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Il Trecento è un secolo di guerre, di pestilenze e di

grandi rivolgimenti sociali. La Guerra dei cent'anni, tra

IL
Francia e Inghilterra, fu uno dei fattori di
destabilizzazione, al quale si aggiunsero l'epidemia di
peste nera nel 1348 e le rivolte contadine. Il XIV secolo

TRECENTO
è anche uno dei periodi più ricchi dal punto di vista
artistico e culturale. Tra il 1309 e il 1377 la sede del
papato venne trasferita da Roma ad Avignone, in
Francia, periodo noto come «cattività avignonese»,
che corrisponde a un periodo di crisi per la chiesa
cattolica.
LA VITA DI GIOTTO
Giotto nasce intorno al 1267, è il più grande pittore del Trecento e di tutta la cultura
occidentale. Figlio di un fabbro, nasce probabilmente, nel quartiere fiorentino di Santa Maria
Novella. Dagli anni 80 ai 90 del secolo riuscirà a maturare le sue conoscenze artistiche.

Dal 1290 e il 1296 si trova ad Assisi,


dove partecipa alla decorazione della
Chiesa Superiore della Basilica di San Francesco.

Fra il 1302 e il 1305, è a Padova, dove affresca la cappella della


famiglia Scrovegni e tra il 1325 al 1334 egli si dedicherà ad
altre realizzazioni artistiche, per poi recarsi a Milano due anni
dopo, presso la famiglia Visconti.

L’anno successivo, infine, è nuovamente a Firenze, dove muore, l’8


gennaio del 1337.
CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI
La Cappella sorge a Padova, ed è La Cappella presenta:
stata eretta probabilmente tra il 60 e
70 d.C.
Nel XIV secolo fu acquistata dagli
Scrovegni, ricca famiglia padovana, 1
che ne fecero nel 1300 il loro palazzo. un'elegante trifora
Tra il 1303 e il 1305 fu eretta la gotica in facciata
Cappella dedicata alla Vergine
annunziata, per volere di Enrico
Scrovegni.

un presbiterio in cui si trova il 2


sarcofago di Enrico Scrovegni, alte e strette finestre sulla parete sud
opera di Andriolo de Santi.
GLI AFFRESCHI

• Giotto raffigurò una sequenza di storie tratte dal Vecchio e


dal Nuovo Testamento che riguardavano la morte e la resurrezione del Figlio di Dio e
del Giudizio Universale.​

• Una delle capacità di Giotto è quella di addentrarsi nella caratterizzazione fisica e psicologica
dei personaggi. Ciò appare particolarmente evidente all'interno della cappella, individuato come
il momento più alto e ispirato di tutta la sua arte.
Sulle pareti laterali, si succedono 38 riquadri, disposti in tre
fasce di affreschi, nei quali è rappresentata la storia della
salvezza, a partire dalla storia di Gioacchino e
Maria. Il racconto inizia con Gioacchino cacciato dal tempio e
finisce con il riquadro del Giudizio Universale, in cui al centro
compare ritratto lo Scrovegni mentre offre a Cristo in gloria
la cappella.

Sulla parete di fronte l'Annunciazione, al centro si trova


ancora un Cristo in Gloria, dipinto però su tavola. Un tempo
era appeso nel presbiterio anche un Crocifisso di Giotto,
dipinto su tavola, che però ora si trova al Museo Eremitani.

Infine il soffitto è completamente dipinto di blu e presenta le


immagini di Cristo tra Evangelisti e Profeti.
Il «34»
affresco
del lato
Nord

• Il compianto
sul
Cristo Morto
1303-1305

GIULIA CALIRI
Al ciclo delle Storie di Cristo, sulla parete di sinistra, appartiene il "Compianto sul Cristo morto", uno degli affreschi più
famosi della cappella e anche uno dei più intensi e drammatici della produzione giottesca.
Il dipinto di Giotto rappresenta l'episodio, tratto dal Vangelo, che descrive il momento quando il corpo di Gesù, dopo essere
stato deposto dalla croce, viene avvolto in un lenzuolo bianco, dopo essere stato cosparso di unguenti profumati, per poi
sistemarlo nel sepolcro.

San Giovanni, la cui testa è


collocata nel centro geometrico del
dipinto, allarga le braccia all’indietro
incurvando il busto in avanti, in un
Lo sfondo è un desolante paesaggio, dove
gesto di dolore straziante
un albero spoglio fa da richiamo alla
morte di Cristo e testimonia il dolore
universale conseguente al suo sacrificio.

Gesù è sorretto e abbracciato con Le pie donne velate, viste di spalle,


amorevole disperazione da Maria alla sorreggono con affettuosa tenerezza
quale il pianto ha contratto i il capo di Gesù e il suo braccio destro
lineamenti del volto in una intensa
espressione di dolore.
c'è un piccolo angelo colpito da un
dolore così insopportabile da inarcarsi
all'indietro
c'è chi congiunge le mani ai lati
del volto in meraviglia e incredulità.

c'è chi per la disperazione porta


le mani tra i capelli e chi, infine,
Anche gli angeli del cielo piangono e si disperano , come gli uomini, prorompe in un pianto.
che come nuvole punteggiano il cielo, facendoli
compartecipi dell'evento.

I colori dei vestiti


sono chiari: rosa,
verde, lilla,
arancione e
giallo,
sono delicati e
Sono, forse, Pietro e Paolo o più
luminosi, e
lasciano pensare probabilmente Nicodemo e Giuseppe
Sul lato opposto la Maddalena, di Arimatea che, secondo il racconto
a una luce accovacciata lungo una delle
interiore che dà evangelico, deposero Gesù dalla Croce
diagonali del dipinto, sorregge a dopo averne chiesto il corpo a Pilato.
speranza al
sua volta i piedi di Cristo, L'uno con espressione desolata e
dramma. bagnandoli del suo pianto dolente, l'altro, seppur rassegnato,
in posa calma e rilassata attende alla
volontà di Dio.
CIMABUE VS GIOTTO
Cimabue fu il maestro di Giotto, che egli • La composizione è simmetrica ed è articolata
scelse come allievo dopo averlo visto lungo l’asse centrale, che è dato dalla colonna
disegnare. Cimabue è un artista molto che contiene i profeti e la Madonna. Il
importante durante la sua epoca, tanto da compianto di Giotto non è simmetrico.
essere citato da Dante Alighieri nell'11°
canto del Purgatorio.
• Usano due prospettive differenti. Cimabue è
DIFFERENZE: ancora all'inizio dell'utilizzo di
• I corpi che dipinge Cimabue, a differenza del questa tecnica, infatti come possiamo notare
suo discepolo, non sono solidi in modo il quadro sembra mancare di prospettiva,
convincente, ma sperimenta un percorso che mentre in quello di Giotto si ha una
porterà alle innovazioni di Giotto. prospettiva più realistica ed evidente data dal
cambiare dei colori e dalle figure più solide
• I colori sono a tratti intensi e con un accenno ed "animate".
di chiaroscuro e il fondo è dorato. Mentre
nell'affresco di Giotto i colori sono chiari e
delicati e esprimono un senso di speranza.

Madonna di Santa Trinità di Cimabue tra il 1260 e il


1280. Firenze, Galleria degli Uffizi.
Il giudizio
universale
• La scena più
grande rappresentata
all'interno della Cappella
degli Scrovegni

MARIA TROVATO
Scendendo, lungo i lati delle
La parte superiore è dominata dalla
finestre si trovano le schiere degli
grande finestra a tre luci, che rinvia
angeli precedute da figure che
simbolicamente alla trinità: ai suoi
recano dei vessilli, il cui insieme,
due lati due angeli stanno srotolando
di tono militaresco e trionfale, è
il cielo, antico motivo bizantino che
disposto in modo da creare una
simboleggia la fine dei tempi.
sorta di movimento dinamico.

Sotto la figura di Cristo due


angeli reggono una grande croce,
Nella rappresentazione dell’inferno emerge in particolare l’aspetto di
che costituisce lo spartiacque tra
caos e disordine, che si contrappone al generale ritmo ordinato del
Bene e Male, fra beati , a sinistra,
resto della composizione.​
e dannati, a destra. Le figure dei dannati hanno diverse
dimensioni, piccole e grandi, a indicare la
loro differente collocazione nei vari punti
dell’inferno, che presenta una propria
estensione spaziale.​
Giotto descrive un paesaggio infernale,
rappresentandolo con rocce, valli
In basso, ai piedi della croce, c’è
la scena della dedicazione, con profonde, colline, sacche, corrispondenti
ai vari gironi. Questo rende la narrazione
Enrico degli Scrovegni in
ginocchio che, assistito da un ricca e dinamica.​
monaco, consegna alla madonna
il modello della cappella.
due angeli
arrotolano il cielo,
che da una parte è La figura di Cristo, circondata
blu, così come noi lo da una mandorla di luce, con
vediamo, mentre testine di angeli intorno,
dall’altra parte è domina il centro della
rosso, colore composizione: maestoso, ma
non terribile, Cristo emette la
dell’Amor di Dio.
condanna attraverso il gesto
delle mani, palma destra
sollevata per i beati, palma
sinistra abbassata per i reprobi;
ai suoi piedi, alla sua sinistra, si
origina il fiume di fuoco che,
andando a formare l’inferno,
travolge alcuni dannati.

Ai lati della mandorla di luce


si trova il collegio dei giudici,
formato dagli apostoli: esso è
disposto in modo da far
sembrare la parete concava,
effetto evidente soprattutto
nelle figure ai lati
che guardano verso il centro e
non verso lo spettatore.
CAVALLINI VS GIOTTO
Quest'opera è un affresco di Pietro Cavallini, ed è custodito nella Basilica di Santa Cecilia a Roma. Anch'esso prende il
nome di "Il Giudizio Universale" come quello di Giotto. Infatti è il grande affresco del Cavallini che suggerirà a Giotto
importantissimi spunti per il suo nuovo stile.

• Da sottolineare innanzitutto che nel presente affresco una sostanziale differenza consiste nella prospettiva, poiché in
quest'opera le fasce sono disposte orizzontalmente su un unico piano come pure le stesse figure, mentre in quello del
Giotto sono disposte su più piani e danno l’impressione che l’affresco sia realizzato sul muro di un’abside.
• Collocato nella fascia principale, il Cristo è posto sullo stesso piano prospettico di tutte le altre figure: non in alto e, quindi,
non separato dagli altri protagonisti contrariamente all'opera di Giotto.
• Come nel precedente affresco in cui si scorgevano solo le testine, il Cristo è attorniato da una schiera di angeli, arcangeli,
serafini e cherubini, disposti a corona.
CLAUDIA SANTOCONO

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