale
1900: Max Planck introduce l'idea che l'emissione di energia elettromagnetica sia
quantizzata, riuscendo così a giustificare teoricamente la legge empirica che descrive la
dipendenza dell'energia della radiazione emessa da un corpo nero dalla frequenza.
1905: Albert Einstein spiega l'effetto fotoelettrico sulla base dell'ipotesi che l'energia del
campo elettromagnetico sia trasportata da quanti di luce (che nel 1926 saranno chiamati
fotoni).
1913: Niels Bohr interpreta le linee spettrali dell'atomo di idrogeno ricorrendo alla
quantizzazione dei livelli energetici dell'elettrone.
1915: Arnold Sommerfeld generalizza i precedenti metodi di
quantizzazione, introducendo le cosiddette regole di Bohr-
Sommerfeld.

I succitati risultati costituiscono la vecchia teoria dei quanti.

1924: Louis de Broglie elabora una teoria delle onde materiali,


secondo la quale ai corpuscoli materiali possono essere
associate proprietà ondulatorie.
1925: Werner Karl Heisenberg, Max Born e Pascual Jordan Esperimento della doppia
formulano la meccanica delle matrici. fenditura: se un fascio di
1926: Erwin Schrödinger elabora la meccanica ondulatoria, che elettroni è sparato
dimostra equivalente, dal punto di vista matematico, alla contemporaneamente
meccanica delle matrici. Max Born formula l'interpretazione attraverso due fenditure
probabilistica della funzione d'onda. equidistanti origina su
1927: Heisenberg formula il principio di indeterminazione; pochi uno schermo rilevatore
mesi più tardi prende forma la cosiddetta interpretazione di una figura d'interferenza,
Copenaghen. tipica dei fenomeni
ondulatori.
1927: Paul Dirac include nella meccanica quantistica la relatività
ristretta; fa un uso diffuso della teoria degli operatori nella quale
introduce la notazione bra-ket.
1932: John von Neumann assicura rigorose basi matematiche alla formulazione della teoria
degli operatori.
1940: Feynman, Dyson, Schwinger e Tomonaga formulano l'elettrodinamica quantistica
(QED), che servirà come modello per le successive teorie di campo.
1956: Everett propone l'interpretazione a molti mondi.
1960: inizia l'elaborazione della cromodinamica quantistica (QCD).
1964: John Stewart Bell formula l'omonimo teorema.
1975: David Politzer, David Gross e Frank Wilczek formulano la QCD nella forma
attualmente accettata.
1982: un gruppo di ricercatori dell'Istituto Ottico di Orsay, diretto da Alain Aspect, conclude
con successo una lunga serie di esperimenti che mostrano una violazione delle
disuguaglianze di Bell, confermando le previsioni teoriche della meccanica quantistica.

Interpretazioni della meccanica quantistica


Esistono diverse "interpretazioni" della meccanica quantistica che cercano, in modi diversi, di costruire un
ponte fra il formalismo della teoria che sembra descrivere bene il mondo fisico microscopico e il
comportamento "classico" che la materia esibisce a livello macroscopico. Una interpretazione della
meccanica quantistica è l'insieme degli enunciati volti a stabilire un ponte fra il formalismo matematico su
cui è stata basata la teoria e la realtà fisica che questa astrazione matematica dovrebbe rappresentare. Inoltre,
come caratteristica peculiare della meccanica quantistica, una interpretazione è focalizzata anche a
determinare il comportamento di tutto ciò che non è osservato in un esperimento.[38] L'importanza di
stabilire in che modo si comporta un dato sistema fisico anche quando non è osservato, dipende dal fatto
che il processo di misura interagisce in maniera irreversibile con il sistema stesso, in modo tale che non è
possibile ricostruirne completamente lo stato originario. Secondo alcuni fisici questo rappresenta una
limitazione insuperabile della nostra conoscenza del mondo fisico, che sancisce una divisione fra quello che
è possibile stabilire in merito al risultato di un esperimento e la realtà oggetto dell'osservazione. Come disse
Bohr:
Il paradosso del gatto di Schrödinger illustrato con il
gatto in sovrapposizione tra gli stati "vivo" e "morto".
Secondo l'interpretazione di Copenaghen il gatto è
allo stesso tempo sia vivo sia morto, la realtà di un
gatto vivo o morto si determina solo nel momento in
cui il gatto stesso viene osservato.

(EN) (IT)

«There is no quantum world. There is only «Non esiste alcun mondo quantistico. C'è
an abstract physical description. It is solo una astratta descrizione fisica. È
wrong to think that the task of physics is to sbagliato pensare che il compito della
find out how nature is. Physics concerns fisica sia di scoprire come è la natura. La
what we can say about nature...» fisica riguarda quello che noi possiamo
dire a riguardo della natura...»

(Niels Bohr[39])

Sulla base di questa posizione, Niels Bohr stesso in


collaborazione con altri fisici, come Heisenberg, Max Born,
Pascual Jordan e Wolfgang Pauli, formulò l'interpretazione
di Copenaghen, una delle più conosciute e famose
interpretazioni della meccanica quantistica, i cui enunciati
sono inclusi anche in alcune versioni dei postulati della
meccanica quantistica.[40] Il nome deriva dal fatto che molti
dei fisici che vi hanno contribuito sono collegati, per diversi
motivi, alla città di Copenaghen. L'interpretazione di
Secondo l'interpretazione a molti mondi Copenaghen non è stata mai enunciata, nella forma odierna,
della meccanica quantistica, nel paradosso da nessuno di questi fisici, anche se le loro speculazioni
del gatto di Schrödinger quando si apre la hanno diversi tratti in comune con essa. In particolare, la
scatola si creano due mondi paralleli, uno in visione di Bohr è molto più elaborata dell'interpretazione di
cui il gatto è vivo e un altro in cui il gatto è Copenaghen, e potrebbe anche essere considerata
morto. separatamente come interpretazione della complementarità in
meccanica quantistica.

Esistono tuttavia molte altre interpretazioni della meccanica quantistica. L'interpretazione a "molti mondi" è
una fra le più note interpretazioni[41] alternative a quella di Copenaghen e sostiene che ad ogni misurazione
la storia del nostro universo si separi in un insieme di universi paralleli, uno per ogni possibile risultato del
processo di misurazione. Questa interpretazione nasce da un articolo del 1957 scritto da Hugh Everett
III,[42] tuttavia le sue caratteristiche fondamentali non sono mai state delineate in maniera unitaria. La più
nota versione di questa interpretazione si deve ai lavori di De Witt e Graham negli anni settanta.
Ciascuna interpretazione si differenzia in particolare per il significato dato alla funzione d'onda. Secondo
alcune possibilità questa rappresenterebbe una entità reale che esiste sempre e indipendentemente
dall'osservatore. Secondo altre interpretazioni, come quella di Bohr, la funzione d'onda rappresenta invece
semplicemente una informazione soggettiva del sistema fisico rispetto e strettamente relativa ad un
osservatore. Fra queste due alternative visioni è ancora presente un dibattito nella comunità fisica.[43]

Dibattito fisico e filosofico

Sin dai primi sviluppi della meccanica quantistica, le leggi


formulate in base alle evidenze sperimentali sul mondo atomico
hanno dato vita a complessi dibattiti di carattere fisico e filosofico.
Una delle maggiori difficoltà riscontrate dal mondo scientifico di
allora, riguardava l'abbandono della descrizione dello stato fisico di
un sistema in termini di tutte le sue variabili contemporaneamente
note con precisione arbitraria. Secondo l'interpretazione di
Copenaghen, la limitata conoscenza dello stato fisico di un sistema
è una proprietà intrinseca della natura e non limite degli strumenti
di analisi sperimentali utilizzati o in ultimo dei nostri stessi sensi.
Questa posizione non fu accolta positivamente da tutto il mondo
scientifico e ancora oggi è oggetto di dibattito. Già Einstein mosse
le sue critiche a questi sviluppi della meccanica quantistica,
sostenendo:

(EN) (IT) Max Born, noto per l'interpretazione


statistica della funzione d'onda
«I incline to the opinion «Io propendo per
that the wave function l'opinione che la
does not (completely) funzione d'onda non
describe what is real, descrive
but only a (to us) (completamente) cosa è
empirically accessible reale, ma solo una
maximal knowledge massima conoscenza
regarding that which empiricamente
really exists […] This is accessibile (a noi) per
what I mean when I quanto riguarda ciò che
advance the view that realmente esiste […]
quantum mechanics Questo è quello che
gives an incomplete intendo quando io
description of the real sostengo il punto di
state of affairs.» vista secondo cui la
meccanica quantistica
fornisce una
descrizione incompleta
dello stato reale della
situazione.»

(Albert Einstein, Lettera a P. S. Epstein, 10 novembre 1945)

Le resistenze di Einstein nei confronti dell'interpretazione di Copenaghen e dei suoi paradossi, furono
superate grazie al grande potere predittivo che le formulazioni della meccanica quantistica hanno dimostrato
negli esperimenti condotti nel XX secolo. Queste conferme sperimentali spinsero ad accettare i principi e i
postulati della meccanica quantistica, sebbene la questione di quale sia la realtà al di fuori degli esperimenti
resti ancora aperta. In ultima analisi, la risposta alla domanda su quale possa essere la realtà dovrebbe essere
fornita e rimandata ad una teoria del tutto, ovvero ad una teoria che sia capace di descrivere coerentemente
tutti i fenomeni osservati in natura, che includa anche la forza di gravità e non solo le interazioni nucleari e
subnucleari. L'impossibilità di conoscere simultaneamente ed esattamente il valore di due osservabili fisiche
corrispondenti ad operatori che non commutano, ha rappresentato storicamente una difficoltà
nell'interpretare le leggi della meccanica quantistica.

Un altro punto particolarmente oggetto di aspre critiche riguarda il


ruolo della funzione d'onda e l'interpretazione secondo cui un
sistema fisico può trovarsi contemporaneamente in una
sovrapposizione di stati differenti. Che quanto sopra enunciato sia,
effettivamente, un problema concettuale e formale, venne messo in
luce già nel 1935 quando Erwin Schrödinger ideò l'omonimo
paradosso del gatto.[44] Molto si è discusso, inoltre, su una
peculiarità molto affascinante della teoria: il collasso della funzione
d'onda sembrerebbe violare il principio di località. Questa
caratteristica è stata messa in luce a partire da un altro famoso
"paradosso", quello ideato da Einstein, Podolsky e Rosen nel
1935, chiamato paradosso EPR e che avrebbe dovuto dimostrare
come la descrizione fisica della realtà fornita dalla meccanica
quantistica sia incompleta.[45] Hermann Weyl

Albert Einstein, pur avendo contribuito alla nascita della


meccanica quantistica, criticò la teoria dal punto di vista concettuale. Per Einstein era inconcepibile che una
teoria fisica potesse essere valida e completa, pur descrivendo una realtà in cui esistono delle mere
probabilità di osservare alcuni eventi e in cui queste probabilità non sono statistiche ma ontologiche. Le
critiche di Einstein si riferiscono alla meccanica quantistica nella "interpretazione" di Bohr e della scuola di
Copenaghen (all'epoca non c'erano altre interpretazioni altrettanto apprezzate), ed è in questo contesto che
va "letto" il "paradosso EPR".

Einstein non accettava inoltre l'assunto della teoria in base al quale qualcosa esiste solo se viene osservato.
Einstein sosteneva che la realtà (fatta di materia, radiazione, ecc.) sia un elemento oggettivo, che esiste
indipendentemente dalla presenza o meno di un osservatore e indipendentemente dalle interazioni che può
avere con altra materia o radiazione. Bohr, al contrario, sosteneva che la realtà (dal punto di vista del fisico,
chiaramente) esiste o si manifesta solo nel momento in cui viene osservata, anche perché, faceva notare,
non esiste neanche in linea di principio un metodo atto a stabilire se qualcosa esiste mentre non viene
osservato. È rimasta famosa, tra i lunghi e accesi dibattiti che videro protagonisti proprio Einstein e Bohr, la
domanda di Einstein rivolta proprio a Bohr: "Allora lei sostiene che la Luna non esiste quando nessuno la
osserva?". Bohr rispose che la domanda non poteva essere posta perché concettualmente priva di risposta.

"Realtà" della funzione d'onda

Un grande dibattito filosofico si è concentrato attorno a quale "realtà" abbia la funzione d'onda, e quindi
l'intero formalismo della meccanica quantistica, rispetto alla natura che si vuole descrivere e all'osservatore
che effettua la misurazione.[43] Un possibile punto di vista prevede che la funzione d'onda sia una realtà
oggettiva, che esiste indipendentemente dall'osservatore, e che rappresenti o sia equivalente all'intero
sistema fisico descritto. All'opposto, la funzione d'onda potrebbe rappresentare, secondo un altro punto di
vista, solo la massima conoscenza che un preciso osservatore è in grado di avere di un dato sistema fisico.
Bohr durante questo tipo di dibattiti sembrò propendere per questa seconda possibilità.
La risposta a questo tipo di interrogativi non è semplice per il fatto
che una teoria dell'intero universo come la meccanica quantistica
dovrebbe anche descrivere il comportamento degli osservatori che
vi sono dentro, spostando quindi il problema della realtà della
funzione d'onda al problema della realtà degli osservatori stessi. In
termini generali, si può osservare che esiste una differenza fra le
previsioni della meccanica quantistica fornite dalla funzione d'onda
e le previsioni probabilistiche che è possibile avere ad esempio per
il meteo. Nel secondo caso, due previsioni del tempo indipendenti
potrebbero dare risultati differenti, in base al fatto che potrebbero
avere una diversa accuratezza nella conoscenza dello stato attuale
della temperatura e della pressione dell'atmosfera. Nel caso della
meccanica quantistica tuttavia, il carattere probabilistico è
John Stewart Bell, noto per il suo
intrinseco ed è indipendente dal tipo di misurazioni che vengono
Teorema di Bell
effettuate. In questo senso, la funzione d'onda assume un
significato oggettivo di realtà e non semplicemente uno soggettivo
di ciò che è probabile che la natura manifesti.

Estensioni della meccanica quantistica


Nonostante i suoi numerosi successi, la meccanica quantistica sviluppata agli inizi del XX secolo non può
essere considerata una teoria definitiva capace di descrivere tutti i fenomeni fisici. Un primo limite
fondamentale della teoria, già ben presente agli stessi scienziati che la formularono, è la sua incompatibilità
con i postulati della relatività ristretta e generale. Inoltre la formulazione originaria è inadatta a rappresentare
sistemi dove il numero di particelle presenti vari nel tempo.

L'equazione di Schrödinger è simmetrica rispetto al gruppo di trasformazioni di Galileo e ha come


corrispettivo classico le leggi della meccanica di Newton.[46] L'evoluzione temporale degli stati fisici non è
quindi compatibile con la relatività ristretta. Tuttavia i principi della meccanica quantistica possono essere
generalizzati in modo da essere in accordo con il quadro della relatività ristretta, ottenendo la teoria
quantistica dei campi. Gli effetti associati all'invarianza per trasformazioni di Lorentz richiesta dalla
relatività ristretta hanno come conseguenza la non conservazione del numero di particelle. Infatti, in base
alla relazione fra massa ed energia, un quanto energetico può essere assorbito o emesso da una particella.[47]
La descrizione completa dell'interazione elettromagnetica fra i fotoni e le particelle cariche è fornita
dall'elettrodinamica quantistica, teoria quantistica di campo capace di spiegare l'interazione tra radiazione e
materia e, in linea di principio, anche le interazioni chimiche interatomiche.[48]

Nella seconda metà del XX secolo la teoria di campo quantistica è stata estesa alla descrizione delle
interazioni forti che avvengono all'interno del nucleo fra i quark e gluoni, con la cromodinamica
quantistica.[49] Ulteriori sviluppi hanno permesso di unificare la forza elettrica con la forza debole,
responsabile dei decadimenti nucleari.

Anche la formulazione quantistica delle teorie di campo resta in disaccordo con i principi della teoria della
relatività generale, questo rende perciò estremamente complesso formulare una teoria in cui la gravità
obbedisce anche ai principi della meccanica quantistica.[50] La cosiddetta teoria quantistica della
gravitazione è uno degli obiettivi più importanti per la fisica del XXI secolo. Ovviamente, viste le numerose
conferme sperimentali delle due teorie, la teoria unificata dovrà includere le altre due come
approssimazioni, quando le condizioni ricadono nell'uno o nell'altro caso.

Numerose proposte sono state avanzate in questa direzione, come ad esempio la gravitazione quantistica a
loop, in inglese Loop Quantum Gravity (LQG), o la teoria delle stringhe. La teoria delle stringhe per
esempio estende la formulazione della meccanica quantistica considerando, al posto di particelle puntiformi,
oggetti monodimensionali (le
stringhe) come gradi di libertà
fondamentali dei costituenti
materia.[51]

Applicazioni
Una buona parte delle
tecnologie moderne sono
basate, per il loro
funzionamento, sulla
La cromodinamica quantistica è
meccanica quantistica. Ad
una teoria che descrive la
esempio il laser, il
struttura nucleare in termini di
interazioni fra quark e gluoni. Il
microscopio elettronico e la
neutrone ad esempio è costituito
risonanza magnetica
da due quark di valenza down e nucleare. Inoltre, molti calcoli
uno up che interagiscono di chimica computazionale si
scambiando gluoni. basano su questa teoria.

Elettronica

Molti dei fenomeni studiati in fisica dello


stato solido sono di natura quanto-
meccanica. Lo studio dei livelli
energetici degli elettroni nelle molecole La meccanica quantistica è stata in
grado di spiegare la struttura
ha permesso lo sviluppo di numerose
atomica, (3) e (4), come pure di
tecnologie di centrale importanza nel
descrivere qualitativamente le
XX secolo. I semiconduttori, come il
proprietà macroscopiche della
silicio, presentano alternanza di bande di
materia, (1) e (2). Le estensioni con
energia permessa e proibita, cioè insiemi la relatività ristretta hanno permesso
continui di valori energetici permessi o infine di avere un modello coerente
proibiti agli elettroni. L'ultima banda di della struttura nucleare e subatomica
un semiconduttore, detta banda di (5). Alcune teorie, come quella delle
conduzione, è parzialmente occupata da stringhe, dovrebbero essere in grado
elettroni. Per questo motivo, se ad un di includere la gravità e descrivere il
semiconduttore si aggiungono impurità mondo fino alla scala di Planck, (6).
Una CPU Intel core
costituite da atomi in grado di cedere o
I7 contiene oltre 700
accettare elettroni, si potranno avere
milioni di transistor.
cariche negative o positive libere in grado di ricombinarsi.[52]

Componendo fra loro strati di semiconduttori con queste opposte impurità si può
ottenere un dispositivo in grado di far passare la corrente solo in una direzione, come il diodo, oppure un
amplificatore di un segnale, come il transistor.[53] Entrambi sono elementi indispensabili per l'elettronica
moderna; grazie a questo tipo di tecnologie possono essere realizzati in dimensioni estremamente compatte:
una moderna CPU può contenere miliardi di transistor in pochi millimetri.[54] L'uso di questi tipi di
semiconduttori è alla base del funzionamento anche dei pannelli fotovoltaici.

Informatica
Le ricerche più innovative sono, attualmente, quelle che studiano metodi
per manipolare direttamente gli stati quantistici. Molti sforzi sono stati fatti
per sviluppare una crittografia quantistica, che garantirebbe una
trasmissione sicurissima dell'informazione in quanto l'informazione non
potrebbe essere intercettata senza essere modificata. Un'altra meta che si
cerca di raggiungere, anche se con più difficoltà, è lo sviluppo di computer
quantistici, basati sul calcolo quantistico che li porterebbe ad eseguire
operazioni computazionali con molta più efficienza dei computer classici. Livelli energetici consentiti
Inoltre, nel 2001 è stato realizzato un nottolino quantistico funzionante, ad un elettrone in un
versione quantistica del nottolino browniano. semiconduttore. La zona
blu, chiamata banda di
valenza, è occupata
Note interamente dagli elettroni,
mentre la zona gialla,
1. (DE) Max Planck, "Ueber die Elementarquanta der Materie und
chiamata banda di
der Eletricität", in Annalen der Physik, vol. 2, 1900, p. 564.
conduzione, è libera e può
2. ^ (EN) Richard Phillips Feynman, Robert B. Leighton and essere percorsa da elettroni
Matthew Sands, The Feynman Lectures on Physics, vol. 3, liberi (i punti neri)
Addison-Wesley, 1964, p. 1.
3. ^ (DE) A. Einstein, "Über einen die Erzeugung und
Verwandlung des Lichtes betreffenden heuristischen
Gesichtspunkt" (Su un punto di vista euristico riguardo alla
produzione e alla trasformazione della luce) (PDF), in Annalen
der Physik, vol. 17, 1905, pp. 132-148.
4. ^ (FR) Louis de Broglie, "Recherches sur la théorie des quanta",
1924.
5. ^ (EN) Walter Greiner, "Quantum Mechanics: An Introduction",
Springer, 2001, p. 29, ISBN 3-540-67458-6.
6. ^ (DE) W. Heisenberg, "Physikalische Prinzipien der
Quantentheorie", Hirzel, 1930.
7. ^ «Abbiamo qui un impressionante e generale esempio della
caduta della meccanica classica - non solamente delle sue
leggi del moto, ma un'inadeguatezza dei suoi concetti nel
fornirci una descrizione degli eventi atomici» - P. A. M. Dirac -
op. cit.
8. ^ (EN) John Dalton's Atomic Model, su universetoday.com. URL
consultato il 20 settembre 2012.
9. ^ (EN) A BRIEF HISTORY OF THE DEVELOPMENT OF
PERIODIC TABLE, su wou.edu. URL consultato il 20 settembre 2012.
10. ^ (EN) The Difficulty of the Rutherford Model of the Nuclear
Atom, su kutl.kyushu-u.ac.jp. URL consultato il 20 settembre 2012
(archiviato dall'url originale il 15 novembre 2012).
11. ^ (EN) The Discovery of Electromagnetic Radiation, su
juliantrubin.com.
12. ^ (DE) Heinrich Hertz, Ueber den Einfluss des ultravioletten
Lichtes auf die electrische Entladung, in Annalen der Physik,
vol. 267, n. 8, 1887, pp. S. 983–1000,
Bibcode:1887AnP...267..983H,
DOI:10.1002/andp.18872670827.
13. ^ (EN) The Nobel Prize in Physics 1921 - Albert Einstein, su
nobelprize.org. URL consultato il 23 settembre 2012.
14. ^ A proposito della legge di combinazione di Ritz che
caratterizzava gli spettri atomici, P. A. M. Dirac commenta:
«Questa legge è del tutto incomprensibile dal punto di vista
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Oxford Clarendon Press 1958 - Cap. 1 pag. 2
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16. ^ Le traiettorie stazionarie del modello di Bohr sono calcolate
imponendo la condizione di quantizzazione:

dove è un numero intero e è la costante di Planck. Le


variabili , la quantità di moto, e , la posizione, sono le
coordinate dello spazio delle fasi. Si postula infine che la
traiettoria che soddisfa la condizione di quantizzazione sia
stabile.
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21. ^ «Dobbiamo assumere che c'è un limite alla precisione dei
nostri poteri di osservazione e alla piccolezza del disturbo [che
accompagna l'osservazione, NdT] - un limite che è inerente alla
natura delle cose e non può essere superato da tecniche
migliorate o dall'aumento dell'abilità da parte dell'osservatore»
- P. A. M. Dirac - op. cit.
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(2000) di Abraham Pais, p. 24, e Niels Bohr: Reflections on
Subject and Object (2001) di Paul. McEvoy, p. 291
40. ^ " Questa interpretazione non discende direttamente
dall'equazione di Schrödinger [l'equazione fondamentale della
meccanica ondulatoria, Ndt]. Come trattare con queste
asserzioni [l'interpretazione probabilistica della meccanica
quantistica, NdT] è un problema che riguarda la fondazione
della meccanica quantistica. Voglio insistere ancora una volta
che, comunque si interpreti l'origine delle regole della
meccanica quantistica, funzionano e, in ultima analisi, questo è
tutto ciò che conta», S. Gasiorowicz - Quantum Physics - 3 ed. -
Wiley and Sons
41. ^ In un sondaggio condotto nel luglio del 1999 durante un
congresso sulla fisica quantistica tenuto all’università di
Cambridge è stato chiesto agli scienziati riuniti in quale
interpretazione si riconoscevano. Su novanta fisici, solo quattro
indicarono l’interpretazione di Copenaghen, trenta per
l’interpretazione moderna a molti mondi di Everett, mentre la
maggioranza (cinquanta scienziati) risposero “nessuna delle
risposte elencate o indeciso”. (EN) Manjit Kumar, Quantum,
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Voci correlate
Interpretazione della meccanica quantistica
Cromodinamica quantistica
Elettrodinamica quantistica
Idrodinamica quantistica
Termodinamica quantistica
Paradosso del gatto di Schrödinger
Decoerenza quantistica
Notazione bra-ket
Stato quantico
Salto quantico
Funzione d'onda
Buca di potenziale
Barriera di potenziale
Oscillatore armonico quantistico

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Collegamenti esterni

meccànica quantìstica, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia


Italiana.
(EN) Meccanica quantistica, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
(EN) Opere riguardanti Meccanica quantistica, su Open Library, Internet Archive.
Appunti sulla meccanica quantistica (PDF), su people.na.infn.it. URL consultato il 15 giugno 2011
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URL consultato il 16 agosto 2005 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2014).
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(archiviato dall'url originale il 6 agosto 2014).
Appunti di Meccanica Quantistica non relativistica (PDF) , su dl.getdropbox.com.
Thesaurus BNCF 804 (https://thes.bncf.firenze.sbn.it/termine.php?id=804) · LCCN
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1938463d) · BNE (ES) XX4576425 (http://catalogo.bne.es/uhtbin/authoritybrowse.cg
i?action=display&authority_id=XX4576425) (data) (http://datos.bne.es/resource/XX4
576425) · NDL (EN, JA ) 00569870 (https://id.ndl.go.jp/auth/ndlna/00569870)

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